La mia prima volta in tre

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Feb 25, 2023

Quello dove vivevo in Puglia è un paese molto piccolo. Praticamente tra ragazzini ci si conosceva quasi tutti, perché si frequentava la stessa scuola o lo stesso catechismo oppure perché i genitori erano amici. Comunque le possibilità di non essersi mai visti erano davvero poche.

D’estate, invece, la popolazione quasi triplicava. Si riempiva (e si riempie tutt’ora) di turisti da ogni parte d’Italia e altrove.

Io, quando per la prima volta mi sono avvicinata al sesso, mi sembrava di aver scoperto la cosa più bella del mondo. Non volevo più smettere di farlo, anche se questo inizialmente mi ha portato ad essere additata come “quella facile”.

In realtà non mi sentivo di esserlo, ma se qualcuno mi piaceva non avevo problemi a farci sesso. E ad un certo punto i parcheggi, le stradine di campagna o gli anfratti del paese li conoscevo tutti.

Col tempo inoltre ho capito che per cercare di far tacere quelle voci, mi conveniva evitare i ragazzi del paese. Quindi ho iniziato a concentrarmi sui turisti.

Nel 2002, me lo ricordo come fosse ieri, conobbi questo Mario, un ragazzo di Roma in vacanza nel mio paesino. Aveva 26 anni, alto, moro, fisico asciutto e definito, ma non un palestrato. Ero incantata da quella sua abbronzatura che faceva spiccare gli occhi di un azzurro quasi innaturale. 

Era in villeggiatura con un gruppo di amici, un gruppo misto con ragazze e ragazzi. Erano tutte coppie, ma questo lo seppi solo parecchio dopo.

Lo conobbi in spiaggia. Io ci andavo con mia madre, che provava a tenermi d’occhio come poteva. 

Avevo notato gli sguardi di questo ragazzo bellissimo, mentre era in acqua ed io semi sdraiata sull’asciugamano. 

Il mio due pezzi rosa faceva l’effetto di un evidenziatore, sulla mia pelle candida. 

Mi guardava, lo guardavo, e ricordo che la cosa mi emozionava. Era davvero bello. 

“Mamma mi dai i soldi per il gelato?” chiesi per cercare riparo dall’afa. Lei nemmeno mi guardò, seduta sotto l’ombrellone impegnata nei suoi cruciverba. “Prendili, sono nella borsa.”

Mi alzai, recuperai qualche spicciolo e andai verso il bar. 

Ricordo che comprai un Fior di Fragola, mi sedetti su un muretto all’ombra e mi gustai il mio gelato mentre mandavo sms alle amiche. Mi raggiunse però lui. Si sedette accanto a me. 

“E a me non lo mandi un messaggino?” mi disse. Che scemo. Ma ebbe successo. Una frase di approccio che la me di quegli anni non si sarebbe aspettata. “E mica ho il tuo numero…” gli risposi. Ricordo che ogni volta che sollevavo i miei occhi ad incrociare i suoi ero quasi abbagliata. Aveva modi gentili, lineamenti dolci. Mi prese il telefono dalla mano e si salvò il suo numero sul mio telefono, facendosi anche uno squillo.

“Io mi chiamo Mario, e tu?”

“Mi chiamano Mimì” dissi io, cercando di fare la splendida.

“Piacere, Michiamanomimì. Ci vieni in piazza, stasera?”

Annuii, tornando a ciucciare il gelato.

“Allora scrivimi quando ci sei, che ti offro da bere” disse. E tornò in spiaggia dagli amici, lasciandomi con un sorriso trasognante appiccicato sul viso.

La sera ovviamente gli scrissi subito, facendogli sapere che mi avrebbe trovata nei pressi di un baracchino vicino il lungomare. Venne insieme ad un suo amico, e la cosa un po’ mi infastidì. Avevo sperato in una serata soli e invece no. 

Anche perché avevo sfoderato l’artiglieria. 

Ero uscita con un vestitino a tubino nero che mi lasciava scoperta la schiena. Era abbastanza corto sulle gambe, praticamente a girochiappa. Attorno al collo avevo uno di quei collarini che si usavano anni fa. I miei capelli biondi erano lunghi e legati in una coda bassa. Trucco leggero sugli occhi e un velo di lucidalabbra.

