Ripasso

Posted by admin under Incontri Erotici on martedì Gen 3, 2023

Finalmente vedo mio figlio studiare! Dopo quel bel pomeriggio passato insieme, lo vedo spesso, non dico sempre, al suo scrittoio chino su un libro. 

– Che cosa studi? – gli chiedo chinandomi su di lui standogli alle spalle.

– Matematica –

– Bravo figliolo – gli alito all’orecchio. Sono al settimo cielo. Non mi aspettavo un cambiamento così repentino in questo scapestrato.

E come scrive sul suo portatile! Appunti su appunti. Non l’ho mai visto così concentrato.

Vorrei dirgli ancora qualcosa ma suona il cellulare. E’ il suo. Lo raccoglie, vede chi è si alza di scatto e corre via. 

Non faccio in tempo a chiedergli dove corre che lui si è già chiuso in bagno. Che faccio, vado a origliare? Purtroppo però mio figlio conosce sua madre. Apre l’acqua della vasca e la sua voce rimane indistinta. Un terribile sospetto si fa strada nella mia mente. L’acqua corre a lungo mentre io vado in sala e mi siedo sul divano facendo finta di niente. Lo scroscio a un certo punto si spegne. La telefonata a quanto pare è finita. Lo sciagurato esce dal bagno e svelto va ad infilarsi la giacca.

– Dove vai? – non posso fare a meno di domandargli.

– Niente mamma, niente – e farfuglia qualche indecifrabile scusa. In un attimo è fuori. Mentre risuona il rombo della sua motocicletta, assaporo l’amaro del fallimento. Ricominciamo.

Seguendo un irresistibile impulso vado al suo scrittoio dove è appoggiato il solitario il libro di matematica, ancora illuminato dalla lampada che il bravo studente si è scordato di spegnere.

Scorro qualche pagina e poi rivolto la copertina. Ma è il testo dell’anno passato! Inquieta passo al portatile anche lui lasciato in solitudine. C’è una pagina di un sito di matematica, ma è matematica superiore, da università di ingegneria. E’ stato scelto a casaccio.

Che fregatura. Sicuramente, penso, sarà corso dalla puttanella.

Lascio tutto come sta, e rimando ogni iniziativa al giorno successivo.

L’indomani sono occupata per tutto il giorno, nondimeno un pensiero costante mi rovina la giornata. Il pensiero di mio figlio non mi abbandona.

Orbene, alla fine penso risoluta, quella smorfiosa avrà a che fare con me.

Quando ritorno mio figlio non c’è.

Faccio in tempo a preparare due cose e sento che rientra.

– Allora come vanno gli studi? – gli faccio disinvolta

– Bene mamma, sono stato da Giovanni a studiare –

– Ma bravo e cosa avete studiato? – ci pensa un attimo

– Sempre matematica –

– Ah sì, quella matematica che era sul tuo portatile? –

– Certo mamma, anzi siamo andati avanti –

– Calcolo differenziale? –

– No mamma non lo conosco – è quello che volevo sapere.

– Perché mamma me lo chiedi? – fa sospettoso.

– Niente niente lascia perdere. Piuttosto, hai fame? Ti ho preparato qualcosa. –

Mentre mangiamo penso intensamente. Razza di cretino. E’ tornato dalla sua squinzia e ha smesso di nuovo di interessarsi alla scuola.

-Stasera studi? Nessun ripassino? –

– No, ho già studiato abbastanza –

– Esci? –

– Sì, con amici –

– Ti vedo piuttosto pallido, come mai? –

– E’ stato il troppo studio – mi risponde l’infame. A questo punto decido di prendere il toro per le corna.

– Dì la verità hai visto lei – lui rimane interdetto. Trova la forza di rispondermi spavaldamente:

– Perché se fosse? C’è qualcosa di sbagliato? –

– Se studiaste no –

– Certo che abbiamo studiato – Mi alzo, vado alle sue spalle e mi chino in avanti. Di nuovo la mano sul pacco. –

– Così? –

– Ma cosa fai mamma? –

– Non ti ricordi? –

– S…sì mi ricordo- fa lui e arrossisco. –

Il sangue non gli fluisce solo al viso perché i jeans si stanno ingrossando.

– Adesso faremo un’interrogazione di matematica. Sullo studio di una funzione sai qualcosa? –

– Non…non sono sicuro mamma –

– Gli stringo la stoffa poi gli metto due dita sulla cerniera. –

– Vuoi che ripassiamo insieme? –

– Non so mamma, io dovrei andare –

– Ah sì? E dove? –

Gli sbottono i pantaloni e apro la cerniera. Dentro c’è una confusione di testicoli e corpi cavernosi sempre più gonfi. Gli accarezzo l’uccello attraverso la stoffa degli slip.

-Facciamo una cosa- gli sussurro all’orecchio – facciamo un po’ di ripasso e poi andrai dove vuoi. D’accordo?

– D’accordo mamma –

– Bene, ora vediamo quale equazione è nascosta qua sotto. Gli insinuo la mano sotto la flanella, gli abbasso l’elastico. Mai visto niente di più dritto e rigido. La cappella è lucida. –

Gli avvolgo delicatamente la mano attorno all’asta e gli strofino piano col pollice l’uretra. 

– Ah ma abbiamo il solito liquidino qui, che faccio, lo spargo tutt’attorno? –

– Fai tu mamma- mi risponde il fanciullo –

– Vuoi che vada su e giù? Così? –

– Sì mamma –

– Confessa, oggi hai visto lei, nevvero? Dimmi la verità, sennò smetto –

– Sì ho visto lei –

– E cosa avete fatto? –

– Mi ha portato in camera sua, poi…ci siamo seduti sul letto –

-Invece di sedervi al tavolo per studiare, lo avevo immaginato. Poi, come è andata? O vuoi farmi credere che siete stati a fissare la parete tutto il pomeriggio? –

– No mamma, a un certo punto ci siamo abbracciati e baciati –

– Baciati come, con questa? – Sempre standogli alle spalle gli giro la testa verso di me e gli infilo la lingua in bocca. Naturalmente lui non può rispondermi.

