La mia prima volta in tre

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Feb 25, 2023

Quello dove vivevo in Puglia è un paese molto piccolo. Praticamente tra ragazzini ci si conosceva quasi tutti, perché si frequentava la stessa scuola o lo stesso catechismo oppure perché i genitori erano amici. Comunque le possibilità di non essersi mai visti erano davvero poche.

D’estate, invece, la popolazione quasi triplicava. Si riempiva (e si riempie tutt’ora) di turisti da ogni parte d’Italia e altrove.

Io, quando per la prima volta mi sono avvicinata al sesso, mi sembrava di aver scoperto la cosa più bella del mondo. Non volevo più smettere di farlo, anche se questo inizialmente mi ha portato ad essere additata come “quella facile”.

In realtà non mi sentivo di esserlo, ma se qualcuno mi piaceva non avevo problemi a farci sesso. E ad un certo punto i parcheggi, le stradine di campagna o gli anfratti del paese li conoscevo tutti.

Col tempo inoltre ho capito che per cercare di far tacere quelle voci, mi conveniva evitare i ragazzi del paese. Quindi ho iniziato a concentrarmi sui turisti.

Nel 2002, me lo ricordo come fosse ieri, conobbi questo Mario, un ragazzo di Roma in vacanza nel mio paesino. Aveva 26 anni, alto, moro, fisico asciutto e definito, ma non un palestrato. Ero incantata da quella sua abbronzatura che faceva spiccare gli occhi di un azzurro quasi innaturale. 

Era in villeggiatura con un gruppo di amici, un gruppo misto con ragazze e ragazzi. Erano tutte coppie, ma questo lo seppi solo parecchio dopo.

Lo conobbi in spiaggia. Io ci andavo con mia madre, che provava a tenermi d’occhio come poteva. 

Avevo notato gli sguardi di questo ragazzo bellissimo, mentre era in acqua ed io semi sdraiata sull’asciugamano. 

Il mio due pezzi rosa faceva l’effetto di un evidenziatore, sulla mia pelle candida. 

Mi guardava, lo guardavo, e ricordo che la cosa mi emozionava. Era davvero bello. 

“Mamma mi dai i soldi per il gelato?” chiesi per cercare riparo dall’afa. Lei nemmeno mi guardò, seduta sotto l’ombrellone impegnata nei suoi cruciverba. “Prendili, sono nella borsa.”

Mi alzai, recuperai qualche spicciolo e andai verso il bar. 

Ricordo che comprai un Fior di Fragola, mi sedetti su un muretto all’ombra e mi gustai il mio gelato mentre mandavo sms alle amiche. Mi raggiunse però lui. Si sedette accanto a me. 

“E a me non lo mandi un messaggino?” mi disse. Che scemo. Ma ebbe successo. Una frase di approccio che la me di quegli anni non si sarebbe aspettata. “E mica ho il tuo numero…” gli risposi. Ricordo che ogni volta che sollevavo i miei occhi ad incrociare i suoi ero quasi abbagliata. Aveva modi gentili, lineamenti dolci. Mi prese il telefono dalla mano e si salvò il suo numero sul mio telefono, facendosi anche uno squillo.

“Io mi chiamo Mario, e tu?”

“Mi chiamano Mimì” dissi io, cercando di fare la splendida.

“Piacere, Michiamanomimì. Ci vieni in piazza, stasera?”

Annuii, tornando a ciucciare il gelato.

“Allora scrivimi quando ci sei, che ti offro da bere” disse. E tornò in spiaggia dagli amici, lasciandomi con un sorriso trasognante appiccicato sul viso.

La sera ovviamente gli scrissi subito, facendogli sapere che mi avrebbe trovata nei pressi di un baracchino vicino il lungomare. Venne insieme ad un suo amico, e la cosa un po’ mi infastidì. Avevo sperato in una serata soli e invece no. 

Anche perché avevo sfoderato l’artiglieria. 

Ero uscita con un vestitino a tubino nero che mi lasciava scoperta la schiena. Era abbastanza corto sulle gambe, praticamente a girochiappa. Attorno al collo avevo uno di quei collarini che si usavano anni fa. I miei capelli biondi erano lunghi e legati in una coda bassa. Trucco leggero sugli occhi e un velo di lucidalabbra.

L’amico si chiamava Gianluca, era decisamente meno attraente di lui, ma non brutto di certo. Però io avevo occhi solo per Mario. Entrambi erano in camicia e pantaloncini. La camicia di Mario era bianca e la sua carnagione risaltava. Quella di Gianluca era rossa.

Mi invitarono a bere un cocktail al baracchino ed insieme tutti e tre passeggiammo sul lungomare. Chiacchieravamo, loro due scherzavano tra loro, ed io mi sentivo felice, quando Mario mi abbracciava e mi stringeva a se.

Raggiungemmo un punto meno affollato del lungomare, un vialetto alberato che porta alla spiaggia. Gianluca andò a comprare altri drink, mentre io e Mario scavalcammo il piccolo muretto per andare a sederci sui blocchi di pietra che davano sul mare. 

Eravamo entrambi illuminati solo dalla luna. Io ero già un po’ brilla, perché in quel periodo non mi capitava spesso di bere un cocktail, e la situazione era talmente travolgente che iniziammo a baciarci. 

Le sue mani mi tenevano il viso e la sua bocca era completamente padrona della mia. Le nostre lingue giocavano e le mie mani non riuscivano a staccarsi dal suo petto. 

Sospiravamo, nascosti da occhi indiscreti, ed io iniziai a farlo sempre più intensamente, quando la mano di lui si intrufolò tra le mie gambe. Mi massaggiava la patatina già umida con i polpastrelli, sfregandomi la stoffa delle mutandine contro i miei stessi umori. 

Io non volevo essere da meno e gli slacciai i jeans, liberando il suo sesso ed iniziando a masturbarlo. Il tutto senza smettere di baciarci. 

Quando fummo interrotti da Gianluca avevo il vestito sollevato sulla vita e abbassato sotto i seni. L’amico del mio Mario era tornato con tre bicchieri di vodka-lemon, ma io pensavo solo che dovevo coprirmi.

“Tranquilla, Mimì…” cercò di tranquillizzarmi Mario, “Gianluca è un fratello, non abbiamo segreti”

Il suo amico si avvicinò a me sorridendo e mi porse il bicchiere. Lo presi, dando un sorsone a quel cocktail, reidratando la mia gola secca. Mario aveva ancora il cazzo da fuori. “Ma che v’ho disturbati?” disse Gianluca. Io ero in effetti un po’ a disagio ma non volevo fare la parte della ragazzina. “Ma figurati, stai qua…” disse Mario, avvicinandosi nuovamente alla mia bocca e baciandomi. “Non ti fermare, Mimì…mi stava piacendo…” mi sussurrò sfiorandomi il viso col suo e mordicchiandomi e leccandomi il labbro inferiore.

Così, un po’ timidamente, presi nuovamente nella mano il suo membro turgido e ricominciai a segarlo, mentre le sue dita scostavano le mie mutandine. Le sentii infilarsi dentro di me e io non potevo trattenere dei piccoli gemiti. 

Fu allora che anche Gianluca mi si avvicinò. Mi cinse la schiena ed iniziò a baciarmi il collo. Mi sentivo a quel punto eccitatissima. 

In un attimo avevo entrambi i cazzi di quei due ragazzi nelle mani e le loro bocche su di me: uno mi baciava e mordeva il collo, l’altro mi succhiava i capezzoli. Li masturbavo entrambi e con gli occhi chiusi mi godevo il momento. Non mi era mai capitato, di avere due uomini contemporaneamente. 

I due ragazzi si misero in piedi davanti a me. La mano di Mario sulla mia testa mi accarezzava “ti va di prenderli in bocca, amore?” mi disse con quel sorriso disarmante. Non me lo feci ripetere. Volevo mostrarmi all’altezza della situazione. Così iniziai a spompinarli entrambi.

Mentre muovevo la bocca sul cazzo di uno, cercavo di tenere il ritmo con la mano su quello dell’altro. E viceversa. Li sentivo entrambi premere sulla mia lingua e ansimare. Li sentivo godere e questo mi appagava.

“Brava, Mimì… che brava puttanella, che sei…” mormorò il mio Mario, mentre gli succhiavo il cazzo come se lo amassi.

Fu forse Gianluca, a tirare fuori un preservativo. Ma ad indossarlo fu Mario. Io non potevo chiedere di meglio, non vedevo l’ora di essere scopata da quel centurione romano dei nostri tempi. 

Si stese sulla sua camicia e dopo essersi messo il preservativo mi fece sedere su di se. Me lo spinse dentro senza troppe cerimonie ed iniziò a scoparmi. 

Lo guardavo negli occhi azzurri, quasi innamorata da quei colori, da quei lineamenti, da quelle espressioni da maschio sudato e arrapato. 

Gianluca mi si parò davanti e dopo aver sbattuto la sua erezione contro il mio viso, come se stesse bussando per entrare, mi mise in bocca il suo cazzo. Non avevo ancora tutta questa esperienza nel gestire due maschi eccitati, ma ricordo che cercai di non sembrare una sprovveduta. 

Così mi alzai sulle ginocchia, perpendicolare al corpo di Mario sotto di me, e iniziai a succhiare e a segare con maggior foga il sesso turgido di Gianluca. Lo guardavo in viso e le sue espressioni erano una sorta di approvazione. 

“Oh sì…succhia… ti piace? Ti piace?” diceva infoiato. Io mugugnavo, mentre succhiavo, ansimavo e annuivo. Ero eccitata, bagnatissima mentre venivo scopata e mi sentivo un po’ preda e un po’ predatrice. Succhiavo quel cazzo con desiderio, mentre lì sotto mi sentivo in fiamme.

Lo sentii irrigidirsi tra le labbra, pulsare, così rallentai di colpo il movimento della testa ma non quello della mano. Lo sentii godere e sborrò tutto nella mia bocca. Io la serrai attorno a quell’asta di carne ed ingoiai tutto quel nettare dolciastro. Si scostò da me, lasciando scivolare un’ultima goccia di sborra mista alla mia saliva sui miei seni nudi. “Vabbè ma questa è ‘na professionista!” disse abbandonandosi sul frangiflutti che avevamo promosso a talamo. Io sorrisi mentre affannata mi facevo scopare da quel ragazzo dal viso angelico.

Mario mi afferrava per i fianchi e mi spingeva sempre più a fondo il suo cazzo. Lo sentii gemere e godere, mentre scaricava le sue palle in quella barriera di plastica sottile che ci divideva. 

Ci fumammo tutti e tre una sigaretta, mezzi nudi e sfatti, mentre la luna si specchiava nel mare. 

Chiacchierammo dell’estate, dei personaggi strani del paese. Ridemmo parecchio. 

Non li rividi più, neanche la mattina dopo. Spariti nel nulla. Chissà che ricordo hanno, loro, di quella notte. 

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Il mio ragazzo è un cornuto

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Feb 2, 2023

Mi chiamo Lucia, sono una ragazza di 24 anni fidanzata da cinque con Angelo. Fisicamente sono alta 1,70, bruna dai capelli ricci ed occhi verdi. Ho una buona quarta taglia di reggiseno e, secondo il mio ragazzo, ho un culo fantastico. Angelo ha un anno meno di me, ha un bel fisico e anche un bel cazzo, che mi fa godere molto quando mi scopa o mi fa il culo. Sì, mi piace anche farmi inculare, perché, nel mio intimo, sono alquanto puttanella. Prima di lui ho avuto altre esperienze con persone anche più grandi di me, che mi hanno insegnato tante cose sul sesso: ad esempio far pompini stupendi o essere iniziata al piacere anale. Vivo con Angelo anche se non siamo sposati e quello che voglio raccontarvi è successo un anno fa. Eravamo ad inizio estate, un pomeriggio a metà settimana, sono uscita dal lavoro prima del solito, faccio la segretaria, e son ritornata subito a casa: volevo rilassarmi e bere qualcosa di fresco, perché faceva molto caldo. Angelo, di solito, arriva più o meno contemporaneamente a me, lavora per una compagnia di telefonia mobile. Arrivata sotto casa, ho avuto una piacevolissima sorpresa: Diego, era venuto a trovarci, è un nostro caro amico che non vedevamo da più di cinque mesi, perché, per motivi di lavoro, si era trasferito in una città abbastanza lontana da noi. Ho sempre avuto un debole per lui, perché, fisicamente, è ben messo ed attraente, più del mio ragazzo, e, più d’una volta, ho desiderato poter scopare con lui. È una persona molto allegra e divertente, sempre di buon umore, fa battute sempre con il doppio senso e questo è un altro motivo che mi ha insinuato l’idea che anche lui volesse scopare con me. Ha la stessa età di Angelo, sono molto amici perché si conoscono dai tempi delle scuole elementari.

