Lungo il fiume

Posted by admin under Incontri Erotici on mercoledì Gen 25, 2023

Domenica mattina, camminata veloce sulla pista ciclabile lungo il fiume. Questa roba della camminata veloce non mi piace neppure un po’, perché poi fare tutta questa fatica la domenica mattina, la domenica mattina è fatta per poltrire nel letto. L’unica cosa bella è ogni volta che passa una bici dobbiamo metterci in fila indiana e io mi incanto a guardare le te chiappe belle tonde muoversi nei leggins sportivi che fortunatamente la giacchetta che indossi non copre, altrimenti neanche questo spettacolo. A dire la verità anche il paesaggio attorno non è male, la pista non è altro che una stradina di ghiaia che si snoda tra canneti, prati, frutteti e le anse del fiume. Ogni tanto ai lati della pista partono dei sentierini che spariscono nella vegetazione. Nel frattempo il cielo si è aperto e il sole ha iniziato a scaldare, hai aperto la cerniera della giacchetta, rivelando una maglietta sportiva con il collo a V e le tue maestose tette che sembra vogliano scappare fuori, hai messo il reggiseno sportivo, quella mezza armatura che ti strizza le tette e le blocca. Amore e odio verso il reggiseno sportivo, ti fa due tette sode e dure che viene voglia di affondarci il naso, ma poi ti rendi conto che è troppo duro e poco accogliente, per non parlare poi di quanto è brutto, però vederti metterlo e toglierlo, vederti sistemare il seno con le mani dentro quell’armatura… o quando lo togli che sembra vogliano esplodere… Sono così perso in queste considerazioni che mi devi scuotere per farmi tornare in me e farmi capire che ti scappa la pipì. Individui un sentierino che si perde in un canneto e mi lasci a fare il palo mentre ti inoltri. Peccato sarei voluto venire con te.
“Vieni a vedere!?”
“Certo con piacere!”
Solo che quando arrivo tu hai già fatto, mi conduci lungo uno stradellino strettissimo tra le canne, più un’apertura che un sentiero, fino a che il canneto non finisce all’improvviso. Ci ritroviamo su una spiaggetta di ghiaia lungo un’ansa del fiume, non c’è niente e nessuno attorno a noi, dietro il muro del canneto, davanti il fiume e sull’altra sponda un bosco fitto e incolto, non si sente neanche un rumore che non sia del fiume o della natura. Il sole scalda la ghiaia bianca e la luce è quasi accecante. Ti sfili la giacchetta e la butti a terra, poi togli scarpe e calze e fai due passi nel fiume. Rido nel vedere le tue smorfie per l’acqua fredda e per la paura di cadere, poi faccio come te e metto i piedi nell’acqua gelida. Passato il primo attimo di shock termico poi è piacevole stare con i piedi accaldati nell’acqua fresca, con i sassi che li massaggiano la pianta, mi inoltro un po’ nel fiume, tanto ho i calzoni corti e l’acqua non è mai troppo alta qua. Mi guardo attorno e in effetti siamo in un punto molto nascosto e riparato, è quasi impossibile vederci qua. Ti guardo e mi vengono subito i peggio pensieri. Sei uscita dall’acqua e stai facendo stretching, sei in piedi, di schiena, allunghi le braccia sopra la testa come a prendere qualcosa, la maglietta ti sale e scopre una porzione di schiena, incroci le gambe e scendi lentamente con il busto fino a toccarti le punte dei piedi. Ho 20 secondi! Corro verso di te schizzando acqua ovunque, rischio anche di scivolare, ma il premio è agguantare con tutte e due le mani le tue chiappe tonde. Ridi forte mentre lentamente risali mentre le mie mani percorrono il tuo corpo. Faccio per stringerti a me ma mi sorridi poi inverti i piedi, alzi le braccia e torni giù. Ho le mani sui tuoi fianchi e la mia erezione spinge tra le tue chiappe. Conti fino a venti mentre io ti faccio scivolare la maglietta oltre la testa, poi ti sollevi lentamente facendola cadere a terra. Ti abbraccio, una mano si impossessa del tuo seno l’altra contro il basso ventre a stringerti con forza. Ti bacio il collo e le spalle mentre ti muovi contro di me, il mio uccello è esattamente nel solco delle tue chiappe che spingono e si stringono attorno a lui.

Questo maledetto reggiseno, vorrei infilare questa mano sotto per sentire la tue pelle morbida ma non riesco, troppo stretto! Mi scappi e fai due passi avanti prima di voltarti verso di me.
Resti ferma qualche secondo guardandoti attorno, guardando me.
Controlli dove siamo, controlli me, mi squadri per bene, mi guardi negli occhi per leggerne la voglia e le intenzioni, mi guardi il pacco evidente per capire la mi eccitazione.
Poi prendi l’orlo del reggiseno e non senza fatica te lo sfili dalla testa, è come se il tuo seno esplodesse fuori bianco morbido delicato da quella prigione nera e dura.
Mi sfilo la maglietta e ti vengo incontro.
I nostri petti di toccano, le nostre bocche si sfiorano, le nostre mani si aggrappano alla schiena.
Ci fermiamo un attimo guardandoci negli occhi poi non so come ma pochi secondi dopo siamo nudi per terra con te che mi stai cavalcando senza pietà.
Il cielo blu sopra di te, le tue tette che ballano, il cinguettio degli uccellini, il tuo sorriso, il rumore del fiume dietro di te, i tuoi occhi spalancati nei miei, è tutto perfetto.
Poi improvvisamente ti blocchi e fissi lo sguardo nel canneto.
Ti abbassi lentamente su di me facendomi segno di non fiatare, mentre si sentono dei passi.
Agguanti la tua giacchetta e cerchi di coprirti, ma riesci giusto a nascondere il culo.
I passi sono sempre più vicini poi si fermano di botto.
“C’è qualcuno!?” bisbiglio.
“Sembra di sì…”
“Riesci a vederlo?”
“Non bene, sembra un ragazzo”
“Ci ha visto?”
“Non lo so, ma è rimasto immobile”
“Che si fa?!”
“Io non mi muovo, altrimenti ci vede di sicuro!”
“Ti dispiacerebbe così tanto?”
Sono eccitato, inizio ad accarezzarti lentamente le chiappe sotto la giacca, mi guardi malissimo.
“Smettila!”
“Prova ad immaginare cosa possa vedere lui, potrebbe vedere la tua schiena nuda e forse il tuo seno schiacciato sul mio petto che cerca di scappare di lato, il culo no è coperto dalla giacca, credo”
Ti affretti a coprirti meglio.
“Che fa?”
“Non lo so non capisco, è immobile… credo”
Ti stringo con forza le chiappe contro di me, spingendomi dentro di te più che posso.
Hai un sussulto “Dai, smettila subito!”
Ma non sei convincente, inizio a muovermi sotto di te, mentre tu cerchi di tenermi fermo, mi stringi con forza, cerchi di resistere poi distogli lo sguardo da lui e mi baci con forza
“Sei uno stronzo!”
Mentre inizi a muoverti pure tu lentamente e stando sempre attenta a non far cadere la giacchetta.
Ma il piacere sale e aumenti il ritmo sempre di più, la giacca scivola a terra.
“Ora sei completamente esposta al suo sguardo, immagina la sua mano sul suo uccello mentre è ipnotizzato dai movimenti del tuo culo”
“Cazzo!”
Aumenti il ritmo mentre sento il nell’orecchio la tua voce che inizia a spezzarsi
“Così non riesco a venire!”
“Lo so!”
Ti fermi un attimo e mi baci dolcemente guardandomi negli occhi, poi punti il tuo sguardo su di lui e lentamente ti tiri su, ti impettisci per mettere in mostra il tuo fantastico seno, poi sempre guardando nella sua direzione rincominci a muoverti su di me.
Ora posso vederlo pure io, è nascosto tra le canne, non è venuto troppo vicino, ma dal movimento si vede benissimo che si sta segando alla grande.
“Si sta segando guardando te! Le tue fantastiche tette!”
Aumenti il ritmo, perdi la posa da “guarda che tettone” e ti lasci andare finalmente in un lungo orgasmo.
Sei bellissima, tremi tutta, mentre affondi le unghie nel mio petto, gli occhi chiusi la bocca aperta in un lungo rantolo.
Poi lentamente torni in te, riapri gli occhi e diventi tutta rossa, poi veloce riprendi la giacchetta, ti accasci su di me e ti ricopri le chiappe.
Sentiamo dei movimenti tra le canne e i passi che lentamente si allontanano
“Che figura!”
“Perché?”
“Dai! Farlo così davanti a uno sconosciuto!”
“Quello sconosciuto molto probabilmente non credeva ai suoi occhi e alla sua fortuna”
“Quanto sei scemo!”
Controlli che non ci sia più nessuno e ti alzi.
Sei bellissima, completamente nuda qui in mezzo alla natura.
Mi guardi dall’alto indicando la mia erezione che punta verso il cielo
“Non aspettarti null’altro da me!”
“Dai! Perché?!”
“Perché sei un maiale! Ti stai rinfilando le mutande“
“Ma scusa mica ti ho detto io di tirarti su e mostrarti a lui”
“Si ma è colpa tua che mi hai provocato!”
“Non mi sembra comunque che tu ti sia tirata indietro o che la cosa ti sia dispiaciuta…”
“Ok…ma…è tutta colpa tua!”