L’amico si chiamava Gianluca, era decisamente meno attraente di lui, ma non brutto di certo. Però io avevo occhi solo per Mario. Entrambi erano in camicia e pantaloncini. La camicia di Mario era bianca e la sua carnagione risaltava. Quella di Gianluca era rossa.

Mi invitarono a bere un cocktail al baracchino ed insieme tutti e tre passeggiammo sul lungomare. Chiacchieravamo, loro due scherzavano tra loro, ed io mi sentivo felice, quando Mario mi abbracciava e mi stringeva a se.

Raggiungemmo un punto meno affollato del lungomare, un vialetto alberato che porta alla spiaggia. Gianluca andò a comprare altri drink, mentre io e Mario scavalcammo il piccolo muretto per andare a sederci sui blocchi di pietra che davano sul mare. 

Eravamo entrambi illuminati solo dalla luna. Io ero già un po’ brilla, perché in quel periodo non mi capitava spesso di bere un cocktail, e la situazione era talmente travolgente che iniziammo a baciarci. 

Le sue mani mi tenevano il viso e la sua bocca era completamente padrona della mia. Le nostre lingue giocavano e le mie mani non riuscivano a staccarsi dal suo petto. 

Sospiravamo, nascosti da occhi indiscreti, ed io iniziai a farlo sempre più intensamente, quando la mano di lui si intrufolò tra le mie gambe. Mi massaggiava la patatina già umida con i polpastrelli, sfregandomi la stoffa delle mutandine contro i miei stessi umori. 

Io non volevo essere da meno e gli slacciai i jeans, liberando il suo sesso ed iniziando a masturbarlo. Il tutto senza smettere di baciarci. 

Quando fummo interrotti da Gianluca avevo il vestito sollevato sulla vita e abbassato sotto i seni. L’amico del mio Mario era tornato con tre bicchieri di vodka-lemon, ma io pensavo solo che dovevo coprirmi.

“Tranquilla, Mimì…” cercò di tranquillizzarmi Mario, “Gianluca è un fratello, non abbiamo segreti”

Il suo amico si avvicinò a me sorridendo e mi porse il bicchiere. Lo presi, dando un sorsone a quel cocktail, reidratando la mia gola secca. Mario aveva ancora il cazzo da fuori. “Ma che v’ho disturbati?” disse Gianluca. Io ero in effetti un po’ a disagio ma non volevo fare la parte della ragazzina. “Ma figurati, stai qua…” disse Mario, avvicinandosi nuovamente alla mia bocca e baciandomi. “Non ti fermare, Mimì…mi stava piacendo…” mi sussurrò sfiorandomi il viso col suo e mordicchiandomi e leccandomi il labbro inferiore.

Così, un po’ timidamente, presi nuovamente nella mano il suo membro turgido e ricominciai a segarlo, mentre le sue dita scostavano le mie mutandine. Le sentii infilarsi dentro di me e io non potevo trattenere dei piccoli gemiti. 

Fu allora che anche Gianluca mi si avvicinò. Mi cinse la schiena ed iniziò a baciarmi il collo. Mi sentivo a quel punto eccitatissima. 

In un attimo avevo entrambi i cazzi di quei due ragazzi nelle mani e le loro bocche su di me: uno mi baciava e mordeva il collo, l’altro mi succhiava i capezzoli. Li masturbavo entrambi e con gli occhi chiusi mi godevo il momento. Non mi era mai capitato, di avere due uomini contemporaneamente. 

I due ragazzi si misero in piedi davanti a me. La mano di Mario sulla mia testa mi accarezzava “ti va di prenderli in bocca, amore?” mi disse con quel sorriso disarmante. Non me lo feci ripetere. Volevo mostrarmi all’altezza della situazione. Così iniziai a spompinarli entrambi.

Mentre muovevo la bocca sul cazzo di uno, cercavo di tenere il ritmo con la mano su quello dell’altro. E viceversa. Li sentivo entrambi premere sulla mia lingua e ansimare. Li sentivo godere e questo mi appagava.

“Brava, Mimì… che brava puttanella, che sei…” mormorò il mio Mario, mentre gli succhiavo il cazzo come se lo amassi.

