Maratona Sanremo

La “Settimana Santa” è iniziata, e nonostante tutti quelli che conosco (me compresa) sono pronti a giurare di non essere minimamente interessati alla kermesse musicale più importante d’Italia, alla fine ci si ritrova sempre davanti alla tv. 

L’appuntamento, a casa mia, è sul divano della cucina, davanti alla mega tv che i proprietari di casa ci hanno comprato un anno fa. 

Io sono seduta al centro, gambe allungate su una sedia, copertina di pile tattica a coprire il mio pigiama rosa con gli orsetti compratomi da mia mamma in un momento non ben definito degli ultimi 5 o 10 anni.

Non esattamente l’abbigliamento super sexy che ci si può aspettare da un racconto erotico, evidentemente.

Calzini di spugna (rigorosamente spaiati, perché ormai ci ho rinunciato), occhiali “da riposo”, capelli legati in un cipollone sulla testa. Immancabile sacchetto di patatine aperto per sopperire al languore.

Alla mia destra, incassata nell’angolo del divano, tra bracciolo e spalliera, c’è Martina, la mia coinquilina con i dread che i fedelissimi avranno già presente. 

Ventinove anni, sul metro e ottanta, lineamenti del viso perfetti come il suo fisico da ex atleta. Look decisamente alternativo, con dilatatori ai lobi e tattoo sulle braccia. 

Martina è una social media manager e non è per nulla la classifica “tipa da Sanremo”. Ma per lavoro è costretta a sorbirselo tutto e a twittare live per conto di un cliente della sua agenzia.

In casa siamo solo noi. Christian, il mio ragazzo, è alle prove con la band, Esther boh. Ah c’è Marko, il ragazzo di Martina, nella loro stanza che continua a ticchettare fastidiosamente chissà cosa sulla tastiera del suo Mac.

Parte la prima puntata, e con essa i nostri commenti a qualsiasi cosa. Dagli outfit della Ferragni ai capelli di Morandi, con conseguente puntuale riferimento alla leggenda metropolitana su una sua presunta quanto inverosimile passione per la coprofagia. Ma vabbè.

Deve ancora iniziare la gara e io quasi non ce la faccio più. Quando sale sul palco la prima cantante sembra essere entrato in casa un soffio d’aria fresca. E sulle prime note ecco sbucare quel gigante di Marko.

“Ah cominciato, finalmente…” dice con quel suo marcato accento ceco. E si siede tra me e Martina, di fatto costringendomi con la sua mole a migrare verso il lato sinistro del divano. Sembra molto più contento lui di noi.

“Eh Sanremo molto famoso in Czech Republic… musica italiana ahhh…perfetta!”

Mah. Finora non direi. 

Martina commenta acidamente qualsiasi cosa, forse va a bilanciare quei tweet pieni di entusiasmo che deve pubblicare per contratto. Io rido e rispondo ai commenti, Marko è felice.

La serata procede tutta abbastanza uguale fino più o meno a metà Festival. 

Marko cinge in un abbraccio una gamba di Martina che gli poggia sul ventre. Lui le accarezza il polpaccio con la mano sotto la stoffa dei larghi pantaloni del suo pigiama. 

Li guardo, completamente imbacuccata sotto la coperta, coccolarsi dolcemente. 

Ripenso all’avventura al privè di qualche sera fa, quando proprio quell’armadio slavo mi ha scopata a pecorina davanti alla mia coinquilina. Credo di aver toccato uno dei picchi della mia perversione, quella sera, in quella stanza del privè. Il ricordo è eccitante, le immagini così chiare nella mia mente che sento la mia patatina scaldarsi.

Noto il piedino nudo di Martina, furtivo, muoversi leggero all’altezza del pacco di Marko, che da buon nordeuropeo deve avere l’antigelo nel sangue. Indossa una felpa grigia con cappuccio e dei pantaloncini neri. 

Fingo di non accorgermi di nulla, ma di tanto in tanto con la coda dell’occhio torno a spiare quelle coccole.

Martina ha il viso piantato sul telefonino, scrive, invia, torna a guardare la tv, mentre il suo piede sembra essere un’entità a sé che si struscia sempre meno leggero sul sesso di lui. Con la coda dell’occhio intravedo un‘erezione, sotto quel piede. 

Mi sento un pochino eccitata e magari se con la mano inizio a sfiorarmi da sotto la coperta loro non se ne accorgeranno. 

Martina solleva l’altra gamba e poggia anche l’altro piede sul sesso del ragazzo. Io continuo a far finta di niente e guardo la tv, ma protetta da quello strato di pile le mie dita si fanno strada sotto l’elastico dei pantaloni del pigiama e delle mutandine per raggiungere la mia passerina. Mi basta far scivolare un pochino il medio tra le labbra perché si schiuda quel tanto che basta per sentirmi umida.

