Incontro al museo

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Gen 29, 2023

Francesca era emozionata perché era nel museo in cui desiderava andare da molto tempo, per vedere il “Cristo morto” di Andrea Mantegna.

Lei non era religiosa, ma le piaceva quel quadro perché il Cristo non era in piedi, ma sdraiato e in primo piano c’era un piede un po’ piagato.

Il museo era la Pinacoteca di Brera a Milano, non era molto affollato, ma nella sala del “Cristo morto” c’era un uomo vicino al quadro.

Francesca era infastidita, voleva vedere assolutamente quella tela, ma non voleva chiedere spazio a quell’individuo.

L’uomo si voltò, era alto e con due occhi neri ardenti, che la scrutarono con interesse.

Francesca non era una vamp e quel giorno si era vestita comoda senza niente di aderente o sexy.

Lui le fece spazio senza dire nulla, ma accennando un sorriso cui lei rispose allo stesso modo.

Ad un certo punto Francesca svenne e mentre stava per cadere sul pavimento due braccia vigorose la sostennero prima che si facesse del male.

Anche un custode venne a vedere che fosse successo e si prodigò per portarle acqua e zucchero per tirarla un po’ su.

Ero allo stesso tempo indispettita e in estasi per la forte attrazione che provava verso il suo salvatore e anche per lui sembrava essere lo stesso da come la guardava.

Il custode venne e ruppe l’idillio. Il custode aveva portato anche una sedia, su cui a malincuore Francesca si sedette.

Nel frattempo, il suo soccorritore si presentò: si chiamava Pietro e anche lui ammirava molto il quadro del Mantegna ed era venuto apposta per vederlo.

Francesca gli disse che non era un’esperta d’arte, ma che quel quadro l’aveva colpita ed era anni che voleva vederlo.

Pietro rispose che anche per lui era lo stesso.

Francesca rimase seduta per una ventina minuti finché sentì ritornare un poco le forze, così Pietro cavallerescamente le diede il braccio su cui appoggiarsi e uscirono dal museo.

La donna aveva un fitto programma di visite a musei e mostre, ma si sentiva troppo stanca e desiderava solo un letto.

Pietro le chiese se non fosse il caso di andare al pronto soccorso, ma Francesca rispose che voleva solo dormire.

Lei pensava di essere stata colpita dalla sindrome di Stendhal ossia capogiri, vertigini, talvolta allucinazioni che si hanno al cospetto di opere d’arte specie in spazi limitati.

Lo disse a Pietro e lui rispose che poteva essere, ma non lo sapeva.

La portò al suo hotel con un taxi e si scambiarono il numero di telefono.

Lui si raccomandò di farsi vivo per qualsiasi cosa.

Pietro disse che sarebbe andato a vedere “Il cenacolo” di Leonardo.

Francesca rispose che aveva in programma di vederlo appena si fosse rimessa in piedi.

Lei si mise a letto e si svegliò alla sera molto affamata, quando il ristorante dell’hotel era già chiuso.

Il concièrge fu molto gentile e le ordinò una pizza, che arrivò una mezz’ora dopo.

Francesca la mangiò e si riaddormentò fino alla mattina successiva, quando si alzò alle sei come sua consuetudine.

Lei era in piene forze e uscì per una passeggiata mattutina, poi tornò, si fece la doccia e scese a fare colazione.

Francesca aveva in programma di visitare vari musei e mandò un whatsapp a Pietro per chiedergli se l’accompagnava.

Lui rispose che l’avrebbe fatto molto volentieri e le chiese se stesse bene. Lei rispose che era in piene forze e sperava che quel giorno nessuna opera d’arte le facesse lo stesso effetto del “Cristo morto”.

Si accordarono per incontrarsi poco dopo.

La giornata trascorse frenetica, ma molto piacevole. I due scoprirono anche di essere dei lettori forti e molto appassionati di musica, che consideravano essenziale nella loro vita.

Pietro si comportò correttamente anzi a dire la verità a lei sembrava un po’ frenato.

La sera si dovevano vedere al ristorante e Francesca osò, mettendosi un vestito osè, molto scollato sul davanti, che metteva in mostra parte dei suoi seni abbondanti.

