Un ospite inaspettato

Posted by admin under Incontri Erotici on venerdì Dic 2, 2022

La multinazionale per cui lavora mio marito ha esteso la sua rete commerciale in Canada e il C.d.A. ha deciso di inviare il responsabile marketing, mio marito per l’appunto, in Québec per il prossimo semestre per avviare il comparto commerciale.

Vivendo in un appartamento in centro a Bologna di 140m² decido di mettere in affitto, agli universitari, alcune camere della casa per arrotondare il salario e per non sentirmi totalmente sola in questa grande casa.

Metto l’annuncio sui social e immediatamente mi arrivano richieste per vedere casa.

Ne programmo 2 per lunedì pomeriggio e alle 17 si presentano 2 ragazze che a prima vista non mi fanno un ottima impressione; dopo aver comunicato la mia richiesta economica loro si guardano in faccia e mi comunicano che cercavano qualcosa di più economico.

Durante le 3 settimane a seguire riesco ad affittare 2 delle 3 camere messe a disposizione a delle studentesse di Napoli iscritte in Psicologia.

Nelle settimane a seguire diverse richieste mi giungono da parte di ragazzi, ma io avendo scartato l’opzione maschile a priori le ho rifiutate tutte.

Sono una donna di 35 anni che non vuole perdere la sua libertà domestica, e avere un inquilino maschio per casa mi limiterebbe su tante cose.

Giovedì mattina mi chiama mia cugina Marika chiedendomi se potessi ospitare suo nipote a casa mia per qualche giorno finché non trovasse sistemazione a Bologna.

Io sono scettica sulla cosa ma considerata l’insistenza di Marika, per sfinimento, le dico di sì.

Sabato mattina si presenta alla mia porta Riccardo, un diciannovenne timido e di bella presenza, alto circa 185 cm e dal corpo asciutto e con qualche tatuaggio che spunta dalla camicia.

Scambiamo giusto due chiacchiere, il tempo di mostrargli la sua camera, indicargli in bagno e la cucina e scappo via in palestra per il mio consueto turno di crossfit.

Rientrata a casa per le 13.30 come ogni weekend non trovo nessuno, le ragazze sono solite trascorrere i weekend a casa, mangio un boccone veloce e mi vado a riposare un’oretta in attesa che siano le 16 per fare la video chiamata con mio marito.

Terminata la telefonata mi metto sul divano per continuare la serie su Netflix che ho iniziato lunedì.

Non mi sono resa conto di essermi appisolata e alle 18.30 quando mi sveglio mi reco in bagno per farmi una doccia e prepararmi per la serata con le amiche: stasera serata sushi e poi in qualche pub a bere qualcosa.

Vado in lavanderia a prendere l’accappatoio e mi reco in bagno; apro la porta e… Sorpresa! Mi ritrovo Riccardo dentro la doccia che si stava rinfrescando. In quei pochi secondi in cui non si è accorto della mia presenza ho potuto apprezzare la sua bellezza fisica, muscoloso ed asciutto oltre all’enorme attrezzo che mantiene fra le gambe.

Wow! ho pensato, se a riposo è così grosso immagino come sarà nella sua massima erezione.

Pamm! Tempo scaduto, lui si è accorto di me e immediatamente si copre i genitali e si gira di schiena. «Scusami non sapevo fosse il tuo bagno» esclama lui; “Non preoccuparti non è successo nulla” rispondo io, “Fai con comodo io vado nell’altro bagno”

Devo essere sincera, la visione del suo membro ha acceso le mie fantasie erotiche, anche perché sono già due mesi di castità da quando è partito mio marito.

Non nascondo che in doccia la mia mano si è fatta intraprendente e si è impossessata della mia micetta accarezzandola sapientemente fino a farla vibrare dal piacere.

Soddisfatta e rinfrescata esco dal bagno per andare in camera a vestirmi e sistemarmi per la sera.

Ho scelto un vestitino nero con doppia scollatura seno-schiena abbinato ad un perizoma in pizzo nero trasparente abbastanza da mettere in bella vista la mia micetta.

Saluto Riccardo ed esco per raggiungere le amiche.

La serata scorre via in maniera allegra e divertente; il sushi era ottimo e il dopo cena, fra i locali in compagnia di ottimi drink, mi ha reso frivola e disinibita come poche volte.