Continuo a massaggiargli il fringuello. Mi stacco da lui

– Avrete fatto qualcos’altro spero, o devo ricredermi sulla depravazione tua e della poverina? –

– Se…sempre domande mamma-prova a ribellarsi. –

– Non vuoi che ti interroghi? Allora andrò avanti io, ma assicurami che una volta ripreso il fiato sarai tu a riprendere il filo del racconto. Vediamo. Secondo me non ha fatto altro che menartelo fino a farti venire. –

– No mamma –

– Ah, hai ritrovato la voce tesoruccio. Vediamo se indovino. Le hai contemporaneamente accarezzato la patatina attraverso i pantaloni. Ho indovinato? –

– Sì mamma. –

– Bene, ma tua mamma non ha i pantaloni come puoi vedere- e così dicendo mi faccio di fianco a lui- così che dovrai infilarmi la mano sotto la gonna. Coraggio. – Lui titubante mi mette la mano destra tra le cosce e comincia a risalire. Con la sua mano anche la gonna si solleva. Raggiunge le mie mutandine. –

– Ecco bravo adesso farai vedere, anzi sentire, alla tua mamma come carezzi quell’invornita della tua fidanzata- volenterosamente la sua mano comincia a passarmi avanti indietro sulla biancheria. –

La mano è calda, sento che comincio a bagnarmi, e un benefico flusso di sangue mi irrora le mucose.

– Bravo, devo dire che la cranio lesa è fortunata, carezzi proprio bene. E dopo cosa avete fatto? Vi siete stretti la mano e siete tornati a casa? –

– No, le ho slacciato i pantaloni e le ho infilato una mano dentro le mutande –

– Ma che originale! Bè, non sarò io a venir meno alle vostre consuetudini. Fallo anche a me, coraggio, so che la gonna per adesso ti ostacola ma ti assicuro che rimedieremo –

La sua mano si infila sotto le mie mutandine, ecco, sento le dita sul solco. Malandrino, ho come un brivido.

– Così, massaggia, cerca, trova. –

Lo sprono. La sua mano si fa più ardita, le dita si fanno strada tra le grandi labbra, sfiorano il grilletto. A questo punto non posso più far finta di non essere eccitata. Sto colando. La mia opera di seduzione si riflette su di me, lo devo ammettere. Quel criminale di mio figlio se ne è sicuramente accorto

– Su, continua il racconto – lo incalzo

– Lei si è alzata dal letto e si è calata i pantaloni e gli slip. E così ho fatto io. –

– Dunque siete rimasti entrambi nudi dalla cintola in giù. Proviamo anche noi? –

In silenzio ci sfiliamo io la gonna e le mutandine, lui, rimanendo seduto, i jeans e le sue mutande. La banana è più tesa che mai. Il mio triangolo è all’altezza dei suoi occhi, lui fissa il pube di mamma senza staccarsi.

– Allora, devo arguire che dopo siete passati, come negli esami, al momento orale –

– Sì mamma, a questo punto ci siamo seduti e lei ha cominciato a succhiarmelo –

– Ma davvero, allora, visto che tu sei seduto e io in piedi, mi inchinerò di fronte a te, figlio mio. Non credere però che la tua genitrice intenda umiliarsi così facendo. Se così fosse smetterei immediatamente. Mi devo fermare, piccino? –

– No mamma –

– Allora ecco mi abbasso e vedrò di fare del mio meglio. Ecco il primo esame orale. Tu farai l’esaminatore –

Gli lecco il frenulo dolcemente, dall’uretra cola ormai la sua ciprigna. La assaporo compiaciuta. Lentamente gli avvolgo le labbra attorno alla stessa. Poi via, giù a ingoiare del tutto. Salgo e scendo inumidendolo di saliva. Devo stare attenta a non farlo venire. Quando diventa improvvisamente più duro smetto, peccato perché mio figlio ha iniziato ad ansimare. Gli solletico la borsa

– Allora come è andata? Vuoi dirmi cosa avete fatto dopo? –

– E arrivato il mio turno, sono sceso sulla sua pisella, lei si è sdraiata e ha aperto le gambe alla mia lingua –

– Ma come parli bene caruccio. Allora, vista la nostra situazione un po’ diversa io mi alzo di fronte a te e tu avanzerai la tua testolina fino a raggiungere la regina di cuori – Devotamente il pischello si approssima al pube. 

– Cosa aspetti, passa la lingua lungo il mio solco, e quando puoi, mio caro, ancora più dentro. Là c’è un piccolo cuoricino che ti aspetta. Così bravo. Forza, mio piccolo Cupido, lascia che con le mie dita allarghi il passaggio un po’ di più. Adesso muovi la testa, mentre mi favorisci della tua lingua, come se dicessi no. Questo servirà a variare il tocco e a permetterti di assorbire meglio il mio profumo. Allora, questa volta non te l’ho ancora chiesto, e lo farò direttamente: quale sapore preferisci, il mio o quello della verginella?

– Il…tuo mamma –

– E come mai, se posso chiedertelo? –

– E’ più intenso, e tuoi umori sono deliziosi –

– Sicchè non solo l’odorato, ma anche il gusto è coinvolto nel tuo apprezzamento. Mi congratulo e ne sono fiera. Continua nella tua opera mio prediletto, dovrai soffrire ancora a lungo nella mia vulva soffocante. Anzi ti è permesso, ogni dieci volte che la tua lingua onorerà il mio fiore, di tirare una boccata di aria pura. Ma sta bene attento, non meno di dieci. Sarò io a contare. Siccome me ne hai date già sei, conterò le successive. Sette…otto…nove…dieci, respira, e intanto dimmi se ti piace –

– Mi piace molto mamma –

– Se mi immagino correttamente cosa avete fatto questo pomeriggio, la tua lingua si è mossa su quella fessura acerba troppo velocemente, come fanno gli inesperti. Invece io ti ho costumato a spargere lentamente la tua saliva su di me. Su allora, riprendi, nei hai per altre dieci –

Andiamo avanti per un bel po’ fino a che il mio ragazzo non diventa tutto rosso

– Puoi terminare adesso, respira, e stavolta dovrai proseguire con la cronaca delle tue prodezze –

– Dopo lei lo ha ripreso in bocca –

– È ben noiosa la tua derelitta, ma per correttezza eseguirò anch’io l’operazione –

Mi chino di nuovo davanti a lui. Lo accarezzo all’interno delle cosce e comincio da quelle con la lingua, per andare sempre più su ad assaporare lo scroto. Poi lecco la vena fino alla sommità e finalmente introduco nella mia bocca quel nerbo teso fino allo spasimo. Mi stacco quasi subito però.

– Come vedi non ti ho offerto a lungo i miei favori, pavento che tu mi verresti nel palato se continuassi –

– Veramente…lei continua fino a farmi venire- mi risponde lui –

– Lo supponevo. La troietta vuole concludere in fretta perché ha paura di un probabile seguito. Stavolta però non seguirò le sue gesta caro mio – Detto questo mi rialzo di fronte a lui.

– Se non sbaglio nella volta precedente che tu ti ostini a dimenticare, io ti avevo promesso una sorpresa. Ricordi? –

– Sì, lo ricordo –

– Bene, allora guarda. Io mi siedo a cavalcioni su di te. Non vorrai di farmi stare in piedi ancora a lungo – Detto questo apro le gambe, lo cavalco e mi siedo con la mia foffa a pochi centimetri dal suo paletto.