Metti su il muso, ma mentre ti stai mettendo i leggins, perdi l’equilibro e cadi al mio fianco facendo ballare le tette e scoppi a ridere. Ti faccio gli occhioni da cane bastonato mentre ti accarezzo un seno. Ma tu prendi il reggiseno e lo rinfili, la procedura non è semplice e necessita di più sistemazioni con le mani dentro le coppe. E’ frustrante e allo stesso tempo erotico da morire. Va beh mi alzo per rivestirmi.
“Ti sei arreso!? Non è da te”.
Mi guardi dal basso con quello sguardo che è a metà tra il deluso e la presa per il culo e con un sorrisino malizioso sulle labbra, tra l’altro da qua la vista delle tue tette è qualcosa di favoloso.
“Mai!”.
Ti spingo su quel sorrisino la mia erezione mentre ti prendo i capelli in mano. Basta poco per farmi esplodere dentro la tua bocca, ne ho tantissimo, cerchi di mandarlo giù tutto anche se non ti piace, ma non riesci, un rivolo ti cola dalle labbra lungo il collo e ti finisce tra le tette. Mi stacco da te e ti guardo, sei incredibilmente erotica, mentre mi guardi ai miei piedi con gli occhioni spalancati verso di me, il viso e il seno sporco di me. Per un attimo sembri sottomessa e disponibile, ma poi ti alzi in piedi e torni quella di sempre, brontolando con me per averti sporcato ti dai una sistemata al viso e al collo, ma per pulirti per bene dovresti rifare tutta la manfrina del reggiseno ma io ti fermo.
“Faccio io dopo a casa sotto la doccia!”
“Ok si mi sembra il minimo!” sorridi maliziosa. Quando siamo di nuovo sulla strada mi stringi forte e mi baci sorridendo. Passano due ragazzi di corsa che ti ammirano le tette.
“Tu l’hai visto in viso?”
“No…”
“Può essere chiunque”
Ti guardi attorno allarmata mentre passa un signore in bicicletta che ti guarda il culo. Diventi tutta rossa. “Dai di corsa fino a casa!” e parti veloce sapendo benissimo che non riuscirò mai a starti dietro, anche se la vista del tuo culo che si muove è un bel incentivo.

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Marika e la nuova occupazione

Posted by admin under Incontri Erotici on venerdì Gen 20, 2023

Marika continuava a lavorare in libreria e faceva di tutto per non trovarsi più da sola con Alberto, anche se a volte non poteva evitarlo.

Alla sera, invece di addormentarsi presto, si dava da fare per cercare una nuova occupazione al pc.

La ricerca del lavoro era frustrante, ma non sapeva che altro fare.

Avrebbe potuto iscriversi alle agenzie interinali, ma lei voleva, per quanto fosse possibile, un lavoro stabile.

Riuscì a fare qualche colloquio di lavoro e visto che i datori di lavoro erano quasi tutti uomini, decise di giocare sporco, ossia di vestirsi provocante per vedere se sarebbe stata presa subito.

Marika sapeva che ciò che faceva era pericoloso, che avrebbe dovuto essere gentile e andare a letto con quegli uomini.

Si diceva che almeno avrebbe soddisfatto le sue voglie, sempre che quegli uomini scopassero come voleva lei.

Il prossimo colloquio l’avrebbe avuto l’indomani alle 19.00 e si presentò vestita come aveva deciso.

L’uomo che le fece il colloquio si chiamava Fulvio e vedeva che non riusciva a non far andare gli occhi giù al suo seno, alle sue gambe, anche se si sforzava di essere professionale e di guardarla sempre negli occhi.

Lei cercava di essere birichina e di fare battute a doppio senso per fargli capire che era disponibile.

Fulvio era il titolare della più grande libreria della città e già il fatto che le facesse un colloquio per Marika era un vero e proprio motivo d’onore.

Era anche un bell’uomo: alto, slanciato, moro, con occhi verdi stupendi e Marika tra sé si diceva che sarebbe stato meraviglioso andare a letto con lui, sempre che ci sapesse fare, sennò avrebbe fatto finta di godere pur di avere quel lavoro.

Fulvio le fece un colloquio approfondito che verteva soprattutto sui libri che aveva letto e sulla sua poca esperienza di lavoro.

Lui le chiese perché volesse già lasciare l’attuale lavoro e lei inventò che era con un contratto a tempo determinato con scadenza quasi imminente.

Lui le credette e allora le disse che una volta scaduto il contratto le avrebbe fatto un contratto di prova per un mese e che se tutto fosse andato come lui credeva, poi le ne avrebbe fatto uno a tempo indeterminato.

Marika non credeva a quello che lui le diceva, era un po’ inebetita, tant’è che Fulvio le dovette ripetere ciò che aveva già detto.

I due si scambiarono i numeri di telefono per tenersi in contatto nei quindici giorni in cui Marika doveva ancora lavorare presso la libreria di Alberto.

Marika uscì dalla libreria di Fulvio come su una nuvoletta, pensando sia al nuovo lavoro, sia a Fulvio. Non sapeva se fosse sposato e non gliene importava, voleva solo andare con tutte le sue forze a letto con quell’uomo.

Il giorno successivo, Marika disse ad Alberto che aveva trovato un nuovo lavoro.

Lui le chiese quale tipo di occupazione e lei gli rispose in una libreria. Lui rise non credendole.

Lei gli fece il nome della libreria di Fulvio e allora con cattiveria le domandò se ci fosse andata a letto.

Marika rispose che erano affari suoi e che Fulvio era molto più bello e di classe rispetto a lui.

Marika avrebbe voluto venire via subito da lì e da Alberto, ma non se lo poteva permettere.

I giorni passarono in fretta con Alberto che faceva di tutto per renderle la vita impossibile perché si licenziasse, ma lei riuscì ad evitarlo.

Pochi giorni prima che iniziasse a lavorare nella sua libreria, Fulvio la contattò e le disse che avrebbe iniziato il lunedì successivo per tutta la giornata.

Lei gli rispose che se lo immaginava e che non vedeva l’ora di iniziare.

Il grande giorno arrivò e alla sera Marika era abbattuta perché era stata rimbrottata per tutto l’orario di lavoro dalla sua diretta superiore che aveva la metà dei suoi anni.

I rimbrotti cessarono quando Fulvio uscì dalla libreria e Marika capì che la sua capa, che si chiamava Manuela era frustrata, perché Fulvio non la vedeva come donna, a differenza di Marika.

Marika non si faceva illusioni su Fulvio. Lei immaginava che lui pensasse che fosse una tipa facile, visto che vestiva molto provocante.

Il giorno dopo fu convocata da Fulvio che le disse di vestirsi in maniera più anonima considerato l’ambiente in cui erano.

Lei si scusò e arrossì e lui candidamente le rispose che lui gradiva moltissimo ciò che vedeva, ma Manuela non la sopportava ed era meglio tenersela buona.

Marika disse che capiva e che aveva molti abiti anonimi e non sexy.

Fulvio le rispose che era proprio un peccato non vederla più come quel giorno, in cui aveva uno squillante abito rosso e le propose di andare a bere un aperitivo.

Marika gli disse che non gli sembrava il caso di accettare perché temeva il giudizio di Manuela e che il giorno dopo gliel’avrebbe fatta pagare.

