Maratona Sanremo

Posted by admin under Incontri Erotici on martedì Feb 14, 2023

La “Settimana Santa” è iniziata, e nonostante tutti quelli che conosco (me compresa) sono pronti a giurare di non essere minimamente interessati alla kermesse musicale più importante d’Italia, alla fine ci si ritrova sempre davanti alla tv. 

L’appuntamento, a casa mia, è sul divano della cucina, davanti alla mega tv che i proprietari di casa ci hanno comprato un anno fa. 

Io sono seduta al centro, gambe allungate su una sedia, copertina di pile tattica a coprire il mio pigiama rosa con gli orsetti compratomi da mia mamma in un momento non ben definito degli ultimi 5 o 10 anni.

Non esattamente l’abbigliamento super sexy che ci si può aspettare da un racconto erotico, evidentemente.

Calzini di spugna (rigorosamente spaiati, perché ormai ci ho rinunciato), occhiali “da riposo”, capelli legati in un cipollone sulla testa. Immancabile sacchetto di patatine aperto per sopperire al languore.

Alla mia destra, incassata nell’angolo del divano, tra bracciolo e spalliera, c’è Martina, la mia coinquilina con i dread che i fedelissimi avranno già presente. 

Ventinove anni, sul metro e ottanta, lineamenti del viso perfetti come il suo fisico da ex atleta. Look decisamente alternativo, con dilatatori ai lobi e tattoo sulle braccia. 

Martina è una social media manager e non è per nulla la classifica “tipa da Sanremo”. Ma per lavoro è costretta a sorbirselo tutto e a twittare live per conto di un cliente della sua agenzia.

In casa siamo solo noi. Christian, il mio ragazzo, è alle prove con la band, Esther boh. Ah c’è Marko, il ragazzo di Martina, nella loro stanza che continua a ticchettare fastidiosamente chissà cosa sulla tastiera del suo Mac.

Parte la prima puntata, e con essa i nostri commenti a qualsiasi cosa. Dagli outfit della Ferragni ai capelli di Morandi, con conseguente puntuale riferimento alla leggenda metropolitana su una sua presunta quanto inverosimile passione per la coprofagia. Ma vabbè.

Deve ancora iniziare la gara e io quasi non ce la faccio più. Quando sale sul palco la prima cantante sembra essere entrato in casa un soffio d’aria fresca. E sulle prime note ecco sbucare quel gigante di Marko.

“Ah cominciato, finalmente…” dice con quel suo marcato accento ceco. E si siede tra me e Martina, di fatto costringendomi con la sua mole a migrare verso il lato sinistro del divano. Sembra molto più contento lui di noi.

“Eh Sanremo molto famoso in Czech Republic… musica italiana ahhh…perfetta!”

Mah. Finora non direi. 

Martina commenta acidamente qualsiasi cosa, forse va a bilanciare quei tweet pieni di entusiasmo che deve pubblicare per contratto. Io rido e rispondo ai commenti, Marko è felice.

La serata procede tutta abbastanza uguale fino più o meno a metà Festival. 

Marko cinge in un abbraccio una gamba di Martina che gli poggia sul ventre. Lui le accarezza il polpaccio con la mano sotto la stoffa dei larghi pantaloni del suo pigiama. 

Li guardo, completamente imbacuccata sotto la coperta, coccolarsi dolcemente. 

Ripenso all’avventura al privè di qualche sera fa, quando proprio quell’armadio slavo mi ha scopata a pecorina davanti alla mia coinquilina. Credo di aver toccato uno dei picchi della mia perversione, quella sera, in quella stanza del privè. Il ricordo è eccitante, le immagini così chiare nella mia mente che sento la mia patatina scaldarsi.

Noto il piedino nudo di Martina, furtivo, muoversi leggero all’altezza del pacco di Marko, che da buon nordeuropeo deve avere l’antigelo nel sangue. Indossa una felpa grigia con cappuccio e dei pantaloncini neri. 

Fingo di non accorgermi di nulla, ma di tanto in tanto con la coda dell’occhio torno a spiare quelle coccole.

Martina ha il viso piantato sul telefonino, scrive, invia, torna a guardare la tv, mentre il suo piede sembra essere un’entità a sé che si struscia sempre meno leggero sul sesso di lui. Con la coda dell’occhio intravedo un‘erezione, sotto quel piede. 

