La mia prima volta al Club Privé

Posted by admin under Incontri Erotici on venerdì Feb 3, 2023

Come ho già avuto modo di raccontarvi, vivo da fuorisede in una casa in condivisione con altre persone. Siamo più o meno tutti coetanei, tutte coppie e tutti dalla mentalità meravigliosamente aperta. 

È stata sicuramente una buona dose di fortuna, quella che ci ha fatti incontrare, ma anche alcune conoscenze comuni hanno fatto la loro parte.

Martina condivide la stanza con il suo ragazzo Marko. Lei è una trevigiana di un metro e ottanta, un fisico decisamente da top model, ex atleta, dai lineamenti perfetti. Lunghi dreadlocks castani adornati di perline colorate, braccia tatuate e piercing ovunque. Fa la social media manager nella stessa agenzia dove io faccio part-time ed è una delle tipe più toste e sexy che io abbia mai conosciuto. Marko viene dalla Repubblica Ceca, fa il programmatore, a guardarlo sembra non avere nulla a che fare con lei. Armadio a tre ante di un metro e novanta, biondo, viso slavo ma delicato. 

Un tipo divertente, nonostante l’umorismo ceco non sia particolarmente famoso.

In un’altra stanza vive Esther, ragazza congolese di ventotto anni dal fascino un po’ nerd. È poco più alta di me, sarà sul metro e settanta, fisico morbido, pelle d’ebano e in questo periodo porta con orgoglio la sua capigliatura afro. 

Sta facendo praticantato in uno studio legale ed ha una cultura straordinaria. Le ho sentito raccontare cose sulla storia dell’antica Roma, con date e dettagli che nemmeno Alberto Angela.

Si dichiara poliamorosa, e da quando sono qui l’ho vista condividere il letto con ragazze e ragazzi. Una che si diverte come piace a me. In questo periodo ha una storia con Angelica, una ragazza della provincia milanese, minuta e carina, di quelle che potrebbero passare inosservate ma che ti svoltano l’umore anche nelle giornate più nere. Ma anche con Fabio, un cinquantenne divorziato, un artista dai capelli brizzolati e la barbetta incolta che davvero non so come cacchio abbiano fatto ad incontrarsi.

Venerdì scorso, in uno di quei frequenti momenti conviviali in cui in un modo o nell’altro riusciamo a cenare tutti insieme, tra una chiacchiera e un’altra, è stato proprio Fabio a parlarci di un club privé dove di tanto in tanto gli era capitato di andare. È probabilmente uno dei più conosciuti di Milano, ma nonostante questo non ci ero mai stata.

L’idea ci ha stuzzicato e ci abbiamo messo davvero poco a convincerci che avremmo potuto provare.

Tralasciando i dettagli di come ci siamo organizzati logisticamente, arriviamo lì tutti e sei, giusto il tempo di fare la tessera, pagare l’ingresso e via.

La ragazza alla reception ci fornisce asciugamani, accappatoi, ciabattine monouso e le chiavi dell’armadietto, spiegandoci che l’unica area del club in cui era consentito essere vestiti era il bar, ma non era obbligatorio. Per il resto si trattava di un club naturista.

Peccato. Avevo scelto un outfit da lolita che è stato vanificato in un secondo.

Io, il mio ragazzo Christian ed Esther iniziamo ad esplorare l’ambiente circostante. Fabio chiacchiera con i ragazzi della reception mentre Marko e Martina dopo un secondo sono già immersi in una vasca idromassaggio. 

Le sale sono abbastanza buie, illuminate lievemente da luci al neon rosa e blu. 

Non sapevo esattamente cosa aspettarmi, ma non immaginavo di trovarci coppie di ogni età. 

Veniamo praticamente mangiate con gli occhi, ce ne accorgiamo perché gli sguardi dei mariti (ma anche delle mogli) sono languidi. Certo, Esther è così scura di pelle che se non fosse per le luci rosa sembrerebbe un accappatoio che svolazza da solo, ma forse il motivo di quegli sguardi non è dovuto a quello.

Decidiamo di prenderci un drink al bar mentre osserviamo quello che succede attorno a noi.

Ci sono coppie che chiacchierano, si sentono coiti consumarsi in alcune salette nascoste, una donna sulla sessantina seduta su un divanetto ci sorride mentre un uomo (probabilmente il suo uomo) ed un ragazzo decisamente più giovane di loro le mangiano il seno prosperoso.

