La mia prima volta in tre

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Feb 25, 2023

Quello dove vivevo in Puglia è un paese molto piccolo. Praticamente tra ragazzini ci si conosceva quasi tutti, perché si frequentava la stessa scuola o lo stesso catechismo oppure perché i genitori erano amici. Comunque le possibilità di non essersi mai visti erano davvero poche.

D’estate, invece, la popolazione quasi triplicava. Si riempiva (e si riempie tutt’ora) di turisti da ogni parte d’Italia e altrove.

Io, quando per la prima volta mi sono avvicinata al sesso, mi sembrava di aver scoperto la cosa più bella del mondo. Non volevo più smettere di farlo, anche se questo inizialmente mi ha portato ad essere additata come “quella facile”.

In realtà non mi sentivo di esserlo, ma se qualcuno mi piaceva non avevo problemi a farci sesso. E ad un certo punto i parcheggi, le stradine di campagna o gli anfratti del paese li conoscevo tutti.

Col tempo inoltre ho capito che per cercare di far tacere quelle voci, mi conveniva evitare i ragazzi del paese. Quindi ho iniziato a concentrarmi sui turisti.

Nel 2002, me lo ricordo come fosse ieri, conobbi questo Mario, un ragazzo di Roma in vacanza nel mio paesino. Aveva 26 anni, alto, moro, fisico asciutto e definito, ma non un palestrato. Ero incantata da quella sua abbronzatura che faceva spiccare gli occhi di un azzurro quasi innaturale. 

Era in villeggiatura con un gruppo di amici, un gruppo misto con ragazze e ragazzi. Erano tutte coppie, ma questo lo seppi solo parecchio dopo.

Lo conobbi in spiaggia. Io ci andavo con mia madre, che provava a tenermi d’occhio come poteva. 

Avevo notato gli sguardi di questo ragazzo bellissimo, mentre era in acqua ed io semi sdraiata sull’asciugamano. 

Il mio due pezzi rosa faceva l’effetto di un evidenziatore, sulla mia pelle candida. 

Mi guardava, lo guardavo, e ricordo che la cosa mi emozionava. Era davvero bello. 

“Mamma mi dai i soldi per il gelato?” chiesi per cercare riparo dall’afa. Lei nemmeno mi guardò, seduta sotto l’ombrellone impegnata nei suoi cruciverba. “Prendili, sono nella borsa.”

Mi alzai, recuperai qualche spicciolo e andai verso il bar. 

Ricordo che comprai un Fior di Fragola, mi sedetti su un muretto all’ombra e mi gustai il mio gelato mentre mandavo sms alle amiche. Mi raggiunse però lui. Si sedette accanto a me. 

“E a me non lo mandi un messaggino?” mi disse. Che scemo. Ma ebbe successo. Una frase di approccio che la me di quegli anni non si sarebbe aspettata. “E mica ho il tuo numero…” gli risposi. Ricordo che ogni volta che sollevavo i miei occhi ad incrociare i suoi ero quasi abbagliata. Aveva modi gentili, lineamenti dolci. Mi prese il telefono dalla mano e si salvò il suo numero sul mio telefono, facendosi anche uno squillo.

“Io mi chiamo Mario, e tu?”

“Mi chiamano Mimì” dissi io, cercando di fare la splendida.

“Piacere, Michiamanomimì. Ci vieni in piazza, stasera?”

Annuii, tornando a ciucciare il gelato.

“Allora scrivimi quando ci sei, che ti offro da bere” disse. E tornò in spiaggia dagli amici, lasciandomi con un sorriso trasognante appiccicato sul viso.

La sera ovviamente gli scrissi subito, facendogli sapere che mi avrebbe trovata nei pressi di un baracchino vicino il lungomare. Venne insieme ad un suo amico, e la cosa un po’ mi infastidì. Avevo sperato in una serata soli e invece no. 

Anche perché avevo sfoderato l’artiglieria. 

Ero uscita con un vestitino a tubino nero che mi lasciava scoperta la schiena. Era abbastanza corto sulle gambe, praticamente a girochiappa. Attorno al collo avevo uno di quei collarini che si usavano anni fa. I miei capelli biondi erano lunghi e legati in una coda bassa. Trucco leggero sugli occhi e un velo di lucidalabbra.

L’amico si chiamava Gianluca, era decisamente meno attraente di lui, ma non brutto di certo. Però io avevo occhi solo per Mario. Entrambi erano in camicia e pantaloncini. La camicia di Mario era bianca e la sua carnagione risaltava. Quella di Gianluca era rossa.

Mi invitarono a bere un cocktail al baracchino ed insieme tutti e tre passeggiammo sul lungomare. Chiacchieravamo, loro due scherzavano tra loro, ed io mi sentivo felice, quando Mario mi abbracciava e mi stringeva a se.

Raggiungemmo un punto meno affollato del lungomare, un vialetto alberato che porta alla spiaggia. Gianluca andò a comprare altri drink, mentre io e Mario scavalcammo il piccolo muretto per andare a sederci sui blocchi di pietra che davano sul mare. 