Mi sento un pochino eccitata e magari se con la mano inizio a sfiorarmi da sotto la coperta loro non se ne accorgeranno. 

Martina solleva l’altra gamba e poggia anche l’altro piede sul sesso del ragazzo. Io continuo a far finta di niente e guardo la tv, ma protetta da quello strato di pile le mie dita si fanno strada sotto l’elastico dei pantaloni del pigiama e delle mutandine per raggiungere la mia passerina. Mi basta far scivolare un pochino il medio tra le labbra perché si schiuda quel tanto che basta per sentirmi umida.

Il Festival dei Fiori continua con i suoi ritmi lentissimi, forse un po’ noiosi, e lenti sono anche i miei movimenti sotto la coperta. Le mie dita scivolano sul mio clitoride, cerco di mantenere regolare il respiro e tengo il viso il più fisso possibile sulla tv. 

I piedi di Martina, però, ora tengono il membro di Marko in una morsa tra dita di uno e dorso dell’altro mentre è ancora imprigionato sotto i suoi pantaloncini.

Muove i piedi lentamente mentre continua a scrivere sul suo smartphone. 

Riesco a posare gli occhi per qualche secondo su di loro. Le dita del piede destro di Martina accarezzano quel rigonfiamento negli shorts mentre l’altro piede lo sorregge da sotto. Io, invece, con indice e medio alterno le carezze concentriche sul mio clitoride a delle timide penetrazioni. Non voglio esagerare. Non voglio essere scoperta. 

E proprio mentre lo penso, che Marko tira verso di se un lembo della mia copertina, forse con l’intenzione di nascondere quello che succede. 

“Posso prendere?” chiede, ma sta già tirando la coperta verso di se. Io la trattengo più che posso con la mano sinistra, che tiene anche il sacchetto di patatine, che faccio un po’ cadere sul pavimento.

Non vengo scoperta e lui riesce a coprirsi quel tanto che basta.

Pericolo scampato. 

La mia mano riprende il suo lavoro sulla mia passerina, ora un pochino più bagnata. Il pericolo di essere scoperta mi ha sempre eccitata, sin da quando ero ragazzina.

Lui, con un movimento mal celato e un po’ goffo, si libera il cazzo dai pantaloncini per offrirlo ai piedi di Martina. Vedo la sua erezione comparire sulla copertina come fosse una tenda da campeggio montata sul divano, e quel movimento di piedi che diventa più convinto. 

Mi accorgo che ora mi sto sditalinando in un modo molto più indecente e incurante del fatto che possano vedermi. 

Poggio la schiena sul bracciolo del divano girandomi verso di loro. Una gamba è piegata contro la spalliera mentre l’altra resta sulla sedia. Mi masturbo la patata alternando i movimenti sul clitoride a degli affondi delle dita sempre più in profondità mentre mi mordo le labbra. Sono bagnata, ho la figa bollente, e più mi tocco più mi viene voglia.

Martina mi guarda e poggia il telefono sul tavolo dietro di se. Guardo i suoi piedi muoversi sul cazzo del suo compagno ancora nascosti dalla coperta.

Marko si accorge dello sguardo che io e la sua ragazza ci scambiamo e si limita a scoprirsi quel tanto che basta a liberare il suo cazzone e i piedi di Martina.

“Ti piacciono le seghe coi piedi, maiale?” gli dice guardandolo. 

“Sì…” sussurra quasi, lui, rapito. 

“E l’altro giorno? Ti è piaciuto scoparti Mimì?” gli chiede subito, come in un interrogatorio.

Lui si volta verso di me, con un’espressione tra il piacere e la sofferenza. Mi guarda in viso, poi si sofferma in quel punto della coperta che si muove tra le mie gambe. Mi scopre. Mi guarda con la mano nei pantaloni del pigiama che mi masturbo ricambiando quello sguardo.

“Sì…” risponde. 

Martina mi guarda e mi fa un cenno con le sopracciglia. Fa spallucce e sorride, indicandomi il cazzo del suo uomo. Poi annuisce. Non dice nulla, ma i gesti sono chiari.

