Paura per Laura

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Ott 31, 2022

Nell’approssimarsi di Halloween mi torna in mente quella volta che Laura si prese un bello spavento. Lo scenario era davvero da notte delle streghe. Eravamo passati al cimitero per rendere omaggio ai nostri cari, era un tardo pomeriggio di inverno. Mentre deponevamo dei fiori accanto alla lapide del padre di Laura, notiamo che il custode ci si avvicina a passo spedito.

“Non potete stare qua, l’orario di chiusura è già passato”. Effettivamente, guardandoci intorno in quel lungo corridoio spettrale e poco illuminato eravamo i soli. “Ci scusi” disse Laura e ci incamminammo verso le scale per uscire da quel colombaio sotterraneo. Ci incamminammo a passi spediti, che risuonavano nel marmo che ci circondava. Ad un certo punto sentimmo la voce stridula dello stesso guardiano: “Scusate”. E poi silenzio.. ci voltammo e vedemmo quell’uomo di mezza età, con i capelli unti e un ghigno inquietante sul volto che ci squadrava. “Dica” dissi io. E lui riprese, con lo stesso sguardo inquietante: “Ce l’ho con la signora”. Laura mi guardò dubbiosa. “Cosa ho fatto?” Chiese lei. “Venga, venga giù che glielo dico”. Si reggeva ad una scopa con la quale aveva ramazzato il pavimento di fronte alle tombe fino a poco prima. Ci avviammo indietro verso quell’uomo orrendo.

“Mi segua pure.. di qua”. Ci fece camminare lungo quel corridoio infinito e deserto. Mentre camminavamo dietro di lui, ogni tanto si avvicinava ad una colonna, prima dell’alto muro pieno di 8 file di lapidi, una sopra l’altra. Da dietro la colonna, spegneva le luci del tratto che avevamo appena percorso: “Stiamo chiudendo”, disse quasi a giustificarsi. Dietro di noi, man mano si faceva buio. Solo le piccole lucine dei ceri rossi che alcune famiglie lasciavano accanto alle lapidi faceva un po’ di luce. L’uomo ci fece entrare nell’ultima ala dell’ossario sotterraneo. Sul fondo vedemmo la fine del tunnel. Spense anche l’ultima luce. Rimanemmo al buio completo. “Mi scusi ma cosa sta facendo?” Chiesi. “Ora lo vedrai”, rispose con un ghigno satanico.

Prese la scala di ferro appesa ad alcune guide sulle pareti e la spinse a fondo con forza, causando un rumore terribile e sinistro. La scala si fermò quasi a fine corsa. “Avvicinati, puttana. Là, alla scala”. Per la prima volta l’aveva insultata. Non capivamo dove volesse arrivare. Laura si avvicinò alla scala nella penombra delle piccole fiammelle dei lumini dei morti. Il guardiano prese una torcia e illuminò una lapide. “SALI TROIA”. Secondo insulto. Laura salì la scala aggrappandosi al corrimano di ferro ripidissimo. Il guardiano si avvicinò ridendo e scosse la scala. Laura si mise a gridare, perdendo l’equilibrio. Cadde in basso di due gradini, strappandosi le calze di nylon, perdendo un po’ di sangue sotto al ginocchio. Mi avvicinai e dissi: “Ma cosa sta facendo?”. Mi arrivò un ceffone fortissimo in faccia. Capimmo che qualcosa stava andando male.

Il guardiano illuminò la lapide di nuovo. Era quella di un vecchio professore universitario di Medicina. Era stato nostro docente. Laura grazie ad un giovane assistente che si scopava, era riuscita ad arrivare al vecchio professore. Lo andava a trovare ogni giorno, nel suo studio in facoltà. Al professore piacevano le studentesse giovani e aveva una passione per il sesso anale. Laura ogni pomeriggio gli offriva il suo orifizio anale e finì per prendere 30 al suo esame, senza aver aperto il libro. Aveva sempre mantenuto una grande venerazione e riconoscenza per quel vecchio professore, al punto che quando lo andava a trovare, mi aveva raccontato di slacciare la camicetta e mostrare alla foto sulla lapide le sue tette come tributo post mortem.