Eravamo entrambi illuminati solo dalla luna. Io ero già un po’ brilla, perché in quel periodo non mi capitava spesso di bere un cocktail, e la situazione era talmente travolgente che iniziammo a baciarci. 

Le sue mani mi tenevano il viso e la sua bocca era completamente padrona della mia. Le nostre lingue giocavano e le mie mani non riuscivano a staccarsi dal suo petto. 

Sospiravamo, nascosti da occhi indiscreti, ed io iniziai a farlo sempre più intensamente, quando la mano di lui si intrufolò tra le mie gambe. Mi massaggiava la patatina già umida con i polpastrelli, sfregandomi la stoffa delle mutandine contro i miei stessi umori. 

Io non volevo essere da meno e gli slacciai i jeans, liberando il suo sesso ed iniziando a masturbarlo. Il tutto senza smettere di baciarci. 

Quando fummo interrotti da Gianluca avevo il vestito sollevato sulla vita e abbassato sotto i seni. L’amico del mio Mario era tornato con tre bicchieri di vodka-lemon, ma io pensavo solo che dovevo coprirmi.

“Tranquilla, Mimì…” cercò di tranquillizzarmi Mario, “Gianluca è un fratello, non abbiamo segreti”

Il suo amico si avvicinò a me sorridendo e mi porse il bicchiere. Lo presi, dando un sorsone a quel cocktail, reidratando la mia gola secca. Mario aveva ancora il cazzo da fuori. “Ma che v’ho disturbati?” disse Gianluca. Io ero in effetti un po’ a disagio ma non volevo fare la parte della ragazzina. “Ma figurati, stai qua…” disse Mario, avvicinandosi nuovamente alla mia bocca e baciandomi. “Non ti fermare, Mimì…mi stava piacendo…” mi sussurrò sfiorandomi il viso col suo e mordicchiandomi e leccandomi il labbro inferiore.

Così, un po’ timidamente, presi nuovamente nella mano il suo membro turgido e ricominciai a segarlo, mentre le sue dita scostavano le mie mutandine. Le sentii infilarsi dentro di me e io non potevo trattenere dei piccoli gemiti. 

Fu allora che anche Gianluca mi si avvicinò. Mi cinse la schiena ed iniziò a baciarmi il collo. Mi sentivo a quel punto eccitatissima. 

In un attimo avevo entrambi i cazzi di quei due ragazzi nelle mani e le loro bocche su di me: uno mi baciava e mordeva il collo, l’altro mi succhiava i capezzoli. Li masturbavo entrambi e con gli occhi chiusi mi godevo il momento. Non mi era mai capitato, di avere due uomini contemporaneamente. 

I due ragazzi si misero in piedi davanti a me. La mano di Mario sulla mia testa mi accarezzava “ti va di prenderli in bocca, amore?” mi disse con quel sorriso disarmante. Non me lo feci ripetere. Volevo mostrarmi all’altezza della situazione. Così iniziai a spompinarli entrambi.

Mentre muovevo la bocca sul cazzo di uno, cercavo di tenere il ritmo con la mano su quello dell’altro. E viceversa. Li sentivo entrambi premere sulla mia lingua e ansimare. Li sentivo godere e questo mi appagava.

“Brava, Mimì… che brava puttanella, che sei…” mormorò il mio Mario, mentre gli succhiavo il cazzo come se lo amassi.

Fu forse Gianluca, a tirare fuori un preservativo. Ma ad indossarlo fu Mario. Io non potevo chiedere di meglio, non vedevo l’ora di essere scopata da quel centurione romano dei nostri tempi. 

Si stese sulla sua camicia e dopo essersi messo il preservativo mi fece sedere su di se. Me lo spinse dentro senza troppe cerimonie ed iniziò a scoparmi. 

Lo guardavo negli occhi azzurri, quasi innamorata da quei colori, da quei lineamenti, da quelle espressioni da maschio sudato e arrapato. 

Gianluca mi si parò davanti e dopo aver sbattuto la sua erezione contro il mio viso, come se stesse bussando per entrare, mi mise in bocca il suo cazzo. Non avevo ancora tutta questa esperienza nel gestire due maschi eccitati, ma ricordo che cercai di non sembrare una sprovveduta. 

Così mi alzai sulle ginocchia, perpendicolare al corpo di Mario sotto di me, e iniziai a succhiare e a segare con maggior foga il sesso turgido di Gianluca. Lo guardavo in viso e le sue espressioni erano una sorta di approvazione. 

“Oh sì…succhia… ti piace? Ti piace?” diceva infoiato. Io mugugnavo, mentre succhiavo, ansimavo e annuivo. Ero eccitata, bagnatissima mentre venivo scopata e mi sentivo un po’ preda e un po’ predatrice. Succhiavo quel cazzo con desiderio, mentre lì sotto mi sentivo in fiamme.

Lo sentii irrigidirsi tra le labbra, pulsare, così rallentai di colpo il movimento della testa ma non quello della mano. Lo sentii godere e sborrò tutto nella mia bocca. Io la serrai attorno a quell’asta di carne ed ingoiai tutto quel nettare dolciastro. Si scostò da me, lasciando scivolare un’ultima goccia di sborra mista alla mia saliva sui miei seni nudi. “Vabbè ma questa è ‘na professionista!” disse abbandonandosi sul frangiflutti che avevamo promosso a talamo. Io sorrisi mentre affannata mi facevo scopare da quel ragazzo dal viso angelico.