Il Festival dei Fiori continua con i suoi ritmi lentissimi, forse un po’ noiosi, e lenti sono anche i miei movimenti sotto la coperta. Le mie dita scivolano sul mio clitoride, cerco di mantenere regolare il respiro e tengo il viso il più fisso possibile sulla tv. 

I piedi di Martina, però, ora tengono il membro di Marko in una morsa tra dita di uno e dorso dell’altro mentre è ancora imprigionato sotto i suoi pantaloncini.

Muove i piedi lentamente mentre continua a scrivere sul suo smartphone. 

Riesco a posare gli occhi per qualche secondo su di loro. Le dita del piede destro di Martina accarezzano quel rigonfiamento negli shorts mentre l’altro piede lo sorregge da sotto. Io, invece, con indice e medio alterno le carezze concentriche sul mio clitoride a delle timide penetrazioni. Non voglio esagerare. Non voglio essere scoperta. 

E proprio mentre lo penso, che Marko tira verso di se un lembo della mia copertina, forse con l’intenzione di nascondere quello che succede. 

“Posso prendere?” chiede, ma sta già tirando la coperta verso di se. Io la trattengo più che posso con la mano sinistra, che tiene anche il sacchetto di patatine, che faccio un po’ cadere sul pavimento.

Non vengo scoperta e lui riesce a coprirsi quel tanto che basta.

Pericolo scampato. 

La mia mano riprende il suo lavoro sulla mia passerina, ora un pochino più bagnata. Il pericolo di essere scoperta mi ha sempre eccitata, sin da quando ero ragazzina.

Lui, con un movimento mal celato e un po’ goffo, si libera il cazzo dai pantaloncini per offrirlo ai piedi di Martina. Vedo la sua erezione comparire sulla copertina come fosse una tenda da campeggio montata sul divano, e quel movimento di piedi che diventa più convinto. 

Mi accorgo che ora mi sto sditalinando in un modo molto più indecente e incurante del fatto che possano vedermi. 

Poggio la schiena sul bracciolo del divano girandomi verso di loro. Una gamba è piegata contro la spalliera mentre l’altra resta sulla sedia. Mi masturbo la patata alternando i movimenti sul clitoride a degli affondi delle dita sempre più in profondità mentre mi mordo le labbra. Sono bagnata, ho la figa bollente, e più mi tocco più mi viene voglia.

Martina mi guarda e poggia il telefono sul tavolo dietro di se. Guardo i suoi piedi muoversi sul cazzo del suo compagno ancora nascosti dalla coperta.

Marko si accorge dello sguardo che io e la sua ragazza ci scambiamo e si limita a scoprirsi quel tanto che basta a liberare il suo cazzone e i piedi di Martina.

“Ti piacciono le seghe coi piedi, maiale?” gli dice guardandolo. 

“Sì…” sussurra quasi, lui, rapito. 

“E l’altro giorno? Ti è piaciuto scoparti Mimì?” gli chiede subito, come in un interrogatorio.

Lui si volta verso di me, con un’espressione tra il piacere e la sofferenza. Mi guarda in viso, poi si sofferma in quel punto della coperta che si muove tra le mie gambe. Mi scopre. Mi guarda con la mano nei pantaloni del pigiama che mi masturbo ricambiando quello sguardo.

“Sì…” risponde. 

Martina mi guarda e mi fa un cenno con le sopracciglia. Fa spallucce e sorride, indicandomi il cazzo del suo uomo. Poi annuisce. Non dice nulla, ma i gesti sono chiari.

Mi alzo dal divano e mi sfilo i pantaloni e le mutandine in un colpo solo, lasciandoli sul pavimento. Mi volto verso di lui e mi piazzo a cavalcioni sulle sue gambe. Gli cingo il collo in un abbraccio ed inizio a muovere il bacino schiacciando il suo cazzone tra il mio sesso e il suo ventre. Lo guardo negli occhi. Ha ancora quell’espressione sofferente ed eccitata. 

Anche Martina si alza. Si sfila i pantaloni, le mutandine e la maglia restando nuda. Viene dietro di me e infila le sue mani sotto la mia maglia, a raccogliere nei palmi i miei piccoli seni. Gioca con i miei capezzolini ed entrambe guardiamo il suo uomo eccitato. I miei movimenti non accennano a diminuire. Lo sto masturbando masturbandomi, praticamente. Ho una voglia matta di sentirlo dentro. E probabilmente anche lui di scoparmi.

Martina inizia a baciarmi il collo e raggiunge il mio viso. È tutto un gioco di seduzione tra loro, io sono solo un mezzo. Perciò non prendo iniziative.