«Diego, quanto tempo è che non ci si vede? Come stai?»

Lui subito mi abbraccia e mi sorride.

«Bene e tu? Ti ho telefonato stamattina per dirti che ero arrivato, ma non mi hai risposto: immagino che stavi lavorando. Ho lasciato un messaggio in segreteria.»

Ci siamo salutati con grandi effusioni. La gioia di vederci è stata reciproca. Esser stretta a lui in un caloroso abbraccio, mi ha fatto provare un piacevole brivido, che mi ha attraversato tutto il corpo. Onestamente, Diego ha sempre avuto qualcosa di speciale, non solo fisicamente: è qualcosa che mi intriga moltissimo. Come ho detto, lui mi ha sempre eccitato. È stato bello vederlo, percepire quel brivido e sentire come si erano induriti i miei capezzoli, come si bagnava la mia fica, al punto di farmi ancor più desiderare di scopare con lui. Sapere che Diego è intimo amico di Angelo, è come lo fosse per entrambi, anche per me: qualcosa di irraggiungibile, ma, nello stesso tempo, anche infinitamente eccitante. Siamo saliti in casa ed abbiamo scoperto che Angelo non c’era ancora: devo confessare che ne ero felice. Abbiamo iniziato a parlare ed a raccontarci come stavano andando le cose da buoni amici. Dieci minuti dopo, il telefono squillò: era Angelo il mio compagno.

«Ciao tesoro, sono io. Scusami, ma tarderò ancora di un paio d’ore, perché, all’ultimo minuto, sono sorti problemi e son questioni che non posso rinviare a domani.»

Ho guardato Diego, mentre rispondevo al mio compagno.

«No, non preoccuparti. Fai pure tutto ciò che devi e poi, quando esci, vieni subito a casa che ti aspetto.»

Ho riattaccato e Diego mi ha chiesto perché avevo taciuto ad Angelo che era qui. La mia risposta è stata:

«Perché così sarà più bello! Gli faremo una grandissima sorpresa!»

In realtà la verità era ben altra: mi sentivo troia ed ero già intenzionata a farlo con lui e, al solo pensarci, mi si bagnava la fica. Ho spiegato che Angelo sarebbe arrivato in ritardo e gli ho versato da bere. Era del whisky e coca, che piace molto a tutti e due; avevo appena aperto la bottiglia e, tra risate e confidenze, l’abbiamo bevuta tutta. Eravamo, se non ubriachi, decisamente brilli. Era passata più di un’ora e sapevamo che Angelo sarebbe arrivato da un momento all’altro. Tra risate e battute, di tanto in tanto ci guardavamo con cupidigia: lui si era accorto che avrei voluto baciarlo, toccarlo, sfiorarlo. Improvvisamente, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai la mano di Diego sul seno sinistro, me lo accarezzava da sopra la stoffa della camicetta. L’altra era scivolata, molto lentamente, lungo le mie cosce, verso la fica. L’ho scrutato in viso ed ho capito che era l’occasione giusta per soddisfare tutte le fantasie che avevo avuto con lui e, per vero, non ho fatto niente per ritardarla ancora. Presi a carezzargli il rigonfiamento sui pantaloni, constatando che era molto dotato e già molto eccitato. In pochi secondi l’ho tirato fuori e, molto lentamente, ho cominciato a masturbarlo, mentre con l’altra mano gli tastavo le palle. Dopo pochi minuti non ho più resistito: mi son inginocchiata, ho avvicinato le labbra al suo cazzo e l’ho preso in bocca. Un gemito di piacere è fuoruscito dalla mia bocca, mentre lo sentivo andare e venire tra le mie labbra, constatando che era un po’ più grande di quello di Angelo. Mi ha eccitato tantissimo vedergli la felicità dipinta sul suo viso, mentre continuavo a succhiarlo. Poi si alzò, mi adagiò sul divano, mi spalancò le gambe e vi infilò la testa in mezzo. Aveva iniziato a leccarmi su e giù, tutta la figa gonfia e bagnata. Gli chiesi, con voce languida, di metter la lingua anche nel mio culo e, senza ulteriori inviti, vi provvide. Sono arrivata in pochi secondi.

«Leccami tutta! Bravissimo, continua così! Dai, leccami anche il culo che così vengo! Diego… VENGO!»

Poi ho preso posizione per un 69, per continuare a darci piacere. Davvero bello sentire il suo cazzo in bocca, mentre mi leccava la fica! Ad ogni sua leccata e succhiata, avvertivo tutto il suo desiderio e, data la foga che ci metteva, sono riuscita a venir di nuovo. Pochi secondi dopo, gli ho sentito dire che anche lui stava per venire.

«Lucia! Lucia! Sto per sborrare! Succhiami che sborro!»

Gli ho chiesto di venire nella mia bocca, perché volevo ingoiare il suo nettare.

«Sì, dai, sborrami in bocca!»

Continuavo a succhiarlo così forte che non ci mise molto a sborrare. Mi ha riempito la bocca di nettare e, a sua volta, ha continuato a succhiarmi la fica, fino a ricevere, anche lui, una buona quantità del mio piacere, direttamente in gola. Ho dovuto ingoiare tutto per non affogare da quanta me ne aveva riversato in bocca, mentre aggiungeva che era proprio quanto desiderava facessi. Continuavamo a toccarci e baciarci, era proprio evidente che anche lui mi voleva da tempo. Mi son seduta, lui si è seduto ed io son salita sul suo cazzo, che, tra l’altro, era ancora duro e sono stata brava a farlo entrare nella mia fica, senza problemi. La cosa mi ha anche stupito, perché con Angelo ho sempre dovuto aspettare un po’, prima che si riprendesse dopo aver sborrato. Invece a Diego è rimasto duro dopo essere venuto ed ho nettamente avvertito quanto fosse diventato ancor più grosso e duro nella mia fica, mentre mi scopava. Abbiamo cambiato posizione: lui mi ha disteso e mi è salito sopra. Dopo averlo rimesso dentro, prese a sussurrarmi all’orecchio che era da tanto che mi voleva, che si era masturbato infinite volte, pensando a me.

«Lucia sei meravigliosa! Era da tempo che ti volevo! Sapessi quante volte mi son segato, pensando a te!»

Mi ha scopato così forte da farmi avere un infinito numero di orgasmi, tanto da perderne il conto. Forse nemmeno con Angelo ho goduto così tanto, in una sola volta. Mi sussurrò all’orecchio che stava per venire e, senza ulteriori indugi, lo tirò fuori e mi riempì la faccia di sborra. Dopo aver goduto tantissimo, abbiamo iniziato a parlare e, intimamente, abbiamo avvertito il senso di colpa per aver fatto sesso all’insaputa di Angelo, mio compagno e grande amico di Diego. Abbiamo deciso che quello sarebbe stato un nostro segreto e che la nostra amicizia non avrebbe subìto alcuna scossa. Diego si vestì e se ne andò. Dopo circa quarantacinque minuti, giunse Angelo, senza sospettare alcunché. La sera, nel nostro letto, ho avvertito dentro di me il forte desiderio di confessare ad Angelo cosa era successo con Diego. Sapevo che era una persona di mentalità aperta e che, probabilmente, avrebbe capito, anche se c’era sempre il rischio che si arrabbiasse, mettendo fine alla nostra storia. Ebbene, non solo l’ha capito, ma la sua reazione è stata sorprendente: infatti mi ha chiesto tutti i dettagli di quello che era successo ed è rimasto con il cazzo duro per tutto il tempo in cui è durata la mia esposizione dei fatti. Angelo non ci credeva, me lo ha fatto giurare più volte e, quando l’ha realizzato, che ciò che gli stavo raccontando era vero, e gli ho spiegato che l’avventura era stata ispirata per solo sesso, si è anche incuriosito ed ha iniziato a interrogarmi.

«Bene, tesoro, lo sai che ti amo e, ovviamente, non sono per niente arrabbiato. Dimmi, ti sei divertita? Cosa hai fatto di preciso con lui? Ti è piaciuto? Dimmi tutto senza alcuna reticenza, anzi, voglio che mi descrivi ogni minimo dettaglio.»

Non potevo crederci, non solo l’aveva accettato, ma voleva conoscere tutti i dettagli. Abbiamo parlato per ore e lui mi ha ascoltato, continuando a ripetere che ero la sua “adorabile puttana”.

«Amore, lo sai che sei una “adorabile puttana”? Oggi mi hai reso “cornuto”»

Quando abbiamo finito di parlare, era così eccitato che mi ha preso in braccio, mi ha messo carponi e mi ha spaccato la figa con il suo cazzo. Prima di venire, l’ha tirato fuori e mia sborrato sulle mie tette, riempiendole completamente di crema bianca e calda, e alcune gocce mi son schizzate anche sul collo. Poi con le sue mani ha spalmato lo sperma sul mio seno e sulla mia pancia. Abbiamo continuato a parlare e lui mi ha anche riferito che preferiva che l’avessi fatto con Diego, piuttosto che con qualcun altro, che non era affatto preoccupato per la tenuta del nostro rapporto, in quanto aveva molto apprezzato la mia lealtà per averglielo detto. Eravamo al sabato sera, non avevamo voglia di uscire, preferivamo starcene a guardare un film da internet, insomma qualcosa di tranquillo.
Dopo cena squillò il telefono di Angelo, che rispose, parlò per qualche secondo e riattaccò. Io, curiosa, gli chiesi chi fosse.

«Chi era, tesoro?»

«Nessuno, hanno sbagliato numero.»

All’inizio ne fui un po’ sorpresa, ma, riflettendoci, perché avrebbe dovuto mentirmi? Abbiamo iniziato a guardare il film e, circa quindici minuti dopo, hanno suonato al campanello.

«Chi sarà? Stai aspettando qualcuno, Angelo?»

«No, no, non aspetto nessuno: andrò a vedere chi possa essere.»

È andato ad aprir la porta e, quando ho distolto lo sguardo dalla TV, ho visto che era Diego. L’espressione del mio viso è cambiata completamente, sono diventata pallida, ero in forte imbarazzo, praticamente non sapevo come comportarmi. Entrambi sorrisero e Diego, rivolgendosi a me, fece una battuta ironica.

«Che problema hai, amica mia? Ti ho spaventato?»

«No. È solo che non aspettavamo nessuno e son rimasta sorpresa dal tuo arrivo»

Non sapevo proprio cosa dire. Diego, aveva una bottiglia di whisky e delle bibite in una borsa. Ha poi aggiunto:

«Spero di non disturbarvi, ma non avevo intenzione di far festa da solo; volevo bere qualcosa ed ho pensato di farlo, venendo qui da voi, a chiacchierare un po’»

Ci siamo seduti tutti e tre sul divano, in quello stesso su cui avevamo scopato io e Diego; tra l’altro, al solo a pensarci, mi sono completamente bagnata. Senza poterlo evitare, ho guardato il pacco di Diego ed ho notato un bel pacco gonfio, che mi ha fatto capire quanto era duro, poi ho guardato Angelo ed ho notato che anche lui aveva un’erezione di non poco conto. La situazione stava diventando sempre più eccitante, ero decisamente molto entusiasta per come si stava evolvendo la cosa. Improvvisamente Angelo si alzò, andò nella nostra stanza e apparve con una scatola.

«Cosa hai lì, Angelo?»

«È un regalo per te, Lucia, l’ho comprato oggi, mentre facevo la spesa.»

Lui mi si è avvicinato e ha aperto la scatola: conteneva un perizoma, delle calze ed un reggiseno, tutto molto osé: siamo entrambi cultori della lingerie. Angelo ha fatto una domanda Diego.

«Ti piace la lingerie, Diego?»

«Amico mio, onestamente confesso che è una delle cose che mi eccita di più vedere indosso ad una donna. Spero non ti dispiaccia, ma preferirei che Lucia la indossasse e, di certo, ci apparirebbe molto eccitante.»

Un attimo dopo e, per qualche istante, entrambi mi hanno guardato dall’alto in basso e poi Angelo mi ha fatto una richiesta ben precisa.

«Lucia, perché non ti spogli e provi quello che ti ho comprato?»

Ho categoricamente rifiutato la proposta ed ho risposto:

«Ma che dici? Farmi provare quella biancheria, adesso? Per favore, tesoro, non è il caso di scherzare.»