È un ambiente senza freni, senza pensieri, libero e senza inibizioni.

Ci sediamo anche noi tre su dei divanetti, non diciamo nulla ma continuiamo a bere e a guardare ciò che succede.

Martina è a cavalcioni di Marko, nell’idromassaggio. Si stanno baciando in maniera molto passionale. Lei si muove su di lui e i suoi dread sembrano serpenti che le scivolano sulla schiena. Non si capisce cosa succede sotto l’acqua, ma accanto a loro una coppia sembra volerli imitare. La donna sembra avere i capelli rossicci, corti, fisico magro. Lui brizzolato, panzetta, petto villoso. Non entrano in acqua, si siedono sul bordo vasca, incredibilmente vicini ai miei amici. La donna inizia a cavalcare il suo uomo senza ritegno. 

Mentre noi sembriamo incantati da quel film porno in real life che si sta sviluppando davanti ai nostri occhi ecco sbucare dall’ombra Fabio.

“Vi va se vi faccio vedere una stanza? Il proprietario è un mio amico e la apre per noi!” dice tutto contento.

Ci alziamo e lo seguiamo. Chissà dove ci porterà questo privilegio. 

Dopo un paio di corridoi in cui riecheggiano risate, ma anche urla di piacere e scene di porno random dai televisorini posti qua d là, entriamo in una stanza grande, con un enorme materasso centrale. Tutto attorno tende nere lasciano scoperti dei vetri a specchio. Dal nostro lato sono specchi. Evidentemente dall’esterno no.

Ci sediamo sul materassone ed Esther si accorge di quei buchi sul muro. “Ma questi?” chiede. “Eh aspetta e vedrai…” dice Fabio ridacchiando con Christian. “Oddio ma è un gloryhole??” dico io, ridendo. Non ne avevo mai visti dal vivo. 

Comunque fatto sta, che forse a causa del clima saturo di sesso, ci lasciamo tutti un po’ trasportare. 

La situazione in quella stanza parte abbastanza tranquilla, con me e Christian da un lato del letto, lui che mi bacia il collo e mi titilla i capezzolini, e dall’altro lato Esther che sta facendo una sega al suo uomo mentre ci guardano. 

Fabio sembra in effetti parecchio eccitato dalla cosa, e io non faccio nulla per distogliere la sua curiosità. Mentre le mani di Christian si muovono sul mio corpo io allargo le gambe mostrando la mia passerina al compagno della mia amica.

Anche lei sembra essere divertita, e mentre si sistema gli occhiali sul naso, si china per avvolgere con le labbra il cazzo del suo Fabio. Lui continua a guardare me, però, mentre affonda una mano nel cespuglio di capelli di Esther e le spinge la testa fino a farle ingoiare tutto il suo sesso. Intanto Christian si alza in piedi, offrendo alla mia bocca il sul membro eccitato.

Sento Esther emettere versi gutturali al ritmo dei colpi di bacino di Fabio che le sta letteralmente scopando la bocca. E lui lo fa in un modo quasi violento, brutale, mentre continua a guardare me. Io sono inginocchiata a gambe aperte, completamente rivolta verso di lui. Il mio accappatoio è caduto dietro le mie spalle e il mio corpo dalla pelle candida, quasi luminosa, rispetto alla notte della pelle di Esther, è a disposizione dei suoi occhi. 

Con la mancina tengo teso il cazzo di Christian, per spompinarlo devo girare il capo di profilo rispetto al mio corpo. Adoro sentire quella cappella tra le labbra che scivola sulla mia lingua. Mi piace avvertire il suo sapore e sollevare gli occhi per cercare il suo sguardo di approvazione.

Solo che anche Christian, mi accorgo, è concentrato su quel pompino che la mia coinquilina sta facendo al suo uomo.

È un gioco di sguardi, ma questi sguardi sono inviti neanche troppo impliciti. Tutti e quattro desideriamo evidentemente diventare giocattolo degli altri. 

E allora facciamolo. 

Mi stacco dal cazzo del mio compagno, ma continuando a tenerlo ben saldo nella mia mano cammino con le ginocchia verso la coppia di amici dall’altro capo del letto.