Pietro si era vestito più elegante di quanto l’avesse visto fino a quel momento.

Lui le disse che era bellissima, ma non la baciò sulla bocca come avrebbe sperato Francesca.

Pietro la guardava con più interesse del solito, ma sempre molto controllato.

Francesca durante la cena, si sfilò una scarpa e mise senza indugi il piede sul cazzo di lui che era già abbastanza duro.

Pietro disse che aveva caldo e si sbottonò un po’ la camicia. Nel frattempo, Francesca continuava a strusciare il piede sul suo cazzo, finché sentì che era in erezione.

Pietro era paonazzo, un po’ in imbarazzo da come parlava a monosillabi a Francesca, che invece riusciva ancora a sostenere una conversazione brillante.

Lei con gli occhi gli fece capire che voleva di più, lui aprì la zip e lei sentì il pene pulsante sotto il suo piede.

A questo punto, anche lei non riusciva più quasi a parlare e stava sudando un po’ per l’eccitazione e un po’ per il brivido di fare una cosa simile in un luogo pubblico.

A questo punto, Pietro fece una cosa che l’indispettì, si tirò su la zip, chiese il conto e si fece chiamare un taxi, chiedendo a Francesca di andare con lui.

I due andarono nel suo hotel, nell’ascensore si misero l’uno nella braccia dell’altro e nella camera si spogliarono rapidamente, buttando i vestiti a terra.

Francesca vide che Pietro era sempre in erezione e senza dire nulla lo fece sdraiare e si mise sopra a cavalcarlo.

Lui venne rapidamente e si scusò, ma lei gli disse che avevano tutta la notte per giocare tra loro.

Pietro rispose che era vero e le disse che avrebbe voluto baciarla appena l’aveva vista, ma non sapeva se lei fosse impegnata.

Francesca non rispose nulla, lo baciò con passione in bocca e lui rispose con uguale intensità.

Nel frattempo, le sue mani percorrevano il corpo di Francesca e si soffermarono sulla sua fica.

Lui esplorò le sue labbra sporgenti, il suo clitoride cicciuto e le disse che aveva una gran fica che voleva scopare per bene.

Lei gli chiese se la poteva leccare dopo essersi lavata, ma lui la sorprese dicendo che amava leccare il proprio sperma.

Francesca disse che era un porco e lui rispose che anche lei lo era, dato il comportamento al ristorante.

Lei gli disse che non si era mai comportata così in vita sua.

Lui si mise a leccarla con perizia, facendola venire diverse volte finché lei gli chiese di dargli il suo cazzo in bocca.

Pietro glielo diede e lei constatò che era un bel cazzo ed era mezzo duro. Lei si mise a leccarlo e succhiarlo finché lui non fu di nuovo in erezione.

Pietro le voleva sfondare la fica, così lei si mise a gambe larghe e lui procedette a penetrarla con forza e vigore con lei che urlava dal piacere, per cui le mise una mano sulla bocca per attenuare il rumore delle sue urla.

Francesca venne svariate volte finché lui le chiese dove dovesse eiaculare e lei rispose nella sua bocca, che accolse il suo seme con golosità e lo ingoiò fino all’ultima goccia.

Lei non era ancora sazia del suo cazzo e continuò a tenerlo in bocca, finchè gli disse che non era mai stata tanto soddisfatta a letto.

Pietro le disse che di solito non era così porco, ma evidentemente con lei c’era una chimica particolare.

Francesca si mise su un fianco e Pietro dietro di lei le accarezzava il culo, lo baciava mentre con una mano la masturbava dolcemente, facendola venire ancora.

Lei aveva ancora voglia e si mise a masturbarsi messa alla pecorina.

Pietro disse che non aveva mai visto una donna masturbarsi in tale modo.

Lui si eccitò moltissimo vedendola e le disse che non era solo porca, ma troia.

Lei ci rimase un po’ male, ma non gli disse nulla perché voleva continuare quella nottata con lui.

Pietro prese qualcosa e si mise a carezzare l’ano di Francesca con un lubrificante apposito.

Francesca gli disse che non l’aveva mai fatto e Pietro rispose che era l’ora. Lui le fece sentire la punta del cazzo sul buchino e lentamente, ma inesorabilmente la inculò.