Quello che è successo dopo, mi ha lasciato davvero stupita. Entrambi son venuti verso di me e, senza dire una parola, hanno cominciato a togliermi i vestiti che indossavo, quasi con la forza, senza che io potessi far nulla per impedirlo. Quando sono stata completamente nuda, Angelo si chinò e prese a farmi indossare il perizoma. Ero talmente stravolta in quel momento, da sembrare come in “trance”, non facevo più alcuna resistenza e, anzi, mi lasciavo trasportare dagli eventi. Intanto Diego mi aveva messo il reggiseno. Angel tirò fuori le calze, invitandomi a sedere per rendere l’operazione più facile. Era molto eccitante sentire quelle quattro mani che mi toccavano le gambe; non ero mai stata toccata da due ragazzi contemporaneamente e tutto era davvero molto eccitante. Mi hanno portato in camera e mi hanno steso supina sul letto, mi hanno legato mani e piedi e mi hanno infilato in bocca una specie di palla di gomma, per poi prendere a carezzarmi tutto il corpo. Non potevo crederci, erano d’accordo, avevano programmato tutto. Stavo sentendo quattro mani che andavano su e giù lungo tutto il corpo, concentrandosi soprattutto su tette e fica. Ero un lago fra le cosce. Mentre Angelo mi sfregava la fica, Diego mi massaggiava le tette. Poi il mio ragazzo ha chiesto a Diego di leccarmi la fica, ma voleva che lo facesse molto lentamente e con dedizione, per darmi il massimo piacere fino a che fossi venuta più volte per merito della sua lingua.

«Dai, amico, lecca la fica di questa puttanella e falla godere tantissimo, al punto che dovrà assaporare per bene ciò che sente.»

Angelo ha preso la videocamera al fine di immortalare la favolosa leccata che mi stava facendo Diego. Dopo pochi minuti ha posizionato la telecamera sopra un supporto ed ha deciso di partecipare. Cominciò a baciarmi lentamente il collo, scendendo fino ai seni. Cominciò a leccarli, passando alternativamente dall’uno all’altro; lo faceva con particolare delicatezza e dolcezza. È stata una sensazione fantastica sentire entrambe le lingue che mi davano piacere. Hanno fatto quello per più di una ventina minuti e, all’improvviso, si sono fermati. Mi hanno liberato le mani e, anche se non sapevo cosa avevano intenzione di fare, hanno cominciato a spogliarsi, mentre io mi accarezzavo la figa e le tette. Ero super eccitata perché, nello stesso tempo, avevo due ragazzi davanti che erano lì nudi per scoparmi e farmi di tutto. Li vedevo piuttosto eccitati, mentre mi guardavano che mi masturbavo; hanno preso a farlo anch’essi, senza sosta, guardandomi in maniera oscena, perché, a mia volta, li eccitavo, dando spettacolo di me che inserivo diverse dita nella fica e mi toccavo le tette. Ovviamente il fatto di vederli masturbarsi entrambi davanti a me mi rendeva ancor più sfrontata. Ogni tanto toglievo le dita dalla figa e me le mettevo in bocca, per assaporare il gusto dei miei stessi umori. Poi c’è stata una vera sorpresa: ho visto Diego che ha avvicinato la sua mano al cazzo di Angelo. È stato fantastico! Diego ha iniziato a masturbare il mio ragazzo e lui ha risposto, ricambiando. Non riuscivo a crederci: Angelo e Diego si masturbavano a vicenda. A vedere quelle cose, mi sono eccitata davvero tanto, ma anche sconvolta, perché non pensavo potesse coinvolgermi così tanto. Ora avevo una voglia matta di scopare.

«Ragazzi, vi prego, ragazzi, vi voglio entrambi. Scopatemi! Vi prego, scopatemi!»

Senza degnarmi di alcuna considerazione, Angelo guardò Diego e disse:

«Cosa ne facciamo di questa puttana? La scopiamo o la lasciamo qui a desiderare di esser sbattuta? Dimmi, amico, vuoi fotterla o ce ne andiamo?»

Diego ha continuato a parlare con lui, senza tenermi in nessuna considerazione.

«Non lo so. Forse è meglio che andiamo in un’altra stanza e lo facciamo tra noi; la lasciamo qui a desiderare di esser fottuta, oppure possiamo anche chiamare una prostituta e scoparcela mentre lei è legata e ascolta da questa stanza, mentre scopiamo l’altra.»

I bastardi dicevano davvero queste cose per farsi pregare. Volevano che li implorassi a scoparmi e son riusciti nel loro intento.

«Per favore, Angelo, ti prego, fottimi! Voglio che tu mi riempi la fica con il tuo piacere! Vi prego, per favore… fottetemi! Diego, Angelo, figli di puttana, fottetemi, adesso!»

Si son guardati l’un l’altro e poi hanno guardato me; Diego, sorridendomi, ha detto:

«Va bene, troia; rimarremo e ti scoperemo noi due, per tutta la notte, ma sarai stata tu a volerlo!»

Angelo si è avvicinato a me, mi ha afferrato per i capelli e ha detto:

«Succhia, cagna! Prendilo tutto in bocca, puttana!»

Nel frattempo avevo già sentito la lingua di Diego nella mia fica; era stato bellissimo succhiare un cazzo mentre ti facevi leccare la fica! Diego, di tanto in tanto, si fermava e cominciava ad insultarmi, il che, tra l’altro, serviva ad irretirmi ancor più.

«Sei una piccola puttana! Sei una zoccola e ti sfonderemo la fica, puttana! Dai, troia, succhia bene Angelo che poi ti scoperà per bene, mentre tu dovrai succhiarlo a me!»

Avevo già goduto diverse volte; la mia fica gocciolava, sembrava come se mi fossi pisciata addosso. Improvvisamente il mio ragazzo me l’ha tolto di bocca e Diego ha preso il suo posto. Angelo ha iniziato a masturbarsi, guardando come succhiavo il cazzo al suo migliore amico e mi ha anche insultato, facendomi eccitare di più.

«Brava, troia! Succhialo per bene! Gustatelo tutto il suo cazzo! Dai, leccalo bene con la tua lingua da troia! Così, troia, infilalo fino in fondo, voglio vedere come il suo cazzo scompare nella tua bocca; ingoialo tutto, puttana!»

Ero eccitatissima nel sentirmi considerata troia e ci godevo davvero tanto. A sua volta, Diego, ha confermato al mio ragazzo il piacere che stava provando nel farselo succhiare da me.

«Accidenti, questa puttana della tua ragazza lo succhia proprio bene: è fantastica! Guarda come succhia e ingoia! Angelo, guarda quanto è puttana! Lo ingoia tutto per intero, fino in fondo! Guardala! Che succhiacazzi stupenda hai per fidanzata! Guardala!»

Angelo non ha resistito alla scena ed ha iniziato a scoparmi. Mi ha infilato il cazzo tutto dentro con un solo affondo. Lo ha fatto in modo bestiale, molto rudemente, proprio ciò che volevo in quel momento: sentirmi usata e sfondata da lui e Diego. Era una furia scatenata. Mi scopava davvero con forza e passione, unita ad una dose di rabbia, gelosia, che non avevo mai avvertito in lui. Ho capito che, nello stesso momento in cui me l’ha messo dentro, al vedermi succhiare Diego gli ha provocato una eccitazione tutta particolare. Mentre Angelo mi sfondava la fica con colpi di cazzo tremendi, io masturbavo Diego, gli massaggiavo le palle e lui ha continuato ad accarezzarmi i seni ed a strizzarmi i capezzoli. Ero davvero in totale delirio erotico, che mi stava portando all’estasi. Diego mi ha avvertito che stava per venire e voleva farlo sul mio seno.

«Eccomi, sborro! Sì, sborro sui tuoi seni da puttana!»

Anche Angelo era pronto, l’ha tirato fuori per venire sulla mia fica. Curiosamente entrambi hanno sborrato praticamente nello stesso momento. Diego l’ha fatto sulle mie tette e ha versato tanto di quello sperma che è scivolato sul mio corpo, andandosi ad unire a quello che il mio ragazzo aveva depositato su di me. Sfiniti ci siamo distesi ed abbiamo iniziato a rivangare tutto quello che era successo, giungendo alla conclusione che era stato qualcosa di meraviglioso. Diego è rimasto con noi per una settimana, durante la quale mi hanno scopato anche in doppia.
Quando mi hanno inculato, ho avuto la sensazione che me lo stessero aprendo di nuovo. Li ho sentiti entrare con forza, ma ne ho goduto davvero tanto quando, insieme, mi hanno sborrato dentro. Ho avuto un orgasmo squassante proprio in quel momento. Ora lui è tornato a lavorare nella mia città, frequenta una mia amica molto troia e adesso io e Angelo li stiamo aspettando per cenare insieme a casa nostra. Sono così eccitata che sento il perizoma già tutto inzuppato. Dubito che mangeremo molte pietanze: credo che il piatto di base sarà carne di porci, cruda e succulenta.

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Una zoccola davvero intelligente

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Gen 16, 2023

Pamela
Così ci siamo ritrovate da sole, in una città senza amicizie e fortunatamente mamma ha trovato subito lavoro come commessa in un negozio di cosmetica ed intimo femminile. Io mi sono iscritta in un liceo vicino casa e lì ho fatto la conoscenza di Luisa, una splendida ragazza che è subito diventata mia amica intima. Infatti dopo i primi giorni di scuola, mi ha invitato a studiare a casa sua in quanto era un po’ carente in matematica, materia che a me è sempre piaciuta molto. Così fra un ripasso e un compito, abbiamo cominciato a farci delle confidenze intime e, quando ha scoperto che non ero più vergine, ne è rimasta piacevolmente sorpresa.

«Veramente ti sei fatta sverginare dal tuo ginecologo? Caspita, come sei fortunata! Inoltre ti invidio, in maniera davvero ammirata, per il fatto che hai succhiato una gran quantità di cazzi!»

Le ho confermato che di cazzi ne avevo succhiati tanti e che mi ero fatta sfondare fica e culo dal mio ginecologo, che aveva fatto un lavoro veramente eccellente, facendomi godere moltissimo. Ormai eccitate, ci siamo sdraiate sul letto: io ero a gambe larghe con lei che si è abbassata fra le mie cosce e, improvvisamente, la sua bocca si è incollata alla mia fica e la sua lingua ha preso a giocare con il mio clitoride, facendomi subito impazzire di piacere. Non sono rimasta passiva, mi son girata verso di lei e anch’io ho infilato la testa fra le sue cosce e le ho ricambiato il piacere. Abbiamo goduto intensamente entrambe, molto a lungo. È stato bello scoprire che anche lei non era vergine e, mentre stavamo ancora assaporando il piacere delle nostre leccate, improvvisamente la porta si è aperta ed è entrato suo fratello Luca. Luisa si è girata verso di lui e, con un sorriso, l’ha invitato ad avvicinarsi a noi. All’inizio ero leggermente in imbarazzo per la situazione strana in cui mi trovavo, ma lui si è seduto sul letto e, avvicinatosi a sua sorella, le ha chiesto chi ero e cosa stavamo facendo. Luisa gli ha sorriso e, dopo averci presentato, le ha detto che ero una vera porcellina, che sapevo leccar bene una passera, ma, soprattutto, mi vantavo di esser brava nel succhiare il cazzo e, sinceramente, questa era una cosa che avrebbe voluto verificare con il suo aiuto. Luca mi ha dato un’occhiata e, senza aggiungere altro, ha aperto la patta dei pantaloni ed ha sfoderato una verga veramente stupenda! Sicuramente era uno dei più bei cazzi che abbia mai visto, sia in lunghezza, superiore ai venti cm, ma anche di notevole spessore. Ho sentito un fremito fra le cosce e sono stata assalita dal forte il desiderio di assaggiare quella splendida mazza, non ancora perfettamente in tiro. Mi sono avvicinata a lui e, dopo averlo impugnato con entrambe le mani, mi son impegnata a regalare a quel giovane il più bel pompino della sua vita. L’ho leccato, succhiato e infilato in gola fino in fondo, suscitando lo stupore di entrambi.

«Caspita! Questa puttanella se l’è infilato tutto in gola! Questa sì che di cazzi ne deve aver presi tanti»

Orgogliosa di questa affermazione, ho continuato a pompare quella verga che sembrava lievitare ad ogni affondo nella mia gola. Sentivo proprio forzare il mio esofago al passaggio di quel grosso membro, che volevo far sborrare con tutta me stessa. Ho anche accarezzato le sue grosse palle, piene e dure, immaginando che fossero colme di nettare prelibato. Luisa mi guardava estasiata, fin quando mi sono impegnata a fondo, facendolo sborrare come un cavallo.