“Ti ho visto puttana, fargli vedere le tette a quel vecchio. Che schifosa che sei. Te lo scopavi?” E scosse di nuovo la scala. Laura rimase appesa per un braccio e iniziò a scivolare. Mi avvicinai per reggerla ma il guardiano mi sferrò un calcio negli stinchi tale che mi accasciai. “Rispondi puttana” e scosse la scala di nuovo.

Laura cadde a terra da una bella altezza. Dopo essersi ripresa si alzò traballando e rispose: “Sì, lo scopavo”. Il guardiano si avvicinò, le aprì il cappotto, e le strappò il maglione e la camicetta. Le abbassò con forza il reggiseno, con una veemenza tale da graffiarla con le unghie sulla tetta di destra. Rise quel guardiano maledetto. Si voltò verso la lapide del professore: “Godevi eh, con sta mignotta. Ora ti faccio ricordare qualcosa, vecchio rincoglionito”. Laura gli disse con un filo di voce rotta dalla paura: “Non può sentirti”. Il guardiano si irritò e le strinse la vagina nelle mani. Stringeva le grandi labbra da sotto la gonna, a stretto contatto con le mutande. “Zitta cagna”. La spinse terra e Laura cadde in ginocchio. Le strappò le mutande e disse: “Me la preparo per bene sta figa adesso”.

Il guardiano si avvicinò alla prima lapide vicina e prese il lumicino acceso nel porta lume in plastica rossa. Glielo ficcò a forza nella vagina. Ero lì a guardare mia moglie, orrendamente violata nella sua vagina da un lumicino da morto, ancora acceso. La fiammella si avvicinava e si allontanava mano a mano che il guardiano spingeva dai lati il piccolo cero nella sua figa pelosa.

Conoscevo bene le espressioni di Laura e vedevo che iniziava a provare piacere benché si lamentasse del dolore. Ma mia moglie è così: piacere e dolore sono legati indissolubilmente per lei. Il guardiano prese il lumicino e lo tolse dalla vagina di Laura. Lo lanciò in mezzo al corridoio della trincea di tombe. Si slacciò i pantaloni e tirò fuori un pene enorme. Un po’ curvo ma gigante. La penetrò in breve tempo. Le iniziò a dare colpi fortissimi.

Laura si lamentava ad ogni colpo, con la testa che sbatteva sul pavimento freddo di marmo in quel cimitero buio. Ad un certo punto il guardiano si avvicinò al viso di Laura, togliendolo dalla vagina e venendole in faccia. Uno, due, quattro, ben sei fiotti di sperma sul viso. Le mise una mano aperta sulla faccia, spalmandole bene la sborra sul viso. E poi disse: “Rivestiti cagna. Questo è un luogo dove bisogna portare rispetto. Si viene a pregare non a fare la troia. Guardati”. Se ne andò senza salutarci, tirandosi su la lampo dei pantaloni e accendendosi una sigaretta.

Laura si avvicinò a me nel buio: “Aiutami. Sono piena di sperma e dolorante. Mi ha sfondata”. Lo avevo tirato fuori già mentre lui la stava sbattendo forte sul pavimento. Mia moglie si avvicinò a me, aggrappandosi al mio braccio in cerca di conforto. E si accorse presto però che mi stavo masturbando. Si appoggiò al mio petto. Sentivo i capezzoli contro il mio impermeabile. E soprattutto sentivo l’odore dello sperma del guardiano sulla sua faccia a pochi centimetri dal mio naso… stava piangendo dallo spavento. Singhiozzava forte. Mi faceva tenerezza così usata, sporca ed impaurita. Le misi la sinistra sui capelli, perché con la destra mi stavo ancora vigorosamente masturbando. Lei pensò in una carezza e mi guardò. Dalla penombra in cui eravamo, vidi uno sguardo rasserenato. Mi sorrise, pensando la stessi per coccolare. Ma la foga del piacere era più forte. Con la mano dietro la nuca, sui capelli, iniziai a spingerla, a forzarla verso il basso. Lei capì e si inginocchiò. Piangeva ancora ma con la bocca aperta in sommessa attesa del mio sperma. Venni in bocca di Laura copiosamente, ero eccitatissimo.