Alle 3 faccio ritorno a casa, dimenticandomi di non essere sola come per i precedenti weekend.

Entro in bagno mi denudo e entro in doccia per rinfrescarmi e stemperare l’ebrezza data dall’alcool bevuto in precedenza.

Mi avvolgo in un telo rosso per asciugarmi e mi dirigo in cucina per bere un bicchiere di latte.

Apro il frigo per prendere il latte e accendo la macchina per il caffè: ho voglia di un cappuccino e di un croissant alla crema di pistacchio che adoro tanto.

Prendo la tazza riscaldo il latte nel microonde e nel prendere la cialda in alto nella dispensa mi scivola da dosso il telo lasciandomi completamente nuda.

Non presto attenzione alla cosa: “Tanto sono da sola a casa” pensavo, e mi accingo a preparare il tutto dando la schiena alla porta d’accesso alla cucina.

Terminate le operazioni di preparazione della merenda notturna, mi giro con la tazza fra le mani per mettermi al tavolo e mi ritrovo, fermo immobile in boxer e magliettina, Riccardo appoggiato alla porta.

«Ho sentito dei rumori provenire dalla cucina e mi sono premurato a controllare se tutto fosse ok» esclama lui.

Io presa di soprassalto lascio cadere la tazza per terra rimanendo pietrificata dalla paura e dallo stupore di aver materializzato che a casa non fossi da sola.

Lo guardo fisso negli occhi, ancora pervasa dalla paura e stupore, e leggo nel suo sguardo un senso di piacere e meraviglia nel trovarsi davanti una donna di 35 anni, bella e dalle curve statuarie tutta nuda solo per lui.

Realizzo che sono nuda e nel tentativo di rimediare al disagio che faccio? Aumento il grado di erotismo nella stanza girandomi di schiena e piegandomi a novanta gradi per recuperare da terra il telo scivolatomi da dosso in precedenza.

Dopo che mi sono piegata ho riflettuto sul fatto che ho offerto uno spettacolo pazzesco a quel giovane coinquilino che di punto in bianco trova una donna nuda in cucina che gli offre la visione del suo culo e micetta a pochi metri da lui.

Raccolgo il telo mi alzo avvolgendomi in esso e mi giro verso di lui per scusarmi, non posso fare a meno di notare il rigonfiamento nei suoi boxer che quasi gli si strappavano da dosso.

Lui era palesemente a disagio, non credo abbia mai visto una donna in questa situazione tutta per lui; io invece sono stata posseduta da una passione irrefrenabile e incontrollabile.

Mi avvicino a lui e gli afferro il pacco che sporgeva dai boxer. Lo sento ansimare e tremare dall’emozione. Lo guardo fisso negli occhi e gli sussurro: “Stai tranquillo, rilassati che a te penso io stanotte”.

Gli sfilo giù le mutande mi inginocchio davanti a lui e inizio a massaggiargli la mazza con abile maestria.

Sento ingrossare e pulsare il suo grosso membro fra le mie mani e non perdo tempo a portarlo in bocca per iniziare un magistrale bocchino.

Gioco di lingua e di labbra per dargli piacere e da lì a poco sento le mia bocca inondata del suo seme: è caldo, violento e abbondante che non riesco a mandarlo tutto giù in gola.

Lo vedo in estasi dal piacere con la schiena poggiata sulla porta e le gambe leggermente piegate per consentire al suo bacino di spostarsi in avanti per avvicinare il suo membro il più possibile verso la mia bocca.

Lo ripulisco per bene mi rimetto in piedi e vedo che la sua erezione continua a mantenersi stabile.

Allora lo afferro e lo avvicino a me piantandogli un bacio in bocca trasferendogli il sapore del suo membro.

Mi avvicino al tavolo mi distendo su di esso e apro le gambe per accoglierlo dentro di me.

Lui temporeggia un po’ per vergogna un po’ per inesperienza. Io lo afferro per la maglietta e lo avvicino a me prendendogli la mazza con la mano sinistra indirizzandola nell’apertura della mia vagina.

Lui mi guarda smarrito, io lo afferro per i fianchi e lo tiro forte dentro di me.

Wow! È veramente grosso e mi riempie tutta.

Gli afferro la gola con la mano destra e con la mano sinistra sui suoi glutei lo incito ed aiuto a sbattermi forte come una zoccola.