«Accidenti come succhia bene! Mi ha fatto schizzare in un attimo! Mai trovata una cosi brava succhiacazzi!»

Conoscere Luca è stato molto bello. Mi ha subito scopato, godendone tantissimo, mentre io, nel trovarmi in mano quello splendido cazzo, ne ero davvero colpita. Le sue dimensioni e la sua bravura mi hanno fatto godere molto. Nello stesso tempo, io pure ho fatto godere lui, succhiandolo e prendendolo dentro ogni buco, lasciandolo molto soddisfatto. Per circa due mesi, abbiamo fatto sesso intensamente, poi, una sera, dopo aver scopato e goduto tanto, mentre ero distesa su di lui, mi ha fatto i complimenti, ma io non mi sentivo soddisfatta.

«Sei stata fantastica! Mi hai fatto davvero godere. Sei una troia stupenda!»

In quel momento non ho detto nulla, ma poi dopo, da sola, nel mio letto, ho riflettuto e son giunta alle mie conclusioni. Per tre giorni non sono andata a scuola e mi son negata al telefono sia con lui che con Luisa. Il giorno che son tornata in classe, Luisa durante la ricreazione mi ha fatto il terzo grado.
«Che ti è successo? Perché sei sparita?»

L’ho guardata e gli ho detto che era meglio che troncavo con Luca. Lei mi guarda sorpresa e mi chiede il motivo.

«Luca è un bravo ragazzo e pure di famiglia benestante, quindi credo che debba trovarsi una brava ragazza, tranquilla e fedele, di buona famiglia e, possibilmente, ricca. Credo che i tuoi genitori non approverebbero una come me. Diciamolo chiaramente: sono una zoccola! Una che non esita a fottere in ogni occasione, mentre lui dovrebbe trovarsi una che non abbia tante fregole.»

Luisa mi guarda stupita e mi chiede se è davvero questo il motivo per cui non mi son fatta sentire per tre giorni e, quando gliel’ho confermato, lei mi ha rivolto uno sguardo davvero adirato.

«Tu non hai capito nulla di cosa desidera mio fratello. Non sa che farsene di una bacia pile. Lui vuole una zoccola come te. E poi, non hai idea di quella che è la mia famiglia. Quindi smetti di farti pippe mentali.»

Detto questo siamo tornate in classe e non ha aggiunto altro. All’uscita mi sono trovata davanti Luca che, guardandomi in faccia, in maniera molto seria, mi ha invitato a salire in auto con lui. Abbiamo percorso la breve distanza dalla scuola fino a casa mia e, una volta dentro, appena chiusa la porta, lui ha sollevato entrambe le mani e le ha appoggiate alle mie spalle. Il suo sguardo era serio, sereno, ma, nello stesso tempo, duro.

«Non so cosa cazzo ti sia preso in questi tre giorni. Mi hai fatto letteralmente impazzire. Mia sorella dice che ti preoccupa il fatto di esserti resa conto di esser una zoccola: è tutto qui il problema? Se questo è il problema, sappi che non esiste, perché io voglio una femmina come te, bella, disponibile e affamata di cazzo. Si, voglio una zoccola, una puttana che mi soddisfi in tutto e per tutto. Non me ne frega un cazzo, se scopa con altre persone, se si farà rompere il culo da chiunque oppure lo succhia, quando ne ha voglia, al primo che passa. Sono più che felice veder la donna che amo che svetta i piedi al cielo mentre si fa chiavare da qualcuno che l’abbia intrigata: ne sarei veramente fiero. L’unica cosa che mi importa è che mi ami, e che desideri passare la sua vita insieme a me. Nella mia famiglia, esser una donna zoccola è un grande privilegio e ti informo che mia madre è una delle più grandi puttane che abbiano mai calcato questa terra. Adesso, dimmi che non mi ami, dimmi che ti sei trovata un altro che ti scopa meglio di me ed io me ne uscirò da quella porta e non ti darò più alcun fastidio, altrimenti, stringimi forte e non farmi più star male, come lo sono stato in questi tre giorni.»

L’ho abbracciato con tutta la forza e l’ho baciato piangendo, mentre lui mi ha spogliato velocemente e ci siamo messi a scopare sul pavimento, con lui che sembrava impazzito, mentre mi sfondava la fica a colpi di cazzo, gridando che mi amava, che ero la sua puttana, e che era orgoglioso di avere una futura moglie troia. Un mese dopo, mi ha portato a casa sua a conoscere i suoi genitori e sua madre ha ascoltato con attenzione tutte le cose che Carlo mi ha chiesto, mentre Luca era raggiante di felicità e Luisa tesseva le mie lodi, soprattutto sulla mia spiccata capacità di destreggiarmi con i numeri. Quando è giunto il momento di salutarmi, Giulia mi ha preso un attimo in disparte e, guardandomi dritto negli occhi, mi ha espresso il suo compiacimento.

«Mi ha fatto molto piacere conoscere la ragazza che ha riempito il cuore di mio figlio e, poiché lo amo come la mia stessa vita, ti prego solo di non farlo più soffrire, come è successo qualche tempo fa, perché non lo sopporterei. Diversamente desidero che tu ti senta fiera ed orgogliosa di far parte di questa famiglia, dove noi donne non abbiamo scrupoli ad aprire le cosce quando il gioco vale la candela, oppure, semplicemente, perché in quel momento sentiamo il desiderio di fare una bella chiavata. Spero che ti diplomerai velocemente, perché ho bisogno di gente come te e come mia figlia Luisa, nella mia azienda.»

Mi ha abbracciato e baciato e, da quel momento, spesso e volentieri, insieme a Luisa siamo andate a trovarla sul posto di lavoro, iniziando a renderci conto di quale avrebbe potuto essere il nostro futuro. Come promesso, appena ci siamo diplomate, siamo state assunte direttamente nell’azienda di Giulia e Carlo. Fin da subito, siamo state inserite nell’amministrazione, mentre Luca ormai si occupava, insieme a suo padre, della parte operativa. Per un certo periodo, abbiamo lavorato per acquisire pratica e subito ci siam rese conto di quanto fosse complesso, ma, nello stesso tempo, bello il lavoro che stavamo facendo. Giulia era molto entusiasta di noi che non avevamo scrupoli nell’usare il nostro corpo per avere le stesse agevolazioni che aveva lei, ma, soprattutto, arrivò un momento in cui c’era in ballo un grosso progetto diviso in due parti. La prima parte era la costruzione di un nuovo centro commerciale, adiacente una zona di case popolari. L’unico problema era che avevamo contro la nostra storica rivale: un’altra società di costruzioni, diretta da un uomo che era un vero e proprio squalo negli affari. Giulia era alquanto preoccupata, perché il proprietario, Amedeo, un bell’uomo sulla cinquantina, alto ed imponente, dal fisico snello, era molto ben introdotto negli ambienti politici ed era in grado di aggiudicarsi l’eventuale gara di appalto, quando, riflettendo un istante, le proposi un’idea e lei, dopo averci pensato su, trovò che era talmente innovativa che poteva anche funzionare. Fissai un appuntamento con il proprietario dell’altra azienda e così andai all’appuntamento. Quando lui mi vide arrivare, si guardò intorno e si disse sorpreso del fatto che ero io a rappresentare la nostra azienda.

«Giulia deve esser arrivata alla frutta, se manda una giovane puttanella come te a trattare i suoi affari!»

Io mi son seduta e guardandolo dritto negli occhi, gli ho risposto sorridendo.

«Se ha mandato me, è evidente che avrò la capacita di trattare un affare che andrebbe realizzato insieme.»

Lui mi ha guardato scrutandomi dalla testa ai piedi e mi ha chiesto di esporre la mia idea.

«La nostra proposta è molto semplice: noi potremmo unire le nostre due aziende e vincere entrambi i due appalti, in maniera da realizzare entrambe le strutture a vantaggio delle nostre due aziende unite, in una semplice ATI “associazione temporanea di imprese” e questo sarebbe molto vantaggioso per entrambi.»

Lui mi guarda e sorride, poi con tono sprezzante mi chiede per quale motivo avrebbe dovuto accettare, considerando che di sicuro aveva già in tasca uno dei due appalti e buone probabilità di vincere anche il secondo. Io l’ho guardato negli occhi e, con un tono molto calmo e pacato, gli ho spiegato che grazie alla nostra unione quel “quasi” poteva diventare certezza.

«Ammesso e non concesso che questa possa essere una buona idea, voglio in cambio qualcos’altro: se vincessimo l’appalto, io voglio scegliere quello migliore e tu dovrai venire a letto con me.»

Io l’ho guardato e sorriso, convinta che ormai il gioco era fatto, così ho alzato ancora di più il tiro.

«Non ha nessuna importanza, quando si sceglierà il lavoro, chi avrà l’appalto più grosso e sostanzioso; l’importante è vincere ed insieme vinceremo!»

Poi, senza aggiungere altro, mi sono alzata in piedi e l’ho invitato a seguirmi all’interno del bar; appena entrata nel bagno, mi son girata e mi sono abbassata davanti a lui, gli ho aperto la patta dei pantaloni e subito mi sono trovata davanti un bel cazzo, non lungo come quello di Luca, neanche dello stesso spessore, ma comunque degno di rispetto e, senza nessuna esitazione, l’ho preso in bocca e l’ho succhiato in maniera rapida e veloce. Lui, dopo un attimo di stupore, ha assecondato la mia pompa e, ben presto, mi sono ritrovata in bocca una copiosa sborrata, che ho ingoiato fino all’ultima goccia. Poi mi sono alzata in piedi e, guardandolo negli occhi, gli ho detto:

«Ci vediamo domani mattina nei nostri uffici per definire l’accordo: considera questo solo un anticipo, perché se vinciamo l’appalto, saranno due le puttanelle nel tuo letto e non ti sarà facile soddisfarci.»

Me ne sono andata lasciandolo sbigottito. Il mattino successivo lo vediamo arrivare nei nostri uffici insieme a suo figlio Giuliano, un bel ragazzo dell’età di Luca e, appena ci siamo seduti nella sala riunioni, subito ho notato che Giuliano aveva occhi solo per Luisa che, a sua volta, lo guardava in maniera alquanto interessata. Amedeo ha chiesto subito a Giulia se era veramente convinta di voler fare questa cosa insieme e lei, senza rispondere, si è girata verso di me e mi ha invitato ad esporre l’intero progetto. Ho iniziato a parlare del lavoro elencando tutte le varie cose che si sarebbero potute fare insieme ed i vantaggi di questa operazione che stavamo organizzando. Lui ha ascoltato in silenzio, mentre Giuliano prendeva appunti in continuazione e, quando è stato il momento di decidere, lui si è girato verso suo figlio e si è consultato un poco con lui, fin quando, tornando a guardare verso di me, ha detto che l’idea era buona, ma c’erano tante cose da aggiustare.
Subito Giulia ha specificato che effettivamente la cosa andava definita fin nei minimi dettagli e, per fare questo, ha indicato noi quattro: io, Luisa, Luca e suo figlio Giuliano e ci ha invitati a lavorare tutti e quattro insieme per l’intera settimana, allo scopo di definire i minimi dettagli per perfezionare la proposta da inviare, in modo da poter vincere l’appalto. Subito dopo ho presentato il foglio dove dovevano apporre la firma per la formazione della società temporanea, ma Amedeo si è alzato in piedi e, guardando sia Carlo che Giulia negli occhi, ha allungato la mano tenendo a precisare che, per lui, una stretta di mano era come una parola data e valeva più di mille firme. Per tutto il resto della settimana abbiamo lavorato insieme a Giuliano, che si è rivelato esser un ragazzo veramente speciale e abbiamo capito che era succube della madre, una donna estremamente acida e schiva, che rendeva la vita difficile sia ad Amedeo che a suo figlio. Subito mi sono resa conto che Giuliano era follemente innamorato di Luisa, che lo ricambiava dello stesso affetto già dalla seconda sera; erano andati a letto insieme e, in quell’occasione, lei aveva potuto constatare che il ragazzo era ben dotato e questo mi ha lasciato un po’ stupito, considerando che il padre non aveva poi una così grande dotazione. Questa riflessione mi ha portato anche a farne un’altra: Amedeo aveva troppo potere nella nuova società e dovevo in qualche modo limitare la sua arroganza. Ho preso ad analizzare la sua famiglia, e, considerato il fatto che Giuliano era ormai era succube di Luisa, ho cercato di capire che razza di moglie fosse la madre di questo ragazzo che, quando parlava di lei, i suoi occhi si velavano di tristezza. Una mattina presto ho iniziato a seguirla, dopo aver avuto da Giuliano l’informazione che la signora ogni mattina andava a messa. La prima mattina ho aspettato due ore fuori dalla chiesa e mi son stupita del fatto che, alla fine, ne era uscita solo lei, dopo che gli altri parrocchiani erano usciti già da un pezzo. Così ho fatto una breve ricognizione intorno la chiesa e, il giorno successivo, mi sono appostata nelle vicinanze e, quando lei arrivata, ho visto che ha assistito alla veloce funzione mattutina, officiata da un prete dall’aspetto imponente, di vecchio stampo, uno di quelli che indossano quella lunga tunica piena di bottoni. Finita la funzione religiosa, lei e il parroco si sono recati in sagrestia ed io, entrando da una porta laterale, li ho seguiti e, nascosta dietro un pesante tendaggio, ho potuto vedere la madre di Giuliano, inginocchiata davanti al prete, che gli aveva estratto il cazzo e, presolo in bocca, lo ingoiava a fatica, trattandosi di una nerchia di notevoli dimensioni. Immediatamente ho preso il mio cellulare e, in modalità video, ho ripreso tutta la scena. La vacca gemeva, mentre il porco le spingeva in gola quella grossa verga e, ad un tratto, lui l’ha fatta sollevare e, appoggiatala ad un tavolo, le ha sollevato il vestito ed ho potuto notare che la troia non aveva indossato nessun tipo di intimo, ma solo delle calze autoreggenti, di modo che lui, con un solo affondo, ha potuto prenderla da dietro, infilando quella maestosa verga tutta dentro di lei. La donna ha avuto un sussulto, ha cercato di inarcare un po’ il corpo per reggere l’impatto di quella monta bestiale ed ha subito preso ad emettere gemiti.