Laura fece per rialzarsi ma le dissi: “Bevi” e ingoiò il mio sperma. Poi presi dal suo viso quanto non si era già asciugato della venuta del guardiano e gliela spinsi in bocca con l’indice. Ingoiò anche quella. Al che le dissi: “Andiamocene via, questo posto è sinistro… e tu sempre più troia”.

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Una notte con Jack o’Lantern

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Ott 31, 2022

Vago intrappolato nel mondo dei vivi. Solo. Questa è la mia punizione. Il paradiso non mi ha voluto, l’Inferno mi ha ripudiato. Un solo giorno mi è permesso di avere una forma corporea, anche se quella forma è mostruosa. Il giorno di Halloween, camuffato tra i tanti costumi, vago in cerca di un posto che mi accolga. Una casa e una donna amorevole, che non si fermi all’apparenza. Qualcuno che non sia spaventato dal mio corpo da uomo e dalla mia testa di zucca.

È il 31 ottobre. Il mio vagare mi ha portato davanti alla porta di una donna di nome Sophia, 43 anni e un forte desiderio di maternità. Il suo tempo sta per scadere, menopausa precoce, e questa è la mia possibilità.

La sua è una villetta con un grazioso porticato, non ha cancelli e, cosa ancora più importante, non ha una zucca-lanterna davanti alla sua porta.

Busso alla sua porta e attendo una risposta.

         «Dolcetto o scherzetto?».

La porta si apre e mi compare davanti una bella donna. Capelli neri e occhi castani, fisico formoso. Resto piacevolmente colpito. Così come lo è lei, ma forse per lo spavento.

Quando mi vede resta come paralizzata. I suoi occhi sono sgranati e la mano che tiene aperta la porta trema, cerca la forza di richiuderla ma il terrore la blocca.

Entro nella casa, con lei che resta immobile sulla soglia. Come se le fosse appena passato in fianco un fantasma.

         «Nnnnnoonn fa-farmi del male… ti prego!».

È l’unica cosa che riesce a dire, con una voce tremante e carica di paura.

         «Non sono qui per questo! Tu sai chi sono io?».

Scuote la testa.

         «Jack o’Lantern. Non conosci la mia storia?».

         «Sei il mostro di Halloween.».

Ammetto che sono ferito nell’essere apostrofato mostro. In fondo, non mai fatto nulla di male a nessuno per essere chiamato così.

Inizio a raccontarle la mia storia.    

         «Narra la leggende che un tale Jack fosse un fabbro ubriacone e che più volte nella sua vita riuscì ad ingannare il diavolo. La prima volta, Jack chiese al diavolo di trasformarsi in una moneta per un’ultima bevuta, con la promessa di consegnargli per sempre la sua anima. Ma, una volta che il diavolo si fu trasformato, Jack estrasse una croce bloccandolo in forma di moneta. Per ottenere la propria liberazione, il diavolo dovette promettere di non infastidire Jack per i dieci anni successivi. Dieci anni dopo il diavolo tornò da Jack, il quale gli chiese di cogliere una mela dall’albero per lui. Una volta salito, il diavolo si trovò intrappolato sull’albero, perché Jack aveva posizionato una croce alla sua base. Il diavolo promise a Jack che gli avrebbe risparmiato l’inferno, e Jack gli permise di scendere. Ma una volta morto, Jack si vide negare l’ingresso in Paradiso, così come all’Inferno, dove il diavolo non gli permise di entrare. L’anima di Jack, allora, restò intrappolata nel mondo dei vivi, dove si trovò a vagare tenendo in mano una fiamma eterna dell’inferno, ultimo dono del diavolo a Jack, che la posiziona all’interno di una zucca. Durante la notte di Halloween, secondo la leggenda, Jack vaga sulla terra alla ricerca di un rifugio: gli abitanti, per indicare a Jack che nelle loro case non c’è posto per lui, devono appendere una zucca-lanterna all’esterno dell’abitazione.».

         «Conosco la leggenda…».