– Ah, finalmente mi accomodo su qualcosa di morbido. Mi riferisco alle tue cosce ovviamente. Mi dicevi che nella sua bocca c’è stato solo il tuo riverito orgasmo nevvero? –

– È proprio così mamma –

– Non siete mai andati oltre? –

– No – è la sua risposta decisa, ormai non ha più voce.

– Allora la tua mamma prenderà il governo di questa storia e introdurrà qualcosa che la tua gallina non ti ha offerto. Hai sentito che ho usato il verbo introdurre? –

– Sì mamma –

– E non ti suggerisce niente? –

– Parli di… –

– Precisamente, proprio di quello. Ti piacerebbe? –

– Molto mamma –

– Quindi ti piacerebbe che io mi alzassi un poco e ti venissi a sedere più vicino, mooolto più vicino, è’ cosi? – Sorrido all’ afasia del mio appassionato. Così mi faccio ancora più vicina al suo codone spalancando ancor di più le cosce. Devo dire che la cosa mi eccita molto. Ma faccio uno sforzo per controllarmi, il mio scopo non è quello di godere, anche se…

– Ecco, potrei ingoiare il tuo virgulto con un solo boccone della mia cosiddetta, ma non lo farò, Non ti sei comportato bene con me, lo sai – leggo la disperazione sul suo volto 

– Però però…mi limiterò ad avvicinare il mio solco al tuo pennone fino a toccarlo, così ecco – e comincio a strofinare la mia passerina su e giù lungo la sua spada d’amore. Ecco ti piace? Ma ora mi devo fermare, Il mio dovere di madre prevale anche su momenti come questi. Ti voglio fare una domanda. Dove dovevi andare questa sera veramente?

– Ritornavo da lei –

– Della tua stracciona vorrai dire. Bene, visto che mi hai detto la verità ti favorirò di venti oscillazioni – ondeggio le anche avanti indietro e comincio la cura. E’ di tuo gradimento caro? Ecco, io appoggio le braccia sulle tue spalle, faccio forza su queste. Così l’oscillazione verrà meglio. La ventina finisce.

– Mi sono arrestata, mio pulcino, perché ho un’altra cosa da chiederti –

– D…dimmi mamma –

– Il libro di matematica. Non lo stavi studiando vero? –

– No mamma, facevo finta –

– Così ti voglio ragazzo mio, franco e coraggioso, meriti altre dieci oscillazioni – Mi dedico alla promessa, e il mio coinvolgimento aumenta. Sento la mia vulva che si dilata internamente. Il cuore comincia a martellarmi nel petto. Sono sicura che anche le mie pupille siano dilatate. Presto finisce anche la decina, devo dire a malincuore.

– Ora che abbiamo finito anche con questo ciclo, ti chiedo di farmi due promesse. Ecco la prima: stasera voglio che una volta ancora, tu non vada all’appuntamento con la tua insana congiunta. Dovrai farlo senza telefonarle per avvisarla. Sarà sicuramente lei a chiamarti e tu troverai una scusa. Lo farai? –

– Lo farò mamma –

– O gaudio, allora procederò con otto oscillazioni. Una, due…sette, otto.- finite anche queste seconda richiesta: -dovrai studiare veramente. Niente più inganni. Comincerai da stasera. Ok? –

– Ok mamma, ma ti prego, non smettere, non ne posso più –

– Mi fai ridere razza di assassino, vedrò di accontentarti. Tu intanto leccami le tette. Vieni, te le scopro – Eseguo e mi snudo i seni diventati improvvisamente ipersensibili

– Su dai, cominciamo – inizio a muovermi lentamente ma continuamente. La mia fessura comincia a sbrodolare. Il caldo della sua lingua é come lava ardente sui miei capezzoli. Mi impongo di non eccitarmi ulteriormente ma invano. 

– Vedi che la tua mamma ti vuole bene? Vuoi che mamma si fermi? –

– No mamma ti prego! –

– E sia, ti confesso che anch’io mi sto emozionando non poco, Le mie emozioni si stanno concentrando proprio lì dove mi stai allargando le grandi labbra. Vedo che anche tu sei tutto un battito. Ti piace figlio mio? Ti piace? Eh ti piace? –

– Moltissimo mamma –

– Dimmelo ancora –

– M…moltissimo –

– E hai solo questo da dirmi? – lo apostrofo mentre continuo a strofinarmi contro di lui

– Presto, che sento la fine vicina! –

– Mamma ti prego fatti chiavare! –

– Ma come ti permetti monellaccio, dovrai accontentarti fino a che lo vorrò, frattanto mi sento prossima al decollo! –

– Anch’io madre mia! –

– E allora vieni, vieni carissimo, imbrattami con la tua sborra i peli della fica, mentre io ti accompagnerò all’unisono! –

In breve veniamo insieme gemendo il nostro piacere. Il suo sperma si spruzza fino allo sterno, mi cola sul pube. I muscoli del mio ventre spasimano più volte.

Ci rilassiamo entrambi sfiniti. Gli appoggio la testa sulla spalla.

– Vedi caruccio-faccio con voce bassa e arrochita – com’è intenso il mio desiderio di saperti bravo a scuola? Su ricomponiti, lavati e vai a studiare. Dopo verrò ad accertarmi del tuo impegno. Hai visto che non ti ho concesso quello che, nel parossismo, mi hai veementemente richiesto. Sarà così ancora per un po’. Nelle prossime giornate avrò ancora da chiederti delle cose. Buono studio mio amato –

Fine seconda puntata

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“Chi Tromba a Capodanno…”

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Gen 2, 2023

Le vacanze di Natale in Puglia dalla mia famiglia proseguono abbastanza spensierate. Mi godo il tempo con la nonna, mi faccio coccolare da mamma e papà, esco con gli amici di una vita. Vivo al massimo questi giorni di tranquillità, prima del rientro a Milano che si fa sempre più vicino.

La sera del 31, dopo la tradizionale cena con i parenti, a cui anche quest’anno mi sono presentata “dignitosamente brilla” (cit.), dopo la mezzanotte mi sono data una sistemata per raggiungere il mio gruppo di amici a casa di Alessia.

Non sapevo esattamente che tipo di serata mi aspettasse. Sapevo che ci sarebbero state un po’ di persone, casa di Ale è molto grande, i suoi ricchi genitori sono partiti (beati loro) per un capodanno in Madagascar, quindi alcool e musica non sarebbero mancati. 

Decido di vestirmi carina, non perché io abbia chissà quali intenzioni, ma perché dai, è capodanno.

Indosso una camicia di chiffon nera, in pratica un velo trasparente di tessuto leggerissimo, con collo a barca che lascia scoperte le spalle. Sotto ho un reggiseno nero che non regge nulla, viste le dimensioni micro dei miei seni, ma che rende l’outfit abbastanza sexy.