Quando Martina vuole raggiungere la mia bocca io la bacio. Chiudo gli occhi mentre lei invece continua a guardare lui in viso. 

Sento la mano di lei raggiungere il suo cazzo, lo sega per due o tre secondi e poi lo avvicina a me. 

È il segnale che aspettavo. E quello che tutti desideravamo. 

Mi sollevo e già completamente fradicia mi infilo quel cazzone dentro. Non lo lascio entrare tutto, ma inizio a muovermi lenta godendomi quella prima metà di pertica di carne dura. 

“Mmmh… oh sì…” mugolo appena. 

Cerco di respingere come posso i tentativi di lui di sbattermelo dentro, perché ho voglia di godermelo.

“Non ti permettere!” gli intima, Martina. “È lei che comanda, non tu!” 

E lui obbedisce. Si ferma sulla seduta e si gode quel movimento lento che io decido. 

Martina si rialza e sale in piedi sul divano. Si china col viso sulle labbra di lui. Con una mano gli afferra i capelli e gli porta la testa all’indietro.

“Ti piace, milačku?” che credo sia tipo “amore mio” in ceco. Glielo chiede mentre gli tira i capelli da dietro, con la faccia quasi attaccata alla sua.

“Sì…” dice lui con un filo di voce.

“E come si dice, a Mimì?”

“G-Grazie, Mimì…” mormora lui.

“Bene…” risponde lei. E gli sputa sulle labbra.

Io sono eccitata da quel rapporto. Lei così bella e dominante, lui così enorme e così remissivo. Ora voglio tutto quel cazzo. 

Così, lentamente, lo accolgo tutto dentro di me. Sgrano gli occhi, quando mi sento aprire dentro. “Oh cazzo…” dico.

Inizio a cavalcarlo, dapprima piano, poi con movimenti sempre più forti. Ed inizio ad ansimare e a godere. 

Martina, intanto si rialza e, dandogli le spalle, si siede letteralmente sulla sua faccia, piegata sulla parte alta della spalliera. Il suo sedere e il suo sesso sono praticamente sulla bocca di Marko, che sento affannato. Lui inizia a leccare, io continuo a scoparlo. Martina mi bacia.

Che bella, quella lingua. Ci baciamo con passione, mescolando le nostre salive. Le nostre mani scivolano sui nostri rispettivi corpi accarezzandoci. Lui intanto mugola.

“Che c’è amò? Vuoi già sborrare?” gli chiede sollevandosi. Il ragazzo è figo e ha un bel cazzone, ma forse deve lavorare sulla durata. “Mmmmh!” risponde, ancora con la bocca contro la figa di Martina. 

Lei si alza, e con un cenno mi invita a fare lo stesso. Prende per mano il suo compagno e lo fa alzare. Ora ci dirige tipo vigile urbano, e mi fa sedere sul divano. Una gamba tesa sulla sedia, l’altra più larga possibile. Si inginocchia davanti alla mia patata e si china su di me. Volta il capo verso il suo uomo “vai…” gli dice.

Lui senza farselo ripetere, dopo essersi finalmente liberato di quei pantaloncini, la penetra nella passera. “Ahhh sì…” dice lei chiudendo gli occhi un momento, come a volerselo godere. Poi scende sulla mia fighetta “tranquilla, a te ci penso io”, mi dice.

Inizia a leccarmi e a sgrillettarmi con quelle lunghe dita. Io mi sciolgo e ansimo forte, mentre mi stritolo da sola i capezzolini.

Mi lecca e ansima, lei, con dei “mmmh… mmmh…” al ritmo dei colpi sempre più frenetici di Marko. 

Io lo guardo. La stringe per i fianchi e la pompa con forza. Mi guarda, gli sorrido, e con un lamento rilascia un colpo più secco, esplodendo tutto dentro la mia amica, che si libera in un piccolo ma sonoro urlo di piacere, mentre ha la bocca spalancata sulla mia passerina.

Non accenna a rallentare e, con dei movimenti esperti della lingua misti a quelli delle dita, mi fa venire. 

Marko si toglie da quella pecorina improvvisata, completamente svuotato si abbandona sulla sedia accanto alla mia gamba. Martina si rialza e velocemente si rimette le mutandine, per evitare di far colare sul pavimento della cucina tutta la sborra che il suo ragazzo le ha svuotato dentro. 

Alla tv c’è uno che prende a calci delle rose. 

“Ci siamo persi il momento? Forse avrei dovuto twittare qualcosa…” dice Martina, sedendosi accanto a me. 

Ci rivestiamo entrambe e ci avvolgiamo nella copertina di pile fino al mento. Mi schiocca un bacio sulla guancia. 

Io questa casa non la lascio più.

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