         «Quello che la leggende non dice è che c’è un modo per spezzare la punizione di Jack. Al momento del giudizio fu data speranza a Jack: se mai fosse stato accolto in un’abitazione per cento volte, il giudizio sarebbe stato riconsiderato e sarebbe potuto ascendere al cielo o discendere all’inferno. La differenza l’avrebbe fatta il modo in cui si sarebbe comportato con coloro che l’avrebbero accolto. Finora ho sempre trovate zucche illuminate sulla mia strada e la speranza di una redenzione, anno dopo anno, si fa sempre più fievole. Così come la fiamma nella mia zucca diviene sempre più forte e mostruosa.».

La donna non mi risponde.

         «Sono qui per guadagnarmi il paradiso. Non certo l’inferno.».

Il silenzio regna sovrano ancora una volta.

         «Tu hai un desiderio che ti arde dentro. Non è vero? Io lo so. Vuoi essere madre!».

         «Ma come?!».

         «Questo non è importante. La colpa non è tua! Lui non lo sa, ma tuo marito è sterile. E non sa nemmeno che presto anche tu non avrai più tempo per poter rimanere incinta.».

La sua risposta è ancora il silenzio.

         «So che ami tuo marito e non sei donna da trovare un amante. Non è da te. Ecco perché sono qui.».

         «Sei qui per rendermi madre? Mi darai un figlio?».

         «Farò in modo che tuo marito possa renderti gravida.».

C’è una forza più potente ancora della paura; e quella forza è il desiderio.

Poter avere ciò che bramiamo più di tutto ci spinge a superare qualsiasi ostacolo.

Proprio la possibilità di diventare madre le fa superare il terrore iniziale e le permette di valutare la proposta.

         «Cosa dovrei fare?».

Mi tolgo i sacchi di juta che indosso come vestiti e mostro il mio corpo dalle sembianze umane. Un fisico attraente a discapito della zucca che ho per testa e della candela accesa al suo interno dove ora risiede la mia anima intrappolata.

         «Dovrò giacere con lei?».

         «Chiamami Jack e dammi del tu. E no, non dovrai. Vorrai giacere con me.».

Sophia si spoglia completamente. Mi mostra i suoi seni floridi, con i capezzoli enormi. Il suo ventre abbronzato e il suo pube sormontato da qualche ciuffo di pelo scuro ben curato.

Si inginocchia davanti a me.

         «Lo voglio!».

Senza ulteriori indugi si getta sul mio pene già in erezione e lo lecca. Lo bacia. Lo accoglie nella sua bocca calda e umida.

Non è affatto male nel fare pompini e quando lo accoglie in profondità nella sua gola capisco che posso spingermi oltre.

Le afferro la testa e detto il ritmo. Scopandole letteralmente la bocca.

Presto sento il mio seme esplodere nella sua bocca.

         «Ingoia!».

Non si fa ripetere l’ordine e manda giù il mio nettare.

         «Sa di zucca!».

         «Sono l’uomo zucca. Poteva avere un sapore diverso?».

         «Hai ragione. Mi piace un sacco la zucca.».

Ride.

La faccio alzare e la porto nella camera da letto.

         «Ora prepariamo il tuo ventre ad esaudire il tuo desiderio.».

Si sdraia sul letto. Spalanca le gambe. E attende il mio aiuto.

La penetro con prima dolcemente, poi con un ritmo sempre maggiore.

Sento i suoi umori avvolgere la mia asta gonfia e imponente.

Il suo volto non cela il piacere che sta provando e le sue mani vanno a cerca i suoi capezzoli turgidi. Li stimola mentre sento le pareti della sua vagina contrarsi sul mio membro in preda al piacere.

In breve libero dentro di lei il mio seme al gusto di zucca. Mi sgonfio dentro di lei.

         «Ora giaci con tuo marito e avrai ciò che desideri!».

Sparisco prima che possa dire altro. Convinto che la prima azione buona sia stata compiuta. Il primo passo verso la mia redenzione.

Sono tornato in quella casa sei anni dopo. Non ero però solo.

         «Ci ritroviamo, Jack.».

         «Ciao Lucifero.».

         «Vieni a controllare come procede la tua redenzione?».

Non rispondo.

         «Bussa, allora. Lei non mi vedrà.».

Mi apre e noto sulle pareti le foto dei suoi figli. Tre maschietti. Tutti diversi l’uno dall’altro. Chiaramente non figli del marito.

         «Jack…».

         «L’hai portata sulla strada verso il peccato, Jack.».