Fu forse Gianluca, a tirare fuori un preservativo. Ma ad indossarlo fu Mario. Io non potevo chiedere di meglio, non vedevo l’ora di essere scopata da quel centurione romano dei nostri tempi. 

Si stese sulla sua camicia e dopo essersi messo il preservativo mi fece sedere su di se. Me lo spinse dentro senza troppe cerimonie ed iniziò a scoparmi. 

Lo guardavo negli occhi azzurri, quasi innamorata da quei colori, da quei lineamenti, da quelle espressioni da maschio sudato e arrapato. 

Gianluca mi si parò davanti e dopo aver sbattuto la sua erezione contro il mio viso, come se stesse bussando per entrare, mi mise in bocca il suo cazzo. Non avevo ancora tutta questa esperienza nel gestire due maschi eccitati, ma ricordo che cercai di non sembrare una sprovveduta. 

Così mi alzai sulle ginocchia, perpendicolare al corpo di Mario sotto di me, e iniziai a succhiare e a segare con maggior foga il sesso turgido di Gianluca. Lo guardavo in viso e le sue espressioni erano una sorta di approvazione. 

“Oh sì…succhia… ti piace? Ti piace?” diceva infoiato. Io mugugnavo, mentre succhiavo, ansimavo e annuivo. Ero eccitata, bagnatissima mentre venivo scopata e mi sentivo un po’ preda e un po’ predatrice. Succhiavo quel cazzo con desiderio, mentre lì sotto mi sentivo in fiamme.

Lo sentii irrigidirsi tra le labbra, pulsare, così rallentai di colpo il movimento della testa ma non quello della mano. Lo sentii godere e sborrò tutto nella mia bocca. Io la serrai attorno a quell’asta di carne ed ingoiai tutto quel nettare dolciastro. Si scostò da me, lasciando scivolare un’ultima goccia di sborra mista alla mia saliva sui miei seni nudi. “Vabbè ma questa è ‘na professionista!” disse abbandonandosi sul frangiflutti che avevamo promosso a talamo. Io sorrisi mentre affannata mi facevo scopare da quel ragazzo dal viso angelico.

Mario mi afferrava per i fianchi e mi spingeva sempre più a fondo il suo cazzo. Lo sentii gemere e godere, mentre scaricava le sue palle in quella barriera di plastica sottile che ci divideva. 

Ci fumammo tutti e tre una sigaretta, mezzi nudi e sfatti, mentre la luna si specchiava nel mare. 

Chiacchierammo dell’estate, dei personaggi strani del paese. Ridemmo parecchio. 

Non li rividi più, neanche la mattina dopo. Spariti nel nulla. Chissà che ricordo hanno, loro, di quella notte. 

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Sono qui sola sul treno, con gli occhi rossi dal pianto e il cuore spezzato. Sono un’allieva infermiera, frequentavo il corso nella prestigiosa clinica De Luca. Inizialmente le cose andavano piuttosto male: sono una persona molto emotiva e i colleghi e le compagne di corso non mi avevano accolto bene, quindi mi bloccavo e combinavo un sacco di pasticci. Poi un giorno, mentre le mie colleghe mi stavano per aggredire, è arrivato Alessio a salvarmi. Mi ha preso sotto la sua ala, avevo molta ammirazione per lui, che poi si è trasformata in qualcos’altro. Infatti, una notte mi sono infilata nel suo letto e ho vissuto una prima volta fantastica. Sentivo delle voci strane su di lui, riguardo un gioco perverso con la Primaria Giulia Corsetti, ma io non ci volevo credere fino a quel giorno in cui la verità mi fu sbattuta in faccia. Durante la festa della clinica la dottoressa ha ordinato ad Alessio di “punire” delle dipendenti, tra cui le tre ragazze che mi avevano bullizzato, in quanto avevano messo in “cattiva luce la clinica De Luca” e lui ha ubbidito senza replicare. Non ho voluto assistere a quella scena e sono scappata nella mia stanza. Ho cercato sui forum per allievi infermieri una nuova clinica e ho trovato un’ex collega di Alessio, Monica, e le ho raccontato tutto. Lei mi ha consigliato di venire a continuare il corso nell’ospedale in cui lavora ora come operatrice di supporto, la clinica Colombo: è in una grande città, dove c’è un ambiente più libero e stimolante. Do la possibilità ad Alessio di scappare con me, ma dice che non posso capire e mi pianta per correre come un cagnolino dalla dottoressa Giulia.