Ho una gonnellina molto mini a fasciarmi il culetto sodo e calze nere. Il mio metro e 56 guadagna ben dieci centimetri grazie alle décolleté.

Prima di uscire chiamo il mio ragazzo, rimasto con la sua famiglia a Milano, gli faccio gli auguri mandandogli una foto del mio outfit allo specchio, e ci salutiamo.

Passa a prendermi Manuel, un ragazzo che abita poco distante da casa dei miei, che conosco dalle elementari. È stato il mio primo bacio. Ero cotta di lui, quando alle medie io ero un brutto anatroccolo occhialuto e lui il fighetto della scuola. Ora io non dico di essere diventata un cigno, però dai, mi difendo. Con lui invece il tempo è stato un po’ più impietoso. I capelli corvini sono quasi del tutto caduti e lui camuffa il tutto con una rasatura totale del cranio. Barbetta incolta e pancettina immancabile. Ora, da qualche annetto, so di non essergli indifferente, ma non è mai successo nulla.

Salgo in macchina avvolta in un lungo cappotto nero, con il cappellino di lana rosa che mi schiaccia sul viso i capelli biondi, e lo saluto schioccandogli un bacio su una guancia. “Augù” dico, abbozzolandomi sul sedile. “Pur’attè” risponde, avviando la macchina.

Arriviamo a casa di Alessia che è già l’una passata. Ci apre lei, ci saluta entrambi, invitandoci ad abbandonare le giacche nell’armadio accanto alla porta. Non c’è bisogno di grandi convenevoli, siamo amici da una vita.

La casa si apre in un grande soggiorno open space. L’arredamento è classico, da persone benestanti sulla sessantina. Molti quadri alle pareti, tappeti ovunque, mobilio antico in legno. 

C’è un grande tavolo, al centro della sala, in cui in cinque stanno giocando a poker avvolti dal fumo delle sigarette. 

Poco sulla destra un altro tavolino con qualsiasi cosa da bere. Scorgo fuori dal balcone Anna e Ciccio che fumano, probabilmente una canna, conoscendoli. 

Dalle casse esce una playlist di brani synth pop, niente di insopportabile, comunque. Poteva andare peggio.

Mi avvicino al tavolo dei drink, prendo una bottiglia di birra e sorseggiando vado a salutare le amiche, che chiacchierano più avanti.

La serata procede tranquilla, di quelle normali tra amici. Tra drink, birre, sigarette e qualche tiro alle canne di Ciccio. Di tanto in tanto arrivano facce nuove mentre qualcun altro va via. Il volume della musica si abbassa man mano che si fa più tardi.

Ora sto chiacchierando con uno di cui ho già dimenticato il nome. Uno carino, potrebbe essere mio coetaneo, forse qualche anno più giovane. Ha i capelli castani e ricci, barbetta, occhi sul verde. È più alto di me di parecchio, sarà sul metro e novanta, e parla con un accento che potrei definire ispanico. 

Non so di chi sia amico, ma è carino e mi fa ridere, e tanto mi basta. 

Tra un drink e un altro ci mettiamo effettivamente poco a ritrovarci sul divano davanti alla tv, io con le mie gambe sulle sue, entrambi sotto una calda coperta di lana a quadroni. 

In tv c’è un vecchio film con Hugh Grant che guardiamo a tratti, anche perché tra la musica e le chiacchiere dei pochi amici rimasti ancora impegnati nel poker, non si sente granché. 

Di tanto in tanto le nostre labbra si incontrano in baci languidi. Sembra un ragazzo educato, probabilmente non mi trascinerebbe mai in una stanza, ma sotto le gambe sento comunque che quei baci stanno risvegliando qualcosa.

Alessia è in camera sua che scopa verosimilmente col suo ragazzo di una vita. Anche altri hanno dato seguito alla credenza popolare secondo cui far sesso a capodanno possa portare ad un anno ricco di lussuria, solo io, rischio di rimanere indietro, anche per colpa di una festività vissuta lontana dal mio ragazzo.

Diciamo che ora, però, potrei avere qualche chance.

Passo una mano dietro la schiena di questo ragazzo che ha la fortuna di essere solo nel posto giusto al momento giusto. Mi intrufolo con le dita dentro i suoi jeans, sfiorandogli l’osso sacro e subito accanto una chiappa bella soda.

I baci continuano, alternati a dei sorrisi e a finti sguardi al film, giusto per non farci scoprire dagli altri amici.

La sua grossa mano si muove dal mio ginocchio scorrendo sicura a farsi spazio tra le mie cosce. Allento la presa e lascio che si avvicini un po’ di più al traguardo. Sospiro e sorrido, quando le sue dita premono contro il mio sesso che si inumidisce al tocco. 

Quel calore che si scioglie sul tessuto delle mutandine sembra essere un invito a quelle dita, che ora oltrepassano la barriera degli elastici e mi penetrano senza troppi complimenti. “Mmmh” mugolo, sgranando gli occhi mentre la mia lingua danza con la sua. Il mio sospiro si intensifica, man mano che quelle due dita affondano nella mia glabra patatina.

Divarico le gambe per godermi meglio quella mano che mi lavora sotto la coperta, e questo mi consente di avere abbastanza spazio per potergli sbottonare la cintura e i pantaloni per tastare per bene quel membro che sentivo in trappola.

Le dimensioni sembrano essere notevoli, nella mia piccola mano. Lo libero dall’elastico e inizio a segarlo, mentre non accenno a staccarmi dalla sua bocca.

La mia mano si muove per tutta la lunghezza della sua asta, gli sfioro i testicoli gonfi e risalgo per massaggiare con l’indice la sua cappella umida di quel liquido pre-seminale. Sento sospirare anche lui e quei sospiri si intrecciano ai miei, frutto di quelle dita che mi stanno scopando al punto da rendere zuppe le mutandine.

L’idillio di questo momento, però, viene interrotto quasi bruscamente da Manuel.

“Mì… il telefono…” mi urla dall’altra parte della stanza. 

Stacco il viso dal ragazzo senza nome e mi volto, scorgendo appena Manuel da dietro la spalliera del divano. Mi viene incontro, portandomi il telefono illuminato. Mi ricompongo leggermente, restando ben coperta. 

La mano del mio amante occasionale è ancora nella mia passerina e il mio stringere le gambe è un modo per dirgli di non andare via. Anche la mia mano stringe ancora quel bel cazzone. 

L’altra, invece, richiamata all’ordine, recupera il mio telefonino dalle mani di Manuel, che ovviamente non capisce cosa stia succedendo sul divano e si siede accanto a me. 

È il mio ragazzo. In videochiamata.

Rispondo.