Esther riemerge da quel pompino e finalmente sembra riprendere fiato. Sotto gli occhiali i suoi occhi sono rossi, lucidi, gonfi di lacrime. La sua faccia è fradicia di saliva che sbava e le ricade su quei bei seni sodi e prosperosi. Mi sorride “oh ma ciao!” dice mettendosi in ginocchio davanti a me.

Fabio si alza in piedi e come un bambino davanti ad una fetta di torta viene verso di me neanche fosse attratto tipo calamita. Alla fine credo che tutti e quattro abbiamo capito a che gioco vogliamo giocare. E allora giochiamo.

Il cazzo di Fabio è completamente bagnato dalla saliva di Esther. Parlando di dimensioni, è più corto rispetto a quello di Christian, non piccolo, ma meno lungo. Però è tozzo, grosso, a malapena riesco a cingerlo in un pugno. Inizio a segarlo facendo scivolare la mia mano sulla saliva della mia amica, che intanto fa lo stesso col cazzo del mio uomo. 

Esther mi guarda e sorride ancora, di fronte a me “va bene facciamo cambio…questo cazzo mi piace un sacco…” mormora avvicinando il suo viso al mio. “Mmmh va bene…ma io non so se riuscirò a prenderlo tutto in bocca…è troppo grosso…” le rispondo.

Facciamo le troie perché gli uomini si galvanizzano, li eccitiamo. Ma in fondo un po’ troie lo siamo davvero.

Le labbra grosse e carnose di Ester iniziano a baciarmi, ed io accolgo la sua lingua nella mia bocca. Ci baciamo languidamente in un modo così eccitante che sento la mia figa gocciolare sulle mie cosce. Le nostre mani libere accarezzano rispettivamente i nostri visi. 

Ci stacchiamo da quel bacio che avrei fatto durare ore e decidiamo di dare piacere ai nostri uomini. 

Iniziamo a spompinarli nello stesso momento. Non vedo bene cosa Esther stia facendo al cazzo del mio uomo, ma sento nitidamente il suono della sua bocca che schiocca saliva, della sua gola che cerca di prenderlo tutto, il suo mugolare di piacere.

Io, dal canto mio, cerco di non essere da meno. Il cazzo di Fabio è effettivamente grosso al punto che faccio fatica a prenderlo tutto in bocca. Lui è arrapato da morire e i suoi occhi sono fissi sui miei che lo guardano mentre provo a succhiarglielo. “Oh siii… che troia…che troia…” dice sussurrando. Sembra aspettasse quel momento da sempre. 

I movimenti della mia bocca e della mia lingua proseguono. Riesco a prendere tra le labbra tutta la cappella e buona parte dell’asta cicciona, ma non tutto. Nonostante lui provi a spingermelo fino in fondo spingendomi la testa verso di lui.

Mi usa come un oggetto sessuale e la cosa un po’ mi piace. Con la destra gli massaggio le palle turgide e con la mancina scivolo tra le mie gambe per toccarmi un po’. Ma la mano di Esther è più rapida ed arriva ad aprirmi le grandi labbra e a stuzzicarmi il clitoride in meno di un secondo.

Ansimo e chiudo gli occhi per godermi il momento senza smettere di succhiare il cazzo a quel cinquantenne arrapato che vorrebbe spingermelo in gola fino ad uccidermi.

Mi scosto, lo sego un po’, guardo Christian in estasi. Mi piace quello che vedo.

“Dai basta giocare… voglio scopare!” dico perentoria. Fabio non se lo fa ripetere e si stende a pancia in su, vincendo il turno. 

Mi metto a cavalcioni su di lui dandogli la schiena. Gli tengo il cazzo dalla base e me lo spingo dentro senza fare complimenti.

Le sue dimensioni mi lasciano un secondo senza fiato. Sento la mia figa aprirsi e la parte più grossa di quel cazzo farsi strada dentro di me. Ansimo, mentre piano inizio cavalcarlo.

Esther si avvicina a me, mi schiocca un bacio sulle labbra, scende sui miei seni e li mordicchia. È a quattro zampe e dandosi uno schiaffo sulla chiappona soda invita Christian a penetrarla. 

Il mio uomo mi guarda mentre in un attimo lascia scivolare il suo cazzo dentro la mia coinquilina congolese. Gli sorrido mentre non riesco a dire nulla se non “oh Dio… Ohh Dio…”.