Lui non perde tempo a prendere il ritmo e travolto da una ondata di passione inizia a sbattermi con determinazione e violenza tale da farmi godere come una porca.

Ho la figa piena dal suo cazzo il quale non smette di stantuffarmi con vigore: vengo come mai in vita mia provando una piacevole sensazione di pienezza.

Gli dico che voglio di più e defilandomi abilmente dalla sua presa mi giro su me stessa mettendomi a novanta gradi sul tavolo.

“Inculami porco! Fammi sentire troia!”

Lui mi bagna il buchetto con due dita e appoggia l’enorme cappella nel mio buchetto.

Ci gioca un po’ e con un colpo deciso entra dentro la cappella.

Urlo dal dolore, è veramente grosso e gli chiedo di fermarsi.

Lui incurante con una mano mi afferra il fianco e con l’altra mi afferra i capelli, e tirandomi a se fa entrare tutto il suo membro dentro il mio culo.

Urlo e mi dimeno dal dolore ma non riesco a liberarmi dalla sua presa.

Lui mi stringe ancora di più a sé e inizia a scoparmi di brutto massacrandomi il culo in maniera travolgente.

Inizio a provare piacere e man mano lui mi scopa io lo incito sempre più a farmi male.

Mi scopa il culo per più di 15 minuti terminando con una copiosa sborrata dentro di me.

Sfila la sua mazza lasciandomi inerme e dolorante sul tavolo; si asciuga la mazza sul telo pigiato sulla sedia e si allontana andando in bagno a sciacquarsi.

Io scendo dal tavolo e a stento mi seggo sullo sgabello.

Dopo pochi minuti arriva lui soddisfatto e più sicuro nell’atteggiamento; sei stata abbastanza accogliente con me, mi sento in dovere di ricambiare la cortesia preparandoti la merenda notturna che a causa mia ti è caduta a terra.

Sono trascorsi 4 mesi dal suo arrivo e ancora oggi trova dimora a casa mia.

Ho cambiato idea sull’ospitare inquilini maschi, d’altronde che c’è di male??

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Un periodo molto difficile

Posted by admin under Incontri Erotici on mercoledì Nov 30, 2022

Dal giorno dell’assunzione sono passati ormai un paio di mesi, durante i quali io ed Eva abbiamo imparato a conoscerci e ad apprezzarci a vicenda. Le cose per lei vanno bene, almeno sul fronte lavorativo; non tanto, invece, su quello matrimoniale. Proprio come lei, il marito ha preso una ragazza alla mia stessa agenzia. Il suo nome è Megan e ci troviamo subito in sintonia; questo crea un certo attrito con Eva che è gelosa del mio rapporto con lei. Le cose sembrano davvero andare verso una fine del nostro rapporto.

Sfortunatamente tutto si risolve nel peggiore dei modi, quando il marito resta ucciso in un tragico incidente d’auto.

È il periodo più difficile per Eva che cade in una spirale autodistruttiva. Sono sempre di più le sere che torna a casa a notte fonda e completamente ubriaca. Ogni sera con un uomo diverso; sempre con opportunisti che vogliono solo sfruttare la sua sofferenza per farsi una scopata.

Questo suo comportamento la sta mettendo in grave difficoltà anche a lavoro: sono sempre più le volte che marina le riunioni o si presenta ubriaca in ufficio.

Iniziamo un periodo in cui litighiamo di continuo; io cerco di frenare la sua caduta, lei che insiste sempre di più ad allontanare tutti quelli che tengono a lei.

Decido di agire un sera, quando lei rientra ubriaca con l’ennesimo rifiuto umano.

         «E questo chi è?».

         «Oh, non fare caso a lui. È solo il mio prostituto. Non ci disturberà!».

         «Una puttana come te, ha un puttano. Che ironia la vita.».

         «Ehi!» provo ad intervenire, ma Eva mi stoppa.

         «Stai al tuo posto!».

         «Sì! Stai al tuo posto, troione! Vieni qui Eva. Hai mai provato a scopare dopo una bella striscia bianca?».

         «No, mai. Ce l’hai?».

L’uomo tira fuori una boccetta con la polverina. Eva sta per scendere ancora di un altro gradino verso il baratro, ma non posso stare a guardare. Mi sono affezionato a lei.