Quindi eccomi qui, piena di dubbi, verso un’nuovo inizio. Monica ha detto che posso stare da lei per il fine settimana e lunedì mi accompagnerà al colloquio per l’ammissione. Non voglio più pensare al passato e appena arrivo alla stazione sembra che la mia nuova amica lo abbia già capito, stasera andremo a divertirci. Non ci siamo mai viste, l’ho conosciuta online da poche ore ma c’è subito intesa, la sento già come una sorellona maggiore. Il suo appartamento è semplice e carino, per me che sono ormai abituata a vivere in convitto sembra una reggia. Mentre ci prepariamo per la serata mi sento un po’ in soggezione ad avere vicino a me una ragazza così carina in biancheria intima: alta e slanciata, capelli rossi con un taglio corto e sbarazzino, fisico tonico e due bellissimi occhi verdi. Anche io sono alta, ma anche molto robusta, poco aggraziata. Mora, dai lineamenti severi, ho seno e sedere abbondanti ma non mi sento né attraente, né femminile. Alle elementari mi chiamavano Yukina come quella grossa del cartone Mila e Shiro, invece alle superiori I più maligni insinuavano che fossi un travestito. L’incontro con Alessio mi aveva fatto riacquistare un po’ di sicurezza verso il mio aspetto, ma il fatto che poi lui abbia preferito la dottoressa Giulia ha fatto piombare nuovamente la mia autostima nell’abisso. Deve aver avvertito il mio imbarazzo, infatti cerca di rassicurarmi. «Stasera ti sentirai un bel figone». Mi aiuta con il trucco e la scelta dei vestiti, niente di volgare o particolarmente provocante, però mi sento molto più femminile del solito. Il programma è aperitivo, sushi e disco. Per me è un po’ tutto nuovo nella grande città, essendo cresciuta in un paesino e poi trasferitami nello sperduto posto di montagna della clinica De Luca, ma grazie ai vari drink e alla compagnia di Monica mi sento libera a mio agio. Mentre siamo sul taxi per la disco arriviamo al punto dolente: Alessio. Scoppio a piangere e mi abbraccia forte. Il suo petto piccolo e sodo, mi sembra il miglior rifugio di sempre. «Mi vergogno un po’ a dirtelo Milena, anch’io facevo parte del gioco prima che tu conoscessi Alessio. Sono stata una delle sue prove da affrontare. Mi era cosi tanto dispiaciuto attrarre un ragazzo così dolce e disponibile in una situazione del genere, che decisi di mollare tutto e venire qui. Ma da quello che mi racconti tu, invece era proprio nato per questo, e sai cosa? Cazzi suoi! Non sa cosa si è perso, preferendo quella vecchia baldracca della Dottoressa Giulia a te!». Mi guarda intensamente, inizia ad accarezzarmi e mi dà un dolce bacio sulla guancia. È un gesto da amica certo, però è da quanto l’ho vista in intimo che non riesco a smettere di pensarci. Ma ora è la pista da ballo a chiamare. Ci scateniamo, prendiamo in giro i ragazzi che si avvicinano, balliamo tra noi in modo un po’ provocante per stuzzicarli, tutte cose che non sapevo di essere in grado di fare. Purtroppo io non sono abituata a bere come Monica e appena rientrate a casa vomito l’anima al cesso, lei mi accudisce con tenerezza, mi porta in camera da letto e aiuta a spogliarmi, rimbocca persino le coperte. Vorrei ringraziarla di cuore ma crollo. Dopo non so quanto, riapro gli occhi. Lei è li, davanti a me che dorme. Come ipnotizzata le accarezzo I capelli, scendo sulla guancia, mezza sonnolenta inizia a succhiarmi un dito, poi quando è inumidito mi sposta le mani sul suo petto. Inizio a palparla da sopra la t-shirt, sento le piccole punte indurirsi. Poi apre di colpo gli occhi e mi bacia. È tutto improvviso, mi vergogno perché devo avere un alito schifoso, ma anche il suo, dopo la serata alcoolica, non è un granché. Non importa, inizia a girare tutto, mi ritrovo nuda con la sua graziosa fighetta piantata in faccia. Lecco a istinto, non l’ho mai fatto. Ricambio quello che sta facendo lei, è diverso dal modo di Alessio. E’ come se facessi da sola, ma anche molto meglio, difficile da spiegare quando sei bombardata da stimoli e sensazioni completamente nuovi. Lei sobbalza, pure io. Poco dopo si addormenta sul mio seno. Il giorno dopo mi sento morire, i postumi della sbronza sono inclementi. Ma qualcosa non torna: sono completamente vestita, e a quanto mi sembra di capire Monica ha dormito sul divano, che sia stato tutto un sogno?