Lei in primis sentì dolore, ma poi ondate di piacere mai provato la travolsero come non mai, finché non sentì lo sperma caldo di Pietro.

Lui le disse che quella era sicuramente la migliore inculata che avesse mai fatto in vita sua, forse c’era anche l’orgoglio di averla sverginata lì.

Francesca ammise che era stavo incredibile e gli disse che aveva una grande voglia di masturbarsi.

Sì, era senza limiti già da sola, ma con lui, lo era ancora di più.

Pietro disse che era la prima volta che una donna si masturbava davanti a lui senza vergognarsi.

Lei gli chiese di cosa dovesse vergognarsi visto che era una cosa naturale, da cui traeva molto piacere e di cui non riusciva a fare a meno.

Pietro le disse che la capiva perché anche lui amava masturbarsi, ma non l’aveva mai fatto davanti a una donna.

Lei si mise a masturbarsi sdraiata a gambe larghe con una mano sul seno destro a titillare il capezzolo che si inturgidì in brevissimo tempo.

Pietro si mise a baciarla in bocca e a toccargli i capezzoli fino a che non fu nuovamente pronto per penetrarla più dolcemente di prima, ma sempre con vigore.

Lei godette in maniera meno rumorosa di prima, finché lui le chiese se poteva sborrargli in bocca e lo fece in maniera copiosa.

Lei lo baciò in bocca, lui si mise dietro di lei e le disse che era il caso di dormire qualche ora se domani avevano intenzione di vedere qualche museo.

Francesca disse che avrebbe trovato interessante anche stare a letto con lui. Non era mai stata un intero giorno a letto per fare sesso.

Pietro rispose che lui l’aveva fatto e che era una bella maniera di trascorrere il tempo.

Smisero di parlare e si addormentarono stanchi, ma molto soddisfatti.

💥 CONTINUA A LEGGERE 💥

ADD COMMENTS | Tags : , , ,

La vicina di casa

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Gen 28, 2023

Da tre anni abito in un nuovo appartamento nelle immediate vicinanze del mio lavoro. Sono Mario, ho trentacinque anni, e faccio il conducente di mezzi del sevizio pubblico. Sono alto uno e ottantacinque, moro, occhi scuri, spalle larghe e fisico ben curato; sessualmente mi definiscono ben dotato. Non sono sposato. Il mio lavoro mi offre spesso l’occasione di incontri interessanti, dai quali ricavo avventure che soddisfano appieno la mia insistente voglia di sesso, vissuto nel modo più porco possibile. Nell’appartamento, sopra il mio, vive una coppia. Lei una bella donna, alta, capelli scuri, una terza molto abbondante di seno, belle gambe, ma che conduce una vita alquanto dimessa, quasi a non voler farsi notare, schiva al punto da cercare di non destare attenzioni. Lui è il classico tipo molto serio, riservatissimo e d’indole molto docile. Credo che, in casa, sia lei a “portare i pantaloni.” Con loro ho solo scambiato qualche saluto, quando ci si incontra per le scale e, una sera, son rimasto ad osservar lei che saliva davanti a me, ammirando il suo bel culo, anche se coperto da un abito che lo risaltava poco. Con lui ho scambiato qualche parola in più, alle riunioni di condominio, ma inerenti a quelle sole questioni; mi son convinto che fosse un timido, completamente fuori luogo. Un pomeriggio stavo ritornando a casa dopo il lavoro, e, causa l’immancabile cantiere sulla tangenziale, c’era una fila pazzesca. Decido di fermarmi a bere un caffè nell’area di rifornimento. Quando son giunto davanti al bar, vedo la mia vicina di casa che guarda, sconsolata, dentro il cofano aperto della sua vettura. Il titolare del distributore le spiega che c’è un tubo rotto e che, solo l’indomani, il meccanico dell’officina lì presente, potrebbe aggiustarlo. Lei si gira, mi vede ed io mi avvicino sorridendole.

«Mi scusi, la vedo in difficoltà, le posso esser utile?»

Lei mi guarda come se fossi un soccorritore che la salva dal naufragio.