Anche Esther inizia il suo concerto. Conosco molto bene la sua voce quando gode, credo la conosca tutto il nostro palazzo. Ha una volume alto e non si frena. Soprattutto perché Christian non si fa pregare e la scopa come un toro arrapato. 

Ho le mani di Fabio sui fianchi che praticamente mi muove a suo piacimento.

Decide la velocità della cavalcata e io non posso far altro che assecondarlo e godere. Ho la passerina in fiamme. 

Ma ad un tratto mi solleva, sfilandosi da me. 

È completamente succube della sua stessa eccitazione. 

Prima si pone in ginocchio davanti alla faccia della mia amica e spinge il cazzo nella sua bocca, poi, dopo averle nuovamente scopato la gola come un forsennato per qualche minuto, fa un cenno a Christian e lo invita a distendersi.

Il mio ragazzo obbedisce. Esther sembra conoscere il copione e sale a cavalcioni sul cazzo del mio uomo distendendosi col petto sul suo. Fabio intanto le va dietro, si sega, si sputa sul cazzo e senza bussare spinge il suo cazzo nel culo della mia amica.

Esther è in estasi. Ammetto che vorrei essere al suo posto. Sono stata di fatto abbandonata a me stessa con la mia voglia. Mi sgrilletto, distendendomi di fianco a quell’intreccio di corpi. 

Mi infilo una, due, tre dita nella figa e mi do piacere, raggiungendo l’orgasmo da sola, liberando il mio piacere in un urlo.

Fabio sembra essere ancora più eccitato da questo e dopo qualche colpo rantola, scaricando la sua cartuccia di sperma nel culo di Esther. Si calma, si sfila da lei e detta i tempi, come fosse un regista “dai, adesso fate godere lui, dai…”

Esther obbedisce come una geisha nera. Smette di scoparsi il mio uomo e scende col viso verso il suo cazzo. La raggiungo. Guardiamo entrambi gli uomini mentre contemporaneamente spompiniamo e lecchiamo il cazzo di Christian, fradicio del sapore dolciastro della mia amica color ebano. Le nostre lingue si incrociano di tanto in tanto, mentre ci godiamo quell’asta di carne turgida passando spesso dal leccargli le palle a succhiargli la cappella. 

Ci mette poco, a godere. I fiotti di sborra zampillano e schizzano un po’ ovunque sul suo petto e sul materasso mentre noi ci divertiamo a segarlo con le nostre mani unite “Riiingoooo!” diciamo contemporaneamente scoppiando entrambe a ridere.

Ci baciamo, io le accarezzo le tettone nere e pizzico quei capezzoloni mentre lei si aggrappa alle mie chiappette. Entrambe abbiamo la sborra di Christian tra le dita, ma non ce ne curiamo.

Fabio, intanto, ci fa notare che dagli specchi alle pareti si vedono le sagome di un po’ di persone. Pare ci siano stati degli spettatori. 

Io non sono ancora del tutto soddisfatta. Potrei quasi pensare di fare un regalo a quei guardoni…

Note finali:

[avrei bisogno di parlare con gli admin per inserire in una raccolta due racconti già pubblicati. Come posso fare? Grazie!]

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“Chi Tromba a Capodanno…”

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Gen 2, 2023

Le vacanze di Natale in Puglia dalla mia famiglia proseguono abbastanza spensierate. Mi godo il tempo con la nonna, mi faccio coccolare da mamma e papà, esco con gli amici di una vita. Vivo al massimo questi giorni di tranquillità, prima del rientro a Milano che si fa sempre più vicino.

La sera del 31, dopo la tradizionale cena con i parenti, a cui anche quest’anno mi sono presentata “dignitosamente brilla” (cit.), dopo la mezzanotte mi sono data una sistemata per raggiungere il mio gruppo di amici a casa di Alessia.

Non sapevo esattamente che tipo di serata mi aspettasse. Sapevo che ci sarebbero state un po’ di persone, casa di Ale è molto grande, i suoi ricchi genitori sono partiti (beati loro) per un capodanno in Madagascar, quindi alcool e musica non sarebbero mancati. 

Decido di vestirmi carina, non perché io abbia chissà quali intenzioni, ma perché dai, è capodanno.

