La mia prima volta in tre

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Feb 25, 2023

Quello dove vivevo in Puglia è un paese molto piccolo. Praticamente tra ragazzini ci si conosceva quasi tutti, perché si frequentava la stessa scuola o lo stesso catechismo oppure perché i genitori erano amici. Comunque le possibilità di non essersi mai visti erano davvero poche.

D’estate, invece, la popolazione quasi triplicava. Si riempiva (e si riempie tutt’ora) di turisti da ogni parte d’Italia e altrove.

Io, quando per la prima volta mi sono avvicinata al sesso, mi sembrava di aver scoperto la cosa più bella del mondo. Non volevo più smettere di farlo, anche se questo inizialmente mi ha portato ad essere additata come “quella facile”.

In realtà non mi sentivo di esserlo, ma se qualcuno mi piaceva non avevo problemi a farci sesso. E ad un certo punto i parcheggi, le stradine di campagna o gli anfratti del paese li conoscevo tutti.

Col tempo inoltre ho capito che per cercare di far tacere quelle voci, mi conveniva evitare i ragazzi del paese. Quindi ho iniziato a concentrarmi sui turisti.

Nel 2002, me lo ricordo come fosse ieri, conobbi questo Mario, un ragazzo di Roma in vacanza nel mio paesino. Aveva 26 anni, alto, moro, fisico asciutto e definito, ma non un palestrato. Ero incantata da quella sua abbronzatura che faceva spiccare gli occhi di un azzurro quasi innaturale. 

Era in villeggiatura con un gruppo di amici, un gruppo misto con ragazze e ragazzi. Erano tutte coppie, ma questo lo seppi solo parecchio dopo.

Lo conobbi in spiaggia. Io ci andavo con mia madre, che provava a tenermi d’occhio come poteva. 

Avevo notato gli sguardi di questo ragazzo bellissimo, mentre era in acqua ed io semi sdraiata sull’asciugamano. 

Il mio due pezzi rosa faceva l’effetto di un evidenziatore, sulla mia pelle candida. 

Mi guardava, lo guardavo, e ricordo che la cosa mi emozionava. Era davvero bello. 

“Mamma mi dai i soldi per il gelato?” chiesi per cercare riparo dall’afa. Lei nemmeno mi guardò, seduta sotto l’ombrellone impegnata nei suoi cruciverba. “Prendili, sono nella borsa.”

Mi alzai, recuperai qualche spicciolo e andai verso il bar. 

Ricordo che comprai un Fior di Fragola, mi sedetti su un muretto all’ombra e mi gustai il mio gelato mentre mandavo sms alle amiche. Mi raggiunse però lui. Si sedette accanto a me. 

“E a me non lo mandi un messaggino?” mi disse. Che scemo. Ma ebbe successo. Una frase di approccio che la me di quegli anni non si sarebbe aspettata. “E mica ho il tuo numero…” gli risposi. Ricordo che ogni volta che sollevavo i miei occhi ad incrociare i suoi ero quasi abbagliata. Aveva modi gentili, lineamenti dolci. Mi prese il telefono dalla mano e si salvò il suo numero sul mio telefono, facendosi anche uno squillo.

“Io mi chiamo Mario, e tu?”

“Mi chiamano Mimì” dissi io, cercando di fare la splendida.

“Piacere, Michiamanomimì. Ci vieni in piazza, stasera?”

Annuii, tornando a ciucciare il gelato.

“Allora scrivimi quando ci sei, che ti offro da bere” disse. E tornò in spiaggia dagli amici, lasciandomi con un sorriso trasognante appiccicato sul viso.

La sera ovviamente gli scrissi subito, facendogli sapere che mi avrebbe trovata nei pressi di un baracchino vicino il lungomare. Venne insieme ad un suo amico, e la cosa un po’ mi infastidì. Avevo sperato in una serata soli e invece no. 

Anche perché avevo sfoderato l’artiglieria. 

Ero uscita con un vestitino a tubino nero che mi lasciava scoperta la schiena. Era abbastanza corto sulle gambe, praticamente a girochiappa. Attorno al collo avevo uno di quei collarini che si usavano anni fa. I miei capelli biondi erano lunghi e legati in una coda bassa. Trucco leggero sugli occhi e un velo di lucidalabbra.

L’amico si chiamava Gianluca, era decisamente meno attraente di lui, ma non brutto di certo. Però io avevo occhi solo per Mario. Entrambi erano in camicia e pantaloncini. La camicia di Mario era bianca e la sua carnagione risaltava. Quella di Gianluca era rossa.