La voce del diavolo è un sussurro nel mio animo.

         «Mi hai donato la maternità, io ti devo…».

         «Sei diventata un’adultera.».

Lei guarda in basso.

         «Mi hai donato molto di più dei miei figli…».

         «Hai un dono Jack. Io sono in guerra con il grande capo, ma non con te. Portami 100 anime e ti ridarò il tuo corpo e di darò la possibilità di una nuova vita in cui davvero potrai conquistarti la redenzione.».

         «Sophia il tuo adulterio mi ha allontanato ancora di più dalla redenzione. Io ho esaudito il tuo desiderio, ma tu hai complicato il raggiungimento del mio.».

La donna è turbata.

         «Io non credevo che…».

         «Sei in debito con me. Quello che ti ho dato ha un prezzo.».

         «Vuoi me? Sarò tua. Lo giuro! Ti venererò… ma non portarmi via i miei figli, ti prego.».

         «Chiedi la sua anima!».

         «Finito il tuo tempo su questa terra. Non andrai in Paradiso.».

         «Bravo! Consegna la sua anima a me… e ne mancheranno 99.».

         «E nemmeno all’Inferno. Vagherai per questo mondo con me. Ne viva ne morta. E lo farai fino a quando tutta la tua discendenza non sarà terminata. Solo allora potrai riposare in pace con loro.».

Lucifero lascia la casa, ancora una volta illuso dalle mie parole e ancora una volta insoddisfatto dalle mie azioni.

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Decidiamo di andare alla spiaggia nudista che hanno aperto da poco. Ribatto che non mi piace che mi vedano nuda degli estranei, ma le altre e G. mi dicono che sarà davvero molto eccitante.

Arriviamo e ci spogliamo e ci sdraiamo a prendere il sole. Io invito G. a mettermi la crema vista la mia pelle molto bianca e delicata. G. si impegna anzi direi fa di tutto per eccitarmi e deve trovarlo eccitante anche il vicino d’ombrellone che devo dire, a vederlo non sembra un granché se non fosse per un cazzo di notevoli dimensioni.

G. nota dove si posa il mio sguardo e gli viene un’idea. Domanda al vicino se per caso ha una cabina e lui per fortuna ce l’ha. Quindi, mi propone di andare con lui. Io non capisco, ma G. mi spinge ad andare dicendo al tizio che ho bisogno un attimo di stare all’ombra. Il tizio che si presenta come Matteo mi porta alla cabina, mi fa entrare, mi chiede se va meglio e infine inizia a mettermi le mani addosso. Io gli dico che non voglio fare nulla, ma lui mi risponde che G. gli ha fatto capire diversamente. Gli dico che evidentemente ci è stato un disguido, ma lui imperterrito accende la torcia del cellulare e mi mostra il suo cazzo eretto e io non resisto, mi bagno, mi eccito. Gli dico che vorrei fargli un pompino, lui invece lo vuole mettere nella mia fica trombandomi alla pecorina. Quindi, mi metto in posizione sdraiandomi con il busto su un piccolo tavolino che è lì, mentre il culo è in alto.

Lui mi accarezza il culo e mi dice che ce l’ho veramente bello e poi mi penetra con la sua verga facendomi dapprima un po’ male, ma poi godo, godo, godo e urlo un po’. Lui sborra dentro di me facendomi i complimenti per la mia fica. Gli chiedo se nella spiaggia nudista avvengano molto spesso queste cose e lui mi risponde di sì e che ha preso la cabina, appunto, per eventualità del genere. Io gli dico che normalmente G. é geloso di noi tre e non so che cosa gli sia preso oggi. Lui mi ribatte che avrà visto qualche bella fica che si vuole trombare.

Mi fa girare, mi succhia i seni, ammira i miei capezzoli e ci mette della maionese ormai quasi liquida dal caldo che c’è lì dentro e poi, lecca, lecca, lecca facendomi gemere, gemere, gemere. Evidentemente i miei gemiti gli fanno effetto perché sento contro la mia vagina la sua erezione e ora sì, mi dice vuole un bel pompino da me. Si appoggia sul tavolino e io accucciata a leccarlo, a prendere in bocca la sua cappella enorme, sputandoci sopra per mantenerlo lubrificato.