«Oh, grazie, non saprei come tornar a casa: la mia auto ha fatto i capricci ed il mio cellulare ha la batteria scarica.»

Le offro un caffè, che lei accetta, e ci presentiamo. Scopro che si chiama Giuseppina, ma lei preferisce Giusy, sposata con Claudio; ha un figlio ormai grande, che è un ufficiale di Marina. Si stempera la sua tensione e, lentamente, riprendiamo il cammino verso casa. Immediatamente ci ritroviamo in fila che procede lenta. Si lamenta del traffico.

«Accidenti al solito cantiere: questa strada è diventata impercorribile; sai quando la impegni, ma mai quando la lascerai.»

Le rispondo, rivolgendole un sorriso.

«Sì, è vero, ma, tra le tante volte che sono stato in coda, questa sera è la prima volta che non ho fretta di rincasare.»

Lei intuisce il complimento, sorride, poi si gira verso il finestrino, osservando il tramonto dietro grosse nuvole. Mi incalza con malizia.

«Lei è sempre così gentile con le donne cui da un passaggio?»

Le ribatto sorridendo.

«No, solo con le belle signore che abitano nel mio stesso palazzo ed una, in particolare, che spesso ammiro.»
Lei mi guarda fisso negli occhi, poi sorride.

«Voi uomini: sempre pronti a stuzzicare, quando se ne presenta l’occasione. Come mai un bel ragazzo come te, non ha una moglie e dei figli?»

Mi chiede passando dal lei al tu.

La guardo, sorrido e contrattacco.

«Come mai una bella signora come te, con un fisico da sballo come il tuo, vive una vita defilata, di basso profilo, quasi avesse paura di esser notata, quando potrebbe oscurare il sole, se solo lo volesse?»

Lei sorride, poi con un tono decisamente triste, replica:

«Sono passati i tempi in cui amavo andar fiera della mia bellezza; oggi mi limito a far la moglie. Vivo del mio lavoro e cerco di farmi notare il meno possibile e, poi, non è vero che ho un corpo da sballo: tu, che ne sai?»

La guardo e decido di affondare il colpo.

«Credimi, sei una gran bella donna. Farei carte false per averti fra le braccia. Invidio tuo marito che può averti tutte le notti nel letto; a me è bastato ammirarti una volta, mentre salivi le scale, per eccitarmi, poi, mi son dovuto segare per calmare i bollenti spiriti.»

Lei mi guarda, fingendo stupore o indignazione, ma poi si rilassa e sorride.

«Sì, figurati se una vecchia come me, possa eccitarti! Chissà quante donne più giovani di me, ti porti a letto?»

Insisto e attacco giocando il tutto per tutto.

«Scherzi?! Tu vecchia? Ne vorrei di “vecchie” come te e poi, guarda, il solo averti qui, me lo fa tirare!»

Lei si gira ed osserva stupita la mia mano, che evidenzia il pacco già duro.

«Smettila di dir scemenze e dai, che la fila è finita: andiamo a casa.»

Pochi minuti dopo, siamo nel parcheggio del fabbricato, dove lui ci accoglie preoccupato. Bastano poche parole di lei, per calmarlo. Lui mi ringrazia e, insieme, saliamo le scale di casa, poi, quando arrivo al mio pianerottolo, mi giro e vedo lei che evidenzia, il movimento del corpo per salire, facendo risaltare il suo meraviglioso culo, salendo dietro di lui. In cima, si gira, mi sorride e fa l’occhietto divertita. Passano dei giorni e la vedo solo di sfuggita, quando innaffia le piante sul terrazzo o quando va al lavoro, ed è sempre scambiandoci un breve cenno di saluto. Una mattina che ero di riposo (la sera prima avevo finito il turno molto tardi), mentre facevo la doccia, sento suonare alla porta. Metto un asciugamano legato alla vita e vado ad aprire. Immaginate il mio stupore quando me la trovo davanti. Mi chiede, guardando stupita il mio corpo nudo.

«Puoi prestarmi del caffè?»