Fulvio disse che a lei non doveva importare e uscirono dall’ufficio a braccetto, andando in un lussuoso bar di un hotel del centro.

Marika era al settimo cielo. Chiacchierarono del più e del meno: lui le disse che era divorziato da anni, che aveva avuto diverse donne e che poco tempo prima sembrava che si stesse per risposare, ma che era andato tutto a rotoli perché la sua ex si era innamorata della sua migliore amica.

Marika gli parlò solo del suo matrimonio infelice e non di Alberto e di ciò che era successo nella sua vita recentemente.

Il tempo trascorse velocemente, giunsero le 21.00, lui le propose una cena, ma lei rifiutò dicendo che sennò il giorno dopo sarebbe stato uno straccio.

Lui disse che capiva e allora la invitò per il sabato e lei accettò con grandissima gioia.

La lasciò a casa baciandola con molta passione, lasciando Marika tramortita.

In verità, Marika andò in casa si strappò i vestiti di dosso e si masturbò furiosamente pensando ai due giorni che ancora mancavano alla cena.

Il giorno dopo si presentò con un tailleur serio e non sexy, Manuela non la rimbrottò e Fulvio sembrò non guardarla per tutto il giorno.

Lo stesso accadde anche la giornata successiva, per cui Marika pensava che l’avesse invitata a cena solo per pura cortesia.

Il sabato sera, lei si vestì con un abito nero con una profonda scollatura davanti e dietro, con tacchi alti e i capelli acconciati all’insù.

Lui non disse nulla, ma se la mangiava con gli occhi, tant’è che sì andarono al ristorante, ma non mangiarono, se ne andarono subito per andare nella casa di Fulvio.

Lì non parlarono o meglio lui le disse che vestita così lo voleva far morire di crepacuore prima del tempo e che nei due giorni precedenti non le aveva parlato per via di Manuela.

Marika gli chiese se avesse avuto una storia con lei e lui rispose che ci era uscito una volta, che non era successo nulla, ma che lei invece era cotta di lui.

Poi, si baciarono, si strapparono letteralmente i vestiti di dosso. Marika aveva della biancheria intima in pizzo nero, che contrastava con la sua pelle candida.

Lui rimase in boxer, anche se si vedeva la sua erezione. Lei gli mise una mano lì, lui le tolse il reggiseno e le mutandine.

Lui rimase piacevolmente sorpreso che non fosse depilata lì, lui adorava leccare le fiche pelose.

Lei gli rispose che non aveva avuto tempo di farlo e che comunque non se la depilava troppo spesso.

Lui la baciò mentre le sue mani la toccavano dappertutto.

Lei sentiva un languore proprio lì e non vedeva l’ora che lui agisse in quel senso.

Lui non si fece attendere, la fece mettere a gambe larghe e la penetrò di brutto con lei che urlò un po’ per la sorpresa, un po’ perché il suo cazzo era il più grosso con cui avesse avuto a che fare.

Fulvio le chiese se tutto andava bene, lei rispose di sì, che il suo cazzo gli piaceva enormemente.

Lui rispose che lo stesso valeva per lui per la sua fica e che in questi due giorni di attesa si era ammazzato di seghe e gli era sembrato di essere ritornato adolescente.

Lei venne diverse volte, lui non eiaculò perché disse lo voleva fare nella sua stupenda bocca.

Lui si mise a sedere sul letto, lei in ginocchio sul pavimento e lo prese in bocca che era sempre abbastanza duro, lo sentì crescere dentro la bocca, finché lui disse che non ce la faceva più e lei a ingoiare tutto il suo seme fino all’ultima goccia.

Lui disse che voleva farla ancora godere perciò fece sdraiare lei sul letto, leccandogliela con ardore, con lei che venne altre volte portandola direttamente in paradiso.

La notte continuò con altre posizioni, lei sopra, anche se lui non la gradiva molto, per cui si passò subito alla pecorina, che entrambi gradivano.

La notte divenne mattino presto e vide i due amanti dormire profondamente fino al primissimo pomeriggio, quando si svegliarono molto affamati.

In casa non c’era nulla, prenotarono un delivery e poi Marika gli disse che era il caso che andasse a casa sua per fare cose di casa, ma lui non voleva lasciarla andare, finché lei promise che ci sarebbero state altre nottate come quella.

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Una zoccola davvero intelligente

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Gen 16, 2023

Pamela
Così ci siamo ritrovate da sole, in una città senza amicizie e fortunatamente mamma ha trovato subito lavoro come commessa in un negozio di cosmetica ed intimo femminile. Io mi sono iscritta in un liceo vicino casa e lì ho fatto la conoscenza di Luisa, una splendida ragazza che è subito diventata mia amica intima. Infatti dopo i primi giorni di scuola, mi ha invitato a studiare a casa sua in quanto era un po’ carente in matematica, materia che a me è sempre piaciuta molto. Così fra un ripasso e un compito, abbiamo cominciato a farci delle confidenze intime e, quando ha scoperto che non ero più vergine, ne è rimasta piacevolmente sorpresa.

«Veramente ti sei fatta sverginare dal tuo ginecologo? Caspita, come sei fortunata! Inoltre ti invidio, in maniera davvero ammirata, per il fatto che hai succhiato una gran quantità di cazzi!»

Le ho confermato che di cazzi ne avevo succhiati tanti e che mi ero fatta sfondare fica e culo dal mio ginecologo, che aveva fatto un lavoro veramente eccellente, facendomi godere moltissimo. Ormai eccitate, ci siamo sdraiate sul letto: io ero a gambe larghe con lei che si è abbassata fra le mie cosce e, improvvisamente, la sua bocca si è incollata alla mia fica e la sua lingua ha preso a giocare con il mio clitoride, facendomi subito impazzire di piacere. Non sono rimasta passiva, mi son girata verso di lei e anch’io ho infilato la testa fra le sue cosce e le ho ricambiato il piacere. Abbiamo goduto intensamente entrambe, molto a lungo. È stato bello scoprire che anche lei non era vergine e, mentre stavamo ancora assaporando il piacere delle nostre leccate, improvvisamente la porta si è aperta ed è entrato suo fratello Luca. Luisa si è girata verso di lui e, con un sorriso, l’ha invitato ad avvicinarsi a noi. All’inizio ero leggermente in imbarazzo per la situazione strana in cui mi trovavo, ma lui si è seduto sul letto e, avvicinatosi a sua sorella, le ha chiesto chi ero e cosa stavamo facendo. Luisa gli ha sorriso e, dopo averci presentato, le ha detto che ero una vera porcellina, che sapevo leccar bene una passera, ma, soprattutto, mi vantavo di esser brava nel succhiare il cazzo e, sinceramente, questa era una cosa che avrebbe voluto verificare con il suo aiuto. Luca mi ha dato un’occhiata e, senza aggiungere altro, ha aperto la patta dei pantaloni ed ha sfoderato una verga veramente stupenda! Sicuramente era uno dei più bei cazzi che abbia mai visto, sia in lunghezza, superiore ai venti cm, ma anche di notevole spessore. Ho sentito un fremito fra le cosce e sono stata assalita dal forte il desiderio di assaggiare quella splendida mazza, non ancora perfettamente in tiro. Mi sono avvicinata a lui e, dopo averlo impugnato con entrambe le mani, mi son impegnata a regalare a quel giovane il più bel pompino della sua vita. L’ho leccato, succhiato e infilato in gola fino in fondo, suscitando lo stupore di entrambi.

«Caspita! Questa puttanella se l’è infilato tutto in gola! Questa sì che di cazzi ne deve aver presi tanti»

Orgogliosa di questa affermazione, ho continuato a pompare quella verga che sembrava lievitare ad ogni affondo nella mia gola. Sentivo proprio forzare il mio esofago al passaggio di quel grosso membro, che volevo far sborrare con tutta me stessa. Ho anche accarezzato le sue grosse palle, piene e dure, immaginando che fossero colme di nettare prelibato. Luisa mi guardava estasiata, fin quando mi sono impegnata a fondo, facendolo sborrare come un cavallo.

«Accidenti come succhia bene! Mi ha fatto schizzare in un attimo! Mai trovata una cosi brava succhiacazzi!»