Mario mi afferrava per i fianchi e mi spingeva sempre più a fondo il suo cazzo. Lo sentii gemere e godere, mentre scaricava le sue palle in quella barriera di plastica sottile che ci divideva. 

Ci fumammo tutti e tre una sigaretta, mezzi nudi e sfatti, mentre la luna si specchiava nel mare. 

Chiacchierammo dell’estate, dei personaggi strani del paese. Ridemmo parecchio. 

Non li rividi più, neanche la mattina dopo. Spariti nel nulla. Chissà che ricordo hanno, loro, di quella notte. 

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Ensemble finale

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Feb 16, 2023

A guardarla di giorno, Esther sembra una di quelle giovani avvocatesse di successo da film americano. Sempre elegante, mai scontata. Quando veste in tailleur scuro porta sempre un accessorio particolare che rimanda ai colori tradizionali del suo Congo. Poi la sua pettinatura afro, quella pelle nera che sembra di velluto, gli occhiali neri sul naso camuso. 

A guardarla di giorno, Esther, non diresti mai che è la stessa persona che un attimo fa mi ha regalato l’orgasmo probabilmente più intenso della mia vita, e che ora è in ginocchio davanti a dei buchi nel muro da dove spuntano dei cazzi che proprio lei ha “pescato”.

“Ti vuoi divertire?” mi ha detto. Io sono ancora qui che raccolgo le forze, mentre lei è già all’opera. Con una mano masturba un cazzo appartenente a chissà chi, un cazzo che probabilmente non sarà particolarmente grande, considerando che il movimento della sua mano si limita quasi solo alla cappella.

Tre dita della mano opposta, invece, sono all’interno di un altro buco dal quale esce un altro cazzo che sta succhiando con evidente piacere, mentre con la punta di quelle dita gli solletica i testicoli.

Christian, il mio ragazzo, è ancora seduto dal lato opposto della stanza, nudo sta guardando la scena e me, che sembro per un attimo smarrita. Sto davvero per cedere e andare verso quei buchi a giocare con dei cazzi di sconosciuti?

Il suo pollice in su è il suo benestare, che in un certo senso mi rasserena. 

Fabio, il compagno cinquantenne di Esther, si sta già segando mentre guarda la sua donna impegnata in quei gloryhole. Lui sapeva benissimo dove ci stava conducendo. Non aspettava altro. E ora guarda me, impaziente che io mi decida.

Muovo così un paio di passi restando in ginocchio, verso la mia coinquilina. Le accarezzo il sedere sodo e nero e lei si scosta da quel cazzo misterioso che sembra piacerle tanto.

In quel punto la stanza fa angolo, quindi di fatto siamo molto vicine. I nostri sederi si toccano, mentre entrambe studiamo quei membri che sbucano dai buchi. 

Davanti a me se ne palesano due, molto diversi tra loro. Uno è dritto e venoso, con una cappella a fungo rossa e abbondante. L’altro ha una dimensione più modesta, e curva leggermente verso destra. Inizio a segarli entrambi contemporaneamente. 

Mi è capitato di vedere un gloryhole solo nei porno o nel video di una rockband americana. Mai dal vivo. E mai avrei immaginato che avrei avuto la possibilità di provarlo. Ammetto però che l’idea mi ha sempre molto stuzzicata. Pensare di non sapere chi c’è dall’altra parte, quell’aria di mistero che si crea. È tutto molto eccitante. 

Faccio cadere su entrambi quei membri un po’ di saliva e decido di assaggiare per primo il cazzo nerboruto e dalla grossa cappella. Sembra quasi sproporzionata, ma da vedere lo trovo nel complesso più bello dell’altro.

Appiattisco la mia lingua il più possibile per cercare di leccare tutta quell’asta e di risalire fino in punta. Arrivata lì inizio a succhiare. Il sapore di quell’uomo inizia a sciogliersi nella mia bocca ed è quasi come una pozione magica che mi accende di desiderio. Sono di nuovo eccitatissima. 

Mi stacco da quel cazzo e passo all’altro, masturbando con ritmo deciso quello che intanto ho lasciato orfano delle mie attenzioni. 

Questo è più complicato da gestire. Riesco a prendere facilmente in bocca la punta e a scendere un po’, ma quella curvatura rende più difficile poter fare di più. Devo muovere la testa in modo innaturale, per riuscire a prenderlo tutto in bocca.

Sposto lo sguardo verso Esther, che sembra aver deciso quale dei suoi due cazzi è il preferito, perché quello più piccolo lo sta segando e basta. Non gli dona neanche un attimo di quelle labbra carnose.

Nonostante questo, però, quel cazzetto sembra accontentarsi e dopo poco lascia colare qualche fiotto di sperma nella mano della mia amica. Finito il gioco si allontana lasciando il foro libero.

Io succhio il cazzo a banana mentre sego l’altro e viceversa. Ho scelto anch’io il mio preferito, ma non mi sembra carino non dare lo stesso piacere ad entrambi. 