“Amore??” Dico dopo essermi schiarita la voce. Mi guardo nella finestrella della videochiamata. Ho i capelli spettinati e le labbra arrossate dallo sfregamento con la barbetta del ragazzo a cui forse dovrei chiedere di nuovo come si chiama.

Il mio fidanzato mi sorride e mi dice qualcosa di incomprensibile. È in un club con degli amici, c’è musica dal vivo, non si capisce granché, anche perché le dita nella mia fighetta continuano a muoversi come se niente fosse. Ma anche la mia mano su quel bellissimo cazzo non è da meno.
“Ti stavo pensando e ho deciso di chiamarti”, mi dice. Gli sorrido dolcemente “Awww, amore grazie, anch’io ti pensavo…” gli dico senza il minimo pudore, considerando che ho due dita nella passera e un cazzone nell’altra mano che continuo a segare con desiderio.

“Che fai di bello, oltre a pensarmi?” mi chiede. “Mah niente, sono con Manu e guardiamo un film…” rispondo girando il telefono dal lato opposto al parco divertimenti sotto le coperte e inquadrando il mio amico e il film.

Manuel lo saluta con ma mano. Lui ricambia. Io sussulto fradicia.

“Dai, ora… ora vado, sennò mi perdo il meglio…” dico inquadrandomi e schioccandogli un bacio. “Ti chiamo domani…”

“Okay, piccola, ti amo”.

Anch’io.

Chiudo la conversazione e lascio cadere il telefono sul divano.

Manuel, seduto alla mia destra, sembra rapito dal film, anzi, prende addirittura un lembo della coperta e se la porta sulle gambe. “Ma questo è un coglione…” penso.

Vabbè. 

Fingo un improvviso attacco di sonno e mi distendo sulle gambe del sudamericano senza nome. Piego le gambe e le appoggio su quelle di Manuel, come a provare a distanziarlo un po’. Mi copro completamente fin sopra la testa e mi ritrovo davanti al bel cazzone che ancora pulsa nella mia mano.

Ovviamente c’è carenza di luce, ma ce n’è abbastanza da poter scorgere quelle dimensioni che avevo disegnato nella mia testa solo grazie al tatto. 

Con la lingua raccolgo quegli umori che sono sciolti tra le mie dita, lecco bene quell’asta e risalgo fino ad avvolgere completamente la turgida cappella. Muovo la testa sotto la coperta e inizio a succhiarlo e a gustarmelo per bene. Intanto le sue dita ad uncino mi scopano con maggiore foga e io ansimo con la bocca piena di quel cazzo che non riesco neanche a prendere completamente.

Ora però, sono i miei piedi ad avvertire qualcosa. Sento chiaramente un’erezione crescere sotto le piante dei miei piedini, ormai orfani dei tacchi.

Istintivamente premo contro di essa. 

La mia cotta delle elementari si sta eccitando a guardarmi fare un pompino sotto le coperte. L’idea mi infiamma e sento che tra le gambe sono un rubinetto aperto.

Un primo orgasmo vaginale mi fa tremare, mi fa stringere le cosce, ma non placa affatto la mia eccitazione. 

Le dita che erano dentro di me si defilano e ora sento aria fresca entrare nel mio naso. La coperta è caduta e mi ha liberato la testa. 

Mi stacco da quel cazzone e lo guardo, raccogliendo con la lingua quel ponte di saliva che ci tiene uniti. È grosso, lungo e la pelle ha un colore scuro, quasi mulatto. Per prenderlo tutto ci vorrebbero entrambe le mie piccole mani. Mi mordicchio il labbro inferiore, incantata, e torno a pomparlo, cercando di succhiarlo il più possibile senza soffocare. 

Abbasso lo sguardo. Manuel mi sta guardando. Sono eccitata. Struscio i piedini contro la sua erezione. Sento il suo pisello duro sotto i bottoni dei jeans, seppur di dimensioni modeste, rispetto a quello nella mia bocca.

Manuel non mi stacca gli occhi di dosso, mentre si libera il membro dalle costrizioni, lasciandolo a mia disposizione.

Lo cingo tra le dita dei piedi mentre i miei collant neri luccicano dei suoi umori. Lui mi aiuta, stringendomeli con le mani e guidando il movimento. Si sta praticamente facendo una sega con i miei piedi, ‘sto porco.

Intanto la mia bocca si riempie di quel cazzone che il ragazzo sbatte ritmicamente contro la mia gola, scopandomi la bocca.

Non ne posso più. Mi sollevo e mi avvolgo della coperta. Non che ce ne sia bisogno, considerando che io sono quella dei tre più vestita, ma le regole le faccio io. Ora voglio un posto più comodo. 

Senza dire nulla vado verso una delle millemila stanze della casa. C’è un letto. Non è matrimoniale, non è in verticale rispetto al muro, anzi è un banale letto ad incasso con l’armadio intorno, non è nemmeno “apparecchiato” ma me lo faccio andar bene. 

L’ispanico, coprendosi (male) il sesso rigido, mi viene subito incontro, mentre Manuel resta lì, a guardarci andar via come un cane bastonato.

Sollevo gli occhi al cielo pensando che ad alcuni uomini le cose devi proprio spiegargliele coi disegnini, e gli faccio ampi cenni per invitarlo a raggiungerci. In due secondi, zompettando felice come un capretto, arriva nella stanza. 

Stendo la coperta che mi avvolge sul letto e mi sfilo la maglietta, lasciandola cadere sul pavimento. L’ispanico viene alle mie spalle e mi libera del reggiseno, invitandomi con una spinta a poggiare le mani contro la parte superiore dell’armadio. Le sue dita scivolano sulle mie braccia fin sui fianchi e risalgono a stringermi le tettine.

Manuel viene accanto a me, mi volta il capo verso di lui e mi infila prepotente la lingua in bocca. Ora ho gli occhi chiusi, non so la mano di chi è sulle mie tette e quali mi stanno abbassando contemporaneamente le calze e le mie fradicie mutandine rosso-Natale (lo so, sono scaramantica). Onestamente mi importa poco.

Resto in quella posizione, in piedi e rivolta verso l’armadio, con la testa girata verso Manuel che continua a limonarmi neanche volesse sfogare tutti i baci che non mi ha dato negli anni. Intanto, dietro di me, sento l’ispanico sollevarmi la gonna sulla vita e allargarmi le gambe. Poi si inginocchia, e mentre avverto le sue mani che mi allargano le chiappette, ecco la sua bocca che fruga e sguazza nel mio sesso bagnato e il suo viso premere tra le mie natiche. Dura dannatamente poco, quell’idillio. Essendo un gigante, rispetto a me, non doveva stare particolarmente comodo. Infatti si rialza.

La punta del suo enorme cazzo si struscia tra le mie gambe ed entra con facilità nella mia passera fradicia. Lo spinge in me così lentamente da farmi mancare il fiato.