«No, ti prego, fa piano: mi sfondi tutta. E poi ti ho detto di non scopami. Lo sai che ho paura di restare di nuovo incinta. Dai, ti prego, mettimelo nel culo!»

Il porco ha grugnito mentre la pompava con affondi sempre più violenti.

«Sei una vacca sfondata! Ti scopo e ti sborro dove voglio! E se ho voglia di ingravidarti di nuovo, lo faccio senza nessun problema, tanto poi la domenica osservo quella faccia da stronzo di tuo marito che mi guarda, senza sapere che sta allevando mio figlio!»

Sono rimasta senza fiato nel sentire quelle parole, mentre lei ha continuato a lamentarsi e a pregarlo di metterglielo nel culo. Lui, ad un tratto, si è sfilato da lei e, con una spinta decisa, lo ha infilato tutto nel culo della zoccola che ha urlato di dolore.

«Aaahhii! Fa piano, me lo sfondi!»

Lui le ha assestato una sonora pacca sul sedere ed ha preso a sbatterla sempre più forte, poi, ad un tratto, si è sfilato e l’ha fatta girare e inginocchiare davanti a lui e, con una mano sul capo, mentre teneva il cazzo con l’altra, le ha infilato la grossa cappella in bocca e, con un grugnito da vero porco, ha cominciato a schizzare il suo piacere nella gola della troia, che faticava ad ingoiarlo. Soddisfatta del risultato, me ne sono andata e, giunta in ufficio, sono andata direttamente da Giulia e, quando le ho mostrato il filmato, lei mi ha guardato e alzatasi in piedi, mi ha abbracciato e baciato sulla bocca.

«Amore mio, questo sì che è un colpo da maestro. Avevo capito che eri una persona estremamente intelligente e magnificamente puttana! Io e te faremo diventare quest’azienda la più importante del mondo!»

Dopo una decina di giorni, Amedeo entra trionfante in ufficio e ci annuncia che abbiamo vinto l’appalto e vuole scegliere quello più favorevole. Giulia lo guarda con assoluta tranquillità e lo invita a festeggiare insieme a tutti noi la domenica successiva a casa nostra e, durante il pranzo, saranno definiti i dettagli di tutta l’operazione. Lui accetta volentieri, si gira verso di me e, guardandomi dritto negli occhi, mi parla in tono sarcastico.

«Adesso tu, e la tua amica puttanella, preparatevi, perché vi sfondo tutte e due!»

Io annuisco sorridendo e la domenica successiva lui si presenta a casa di Giulia assieme ad Eleonora, quella troia di sua moglie, che se la fa con il prete. Durante tutto il pranzo, lei ci guarda con occhi carichi di alterigia e, a malapena assapora alcune delle pietanze che le vengono servite, mentre osserva, con sussiego, le occhiate e le coccole d’amore che Giuliano scambia con Luisa. Come concordato tra me e Giulia, sollevo il calice e propongono un brindisi.

«Brindo alla realizzazione di questa impresa, che darà lustro alle nostre due aziende.»

Eleonora nemmeno solleva il calice e, con un tono sprezzante, a mezza voce, dice soltanto che di “risaputo e noto” c’è soltanto la nostra fama di puttane. Giulia finge di non sentire e, guardando Amedeo, solleva anche lei il calice e rincara la dose.

«È veramente un piacere avere al tavolo una persona come te, che ha subito capito l’importanza di unire le nostre forze per ottenere un maggior risultato e, fra persone che si rispettano, è un piacere averti qui in mezzo a noi.»

Eleonora ci guarda con disprezzo, non riesce a reggere la tensione che si è creata e, alla fine, sbotta pesantemente.

«Rispetto? Di quale rispetto parli, se tutti sanno che razza di donna sei e di come gestisci i tuoi affari in maniera tanto spudorata. Inoltre ho notato che tua figlia sta cercando di circuire mio figlio, ma ti assicuro che non ti riuscirà di trascinarlo in questo ambiente così lascivo ed immorale. Per lui ci vuole una donna seria, rispettosa e timorata di Dio!»

Era esattamente giunta al punto in cui volevamo arrivasse. Improvvisamente Giulia estrae il suo cellulare e avvia il video di lei inginocchiata davanti al prete e con un tono duro, le ribatte ogni parola.

«Dici a me che sono una zoccola? Certo che lo sono: lo sono sempre stata e sempre lo sarò. Ma io almeno l’ho fatto alla luce del sole, rendendo consapevole mio marito che aveva al fianco una cui piaceva fottere, non credo che Amedeo possa dire lo stesso di te. Guardate tutti come questa puttana cerca di ammantarsi di perbenismo, laddove se la spassa con quel bastardo del prete. Io, con il prete, non ci sono mai andata a letto!»

Amedeo prende il cellulare e guarda il filmato in silenzio, mentre lei sbianca e cerca in qualche modo di riprendersi dal colpo. Lui si alza in piedi, si gira verso di lei e la sua ira è incontenibile: temo quasi che possa ucciderla.

«Grandissima baldracca! Maledetta puttana! Sei una sudicia bagascia! Per tutti questi anni ci hai frantumato i coglioni a me e Giuliano, con la scusa che dovevamo esser persone moralmente oneste e, adesso, vedo invece che tu sei la più puttana delle puttane: una zoccola che se la fa con il parroco? Da oggi si cambia! Per prima cosa, Giuliano, anche se non è figlio mio, sarà libero di sposare chi vuole e se ritiene che questa ragazza, che so essere una stupenda puttanella, vorrà esser sua moglie, io ne sarò più che felice, così uniremo definitivamente le nostre aziende una volta per tutte. Quanto a te, troia, da oggi in poi si cambia e ti assicuro che, o farai esattamente tutto quello che vorrò io, oppure te ne puoi anche andare, altrimenti renderò la tua vita un inferno.»

È stato un cambiamento radicale veramente unico. Due mesi dopo, Giuliano e Luisa si sono sposati e le due aziende si sono fuse in una solo, dove Carlo, Amedeo e Giulia erano i tre dirigenti, mentre noi quattro, ci siamo divisi i compiti. Io e Luisa ci occupavamo dell’amministrazione, mentre Luca e Giuliano della parte operativa. Quanto ad Eleonora, Amedeo le ha reso la vita veramente difficile. Un cambiamento radicale del look è stato l’inizio di una nuova vita. Da quel momento in poi doveva esser lei ad inginocchiarsi davanti a clienti e fornitori, succhiare i loro cazzi e farsi inculare, per ottenere sconti o agevolazioni, e, ben presto, si è resa conto dell’errore commesso nell’essere una troia fedifraga e traditrice, quando invece avrebbe potuto esser una puttana ottenendo da quella vita tutti gli agi possibili. Al matrimonio di Giuliano e Luisa è stata invitata anche mia madre, perché Giulia ha in mente una certa idea che vuole mettere in pratica. A margine della cerimonia, Giulia e mia madre scambiano un lungo momento di confronto insieme.

«Pamela mi ha raccontato che sei una donna molto in gamba, che sa trattare affari e, soprattutto, non disdegna aprire le cosce quando sia opportuno per il bene di tutti. Ogni volta che costruiamo delle abitazioni, c’è una agenzia immobiliare che si occupa della loro vendita, ma il proprietario è stanco ed ha deciso di lasciare, così mi ha proposto di acquistare l’agenzia e di farla diventare il nostro punto vendita. Per far questo ho bisogno di una persona di cui mi fidi ciecamente e, siccome tua figlia è diventata molto importante per me, son sicura che anche tu potresti dare il tuo contributo: ti considero persona decisamente affidabile e per questo avrei pensato di affidare a te la gestione di questa operazione.»

Mia madre la guarda e sorride e precisa solo che, per anni, ha venduto sigarette e bocchini. Giulia ride e fa notare che anche a vendere bocchini non è per niente facile, come non lo è a vendere una casa e, in ogni caso, il vecchio proprietario la affiancherà per fornirle tutta l’esperienza accumulata negli anni, poiché è uno che ama le belle donne e, sicuramente, sarà prodigo di consigli nei suoi confronti. Mia madre accetta e, da quel momento, anche lei entra a far parte della famiglia.
Per prima cosa, cerco per lei un piccolo appartamento più adatto al nuovo corso della sua vita e questo è per me motivo di orgoglio. Per circa un anno le cose son procedute in maniera fantastica, poi, tramite un contatto che aveva Amedeo, è emerso che un’importante opera avrebbe riguardato la nostra città. Era qualcosa di colossale, un lavoro che sarebbe durato come minimo cinque o sei anni, con un importante giro di affari che avrebbe coinvolto tante aziende. Abbiamo fatto una riunione, cui eravamo presenti oltre ad Amedeo, Giulia e Carlo, anche io e Luisa. È stato proprio Amedeo, ad esporre il progetto.

«Il mio contatto mi ha fatto sapere che ci sarà un’importante assegnazione per lo svolgimento di un lavoro per la costruzione di un immenso raccordo anulare, che circonderà la città al fine di alleggerire il traffico urbano. Sarà un lavoro per svariati milioni, dove, oltre noi, saranno coinvolte anche tante aziende, ma per fare questo occorre agire in maniera preventiva e molto discreta, per questo ho bisogno di voi due, ragazze, perché spetterà a voi il compito più onerosa di tessere i contatti, sia con il mio contatto al parlamento, sia con altri esponenti delle varie commissioni. Tutto dovrà avvenire in maniera molto discreta e prudente, priva di scalpore, ed è per questo che non posso mandare Eleonora, perché lei è solo una bagascia, non è una femmina intelligente come voi due, capaci di agire sul filo del rasoio ma in maniera efficace.»

Ci espone tutti i dettagli dell’operazione e subito noi due ci mostriamo disponibili per condurre in porto questo che sarà un lavoro talmente importante che sancirà definitivamente l’ascesa della nostra azienda ad altissimi livelli. Dopo una decina di giorni, Amedeo ci informa che ha fissato un appuntamento con quattro persone, che avverrà in un luogo molto particolare: un minuscolo appartamento situato in un palazzo che è munito di un immenso parcheggio sotterraneo, da cui è possibile entrare ed uscire, senza esser notati. Io e Luisa ci rechiamo all’appuntamento, indossando delle mise molto sexy: io, un tubino elasticizzato con sotto le mie sole autoreggenti e scarpe tacco 12; lei, una mini gonna con camicetta bianca e, ai piedi, anche lei delle scarpe con il tacco molto alto. Dopo circa 10 minuti che stiamo ad aspettare nell’appartamento, vediamo arrivare quattro persone: il primo, più carismatico di tutti, è un uomo dall’età non ben definita, ma, in ogni caso, dall’aspetto molto giovanile. Si presenta dicendo di chiamarsi Giorgio e, quando scopre che io sono Pamela, mi prende per mano e, lasciando Luisa in compagnia degli altri tre, subito mi porta in una delle due camere. Una volta dentro, mi fa spogliare e anche lui si spoglia mettendo in mostra un bel membro ancora in posizione di riposo ma di ottime dimensioni, sia in lunghezza che in circonferenza. Insieme ci sdraiamo sul letto e lui mi guarda dritto negli occhi e mi parla con una velata malinconia.