Così, mentre la mia bocca passa da uno all’altro, entrambe le mie mani si muovono su quelle aste umide della mia saliva. 

D’un tratto la porta della stanzetta si apre. Ci voltiamo tutti, ed ecco entrare Martina e Marko. Sono entrambi stretti negli accappatoi bianchi. 

“No, vabbè, sto male…” dice lei ridendo, guardando la scena che le si presta davanti. 

Viene verso di noi, si appoggia al muro, guarda i cazzi che escono dai fori, ride, ci guarda mentre li spompiniamo, divertite anche noi.

Christian si alza e ci raggiunge. Pare voglia giocare anche lui. Si appoggia con la schiena all’angolo tra i due muri, col suo cazzo dritto che punta verso di noi. 

Esther non si fa pregare e continuando a segare il cazzo dell’uomo misterioso dietro il muro, inizia a spompinare quello del mio ragazzo. La guardo, guardo lui, e se da un lato c’è un pizzico di gelosia che mi pervade, dall’altra la trovo una cosa molto eccitante. 

Io ed Esther siamo praticamente a quattro zampe rivolte verso due muri che fanno angolo. I nostri sederi sono bene in vista agli altri presenti nella stanza e a quelle sagome che da dietro i vetri a specchio spiano quello che facciamo.

Così, mentre noi siamo impegnate a spompinare rivolte verso il muro, ci sentiamo entrambe sfiorare. 

Mi stacco dal cazzo a banana e mi volto. 

Marko, il ragazzo di Martina, è dietro di me che mi accarezza le chiappette. Ha aperto l’accappatoio sul suo petto muscoloso e il suo membro svetta duro puntando verso di me. Mi accarezza il sedere e mi separa le natiche, schiudendo ai suoi occhi entrambi i miei buchi.

Martina gli prende quindi il cazzo dalla base e lo lascia entrare dentro di me. Il suo ragazzo mi scopa la passera con colpi decisi prendendomi per i fianchi. Lei è accanto a lui che gli accarezza i testicoli e lo bacia sulle labbra. Esther, che ora sta segando il mio ragazzo e spompina il cazzo nel muro, è invece scopata nel culo senza ritegno da quel porco di Fabio.

È a tutti gli effetti un’ammucchiata di corpi che si intrecciano. Io sono fradicia e vengo rapita da un orgasmo, grazie alle dita di Martina, che mentre il suo uomo mi scopa, è scesa a sgrillettarmi. Urlo e ansimo con la bocca piena del cazzo nerboruto.

Mi stacco per guardarmi indietro con gli occhi colmi di desiderio. Il ritmo delle mie mani aumenta. Li sento entrambi indurirsi e decido di dare loro un’ultima succhiata, prima che sia troppo tardi.

Il primo a schizzare è il cazzo curvo, che mi viene tra le mani e sulle braccia. Pochi secondi dopo ecco sborrare anche l’altro, che pulsa da quelle vene e mi esplode sul viso e sulle tettine. Lo bacio sulla cappella, come a voler sottolineare quale dei due fosse il mio preferito. Ha un sapore dolce. Per un attimo penso che mi piacerebbe vedere la faccia del suo proprietario.

Marko si muove ancora dentro di me facendomi godere come una porca, sotto gli occhi del mio ragazzo e della mia coinquilina coi dread. Esce dalla mia figa fradicia e avvicina quel bel cazzone al mio viso sporco di sborra. Martina lo raggiunge e mentre mi infila la sua lingua in bocca lui viene, schizzando il suo sperma caldo sui nostri volti. Le nostre lingue si muovono in un bacio languido al sapore di sperma. Mi sento ricoperta di nettare di due uomini, è una sensazione che adoro.

Passano pochi secondi e sento Fabio rantolare, così mi volto verso l’altro trio della stanza. 

Lo guardo tirarsi fuori dal culone nero di Esther e schizzarle copiosamente sulla schiena. 

Esther ansima mentre non accenna a fermare quel pompino al mio uomo. È bellissimo, mentre gode. Lo guardo stringere gli occhi e inarcare la schiena e in un attimo eccolo schizzare tutto sul viso e sugli occhiali di Esther. 

Manca il cazzo misterioso.

La mia coinquilina congolese sembra insaziabile. Neanche il tempo di godersi la sborrata di Christian che torna a succhiare quello nel buco, cercando di prenderlo in bocca più possibile. La guardiamo staccarsi, sollevarsi sulle ginocchia e offrire le sue tettone all’orgasmo dell’uomo misterioso.

Siamo stravolte. Siamo tutti distrutti. Io ed Esther, in più, siamo ricoperte da litri di sborra. 

Se non fosse accaduto davvero sarebbe la trama perfetta per un porno. Restiamo lì ancora un po’. Tutti che coccolano tutti, in silenzio. 

Christian mi accarezza la testolina bionda “sei bellissima…” dice. Nonostante io abbia il trucco sciolto e sia ricoperta da due sborrate di cui nemmeno una è sua.
Se non è amore questo…

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Maratona Sanremo

Posted by admin under Incontri Erotici on martedì Feb 14, 2023

La “Settimana Santa” è iniziata, e nonostante tutti quelli che conosco (me compresa) sono pronti a giurare di non essere minimamente interessati alla kermesse musicale più importante d’Italia, alla fine ci si ritrova sempre davanti alla tv. 