Inizia a scoparmi così, mentre sono ancora in piedi. 

Manuel intanto si spoglia completamente, si mette in piedi sul letto e si avvicina quel tanto da consentirmi di prendere in bocca il suo cazzo. 

Questo riesco a prenderlo in bocca tutto, è decisamente più “comodo”, seppure più piccolo in spessore. Lo succhio e mugolo mentre vengo letteralmente sfondata dal ragazzo alle mie spalle. Non ce la faccio. Ho le gambe che tremano. 

Mi allontano dal cazzo di Manuel e chiedo ad Ispanico di staccarsi. Mi siedo sul letto riprendendo un attimo fiato. 

Ho entrambi i cazzi davanti alla faccia e non posso non approfittarne. 

Li spompino un po’ entrambi, a turno, finché non decido che è di nuovo il momento di essere scopata.

Lascio che Ispanico si distenda sul letto e mi metto a cavalcioni su di lui, prendendogli l’asta dalla base e dirigendola dentro di me.

Chino il petto sul suo ed inizio a cavalcarlo. I movimenti sono ben coordinati, un po’ lo cavalco io, un po’ mi sbatte lui, facendosi sentire con dei rantoli da maschio sudato e arrapato.

Con la coda dell’occhio vedo Manuel girare e venire di nuovo verso la mia bocca.

“Mettimelo dietro…” gli dico in piena trance da eccitazione.

Corre come un bambino a Disneyland e viene dietro di me. È impacciato, lo sento, e ci mette diversi tentativi, prima di riuscire finalmente a mettermelo nel culetto. 

Ora godo come non mai, proprio come volevo. Dentro di me sento quei cazzi riempirmi al punto che sembrano quasi toccarsi e darsi un cinque, quando sono entrambi in profondità.

Sento Manuel ansimare più forte e neanche il tempo di dirlo, mi scarica nel sedere la sua abbondante cartuccia di sperma. Quando lo tira fuori non è più duro, direi più barzotto, e sgocciolante.

Mi sollevo col busto e riprendo a cavalcare il bellissimo cazzo di Ispanico, perpendicolare su di lui. Lo sento arrivare fino in fondo, sembra arrivare a toccarmi il cuore. Forse urlo un po’ troppo. È davvero un bel cazzo, e mi sta scopando divinamente.

Lo guardo in viso, quasi a voler fissare nella mente quelle espressioni, visto che il nome è andato da tempo, almeno ricordarmi il viso.

“Sto scopiàndo…” dice con quell’affascinantissimo accento di chissà dove.

Disarciono da quello stallone bellissimo che mi sarei volentieri portata a casa, e scivolo con la bocca su di lui per succhiarlo e godermelo ancora qualche attimo.

Lo sento tremare, sento il cazzo irrigidirsi e quelle palle stringersi. 

Si libera in un orgasmo bellissimo, che fa piovere pioggia di sborra sul mio viso, sui miei capelli e tutto sul suo ventre disegnato da uno scultore.

Manuel ce l’ha di nuovo duro, Ispanico credo non si sia mai ammosciato, ma io sono esausta. Per ora. 

Direi che alla casella della scopata di capodanno la possiamo metterci una crocetta. Anche per quest’anno.

Per fortuna. C’è mancato poco.

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La porca perbene

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Gen 2, 2023

Milena era una grande porca e al tempo stesso una donna perbene e seria, ma non religiosa.

Aveva scoperto di essere porca sull’orlo dei cinquant’anni. Aveva scoperto di essere multi-orgasmica, che godeva tantissimo da sola e che quando stava anche pochi giorni senza masturbarsi diventava nervosissima.

La masturbazione era la sua sola consolazione. Ma consolazione maggiore era quando faceva i video a uomini, ad “amici” che conosceva online.

Quello che non le piaceva era che questi “amici” non ricambiassero o considerassero un dovere il fatto che lei ogni giorno avesse voglia.

Lei non voleva essere obbligata, voleva essere libera di masturbarsi, di fare video.

Quando aveva voglia, poteva anche giungere a degli estremi come una mattina, in cui, per il suo amico fece diciannove video e continuava a masturbarsi, mentre questi si caricavano nell’app.

Insomma, una porca non voleva sentirsi chiamata in altra maniera. Che ci poteva fare se era molto vogliosa?

Certo, gli uomini non sapevano che a volte, le prendeva male, di essere considerata tale e allora stava un po’ per conto suo.

La cosa durava poco in genere, perché Milena aveva bisogno di sesso, visto che, con suo marito, non faceva praticamente nulla e quel poco, anzi pochissimo, che faceva la lasciava parecchio insoddisfatta.

Certo, lei sapeva che così tradiva il marito, ma rivendicava il suo diritto al sesso, al piacere. Non era decrepita, non aveva settant’anni accidenti.

Era bello sentire il piacere anche quando non si masturbava. Era bello che gli uomini le dicessero che era eccitante.

Milena razionalmente sapeva che con quegli uomini non ci sarebbe stato nulla di più e di questo ne soffriva un po’ ed ecco perché alla fine con loro rompeva sempre.

Milena era confusa perché da una parte avrebbe voluto di più, ossia incontrarli, però dall’altro lato era frenata per quattro ordini di motivi. Il primo era che era casalinga e stava praticamente sempre in casa. Il secondo: abitava in un piccolo paese. Il terzo: non guidava. Il quarto: non aveva esperienza con gli uomini, visto che il marito era stato il solo con cui fosse mai andata a letto.

Non aveva alcun termine di paragone, ma era insoddisfatta dal fare l’amore con lui.

Probabilmente lo era sempre stata, visto che si masturbava sempre al termine di ogni rapporto sessuale e, cosa che la stupiva, il marito non ne era disturbato.

Lei si chiedeva perché il marito non facesse altro, come ad esempio leccarla, ma lui non sembrava gradire molto farlo.

Il marito era un amante tiepido o forse addirittura un po’ freddo, mentre lei era diventata una porca e ambiva almeno ad un amante appassionato, se non addirittura a un altro porco.

Il suo desiderio sessuale non le lasciava tregua e stava male se non si masturbava almeno una volta al giorno.

Sentiva che la fica diventava calda e anche i capezzoli, specie il destro desiderava sempre essere toccato.

Questo non le succedeva da giovane, anche se si masturbava da quando era adolescente, se non prima.

Inoltre, gli orgasmi che provava adesso erano nettamente più piacevoli, di quelli che provava da giovane.

Milena aveva raggiunto la maturità sessuale da “vecchia”, alla soglia dei cinquant’anni.

Aveva letto che ciò era possibile, anche se, ovviamente, riguardava una minoranza di donne.