Note finali:

PROSSIMA PUNTATA:
2.5 Nuda davanti alle mie compagne di classe

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Il mio piacere più forte

Posted by admin under Incontri Erotici on martedì Feb 7, 2023

“Ma dai, ma hanno guardato tutto il tempo?” chiedo, in un misto tra l’imbarazzo e lo stupore. Dentro di me sono sempre stata un bel po’ esibizionista, mi ha sempre divertito essere guardata e desiderata, ma non mi era mai capitato di essere al centro delle attenzioni di più di due persone. E là fuori di sagome ce n’erano diverse. 

“Ah guarda, qui funziona così, è lo spirito del club!” mi risponde Fabio, seduto sul materasso nudo come un verme, con il pisello moscio che gli lacrima su una coscia.

Esther invece non sembra affatto scossa.

Rivolta verso i vetri si passa le mani, ancora sporche della sborra di Christian, sulle guance fino a scendere sui suoi grossi seni. Se li palpa, li stringe, si pizzica i capezzoli mostrandosi al pubblico. “Vi piace, eh, porconi…” mormora. Loro non possono certo sentirla. 

Christian e Fabio sono seduti vicini, ora, defilati rispetto ad Esther che sta facendo il suo personale spettacolino.

Io sono in ginocchio accanto a lei e credo che se non faccio qualcosa sembrerò la scema della situazione.

Così, avvicino il mio corpicino candido a quello della mia amica. Il contrasto tra la sua pelle nera come la notte e la mia è cromaticamente perfetto. Anche i nostri corpi sono molto diversi. Io, piccola, magrolina, con pochissimo seno. Lei più morbida, non grossa, ma con tanta carne nei punti giusti. Io biondina e con la codina alta dietro la testa, lei con una pettinatura afro adornata da una bandana azzurra che spicca tra i ricci crespi. 

Passo una mano sul suo ventre, risalendo tra i suoi seni fino ad arrivare al mento. Le muovo il viso verso il mio e la bacio. Soltanto adesso giro i miei occhioni verso i vetri. Con la punta della lingua accarezzo le labbra carnose della mia coinquilina, che le schiude per accoglierla. Mi avvolge la lingua ed inizia a succhiarla, come se stesse facendomi un pompino alla lingua. Dopo qualche secondo così si stacca e lascia cadere sul suo seno un rivolo di saliva, che io mi affretto a raccogliere con la lingua. 

Torno a baciarla, ora entrambe lo facciamo in modo più spinto, più erotico. Le nostre lingue danzano mentre le nostre bocche schioccano. 

Esther scivola giù sul mio collo. Mi bacia morbida, mentre con le mani mi accarezza i fianchi, la schiena e il culetto. 

Mi morde i lobi, regalandomi un brivido che accompagno ad un sorriso.

Continuo a guardare i miei misteriosi spettatori, sperando di raggiungere i loro occhi. Mi mordicchio le labbra, mentre Esther è già sui miei seni. 

Gira la testa verso di loro e muove la lingua a leccare i miei capezzolini, piccoli e turgidi come punte di spillo.

“Madonna, così li fate morire!” dice divertito Christian. “Si… devono impazzire…” risponde Esther, visibilmente eccitata. Gioca con quel pubblico senza volto come un gatto col topo. 

Mi prende in un abbraccio e mentre mi bacia ancora mi invita a distendermi. 