Prendo l’uomo e di forza lo butto fuori di casa. Lui prova a ribellarsi, ma è più piccolo e più debole di me. Eva invece impreca contro di me. Sento volare le peggiori cattiverie nei miei confronti, proprio dalla donna che sto cercando di salvare da se stessa.

         «Io e te abbiamo chiuso! Vattene da casa mia! *****».

 Me ne vado accompagnato da un rosario di bestemmie e parolacce.

Sono le 3 del mattino quando il mio telefono squilla. È il suo numero.

         «Pronto, Eva.».

         «Sono il barista del ***** la signora non è in grado di tornare da sola. Mi ha detto di chiamare questo contatto per venirla a prendere.».

         «Arrivo.».

La trovo seduta sul marciapiede, fuori dal locale ormai chiuso. L’abito sporco e il volto bianco. Sembra un vero e proprio straccio. La carico in macchina e la porto a casa. La assisto in bagno fino a che non riprende un po’ di colorito.

Le metto la vestaglia e la porto a letto.

         «Resta con me, per favore.».

Me lo sussurra; come se dirlo ad alta voce fosse impossibile per lei.

         «Non ti lascio!».

Resto con lei. Da di stomaco altre due volte, poi finalmente si addormenta su un fianco. Io veglio su di lei, fino a che anche io non cedo alla stanchezza.

Il mattino successivo si sveglia verso le 11. Io, che ero sveglio da molto prima, ho avvisato l’ufficio che è malata. Ha la giornata libera.

         «Grazie.»

         «Tieni. Bevi!».

Si mette seduta sul letto e beve un the caldo.

         «Non eri tenuto a venire. Non dopo quello che ti ho detto ieri.».

         «Non sei in te in questo periodo. Lo capisco. Ma ti sta distruggendo e non voglio assistere. Quindi ora puoi scegliere: o ti rimetti in sesto o io me ne vado per davvero.».

         «Non mi lasciare ti prego. Non posso sopportare di perdere anche te. Non è facile. Io… io non sento più nulla. Cerco di provare qualcosa, ma quando ci riesco è terribile e bevo per anestetizzarmi. Come posso uscirne?».

         «Smetti di bere. Il dolore devi affrontarlo e io sono qui per aiutarti. Per il resto… proverò io a farti tornare a provare emozioni. Terapia d’urto. Pomeriggio tornerò e voglio trovarti sobria, oppure non sentirai ciò che voglio farti provare.».

Me lo promette; eppure, quando qualche ora dopo torno a casa, la trovo in piedi in cucina con in mano una boccettina di polvere bianca.

         «L’hai presa?».

         «Non ancora. Ma può aiutare. Questa amplifica tutto.».

La sta per aprire, ma gliela strappo di mano.

         «Ridammela!».

Mi rifiuto e lei inizia a saltarmi addosso, nel tentativo di prenderla. La sbatto nel lavandino e apro l’acqua.

È furiosa. Inizia a inveire contro di me e alla fine. Mi tira uno schiaffo molto forte, colpendomi in pieno viso.

Mi guarda piena d’ira.

Prova a colpirmi di nuovo, le afferro il polso e poi anche l’altro. La spingo contro la parete.

         «Dovevi solo fidarti di me! Ora ti farò provare ancora qualcosa. E lo farò scopandoti con forza.».

Le lascio le mani e prova a colpirmi ancora. La lascio fare e le afferro il collo senza però stringere.

Le nostre facce sono vicinissime. Mi urla contro e io le tappo al bocca baciandola. Ancora, e ancora.

         «Cazzo, proprio non posso resisterti!».

La faccio abbassare premendo la mia mano sulla sue testa. Apre la zip e tira fuori il mio cazzo. La afferro per i capelli lunghi e neri e le infilo il mio membro duro in bocca. Vedo la mia asta che sparisce dentro la sua gola sotto i colpi forti e violenti della mia monta. Le sto letteralmente scopando la faccia. Ogni tanto lo tolgo e la lascio respirare. Sorride. E lo rimetto. Ancora.

La alzo. Rimane solo in canotta. La spingo contro il muro. La sua faccio e la sua quarta abbondante sono premute sulla parete. Inarca il fondoschiena. Mi invita.

         «Ancora forte come prima, per favore!».

Non me lo faccio ripetere. Inizio subito a penetrarla da dietro. La penetro violentemente, tirandola per i capelli. Il suo respiro è affannato. Inizia gemere e ad incitarmi di andare avanti.