Mi alzo dal divano e mi sfilo i pantaloni e le mutandine in un colpo solo, lasciandoli sul pavimento. Mi volto verso di lui e mi piazzo a cavalcioni sulle sue gambe. Gli cingo il collo in un abbraccio ed inizio a muovere il bacino schiacciando il suo cazzone tra il mio sesso e il suo ventre. Lo guardo negli occhi. Ha ancora quell’espressione sofferente ed eccitata. 

Anche Martina si alza. Si sfila i pantaloni, le mutandine e la maglia restando nuda. Viene dietro di me e infila le sue mani sotto la mia maglia, a raccogliere nei palmi i miei piccoli seni. Gioca con i miei capezzolini ed entrambe guardiamo il suo uomo eccitato. I miei movimenti non accennano a diminuire. Lo sto masturbando masturbandomi, praticamente. Ho una voglia matta di sentirlo dentro. E probabilmente anche lui di scoparmi.

Martina inizia a baciarmi il collo e raggiunge il mio viso. È tutto un gioco di seduzione tra loro, io sono solo un mezzo. Perciò non prendo iniziative.

Quando Martina vuole raggiungere la mia bocca io la bacio. Chiudo gli occhi mentre lei invece continua a guardare lui in viso. 

Sento la mano di lei raggiungere il suo cazzo, lo sega per due o tre secondi e poi lo avvicina a me. 

È il segnale che aspettavo. E quello che tutti desideravamo. 

Mi sollevo e già completamente fradicia mi infilo quel cazzone dentro. Non lo lascio entrare tutto, ma inizio a muovermi lenta godendomi quella prima metà di pertica di carne dura. 

“Mmmh… oh sì…” mugolo appena. 

Cerco di respingere come posso i tentativi di lui di sbattermelo dentro, perché ho voglia di godermelo.

“Non ti permettere!” gli intima, Martina. “È lei che comanda, non tu!” 

E lui obbedisce. Si ferma sulla seduta e si gode quel movimento lento che io decido. 

Martina si rialza e sale in piedi sul divano. Si china col viso sulle labbra di lui. Con una mano gli afferra i capelli e gli porta la testa all’indietro.

“Ti piace, milačku?” che credo sia tipo “amore mio” in ceco. Glielo chiede mentre gli tira i capelli da dietro, con la faccia quasi attaccata alla sua.

“Sì…” dice lui con un filo di voce.

“E come si dice, a Mimì?”

“G-Grazie, Mimì…” mormora lui.

“Bene…” risponde lei. E gli sputa sulle labbra.

Io sono eccitata da quel rapporto. Lei così bella e dominante, lui così enorme e così remissivo. Ora voglio tutto quel cazzo. 

Così, lentamente, lo accolgo tutto dentro di me. Sgrano gli occhi, quando mi sento aprire dentro. “Oh cazzo…” dico.

Inizio a cavalcarlo, dapprima piano, poi con movimenti sempre più forti. Ed inizio ad ansimare e a godere. 

Martina, intanto si rialza e, dandogli le spalle, si siede letteralmente sulla sua faccia, piegata sulla parte alta della spalliera. Il suo sedere e il suo sesso sono praticamente sulla bocca di Marko, che sento affannato. Lui inizia a leccare, io continuo a scoparlo. Martina mi bacia.

Che bella, quella lingua. Ci baciamo con passione, mescolando le nostre salive. Le nostre mani scivolano sui nostri rispettivi corpi accarezzandoci. Lui intanto mugola.

“Che c’è amò? Vuoi già sborrare?” gli chiede sollevandosi. Il ragazzo è figo e ha un bel cazzone, ma forse deve lavorare sulla durata. “Mmmmh!” risponde, ancora con la bocca contro la figa di Martina. 

Lei si alza, e con un cenno mi invita a fare lo stesso. Prende per mano il suo compagno e lo fa alzare. Ora ci dirige tipo vigile urbano, e mi fa sedere sul divano. Una gamba tesa sulla sedia, l’altra più larga possibile. Si inginocchia davanti alla mia patata e si china su di me. Volta il capo verso il suo uomo “vai…” gli dice.

Lui senza farselo ripetere, dopo essersi finalmente liberato di quei pantaloncini, la penetra nella passera. “Ahhh sì…” dice lei chiudendo gli occhi un momento, come a volerselo godere. Poi scende sulla mia fighetta “tranquilla, a te ci penso io”, mi dice.