Mi invitarono a bere un cocktail al baracchino ed insieme tutti e tre passeggiammo sul lungomare. Chiacchieravamo, loro due scherzavano tra loro, ed io mi sentivo felice, quando Mario mi abbracciava e mi stringeva a se.

Raggiungemmo un punto meno affollato del lungomare, un vialetto alberato che porta alla spiaggia. Gianluca andò a comprare altri drink, mentre io e Mario scavalcammo il piccolo muretto per andare a sederci sui blocchi di pietra che davano sul mare. 

Eravamo entrambi illuminati solo dalla luna. Io ero già un po’ brilla, perché in quel periodo non mi capitava spesso di bere un cocktail, e la situazione era talmente travolgente che iniziammo a baciarci. 

Le sue mani mi tenevano il viso e la sua bocca era completamente padrona della mia. Le nostre lingue giocavano e le mie mani non riuscivano a staccarsi dal suo petto. 

Sospiravamo, nascosti da occhi indiscreti, ed io iniziai a farlo sempre più intensamente, quando la mano di lui si intrufolò tra le mie gambe. Mi massaggiava la patatina già umida con i polpastrelli, sfregandomi la stoffa delle mutandine contro i miei stessi umori. 

Io non volevo essere da meno e gli slacciai i jeans, liberando il suo sesso ed iniziando a masturbarlo. Il tutto senza smettere di baciarci. 

Quando fummo interrotti da Gianluca avevo il vestito sollevato sulla vita e abbassato sotto i seni. L’amico del mio Mario era tornato con tre bicchieri di vodka-lemon, ma io pensavo solo che dovevo coprirmi.

“Tranquilla, Mimì…” cercò di tranquillizzarmi Mario, “Gianluca è un fratello, non abbiamo segreti”

Il suo amico si avvicinò a me sorridendo e mi porse il bicchiere. Lo presi, dando un sorsone a quel cocktail, reidratando la mia gola secca. Mario aveva ancora il cazzo da fuori. “Ma che v’ho disturbati?” disse Gianluca. Io ero in effetti un po’ a disagio ma non volevo fare la parte della ragazzina. “Ma figurati, stai qua…” disse Mario, avvicinandosi nuovamente alla mia bocca e baciandomi. “Non ti fermare, Mimì…mi stava piacendo…” mi sussurrò sfiorandomi il viso col suo e mordicchiandomi e leccandomi il labbro inferiore.

Così, un po’ timidamente, presi nuovamente nella mano il suo membro turgido e ricominciai a segarlo, mentre le sue dita scostavano le mie mutandine. Le sentii infilarsi dentro di me e io non potevo trattenere dei piccoli gemiti. 

Fu allora che anche Gianluca mi si avvicinò. Mi cinse la schiena ed iniziò a baciarmi il collo. Mi sentivo a quel punto eccitatissima. 

In un attimo avevo entrambi i cazzi di quei due ragazzi nelle mani e le loro bocche su di me: uno mi baciava e mordeva il collo, l’altro mi succhiava i capezzoli. Li masturbavo entrambi e con gli occhi chiusi mi godevo il momento. Non mi era mai capitato, di avere due uomini contemporaneamente. 

I due ragazzi si misero in piedi davanti a me. La mano di Mario sulla mia testa mi accarezzava “ti va di prenderli in bocca, amore?” mi disse con quel sorriso disarmante. Non me lo feci ripetere. Volevo mostrarmi all’altezza della situazione. Così iniziai a spompinarli entrambi.

Mentre muovevo la bocca sul cazzo di uno, cercavo di tenere il ritmo con la mano su quello dell’altro. E viceversa. Li sentivo entrambi premere sulla mia lingua e ansimare. Li sentivo godere e questo mi appagava.

“Brava, Mimì… che brava puttanella, che sei…” mormorò il mio Mario, mentre gli succhiavo il cazzo come se lo amassi.

Fu forse Gianluca, a tirare fuori un preservativo. Ma ad indossarlo fu Mario. Io non potevo chiedere di meglio, non vedevo l’ora di essere scopata da quel centurione romano dei nostri tempi. 

Si stese sulla sua camicia e dopo essersi messo il preservativo mi fece sedere su di se. Me lo spinse dentro senza troppe cerimonie ed iniziò a scoparmi. 

Lo guardavo negli occhi azzurri, quasi innamorata da quei colori, da quei lineamenti, da quelle espressioni da maschio sudato e arrapato. 