Indosso una camicia di chiffon nera, in pratica un velo trasparente di tessuto leggerissimo, con collo a barca che lascia scoperte le spalle. Sotto ho un reggiseno nero che non regge nulla, viste le dimensioni micro dei miei seni, ma che rende l’outfit abbastanza sexy.

Ho una gonnellina molto mini a fasciarmi il culetto sodo e calze nere. Il mio metro e 56 guadagna ben dieci centimetri grazie alle décolleté.

Prima di uscire chiamo il mio ragazzo, rimasto con la sua famiglia a Milano, gli faccio gli auguri mandandogli una foto del mio outfit allo specchio, e ci salutiamo.

Passa a prendermi Manuel, un ragazzo che abita poco distante da casa dei miei, che conosco dalle elementari. È stato il mio primo bacio. Ero cotta di lui, quando alle medie io ero un brutto anatroccolo occhialuto e lui il fighetto della scuola. Ora io non dico di essere diventata un cigno, però dai, mi difendo. Con lui invece il tempo è stato un po’ più impietoso. I capelli corvini sono quasi del tutto caduti e lui camuffa il tutto con una rasatura totale del cranio. Barbetta incolta e pancettina immancabile. Ora, da qualche annetto, so di non essergli indifferente, ma non è mai successo nulla.

Salgo in macchina avvolta in un lungo cappotto nero, con il cappellino di lana rosa che mi schiaccia sul viso i capelli biondi, e lo saluto schioccandogli un bacio su una guancia. “Augù” dico, abbozzolandomi sul sedile. “Pur’attè” risponde, avviando la macchina.

Arriviamo a casa di Alessia che è già l’una passata. Ci apre lei, ci saluta entrambi, invitandoci ad abbandonare le giacche nell’armadio accanto alla porta. Non c’è bisogno di grandi convenevoli, siamo amici da una vita.

La casa si apre in un grande soggiorno open space. L’arredamento è classico, da persone benestanti sulla sessantina. Molti quadri alle pareti, tappeti ovunque, mobilio antico in legno. 

C’è un grande tavolo, al centro della sala, in cui in cinque stanno giocando a poker avvolti dal fumo delle sigarette. 

Poco sulla destra un altro tavolino con qualsiasi cosa da bere. Scorgo fuori dal balcone Anna e Ciccio che fumano, probabilmente una canna, conoscendoli. 

Dalle casse esce una playlist di brani synth pop, niente di insopportabile, comunque. Poteva andare peggio.

Mi avvicino al tavolo dei drink, prendo una bottiglia di birra e sorseggiando vado a salutare le amiche, che chiacchierano più avanti.

La serata procede tranquilla, di quelle normali tra amici. Tra drink, birre, sigarette e qualche tiro alle canne di Ciccio. Di tanto in tanto arrivano facce nuove mentre qualcun altro va via. Il volume della musica si abbassa man mano che si fa più tardi.

Ora sto chiacchierando con uno di cui ho già dimenticato il nome. Uno carino, potrebbe essere mio coetaneo, forse qualche anno più giovane. Ha i capelli castani e ricci, barbetta, occhi sul verde. È più alto di me di parecchio, sarà sul metro e novanta, e parla con un accento che potrei definire ispanico. 

Non so di chi sia amico, ma è carino e mi fa ridere, e tanto mi basta. 

Tra un drink e un altro ci mettiamo effettivamente poco a ritrovarci sul divano davanti alla tv, io con le mie gambe sulle sue, entrambi sotto una calda coperta di lana a quadroni. 

In tv c’è un vecchio film con Hugh Grant che guardiamo a tratti, anche perché tra la musica e le chiacchiere dei pochi amici rimasti ancora impegnati nel poker, non si sente granché. 

Di tanto in tanto le nostre labbra si incontrano in baci languidi. Sembra un ragazzo educato, probabilmente non mi trascinerebbe mai in una stanza, ma sotto le gambe sento comunque che quei baci stanno risvegliando qualcosa.

Alessia è in camera sua che scopa verosimilmente col suo ragazzo di una vita. Anche altri hanno dato seguito alla credenza popolare secondo cui far sesso a capodanno possa portare ad un anno ricco di lussuria, solo io, rischio di rimanere indietro, anche per colpa di una festività vissuta lontana dal mio ragazzo.