Inizia a leccarmi e a sgrillettarmi con quelle lunghe dita. Io mi sciolgo e ansimo forte, mentre mi stritolo da sola i capezzolini.

Mi lecca e ansima, lei, con dei “mmmh… mmmh…” al ritmo dei colpi sempre più frenetici di Marko. 

Io lo guardo. La stringe per i fianchi e la pompa con forza. Mi guarda, gli sorrido, e con un lamento rilascia un colpo più secco, esplodendo tutto dentro la mia amica, che si libera in un piccolo ma sonoro urlo di piacere, mentre ha la bocca spalancata sulla mia passerina.

Non accenna a rallentare e, con dei movimenti esperti della lingua misti a quelli delle dita, mi fa venire. 

Marko si toglie da quella pecorina improvvisata, completamente svuotato si abbandona sulla sedia accanto alla mia gamba. Martina si rialza e velocemente si rimette le mutandine, per evitare di far colare sul pavimento della cucina tutta la sborra che il suo ragazzo le ha svuotato dentro. 

Alla tv c’è uno che prende a calci delle rose. 

“Ci siamo persi il momento? Forse avrei dovuto twittare qualcosa…” dice Martina, sedendosi accanto a me. 

Ci rivestiamo entrambe e ci avvolgiamo nella copertina di pile fino al mento. Mi schiocca un bacio sulla guancia. 

Io questa casa non la lascio più.

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Pulmino

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Feb 5, 2023

Belle le vacanze con gli amici, ci si diverte, si fa casino, si dividono le spese, ma io ho bisogno di stare da solo con te, neanche in camera siamo da soli, nella casa che abbiamo affittato abbiamo perso il sorteggio e siamo capitati con Andrea. Andrea che è l’unico non in coppia della vacanza, l’amico di sempre, quello simpatico e intelligente, ma non troppo fortunato con le donne… In fondo con Andrea stiamo bene noi due. Come adesso, siamo nell’ultima fila del pullmino che abbiamo affittato per girare tutti assieme, si chiacchiera, si scherza, mentre fuori è già buio e noi siamo appena venuti via dalla spiaggia. Tu sei stesa sul sedile con la testa sulle mie gambe e le gambe e i piedi nudi su di lui che ogni tanto ti fa il solletico facendoti agitare. Questi movimenti più i miei pensieri e l’astinenza mi creano un’erezione che va a spingere contro la tua testa, la senti bene e mi sorridi felice. Appoggio una mano sulla tua pancia nuda dalla corta canotta e allargo le dita a prenderti tutta, il mio mignolo tocca l’elastico dei calzoncini, il mio pollice è poco sotto il tuo seno che so libero sotto la canotta. Prima di salire sul pullmino nel vestirti ti sei tolta il costume bagnato e ti sei infilata una canotta e quei calzoncini corti e sottili, lo so perché ti ho aiutato tenendo l’asciugamano per coprirti. È buio potrei salire con la mano un po’ più in su e raggiungere il tuo seno o scivolare sotto l’elastico dei calzoni e sentire il tuo pelo, neanche Andrea se ne accorgerebbe, ma sto fermo, muovo solo le dita accarezzandoti piano. Nel frattempo nel pullmino, complice la stanchezza, è calato il silenzio, si sente solo la musica della radio. Passiamo sotto un lampione che illumina per qualche secondo l’abitacolo, qualcuno si è addormentato. Altro lampione, guardo Andrea, lui è sveglio, ti sta accarezzando i piedi con delicatezza, dolcezza. Mi damando se stai dormendo pure tu, ma fai un sospiro appena udibile e quando il mio uccello ha un sussulto ruoti la testa e me lo accarezzi con la guancia. Salgo appena con la mano e con le dita sfioro la base del tuo seno, lentamente per non farmi vedere, tu apprezzi e muovi la guancia contro il mio uccello sempre più duro. È buio pesto non vedo che fa Andrea allora risalgo ancora un po’ fino a sfiorarti il capezzolo duro e pronto, tu ti agiti un attimo, ti sistemi meglio, ora la tua bocca è sopra il mio boxer, sopra il mio uccello, sento il tuo fiato attraverso la stoffa. Che goduria, ti agguanto un seno e stringo mentre tu mi mordi l’uccello delicatamente. Altra zona di lampioni, uno, due, tre poi di nuovo buio. Tre lampi tre immagini, Andrea che ti guarda, Andrea che ti accarezza le gambe, Andrea che mi guarda.