Gianluca mi si parò davanti e dopo aver sbattuto la sua erezione contro il mio viso, come se stesse bussando per entrare, mi mise in bocca il suo cazzo. Non avevo ancora tutta questa esperienza nel gestire due maschi eccitati, ma ricordo che cercai di non sembrare una sprovveduta. 

Così mi alzai sulle ginocchia, perpendicolare al corpo di Mario sotto di me, e iniziai a succhiare e a segare con maggior foga il sesso turgido di Gianluca. Lo guardavo in viso e le sue espressioni erano una sorta di approvazione. 

“Oh sì…succhia… ti piace? Ti piace?” diceva infoiato. Io mugugnavo, mentre succhiavo, ansimavo e annuivo. Ero eccitata, bagnatissima mentre venivo scopata e mi sentivo un po’ preda e un po’ predatrice. Succhiavo quel cazzo con desiderio, mentre lì sotto mi sentivo in fiamme.

Lo sentii irrigidirsi tra le labbra, pulsare, così rallentai di colpo il movimento della testa ma non quello della mano. Lo sentii godere e sborrò tutto nella mia bocca. Io la serrai attorno a quell’asta di carne ed ingoiai tutto quel nettare dolciastro. Si scostò da me, lasciando scivolare un’ultima goccia di sborra mista alla mia saliva sui miei seni nudi. “Vabbè ma questa è ‘na professionista!” disse abbandonandosi sul frangiflutti che avevamo promosso a talamo. Io sorrisi mentre affannata mi facevo scopare da quel ragazzo dal viso angelico.

Mario mi afferrava per i fianchi e mi spingeva sempre più a fondo il suo cazzo. Lo sentii gemere e godere, mentre scaricava le sue palle in quella barriera di plastica sottile che ci divideva. 

Ci fumammo tutti e tre una sigaretta, mezzi nudi e sfatti, mentre la luna si specchiava nel mare. 

Chiacchierammo dell’estate, dei personaggi strani del paese. Ridemmo parecchio. 

Non li rividi più, neanche la mattina dopo. Spariti nel nulla. Chissà che ricordo hanno, loro, di quella notte. 

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Tra moglie e marito

Posted by admin under Incontri Erotici on mercoledì Feb 1, 2023

Da quando ho cambiato lavoro, mi ritrovo con due ore di pausa pranzo, troppe per mangiare qualcosa in un
bar qua vicino e tornare in ufficio, troppo poche per tornare a casa e mangiare come si deve.
Fortuna che c’è questo parco, ogni tanto se ho voglia mi cambio in auto e mi faccio una corsetta oppure semplicemente mi stendo all’ombra di questo albero, un po’ defilato e leggo i miei amati libri, in entrambi i casi mi rilasso e mi ricarico prima di tornare in ufficio.
Con il passare delle settimane ho iniziato a conoscere le persone che animano questo parco a quest’ora, non certo un ora da mamme con i bambini, quelle sono tutte a casa a mangiare e far fare il sonnellino ai
bimbi.
Ci sono gli studenti rumorosi di un vicino liceo, dai quali preferisco tenermi alla larga, troppo casino.
Ci sono i padroni con i cani che si dirigono verso lo sgambatoio, come il signore distinto con il doberman o la ragazza in tuta e mollettone nei capelli con il setter, deve essere una studentessa sotto sessione.
Poi ci sono gli sportivi, le signore con i bastoncini da nord walking e i corridori.
Tra i corridori, mi ha subito colpito una ragazza, con un bel passo, cadenzato e costante, aiutata da un paio di gambe lunghissime, un culo scolpito e un seno che fatica a fermare con i reggiseni sportivi, i capelli lunghi legati in una coda alta che si muovono ipnotici.
Ecco solo a pensarci mi eccito, un paio di volte le ho corso dietro mantenendo il suo passo, ma non è facile, il movimento del suo culo mi distrae e l’erezione inevitabile mi rende difficile la corsa… molto meglio fare l’anello del parco al contrario, i pochi secondi in cui la incrocio sono memorabili, con quel davanzale che balla e vuole scappare via.
Vorrei attaccare bottone dirgli qualcosa, ma…sono molto timido e poi c’è anche un altro piccolo problema, non corre mai da sola…
Corre sempre con un uomo, non so se è il suo personal trainer o suo marito, hanno entrambi la fede e tra di loro sembra esserci un bel feeling, parlano sempre, a volte seri altre ridendo, anche lui è un bell’uomo alto e atletico, ma forse non abbastanza per essere un allenatore, più probabile il marito o perché no l’amante.
Con il tempo però abbiamo iniziato a salutarci, quando non corro passano vicino al mio albero facendo ciao ciao con la mano.
L’altro giorno mi sono cambiato per correre, ma poi arrivato al parco mi sono reso subito conto che era davvero troppo caldo, un’afa insopportabile, sono andato a stendermi sotto il mio solito albero e guardavo i pochi pazzi che cercavano di fare sport.
Poco dopo passa la mia coppia preferita salutano felici, ancora freschi, ma al secondo giro sono completamente sudati e sfatti, lei si ferma a pochi metri da me con le mani sulle ginocchia ansimando.
Il seno racchiuso solamente dal reggiseno sportivo imperlato di sudore pende davanti ai miei occhi sgranati.
“È troppo caldo, se volete vi offro un po’ della mia ombra privata!”
Lui mi sorride mentre lei mi guarda stupita, poi fa due passi verso di me e si accascia sull’erba all’ombra, si rigira con lo sguardo fisso tra le fronde del albero.
“Io te l’avevo detto che oggi era troppo caldo!”