L’appuntamento, a casa mia, è sul divano della cucina, davanti alla mega tv che i proprietari di casa ci hanno comprato un anno fa. 

Io sono seduta al centro, gambe allungate su una sedia, copertina di pile tattica a coprire il mio pigiama rosa con gli orsetti compratomi da mia mamma in un momento non ben definito degli ultimi 5 o 10 anni.

Non esattamente l’abbigliamento super sexy che ci si può aspettare da un racconto erotico, evidentemente.

Calzini di spugna (rigorosamente spaiati, perché ormai ci ho rinunciato), occhiali “da riposo”, capelli legati in un cipollone sulla testa. Immancabile sacchetto di patatine aperto per sopperire al languore.

Alla mia destra, incassata nell’angolo del divano, tra bracciolo e spalliera, c’è Martina, la mia coinquilina con i dread che i fedelissimi avranno già presente. 

Ventinove anni, sul metro e ottanta, lineamenti del viso perfetti come il suo fisico da ex atleta. Look decisamente alternativo, con dilatatori ai lobi e tattoo sulle braccia. 

Martina è una social media manager e non è per nulla la classifica “tipa da Sanremo”. Ma per lavoro è costretta a sorbirselo tutto e a twittare live per conto di un cliente della sua agenzia.

In casa siamo solo noi. Christian, il mio ragazzo, è alle prove con la band, Esther boh. Ah c’è Marko, il ragazzo di Martina, nella loro stanza che continua a ticchettare fastidiosamente chissà cosa sulla tastiera del suo Mac.

Parte la prima puntata, e con essa i nostri commenti a qualsiasi cosa. Dagli outfit della Ferragni ai capelli di Morandi, con conseguente puntuale riferimento alla leggenda metropolitana su una sua presunta quanto inverosimile passione per la coprofagia. Ma vabbè.

Deve ancora iniziare la gara e io quasi non ce la faccio più. Quando sale sul palco la prima cantante sembra essere entrato in casa un soffio d’aria fresca. E sulle prime note ecco sbucare quel gigante di Marko.

“Ah cominciato, finalmente…” dice con quel suo marcato accento ceco. E si siede tra me e Martina, di fatto costringendomi con la sua mole a migrare verso il lato sinistro del divano. Sembra molto più contento lui di noi.

“Eh Sanremo molto famoso in Czech Republic… musica italiana ahhh…perfetta!”

Mah. Finora non direi. 

Martina commenta acidamente qualsiasi cosa, forse va a bilanciare quei tweet pieni di entusiasmo che deve pubblicare per contratto. Io rido e rispondo ai commenti, Marko è felice.

La serata procede tutta abbastanza uguale fino più o meno a metà Festival. 

Marko cinge in un abbraccio una gamba di Martina che gli poggia sul ventre. Lui le accarezza il polpaccio con la mano sotto la stoffa dei larghi pantaloni del suo pigiama. 

Li guardo, completamente imbacuccata sotto la coperta, coccolarsi dolcemente. 

Ripenso all’avventura al privè di qualche sera fa, quando proprio quell’armadio slavo mi ha scopata a pecorina davanti alla mia coinquilina. Credo di aver toccato uno dei picchi della mia perversione, quella sera, in quella stanza del privè. Il ricordo è eccitante, le immagini così chiare nella mia mente che sento la mia patatina scaldarsi.

Noto il piedino nudo di Martina, furtivo, muoversi leggero all’altezza del pacco di Marko, che da buon nordeuropeo deve avere l’antigelo nel sangue. Indossa una felpa grigia con cappuccio e dei pantaloncini neri. 

Fingo di non accorgermi di nulla, ma di tanto in tanto con la coda dell’occhio torno a spiare quelle coccole.

Martina ha il viso piantato sul telefonino, scrive, invia, torna a guardare la tv, mentre il suo piede sembra essere un’entità a sé che si struscia sempre meno leggero sul sesso di lui. Con la coda dell’occhio intravedo un‘erezione, sotto quel piede. 

Mi sento un pochino eccitata e magari se con la mano inizio a sfiorarmi da sotto la coperta loro non se ne accorgeranno. 

Martina solleva l’altra gamba e poggia anche l’altro piede sul sesso del ragazzo. Io continuo a far finta di niente e guardo la tv, ma protetta da quello strato di pile le mie dita si fanno strada sotto l’elastico dei pantaloni del pigiama e delle mutandine per raggiungere la mia passerina. Mi basta far scivolare un pochino il medio tra le labbra perché si schiuda quel tanto che basta per sentirmi umida.

Il Festival dei Fiori continua con i suoi ritmi lentissimi, forse un po’ noiosi, e lenti sono anche i miei movimenti sotto la coperta. Le mie dita scivolano sul mio clitoride, cerco di mantenere regolare il respiro e tengo il viso il più fisso possibile sulla tv. 

I piedi di Martina, però, ora tengono il membro di Marko in una morsa tra dita di uno e dorso dell’altro mentre è ancora imprigionato sotto i suoi pantaloncini.