Conoscere Luca è stato molto bello. Mi ha subito scopato, godendone tantissimo, mentre io, nel trovarmi in mano quello splendido cazzo, ne ero davvero colpita. Le sue dimensioni e la sua bravura mi hanno fatto godere molto. Nello stesso tempo, io pure ho fatto godere lui, succhiandolo e prendendolo dentro ogni buco, lasciandolo molto soddisfatto. Per circa due mesi, abbiamo fatto sesso intensamente, poi, una sera, dopo aver scopato e goduto tanto, mentre ero distesa su di lui, mi ha fatto i complimenti, ma io non mi sentivo soddisfatta.

«Sei stata fantastica! Mi hai fatto davvero godere. Sei una troia stupenda!»

In quel momento non ho detto nulla, ma poi dopo, da sola, nel mio letto, ho riflettuto e son giunta alle mie conclusioni. Per tre giorni non sono andata a scuola e mi son negata al telefono sia con lui che con Luisa. Il giorno che son tornata in classe, Luisa durante la ricreazione mi ha fatto il terzo grado.
«Che ti è successo? Perché sei sparita?»

L’ho guardata e gli ho detto che era meglio che troncavo con Luca. Lei mi guarda sorpresa e mi chiede il motivo.

«Luca è un bravo ragazzo e pure di famiglia benestante, quindi credo che debba trovarsi una brava ragazza, tranquilla e fedele, di buona famiglia e, possibilmente, ricca. Credo che i tuoi genitori non approverebbero una come me. Diciamolo chiaramente: sono una zoccola! Una che non esita a fottere in ogni occasione, mentre lui dovrebbe trovarsi una che non abbia tante fregole.»

Luisa mi guarda stupita e mi chiede se è davvero questo il motivo per cui non mi son fatta sentire per tre giorni e, quando gliel’ho confermato, lei mi ha rivolto uno sguardo davvero adirato.

«Tu non hai capito nulla di cosa desidera mio fratello. Non sa che farsene di una bacia pile. Lui vuole una zoccola come te. E poi, non hai idea di quella che è la mia famiglia. Quindi smetti di farti pippe mentali.»

Detto questo siamo tornate in classe e non ha aggiunto altro. All’uscita mi sono trovata davanti Luca che, guardandomi in faccia, in maniera molto seria, mi ha invitato a salire in auto con lui. Abbiamo percorso la breve distanza dalla scuola fino a casa mia e, una volta dentro, appena chiusa la porta, lui ha sollevato entrambe le mani e le ha appoggiate alle mie spalle. Il suo sguardo era serio, sereno, ma, nello stesso tempo, duro.

«Non so cosa cazzo ti sia preso in questi tre giorni. Mi hai fatto letteralmente impazzire. Mia sorella dice che ti preoccupa il fatto di esserti resa conto di esser una zoccola: è tutto qui il problema? Se questo è il problema, sappi che non esiste, perché io voglio una femmina come te, bella, disponibile e affamata di cazzo. Si, voglio una zoccola, una puttana che mi soddisfi in tutto e per tutto. Non me ne frega un cazzo, se scopa con altre persone, se si farà rompere il culo da chiunque oppure lo succhia, quando ne ha voglia, al primo che passa. Sono più che felice veder la donna che amo che svetta i piedi al cielo mentre si fa chiavare da qualcuno che l’abbia intrigata: ne sarei veramente fiero. L’unica cosa che mi importa è che mi ami, e che desideri passare la sua vita insieme a me. Nella mia famiglia, esser una donna zoccola è un grande privilegio e ti informo che mia madre è una delle più grandi puttane che abbiano mai calcato questa terra. Adesso, dimmi che non mi ami, dimmi che ti sei trovata un altro che ti scopa meglio di me ed io me ne uscirò da quella porta e non ti darò più alcun fastidio, altrimenti, stringimi forte e non farmi più star male, come lo sono stato in questi tre giorni.»

L’ho abbracciato con tutta la forza e l’ho baciato piangendo, mentre lui mi ha spogliato velocemente e ci siamo messi a scopare sul pavimento, con lui che sembrava impazzito, mentre mi sfondava la fica a colpi di cazzo, gridando che mi amava, che ero la sua puttana, e che era orgoglioso di avere una futura moglie troia. Un mese dopo, mi ha portato a casa sua a conoscere i suoi genitori e sua madre ha ascoltato con attenzione tutte le cose che Carlo mi ha chiesto, mentre Luca era raggiante di felicità e Luisa tesseva le mie lodi, soprattutto sulla mia spiccata capacità di destreggiarmi con i numeri. Quando è giunto il momento di salutarmi, Giulia mi ha preso un attimo in disparte e, guardandomi dritto negli occhi, mi ha espresso il suo compiacimento.

«Mi ha fatto molto piacere conoscere la ragazza che ha riempito il cuore di mio figlio e, poiché lo amo come la mia stessa vita, ti prego solo di non farlo più soffrire, come è successo qualche tempo fa, perché non lo sopporterei. Diversamente desidero che tu ti senta fiera ed orgogliosa di far parte di questa famiglia, dove noi donne non abbiamo scrupoli ad aprire le cosce quando il gioco vale la candela, oppure, semplicemente, perché in quel momento sentiamo il desiderio di fare una bella chiavata. Spero che ti diplomerai velocemente, perché ho bisogno di gente come te e come mia figlia Luisa, nella mia azienda.»

Mi ha abbracciato e baciato e, da quel momento, spesso e volentieri, insieme a Luisa siamo andate a trovarla sul posto di lavoro, iniziando a renderci conto di quale avrebbe potuto essere il nostro futuro. Come promesso, appena ci siamo diplomate, siamo state assunte direttamente nell’azienda di Giulia e Carlo. Fin da subito, siamo state inserite nell’amministrazione, mentre Luca ormai si occupava, insieme a suo padre, della parte operativa. Per un certo periodo, abbiamo lavorato per acquisire pratica e subito ci siam rese conto di quanto fosse complesso, ma, nello stesso tempo, bello il lavoro che stavamo facendo. Giulia era molto entusiasta di noi che non avevamo scrupoli nell’usare il nostro corpo per avere le stesse agevolazioni che aveva lei, ma, soprattutto, arrivò un momento in cui c’era in ballo un grosso progetto diviso in due parti. La prima parte era la costruzione di un nuovo centro commerciale, adiacente una zona di case popolari. L’unico problema era che avevamo contro la nostra storica rivale: un’altra società di costruzioni, diretta da un uomo che era un vero e proprio squalo negli affari. Giulia era alquanto preoccupata, perché il proprietario, Amedeo, un bell’uomo sulla cinquantina, alto ed imponente, dal fisico snello, era molto ben introdotto negli ambienti politici ed era in grado di aggiudicarsi l’eventuale gara di appalto, quando, riflettendo un istante, le proposi un’idea e lei, dopo averci pensato su, trovò che era talmente innovativa che poteva anche funzionare. Fissai un appuntamento con il proprietario dell’altra azienda e così andai all’appuntamento. Quando lui mi vide arrivare, si guardò intorno e si disse sorpreso del fatto che ero io a rappresentare la nostra azienda.

«Giulia deve esser arrivata alla frutta, se manda una giovane puttanella come te a trattare i suoi affari!»

Io mi son seduta e guardandolo dritto negli occhi, gli ho risposto sorridendo.

«Se ha mandato me, è evidente che avrò la capacita di trattare un affare che andrebbe realizzato insieme.»

Lui mi ha guardato scrutandomi dalla testa ai piedi e mi ha chiesto di esporre la mia idea.

«La nostra proposta è molto semplice: noi potremmo unire le nostre due aziende e vincere entrambi i due appalti, in maniera da realizzare entrambe le strutture a vantaggio delle nostre due aziende unite, in una semplice ATI “associazione temporanea di imprese” e questo sarebbe molto vantaggioso per entrambi.»

Lui mi guarda e sorride, poi con tono sprezzante mi chiede per quale motivo avrebbe dovuto accettare, considerando che di sicuro aveva già in tasca uno dei due appalti e buone probabilità di vincere anche il secondo. Io l’ho guardato negli occhi e, con un tono molto calmo e pacato, gli ho spiegato che grazie alla nostra unione quel “quasi” poteva diventare certezza.

«Ammesso e non concesso che questa possa essere una buona idea, voglio in cambio qualcos’altro: se vincessimo l’appalto, io voglio scegliere quello migliore e tu dovrai venire a letto con me.»