Era combattuta tra il suo grande desiderio e il suo matrimonio, che certo non godeva di buona salute e non solo dal punto di vista sessuale, visto che il marito la faceva sentire sola, anche quando era in casa.

In verità, Milena si sentiva ancora più sola col marito in casa. Lei aveva provato a parlargli, ma lui le aveva semplicemente risposto che doveva accettarlo così com’era, altrimenti avrebbe potuto chiedere il divorzio.

Questa parola era stata pronunciata dal marito già due volte ultimamente.

Lei ci pensava al divorzio, ma sapeva che sarebbe rimasta col marito, anche se era molto infelice.

Era una sognatrice; sognava di innamorarsi e di trovare un uomo, con cui parlare e con cui scopare alla grande a letto.

Milena si rendeva conto di chiedere troppo e preferiva non cambiare nulla, anche se soffriva e si rendeva conto, che la sua vita aveva ben poco senso.

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Il nipote di Saliou

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Gen 1, 2023

Dopo quell’incredibile nottata di sesso, avevo riportato Saliou a casa sua poco prima dell’albeggiare, poi feci ritorno a casa, mi chiusi in stanza esausta e rimasi tutto il giorno dormendo, non risposi nemmeno alle numerose chiamate di mio marito Pierluigi perché non avevo il minimo stimolo di parlargli. Mi sentivo triste perché mi rendevo conto che stavo perdendo il controllo della situazione, non volevo ammettere a me stessa, che non riuscivo più farne a meno di quel cazzo senegalese e così per sfuggire alle mie responsabilità, incolpavo mio marito per avermi indirettamente indotto a fare in modo e maniera che questo accadesse. Immersa tra i tanti dubbi, scelsi la strada più semplice, rimanere tranquilla e godermi la vita tenendo il piede in due scarpe. Da un lato avevo un ottimo marito, che mai avrei voluto perdere, perché oltre a comandarlo a bacchetta, lui mi amava, mi trattava da regina, insieme avevamo un’intesa totale di come gestire la casa, le nostre spese e le amicizie, dei nostri problemi in 5 minuti sempre trovavamo la soluzione. Questa soluzione però non l’avevamo trovata riguardo al sesso; a dire il vero ne avevamo discusso poco o niente e probabilmente era anche colpa mia, ma credo che sia veramente difficile per una donna, trovare le parole giuste da dire al proprio marito, per fargli capire che ha bisogno di sesso, che con il sesso una donna si sente desiderata, viva, femmina, eppure Pierluigi stando insieme a me da oltre vent’anni, sa che mi è sempre piaciuto il cazzo, non può nemmeno minimamente pensare che, evitandomi sempre nel letto, a me vada bene così e che mi possa accontentare sempre con la semplice masturbazione. Sa anche che quando usciamo insieme a cena o per fare una semplice passeggiata, io attiro parecchio gli sguardi famelici di altri uomini, me ne accorgo io, ma sicuramente se ne accorge anche lui. Se da un lato avevo questa situazione matrimoniale, dall’altro, avevo trovato in Saliou l’uomo che soddisfaceva meravigliosamente bene tutte le mie voglie sessuali, l’avevo scelto come se fosse un semplice giocattolo sessuale, forse sottratto anche per invidia, alla mia cara amica Laura. Saliou, dal mio punto di vista è l’amante perfetto! Ha il vero stile gigolò, mi fa sentire desiderata, è sempre gentile, disponibile, riservato, sottomesso e servile come se fossi la sua padrona, fino poi a portarmi nel letto, lì, ostentando forza e sicurezza, si trasforma in un maschio dominatore, mi prende, mi possiede, mi fa sentire la sua puttana scopandomi senza pietà. All’inizio pensavo di poter gestire la situazione a mio piacimento, invece le cose si sono complicate, adesso non riuscirei proprio a rinunciare al piacere sessuale che genera in me quell’uomo africano, Saliou percepiva questa mia dipendenza sessuale e dopo aver visto con quegli occhietti furbi la mia bella casa, con piscina e giardino1 sognava di migliorare la propria vita. Mi chiese più volte, se in caso di separazione dal marito, io sarei rimasta proprietaria della casa, ma io da lui volevo solo due cose, la più totale discrezione ed il suo cazzo a disposizione delle mie esigenze ed entrambe le cose non mi sono mai venute a mancare. In questa maniera, con un bravo marito ma monotono ed un amante straordinario che compensava le lacune sessuali di Pierluigi, la mia vita è andata avanti senza troppe novità degne di nota fino a circa metà ottobre 2015, periodo che mio marito viveva estremamente stressato per il lavoro e per questo litigava spesso con suo figlio. Con me non litigava tanto, perché al minimo sentore di tempesta, lo lasciavo parlare da solo e me ne uscivo in giardino. Nonostante fosse ottobre, le temperature erano ancora buone, in una domenica pomeriggio me ne giravo scalza nel giardino, rilassata tra i miei fiori ed il cinguettìo degli uccellini, l’unica nota stonata era la voce di Pierluigi che litigava al telefono con suo figlio. Finito la litigata, Pierluigi mi raggiunse imbufalito, io cercai solo di tranquillizzarlo un po’:

“Rilassati Pier, tuo figlio non è più un ragazzino, ormai sa badare a se stesso, tu piuttosto è ora che ti prendi un po’ di relax, vieni con me a passeggiare per il giardino”

Lo presi per una mano, lui mi seguì a ruota e cercando di stemperare un po’ la situazione, con una mano mi alzai il largo vestito e gli mostrai il mio bel lato-b, ma la sua reazione fu scomposta, da puro deficiente.

“Tu Giulia se avessi dei figli, non penseresti sempre a scopare!”

Io rimasi completamente sbigottita da questa sua reazione, anche perché in passato, tutte le volte che Pierluigi aveva un problema si sfogava facendo sesso con me.

“Vai in casa a calmarti Pier, tu stai diventando pazzo”

Lui praticamente mi dava della irresponsabile, che pensa solo al cazzo e la cosa che mi offendeva veramente, era il fatto di aver toccato la mia corda dolente, che era appunto quella di non aver potuto fare figli… ma voi ditemi che colpe ne avevo io se il Signore ha scelto questo per me? Io, se offesa senza motivo, so essere molto vendicativa e come mi diceva mia nonna “Le cose io me le lego al dito”, se in quel momento avessi avuto Saliou nel giardino, mi sarei fatta scopare come una troia dietro una pianta solo per fare dispetto a mio marito. Né la sera, né tantomeno la notte Pier mi chiese scusa, al mattino seguente si fece la sua colazione e se ne andò al lavoro senza salutarmi, poco importa, la mia crudele vendetta era già pronta. Da circa 20 giorni mi vedevo con Saliou solo a casa sua, perché nel negozietto ospitava suo nipote Assane, figlio di suo fratello. Assane che era appena arrivato in Italia dal Senegal, si trovava solo di passaggio perché voleva andare in Francia da suo padre, lui è giovanissimo, ha 22 anni ma parecchio bruttino, alto circa 180, molto magro, con una faccia quasi da adolescente ed un paio di baffetti che gli davano del ridicolo, non parlava nemmeno una parola di italiano ma dai suoi grossi e dolci occhi si capiva che era parecchio affamato di figa. Mi aveva visto due volte e per due volte quasi sbavava dalla bocca, persino Saliou me lo aveva fatto notare