Muove i piedi lentamente mentre continua a scrivere sul suo smartphone. 

Riesco a posare gli occhi per qualche secondo su di loro. Le dita del piede destro di Martina accarezzano quel rigonfiamento negli shorts mentre l’altro piede lo sorregge da sotto. Io, invece, con indice e medio alterno le carezze concentriche sul mio clitoride a delle timide penetrazioni. Non voglio esagerare. Non voglio essere scoperta. 

E proprio mentre lo penso, che Marko tira verso di se un lembo della mia copertina, forse con l’intenzione di nascondere quello che succede. 

“Posso prendere?” chiede, ma sta già tirando la coperta verso di se. Io la trattengo più che posso con la mano sinistra, che tiene anche il sacchetto di patatine, che faccio un po’ cadere sul pavimento.

Non vengo scoperta e lui riesce a coprirsi quel tanto che basta.

Pericolo scampato. 

La mia mano riprende il suo lavoro sulla mia passerina, ora un pochino più bagnata. Il pericolo di essere scoperta mi ha sempre eccitata, sin da quando ero ragazzina.

Lui, con un movimento mal celato e un po’ goffo, si libera il cazzo dai pantaloncini per offrirlo ai piedi di Martina. Vedo la sua erezione comparire sulla copertina come fosse una tenda da campeggio montata sul divano, e quel movimento di piedi che diventa più convinto. 

Mi accorgo che ora mi sto sditalinando in un modo molto più indecente e incurante del fatto che possano vedermi. 

Poggio la schiena sul bracciolo del divano girandomi verso di loro. Una gamba è piegata contro la spalliera mentre l’altra resta sulla sedia. Mi masturbo la patata alternando i movimenti sul clitoride a degli affondi delle dita sempre più in profondità mentre mi mordo le labbra. Sono bagnata, ho la figa bollente, e più mi tocco più mi viene voglia.

Martina mi guarda e poggia il telefono sul tavolo dietro di se. Guardo i suoi piedi muoversi sul cazzo del suo compagno ancora nascosti dalla coperta.

Marko si accorge dello sguardo che io e la sua ragazza ci scambiamo e si limita a scoprirsi quel tanto che basta a liberare il suo cazzone e i piedi di Martina.

“Ti piacciono le seghe coi piedi, maiale?” gli dice guardandolo. 

“Sì…” sussurra quasi, lui, rapito. 

“E l’altro giorno? Ti è piaciuto scoparti Mimì?” gli chiede subito, come in un interrogatorio.

Lui si volta verso di me, con un’espressione tra il piacere e la sofferenza. Mi guarda in viso, poi si sofferma in quel punto della coperta che si muove tra le mie gambe. Mi scopre. Mi guarda con la mano nei pantaloni del pigiama che mi masturbo ricambiando quello sguardo.

“Sì…” risponde. 

Martina mi guarda e mi fa un cenno con le sopracciglia. Fa spallucce e sorride, indicandomi il cazzo del suo uomo. Poi annuisce. Non dice nulla, ma i gesti sono chiari.

Mi alzo dal divano e mi sfilo i pantaloni e le mutandine in un colpo solo, lasciandoli sul pavimento. Mi volto verso di lui e mi piazzo a cavalcioni sulle sue gambe. Gli cingo il collo in un abbraccio ed inizio a muovere il bacino schiacciando il suo cazzone tra il mio sesso e il suo ventre. Lo guardo negli occhi. Ha ancora quell’espressione sofferente ed eccitata. 

Anche Martina si alza. Si sfila i pantaloni, le mutandine e la maglia restando nuda. Viene dietro di me e infila le sue mani sotto la mia maglia, a raccogliere nei palmi i miei piccoli seni. Gioca con i miei capezzolini ed entrambe guardiamo il suo uomo eccitato. I miei movimenti non accennano a diminuire. Lo sto masturbando masturbandomi, praticamente. Ho una voglia matta di sentirlo dentro. E probabilmente anche lui di scoparmi.

Martina inizia a baciarmi il collo e raggiunge il mio viso. È tutto un gioco di seduzione tra loro, io sono solo un mezzo. Perciò non prendo iniziative.

Quando Martina vuole raggiungere la mia bocca io la bacio. Chiudo gli occhi mentre lei invece continua a guardare lui in viso. 

Sento la mano di lei raggiungere il suo cazzo, lo sega per due o tre secondi e poi lo avvicina a me. 

È il segnale che aspettavo. E quello che tutti desideravamo. 

Mi sollevo e già completamente fradicia mi infilo quel cazzone dentro. Non lo lascio entrare tutto, ma inizio a muovermi lenta godendomi quella prima metà di pertica di carne dura. 

“Mmmh… oh sì…” mugolo appena. 

Cerco di respingere come posso i tentativi di lui di sbattermelo dentro, perché ho voglia di godermelo.

“Non ti permettere!” gli intima, Martina. “È lei che comanda, non tu!” 

E lui obbedisce. Si ferma sulla seduta e si gode quel movimento lento che io decido. 