Ci mettiamo a chiacchierare, io e lui, lei non da segni di vita, se non fosse per il seno che si alza e si abbassa con il respiro. Scopro che sono davvero marito e moglie e che quello è l’unico momento che hanno di libertà dal lavoro e i figli e che a lei è venuta questa idea di essere troppo grassa e di dover dimagrire prima di andare in vacanza al mare. Solo immaginarla in costume mi causa un’erezione, che cerco di coprire alla meno peggio, ma credo che lui abbia visto qualcosa. “Secondo me comunque la prova costume la passi senza problemi, anzi…”. Lei si rigira su se stessa e mi guarda negli occhi, io mantengo lo sguardo qualche secondo poi inevitabilmente il mio sguardo cade un poco più sotto proprio tra quei seni che tanto desidero. Quando rialzo lo sguardo lo faccio con vergogna arrossendo, ma lei mi sorride: “Grazie!”. Li vedo scambiarsi uno sguardo veloce, un sorrisino, poi lei si alza: “Dai vieni, andiamo!”. Li seguo e mi ritrovo in una parte del parco poco frequentata, loro sanno benissimo dove andare e scompaiono tra due cespugli, mi infilo anche io nella piccola apertura e mi ritrovo in uno spazio d’erba ristretto e coperto da cespugli fitti, un posto nascosto e riservato, stranamente pulito, ecco dove sparivano quando li perdevo di vista. Ci guardiamo negli occhi qualche secondo poi lei con un movimento fluido e veloce si sfila il reggiseno sportivo, i suoi seni esplodono letteralmente, mai visto un seno del genere dal vivo, faccio in tempo a notare che non ha segni di abbronzatura quando lei mi viene in contro e mi mette la lingua in bocca, rimango impietrito mentre allarmato con lo sguardo cerco lui. Lui si è tolto la maglietta, ha davvero un gran bel fisico anche lui, si avvicina e ci accarezza la schiena, una mano sulla sua una sulla mia ad alzarmi la maglia, me la sfila e finalmente sento il suo seno sulla mia pelle, è caldo morbido tosto, vorrei affondarci la faccia, ma lui continua ad accarezzarci la schiena a tenerci l’uno contro l’altra. Poi lo sento accarezzarmi le chiappe, mi spinge contro di lei a farle sentire la mia erezione, entra nei miei calzoncini da dietro e me li abbassa mentre mi accarezza. Il mio uccello teso è contro la stoffa dei suoi leggins mentre lui è inginocchiato dietro di me, mi accarezza le chiappe, la schiena, le gambe. “Ti da fastidio!?” me lo bisbiglia nell’orecchio lei mentre me lo esplora con la lingua. “No tutt’altro!” non è certo la prima volta che un uomo mi accarezza. Lei mi sorride e si allontana un po’, mi guarda mentre lui da dietro continua ad accarezzarmi e con una mano passa davanti ad impossessarsi della mia verga, mi piace ha un tocco delicato. Lei guarda il mio uccello maneggiato da suo marito, lo guarda con desiderio, si inumidisce le labbra e si inginocchia davanti a me, poi delicatamente allontana la mano di lui ed inizia a leccarlo con passione. Sembra una affamata che non mangia da giorni, me lo sta divorando, mentre lui con dolcezza ha iniziato a baciarmi, mordicchiarmi, leccarmi le chiappe.