La tiro per i capelli e la porto in camera da letto. Le strappo la canotta e la sdraio sul bordo del letto. Metto il mio cazzo nel solco tra le sue tette e, sempre afferrandola per i capelli, mi faccio fare una spagnola spettacolare. A ritmi regolari sputo sul suo seno, lubrificando il mio cazzo nel suo solco. Salgo a cavalcioni su di lei, la prendo per il collo e inizio a scoparle le tette, mentre con l’altra mano le masturbo il clitoride. Geme e gode. Cambiamo spesso posizione e la scopo baciandola. Lei tira fuori la lingua e io la succhio, mentre con il mio membro continuo a penetrarla violentemente.

         «A gattoni per terra. Davanti allo specchio!».

Sull’armadio della stanza c’è uno specchio verticale, per i vestiti. È a pecora per terra, davanti ad esso. Il riflesso, che lei fissa, mi mostra sopra di lei mentre con forza la monto da dietro. La sua faccia è rossa, sudata. La sua bocca aperta e lascia partire un gemito ad ogni mio affondo.

         «Oggi berrai il mio seme!».

         «Siiii, fammelo assaggiare. Ti prego!».

         «Viso contro lo specchio!».

Obbedisce. Schizzo il mio seme sullo specchio pulito. Rivoli di crema bianca e densa colano sul vetro.

         «Puliscilo!».

Sorride e, senza indugiare, lecca via il mio sperma dallo specchio. Non ne lascia nemmeno una goccia.

         «Buono!».

La tiro su e la porto a letto. Mi siedo accanto a lei e l’abbraccio.

         «Hai provato qualcosa?».

Annuisce.

         «Piacere. E un turbinio di emozioni che non sentivo da tempo. Ero eccitata, ma anche arrabbiata per come mi trattavi. Frustrata per godere così tanto dall’essere presa con la forza. Amata, perché tutto ciò che facevi era solo per il mio bene.».

Mi bacia con passione.

         «Mi fiderò sempre di te! Scusa se non l’ho fatto prima!».

Ricambio il bacio e lascio che il suo seno e la sua testa si poggino sul mio busto. Chiude gli occhi e si rilassa.

Finalmente ha un’aria serena. Dorme e sorride. Cosa che non faceva da tempo, troppo tempo.