Si solleva, mi passa le unghie sulla pelle dei seni, scendendo giù lenta fino alla mia pancia, poi sempre più giù fino all’inguine. 

Io sospiro e chiudo gli occhi.

Mi afferra entrambe le cosce e me le spalanca mostrando il mio sesso a tutto il club. Sento le sue dita che mi accarezzano la patatina glabra, schiudendo le grandi labbra con un dito. “Mmmmh…” mugolo, godendomi quel trattamento.

Le dita di Esther mi massaggiano il sesso che probabilmente non ha mai smesso di lubrificarsi. Mi sento bagnatissima e quelle dita che scivolano leggere tra le mie gambe me lo confermano.

Esther si china su di me, ma facendo bene attenzione a non coprire lo spettacolo. Si mette perpendicolare a me, come a formare una L. Le sue labbra mi baciano l’inguine e il monte di Venere con movimenti leggeri, mentre le sue dita ora mi stuzzicano il clitoride.

Il mio respiro inizia a farsi più pesante. Volto il capo verso Christian e Fabio e sorrido al mio ragazzo, che ricambia. Vedo Fabio di nuovo eccitato che si sta segando. 

Mi mordicchio le labbra. Sono stata un po’ trascurata, prima, e ora ho una fame di cazzo infinita. 

Esther prende a baciarmi e a leccarmi il clitoride. Ogni tocco della sua lingua mi provoca un brivido. Sento la sua lingua scendere per tutta la lunghezza del mio sesso e tornare poi a giocare col mio clitoride con movimenti concentrici. Mi lecca, succhia, accarezza. Io inizio ad ansimare mentre mi titillo i capezzolini.

Con un dito la mia amica mi penetra, mentre non smette di leccarmi. Io accompagno quel movimento con il corpo, eccitata sia da quello che Esther mi sta facendo che dall’idea che là fuori ci sono uomini e donne che si stanno godendo lo spettacolo come sta facendo Fabio, che si sta masturbando senza ritegno ad un passo da noi, senza intervenire in quel gioco saffico. 

I movimenti della lingua di Esther si fanno più accentuati, e ora le dita che mi scopano sono due. Le sento arpionarmi dentro, fino in fondo al mio sesso. Mi sta facendo provare un piacere mai provato, né con altri uomini né con altre donne. Spalanco gli occhi mentre il mio ansimare è diventato quasi un urlo. La mano di Esther aumenta il ritmo, premendo coi polpastrelli dentro di me e continuando a torturarmi il clitoride con la lingua. 

Sto impazzendo di piacere.

Ho una strana sensazione che mi pervade. Da un lato è un piacere forte che cresce a dismisura, dall’altro uno stimolo quasi fisiologico. Non sto capendo più nulla.

“Oddio… oddio sì… sì…” urlo mentre tremo forte. Esther estrae le sue dita dal mio sesso ed inizia a strusciarle forte e veloce sulla mia patata fradicia ed io mi lascio andare.

Il mio orgasmo esplode dentro di me, ma lo sento sciogliersi nella mia figa. Sembra come se io debba fare pipì, ma non riesco a trattenermi. Ed eccolo.

Inizio a spruzzare umori sul materasso e sui seni neri della mia amica. Urlo di piacere, tremo e il mio corpo ha sussulti che non riesco a controllare. Sento solo Christian e Fabio stupiti dire “wooooo!”

Ho squirtato. Per la prima volta nella mia vita. I miei umori brillano come diamantini sul corpo nero di Esther che ride. Il pubblico ha gradito e applaude e sbatte le mani sui vetri. Io sono sfatta. Squassata dagli spasmi, ma divertita e tremendamente eccitata. 

Esther si mette ora in ginocchio e si avvicina alle pareti della stanza. Infila una mano in uno dei buchi del gloryhole e schiocca le dita. Dall’altro lato della parete si sentono voci.

Uno dice “ooohh sì…”, una donna dice ad un uomo “vai, vai, mettilo dentro!” Mi volto verso Christian con gli occhi spalancati. Lui ride come un pazzo e mi fa il pollice in su.

Esther si volta verso di me, sfila la mano dal buco e tira dentro un cazzo eretto, come se avesse pescato.

“Ti vuoi divertire?” mi dice. La guardo. 