“Giulia, hai visto come ti guarda mio nipote, ahaha, non è mai stato con una donna italiana e credo nemmeno con un’europea, una signora come te gli fa perdere la testa, prima che se na va in Francia dovresti fargli un regalino”

“Ma smettila Saliou, mi sembra un ragazzino”

“Ma quale ragazzino, è già promesso sposo, quando arriva in Francia ha una fidanzata senegalese che lo aspetta per sposarsi”

La storia e le battutine di Saliou erano morte lì…c’è voluto tutto l’impegno di mio marito Pierluigi per farle resciuscitare, infatti come vendetta mi ero proposta proprio questo:

“Domani voglio fare un’opera di beneficienza, farò assaggiare un po’ di figa italiana ad Assane”

Lunedì verso le 11.30 telefono a Saliou.

“Tra poco vengo a farvi una sorpresa nel negozio, a te e a tuo nipote”

“Hahaha, vieni che alle 12 chiudo tutto”

Esco profumatissima, capelli raccolti, indosso un vestito color avorio fino alle ginocchia, autoreggenti nere e perizoma in pizzo, anch’esso nero. Quando entro, c’è una coppia di clienti che hanno appena pagato e stanno uscendo, Saliou ride già da sotto i baffi, io saluto Assane con un bel bacio nella guancia, Saliou si affretta a chiudere il negozio e mi porta nel retro, poi senza dire niente, sotto lo sguardo incredulo di Assane, mi alza la parte bassa del vestito, mostrandogli il mio culo, gli dice qualcosa nella loro lingua ed Assane si avvicina velocemente, incomincia a toccarmi tutta con le sue mani piene di desiderio, poi si inginocchia ed incomincia a leccarmi le cosce e le natiche, Saliou gentilmente mi aiuta a togliere il vestito e mi sfila il perizoma prima che Assane con la sua foga me li possa rovinare, rimango nuda solo con le autoreggenti. Mi siedo sul divano letto a gambe aperte, mentre Saliou si spoglia, Assane si butta in ginocchio e me la lecca disperatamente, gli metto un piede sul petto e lo spingo indietro, con una mano gli faccio segno di abbassare i pantaloni. Se Saliou ha un cazzo più tozzo, meno lungo ma molto largo, Assame ha un cazzo molto lungo ma di circonferenza normale, eccitato all’inverosimile ce l’ha duro come l’acciaio, appena lo prendo in po’ in bocca, si sforza per non venire. Saliou probabilmente gli dice di mettersi il preservativo, lui con quelle gambette secche e quel lungo cazzone penzolante saltella fino ad un cassetto, si mette il preservativo, poi un po’ goffamente mi viene sopra e senza pensarci troppo, mi infilza con quella lunga spada d’ebano. Anche se questa lunghezza spropositata mi da un po’ fastidio, il duro cazzo di Assane mi fa gemere di piacere.
“Ahhh ahhhh bravo Assane, mi sta facendo godere ahhh!”
Ma proprio quando sto per venire, lui non si trattiene più e sborra… Saliou prende subito il suo posto, la mia figa già surriscaldata accoglie con piacere il suo cazzo preferito, passano pochi minuti e vengo! Saliou sopra di me, continua a scoparmi incessantemente, poi in un orecchio mi dice:
“Sandwich?”
Assane con la forza da ventenne è di nuovo in piena erezione, sono eccitata ad avere due cazzoni così duri a disposizione ed ormai voglio provare anche questa esperienza.
Spingo Saliou a schiena in giù, salgo sopra e mi infilo il suo cazzone in figa, mi preparo dietro con un gel, faccio segno ad Assane, che velocemente lo appoggia nel mio bel culetto e duro come una pietra me lo spinge su. Wow!! Incredibile il piacere che mi fanno sentire questi due porci.
“Dio mio quanto mi fate godere!!!”
Saliou con un sorriso beffardo è immobile con quel suo cazzone che mi allarga la figa, Assane sempre affamato, mi scopa da dietro facendomi gridare ad ogni colpo.
Proprio quando questi due cazzoni africani mi stanno facendo venire, nella mia mente dedico un maligno pensiero di vendetta a mio marito:
“Pierluigi, guarda come godo!!! Questa mia goduta è per l’offesa di ieri!”
Assane da dietro sbuffa come un toro e spinge costantemente.
“Ahhhhh ahhhhh ahhhhhhhhhh Goooooodooooooooooooo!”
In questa posizione sono completamente dominata, stretta nella morsa di questi due impietosi africani, non riesco più a trattenermi ed urlo come una dissennata, i miei umori continuano ad allagare il cazzo di Saliou e vengo ancora.
“Godo!!! Godoooooooo!”
Nel frattempo viene anche Saliou riempendomi la figa di sperma, io completamente stremata da questi orgasmi a ripetizione, scappo da questa morsa brutale e mi corico supina, nemmeno il tempo di rifiatare un po’ ed Assane mi salta sopra e me lo sbatte nella figa, mamma mia speriamo venga presto e per eccitarlo di più gli dico:
“Ti piace scopare la mia figa? Dai Assane, è tua, scopami con il tuo cazzo”
Non so se capisce quello che gli ho detto ma lui si morsica con i denti il suo labbro inferiore e col suo cazzo mi percuote la figa con maggior irruenza. Personalmente non ho mai avuto particolare attrazione per i ragazzi giovani perché li trovo troppo infantili, ma devo ammettere che non posso resistere alla forza della sua gioventù e la durezza del cazzo di Assane mi fa venire ancora..
“Mamma mia, Assane sto godendo di nuovo, vengo!!!!!!!!!!!!”
Pochi secondi dopo, anche Assane viene e finalmente ho il tempo per riposarmi mezzoretta.
“Mi avete fottuto e fatto godere come una troia, la mia figa ha bisogno di riposo, ma voglio farvi un regalino con la mia bocca se volete”
Nemmeno il tempo di dirlo, che in bocca ho già il cazzo di Assane, pronto a venire per la terza volta, finito lui, faccio un bel pompino anche a Saliou e poi me ne ritorno a casa soddisfatta.

Continua…

Note finali:

Sarò molto lieta di rispondere a tutte le persone che, con educazione commenteranno sia nel bene che nel male o avranno domande da pormi sul racconto. Bacioni

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