Davanti la passione dietro la dolcezza. Mi allarga le chiappe e sento quella lingua esperta leccarmi il buchetto, fantastico, quando all’improvviso lei si rialza, si spoglia veloce e si stende a gambe larghe sull’erba. “Dai vieni!”. La scena è così irreale e cruda che quasi mi da fastidio, se non fosse per il trattamento che mi sta facendo il marito… è bravissimo, sono eccitato sopra ogni limite. Risale con la lingua lungo tutta la spina dorsale facendomi venire la pelle d’oca dall’eccitazione, si appoggia a me, lo sento contro il mio corpo. “Dai ti aiuto io!” bisbiglia, poi mi prende l’uccello tra le mani e mi spinge da lei. Affondo lentamente in lei fino in fondo, poi lui mi prende le chiappe e mi detta il ritmo. Lei ha gli occhi fuori dalle orbite e dice parole senza senso intramezzate da parolacce, non sono abituato a questi modi, le parolacce mi danno fastidio, ma devo dire che è davvero bellissima e vedere queste tette ballare è incredibile, quasi ipnotico. Lui che fine ha fatto!? Lo cerco con gli occhi. Si è spogliato completamente e ci sta guardando da vicino segandosi lentamente, ha un bellissimo uccello venato e leggermente curvato a sinistra, una bella cappella. Mi ha visto che lo guardo e mi sorride. Si avvicina e lo porge alle labbra di sua moglie che lo ingoia felice, finalmente sta zitta. Lui mi sorride credo abbia intuito i miei pensieri, poi allunga una mano e mi accarezza la schiena, non mi spinge, ma mi viene naturale abbassarmi, per farmi accarezzare meglio, mi abbasso e finisco vicino a quella bocca piena di lui. Lecco quello che lei mi lascia libero, mentre la sua mano mi accarezza le chiappe, mi da il ritmo, mi spinge mi esplora. Allargo le gambe per facilitarlo, la sua mano scende a prendermi le palle, le stringe le massaggia, poi scende ancora, accarezza dove la mia carne si mischia a quella di lei, si bagnano dei suoi liquidi, affondano in lei assieme a me, lei urla, fortuna ha la bocca piena, mi viene da ridere. Quelle dita bagnate stanno tornando su fino a fermarsi sul mio ano, le sento bagnate, viscide, ne sento entrare una con facilità, poi due. Lo guardo, ha gli occhi puntati nei miei, occhi carichi di desiderio, occhi dolcissimi, gli sorrido e gli faccio un segno impercettibile, sorride e si stacca dalla sua bocca, quando passa affianco a me gli do una bella leccata, è davvero un bel cazzo. Lei con la bocca di nuovo libera, che riprende nella sua litania di

“No, così è troppo!” le metto una mano sulla bocca e la zittisco “Basta! Hai rotto il cazzo! Sei molto più bella quando stai zitta!!” Lui incomincia ridere e io con lui, ma smetto subito quando sento spingere la cappella. La sento entrare, lentamente, mi sento riempire, dopo un attimo di pausa spinge dentro tutto il resto, è grosso dentro di me, non è certo la prima volta ma il suo uccello mi riempie completamente, glielo faccio capire. Stiamo fermi immobili per tanto tempo, quando sento di essermi abituato a lui, mi muovo e lo invito a fare altrettanto, sembrava non aspettare altro, inizia a muoversi a dare il tempo a scoparci entrambi, ogni sua spinta si propagava fino a lei, ogni sua spinta contro di me è una spinta contro di lei, prima lentamente per trovare la coordinazione, poi piano piano aumenta la velocità sempre più veloce fino a che lei non urla mordendo la mia mano, lo sguardo di sfida e rabbia, ma lui continua fino a darmi un’ultima spinta e ben piantato dentro di me mi riempie di caldo liquido. Resta fermo qualche secondo a godersi la sensazione poi si sfila e si stende accanto a noi. Manco solo io, esco da lei che oramai è un lago e non sento più nulla, prendo in mano il mio uccello gonfio, umido di lei e mi sego guardando il suo corpo perfetto, le sue tette meravigliose e quelle labbra gonfie e finalmente silenziose. Esplodo in mille getti, le inondo le tette, il viso, le labbra, poi mi alzo in piedi e guardo compiaciuto la mia opera. È davvero bellissima. Lui si avvicina, mi pulisce l’uccello oramai moscio, poi mi sorride. Osservo lui che è passato a pulire lei, lentamente con la lingua, mentre lei lo guarda in silenzio con occhi pieni d’amore. Sono di troppo. Mi rivesto, li lascio soli, poco prima di uscire dal cespuglio mi volto a guardarli, ancora non credo a quello che mi è successo, mi stropiccio un po’ gli occhi come i bambini… E’ ora di tornare al lavoro.