Nel buio restiamo perfettamente immobili, in imbarazzo, consapevoli per un attimo di quello che sta succedendo. Sei tu che sblocchi lo stallo, muovendoti, incitandoci a non fermarci. Se è quello che vuoi va bene, ricomincio ad accarezzarti il seno, a giocare con i capezzoli senza più preoccuparmi di esporti troppo, vedo che anche Andrea ha rincominciato a muoversi, meno guardingo di prima, non vedo che fa, ma ti piace. Mi stai mangiando l’uccello attraverso il costume. Altri due lampioni, l’immagine è altamente erotica, lui ha una mano sulla tua coscia interna a pochi centimetri dal cavallo, con la punta della dita appena sotto l’orlo dei calzoncini, una tua mano sulla sua come a fermarla o a guidarla, l’altra sua mano e sui tuoi piedi che sono uniti sulla sua patta, tu sei a gambe larghe i calzoncini risaliti, la pancia nuda e il seno bianco completamente esposto al suo sguardo, la bocca aperta a cercare il mio uccello. Così rischio di venirmi addosso, stacco la mia mano dal tuo seno, mi abbasso un po’ il costume e lo tiro fuori ma scompare subito nella tua bocca. Non rimetto la mano sul seno ma più giù e la faccio scivolare dentro i tuoi calzoncini fino a sentire il tuo pelo morbido e umido, fino a far scomparire due dita dentro di te tanto sei eccitata e bagnata. Spero che la musica copra il rumore delle mie dita dentro di te, spero che copra il rumore della tua bocca su di me. Ogni tanto sento le dita di Andrea che sfiorano le mie, ti sta accarezzando dove può, dove arriva e tu lo aiuti muovendoti e assecondandolo, si infilano sotto i calzoni ad accarezzarti le chiappe o davanti a giocare con il pelo, ma la mia mano non lascia spazio ad altri, la tua figa è mia. Lo sento agitarsi, intuisco che sta facendo ma la conferma arriva poco dopo dalla luce del lampione che illumina il suo uccello tra i tuoi piedi. Aumenti il ritmo del pompino, ho capito e anche io aumento il ritmo delle mie dita. Poco dopo inizi un mugolio continuo che mi tocca coprire con un colpo di tosse, fino a che non vieni irrigidendoti tutta prima di rilassarti sul sedile. Io non resisto e proprio mentre passiamo sotto dei lampioni ti riempio la bocca. Andrea ha gli occhi fuori dalle orbite e lo vedo segarsi sui tuoi piedi fino a ricoprirteli. Ci diamo una sistemata, ti tiri su, ti sistemi canotta e calzoncini, ti dai una pettinata con le dita, infili le infradito con i piedi ancora sporchi di lui, mi baci poi ti accoccoli sulla mia spalla e ti addormenti. Come fai a dormire dopo quello che è successo? Io ho l’adrenalina a mille e già sto pensando a questa notte, come faremo in camera? O cosa faremo? Guardo Andrea che ha lo sguardo perso oltre il finestrino. Ti guardo, è inutile pensare troppo, tanto sei tu che decidi, come sempre, eppure sei così dolce quando dormi.

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Bella e Angelo

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Nov 20, 2022

“Forse non ci siamo capiti, la scarpa mi piace, il numero è quello giusto, ma a me serve color argento e non oro, altrimenti devo cambiare tutto l’outfit, così le è più chiara la situazione?”
Odio le commesse cretine, ancor di più se ti fanno perdere tempo in modo inutile, come se si potesse mai abbinare un sandalo dorato a una borsa argentata. Questa poi sarà anche molto bella, ma ha un cervello grande come una pallina da ping pong, sempre che ne abbia uno di suo.
Per fortuna il direttore del negozio comprende che me ne sto andando senza comprare nulla, e viene da me con un sorriso da leccaculo di prima categoria.
“Signora Sarti, se vuole le posso far avere quello che desidera domani, anzi se non vuole tornare le faccio portare i sandali da un nostro commesso.” mi propone per non farmi uscire dal negozio insoddisfatta.
“Va bene, ma per il pagamento?”
“Non c’è problema, il commesso verrà con un POS portatile, quindi sarà come pagarle in negozio con la sua carta. Unico particolare mi deve lasciare il suo indirizzo per la consegna e darmi un orario.”
Mi dirigo col direttore verso il bancone per lasciargli il mio indirizzo, ma solo dopo aver lanciato un’occhiata piena d’odio all’inutile commessa, che sta rimettendo le scarpe provate nelle loro scatole.