Diciamo che ora, però, potrei avere qualche chance.

Passo una mano dietro la schiena di questo ragazzo che ha la fortuna di essere solo nel posto giusto al momento giusto. Mi intrufolo con le dita dentro i suoi jeans, sfiorandogli l’osso sacro e subito accanto una chiappa bella soda.

I baci continuano, alternati a dei sorrisi e a finti sguardi al film, giusto per non farci scoprire dagli altri amici.

La sua grossa mano si muove dal mio ginocchio scorrendo sicura a farsi spazio tra le mie cosce. Allento la presa e lascio che si avvicini un po’ di più al traguardo. Sospiro e sorrido, quando le sue dita premono contro il mio sesso che si inumidisce al tocco. 

Quel calore che si scioglie sul tessuto delle mutandine sembra essere un invito a quelle dita, che ora oltrepassano la barriera degli elastici e mi penetrano senza troppi complimenti. “Mmmh” mugolo, sgranando gli occhi mentre la mia lingua danza con la sua. Il mio sospiro si intensifica, man mano che quelle due dita affondano nella mia glabra patatina.

Divarico le gambe per godermi meglio quella mano che mi lavora sotto la coperta, e questo mi consente di avere abbastanza spazio per potergli sbottonare la cintura e i pantaloni per tastare per bene quel membro che sentivo in trappola.

Le dimensioni sembrano essere notevoli, nella mia piccola mano. Lo libero dall’elastico e inizio a segarlo, mentre non accenno a staccarmi dalla sua bocca.

La mia mano si muove per tutta la lunghezza della sua asta, gli sfioro i testicoli gonfi e risalgo per massaggiare con l’indice la sua cappella umida di quel liquido pre-seminale. Sento sospirare anche lui e quei sospiri si intrecciano ai miei, frutto di quelle dita che mi stanno scopando al punto da rendere zuppe le mutandine.

L’idillio di questo momento, però, viene interrotto quasi bruscamente da Manuel.

“Mì… il telefono…” mi urla dall’altra parte della stanza. 

Stacco il viso dal ragazzo senza nome e mi volto, scorgendo appena Manuel da dietro la spalliera del divano. Mi viene incontro, portandomi il telefono illuminato. Mi ricompongo leggermente, restando ben coperta. 

La mano del mio amante occasionale è ancora nella mia passerina e il mio stringere le gambe è un modo per dirgli di non andare via. Anche la mia mano stringe ancora quel bel cazzone. 

L’altra, invece, richiamata all’ordine, recupera il mio telefonino dalle mani di Manuel, che ovviamente non capisce cosa stia succedendo sul divano e si siede accanto a me. 

È il mio ragazzo. In videochiamata.

Rispondo.

“Amore??” Dico dopo essermi schiarita la voce. Mi guardo nella finestrella della videochiamata. Ho i capelli spettinati e le labbra arrossate dallo sfregamento con la barbetta del ragazzo a cui forse dovrei chiedere di nuovo come si chiama.

Il mio fidanzato mi sorride e mi dice qualcosa di incomprensibile. È in un club con degli amici, c’è musica dal vivo, non si capisce granché, anche perché le dita nella mia fighetta continuano a muoversi come se niente fosse. Ma anche la mia mano su quel bellissimo cazzo non è da meno.
“Ti stavo pensando e ho deciso di chiamarti”, mi dice. Gli sorrido dolcemente “Awww, amore grazie, anch’io ti pensavo…” gli dico senza il minimo pudore, considerando che ho due dita nella passera e un cazzone nell’altra mano che continuo a segare con desiderio.

“Che fai di bello, oltre a pensarmi?” mi chiede. “Mah niente, sono con Manu e guardiamo un film…” rispondo girando il telefono dal lato opposto al parco divertimenti sotto le coperte e inquadrando il mio amico e il film.

Manuel lo saluta con ma mano. Lui ricambia. Io sussulto fradicia.

“Dai, ora… ora vado, sennò mi perdo il meglio…” dico inquadrandomi e schioccandogli un bacio. “Ti chiamo domani…”

“Okay, piccola, ti amo”.

Anch’io.

Chiudo la conversazione e lascio cadere il telefono sul divano.

Manuel, seduto alla mia destra, sembra rapito dal film, anzi, prende addirittura un lembo della coperta e se la porta sulle gambe. “Ma questo è un coglione…” penso.