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Godo fra i maschi.

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Nov 3, 2022

Mi chiamo Simonetta, ho 36 anni, e sono single. Amo troppo la mia libertà per legarmi ad un solo uomo e, soprattutto, vivo momenti della mia vita in cui mi sento talmente troia, che non potrei, in qualche modo, giustificare questo mio comportamento con un maschio che vive costantemente al mio fianco.

Adoro troppo la mia libertà, il mio aspetto fisico. Sono alta un metro e 70 ed ho capelli chiari, occhi azzurri ed una bocca larga e carnosa, un bel culo a mandolino sorretto da belle cosce lunghe e affusolate. Ho una splendida quarta di seno che amo mostrare con orgoglio.

La cosa che mi eccita in modo particolare è quando, d’estate, vado in qualche spiaggia e posso sfoggiare la procacia dei miei seni nudi con una certa impudenza. Quella mia parte anatomica ha sempre attirato ed eccitato gli uomini, come pure i miei fianchi tondi e la pancia piatta, che si evidenziano facilmente rispetto ai corpi di tante altre ragazze.

Adoro passeggiare sulla spiaggia mezza nuda, con addosso solo uno di quei minuscoli perizoma, fatti di un semplice triangolino di stoffa che, a mala pena, riescono a coprirmi il sesso.

Mi sento troia e questo mi fa impazzire molto, soprattutto quando cammino tranquillamente tra la gente, lanciando, di tanto in tanto, un’occhiata concupiscente agli uomini sdraiati sulla sabbia, che offrono il loro corpo al sole, oltreché alla vista.

Alcuni di essi hanno slip che nascondono interessanti promesse. La visione di quelle protuberanze consistenti, a malapena contenute in uno stretto slippino, mi stimolano la libido ai massimi livelli.

Provo una sensazione bellissima quando, accanto a me, noto un uomo vigoroso, sdraiato al sole, con il sesso voluminoso abbandonato sul ventre come un serpente, drizzarsi e poi venire ad offrirsi alla mia bocca. Ovviamente tutte quelle stimolazioni mi provocano l’irrigidimento dei capezzoli, che appaiono come chiodi, e, nello stesso tempo, avverto un’abbondante umidità fra le cosce. Mi piace molto sentire gli sguardi degli altri fissi su di me, anche se la gente, in particolare le donne, mi guardano con sussiego, perché il mio aspetto esprime chiaramente il mio bisogno di apparir sfacciata. Circa tre anni fa, ero distesa su una spiaggia nudista in Corsica, in fondo alla baia, in un posto un po’ più defilato, circondato da grossi massi che lo rendevano poco visibile alla maggior parte delle persone presenti in spiaggia. Mentre procedevo a spalmarmi la crema protettiva, mi sono accorta che il bordo del perizoma si era infilato nella fessura rasata e da esso facevano capolino le labbra della mia vagina, già abbondantemente fradicia. Di colpo mi son trovata circondata dai maschi che, precedentemente, avevo notato e che ora, vedendomi praticamente nuda, si sono avvicinati mostrandomi i loro sessi già belli duri e pronti. Alcuni si sono distesi in cerchio intorno a me, mentre altri hanno cominciato ad allungare le mani sul mio corpo. Sentivo i loro commenti di ammirazione e questo mi stava veramente facendo illanguidire: sentivo la mia micetta pulsare, come il battito di un cuore. Ero circondata da uomini con fisici scolpiti e protuberanze tra le più svariate. Vi erano di quelli splendidi, muscolosi e possenti, mentre altri avevano un fisico decisamente meno accattivante, anche se la cosa che più mi interessava era la loro dotazione.

In quel preciso momento, intorno a me vi erano circa una dozzina di splendide verghe una più bella dell’altra. Un po’ intimidita, ho cercato di venir fuori da quel cerchio conturbante di maschi, che ora desideravano il mio corpo.

Alcune mani più vogliose hanno afferrato i miei fianchi e poi i miei seni, ed hanno cominciato ad accarezzarmi il ventre. Delle dita si spingevano fino alla vulva. Qualcuno aveva anche trovato il mio bottoncino e, un istante dopo, si è trovato fra le mani anche la mia fica completamente bagnata.

In preda al piacere, ho risposto con immenso trasporto ad un bacio carico di passione, che uno di loro mi ha dato sulle labbra. Mentre ero intenta a godermi questo bacio, un sesso grosso e poderoso, ha trovato un percorso abbastanza lubrificato e mi è entrato in vagina.