Io l’ho guardato e sorriso, convinta che ormai il gioco era fatto, così ho alzato ancora di più il tiro.

«Non ha nessuna importanza, quando si sceglierà il lavoro, chi avrà l’appalto più grosso e sostanzioso; l’importante è vincere ed insieme vinceremo!»

Poi, senza aggiungere altro, mi sono alzata in piedi e l’ho invitato a seguirmi all’interno del bar; appena entrata nel bagno, mi son girata e mi sono abbassata davanti a lui, gli ho aperto la patta dei pantaloni e subito mi sono trovata davanti un bel cazzo, non lungo come quello di Luca, neanche dello stesso spessore, ma comunque degno di rispetto e, senza nessuna esitazione, l’ho preso in bocca e l’ho succhiato in maniera rapida e veloce. Lui, dopo un attimo di stupore, ha assecondato la mia pompa e, ben presto, mi sono ritrovata in bocca una copiosa sborrata, che ho ingoiato fino all’ultima goccia. Poi mi sono alzata in piedi e, guardandolo negli occhi, gli ho detto:

«Ci vediamo domani mattina nei nostri uffici per definire l’accordo: considera questo solo un anticipo, perché se vinciamo l’appalto, saranno due le puttanelle nel tuo letto e non ti sarà facile soddisfarci.»

Me ne sono andata lasciandolo sbigottito. Il mattino successivo lo vediamo arrivare nei nostri uffici insieme a suo figlio Giuliano, un bel ragazzo dell’età di Luca e, appena ci siamo seduti nella sala riunioni, subito ho notato che Giuliano aveva occhi solo per Luisa che, a sua volta, lo guardava in maniera alquanto interessata. Amedeo ha chiesto subito a Giulia se era veramente convinta di voler fare questa cosa insieme e lei, senza rispondere, si è girata verso di me e mi ha invitato ad esporre l’intero progetto. Ho iniziato a parlare del lavoro elencando tutte le varie cose che si sarebbero potute fare insieme ed i vantaggi di questa operazione che stavamo organizzando. Lui ha ascoltato in silenzio, mentre Giuliano prendeva appunti in continuazione e, quando è stato il momento di decidere, lui si è girato verso suo figlio e si è consultato un poco con lui, fin quando, tornando a guardare verso di me, ha detto che l’idea era buona, ma c’erano tante cose da aggiustare.
Subito Giulia ha specificato che effettivamente la cosa andava definita fin nei minimi dettagli e, per fare questo, ha indicato noi quattro: io, Luisa, Luca e suo figlio Giuliano e ci ha invitati a lavorare tutti e quattro insieme per l’intera settimana, allo scopo di definire i minimi dettagli per perfezionare la proposta da inviare, in modo da poter vincere l’appalto. Subito dopo ho presentato il foglio dove dovevano apporre la firma per la formazione della società temporanea, ma Amedeo si è alzato in piedi e, guardando sia Carlo che Giulia negli occhi, ha allungato la mano tenendo a precisare che, per lui, una stretta di mano era come una parola data e valeva più di mille firme. Per tutto il resto della settimana abbiamo lavorato insieme a Giuliano, che si è rivelato esser un ragazzo veramente speciale e abbiamo capito che era succube della madre, una donna estremamente acida e schiva, che rendeva la vita difficile sia ad Amedeo che a suo figlio. Subito mi sono resa conto che Giuliano era follemente innamorato di Luisa, che lo ricambiava dello stesso affetto già dalla seconda sera; erano andati a letto insieme e, in quell’occasione, lei aveva potuto constatare che il ragazzo era ben dotato e questo mi ha lasciato un po’ stupito, considerando che il padre non aveva poi una così grande dotazione. Questa riflessione mi ha portato anche a farne un’altra: Amedeo aveva troppo potere nella nuova società e dovevo in qualche modo limitare la sua arroganza. Ho preso ad analizzare la sua famiglia, e, considerato il fatto che Giuliano era ormai era succube di Luisa, ho cercato di capire che razza di moglie fosse la madre di questo ragazzo che, quando parlava di lei, i suoi occhi si velavano di tristezza. Una mattina presto ho iniziato a seguirla, dopo aver avuto da Giuliano l’informazione che la signora ogni mattina andava a messa. La prima mattina ho aspettato due ore fuori dalla chiesa e mi son stupita del fatto che, alla fine, ne era uscita solo lei, dopo che gli altri parrocchiani erano usciti già da un pezzo. Così ho fatto una breve ricognizione intorno la chiesa e, il giorno successivo, mi sono appostata nelle vicinanze e, quando lei arrivata, ho visto che ha assistito alla veloce funzione mattutina, officiata da un prete dall’aspetto imponente, di vecchio stampo, uno di quelli che indossano quella lunga tunica piena di bottoni. Finita la funzione religiosa, lei e il parroco si sono recati in sagrestia ed io, entrando da una porta laterale, li ho seguiti e, nascosta dietro un pesante tendaggio, ho potuto vedere la madre di Giuliano, inginocchiata davanti al prete, che gli aveva estratto il cazzo e, presolo in bocca, lo ingoiava a fatica, trattandosi di una nerchia di notevoli dimensioni. Immediatamente ho preso il mio cellulare e, in modalità video, ho ripreso tutta la scena. La vacca gemeva, mentre il porco le spingeva in gola quella grossa verga e, ad un tratto, lui l’ha fatta sollevare e, appoggiatala ad un tavolo, le ha sollevato il vestito ed ho potuto notare che la troia non aveva indossato nessun tipo di intimo, ma solo delle calze autoreggenti, di modo che lui, con un solo affondo, ha potuto prenderla da dietro, infilando quella maestosa verga tutta dentro di lei. La donna ha avuto un sussulto, ha cercato di inarcare un po’ il corpo per reggere l’impatto di quella monta bestiale ed ha subito preso ad emettere gemiti.

«No, ti prego, fa piano: mi sfondi tutta. E poi ti ho detto di non scopami. Lo sai che ho paura di restare di nuovo incinta. Dai, ti prego, mettimelo nel culo!»

Il porco ha grugnito mentre la pompava con affondi sempre più violenti.

«Sei una vacca sfondata! Ti scopo e ti sborro dove voglio! E se ho voglia di ingravidarti di nuovo, lo faccio senza nessun problema, tanto poi la domenica osservo quella faccia da stronzo di tuo marito che mi guarda, senza sapere che sta allevando mio figlio!»

Sono rimasta senza fiato nel sentire quelle parole, mentre lei ha continuato a lamentarsi e a pregarlo di metterglielo nel culo. Lui, ad un tratto, si è sfilato da lei e, con una spinta decisa, lo ha infilato tutto nel culo della zoccola che ha urlato di dolore.

«Aaahhii! Fa piano, me lo sfondi!»

Lui le ha assestato una sonora pacca sul sedere ed ha preso a sbatterla sempre più forte, poi, ad un tratto, si è sfilato e l’ha fatta girare e inginocchiare davanti a lui e, con una mano sul capo, mentre teneva il cazzo con l’altra, le ha infilato la grossa cappella in bocca e, con un grugnito da vero porco, ha cominciato a schizzare il suo piacere nella gola della troia, che faticava ad ingoiarlo. Soddisfatta del risultato, me ne sono andata e, giunta in ufficio, sono andata direttamente da Giulia e, quando le ho mostrato il filmato, lei mi ha guardato e alzatasi in piedi, mi ha abbracciato e baciato sulla bocca.

«Amore mio, questo sì che è un colpo da maestro. Avevo capito che eri una persona estremamente intelligente e magnificamente puttana! Io e te faremo diventare quest’azienda la più importante del mondo!»

Dopo una decina di giorni, Amedeo entra trionfante in ufficio e ci annuncia che abbiamo vinto l’appalto e vuole scegliere quello più favorevole. Giulia lo guarda con assoluta tranquillità e lo invita a festeggiare insieme a tutti noi la domenica successiva a casa nostra e, durante il pranzo, saranno definiti i dettagli di tutta l’operazione. Lui accetta volentieri, si gira verso di me e, guardandomi dritto negli occhi, mi parla in tono sarcastico.

«Adesso tu, e la tua amica puttanella, preparatevi, perché vi sfondo tutte e due!»