Il giorno seguente quasi mi dimentico della consegna, così faccio un bel bagno, per poi mettermi lo smalto, prima alle mani e poi ai piedi, scegliendone uno rosso scarlatto, che risalta ancor di più sulla mia pelle chiara.
Solo quando sento suonare il campanello mi ricordo che deve arrivare un commesso del negozio, così mi copro con un lungo accappatoio, per poi andare alla porta e trovarmi davanti un ragazzo dall’aspetto a dir poco esile, soprattutto se paragonato a me che non sono certo grassa, ma decisamente ‘curvy’.
“La signora Sarti?” mi chiede come se non avesse mai visto una donna in accappatoio “Sono Angelo e le porto le scarpe che ha ordinato ieri.”
“Entra che le devo provare, non vorrei mai ci fosse stato uno sbaglio.” gli rispondo dirigendomi un po’ sculettando verso la mia camera.
Non faccio quasi in tempo a sedermi sul bordo del letto, che lui è già in ginocchio col sandalo in mano, pronto non solo ad infilarlo al mio piede destro, ma anche a chiudere il laccetto dopo avergli fatto fare due giri intorno alla caviglia.
“Per piacere mettimi anche l’altra.” gli chiedo avendo notato che guarda i miei piedi con un po’ troppo interesse.
Se col destro è stato abbastanza veloce, col sinistro è fin troppo lento, ma si vede lontano un miglio che è un feticista dei piedi, e che forse sta davvero godendo mettendomi quei sandali per certi aspetti così minimalisti, nonostante abbaino un bel tacco.

A quel punto mi metto a giocare al gatto col topo, perché non solo mi alzo in piedi, ma faccio finta di guardare i sandali, mettendogli quasi in faccia o fra le gambe, dove noto un bel rigonfiamento di cui sono certamente la causa.
“Che dici mi stanno bene?” gli chiedo con non poca malizia cercando di stargli sempre più vicina “Non vorrei che sembrasse che ho i piedi grossi.”
“Ma le stanno benissimo signora Sarti! E poi quali piedi grossi se sono così belli.” mi risponde forse pentendosi di quelle parole così audaci appena pronunciate.
“Se lo dici tu mi fido, però chiamami Bella e non signora che mi fa sentire più vecchia di quel che sono. Comunque mi hai convinto, però puoi per piacere togliermeli che ho ancora lo smalto fresco sulle mani.”

Non appena mi siedo lui prende un piede per togliermi il sandalo, ma più che delle scarpe è chiaro che si sta occupando dell’estremità, che massaggia a lungo in modo anche un po’ spudorato, però molto piacevole.
Del resto come non apprezzare un ragazzo che potrà avere a occhio vent’anni, che si occupa con così tanta devozione di un piedino di una donna che ha appena superato i trent’anni, il cui unico scopo dopo aver venduto la sua app è quello di godersi la vita?
Così lascio che le sue dita passino più e più volte sulla pianta del piede, quasi volessero ammorbidirla, sino a quando non decido che quel gioco quasi innocente debba trasformarsi in qualcosa di più godereccio.
“Secondo te sono belli, intendo i miei piedi?” gli chiedo con non poca malizia mettendogli quello scalzo davanti alla bocca.
Lui non mi risponde, ma lo bacia partendo dalle dita sino a ritrovarsi al tallone, per poi risalire con la lingua, che alla fine mi ritrovo intorno all’alluce. Angelo continua a baciare e leccarmi il piede con crescente eccitazione, ma senza mai farsi prendere dalla foga, e quando prende l’altro per liberarlo dal sandalo, poi lo tratta nello stesso modo, quasi fosse un rito.