Martina si rialza e sale in piedi sul divano. Si china col viso sulle labbra di lui. Con una mano gli afferra i capelli e gli porta la testa all’indietro.

“Ti piace, milačku?” che credo sia tipo “amore mio” in ceco. Glielo chiede mentre gli tira i capelli da dietro, con la faccia quasi attaccata alla sua.

“Sì…” dice lui con un filo di voce.

“E come si dice, a Mimì?”

“G-Grazie, Mimì…” mormora lui.

“Bene…” risponde lei. E gli sputa sulle labbra.

Io sono eccitata da quel rapporto. Lei così bella e dominante, lui così enorme e così remissivo. Ora voglio tutto quel cazzo. 

Così, lentamente, lo accolgo tutto dentro di me. Sgrano gli occhi, quando mi sento aprire dentro. “Oh cazzo…” dico.

Inizio a cavalcarlo, dapprima piano, poi con movimenti sempre più forti. Ed inizio ad ansimare e a godere. 

Martina, intanto si rialza e, dandogli le spalle, si siede letteralmente sulla sua faccia, piegata sulla parte alta della spalliera. Il suo sedere e il suo sesso sono praticamente sulla bocca di Marko, che sento affannato. Lui inizia a leccare, io continuo a scoparlo. Martina mi bacia.

Che bella, quella lingua. Ci baciamo con passione, mescolando le nostre salive. Le nostre mani scivolano sui nostri rispettivi corpi accarezzandoci. Lui intanto mugola.

“Che c’è amò? Vuoi già sborrare?” gli chiede sollevandosi. Il ragazzo è figo e ha un bel cazzone, ma forse deve lavorare sulla durata. “Mmmmh!” risponde, ancora con la bocca contro la figa di Martina. 

Lei si alza, e con un cenno mi invita a fare lo stesso. Prende per mano il suo compagno e lo fa alzare. Ora ci dirige tipo vigile urbano, e mi fa sedere sul divano. Una gamba tesa sulla sedia, l’altra più larga possibile. Si inginocchia davanti alla mia patata e si china su di me. Volta il capo verso il suo uomo “vai…” gli dice.

Lui senza farselo ripetere, dopo essersi finalmente liberato di quei pantaloncini, la penetra nella passera. “Ahhh sì…” dice lei chiudendo gli occhi un momento, come a volerselo godere. Poi scende sulla mia fighetta “tranquilla, a te ci penso io”, mi dice.

Inizia a leccarmi e a sgrillettarmi con quelle lunghe dita. Io mi sciolgo e ansimo forte, mentre mi stritolo da sola i capezzolini.

Mi lecca e ansima, lei, con dei “mmmh… mmmh…” al ritmo dei colpi sempre più frenetici di Marko. 

Io lo guardo. La stringe per i fianchi e la pompa con forza. Mi guarda, gli sorrido, e con un lamento rilascia un colpo più secco, esplodendo tutto dentro la mia amica, che si libera in un piccolo ma sonoro urlo di piacere, mentre ha la bocca spalancata sulla mia passerina.

Non accenna a rallentare e, con dei movimenti esperti della lingua misti a quelli delle dita, mi fa venire. 

Marko si toglie da quella pecorina improvvisata, completamente svuotato si abbandona sulla sedia accanto alla mia gamba. Martina si rialza e velocemente si rimette le mutandine, per evitare di far colare sul pavimento della cucina tutta la sborra che il suo ragazzo le ha svuotato dentro. 

Alla tv c’è uno che prende a calci delle rose. 

“Ci siamo persi il momento? Forse avrei dovuto twittare qualcosa…” dice Martina, sedendosi accanto a me. 

Ci rivestiamo entrambe e ci avvolgiamo nella copertina di pile fino al mento. Mi schiocca un bacio sulla guancia. 

Io questa casa non la lascio più.

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Sono qui sola sul treno, con gli occhi rossi dal pianto e il cuore spezzato. Sono un’allieva infermiera, frequentavo il corso nella prestigiosa clinica De Luca. Inizialmente le cose andavano piuttosto male: sono una persona molto emotiva e i colleghi e le compagne di corso non mi avevano accolto bene, quindi mi bloccavo e combinavo un sacco di pasticci. Poi un giorno, mentre le mie colleghe mi stavano per aggredire, è arrivato Alessio a salvarmi. Mi ha preso sotto la sua ala, avevo molta ammirazione per lui, che poi si è trasformata in qualcos’altro. Infatti, una notte mi sono infilata nel suo letto e ho vissuto una prima volta fantastica. Sentivo delle voci strane su di lui, riguardo un gioco perverso con la Primaria Giulia Corsetti, ma io non ci volevo credere fino a quel giorno in cui la verità mi fu sbattuta in faccia. Durante la festa della clinica la dottoressa ha ordinato ad Alessio di “punire” delle dipendenti, tra cui le tre ragazze che mi avevano bullizzato, in quanto avevano messo in “cattiva luce la clinica De Luca” e lui ha ubbidito senza replicare. Non ho voluto assistere a quella scena e sono scappata nella mia stanza. Ho cercato sui forum per allievi infermieri una nuova clinica e ho trovato un’ex collega di Alessio, Monica, e le ho raccontato tutto. Lei mi ha consigliato di venire a continuare il corso nell’ospedale in cui lavora ora come operatrice di supporto, la clinica Colombo: è in una grande città, dove c’è un ambiente più libero e stimolante. Do la possibilità ad Alessio di scappare con me, ma dice che non posso capire e mi pianta per correre come un cagnolino dalla dottoressa Giulia.