Io annuisco sorridendo e la domenica successiva lui si presenta a casa di Giulia assieme ad Eleonora, quella troia di sua moglie, che se la fa con il prete. Durante tutto il pranzo, lei ci guarda con occhi carichi di alterigia e, a malapena assapora alcune delle pietanze che le vengono servite, mentre osserva, con sussiego, le occhiate e le coccole d’amore che Giuliano scambia con Luisa. Come concordato tra me e Giulia, sollevo il calice e propongono un brindisi.

«Brindo alla realizzazione di questa impresa, che darà lustro alle nostre due aziende.»

Eleonora nemmeno solleva il calice e, con un tono sprezzante, a mezza voce, dice soltanto che di “risaputo e noto” c’è soltanto la nostra fama di puttane. Giulia finge di non sentire e, guardando Amedeo, solleva anche lei il calice e rincara la dose.

«È veramente un piacere avere al tavolo una persona come te, che ha subito capito l’importanza di unire le nostre forze per ottenere un maggior risultato e, fra persone che si rispettano, è un piacere averti qui in mezzo a noi.»

Eleonora ci guarda con disprezzo, non riesce a reggere la tensione che si è creata e, alla fine, sbotta pesantemente.

«Rispetto? Di quale rispetto parli, se tutti sanno che razza di donna sei e di come gestisci i tuoi affari in maniera tanto spudorata. Inoltre ho notato che tua figlia sta cercando di circuire mio figlio, ma ti assicuro che non ti riuscirà di trascinarlo in questo ambiente così lascivo ed immorale. Per lui ci vuole una donna seria, rispettosa e timorata di Dio!»

Era esattamente giunta al punto in cui volevamo arrivasse. Improvvisamente Giulia estrae il suo cellulare e avvia il video di lei inginocchiata davanti al prete e con un tono duro, le ribatte ogni parola.

«Dici a me che sono una zoccola? Certo che lo sono: lo sono sempre stata e sempre lo sarò. Ma io almeno l’ho fatto alla luce del sole, rendendo consapevole mio marito che aveva al fianco una cui piaceva fottere, non credo che Amedeo possa dire lo stesso di te. Guardate tutti come questa puttana cerca di ammantarsi di perbenismo, laddove se la spassa con quel bastardo del prete. Io, con il prete, non ci sono mai andata a letto!»

Amedeo prende il cellulare e guarda il filmato in silenzio, mentre lei sbianca e cerca in qualche modo di riprendersi dal colpo. Lui si alza in piedi, si gira verso di lei e la sua ira è incontenibile: temo quasi che possa ucciderla.

«Grandissima baldracca! Maledetta puttana! Sei una sudicia bagascia! Per tutti questi anni ci hai frantumato i coglioni a me e Giuliano, con la scusa che dovevamo esser persone moralmente oneste e, adesso, vedo invece che tu sei la più puttana delle puttane: una zoccola che se la fa con il parroco? Da oggi si cambia! Per prima cosa, Giuliano, anche se non è figlio mio, sarà libero di sposare chi vuole e se ritiene che questa ragazza, che so essere una stupenda puttanella, vorrà esser sua moglie, io ne sarò più che felice, così uniremo definitivamente le nostre aziende una volta per tutte. Quanto a te, troia, da oggi in poi si cambia e ti assicuro che, o farai esattamente tutto quello che vorrò io, oppure te ne puoi anche andare, altrimenti renderò la tua vita un inferno.»

È stato un cambiamento radicale veramente unico. Due mesi dopo, Giuliano e Luisa si sono sposati e le due aziende si sono fuse in una solo, dove Carlo, Amedeo e Giulia erano i tre dirigenti, mentre noi quattro, ci siamo divisi i compiti. Io e Luisa ci occupavamo dell’amministrazione, mentre Luca e Giuliano della parte operativa. Quanto ad Eleonora, Amedeo le ha reso la vita veramente difficile. Un cambiamento radicale del look è stato l’inizio di una nuova vita. Da quel momento in poi doveva esser lei ad inginocchiarsi davanti a clienti e fornitori, succhiare i loro cazzi e farsi inculare, per ottenere sconti o agevolazioni, e, ben presto, si è resa conto dell’errore commesso nell’essere una troia fedifraga e traditrice, quando invece avrebbe potuto esser una puttana ottenendo da quella vita tutti gli agi possibili. Al matrimonio di Giuliano e Luisa è stata invitata anche mia madre, perché Giulia ha in mente una certa idea che vuole mettere in pratica. A margine della cerimonia, Giulia e mia madre scambiano un lungo momento di confronto insieme.

«Pamela mi ha raccontato che sei una donna molto in gamba, che sa trattare affari e, soprattutto, non disdegna aprire le cosce quando sia opportuno per il bene di tutti. Ogni volta che costruiamo delle abitazioni, c’è una agenzia immobiliare che si occupa della loro vendita, ma il proprietario è stanco ed ha deciso di lasciare, così mi ha proposto di acquistare l’agenzia e di farla diventare il nostro punto vendita. Per far questo ho bisogno di una persona di cui mi fidi ciecamente e, siccome tua figlia è diventata molto importante per me, son sicura che anche tu potresti dare il tuo contributo: ti considero persona decisamente affidabile e per questo avrei pensato di affidare a te la gestione di questa operazione.»

Mia madre la guarda e sorride e precisa solo che, per anni, ha venduto sigarette e bocchini. Giulia ride e fa notare che anche a vendere bocchini non è per niente facile, come non lo è a vendere una casa e, in ogni caso, il vecchio proprietario la affiancherà per fornirle tutta l’esperienza accumulata negli anni, poiché è uno che ama le belle donne e, sicuramente, sarà prodigo di consigli nei suoi confronti. Mia madre accetta e, da quel momento, anche lei entra a far parte della famiglia.
Per prima cosa, cerco per lei un piccolo appartamento più adatto al nuovo corso della sua vita e questo è per me motivo di orgoglio. Per circa un anno le cose son procedute in maniera fantastica, poi, tramite un contatto che aveva Amedeo, è emerso che un’importante opera avrebbe riguardato la nostra città. Era qualcosa di colossale, un lavoro che sarebbe durato come minimo cinque o sei anni, con un importante giro di affari che avrebbe coinvolto tante aziende. Abbiamo fatto una riunione, cui eravamo presenti oltre ad Amedeo, Giulia e Carlo, anche io e Luisa. È stato proprio Amedeo, ad esporre il progetto.

«Il mio contatto mi ha fatto sapere che ci sarà un’importante assegnazione per lo svolgimento di un lavoro per la costruzione di un immenso raccordo anulare, che circonderà la città al fine di alleggerire il traffico urbano. Sarà un lavoro per svariati milioni, dove, oltre noi, saranno coinvolte anche tante aziende, ma per fare questo occorre agire in maniera preventiva e molto discreta, per questo ho bisogno di voi due, ragazze, perché spetterà a voi il compito più onerosa di tessere i contatti, sia con il mio contatto al parlamento, sia con altri esponenti delle varie commissioni. Tutto dovrà avvenire in maniera molto discreta e prudente, priva di scalpore, ed è per questo che non posso mandare Eleonora, perché lei è solo una bagascia, non è una femmina intelligente come voi due, capaci di agire sul filo del rasoio ma in maniera efficace.»

Ci espone tutti i dettagli dell’operazione e subito noi due ci mostriamo disponibili per condurre in porto questo che sarà un lavoro talmente importante che sancirà definitivamente l’ascesa della nostra azienda ad altissimi livelli. Dopo una decina di giorni, Amedeo ci informa che ha fissato un appuntamento con quattro persone, che avverrà in un luogo molto particolare: un minuscolo appartamento situato in un palazzo che è munito di un immenso parcheggio sotterraneo, da cui è possibile entrare ed uscire, senza esser notati. Io e Luisa ci rechiamo all’appuntamento, indossando delle mise molto sexy: io, un tubino elasticizzato con sotto le mie sole autoreggenti e scarpe tacco 12; lei, una mini gonna con camicetta bianca e, ai piedi, anche lei delle scarpe con il tacco molto alto. Dopo circa 10 minuti che stiamo ad aspettare nell’appartamento, vediamo arrivare quattro persone: il primo, più carismatico di tutti, è un uomo dall’età non ben definita, ma, in ogni caso, dall’aspetto molto giovanile. Si presenta dicendo di chiamarsi Giorgio e, quando scopre che io sono Pamela, mi prende per mano e, lasciando Luisa in compagnia degli altri tre, subito mi porta in una delle due camere. Una volta dentro, mi fa spogliare e anche lui si spoglia mettendo in mostra un bel membro ancora in posizione di riposo ma di ottime dimensioni, sia in lunghezza che in circonferenza. Insieme ci sdraiamo sul letto e lui mi guarda dritto negli occhi e mi parla con una velata malinconia.