«Sono due anni che questo cazzo non tira. Hanno provato in tante a farlo indurire, senza riuscirci. Vediamo se la tua fama di succhiacazzi straordinaria è corretta.»

Lo guardo un po’ intimorita e, dentro di me, sento che dovrò dare il massimo della mia esperienza per fare ergere quella verga, che, presa in mano, sento piuttosto flaccida. Comincio a leccarla e a succhiarla, ma sembra proprio che su di essa la mia abilità non sortisca alcun effetto. Allora scivolo con la lingua fin giù verso le palle e ne lecco e succhio una per volta, continuando a segare con la mano la verga, che proprio non dà segno di indurirsi. Mentre prendo la punta in bocca, con la mano continuo ad accarezzare le palle e, con la punta del dito, sfioro il suo forellino anale e, subito, sento un lieve sussulto nella verga. Quindi bagno la falange del dito indice e torno a stuzzicare il suo buchetto e, immediatamente, sento la verga che inizia ad indurirsi in bocca. Continuo a titillare il culo di quel maschio, che ora mi osserva meravigliato perché il suo cazzo sta diventando grosso e duro.

«Cazzo, che portento! Finalmente una troia che sa succhiare il cazzo! Continua, ti prego, non smettere assolutamente! Dai, che voglio sborrare!»

Lo succhio e lo lecco, sentendolo lievitare nella mia bocca e, quando mi rendo conto che è all’apice della sua erezione, con occhi languidi mi giro verso di lui e lo provoco in maniera da esperta puttana.

«Ma come? Mi dici che non scopi da due anni e adesso che ti faccio diventare il cazzo duro, ti accontenteresti solo di un pompino?»

Lui mi guarda abbastanza stupito ed io, senza dir nulla, con la fica già fradicia al pensiero di sentirmi dentro quella splendida verga, salgo su di lui e tenendolo ben dritto inserisco la punta fra le labbra della mia vagina e mi impalo su di lui. Vedo il suo sguardo estasiato dal piacere che prova nel sentire il suo cazzo affondare dentro di me e, sollevate le mani, mi afferra per i fianchi e ruota su sé stesso, ponendomi sotto di lui. Ora mi sovrasta con tutta la sua mole: prende a pomparmi la fica sempre più forte, facendomi gemere di piacere.

«Dai, toro meraviglioso, sfondami tutta! Scopami più forte! Dai goditi questa vacca, che è riuscita a farti diventare il cazzo duro!»

Mi pompa con un ritmo molto sostenuto ed io ho un orgasmo dopo l’altro, fin quando mi rendo conto che non resisterà ancora molto, così decido di lanciargli una nuova provocazione.
«Sei meraviglioso! Un vero toro da monta! Adesso voglio sentirti anche nel culo! Dai, sfondami anche il culo!»

Non si fa pregare, si sfila e mi rigira e, un attimo dopo, lo sento entrare dentro di me con una spinta decisa, finché il suo corpo non aderisce al mio. Mi prende per i fianchi e mi pompa sempre più energicamente, eccitato dal gioco.

«Fantastica! Sei una vacca stupenda! Ti sfondo il culo! Ti voglio sfondare tutta!»

Mi sbatte come un ossesso. Mi scopa con colpi durissimi, ed io ho un altro orgasmo, che gli urlo a piena voce. Poi di colpo mi spingo in avanti, mi sfilo, mi rigiro e lo guardo dritto negli occhi.

«Adesso, adesso che ho goduto come una troia, voglio bere il tuo seme. Voglio sentire la tua sborra scivolare giù per la mia gola!»

Lui non accetta, mi trascina di nuovo sotto di sé e prende a pomparmi ancora più forte, fin quando io ho un nuovo orgasmo e, improvvisamente, rimane immobile: sento il mio ventre riempirsi del calore del suo piacere, mentre emette un grido che non ha nulla di umano.

«Troia, sto sborrando. Che femmina magnifica che sei!»

Si sfila da me ed uno schizzo colpisce il mio corpo, mentre io allungo la mia faccia ed apro la bocca per ricevere in gola gli ultimi due schizzi di sborra. Lui rimane disteso supino, sfinito, mentre io continuo a leccare quel cazzo che mi ha fatto godere e, quando torno a sfiorare ancora la sua rosetta anale, lui mi blocca.

«No, fermati. Basta così. Sapevo che eri una speciale, ma non immaginavo fino a questo punto. D’altronde non avrebbe potuto esser diversamente, da una che è la nipote di Maria.»

Lo guardo un attimo stupita e gli chiedo cosa c’entra mia nonna Maria. Lui scuote il capo e, senza aggiungere altro, si alza in piedi e comincia a rivestirsi. Io lo imito e, mentre sto finendo di indossare i miei abiti, lui si gira verso di me e detta le condizioni.

«Perfetto! È stato tutto veramente perfetto ed è per questo che la vostra azienda avrà l’appalto e sarà la capofila di questo lavoro che coinvolgerà un sacco di gente e che frutterà a tutti un sacco di soldi. I tre che sono di là con la tua amica avranno una lauta percentuale, che sarà quantificata al momento dell’appalto.»

Lo guardo e mi rendo conto che non ha finito il discorso.

«Ok, questo lo sapevo, ma non mi hai ancora detto quanto sia la percentuale che spetta a te.»

Lui scuote il capo e non risponde, poi mi si avvicina e mi guarda dritto negli occhi: la sua voce è calma, ma nello stesso tempo stentorea.

«Io non voglio soldi, di quelli ne ho anche troppi. Quattro anni fa è morta mia moglie ed io mi sono ritrovato ad esser solo, perché lei era sterile e, quindi, non ho nessuno cui lasciare la mia eredita, per cui il mio compenso me lo dovrai dare tu: dovrai lasciarti ingravidare da me e darmi un figlio. Questi sono i termini dell’accordo, che non è discutibile: prendere o lasciare e, domani pomeriggio, alle 18:00, voglio una risposta definitiva.»

Senza aggiungere altro esce, mentre io sono costretta a sedermi sul letto, perché le gambe non mi reggono.

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Formazione della zoccola nuova

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Gen 12, 2023

Pamela
Mi chiamo Pamela, ho ventidue anni e sono sposata con Luca. Sono alta m.1,70, capelli lunghi e neri, occhi scuri, seno una terza abbondante e un bel culetto alto e sodo, gambe lunghe e labbra carnose. Sono la figlia unica di una famiglia dalle idee molto libertine. Mio padre, un gran porco, ha sposato Elisa, mia madre, che aveva diciassette anni, dopo che lei era rimasta incinta. Questa situazione particolare ha, in qualche modo, determinato un cambiamento totale nella vita di mia madre. Non tanto perché era diventata madre, ma perché questo ha determinato una grande complicità con mia nonna Maria. Lei, all’epoca, era già titolare di una tabaccheria, dove, in vetrina, c’era un cartello che riportava uno slogan alquanto particolare: QUI SI VENDONO SIGARETTE E BOCCHINI! Naturalmente, davanti al cartello, c’erano alcuni pacchetti di sigarette e piccoli dispositivi utilizzati per filtrare la nicotina: appunto i bocchini. In realtà, come ho poi scoperto dopo, la nonna i bocchini li faceva a gogò e se li faceva anche pagare profumatamente. L’inserimento di mia madre nell’azienda di famiglia aveva subito determinato un incremento delle entrate e, ben presto, anche lei ha cominciato a succhiare il cazzo ai clienti molto affezionati, incrementando al massimo i suoi guadagni. Il fatto che mia nonna e mia madre fossero due zoccole, rendeva mio padre molto felice e la loro complicità era veramente qualcosa di speciale. Volutamente le faceva indossare abiti molto succinti, dove erano ben in evidenza le sue grazie, costituite da un seno molto rigoglioso, due splendide cosce e un bel culo tondo, che veniva ancor più valorizzato dal fatto che lei indossava sempre scarpe con tacchi molto alti. Fra lui e mia madre c’era una complicità totale, durata fino a quando mio padre non è morto d’infarto, una notte nel sonno, quando io avevo solo 12 anni. Crescevo allegra e felice, ovviamente all’oscuro di tutto ciò che avveniva nel retro della tabaccheria, dove spesso mia madre, o mia nonna, si recavano a succhiare il cazzo al cliente di turno. Dopo la morte di mio padre, questa cosa è andata alquanto sminuendo soprattutto per quanto riguardava mia madre, mentre invece mia nonna continuava a succhiare allegramente tutte le mazze che gli si paravano davanti al viso. A 16 anni ero già alquanto sviluppata. Il mio seno era già cresciuto abbastanza e anche il mio corpo era divenuto più formoso, al punto che i vestiti mi erano subito piccoli, le gonne un po’ troppo corte. La cosa però che mi dava fastidio in modo particolare, era il ciclo mestruale. Arrivava all’improvviso e, nei primi quattro o cinque giorni, era devastante. Avevo dolori così forti da piegarmi in due e perdite di sangue così abbondanti che ero costretta a cambiarmi l’assorbente in continuazione. Fu, però, grazie a questo fastidio, che scoprii cosa avveniva nel retro della tabaccheria. Ero appena entrata in tabaccheria, quando ho sentito l’assoluta necessità di cambiare l’assorbente, perciò mi son recata nel bagno posto nel retro del locale. Mentre ero chiusa in bagno, ho sentito mia nonna entrare dalla porta posteriore insieme ad un tizio; lei si è seduta nel piccolo ufficio, posto proprio di fronte alla porta del bagno, ed io, Incuriosita dal fatto che fosse entrata dal retro, ho guardato attraverso il buco della serratura ed ho potuto subito constatare che il tizio era in piedi, davanti a mia nonna seduta, ed aveva sfoderato una bella mazza. Non è che ne avessi già viste tante, forse due o tre, ma quella era particolarmente lunga ed ho visto con quanta disinvoltura mia nonna se la infilava giù, tutta in gola. Ero sbalordita dalla facilità con cui aveva ingoiato quella verga e, soprattutto, non riuscivo a capire come, con quel palo piantato in gola, riuscisse a tirar fuori la lingua e lambire, con la punta, le palle del porco, che, ovviamente, ansimava di piacere da vero maiale.

«Che meravigliosa succhiacazzi! Dai, succhialo bene che ti voglio sborrare direttamente in gola!»

Nel vedere quello spettacolo, ho portato un dito in bocca e ho provato ad imitare ciò che stava facendo mia nonna, ma subito ho avuto dei conati di vomito e questo mi ha stupito ancora di più, perché, se con un solo dito a me veniva da vomitare, proprio non riuscivo a capire come la nonna potesse infilarsi in gola quella verga, che sarà stata lunga quasi una ventina di cm. Ha continuato per un po’ a succhiare, facendolo scorrere dentro/fuori dalla bocca, fin quando il tizio non le ha appoggiato una mano sulla testa ed ha preso a scoparla con più violenza. Alla fine, con un grugnito da vero porco, è rimasto immobile con metà del cazzo infilato nella bocca di nonna ed ha cominciato a sborrare. Lei ha serrato le labbra e mentre lui le riversava in gola la sua sborra, ho visto lei ingoiare ripetutamente, senza perderne neanche una goccia. L’uomo si è complimentato con lei e poi ha rimesso il cazzo nei pantaloni, ha estratto una banconota dalla tasca e l’ha data alla nonna, complimentandosi con lei.

«Maria, sei veramente una gran succhiacazzi! Anche Elisa, tua nuora, è molto brava, ma tu sei veramente unica!»