Era un grosso arnese che ha cominciato a spingersi dentro di me e che, trovando la mia vagina così allagata, non ha trovato ostacoli ad esser accolto al suo interno, non senza lasciarmi piacevolmente sorpresa, perché, al contrario, avevo temuto che quella dimensione potesse presentarsi alquanto dolorosa. Sentivo i grossi coglioni sbattere sulle labbra della vagina; l’uomo che mi scopava si è sdraiato sulla sabbia, mentre altre mani hanno sostenuto ed accompagnato il mio corpo sul suo. Sdraiata su quello sconosciuto, ho sentito una leggera pressione fra le chiappe e una verga possente, come quella che già avevo in figa, cercava di penetrare nel buchetto posteriore. Dopo averlo ripetutamente lubrificato con la saliva, finalmente quella grossa verga ha trovato modo di penetrare, ha forzato l’apertura anale ed è entrato lentamente, ma con decisione, fino in fondo, nelle mie viscere. Dopo qualche istante di immobilità, durante il quale ho avuto modo di abituarmi alla loro presenza, i due uccelli hanno preso il ritmo regolare: uno mi scopava e l’altro mi inculava. Da quel momento in poi, sono stata travolta da una serie di orgasmi che si succedevano senza soluzione di continuità dentro di me. Mi sentivo riempita al massimo, avvertivo la spinta energica dei loro uccelli sempre più in profondità dentro di me, ed il piacere aumentava ancor più stimolato dal continuo turpiloquio di cui ero la destinataria indiscussa.

«Sei una vacca! Sei una puttana! Sei una troia! Una zoccola sfondata in ogni buco!»

Ero in estasi: sentivo il mio corpo scosso da un piacere inarrestabile, mentre ero trasportata in un limbo di piacere assoluto. Ho continuato a godere, facendomi scopare ed inculare da quei due tori meravigliosi. Ed ho goduto ancora, quando ho sentito il loro liquido caldo riempire i miei buchi, mentre le mie labbra erano cosparse del seme di altri maschi, che si masturbavano dopo avermi offerto i loro cazzi da succhiare. Mi hanno preso uno dopo l’altro, ciascuno almeno una volta e anche contemporaneamente, in culo e in fica. Hanno cercato di mettermi due cazzi insieme nella fica, ma quei membri erano così grossi che non ci sono riusciti. Infine, sdraiata, mi hanno letteralmente ricoperta di sperma. Ne avevo nei capelli, sulla faccia ed una gran quantità l’ho ingerita. Dopo questo genere di avventure, quasi sempre mi vergogno un po’ ad essere una troia perversa, e questo finché non affiora di nuovo il desiderio di sentire il mio corpo scosso da potenti brividi di piacere. Insomma amo sentirmi troia in mezzo a maschi che mi trattano esattamente come piace a me: da vera puttana!

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Ma dove s’è cacciata!?

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Ott 31, 2022

Ma dove s’è cacciata!?

L’ho persa di vista un attimo sulla pista e non la trovo più, ballava scatenata, sexy, sinuosa, attorniata da uomini arrapati, come al solito.

Lo sapevo che non la dovevo lasciare da sola, ha anche bevuto parecchio.

Ma dove si è cacciata!?

Sulla pista non c’è, faccio il giro dei divanetti, gente che beve o limona pesante, ma lei non c’è.

Guardo fuori, ma non la vedo tra i fumatori.

Entro in bagno, solita fauna di ragazze che si sistema, chi il trucco, chi il vestito, i capelli, tutte a farsi belle, solo un bagno chiuso, guardo sotto la porta , si vedono le gambe di una ragazza inginocchiata, dai rumori che si sentono… sta vomitando l’anima, non è lei.

Mi restano solo due posti da controllare, entrambi chiusi da una porta scura, su una c’è scritto “uomini”, l’altra porta non ha nessuna scritta… no non ho intenzione di entrare nel bagno degli uomini.

Apro l’altra porta lentamente, è buio ma si intuisce che sono entrata nel magazzino del locale, c’è una luce più avanti, cammino lentamente stando attenta a non sbattere ai tavoli e sedie accatastati, a non inciampare nei cavi arrotolati a terra, sento delle voci che bisbigliano.

Mi avvicino lentamente, con un misto di curiosità e paura, non dovrei essere qui.

La luce e le voci vengono da dietro un angolo.

 Mi sporgo appena per guardare e rimango di stucco.

L’ho trovata, è lì in mezzo a tutta la cianfrusaglia, illuminata da una lampadina impolverata, non la vedo per intero, ma dai movimenti è inequivocabile quello che sta facendo.