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Carlo

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Nov 28, 2022

Ho conosciuto Carlo in qualche sito per incontri di cui nemmeno ricordo, sono passati così tanti anni…
In questi 10 anni tra famiglia, lavoro, trasferimenti vari, non ci siamo mai visti.
Ma ci ha sempre tenuti legati qualcosa di speciale.
Ci vogliamo anche molto bene, oltre a condividere le stesse perversioni riguardo il culo.
Si, perché entrambi amiamo le dilatazioni anali.
Per lui mi sono infilata nel culo qualsiasi cosa; una volta eravamo in videochiamata, con il mio ex compagno (che nell’ultimo periodo ero arrivata quasi ad odiare) nell’altra stanza, e giocavo con dei peperoni mettendomeli tutti dentro, mentre lui mi guardava segandosi.
Una volta finito, li avevo cucinati per cena al mio convivente…😂
Dopo anni e anni di messaggi, di porcate, di foto spinte, di orgasmi condivisi virtualmente, finalmente arriva il momento in cui riusciamo ad incontrarci, dopo che ho mollato il coglione che mi aveva fatto perdere gli ultimi 3 anni di vita.
Carlo è un ragazzo molto benestante originario di una cittadina friulana come me, ma lavora per una grossa azienda estera che ha sede a Milano.
Con la scusa del compleanno della mamma, torna a Udine per un paio di giorni.
Decidiamo in quell’occasione di incontrarci.
Nel viaggio da Milano a Udine, mi manda la foto dalla sua mano che afferra il volante della sua Maserati. Sa quanto io ami le mani grandi e forti e conosce la mia passione per i motori.
Conservo ancora quella foto dopo anni, e ogni volta che la rivedo provo lo stesso brivido.
Carlo pranza con la sua famiglia, poi parte per venire da me.
La mamma gli fa i complimenti per tutta l’acqua che si è caricato in auto, fa molto caldo, è importante idratarsi… Non sa che suo figlio sta andando a pisciare in faccia ad una donna.
Mi dà delle indicazioni molto precise su come vuole che si svolga il nostro primo incontro.
Sono un po’ titubante e perplessa ma eccitata al tempo stesso.
Mi dice che vuole lo aspetti in ginocchio davanti alla porta, bendata.
E che dopo che mi avrebbe suonato il campanello, mi avrebbe lasciato 3 minuti esatti per posizionarmi davanti all’entrata.
Svuoto il culo.
Mi faccio una lunga doccia, mi depilo, mi profumo ovunque e indosso il mio miglior completo sexy.
Prendo un foulard di seta che userò come benda.
Sono terribilmente impaurita, agitata, eccitata.
Tremo e sudo freddo, non vedo l’ora arrivi.
“Ho appena parcheggiato qui sotto”.
Brividi.
Apro il portone giù, mi metto in ginocchio davanti alla porta e mi avvolgo la benda intorno agli occhi, legandola dietro la testa.
I 3 minuti mi sembrano interminabili, mi sento morire dall’eccitazione.
Finalmente sento i suoi passi.
Lentamente chiude la porta, si svuota le tasche ed appoggia le chiavi sul mobile in entrata.
Ho un lungo brivido, sto impazzendo.
Sentire i rumori e non capire esattamente ciò che sta accadendo, è devastante.
Senza dire una parola, mi prende per i capelli e mi trascina verso il divano, a 4 zampe.
Si ferma ad ammirarmi, non lo vedo ma sento i suoi occhi su di me.
Mi mette a 90 con la pancia appoggiata sul bordo del divano, mi tira un sonoro sculaccione e poi si muove nella stanza, non riesco a percepire dove sia e cosa stia facendo.
Sento il rumore di un tappo, immagino sia un tubetto di gel.
Un odore di menta pervade la stanza, è il lubrificante.
Me lo spalma abbondantemente sul buco del culo ed inizia ad aprirlo con la mano.
Un dito, poi due, tre…fino all’ultimo.
La sua mano enorme è tutta nel mio culo.
Stento a crederci.
Godo, ansimo, schizzo.
A quel punto sento l’inconfondibile rumore della cinghia di una cintura che si apre e si sfila.
In due secondi mi arriva una vergata sul culo.
Urlo, mi zittisce.
Con la cintura mi lega i polsi dietro la schiena.
Poi mi punta il cazzo e lo infila tutto dentro.
Non è enorme, ma mi regala comunque un gran piacere.
Inizia a scoparmi energicamente, ma dopo qualche colpo si ferma…credo stia per venire e voglia rallentare.
Mi gira, me lo sbatte in bocca.
Mentre lo succhio, mi sfila la benda e mi alza la testa verso di lui.
Finalmente ci guardiamo in faccia.
“Ma ciao, puttana. Ci hai messo 10 anni eh…finalmente il tuo culo è mio”.
Carlo è davvero bello.
Capello lungo biondo, occhi chiari, fisico tonico e addominale scolpito, alto 1.90.
Non è esattamente il mio tipo, ma non posso negare sia molto bello.
Ed è assurdo quello che mi sta facendo provare.
Ho avuto il suo cazzo in culo ancora prima di guardarlo negli occhi.
Follia.
Ma ancora oggi mi eccito se ripenso alla sensazione che ho provato quando ho sentito che appoggiava le chiavi appena entrato in casa.
Dopo avermelo messo in bocca con violenza, avermi fatto quasi vomitare (per fortuna ero digiuna) mi chiede se ho sete.
Si, voglio bere il suo piscio.
Mi fa stendere a terra e mi fa tirare fuori la lingua.
Bevo tutto senza esitazione.
Mi bagna i capelli, la faccia, le tette.
A quel punto, ormai stravolta dalle emozioni e dagli orgasmi, mi alzo e con malizia gli sussurro “ora però tocca a te”.
Dalla sua borsa dei giochi prendo un grosso plug anale.
Infilo la faccia tra le sue natiche e gli lecco palle e culo a lungo, poi gli infilo un paio di dita per prepararlo.
Gli piace.
A quel punto cospargo il plug di gel e glielo infilo tutto nel culo.
Inizio a muoverlo avanti e indietro, non ci mette molto….
Schizza copiosamente, un litro di sborra densa e candida cade sul pavimento.
Mi afferra per i capelli e mi ci sbatte la faccia sopra.
Lecco tutto, come una brava cagnetta in calore.
Torna dietro di me e finisce di pisciarmi sulla schiena.
Sfiniti, sudati, cosparsi ovunque dei nostri fluidi, ci stendiamo sul pavimento fresco guardando il soffitto.
Riesco ad esclamare solo: “Cazzo….”.
E lui bisbiglia “Questi 10 anni di attesa sono stati completamente ripagati, grazie”.