Ero basita nel sentire che anche mia madre fosse una succhiacazzi, anche se, dentro di me, mentre vedevo la scena di mia nonna che ingoiava quella verga, ho sentito uno strano brivido percorrere il mio corpo, fino a raggiungere la mia patatina, che ho sentito bagnarsi immediatamente. Ho avuto l’impressione che il mio ciclo mestruale fosse diventato ancor più abbondante e, di conseguenza, ho sostituito di nuovo l’assorbente. Però, ho notato che il colore del sangue era meno rosso del solito, anzi, direi rosa, e questo mi ha un po’ incuriosito. Mentre cercavo di pulirmi la fica, prima di mettere un nuovo assorbente, appena ho sfiorato il mio bottoncino, ho sentito la stessa identica sensazione provata mentre guardavo mia nonna succhiare quel cazzo e il mio corpo è stato scosso dallo stesso brivido: la mia mano si è immediatamente riempita di liquido rossastro. Era la prima volta che avevo un orgasmo così intenso, molto più forte di quello che provavo ogniqualvolta mi accarezzavo la patatina. Quando sono uscita dal bagno, son tornata nel negozio e vi ho trovato mia madre che, vedendomi alquanto sconvolta, si è subito preoccupata.

«Amore mio, che c’è? Non stai bene? Mi sembri distrutta!»

Ero un po’ in imbarazzo perché avrei voluto chiederle tante cose, ma la mia timidezza non me lo permetteva. Le ho solo spiegato che il ciclo mestruale mi stava devastando.

«Accidenti! Ho dolori dappertutto! Vorrei riuscire a capire perché si deve soffrire così tanto! Farei qualunque cosa pur di non aver più questi dolori!»

Mia madre mi ha abbracciato e sorriso, poi mi ha guardato negli occhi e, con voce pacata mi ha spiegato che era ora di porre fine alle mie sofferenze. Dopo una decina di giorni, mi ha accompagnato a fare un esame del sangue e, avuti gli esiti, siamo andate insieme da Paolo, il suo ginecologo. Ero decisamente in imbarazzo quando mi sono trovata davanti un maschio veramente bello! Alto, spalle larghe, occhi neri e profondi, mani belle e ben curate, con dita lunghe e sottili. Ha salutato subito molto cordialmente mia madre, stringendola in un abbraccio che andava al di là del professionale.

«Elisa, sei sempre uno splendore! Presumo che questa splendida ragazza sia tua figlia Pamela.»
Mia madre gli ha spiegato quale era il mio problema; lui mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha invitato a spogliarmi nuda. Io ho guardato mia madre, mentre le mie guance erano diventate rosse come due pomodori maturi. Mia madre, con calma, mi ha abbracciato e mi ha spiegato la situazione.

«Figlia mia, non devi affatto arrossire davanti a Paolo, perché è una persona di cui mi fido ciecamente, molto competente e, soprattutto, la persona giusta che, in qualche modo, riuscirà ad alleviare i tuoi dolori mestruali. Se non ricordo male hai detto che saresti stata disposta a fare qualunque cosa pur di non sentirli più, quindi, ora spogliati e fai tutto quello che lui ti dirà.»

Un po’ titubante, mi son denudata sotto lo sguardo di loro due, ma soprattutto quello di lui, che mi ammirava compiaciuto. Mi ha fatto sdraiare su di un lettino e sollevare le gambe su degli appositi sostegni; mi son ritrovata con la fica aperta ed esposta. Lui si è seduto fra le mie cosce e, con un la mano fasciata da un guanto, ha esplorato la mia intimità. Ho avuto subito uno scatto e lui mi ha subito tranquillizzata.

«Pamela, rilassati! Non ti devi preoccupare di nulla, perché non intendo farti alcun male. Non ti preoccupare se senti piacere, anzi spero che tu ne senta tanto, perché questo è indice di un perfetto funzionamento di tutto il tuo corpo. Rilassati e lasciami ispezionare la tua intimità.»

Ho sentito le sue dita indugiare lungo le labbra della mia ostrica, che ha cominciato a secernere umori in continuazione e lui se ne è molto compiaciuto.

«Bravissima! Ti stai bagnando in maniera stupenda! Inoltre vedo con piacere, che sei ancora vergine e questo, in qualche modo, è una cosa che mi spinge a farti godere ancora di più.»

Ha sollevato lo sguardo e, dopo avermi guardato un attimo mentre io eludevo il suo sguardo ed arrossivo fino alla cima dei capelli, lui si è girato verso mia madre e l’ha guardata dritta negli occhi.

«Non capita molto spesso di avere tra le mani una giovane fica così bella e vergine: vorrei farle provare qualche brivido in più, se tu sei d’accordo!»

Ho visto mia madre che gli ha sorriso ed ha annuito; allora lui, dopo aver introdotto nella mia vagina alcuni tamponi per prendere dei campioni, ad un tratto ha avvicinato la sua faccia alla mia fica e la sua lingua calda ha preso a lambire le pieghe della mia intimità. Anche in questo caso ho avuto un fremito che mi ha fatto fremere, ma lui mi ha esortato ancora a restare calma e cercare di assaporare al massimo il piacere che quell’azione mi avrebbe provocato. È stato semplicemente fantastico! Ho sentito la sua lingua muoversi lungo tutto lo spacco della mia fica, indugiando sul bottoncino e procurandomi un piacere mai provato prima. Già da tempo mi masturbavo, ma le sensazioni che stavo provando con lui erano qualcosa di veramente sconvolgente! Ad un tratto il mio corpo è stato percorso da una scarica elettrica che, dalla testa, ha attraversato tutto il corpo facendolo tendere in ogni singolo muscolo, inarcare il mio corpo ed infine esplodere nella sua bocca. Un gemito alquanto soffocato per la vergogna che, in quel momento, stavo provando nel godere nella sua bocca, ha indicato ad entrambi che stavo veramente godendo. Lui ha incollato la sua bocca alla mia fica ed ha leccato tutto quello che da essa sgorgava. Soddisfatto si è girato verso mia madre, complimentandosi sia con me che con lei.

«Meravigliosa! Una delle più belle leccate di fica che abbia mai fatto! Una fica vergine ha un sapore veramente unico! Dovresti assaporarlo un po’ anche tu. Dai, inginocchiati qui davanti e continua a leccarla, mentre io voglio che lei assapori anche un altro piacere.»

Immediatamente mia madre ha preso il suo posto e subito ho sentito la sua lingua indugiare con la stessa intensità e bravura di Paolo. Lui, intanto, si è alzato in piedi e si è posto di lato a me e, dopo avermi fatto girare la testa verso di lui, ha aperto la patta dei pantaloni e mi ha presentato un bel cazzo di ottime proporzioni. La sua splendida cappella rossa era lì ad un passo dalla mia bocca e lui, delicatamente, mi ha invitato a succhiarla.

«Apri la bocca, lecca e succhia.»

Con un po’ di incertezza ho iniziato a fare quanto mi veniva richiesto, mentre il mio corpo veniva scosso da un intenso orgasmo provocatomi da mia madre. Ho preso a gemere a bocca piena, mentre lei continuava a leccare tutto ciò che sgorgava dalla mia fica, fin quando si è alzata ed è venuta vicino a me, soddisfatta del risultato.

«Paolo avevi ragione! La sua fica vergine ha un sapore veramente unico! E adesso voglio che tu, figlia mia, impari a fare un perfetto pompino!»

Immediatamente si è abbassata ed ha iniziato ad elargire consigli ed istruzioni su come realizzare un perfetto pompino. Mi sono sentita molto eccitata da questa strana situazione e, ben presto, ho cominciato a leccare a succhiare quel cazzo sempre meglio, inducendo lui a farmi dei complimenti.

«Bravissima! Elisa, tua figlia è veramente brava! Con la dovuta esperienza diventerà una meravigliosa succhiacazzi come te! Adesso è giunta l’ora di farle assaggiare la mia crema!»

Mia madre mi ha detto che fra poco mi avrebbe riempito la bocca di sborra, che avrebbe avuto un sapore un po’ acidula, una specie di yogurt, di cui io sono ghiotta. Ho serrato le labbra e lui ha cominciato muovere il bacino avanti indietro sempre più velocemente fin quando, ad un tratto, è rimasto immobile e subito la mia bocca si è riempita di crema densa e calda. Ho strabuzzato un po’ gli occhi per la sorpresa, ma, dietro consiglio di mia madre, ho ingoiato velocemente e subito mentre la mia bocca si riempiva ancora. Ho ingoiato anche questa seconda dose e poi ho continuato a leccare e spremere massaggiando le sue grosse palle, sempre sotto lo sguardo attento di mia madre, che continuava ad elargire consigli. Alla fine, quando l’ha tolto dalla bocca, era ben pulito e lucido e questo ha costituito motivo d’orgoglio anche per lei.

«Bravissima, amor mio; hai eseguito il tuo primo pompino in maniera davvero perfetta! Col tempo diventerai anche tu una adorabile succhia cazzi come me!»

Poi mi son rivestita e lui ci ha dato appuntamento per due sere dopo, per prescrivere la pillola. Quando è stato il momento di tornare da lui, mia madre mi ha invitato ad andare tranquillamente da sola ed io ero alquanto felice, perché speravo di ripetere l’esperienza vissuta. Per l’occasione, dietro consiglio di mia madre, ho indossato una T-shirt con sotto un reggiseno molto sottile ed un piccolo perizoma subito scomparso sotto una mini gonna molto corta e, poiché da tempo adoravo già indossare i tacchi alti, ne ho indossati un paio veramente spettacolari che mi hanno inarcato il culo rendendolo veramente spettacolare. Giunta nel suo ambulatorio, mi ha fatto accomodare e, poiché era l’ultima paziente, ha chiuso la porta dietro di noi così da non correre il rischio di esser disturbati. Mi son seduta davanti alla sua scrivania ed ho accavallato le gambe, suscitando subito un suo sorriso di compiacimento. Lui si è alzato e, dopo aver aperto una vetrina, ha preso una confezione e si è appoggiato alla scrivania davanti a me.

«Ti ho prescritto questa serie di pillole, perché sono il perfetto dosaggio per la tua giovane età. Se non sbaglio fra pochi giorni compirai il 17 anni e questo farmaco è perfetto per regolarizzare il tuo ciclo mestruale e farti vivere la vita in maniera serena senza nessun tipo di problema. Inoltre questa confezione, come vedi, ha le prime sette pillole in questo spazio rosso, che sta a significare che queste le devi prendere a partire dal primo giorno che avrai il ciclo mestruale. È importante iniziare esattamente come indica la confezione, così sarai perfettamente protetta. Due giorni dopo aver finito di prendere le pillole nello spazio rosso, torni da me.»

Appena finito di parlare, lui era in piedi davanti a me e all’altezza del mio viso c’era il suo pacco già gonfio sotto la stoffa dei pantaloni. Senza nessuna esitazione ho alzato la mano e sono andata ad accarezzarlo attraverso la stoffa; subito lui mi ha sorriso, mi ha preso per mano e insieme siamo entrati in un piccolo locale adiacente allo studio, dove c’era un letto non molto grande, ma sicuramente molto comodo. Mi ha invitato a spogliarmi nuda, mentre lui ha fatto lo stesso.
«Oggi voglio insegnarti un’altra cosa: ti voglio far godere mentre mi succhi il cazzo! Sai cos’è un 69?»
Ho scosso il capo perché ignoravo di cosa stesse parlando e lui, una volta nuda, mi ha fatto distendere su quel letto e, giratami al contrario, si è messo a leccarmi la fica, mentre io mi son trovata, davanti alla faccia, la sua splendida mazza che subito ho preso a leccare. Sentivo ondate di piacere percorrere il mio corpo e questo mi faceva impegnare sempre di più a succhiare quella meraviglia, che sembrava diventare sempre più grossa nella mia bocca. Ho avuto un violento orgasmo, che lui ha succhiato tutto con la bocca e poi mi ha incitato a spinger il suo cazzo ancor più in fondo nella mia gola.

«Prova ad affondarlo ancora di più e vedrai che la sensazione di vomito sparisce nel trattenerlo sempre più in bocca.»

Mentre lui riprendeva a leccarmi la fica, portandomi di nuovo a godere, io ho seguito il suo insegnamento e, ben presto, son riuscita a prenderlo tutto in gola. Mi son sentita molto fiera di tutto questo e lui, come ricompensa, mi ha fatto di nuovo tremare con un altro orgasmo molto forte. Mentre mi leccava la fica, con un dito è andato a titillare le crespe del mio culo. Per un attimo ho avuto un leggero irrigidimento, ma lui mi ha subito incitato a restare calma.

«Rilassati e goditi il piacere che stai provando. Anche con questo buco si può godere moltissimo e mi piacerebbe molto farti vivere questa esperienza.»

L’ho guardato, sostenendo che, da quanto già sapevo sul rapporto anale, mi risultava che era un qualcosa di particolarmente doloroso.