Mi rendo subito conto che si tratta di una scusa, la faccio entrare e la invito in cucina, dove inserisco una cialda nella macchina del caffè e ne porgo una tazzina a lei, che lo beve in silenzio, mentre mi osserva. Dopo aver bevuto, mi volto per metter la tazza nel lavandino, quando sento, d’improvviso, le sue braccia cingermi da dietro, sotto le ascelle, e le sue mani stringere i miei pettorali, mentre il suo seno si schiaccia contro la mia schiena. Restiamo un attimo immobili, poi mi giro, la guardo e le nostre bocche si uniscono in un bacio carico di desiderio e passione, mentre le nostre lingue si toccano, s’inseguono, si succhiano facendo presagire la forza del desiderio che si è impossessato di noi. Dopo un lungo attimo, mi stacco da lei e passo le mie labbra sul suo collo. Le succhio il lobo dell’orecchio, le accarezzo la nuca, lei geme, poi si stacca da me, mi fissa, poi, parla con un fil di voce, terribilmente languido:

«Lasciami andar via o non me ne andrò più.»

La mia risposta è eloquente. La prendo in braccio e la porto in camera, dove la depongo sul letto e la spoglio velocemente. Nuda è un vero spettacolo. Il ventre quasi piatto, i seni belli grossi e duri, che non presentano un minimo di cedimento, le cosce lisce e ben tornite, ed un magnifico triangolino di pelo che m’invita a leccarlo tutto. Mi distendo su di lei. Sento il fuoco del suo ventre al contatto del mio cazzo duro sullo spacco della fica, che già si è inumidita. Lecco i seni, li mordo e le strappo un primo gemito di piacere. Poi, lentamente, scivolo verso il basso, indugio sull’ombelico e lei, al limite, mi afferra i capelli e mi spinge verso lo spacco: esito ancora un attimo ed ora è lei ad implorarmi.

«Dai, ti prego: non resisto!»

Incollo la mia bocca sulle sue fradice labbra, da cui sta già sgorgando nettare prelibato. Lecco, succhio e raccolgo tutto con la lingua, insinuandomi fra le pieghe del suo sesso, ormai ridotto ad un lago. Afferro con le labbra il clitoride durissimo e molto pronunciato, lo succhio e lei parte in un primo folle orgasmo.

«ODDIO! vengo!»

Trema scossa da brividi di piacere. Il suo corpo s’inarca e poi crolla di colpo, per poi tendersi ancora, mentre io continuo a lappare il nettare che sgorga copioso. Mi tiene la testa schiacciata sulle sue labbra. Lecco e succhio come un dannato, strappandole un nuovo orgasmo. Gode, geme ed urla di non fermarmi. Tende di nuovo il suo corpo ad arco, poi cade di colpo immobile, quasi svuotata di ogni energia. Resto stupito dalla facilità con cui l’ho fatta godere. Improvvisamente lei ha un guizzo, si gira e si distende al rovescio, s’impossessa con decisione del mio cazzo durissimo e prende a succhiarlo, leccarlo e segare a due mani. Scorre la lingua lungo l’asta, poi si infila le palle in bocca. Le succhia, poi risale ed imbocca la cappella, tenendola ben stretta fra le labbra, mentre la lingua si muove come un serpente impazzito. Subito mi rendo conto che la tipa sa il fatto suo. Ne ho conosciute poche di donne capaci di succhiare il cazzo così, da vera ed esperta, consumata, bocchinara. Poi di colpo sale su di me e lo imbocca fra le labbra del suo fradicio sesso. Resto immobile e lei s’impala da sola; scopro che è strettissima. Resto stupito da questa scoperta. Sento il mio cazzo aprirsi letteralmente la strada dentro di lei, che spinge in basso il suo corpo, mentre la bocca si apre per gridare, senza però emettere alcun suono. Scivolo profondamente dentro di lei. Quando sbatto con la punta sul fondo, lei gode e vibra scossa da una scarica di piacere che mai ho visto invadere una donna. Le lascio assaporare fino in fondo l’orgasmo, poi le afferro i seni e le torturo i capezzoli durissimi. Lei, dopo un momento, mi fa inarcare le gambe, si appoggia su di esse con la schiena e comincia ad ondeggiare avanti/indietro, senza sfilarsi un solo millimetro di cazzo da dentro. Ben presto gode, trema e si scuote per il piacere. La guardo estasiato. Perdo il conto di quante volte ha gridato “vengo”. Poi la distendo di lato. Lei si stringe a me, mentre io la scopo con un movimento lento, ma costante, deciso, vibrato e lei gode ancora. Cambiamo spesso posizione, poi lei s’inginocchia e m’invita a prenderla da dietro.