Sorrido. 

Sarà una lunga notte, mi sa.

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La giornata delle punizioni

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Dic 22, 2022

Ciao sono Alessio, faccio l’infermiere presso la clinica De Luca da circa un’anno e me ne sono capitate di tutti i colori. Sono sempre stato affascinato dalla primaria, la Dottoressa Giulia Botrugno e una notte ha iniziato a farmi delle avances, ma per poter uscire con lei mi ha detto che avrei dovuto affrontare delle prove. Da lì è cambiato tutto,  sono rimasto intrappolato in un gioco di dominazione e sottomissione fino a quando ho conosciuto l’allieva Milena. Una ragazza non molto attraente ma semplice e amorevole. A volte vorrei stare solo con lei, però ci sono dei momenti in cui ho bisogno di sfogare i miei istinti nel gioco orchestrato dalla Dottoressa Giulia. Oggi non ci voglio pensare, è la festa della clinica e sono qui con Milena a godermi la situazione: musica, cibo gratis, risate con i colleghi, sembriamo proprio una coppietta. L’organizzazione è davvero imponente: nel cortile hanno organizzato vari stand culinari e attrazioni come se fosse un Luna Park, capeggiato però da un enorme palco in cui siede il team direttivo della struttura. Oltre al personale e alcuni pazienti, ci sono tanti esterni, tra cui un gruppo di rifugiati del nostro vicino centro di accoglienza. Vengo interrotto dai miei pensieri da un annuncio: iniziano le premiazioni. La cerimonia è piuttosto noiosa: vengono dati dei riconoscimenti ai dipendenti per i loro anni di servizio oppure perché si sono distinti per particolari doti, niente che mi interessi, ma le ultime persone convocate suscitano la mia attenzione: le tre allieve che hanno bullizzato Milena e che avevano causato molti problemi nel loro reparto, una donna delle pulizie che si vociferava rubasse dai pazienti e una delle farmaciste, con ben noti problemi di farmacodipendenza.
Eccole sul palco stupite e nervose: Sara, Marta e Giovanna sono tre ragazzine, avranno si e no 18 anni come Milena. Sara, la loro leader è alta, magra, dalle forme acerbe e i capelli lunghi e rossi, Marta è mora, bassa, formosa e impacciata mentre Giovanna è uno scricciolino biondo con i capelli lunghi e ricci. A vederle sembrano delle ragazzine per bene ma sono dei piccoli demoni. Mara è una donna sudamericana minuta ma tutta curve, dallo sguardo fiero, mentre Ilenia, la farmacista, è magra, alta, bionda con gli occhiali e la coda di cavallo, fisico asciutto, fredda e distaccata. Nessuno ha Idea di cosa stia per accadere.
Dal team di sicurezza interno viene portata sul palco una gogna a 5 posti e un materasso, dopodiché i vigilanti circondano le donne in attesa di ordini. Prende parola la primaria.
“Dopo tante premiazioni è ora delle punizioni: questi membri dello staff con il loro comportamento hanno causato danni alla nostra rinomata clinica, quindi ora saranno a vostra totale disposizione fino alla fine della festa”
Le guardie strappano i vestiti di dosso alla farmacista e alla donna delle pulizie legandole a forza alla gogna in modo che ogni loro buco sia agibile a chiunque. La signora Sudamericana mantiene un atteggiamento composto e fiero mentre la bionda inizia ad agitarsi e a dimenarsi, ma viene costretta a sottomettersi con la forza.
“Per le nostre tre allieve ribelli il trattamento sarà leggermente diverso, infatti ci è giunta voce che non hanno avuto mai rapporti completi, quindi verranno iniziate alle gioie del sesso dal nostro stimato collega Alessio Corsetti, dopodiché saranno a vostra totale disposizione come le altre”
Le guardie immobilizzano le tre ragazze, ho addosso gli occhi di tutti, soprattutto quelli della Dottoressa Giulia, che mi guarda in un modo sia autoritario che seducente. Lo sguardo di Milena è invece tra l’interrogativo e lo schifato, ma io mi sto già dirigendo sul palco, con la coda dell’ occhio la vedo scoppiare in lacrime e scappare via.