Non riesco a rimanere ferma, e a quel punto deve vedere che sotto l’accappatoio non ho nulla, così inizia a risalire lungo le gambe, alternandole quasi volesse che entrambe abbiano le stesse attenzioni, sino a ritrovarsi al loro interno, dove quasi brilla la mia passera madida d’umori.
Ora sono io a non dire nulla, mentre la sua bocca passa dal mio sesso a una caviglia per poi tornare indietro e poco dopo quasi rimbalzare su un polpaccio. La lingua di Angelo è una piccola frusta che batte con forza ogni punto che tocca, e quando questo è il clito gemo sempre più forte, fino a quando non mi apro l’accappatoio mostrandogli il mio corpo nudo,
“Sei bellissima.” mi dice un attimo prima di baciarmi e infilarmi una mano fra le gambe.
La sua bocca è calda così come il respiro, ed io mi attacco a lui quasi a volergli rubare l’anima, in quello che è ben più d’un semplice bacio, ma un vero e proprio atto d’amore.

Ora sono io che lo voglio, così quasi lo spingo sino a farlo rimettere in piedi, per poi inginocchiarmi davanti a lui, e liberargli la mazza che è già in piena erezione.
Avrei voglia di fargli un gran bel pompino, di quelli che succhiano l’anima oltre che il pene, ma ho troppa voglia d’essere scopata per ridurre tutto a un semplice rapporto orale. Così mi limito a ricoprirgli la mazza di saliva, quasi ci fosse bisogno di qualcosa che la faccia poi scivolare dentro la passera, come se questa non fosse già un lago.
“Sai come si fa godere una donna o vuoi un disegno che te lo spieghi.” gli dico ironicamente mentre mi sistemo carponi a bordo letto.
Lui mi bacia velocemente un piede e poi la passera, prima di penetrarmi, entrandomi dentro come un coltello nel burro tiepido.
“Sii.” diciamo entrambi all’unisono, quasi fosse una liberazione dopo aver accumulato tutta quell’eccitazione.
Angelo sarà anche un ragazzo, ma sa bene cosa fare, infatti alterna lenti e lunghi affondi, ad altri che sembrano quasi dello bordate tanto sono forti, e per certi aspetti anche violenti, ma non tanto da farmi provare alcun dolore.

Quando mi fa girare è solo per saltarmi letteralmente addosso e riprendere da dove aveva lasciato, ma adesso è più calmo come se avesse paura di venire troppo presto e lasciarmi coll’acquolina in bocca. Lo sento sussurrarmi all’orecchio parole dolcissime, mentre mi scopa quasi con grazia, muovendosi quel che può visto che lo stringo a me non solo con le mani, ma anche con le gambe.
Sono poi io a farlo girare per mettermi sopra di lui, senza però che la mazza esca dal suo posto, l’unico nel quale deve stare per farmi godere. Se lui mi cavalca con un ritmo costante, io torno a quello iniziale più irruento con accelerazioni improvvise, sbattendogli le tette in faccia o affondando la lingua nella sua bocca sempre pronta ad accoglierla.
Per un attimo penso che mi sto scopando un ragazzo che mi sono divertita a sedurre, ma poi mi lascio travolgere dalla passione e spengo il cervello lasciandomi avvolgere dal piacere. Con lui è un continuo volersi mettere sopra l’altro per farlo godere il più possibile, e un rapporto del genere non può certamente durare più di tanto, così mi ritrovo Angelo che in ginocchio mi schizza sul seno il suo orgasmo, mentre mi fa raggiungere il mio infilandomi un paio di dita nella passera.