«È da tanto che non mi montano da dietro. Un tempo era la mia posizione preferita.»

Mi piazzo dietro di lei ed infilo lentamente tutto il mio cazzo fino in fondo. L’afferro per i fianchi e incomincio un lento, ma costatante pompaggio, che le procura subito altro piacere. Gode, si dimena e sculetta, assecondando i miei affondi, poi, scossa dall’ennesimo orgasmo, si lascia afferrare da me per i seni. La sollevo, in ginocchio, le impasto le mammelle con i capezzoli duri come chiodi. Al massimo della porcaggine, le porto una sua mano sulla fica e le ordino perentorio, con tono severo:

«Toccati, che godi di più.»

Lei scorre la sua mano sulle labbra, sfrega con le dita il grilletto e scivola fino a sentire le mie palle, che massaggia lentamente. Dopo aver goduto, si distende supina, alza le gambe fino a toccare le spalle con i talloni.

«Prendimi così! Voglio vederti mentre godi, sborrami dentro! Dai, è da tanto che non sento il piacere di un caldo schizzo di sborra, dentro di me!»

Sono al limite anch’io, ma voglio strapparle l’ennesimo orgasmo. La pompo con decisione e, al suo grido, le sborro dentro.

«Eccomi! Sborro! Ora!»

«Che bello! Ti sento! Sei bollente!»

Lentamente ci distendiamo e riprendiamo fiato. Lei nota, dalla radiosveglia, che sono quasi tre ore che la sto scopando.

«Devi andare a casa?»

Lei mi sorride.

«No, oggi non viene a casa. In albergo hanno un convegno e resterà fuori fino a sera.»

Le offro di mangiare insieme qualcosa, accetta. Prima ci infiliamo sotto la doccia, dove riprendiamo a baciarci, toccarci. Lei mi sega, mi succhia e si strofina su di me come una gatta in calore. Quando son di nuovo in tiro, mi porta in cucina, dove prepariamo, fra baci e toccamenti vari, un piatto di pasta da mangiare, restando sempre nudi. Lei mi fa sedere, poi s’impala sul mio cazzo e volgendomi le spalle prende, con una forchetta due rigatoni, uno per lei e uno per me, mentre continua a muovere i fianchi, ben piantata sul mio cazzo. Mentre mangiamo scopando, mi racconta un po’ di lei.
A diciassette anni si era innamorata del socio di suo padre, un maschio molto fascinoso, che l’ha iniziata al piacere del sesso. Le aveva insegnato tutto, sverginandole sia la fica che il culo. Ne era stata così presa da lui, che lo assecondava in ogni desiderio. Scopavano in ogni luogo o momento possibile e, per non aver problemi, lui le sborrava solo in culo o in bocca, perché era estasiato dalla sua bravura nel succhiare il cazzo. La tresca, però, non era sfuggita alla moglie dell’amante, che aveva minacciato un casino e, poiché era la moglie a finanziare la loro impresa, i suoi genitori non trovarono di meglio che farle sposare Claudio, uno di sei anni più grande, che già lavorava qui come cuoco. Per dispetto, lei, nell’ultimo mese prima di sposarsi, si era fatta ingravidare dal suo amante. Con Claudio si era trovata davvero male. Ottimo marito, ma una frana a letto. Lui, non appena appoggiava il cazzo sul suo pelo, schizzava senza nemmeno darle il tempo di un minimo di godimento. Per un po’, aveva pensato di tradirlo, ma aveva da poco ottenuto una cattedra come insegnante e non voleva far nascere casini. Una sera, stanca della solita schizzata di lui, si è ribellata:

«Così non si può continuare! Tu hai appena goduto ed ora è il caso che mi lecchi e fai goder anche me, altrimenti domani la darò al primo che passa!»