«Sono due anni che questo cazzo non tira. Hanno provato in tante a farlo indurire, senza riuscirci. Vediamo se la tua fama di succhiacazzi straordinaria è corretta.»

Lo guardo un po’ intimorita e, dentro di me, sento che dovrò dare il massimo della mia esperienza per fare ergere quella verga, che, presa in mano, sento piuttosto flaccida. Comincio a leccarla e a succhiarla, ma sembra proprio che su di essa la mia abilità non sortisca alcun effetto. Allora scivolo con la lingua fin giù verso le palle e ne lecco e succhio una per volta, continuando a segare con la mano la verga, che proprio non dà segno di indurirsi. Mentre prendo la punta in bocca, con la mano continuo ad accarezzare le palle e, con la punta del dito, sfioro il suo forellino anale e, subito, sento un lieve sussulto nella verga. Quindi bagno la falange del dito indice e torno a stuzzicare il suo buchetto e, immediatamente, sento la verga che inizia ad indurirsi in bocca. Continuo a titillare il culo di quel maschio, che ora mi osserva meravigliato perché il suo cazzo sta diventando grosso e duro.

«Cazzo, che portento! Finalmente una troia che sa succhiare il cazzo! Continua, ti prego, non smettere assolutamente! Dai, che voglio sborrare!»

Lo succhio e lo lecco, sentendolo lievitare nella mia bocca e, quando mi rendo conto che è all’apice della sua erezione, con occhi languidi mi giro verso di lui e lo provoco in maniera da esperta puttana.

«Ma come? Mi dici che non scopi da due anni e adesso che ti faccio diventare il cazzo duro, ti accontenteresti solo di un pompino?»

Lui mi guarda abbastanza stupito ed io, senza dir nulla, con la fica già fradicia al pensiero di sentirmi dentro quella splendida verga, salgo su di lui e tenendolo ben dritto inserisco la punta fra le labbra della mia vagina e mi impalo su di lui. Vedo il suo sguardo estasiato dal piacere che prova nel sentire il suo cazzo affondare dentro di me e, sollevate le mani, mi afferra per i fianchi e ruota su sé stesso, ponendomi sotto di lui. Ora mi sovrasta con tutta la sua mole: prende a pomparmi la fica sempre più forte, facendomi gemere di piacere.

«Dai, toro meraviglioso, sfondami tutta! Scopami più forte! Dai goditi questa vacca, che è riuscita a farti diventare il cazzo duro!»

Mi pompa con un ritmo molto sostenuto ed io ho un orgasmo dopo l’altro, fin quando mi rendo conto che non resisterà ancora molto, così decido di lanciargli una nuova provocazione.
«Sei meraviglioso! Un vero toro da monta! Adesso voglio sentirti anche nel culo! Dai, sfondami anche il culo!»

Non si fa pregare, si sfila e mi rigira e, un attimo dopo, lo sento entrare dentro di me con una spinta decisa, finché il suo corpo non aderisce al mio. Mi prende per i fianchi e mi pompa sempre più energicamente, eccitato dal gioco.

«Fantastica! Sei una vacca stupenda! Ti sfondo il culo! Ti voglio sfondare tutta!»

Mi sbatte come un ossesso. Mi scopa con colpi durissimi, ed io ho un altro orgasmo, che gli urlo a piena voce. Poi di colpo mi spingo in avanti, mi sfilo, mi rigiro e lo guardo dritto negli occhi.

«Adesso, adesso che ho goduto come una troia, voglio bere il tuo seme. Voglio sentire la tua sborra scivolare giù per la mia gola!»

Lui non accetta, mi trascina di nuovo sotto di sé e prende a pomparmi ancora più forte, fin quando io ho un nuovo orgasmo e, improvvisamente, rimane immobile: sento il mio ventre riempirsi del calore del suo piacere, mentre emette un grido che non ha nulla di umano.

«Troia, sto sborrando. Che femmina magnifica che sei!»

Si sfila da me ed uno schizzo colpisce il mio corpo, mentre io allungo la mia faccia ed apro la bocca per ricevere in gola gli ultimi due schizzi di sborra. Lui rimane disteso supino, sfinito, mentre io continuo a leccare quel cazzo che mi ha fatto godere e, quando torno a sfiorare ancora la sua rosetta anale, lui mi blocca.

«No, fermati. Basta così. Sapevo che eri una speciale, ma non immaginavo fino a questo punto. D’altronde non avrebbe potuto esser diversamente, da una che è la nipote di Maria.»

Lo guardo un attimo stupita e gli chiedo cosa c’entra mia nonna Maria. Lui scuote il capo e, senza aggiungere altro, si alza in piedi e comincia a rivestirsi. Io lo imito e, mentre sto finendo di indossare i miei abiti, lui si gira verso di me e detta le condizioni.

«Perfetto! È stato tutto veramente perfetto ed è per questo che la vostra azienda avrà l’appalto e sarà la capofila di questo lavoro che coinvolgerà un sacco di gente e che frutterà a tutti un sacco di soldi. I tre che sono di là con la tua amica avranno una lauta percentuale, che sarà quantificata al momento dell’appalto.»

Lo guardo e mi rendo conto che non ha finito il discorso.

«Ok, questo lo sapevo, ma non mi hai ancora detto quanto sia la percentuale che spetta a te.»

Lui scuote il capo e non risponde, poi mi si avvicina e mi guarda dritto negli occhi: la sua voce è calma, ma nello stesso tempo stentorea.

«Io non voglio soldi, di quelli ne ho anche troppi. Quattro anni fa è morta mia moglie ed io mi sono ritrovato ad esser solo, perché lei era sterile e, quindi, non ho nessuno cui lasciare la mia eredita, per cui il mio compenso me lo dovrai dare tu: dovrai lasciarti ingravidare da me e darmi un figlio. Questi sono i termini dell’accordo, che non è discutibile: prendere o lasciare e, domani pomeriggio, alle 18:00, voglio una risposta definitiva.»

Senza aggiungere altro esce, mentre io sono costretta a sedermi sul letto, perché le gambe non mi reggono.

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Twister

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Gen 14, 2023

Marco è andato ad addormentare i bambini, mentre noi siamo ancora a tavola a chiacchierare.
“Buono davvero questo liquore”
“Lo fa mio zio, ricetta segreta di famiglia!” poi Anna si alza ed inizia a sistemare la confusione lasciata dai
bambini.
“Ti diamo una mano!?” ti alzi e mi guardi con uno sguardo significativo, ok sbuffo ed aiuto anche io a
raccogliere i giocattoli sparsi ovunque per la sala, fino in cucina sono arrivati qui due diavoletti.
Abbiamo quasi finito, resta solo il tappeto di twister in mezzo alla sala, voi due siete ai due lati e vi guardate
come due pistoleri che aspettano lo scoccare delle campane per il duello.
“Ti ricordi!?”
“Certo, vincevo sempre io”
“Che bugiarda”
Ti siedi sul divano e ti sfili gli stivali, le tue gambe bellissime sono velate da delle autoreggenti nere, che
scompaiono sotto il vestito di lana, ti rialzi e ti posizioni.
“E’ una sfida?!” Anna si sfila le ciabatte e si posiziona.
Io vi guardo stupito, volete giocare!?
“Gira la ruota!” è un ordine secco.
“Fate davvero!?” mi guardate malissimo tutte e due, io alzo le mani e prendo la ruota con la freccetta che
gira.
“Piede destro rosso!” vi posizionate veloci.
“Mano sinistra verde!” giù le mani.
“Che succede qui!?”
“Sfida all’ultimo sangue!” Marco si riempie un bicchierino di liquore e si siede sulla poltrona divertito.
La sfida va avanti.
Mi rendo conto che il vestito di mia moglie non è proprio adatto a questo gioco, è un po’ troppo stretto, per
fare un movimento è costretta ad alzarlo parecchio, Marco per poco non si strozza con il liquore. Mi viene
in mente cos’ha sotto quel vestito e immagino cosa possa aver visto.
Davanti ai miei occhi mi rendo conto di avere il culo di Anna fasciato dai leggings, teso e duro rivolto verso
l’alto, mentre il largo maglione che indossa gli è sceso in avanti, dalla mia posizione riesco a vedere
l’attaccatura dei seni, che realizzo essere nudi sotto la lana.

