Francesca era emozionata perché era nel museo in cui desiderava andare da molto tempo, per vedere il “Cristo morto” di Andrea Mantegna.
Lei non era religiosa, ma le piaceva quel quadro perché il Cristo non era in piedi, ma sdraiato e in primo piano c’era un piede un po’ piagato.
Il museo era la Pinacoteca di Brera a Milano, non era molto affollato, ma nella sala del “Cristo morto” c’era un uomo vicino al quadro.
Francesca era infastidita, voleva vedere assolutamente quella tela, ma non voleva chiedere spazio a quell’individuo.
L’uomo si voltò, era alto e con due occhi neri ardenti, che la scrutarono con interesse.
Francesca non era una vamp e quel giorno si era vestita comoda senza niente di aderente o sexy.
Lui le fece spazio senza dire nulla, ma accennando un sorriso cui lei rispose allo stesso modo.
Ad un certo punto Francesca svenne e mentre stava per cadere sul pavimento due braccia vigorose la sostennero prima che si facesse del male.
Anche un custode venne a vedere che fosse successo e si prodigò per portarle acqua e zucchero per tirarla un po’ su.
Ero allo stesso tempo indispettita e in estasi per la forte attrazione che provava verso il suo salvatore e anche per lui sembrava essere lo stesso da come la guardava.
Il custode venne e ruppe l’idillio. Il custode aveva portato anche una sedia, su cui a malincuore Francesca si sedette.
Nel frattempo, il suo soccorritore si presentò: si chiamava Pietro e anche lui ammirava molto il quadro del Mantegna ed era venuto apposta per vederlo.
Francesca gli disse che non era un’esperta d’arte, ma che quel quadro l’aveva colpita ed era anni che voleva vederlo.
Pietro rispose che anche per lui era lo stesso.
Francesca rimase seduta per una ventina minuti finché sentì ritornare un poco le forze, così Pietro cavallerescamente le diede il braccio su cui appoggiarsi e uscirono dal museo.
La donna aveva un fitto programma di visite a musei e mostre, ma si sentiva troppo stanca e desiderava solo un letto.
Pietro le chiese se non fosse il caso di andare al pronto soccorso, ma Francesca rispose che voleva solo dormire.
Lei pensava di essere stata colpita dalla sindrome di Stendhal ossia capogiri, vertigini, talvolta allucinazioni che si hanno al cospetto di opere d’arte specie in spazi limitati.
Lo disse a Pietro e lui rispose che poteva essere, ma non lo sapeva.
La portò al suo hotel con un taxi e si scambiarono il numero di telefono.
Lui si raccomandò di farsi vivo per qualsiasi cosa.
Pietro disse che sarebbe andato a vedere “Il cenacolo” di Leonardo.
Francesca rispose che aveva in programma di vederlo appena si fosse rimessa in piedi.
Lei si mise a letto e si svegliò alla sera molto affamata, quando il ristorante dell’hotel era già chiuso.
Il concièrge fu molto gentile e le ordinò una pizza, che arrivò una mezz’ora dopo.
Francesca la mangiò e si riaddormentò fino alla mattina successiva, quando si alzò alle sei come sua consuetudine.
Lei era in piene forze e uscì per una passeggiata mattutina, poi tornò, si fece la doccia e scese a fare colazione.
Francesca aveva in programma di visitare vari musei e mandò un whatsapp a Pietro per chiedergli se l’accompagnava.
Lui rispose che l’avrebbe fatto molto volentieri e le chiese se stesse bene. Lei rispose che era in piene forze e sperava che quel giorno nessuna opera d’arte le facesse lo stesso effetto del “Cristo morto”.
Si accordarono per incontrarsi poco dopo.
La giornata trascorse frenetica, ma molto piacevole. I due scoprirono anche di essere dei lettori forti e molto appassionati di musica, che consideravano essenziale nella loro vita.
Pietro si comportò correttamente anzi a dire la verità a lei sembrava un po’ frenato.
La sera si dovevano vedere al ristorante e Francesca osò, mettendosi un vestito osè, molto scollato sul davanti, che metteva in mostra parte dei suoi seni abbondanti.
Pietro si era vestito più elegante di quanto l’avesse visto fino a quel momento.
Lui le disse che era bellissima, ma non la baciò sulla bocca come avrebbe sperato Francesca.
Pietro la guardava con più interesse del solito, ma sempre molto controllato.
Francesca durante la cena, si sfilò una scarpa e mise senza indugi il piede sul cazzo di lui che era già abbastanza duro.
Pietro disse che aveva caldo e si sbottonò un po’ la camicia. Nel frattempo, Francesca continuava a strusciare il piede sul suo cazzo, finché sentì che era in erezione.
Pietro era paonazzo, un po’ in imbarazzo da come parlava a monosillabi a Francesca, che invece riusciva ancora a sostenere una conversazione brillante.
Lei con gli occhi gli fece capire che voleva di più, lui aprì la zip e lei sentì il pene pulsante sotto il suo piede.