Sono un po’ stanca, ma ancor più felice del piacere provato con quel ragazzo dall’apparenza così timido, non sapendo che lui ha ancora le batterie ben cariche e tutta l’intenzione di usarle ancora con me. Così non faccio quasi in tempo ad alzarmi, che me lo ritrova davanti, che s’abbassa con la testa sul mio seno per prendere con la lingua un po’ del suo stesso seme e portarmelo alla bocca. Quello che segue è ben più dì un semplice bacio, ma quasi una dichiarazione d’amore, per quanto perverso, che ci lega al di là dell’abbraccio nel quale siamo legati.
Quando si stacca dalla mi bocca, è solo per scendere con la sua lungo il collo, per poi abbassarsi ancora sul seno, quindi arrivare all’ombelico, ed in fine sulla passera, che riprende a leccare come se non ci fosse stato nulla sino a quel momento.
Benché non sia certo una ragazzina al suo primo rapporto, sono quasi sconvolta dalla bravura di Angelo di farmi sentire non solo donna, ma l’unico oggetto del suo desiderio, senza più far caso a quello che sta facendo visto che riesce sempre a farmi godere.
Muovendosi come un’anguilla scivola dietro di me, e sentire la sua lingua fra le chiappe mi provoca ben più d’un fremito di piacere, che esplode in un urlo quando la sento quasi dentro il buchetto. Inizio a toccarmi seno e sesso come un’ossessa, quasi volessi amplificare al massimo le sensazioni che sto provando, sino a raggiungere quasi un nuovo orgasmo, che però blocco sul nascere non volendo pensare solo a me stessa.

Così mi giro e lo faccio alzare prendendolo dolcemente per i capelli, sino a ritrovarmi la sua bocca davanti alla mia, per poterlo baciare con tutta la passione che mi scorre dentro le vene.
“Bella, io …” mi sussurra all’orecchio prima che lo fermi con un “Taci e sdraiati.”
Lui obbedisce così posso mettermi carponi su di lui e prendergli la mazza in bocca, mentre lui gioca un po’ con la mia passera, ma anche coi piedi che si ritrova vicino alla testa.
Questa volta voglio dedicarmi al suo pene come piace a me, iniziando col leccarlo partendo dai testicoli, per poi risalire lentamente sino alla cappella, più e più volte sino a quando non è in piena erezione. A quel punto lo stringo fra le labbra in modo che possa sentire anche un leggero sfregamento dei denti, che però non gli fa alcun male, ma far perdere quasi del tutto il lume della ragione. Lo sento rantolare di piacere mentre salgo e scendo lungo la sua asta, sino a quando non la voglio dove può darmi il massimo del godimento.

Quasi gli scivolo addosso per ritrovarmi la sua mazza proprio sotto la passera, dove entra quasi attratta neanche fosse una calamita che trova il suo ferro. Mi piace far godere gli uomini perché li sento ancor più miei, e so ben dosare non tanto le mie forze, quanto la loro eccitazione, per far sì che non vengano troppo presto, ma sappiano ricambiare tutto il piacere che gli sto dando. Con Angelo però è diverso, la sua mazza è come una droga che non mi basta mai, e più lo cavalco, più lo voglio sentire dentro di me.
Quando poi il suo membro esce fuori proprio perché il mio incidere è furibondo, lui ne approfitta per spingermi in avanti, facendomi finire carponi a sua completa disposizione.
Lo sento afferrarmi saldamente per i fianchi un attimo prima che mi penetri con tutta la sua irruenza giovanile, togliendomi per un attimo il respiro, ma è solo un momento prima che inizi a godere più di prima.

Il suo è un vero e proprio assalto al mio sesso, che bagnato come forse non mai, accoglie il suo ariete senza opporre alcuna resistenza, anzi facendo sì che sia solo puro piacere per entrambi.
Lui mi dice cose quasi senza senso, e del resto non è che io gli risponda con più logica, ma quello che importa sono le sensazioni che proviamo entrambi, uniti come siamo in un amplesso senza fine o quasi.
Quando infatti sta per venire mi giro verso di lui, e pur non amando ricevere direttamente in bocca l’orgasmo di un uomo, glielo prendo fra le labbra ritrovandomi quasi subito il suo seme su tutto il palato.
Come mi alzo trovo subito la sua bocca pronta ad incontrare la mia, in quello che dovrebbe essere l’ultimo bacio del giorno, o almeno di quel rapporto così insolito.
“Lo sai che mi devi pagare le scarpe.” mi chiede quasi vergognandosene “Se non altro perché sono quasi mezzo stipendio.”
“Lo so però come mancia credo che siamo a posto così.” gli rispondo finendo col ridere insieme a lui.

Quello che nessuno dei due sa, è che quella sera è stata solo l’inizio della nostra storia d’amore, che magari potrà sembrare un po’ assurda, per certi aspetti troppo feticista, ma del resto siamo proprio sicuri che le relazioni più durature sono quelle ‘normali’?

Note finali:

Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/

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