Vabbè. 

Fingo un improvviso attacco di sonno e mi distendo sulle gambe del sudamericano senza nome. Piego le gambe e le appoggio su quelle di Manuel, come a provare a distanziarlo un po’. Mi copro completamente fin sopra la testa e mi ritrovo davanti al bel cazzone che ancora pulsa nella mia mano.

Ovviamente c’è carenza di luce, ma ce n’è abbastanza da poter scorgere quelle dimensioni che avevo disegnato nella mia testa solo grazie al tatto. 

Con la lingua raccolgo quegli umori che sono sciolti tra le mie dita, lecco bene quell’asta e risalgo fino ad avvolgere completamente la turgida cappella. Muovo la testa sotto la coperta e inizio a succhiarlo e a gustarmelo per bene. Intanto le sue dita ad uncino mi scopano con maggiore foga e io ansimo con la bocca piena di quel cazzo che non riesco neanche a prendere completamente.

Ora però, sono i miei piedi ad avvertire qualcosa. Sento chiaramente un’erezione crescere sotto le piante dei miei piedini, ormai orfani dei tacchi.

Istintivamente premo contro di essa. 

La mia cotta delle elementari si sta eccitando a guardarmi fare un pompino sotto le coperte. L’idea mi infiamma e sento che tra le gambe sono un rubinetto aperto.

Un primo orgasmo vaginale mi fa tremare, mi fa stringere le cosce, ma non placa affatto la mia eccitazione. 

Le dita che erano dentro di me si defilano e ora sento aria fresca entrare nel mio naso. La coperta è caduta e mi ha liberato la testa. 

Mi stacco da quel cazzone e lo guardo, raccogliendo con la lingua quel ponte di saliva che ci tiene uniti. È grosso, lungo e la pelle ha un colore scuro, quasi mulatto. Per prenderlo tutto ci vorrebbero entrambe le mie piccole mani. Mi mordicchio il labbro inferiore, incantata, e torno a pomparlo, cercando di succhiarlo il più possibile senza soffocare. 

Abbasso lo sguardo. Manuel mi sta guardando. Sono eccitata. Struscio i piedini contro la sua erezione. Sento il suo pisello duro sotto i bottoni dei jeans, seppur di dimensioni modeste, rispetto a quello nella mia bocca.

Manuel non mi stacca gli occhi di dosso, mentre si libera il membro dalle costrizioni, lasciandolo a mia disposizione.

Lo cingo tra le dita dei piedi mentre i miei collant neri luccicano dei suoi umori. Lui mi aiuta, stringendomeli con le mani e guidando il movimento. Si sta praticamente facendo una sega con i miei piedi, ‘sto porco.

Intanto la mia bocca si riempie di quel cazzone che il ragazzo sbatte ritmicamente contro la mia gola, scopandomi la bocca.

Non ne posso più. Mi sollevo e mi avvolgo della coperta. Non che ce ne sia bisogno, considerando che io sono quella dei tre più vestita, ma le regole le faccio io. Ora voglio un posto più comodo. 

Senza dire nulla vado verso una delle millemila stanze della casa. C’è un letto. Non è matrimoniale, non è in verticale rispetto al muro, anzi è un banale letto ad incasso con l’armadio intorno, non è nemmeno “apparecchiato” ma me lo faccio andar bene. 

L’ispanico, coprendosi (male) il sesso rigido, mi viene subito incontro, mentre Manuel resta lì, a guardarci andar via come un cane bastonato.

Sollevo gli occhi al cielo pensando che ad alcuni uomini le cose devi proprio spiegargliele coi disegnini, e gli faccio ampi cenni per invitarlo a raggiungerci. In due secondi, zompettando felice come un capretto, arriva nella stanza. 

Stendo la coperta che mi avvolge sul letto e mi sfilo la maglietta, lasciandola cadere sul pavimento. L’ispanico viene alle mie spalle e mi libera del reggiseno, invitandomi con una spinta a poggiare le mani contro la parte superiore dell’armadio. Le sue dita scivolano sulle mie braccia fin sui fianchi e risalgono a stringermi le tettine.