Lui aveva esitato un attimo, ma, vista la sua determinazione, aveva eseguito un perfetto lavoro. Per molto tempo era diventato il loro “gioco.” Tu vieni, allora pulisci ed io godo. Col tempo si era dedicata sempre più alla cura del figlio, che era cresciuto sano e forte, fino a diventare ufficiale di Marina. Poi smette di mangiare, si solleva e mi trascina di nuovo in camera e mi dice, sorridendo:

«Ho ancora fame di te.»

Torniamo a letto. Ora siamo entrambi consapevoli che sarà diverso, siamo più calmi, rilassati, ora vogliamo più il piacere che sfogar la nostra voglia. Lei si diverte a succhiarmi. È fantastica. Lo infila tutto in gola con estrema facilità, poi mi guarda e mi sorride.

«Dai, fammi il culo! Ma, ti prego, fa piano: sono davvero tanti anni che nessuno me lo sfonda più.»

Mi metto dietro di lei, lo lecco, succhio e umetto con la lingua. Infilo dentro un dito, poi due. Lo avverto solo un attimo rigido, poi, lentamente, si rilassa e lei insiste affinché la prenda. Infilo la punta e, pian pianino, cercando di non farle male, spingo dentro il mio palo. Lei mi fa fermare un momento, poi, inaspettatamente spinge con forza il suo corpo all’indietro e s’impala di colpo.

«Hhaaiiii…fermo…cazzo, come sei grosso…mi spacchi! No…dai, muoviti, ma piano…»

Limo lentamente quel buco, che si dilata sempre più, fin quando la sento godere. Ci distendiamo di lato. Le metto una mano davanti e le torturo il bottoncino, che serve a procurarle altro piacere. Infilo l’altro braccio sotto di lei e le metto due dita in bocca, mentre ne pianto uno anche in fica e le sussurro all’orecchio.

«Immagina che tre maschi ti stiano scopando!»

Lei ha un violento orgasmo, indice di una fervida fantasia che l’ha subito eccitata.

«…uumuhmhh…sì, porci, depravati, sfondatemi…vengo!»

Trema e gode in maniera completa. Mi fa distendere e, salita su di me di spalle, mi fa inarcare le ginocchia, vi si appoggia e muove lentamente il culo, scopandosi da sola, facendo restare me immobile. Mi guarda e si masturba con la destra, mentre, con l’altra mano, si tocca il seno. Mi guarda vogliosa e si passa la lingua sulle labbra, in maniera da perfetta porca. Poi, con me disteso, lei si gira tenendo sempre il cazzo infilato nel culo e, usandolo come perno, mi attira su di sé e mi chiede di venire ancora. Io le sorrido con falsa modestia.

«Credo che sarà un po’ difficile: mi hai spremuto a dovere.»

Lei mi guarda maliziosamente e poi si sfila, si distende e comincia una delle pompe più fantastiche che abbia mai ricevuto. Mi succhia incavando le guance. Lo infila in fondo alla gola, poi lo sfila lentamente, facendomi sentire i denti che lo “rigano”. Mi procura un mix di dolore/piacere sconvolgente. Per ben due volte si ferma e, quando sento che sto per venire, le afferro il viso fra le mani e prendo a scoparle la bocca, affondando tutto il cazzo in gola. Mi ferma, poi sorride:

«Ce ne hai messo di tempo per deciderti a scoparmi in bocca? Avvertimi quando vieni, che voglio gustarmi per bene tutta la tua sborra.»

Lascio libera la sua testa, lei appoggia le mani ai miei fianchi e detta il ritmo. Poi quando sto per venire la blocco e mi permette di schizzarle in bocca. Lo succhia, spreme e munge le palle con la mano, fino a che non esce anche l’ultima goccia. Apre la bocca e mostra orgogliosa la sua lingua ricoperta della mia semenza, l’assapora e poi l’ingoia. Si distende su di me e mi bacia. Restiamo per circa un’ora distesi a parlare del futuro, che ci riguarda, poi se ne va. Per tre giorni il mio lavoro mi tiene lontano da lei, poi al ritorno, m’invita a cena. Resto un momento incerto. Lei mi assicura che non ci sono problemi, lui sa tutto e non ha nessun pregiudizio nei miei confronti, anzi, mi reputa una persona a modo. Quando suono alla sua porta, mi apre lui, mi saluta cordialmente e trovo la casa immersa in un’atmosfera romantica, con luci soffuse, tavola imbandita con candele accese. Lei appare bellissima, mi bacia in bocca con trasporto, poi ci sediamo a tavola e lui ci serve una cena buonissima. Ci scambiamo coccole e, una volta finito di mangiare, andiamo in camera, senza che lui ci dia il minimo disturbo; lei, spogliandosi, mi propone:

«Scopami qui, nel mio letto.»