Mi avvicino alla Leader Sara che inizia a perdere la sua strafottenza, balbetta frasi a metà tipo “No scusate, io pensavo che la prima volta sarebbe stata con una persona speciale, vi prego”
Trema come una foglia, inizia a piangere, la sbatto sul materasso, le guardie obbligano le altre due a guardare, inoltre viene tutto proiettato su un mega schermo. Le accarezzo il viso per calmarla, le slaccio la camicetta lentamente, arrivo ai suoi seni appena accennati e ci gioco un pochino, inizio a baciarla, l’accarezzo sotto la gonna, è tutta serrata ma poi inizia a rilassarsi, allora a quel punto scosto la mutandina e la penetro di botto, con cattiveria, riprende a piangere ma la schiaffeggio in faccia con forza. Quando inizia a implorare perdono la sbatto a 90, strappo gonna e mutande e inizio a lavorare il suo buchetto, uno della sicurezza mi passa una pomata speciale così posso sfondarle il culo senza problemi, decido di svuotarmi poi nella sua gola. Sembra in trance, non reagisce più, con passività bovina viene legata alla gogna.
Avrei bisogno di una pausa ma mi viene data una pastiglia per tornare subito attivo, mi sento un toro scatenato. La mora si fa avanti da sola spogliandosi mostrando a tutti il suo corpo abbondante e flaccido, sembra avete voglia e me la pompo con piacere. Ora è il turno dello scricciolino biondo, si fa fare di tutto, soffre ma non reagisce, alla fine decido di svuotare anche la vescica su di lei con un boato del pubblico. Da quel momento è il delirio: le 5 donne vengono scopate in ogni buco da chiunque: donne, uomini, giovani, vecchi. Ai rifugiati non sembra vero di potersi sfogare così. La rossa subisce tutto in uno stato quasi catatonico, la mora sembra divertirsi come non mai, ci sono un paio di momenti che ho paura che la scricciolina bionda venga dilaniata da quei cazzi giganti che la pompano così con tanta forza ma sopravvive a tutto. La signora Sudamericana resta con sguardo altero e orgoglioso fino alla fine mentre la farmacista si abbandona al piacere tanto che si piscia e caga addosso un paio di volte. Io mi faccio un paio di giri, ma la donna che mi eccita di più è quella delle pulizie, infatti per quanto la pompi con violenza mi lancia occhiate di sfida tutto il tempo. Ricevo costantemente sguardi d’approvazione dalla dottoressa Giulia, ma un certo punto l’effetto della pasticca svanisce e mi sento collassare, quindi devo congedarmi. Da quel momento non ho più avuto notizie delle donne punite, infatti dal giorno successivo nessuno le ha più viste. Appena arrivo nella mia stanza crollo in un sonno pesante senza sogni. Al risveglio trovo sul telefono due messaggi:
“Signor Corsetti mi ha dimostrato di essere per davvero interessata a me, quindi stasera la vorrei invitare a cena a casa mia, alle ore 20:00. La verrà a prendere il mio autista, non manchi, non se ne pentirà”

“Avevo sentito delle voci sul tuo gioco con la Primaria ma non ci ho voluto credere, però per quanto mi disgusti quello che hai fatto ho capito che sei soltanto una vittima. Io stasera lascerò la clinica e mi recherò in un altro ospedale dove continuare il tirocinio, dove lavora la tua ex-collega Monica. Se vuoi venire con me per un nuovo inizio ti aspetto nell’atrio del convitto alle ore 20:00. Se ci sarai mi farà piacere, non tanto per me ma per te stesso”

Decido di telefonare a Ramona, dopo una lunga chiacchierata mi pare chiarissimo cosa fare…

E secondo voi Alessio, cosa dovrebbe fare? Andare dalla Dottoressa Giulia o scappare con Milena?

Note finali:

PROSSIMO EPISODIO
LA CLINICA DELL’AMORE 12 (FINALE) :
PER TE, TUTTO IL MIO ESSERE

Questo è il capitolo più estremo ma anche il più importante della trilogia, visto che sarà fondamentale in “Un nuovo inizio” e che coinvolge più o meno direttamente tutti e tre i protagonisti della saga. Mi ha fatto piacere a distanza di tanto tempo, riscriverlo nuovamente.

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