Manuel viene accanto a me, mi volta il capo verso di lui e mi infila prepotente la lingua in bocca. Ora ho gli occhi chiusi, non so la mano di chi è sulle mie tette e quali mi stanno abbassando contemporaneamente le calze e le mie fradicie mutandine rosso-Natale (lo so, sono scaramantica). Onestamente mi importa poco.

Resto in quella posizione, in piedi e rivolta verso l’armadio, con la testa girata verso Manuel che continua a limonarmi neanche volesse sfogare tutti i baci che non mi ha dato negli anni. Intanto, dietro di me, sento l’ispanico sollevarmi la gonna sulla vita e allargarmi le gambe. Poi si inginocchia, e mentre avverto le sue mani che mi allargano le chiappette, ecco la sua bocca che fruga e sguazza nel mio sesso bagnato e il suo viso premere tra le mie natiche. Dura dannatamente poco, quell’idillio. Essendo un gigante, rispetto a me, non doveva stare particolarmente comodo. Infatti si rialza.

La punta del suo enorme cazzo si struscia tra le mie gambe ed entra con facilità nella mia passera fradicia. Lo spinge in me così lentamente da farmi mancare il fiato.

Inizia a scoparmi così, mentre sono ancora in piedi. 

Manuel intanto si spoglia completamente, si mette in piedi sul letto e si avvicina quel tanto da consentirmi di prendere in bocca il suo cazzo. 

Questo riesco a prenderlo in bocca tutto, è decisamente più “comodo”, seppure più piccolo in spessore. Lo succhio e mugolo mentre vengo letteralmente sfondata dal ragazzo alle mie spalle. Non ce la faccio. Ho le gambe che tremano. 

Mi allontano dal cazzo di Manuel e chiedo ad Ispanico di staccarsi. Mi siedo sul letto riprendendo un attimo fiato. 

Ho entrambi i cazzi davanti alla faccia e non posso non approfittarne. 

Li spompino un po’ entrambi, a turno, finché non decido che è di nuovo il momento di essere scopata.

Lascio che Ispanico si distenda sul letto e mi metto a cavalcioni su di lui, prendendogli l’asta dalla base e dirigendola dentro di me.

Chino il petto sul suo ed inizio a cavalcarlo. I movimenti sono ben coordinati, un po’ lo cavalco io, un po’ mi sbatte lui, facendosi sentire con dei rantoli da maschio sudato e arrapato.

Con la coda dell’occhio vedo Manuel girare e venire di nuovo verso la mia bocca.

“Mettimelo dietro…” gli dico in piena trance da eccitazione.

Corre come un bambino a Disneyland e viene dietro di me. È impacciato, lo sento, e ci mette diversi tentativi, prima di riuscire finalmente a mettermelo nel culetto. 

Ora godo come non mai, proprio come volevo. Dentro di me sento quei cazzi riempirmi al punto che sembrano quasi toccarsi e darsi un cinque, quando sono entrambi in profondità.

Sento Manuel ansimare più forte e neanche il tempo di dirlo, mi scarica nel sedere la sua abbondante cartuccia di sperma. Quando lo tira fuori non è più duro, direi più barzotto, e sgocciolante.

Mi sollevo col busto e riprendo a cavalcare il bellissimo cazzo di Ispanico, perpendicolare su di lui. Lo sento arrivare fino in fondo, sembra arrivare a toccarmi il cuore. Forse urlo un po’ troppo. È davvero un bel cazzo, e mi sta scopando divinamente.

Lo guardo in viso, quasi a voler fissare nella mente quelle espressioni, visto che il nome è andato da tempo, almeno ricordarmi il viso.

“Sto scopiàndo…” dice con quell’affascinantissimo accento di chissà dove.

Disarciono da quello stallone bellissimo che mi sarei volentieri portata a casa, e scivolo con la bocca su di lui per succhiarlo e godermelo ancora qualche attimo.

Lo sento tremare, sento il cazzo irrigidirsi e quelle palle stringersi. 

Si libera in un orgasmo bellissimo, che fa piovere pioggia di sborra sul mio viso, sui miei capelli e tutto sul suo ventre disegnato da uno scultore.

Manuel ce l’ha di nuovo duro, Ispanico credo non si sia mai ammosciato, ma io sono esausta. Per ora. 

Direi che alla casella della scopata di capodanno la possiamo metterci una crocetta. Anche per quest’anno.

Per fortuna. C’è mancato poco.

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