Mi dice che la mia bocca è da vera pompinara, poi si muove un po’ lui finché non sento i fiotti del suo seme caldo che ingoio e poi lucido il suo cazzo. Mi dice che difficilmente le donne ingoiano come faccio io e che sono veramente una donna calda e che è fortunato G. ad avermi con le altre due. Io che penso sempre di essere sempre meno delle altre, gli chiedo se non fosse più bella Stefania. Sì certamente lo è, però mi dice che trova più sexy me.

Usciamo a distanza di quasi dieci minuti uno dall’altra. Ritorno e andiamo a fare una passeggiata così da poter parlare liberamente e io dico quanto successo. Domando a G. perché mi abbia mandato con lui e G. mi dice che non lo sa. Sa solo che gli è diventato duro vedendo come mi guardava Matteo e infatti mi dice che lui e Stefania sono andati a scopare dietro un cespuglio. Nelle loro vicinanze c’erano altri a fare lo stesso. Insomma, questa spiaggia è proprio un grande scopatoio. L’unica che non ha scopato è Caterina che sembra un po’ arrabbiata e sulle sue. Io le dico che bella com’è potrà certamente trovare qualcuno nella spiaggia oppure lo stesso G.

Lei si guarda intorno e vede un tizio alto, moro, occhi verdi e con un gran batacchio al vento. Gli va incontro, gli fa due moine e subito si allontanano verso i cespugli.

Noi ritorniamo ai nostri asciugamani, aspettando Caterina. Caterina torna dopo circa un’ora e ci dice che è stato davvero incredibile che il tizio è veramente un amante di prima categoria al di là del suo notevole cazzo. Sì, gli ha fatto anche un pompino mentre un tizio li riprendeva e lei per questo si è eccitata ancora di più. Lui l’ha leccata e l’ha presa a pecorina sfondandogli quasi la fica data la dimensione del suo cazzo e la sua irruenza. Lui ha detto che vorrebbe rivederla, ma lei ha detto che fa parte di un quartetto già da un po’. Dice che gode troppo e non sa rinunciare a noi.

Lui le ha detto che potrebbe solo vederla di tanto in tanto e lei ce lo dice quasi chiedendoci l’autorizzazione. A questo punto, io dico che prima dovrei dire una cosa molto importante, però sarebbe meglio andarcene. Quindi, li porto tutti a casa mia e dico loro che sono stata due volte al club privé e gli racconto dell’ultima volta con tre uomini addirittura. Loro e in particolare G. essendo uomo sono sconcertati. Io gli dico che quello è stato solo e unicamente sesso. Loro mi dicono che debbono parlare e mi invitano a fare un giro e a tornare quando mi telefoneranno.

Lo fanno dopo un’ora, durante la quale io mi ero data mentalmente della cretina per avergli detto del club privé. Loro mi dicono che mi perdonano e che la prossima volta vogliono venire con me oppure io posso andare da sola, ma comunque li dovrei avvertire. Io dico che va bene e che in quell’ora ho avuto una paura tremenda di averli persi tutte e tre. Quindi, li invito a fare una doccia tutti insieme. G. si eccita al pensiero, tant’è che si vede la sua erezione dai pantaloni. Quindi, lo spogliamo tutte e tre e andiamo sotto la doccia senza accenderla perché prima vogliamo giocare con il cazzo di G.

Io per farmi perdonare glielo prendo in bocca e lui sussulta dal piacere e io mugolo. Poi, lo vuole anche Stefania quindi lo tiro fuori e lo lecchiamo insieme, mentre Caterina lecca la fica di Stefania. A questo punto, a me viene una gran voglia di masturbarmi, quindi vado sul letto a farlo, letto da cui vedo il bagno che è a vista. Però io ho troppa voglia di venire e non li guardo, ma sento i grugniti di G. e i gemiti di Stefania. Quindi, G. per venire si fa una sega da solo, ma sa quanto sono golosa della sua sborra e quindi viene mi fa accucciare e me la dà in bocca come fossi un’assettata nel deserto. Poi gli pulisco il cazzo e mi dice che non conosce un’altra donna che ami la sua sborra quanto me.