«È doloroso se e quando viene fatto in maniera impropria e frettolosa. Se, invece, viene eseguita per bene, ti posso assicurare che il piacere è sconvolgente.»

Ho annuito e son tornata a succhiargli il cazzo, mentre lui, lentamente, dopo averlo lubrificato con i miei stessi umori, ha iniziato a infilarmi un dito nel culo. Ho preso a gemere per l’insolita introduzione, che mi dava una strana sensazione. Quando lui si è reso conto che ero già ben disposta, si è alzato in piedi, è andato di corsa nello studio ed è tornato con in mano un piccolo tubetto di crema, con una lunga cannula. Ha spalmato la crema sopra il mio orifizio e, delicatamente, con un dito ha iniziato a farla scivolare dentro. Ha ripetuto più volte la stessa operazione, mentre io cominciavo ad abituarmi al piacere di quell’intrusione, fin quando, ad un tratto, non ha inserito delicatamente la cannula tutta dentro il mio culo: ho sentito qualcosa di fresco che, lentamente, pervadeva le mie viscere. Quando ha sfilato la cannula dal culo, ha lubrificato ancora di più la rosetta e, con un dito, ne ha spalmato ancora sul foro, ha spinto delicatamente il dito dentro, che è scivolato senza nessun problema. Ha anche lubrificato la punta del suo cazzo, poi mi ha esortato a mettere il viso sul cuscino e, con le mani, tenere le chiappe ben aperte.

«Quando sentirai la punta del mio cazzo forzare la tua rosetta, non ti irrigidire. Resta rilassata e spingi come se volessi evacuare, questa operazione servirà a far rilassare i muscoli anali e, solo all’inizio, sentirai un po’ di fastidio, ma, quando entrerò dentro di te, la sensazione sarà molto più bella. Appena senti il mio cazzo entrare, con una mano, masturbati, così il piacere sarà completo!»

Continuava a muovere il dito ancora un po’ dentro e fuori, poi ho sentito la sua cappella premere fra le crespe del mio culo. Mi ne ha spinto un po’ dentro poi si è sfilato, io ho cominciato a masturbarmi velocemente, mentre lui ripeteva il gioco dentro fuori, spingendone sempre di più all’interno. Sentivo il piacere della masturbazione che, in qualche modo, leniva il fastidio che provavo nel sentirmi il culo pieno da quella grossa verga. Poi, lentamente, quando la punta è entrata e uscita liberamente, ha preso a scorrere sempre più in profondità, fin quando ho avvertito che ce l’avevo tutto nel culo.

«Cazzo, ti sento! Mi stai slargando il culo! Fa un po’ male, ma non tantissimo!»
È rimasto immobile e la sua mano destra è venuta a sostituire la mia sulla fica; subito ha preso a masturbarmi velocemente, mentre, contemporaneamente, ha preso a sfilare la verga dal culo, per poi infilarla di nuovo dentro, iniziando un lento va e vieni che, unito alla masturbazione, ben presto mi ha portato a superare il fastidio della sua presenza nel culo. Ho cominciato a sentire uno strano piacere, molto diverso da tutto ciò che avevo provato fino a quel momento: più lo sentivo muovere e più questa sensazione era bella. Ad un tratto, ho avuto un orgasmo perché il mio corpo è stato percorso dalla testa ai piedi da un’ondata di piacere che mi ha letteralmente sconvolto.
«Oddio, vengo! Vengo! VENGO!»

Ho preso a tremare in maniera incontrollata, mentre lui ora mi pompava il culo sempre più velocemente. Ad un tratto, mi ha afferrato i seni e mi ha costretto a mettermi inginocchio davanti a lui, mentre continuava a sfondarmi il culo sempre più forte. Era un piacere sconvolgente, unico e fantastico! Lui, con la mano destra, mi masturbava e, ad un tratto, ha messo due dita della mano sinistra dentro la mia bocca, ha appoggiato la sua guancia alla mia e le sue parole mi hanno sconvolto!

«Chiudi gli occhi! Chiudi gli occhi e immagina che, mentre ti fai sfondare il culo, hai un altro cazzo in bocca da succhiare!»

Nello stesso istante in cui ho chiuso gli occhi ed ho immaginato ciò che mi veniva suggerito, ho avuto immediatamente un altro orgasmo. Ho preso a tremare e a gemere a bocca piena, mentre lui ora mi pompava il culo sempre più forte. Ha continuato a limarmi il culo, facendomi godere ancora un’altra volta, poi mi ha avvertito che mi avrebbe inondato il culo di sborra e che, una volta finito, avrei dovuto infilarmi il cazzo in bocca e leccare fino all’ultima goccia. Ero in delirio.

«Sì! Dai, sborrami nel culo! Voglio sentirla tutta dentro la tua sborra! Dai, che vengo! Oddio, vengo!»

Un orgasmo incredibile ha scosso tutto il mio corpo, mentre lui ha preso a riversare nel mio intestino tutta la sua sborra. Sentivo ondate di calore riempire il mio retto, mentre lui con colpi violenti si svuotava dentro di me.

«Tieni, puttanella! Prendilo tutto nel culo, meravigliosa zoccoletta! Ti sborro in culo! Sei una puttanella magnifica. Farò di te la mia sgualdrina.»

Ho sentito tutte le contrazioni del suo cazzo mentre mi schizzava nel culo e poi, ad un tratto, mi ha spinto via da sé ed io, nel sentirmi sfilare il cazzo dal culo, mi son girata e l’ho preso in bocca. Era ricoperto di tutto: dai miei umori alla sua sborra. Ho leccato fino all’ultima goccia e lui mi ha osservato compiaciuto.

«Sei fantastica! Per esser così giovane e inesperta, sei semplicemente fantastica! Una sgualdrina stupenda! Farò di te una grande zoccola!»

Siamo rimasti distesi per un po’ di tempo: ero sdraiata sul suo petto e, ad un tratto, lui mi ha preso il viso e mi ha guardato negli occhi.

«Ti è piaciuto? Spero proprio di sì, perché voglio far di te la mia troietta personale. Tua madre mi aveva avvertito che saresti venuta da sola, e lei stessa mi ha sollecitato di iniziarti al piacere della sodomia. Ti ho prescritto la pillola, ma non voglio che tu vada in giro a farti scopare da chiunque, e nemmeno a farti inculare, questi due buchi saranno solo ed esclusivamente miei. Succhia tutti i cazzi che vuoi, ma non mi deludere: fica e culo sono miei! Ricordati quello che sto per dirti: tu per me sei una persona speciale!»

Gli ho sorriso e gli ho garantito che avrei fatto esattamente come lui mi ha detto, anche se ero curiosa di capire per quale motivo fossi per lui così speciale. Quando son tornata a casa, mia madre mi ha abbracciato e mi ha chiesto come mi era sembrata quell’esperienza; io l’ho guardata e le ho risposto che era stata davvero magnifica.

«Amore mio, ne ero certa! Paolo è una persona veramente speciale, lo era anche per tuo padre, che era suo amico dalle elementari. Sì, Paolo è proprio una persona speciale!»

L’ho guardata cercando di capire perché anche per lei era speciale e così ho chiesto ulteriori spiegazioni. Lei ha abbassato lo sguardo e la sua voce era carica di malinconia, mentre raccontava:

 
«Quando ho conosciuto tuo padre, Paolo era il suo migliore amico e, fra noi, è nata subito una splendida amicizia. All’epoca, Paolo studiava ancora per diventare medico ed aveva dato un importante esame che di fatto completava una lunga serie. Eravamo così allegri e felici quella sera, a casa sua, che, tra un brindisi e l’altro, siamo finiti tutti e tre insieme a letto. Mi hanno scopato insieme, anzi, tuo padre mi ha sverginato quella sera e Paolo si è preso la mia verginità anale. Mi hanno scopato insieme a lungo, in doppia, sborrando entrambi ripetutamente dentro di me, senza preoccuparsi minimamente del fatto che avrei potuto restare incinta. Infatti, quando è successo e ne abbiamo preso atto, tuo padre non ha avuto un attimo di esitazione a sposarmi e Paolo ha sempre seguito tutta la gravidanza, continuando a scopare con me con tuo padre presente, senza nessun problema. Potrei azzardare a dire che, forse, potresti esser anche figlia sua.»

In quel momento, mi è stato chiaro tutto quello che c’era da capire. Son tornata a trovare Paolo come mi aveva detto lui e constatato che prendere la pillola non mi aveva creato nessun problema, mi son fatta inculare ancora godendo tantissimo. Dopo di allora, ci son tornata altre due volte, sempre facendo in modo che lui avesse modo di sfondarmi il culo, mentre invece mia madre aveva preso a frequentare Edoardo, un bel ragazzo di quarant’anni che, periodicamente, veniva nella tabaccheria, in quanto era un rappresentante di articoli da fumo. Fra di loro era nata una bella relazione e, una sera, ne abbiamo parlato tutte e tre insieme. Mia madre ha spiegato che lui avrebbe voluto che lei andasse a vivere con lui, ma l’unico inconveniente stava nel fatto che lui abitava in un’altra città. Stranamente, è stata mia nonna a spingere mia madre ad accettare questo cambiamento totale della sua vita.

«Figlia mia, hai 35 anni, una figlia di 17 e, quindi, hai tutto il diritto di rifarti una vita. Io sono stanca, quindi, possiamo vendere la tabaccheria e voi due potete andare a vivere in un’altra città, avendo già nelle mani un bel gruzzoletto.»

Ha chiesto anche il mio parere, che è stato subito favorevole, con una sola piccola eccezione: poiché ero al quarto anno delle superiori, ho chiesto di poter finire i rimanenti tre mesi di scuola in città, poi, mi sarei trasferita con lei nella nuova destinazione. Lei ha accettato subito e così abbiamo messo in vendita la tabaccheria, che trovandosi in una zona molto strategica ed avendo un ottimo fatturato, ci ha messo in condizione di ricavarne un ingente profitto, soddisfacendo le aspettative di tutti. Io mi sono trasferita a casa di mia nonna e, da quel momento, anche la mia vita è diventata veramente speciale. Mi son divertita a succhiare tutti i cazzi che mi son venuti a tiro, soprattutto con la complicità di mia nonna, che aveva già un suo giro di persone fidate che, periodicamente, si facevano succhiare il cazzo da lei, ma ora erano molto più contenti di poterlo infilare nella mia bocca. Negli ultimi tre mesi, ne ho presi davvero tanti di cazzi, soprattutto perché, una sera, sono stata invitata da una classe del quinto superiori, alla cena degli ultimi 100 giorni, dove eravamo solo una decina di ragazze in compagnia di non so quanti ragazzi: a giro, ci hanno fatto succhiare tanti di quei cazzi, che credo di aver ingoiato una quantità industriale di sborra. Mi son anche tolta qualche sfizio. Mi son succhiata il professore di ginnastica, che, appena me l’ha messo in bocca, è subito schizzato. Anche il professore di matematica è passato fra le mie labbra e, il suo, è stato il cazzo più piccolo che abbia mai visto in vita mia. Mi son fatta anche il bidello del nostro piano, un vero porco con un cazzo corto, ma di grosso spessore, che ha apprezzato così tanto il mio lavoro di bocca che ha sborrato due volte. Mi son fatta anche il vicepreside, che sembrava quello più inarrivabile, mentre il porco per eccellenza è stato il preside, che mi ha scopato la bocca a lungo e, quando ha sborrato, me lo ha spinto tutto in gola. Naturalmente gli ultimi tre mesi che ho passato in questa città, mi sono fatta inculare ripetutamente da Paolo e, due giorni prima di trasferirmi, ho passato un intero pomeriggio in sua compagnia, durante il quale, per cinque ore, mi ha sfondato fica e culo, facendo diventare entrambi i buchi delle vere voragini, godendo moltissimo nel sentire il suo seme inondare il mio ventre. Poi mi sono trasferita e, per tutta l’estate, ho passato le mie vacanze in compagnia di mia madre e del suo giovane amore che, però, ha cominciato a rivolgere delle attenzioni anche verso di me e questo ha irritato molto sia me che mia madre. Infatti io, quando me ne sono accorta, ho riferito subito a lei che, immediatamente, ne ha discusso con lui. Il bastardo, però, ha cercato di negare, dicendo che ero io che lo provocavo, così un giorno gli abbiamo teso una trappola: con mia madre nascosta in casa ed io intenta a prendere il sole in terrazza. Lui è arrivato ed ha cercato in tutti modi di far sesso con me, finché mia madre è uscita dal suo nascondiglio e lo ha cacciato di casa.

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