Quindi eccomi qui, piena di dubbi, verso un’nuovo inizio. Monica ha detto che posso stare da lei per il fine settimana e lunedì mi accompagnerà al colloquio per l’ammissione. Non voglio più pensare al passato e appena arrivo alla stazione sembra che la mia nuova amica lo abbia già capito, stasera andremo a divertirci. Non ci siamo mai viste, l’ho conosciuta online da poche ore ma c’è subito intesa, la sento già come una sorellona maggiore. Il suo appartamento è semplice e carino, per me che sono ormai abituata a vivere in convitto sembra una reggia. Mentre ci prepariamo per la serata mi sento un po’ in soggezione ad avere vicino a me una ragazza così carina in biancheria intima: alta e slanciata, capelli rossi con un taglio corto e sbarazzino, fisico tonico e due bellissimi occhi verdi. Anche io sono alta, ma anche molto robusta, poco aggraziata. Mora, dai lineamenti severi, ho seno e sedere abbondanti ma non mi sento né attraente, né femminile. Alle elementari mi chiamavano Yukina come quella grossa del cartone Mila e Shiro, invece alle superiori I più maligni insinuavano che fossi un travestito. L’incontro con Alessio mi aveva fatto riacquistare un po’ di sicurezza verso il mio aspetto, ma il fatto che poi lui abbia preferito la dottoressa Giulia ha fatto piombare nuovamente la mia autostima nell’abisso. Deve aver avvertito il mio imbarazzo, infatti cerca di rassicurarmi. «Stasera ti sentirai un bel figone». Mi aiuta con il trucco e la scelta dei vestiti, niente di volgare o particolarmente provocante, però mi sento molto più femminile del solito. Il programma è aperitivo, sushi e disco. Per me è un po’ tutto nuovo nella grande città, essendo cresciuta in un paesino e poi trasferitami nello sperduto posto di montagna della clinica De Luca, ma grazie ai vari drink e alla compagnia di Monica mi sento libera a mio agio. Mentre siamo sul taxi per la disco arriviamo al punto dolente: Alessio. Scoppio a piangere e mi abbraccia forte. Il suo petto piccolo e sodo, mi sembra il miglior rifugio di sempre. «Mi vergogno un po’ a dirtelo Milena, anch’io facevo parte del gioco prima che tu conoscessi Alessio. Sono stata una delle sue prove da affrontare. Mi era cosi tanto dispiaciuto attrarre un ragazzo così dolce e disponibile in una situazione del genere, che decisi di mollare tutto e venire qui. Ma da quello che mi racconti tu, invece era proprio nato per questo, e sai cosa? Cazzi suoi! Non sa cosa si è perso, preferendo quella vecchia baldracca della Dottoressa Giulia a te!». Mi guarda intensamente, inizia ad accarezzarmi e mi dà un dolce bacio sulla guancia. È un gesto da amica certo, però è da quanto l’ho vista in intimo che non riesco a smettere di pensarci. Ma ora è la pista da ballo a chiamare. Ci scateniamo, prendiamo in giro i ragazzi che si avvicinano, balliamo tra noi in modo un po’ provocante per stuzzicarli, tutte cose che non sapevo di essere in grado di fare. Purtroppo io non sono abituata a bere come Monica e appena rientrate a casa vomito l’anima al cesso, lei mi accudisce con tenerezza, mi porta in camera da letto e aiuta a spogliarmi, rimbocca persino le coperte. Vorrei ringraziarla di cuore ma crollo. Dopo non so quanto, riapro gli occhi. Lei è li, davanti a me che dorme. Come ipnotizzata le accarezzo I capelli, scendo sulla guancia, mezza sonnolenta inizia a succhiarmi un dito, poi quando è inumidito mi sposta le mani sul suo petto. Inizio a palparla da sopra la t-shirt, sento le piccole punte indurirsi. Poi apre di colpo gli occhi e mi bacia. È tutto improvviso, mi vergogno perché devo avere un alito schifoso, ma anche il suo, dopo la serata alcoolica, non è un granché. Non importa, inizia a girare tutto, mi ritrovo nuda con la sua graziosa fighetta piantata in faccia. Lecco a istinto, non l’ho mai fatto. Ricambio quello che sta facendo lei, è diverso dal modo di Alessio. E’ come se facessi da sola, ma anche molto meglio, difficile da spiegare quando sei bombardata da stimoli e sensazioni completamente nuovi. Lei sobbalza, pure io. Poco dopo si addormenta sul mio seno. Il giorno dopo mi sento morire, i postumi della sbronza sono inclementi. Ma qualcosa non torna: sono completamente vestita, e a quanto mi sembra di capire Monica ha dormito sul divano, che sia stato tutto un sogno?

Note finali:

PROSSIMA PUNTATA:
2.5 Nuda davanti alle mie compagne di classe

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