Propongo ora di fare davvero la doccia e la facciamo tutti e quattro. Poi usciamo, ci asciughiamo, ci buttiamo nel letto e ci diciamo che se vogliamo avere altri partner basta dirlo, basta fare tutto alla luce del sole.

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Racconto n. 11 “L’insoddisfatta”

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Ott 29, 2022

Lorenza rimase per dei giorni in casa, perché stravolta da quanto aveva fatto Marco, che le mandava dei messaggi insistenti per rivederla al più presto. Quel giorno non poteva vedere Marco perché aspettava il tecnico della telefonia per passare dall’adsl alla fibra. In verità, a casa gli arrivarono due tecnici, uno bianco e uno nero che erano dei fratelli adottati sulla trentina bellissimi, ognuno a modo suo.

Il nero Michael avrebbe lavorato in casa, l’altro Filippo all’esterno. Lorenza era un po’ agitata perché temeva di andare a letto anche con loro. Non voleva perché pensava ormai di essere una donna alquanto facile. Michael lavorava alla presa del telefono, seduto per terra, mentre lei era sul divano. Lui era totalmente impegnato nel suo lavoro, mentre lei, pensava a quello che si diceva dei neri ossia che sono super dotati. Era inquieta e per calmarsi un poco andò in bagno, dove stette molto, tanto che Michael la venne a cercare per dirle che doveva spiegarle una cosa riguardante il nuovo modem. Lui la guardò insistentemente e le chiese se c’era qualcosa che non andava e lei in maniera sbrigativa gli rispose di dirle del modem.

Lui insistette e lei ebbe il coraggio di dirgli quello che si diceva sul cazzo dei neri. Michael lo tirò fuori e effettivamente era di lunghezza superiore alla media dei cazzi che aveva visto fino a quel momento. Lorenza disse che così aveva soddisfatto la sua curiosità e che potevano tornare al lavoro, ma lui rispose che era curioso di vedere la sua fica. Lei che era già eccitata dal suo cazzo, gli fece vedere la fica senza alcun indugio. Michael le mise due dita dentro scoprendo che era molto bagnata e perciò la portò in camera, si spogliarono, lui la mise a pecorina e la scopò con la forza di un uomo di ventotto anni.

Lei stava godendo senza pietà quando suonò il campanello e lo fecero suonare per un po’ così da farle raggiungere l’orgasmo. Si sistemarono alla meglio e andarono a aprire. Era Filippo che guardò entrambi e capì cosa era successo e baciò Lorenza e disse a Michael di leccarle la fica. I due erano in totale sintonia e Lorenza capì che non era la prima volta che facevano sesso insieme con una donna.

Nel frattempo erano andati in camera, dove Filippo scopava con forza Lorenza mentre Michael le succhiava i capezzoli. Lorenza disse che li voleva entrambi dentro di sé quindi Michael si sdraiò, Lorenza si mise sul suo cazzo mentre Filippo dietro la inculava brutalmente. Michael era più gentile, ma non per questo meno maschio del fratello. Erano due stalloni a disposizione di Lorenza, che gemette più volte finché raggiunse con un grido acutissimo l’orgasmo. I due sborrarono entrambi dopo aver cambiato posizione nella sua bocca. Poi Lorenza lucidò con la lingua entrambi i cazzi che le avevano dato così tanto piacere.

I due avrebbero continuato ancora, ma purtroppo erano già in ritardo per altri appuntamenti di lavoro. Le dissero che volevano rivederla al più presto, visto che, si erano divertiti tantissimo. Si scambiarono il numero di telefono.

I due fratelli la chiamarono il giorno seguente e si diedero appuntamento per il sabato pomeriggio sempre a casa di Lorenza, tanto il marito era ancora fuori per lavoro. Lorenza si preparò al meglio con depilazione e biancheria intima di pizzo nero e calze nere col reggicalze e tacchi alti. Si mise un vestito molto attillato senza le mutande. I due, invece, erano vestiti sportivi, portando con sé una misteriosa borsa, che misero in camera.