Mi scatta un’eccitazione incredibile, devo sistemarmi prima di far girare nuovamente la ruota, poi alzo lo sguardo e vedo Marco, i nostri sguardi si incrociano, sappiamo entrambi cosa vedono i nostri occhi, sappiamo entrambi che siamo eccitati alla vista delle nostre mogli aggrovigliate in quel gioco. Il gioco continua, ora mia moglie è a culo di in su, le gambe divaricate, il vestito oltre la vita, le gambe autoreggenti che arrivano a metà coscia, il culo bianco coperto da un minuscolo perizoma di pizzo, giro veloce la ruota. Anna è tutta intrecciata su se stessa, i leggings tesi allo spasimo, quasi trasparenti, si vedono i contorni di un tanga nascosto tra le chiappe, il maglione risalito, la schiena nuda, liscia bellissima. Giro ancora la ruota e ancora e ancora. Siete bravissime a questo gioco, mentre noi siamo sempre più eccitati, ed è impossibile che non ve ne siate accorte. Impossibile che Anna non si sia accorta di averci mostrato il seno in varie occasioni, impossibile che tu non ti sia accorta di averci sbattuto il culo e non solo in faccia più e più volte Giro ancora, Anna è di fronte a me, gambe larghe, culo in su, leggings tirati al massimo, mani in basso, il maglione gli scivola lentamente verso il basso, cala sempre di più, si ferma un attimo al bordo del seno, poi scende del tutto, ho davanti a me due seni stupendi, il maglione si è fermato al collo, sotto c’è il suo viso contornato da una casca di capelli dorati, al centro due occhi enormi puntati nei miei. C’è un silenzio irreale, ti guardo, stai facendo il ponte, gambe larghe verso di lui, braccia indietro, gli stai mostrando tutte le tue grazie e lo sai, mi guardi, guardi Anna, guardi Marco, sei affannata, come Anna, come lo sono io, come lo è Marco. Metto via la ruota e a gattoni mi avvicino a voi, devo accarezzare quel seno che vedo pendere davanti a me. Anna mi guarda avvicinare, guarda la mia mano allungarsi lentamente, guarda le mie dita accarezzarla. Ti sento sospirare, Marco è accovacciato tra le tue gambe, ti sta accarezzando le cosce. Accarezzo questo culo fantastico che ho di fronte, completamente aperto, esposto alle mie carezze, Anna si agita ma non si muove, si morde le labbra. Improvvisamente tu cadi distesa sul tappetino, con un lamento, un sospiro languido, vedo la testa di Marco tra le tue gambe. Sono eccitato non sono geloso, affondo la faccia tra questi due globi perfetti, aspiro questo odore inebriante, mentre sento delle mani armeggiare con la mia cintura. Le mani sono le sue, sono le tue, febbrili mi slacciate i pantaloni, mi sento esplorare e finalmente me lo tirate fuori. Prendo il bordo di questi leggings e cerco di abbassarli, Anna mi aiuta sollevandosi e chiudendo le gambe, sculetta mentre glieli abbasso, poi si leva anche il maglione e si mostra nella totale nudità, è bellissima davvero. Ti guarda con uno sguardo quasi languido, guarda la faccia di suo marito tra le tue gambe, guarda il tuo viso teso nel piacere, poi si china su i te ed inizia a sollevarti il vestito. Ti lasci spogliare dalla tua amica mentre io faccio da me.

Marco è ora l’unico vestito, ancora intento a darti piacere con la lingua. Anna è attratta dal tuo seno, così più grande del suo, così morbido, un po’ cadente, si avvicina, lo accarezza, lo massaggia, io faccio lo stesso con il suo corpo, più muscoloso, scolpito, duro, forte. Anna sembra apprezzare il mio trattamento, accoglie le mie dita dentro di lei con un sospiro, mentre assaggia il tuo seno con un morso, una tua mano inizia a segarmi con forza, ho l’uccello durissimo, me lo sbatti sulle sue tette. Voglio di più, mi sposto dietro di lei, lo appoggio alle sue labbra e aspetto, è Anna a venire in dietro verso di me, mi prende tutto lentamente fino in fondo, si sistema, poi fa un po’ avanti e indietro, inizio a spingere. Mi incita, mi viene incontro, spingo più forte, la sbatto con forza, si lascia cadere su di te, la spingo, scivola su di te, fino ad arrivare a Marco. Si baciano, passionali, mentre io la stantufo da dietro, mentre ti sento sotto di lei che la accarezzi, mentre sento la tua lingua tra di noi. Marco si alza e si spoglia frenetico, mentre la lingua di Anna ha preso il posto di quella di suo marito, ti tiene le gambe larghe, te le allarga più che puoi, mentre vedo la sua testa bionda agitarsi su di te. Marco ricompare, completamente nudo, un uccello di tutto rispetto, forse più stretto del mio ma sicuro più lungo, lo sbatte sul viso di sua moglie, che eccitata lo prende in bocca, lo ingoia, più che può, poi lo prende e lo fa entrare dentro di te. Ti sento sospirare mentre inizia a muoversi, mi accarezzi le cosce, le chiappe, mi spingi contro di lei, mentre sento la tua lingua che la lecca, che mi solletica le palle. Sto scopando la tua migliore amica, mentre tu mi lecchi le palle. Il marito della tua migliore amica ti sta scopando vanti ai miei occhi mentre lei ti lecca il clitoride. Assurdo, impensabile, fantastico. Neppure nelle mie più torbide fantasie… Marco cambia ritmo, inizia ad uscire completamente da te, Anna gli lecca la cappella, poi la direziona e lui lentamente torna dentro di te, poi di nuovo fuori, poi dentro, con calma, a godersi ogni momento. Ho rallentato anche io e mi sto godendo la vista di questo splendido culo, quando improvvisamente mi pianti le unghie nelle chiappe e mi costringi a fermarmi, vedo Anna intenta e leccarti e a tenerti le gambe allargate al massimo, mentre Marco spinge lentamente, inesorabilmente, dentro di te, ci metto qualche secondo a realizzare quello che sta succedendo. Solo dopo che il suo uccello è sparito completamente nel tuo culo ti rilassi un pochino e sfili le unghie dalle mie chiappe, me le accarezzi come per chiedere scusa, ma quando Marco inizia a fare avanti e indietro le ripianti con forza, mentre si sente un ruggito provenire da sotto. Inizio a pompare Anna con forza eccitato sopra ogni limite, le mie palle che sbattono sul tuo viso, spingo più che posso aggrappato a questi fianchi stupendi. Anna inizia a mugolare, a godere, mentre Marco ti sta sfondando il culo senza pietà.

Anna solleva il culo, lo spinge contro di me, viene in contro tempo, si agita poi viene attraversata da una scossa, mugugna qualcosa mordendosi le labbra ed esplode letteralmente su di te, ti spruzza in faccia tutto il suo piacere, mentre ti sento agitare sotto di lei, perdo il controllo, mi sfilo ed esplodo, due tre quattro cinque grossi fiotti bianchi su di lei, su di te, sulla sua figa, sul tuo viso distrutto dal piacere, la bocca aperta in un urlo muto, mentre il tuo corpo è scosso da brividi di piacere. Alzo lo sguardo e vedo Marco sfilarsi da te, un grosso filo bianco pende dal suo uccello, cola dal tuo culo. Restiamo qualche secondo fermi a prende fiato poi uno alla volta andiamo in bagno a lavarci e ci rivestiamo. Siamo in silenzio, impacciati, gli sguardi tutti un po’ bassi…

“Comunque ho vinto io!”

“Che bugiarda!”

“Tu sei caduta prima di me!”

“Ma se è stato Marco a farmi cadere!”

“Anche tuo marito ci ha provato ma io non sono caduta!”

“Non vale così! Voglio la rivincita!”

Io e Marco siamo stravaccati sul divano a guardarvi discutere, ci viene da ridere “Facciamo la prossima volta?”

“Noi siamo stanchi!”.

Vi scambiate uno sguardo furbo, di complicità.

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