Vedo il suo busto muoversi su e giù, il vestito sceso e le tette che ballano a ritmo, lo sguardo perso nel vuoto… sta cavalcando su qualcuno che non riesco a vedere…

Ho sempre pensato fosse bella, l’ho vista più volte nuda… ma mai così, il viso trasformato dal piacere, il seno madido di sudore, è bellissima luminosa…

Dovrei andarmene, aspettarla di là.

Faccio per scivolare via nell’ombra ma sono ipnotizzata dal movimento dei suoi capezzoli, quando vedo comparire una terza persona, è un ragazzo con una maglietta stretta ad esaltarne i muscoli… non indossa nient’altro, ha delle gambe muscolose che viene voglia di accarezzarle e due chiappe che devono essere dure come il marmo, si gira, ok è tutto duro e muscoloso, mamma mia che attrezzo!

Non posso fare a meno di accarezzarmi il seno sopra il top mentre una mano scivola sotto la minigonna, mi scopro già bagnata ed eccitata.

Il ragazzo gli gira attorno, la accarezza, si fa accarezzare, la bacia, ogni tanto la spinge giù e vedo scomparire quel bel cazzone nella boccuccia della mia amica.

Abbasso le mutandine, devo toccarmi, devo …

Lo vedo spostarsi dietro di lei, accarezzargli le chiappe la schiena.

Ho ormai due dita nella figa e mentre con l’altra mano mi sto torturando i capezzoli.

Credo di intuire le intenzioni del ragazzo, sono eccitata in maniera impensabile, non riesco a stare ferma, sbatto contro un mobile, il rumore è forte ma il ragazzo non si gira neppure preso com’è da lei.

Lei invece si volta, guarda nella mia direzione… mi vede… mi riconosce… mi sorride… poi improvvisamente vedo il suo volto trasformarsi, gli occhi enormi la bocca spalancata in un urlo muto.

Sorpresa, dolore, piacere li vedo passare allo stesso momento nel suo volto.

Stacco gli occhi dai suoi per vedere il ragazzo che è appena entrato del tutto nel suo culo, lo sguardo ebete, i muscoli tesi che aspettano il via.

Lei riprende fiato, poi mi fa un sorriso diabolico ed inizia a muoversi piano piano, è il segnale che aspettava il ragazzo dietro di lei che inizia a spingere e grugnire.

La stanno aprendo a metà, è piena davanti e dietro, scossa dai colpi, il viso trasformato in una smorfia di piacere.

Vorrei essere al suo posto, vorrei che queste dita fossero sostituite da quei due cazzoni, vorrei farmi avanti, prendere la mia parte di piacere, ma resto qui inchiodata dal suo sguardo, alzo una gamba e appoggio un piede su una cassa, voglio andare più a fondo, voglio di più.

Il rumore delle dita dentro di me, i miei gemiti sono coperti dei grugniti dei due uomini e dalla sua voce che li incita a prenderla a scoparla sempre più forte.

Ma lei sta guardando me, sta incitando me assieme a loro, i nostri sguardi si sono incastrati l’uno nell’altro, il suo godimento è il mio, le mie dita sono le sue, l’orgasmo che sento salire è lo stesso che vedo esplodere in lei, le sue urla coprono i miei gemiti, chiudo gli occhi per un secondo quando li riapro lei è ancora lì lo sguardo fisso nel mio, è incredibilmente bella, a suo agio,  poi vedo il ragazzo dietro di lei afferrargli il seno con forza, strizzargli i capezzoli mentre si irrigidisce e grugnendo si svuota dentro di lei.

Crollo su una sedia sfinita, ho la gonna arrotolata ai fianchi, le mutandine alle caviglie, mi sento aperta, bagnata, il seno gonfio i capezzoli duri e tesi, immagino lei in che stato sia…

Riprendo fiato, realizzo dove mi trovo, potrebbero venire nella mia direzione, guardo oltre l’angolo, si stanno rivestendo, mi ricompongo velocemente anche io e torno verso il locale attenta a non fare rumore.

Aspetto pochi minuti fuori dalla porta poi vedo uscire i due ragazzi, sorridenti e soddisfatti si scambiano pacche e sguardi complici, poi esce lei, lo sguardo lucido, un po’ rigida nei movimenti, un po’ spettinata, il trucco da rifare, è bellissima.

Le passo una mano nei capelli per sistemarli, lei mi ferma la mano, la annusa, la bacia, mi lecca le punte delle dita, poi la stringe forte “ho voglia di ballare! Andiamo!” mi trascina con forza verso la pista mentre scoppio a ridere.

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