I due fratelli iniziarono a baciarla insieme e poi Filippo si mise a succhiarle i seni facendoli uscire fuori dal reggiseno. Michael, invece, scoprì deliziato, che era senza mutande e sentendo che era già bagnata, le disse che era proprio una maiala. I due le tolsero il vestito, mentre lei faceva uscire i loro cazzi già in erezione dalla mutande e dalla zip dei pantaloni. Lorenza si mise a fare un pompino a Filippo, mentre Michael si mise a scoparla messa a pecorina. Lei godeva e cercava per quanto possibile di continuare con il pompino, ma ad un certo punto disse a Filippo di continuare facendosi una sega, perché lei voleva solo godere grazie al gran cazzo di Michael. Filippo, invece, le mise il cazzo in bocca e lei si trovò a succhiarlo, a succhiarlo mentre la chiamava troia e lei inaspettatamente, non rispose che tale termine non le piaceva.

I due la trattavano da troia, ma a lei piaceva molto. Michael le disse che le sborrava dentro e Filippo le sborrò in bocca, dove ingoiò tutto.

Poi Filippo le andò a leccare la fica piena della sborra del fratello. Lei domandò se non gli faceva impressione dato che era del fratello, ma lui disse che l’amava proprio per quello. Filippo baciò sulla bocca il fratello con passione. Lorenza era un po’ sconcertata, visto che si trattava di un rapporto incestuoso, anche se i fratelli erano stati adottati. Disse che avrebbe voluto vederli mentre si inculavano l’un l’altro e loro le risposero che l’avrebbero fatto e che non era la prima volta che lo facevano.

Filippo si mise dietro a Michael e prese dalla borsa che si erano portati dietro, un lubrificante per il buco del culo, lo mise un po’ sul buco del culo di Michael e poi iniziò a mettere dentro il suo cazzo, mentre Michael godeva, godeva.

A Lorenza piaceva molto quello che stava vedendo e si stava masturbando sulla poltrona. Infine, Filippo venne dentro Michael e invitò Lorenza a leccargli il buco del culo e mentre lei lo faceva, Filippo succhiava la sua fica generosa e bagnata dalla masturbazione.

Poi, non si sa come, Lorenza si trovò sdraiata sul letto con i due che leccavano insieme la fica e mentre stava per venire Filippo la penetrò con il suo bel cazzo, mentre Michael succhiava i capezzoli del fratello. Lorenza venne selvaggiamente. Lei disse loro che era eccitata dal rapporto incestuoso tra i fratelli e dal fatto che uno fosse bianco e uno nero. Loro dissero che la capivano che avevano già avuto lo stesso effetto su altre donne. Molte, come lei, le avevano trovate mentre lavoravano e altre perché avevano risposto ad annunci erotici. Lei rispose che non avrebbe avuto il coraggio di mettere un annuncio, ma ultimamente aveva scopato moltissimo con molti uomini, visto che con il marito non lo faceva. Loro risposero che la capivano perché la maggior parte delle donne, con cui scopavano erano nella sua stessa situazione. Lei curiosa domandò loro, quando avessero iniziato i loro giochini e loro risposero che avevano iniziato da adolescenti sia a scopare tra di loro, sia a scopare con donne più grandi di loro, perché le coetanee adolescenti, non si sarebbero prestate a tutto ciò. Lei chiese se non avessero una fidanzata e loro risposero che l’avevano, ma erano coppie aperte. Le loro fidanzate molto spesso facevano l’amore tra di loro e loro si eccitavano parecchio a vederle e a scoparle entrambe. Lorenza rispose che il marito non era di così larghe vedute.

Lorenza disse che si era eccitata pensando a loro con le loro fidanzate e domandò con molto imbarazzo se nei loro giochi avessero mai coinvolto un’altra persona ossia un’altra donna. Loro risposero di sì e che si trattava quasi sempre di un’amica delle fidanzate. I fratelli non sapevano se le fidanzate avrebbero accettato un’estranea, con cui loro avevano già fatto sesso. Lorenza disse che non sapeva perché avesse fatto quella domanda e che potevano fare finta che non l’avesse fatta. Michael e Filippo dissero invece che l’avrebbero vista volentieri giocare con le fidanzate e le dissero che l’avrebbero convinte a tutti i costi.

Quindi, si sdraiarono un po’ per riposarsi e poi rimasero d’accordo che si sarebbero sentiti presto per giocare anche con le fidanzate.

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