A questo punto, anche lei non riusciva più quasi a parlare e stava sudando un po’ per l’eccitazione e un po’ per il brivido di fare una cosa simile in un luogo pubblico.
A questo punto, Pietro fece una cosa che l’indispettì, si tirò su la zip, chiese il conto e si fece chiamare un taxi, chiedendo a Francesca di andare con lui.
I due andarono nel suo hotel, nell’ascensore si misero l’uno nella braccia dell’altro e nella camera si spogliarono rapidamente, buttando i vestiti a terra.
Francesca vide che Pietro era sempre in erezione e senza dire nulla lo fece sdraiare e si mise sopra a cavalcarlo.
Lui venne rapidamente e si scusò, ma lei gli disse che avevano tutta la notte per giocare tra loro.
Pietro rispose che era vero e le disse che avrebbe voluto baciarla appena l’aveva vista, ma non sapeva se lei fosse impegnata.
Francesca non rispose nulla, lo baciò con passione in bocca e lui rispose con uguale intensità.
Nel frattempo, le sue mani percorrevano il corpo di Francesca e si soffermarono sulla sua fica.
Lui esplorò le sue labbra sporgenti, il suo clitoride cicciuto e le disse che aveva una gran fica che voleva scopare per bene.
Lei gli chiese se la poteva leccare dopo essersi lavata, ma lui la sorprese dicendo che amava leccare il proprio sperma.
Francesca disse che era un porco e lui rispose che anche lei lo era, dato il comportamento al ristorante.
Lei gli disse che non si era mai comportata così in vita sua.
Lui si mise a leccarla con perizia, facendola venire diverse volte finché lei gli chiese di dargli il suo cazzo in bocca.
Pietro glielo diede e lei constatò che era un bel cazzo ed era mezzo duro. Lei si mise a leccarlo e succhiarlo finché lui non fu di nuovo in erezione.
Pietro le voleva sfondare la fica, così lei si mise a gambe larghe e lui procedette a penetrarla con forza e vigore con lei che urlava dal piacere, per cui le mise una mano sulla bocca per attenuare il rumore delle sue urla.
Francesca venne svariate volte finché lui le chiese dove dovesse eiaculare e lei rispose nella sua bocca, che accolse il suo seme con golosità e lo ingoiò fino all’ultima goccia.
Lei non era ancora sazia del suo cazzo e continuò a tenerlo in bocca, finchè gli disse che non era mai stata tanto soddisfatta a letto.
Pietro le disse che di solito non era così porco, ma evidentemente con lei c’era una chimica particolare.
Francesca si mise su un fianco e Pietro dietro di lei le accarezzava il culo, lo baciava mentre con una mano la masturbava dolcemente, facendola venire ancora.
Lei aveva ancora voglia e si mise a masturbarsi messa alla pecorina.
Pietro disse che non aveva mai visto una donna masturbarsi in tale modo.
Lui si eccitò moltissimo vedendola e le disse che non era solo porca, ma troia.
Lei ci rimase un po’ male, ma non gli disse nulla perché voleva continuare quella nottata con lui.
Pietro prese qualcosa e si mise a carezzare l’ano di Francesca con un lubrificante apposito.
Francesca gli disse che non l’aveva mai fatto e Pietro rispose che era l’ora. Lui le fece sentire la punta del cazzo sul buchino e lentamente, ma inesorabilmente la inculò.
Lei in primis sentì dolore, ma poi ondate di piacere mai provato la travolsero come non mai, finché non sentì lo sperma caldo di Pietro.
Lui le disse che quella era sicuramente la migliore inculata che avesse mai fatto in vita sua, forse c’era anche l’orgoglio di averla sverginata lì.
Francesca ammise che era stavo incredibile e gli disse che aveva una grande voglia di masturbarsi.
Sì, era senza limiti già da sola, ma con lui, lo era ancora di più.
Pietro disse che era la prima volta che una donna si masturbava davanti a lui senza vergognarsi.
Lei gli chiese di cosa dovesse vergognarsi visto che era una cosa naturale, da cui traeva molto piacere e di cui non riusciva a fare a meno.
Pietro le disse che la capiva perché anche lui amava masturbarsi, ma non l’aveva mai fatto davanti a una donna.
Lei si mise a masturbarsi sdraiata a gambe larghe con una mano sul seno destro a titillare il capezzolo che si inturgidì in brevissimo tempo.
Pietro si mise a baciarla in bocca e a toccargli i capezzoli fino a che non fu nuovamente pronto per penetrarla più dolcemente di prima, ma sempre con vigore.
Lei godette in maniera meno rumorosa di prima, finché lui le chiese se poteva sborrargli in bocca e lo fece in maniera copiosa.
Lei lo baciò in bocca, lui si mise dietro di lei e le disse che era il caso di dormire qualche ora se domani avevano intenzione di vedere qualche museo.
Francesca disse che avrebbe trovato interessante anche stare a letto con lui. Non era mai stata un intero giorno a letto per fare sesso.
Pietro rispose che lui l’aveva fatto e che era una bella maniera di trascorrere il tempo.
Smisero di parlare e si addormentarono stanchi, ma molto soddisfatti.
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