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Non sarai vergine?!

Posted by admin under Incontri Erotici on mercoledì Nov 23, 2022

Forse ha bevuto qualche bicchiere di troppo, e non ha pensato a quello che stava per dire, ma a un certo punto mi fa:

– Tu mi stai dicendo… che non mangi la  carne? E non hai… non hai nemmeno mai assaggiato una … vagina! Ma cosa sei, un prete? – blatera tenendo con due dita il bicchiere vuoto.

– E stai aspettando di fare sesso solo dopo il matrimonio… Davvero esistono ancora uomini del genere?! – ubriaca mi sbeffeggia a questo modo ridacchiando, senza riuscire a fare un discorso concreto.

– Taci donna! – Dice il mio cervello senza aprir bocca, e sento già il sangue ribollire nelle vene.

Poi mi guarda fisso in faccia, ma è come se guardasse qualcosa di lontano, dietro di me. Come se io fossi trasparente. Solleva una mano, la poggia sul tavolo vicino alla mia. Intreccia le sue dita con le mie: 

– Sei ancora vergine…? – mi chiede lasciva.

– Io… io ho fatto… le mie esperienze… – le dico imbarazzato senza guardarla.

– Sì, e con chi? Con questa mano? –  mi dice guardando sul tavolo le nostre mani congiunte.

Poi si alza ridacchiando in preda ai fumi  dell’alcool e mi trascina tenendomi per mano sulla spiaggia. 

Tengo i sandali con due dita con le mani sulla schiena. Lei sta correndo più avanti tutta allegra. Si è liberata delle scarpe non appena siamo arrivati alla spiaggia, lanciandole via chissà dove. Ci  toccherà perder tempo, dopo, per cercarle. 

Corre, barcolla, ride. Fa una giravolta. Mi chiama, non so nemmeno se ha già imparato il mio nome.

– Vieni! – mi dice –  l’acqua è bellissima! – zampettando  sulla riva.

– Bagnerai tutto il tuo bel vestito, se non fai attenzione.- la rimprovero.

– Andiamo a fare il bagno, su! – mi risponde in preda all’euforia. Ed entra nel mare ancora tutta vestita.

 – Ma che fai? Sei vestita! – Le dico.

– Vieni anche tu, si sta da Dio! – 

– Non nominare  il nome di Dio invano, e riprenditi….per la miseria! – Questi comportamenti fuori dall’ordinario mi fanno imbestialire. 

Fa qualche passo con l’acqua che le arriva alla vita e poi crolla giù a fondo. Vedo la scena dalla riva illuminata dalla luna. Dal villaggio proviene una leggera lontana melodia e dopo aver poggiato con cura i miei sandali sulla sabbia, entro in acqua per recuperarla.

– Vedi tu cosa mi tocca fare per questa stupida ragazza! –  Penso ad alta voce mentre la sollevo. È più pesante del dovuto, si lascia andare mollemente, posseduta da chissà quale demone dell’alcool. 

– Tu non lo reggi proprio l’alcool, eh? –  .  Le dico lasciandola cadere lentamente sulla riva. Mi tira giù e ora sono sopra di lei. Mi prende la faccia fra le mani e fa per baciarmi. 

– Vieni qui da mammina, ti farò sentire quanto è calda la mia fica…- E chiude gli occhi.

– Devi essere impazzita! –  urlando mi alzo di scatto – Devi tenere a mente che ogni relazione al di fuori del matrimonio è vista di malocchio dalla chiesa cattolica! E tu stai trasgredendo questa regola. –

– Lascia stare la chiesa cattolica e vieni a riempire la mia vagina… l’ho sentito, sai, prima il tuo pene gonfio sotto i pantaloni, mentre mi portavi in salvo. E… e mi hai toccato le tette, con la scusa di sollevarmi, pensando fossi svenuta. Sono ubriaca! Non sono svenuta! –

Imbarazzato non so che dire, poi rassegnato e mi siedo vicino a lei.

Note finali:

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