La scopo con ardore e passione, le faccio urlare ripetutamente il suo piacere. Le sfondo anche il culo e le riempio la bocca di sperma. Quando è sazia, mi rivesto sommariamente e lui mi accompagna alla porta, ringraziandomi per il piacere che ho procurato a sua moglie. Da quella sera, sono passati otto mesi, in un crescendo d’intense emozioni. Ha cambiato il suo look, in particolare, quando esce con me. Abbigliamento molto succinto e tacchi vertiginosi. Al suo primo carsex, è rimasta sconvolta. Piegata a novanta, appoggiata al cofano dell’auto con me dietro che le sfondavo il culo, mentre lei succhiava e faceva godere cinque maschi. Un’altra volta, sull’autostrada, l’ho fatta scopare da tre camionisti, contemporaneamente, che l’hanno sbattuta come una puttana, facendola godere tantissimo. Poi le ho fatto conoscere i prive’. La prima volta ha passato due ore a godere fra le braccia di una donna, esperienza che l’ha veramente affascinata. Le è piaciuto così tanto, che la volta successiva ha voluto provare anche il Gloryhole. È impazzita dal piacere a succhiare più di dieci cazzi che spuntavano dai buchi nel muro, per poi farsi sborrare in viso e sulle tette. Non contenta si è fatta scopare da due tipi MOLTO dotati, che l’hanno realmente aperta. In estate siamo andati in Corsica insieme, solo io e lei. Provare a star nuda fra la gente l’ha fatta eccitare tantissimo. A volte ci dovevamo trovare un posto appartato per scopare da quanto si bagnava. Prima del ritorno, le ho organizzato una Gang, con altri cinque maschi. Siamo stati un pomeriggio intero a scoparla, per poi ricoprile il corpo di calda sborra. Tutto documentato da relative foto, che poi lei ha mostrato a lui, che ne è rimasto molto compiaciuto. Col tempo ho capito quale sia il rapporto fra loro. Con me lei fa sesso, forte, trasgressivo, a volte estremo, ma con lui ha un’intesa fortissima. Me ne son reso conto, dopo alcune volte, quando la scopo a casa sua e, mentre lei gode sul mio cazzo, lui ci osserva in silenzio, nella penombra della camera e, quando lei gode, volge lo sguardo verso di lui, che annuisce soddisfatto. È innegabile l’amore che ha per questa donna che venera come una dea. Circa tre mesi fa, è giunta, nel nostro condominio, una giovane coppia. Lui un ragazzone sempre impegnato a far mille sport, mentre lei un tipino dall’aria timida. Di media statura, bionda con due labbra molto invitanti, seno piccolo, forse meno di una terza, due gambe snelle e ben tornite, sormontate dal suo pezzo forte: un culo perfetto, che lei evidenzia con indumenti che ne risaltano la procacia. Giusy mi fa notare che la ragazza indugia a lungo con lo sguardo, quando mi vede passare. Io ammetto che un bel pensierino su quel culetto l’ho fatto. Poi una volta mi ha chiesto all’improvviso.

«Ti piacerebbe averla nel letto con noi?»

Colto alla sprovvista son rimasto sul vago.

«Ammetto che non mi dispiacerebbe, ma son giovani e sposati da poco, dubito che si possa realizzare.»

Lei mi sorride maliziosa.

«Lascia fare a me: è una donna e fra donne l’intesa è più rapida.»

Non so come abbia fatto, ma dopo una settimana era nel letto in mezzo a noi. Silvia, questo è il suo nome ha una passione profonda per leccare le donne, in particolare la fica, meglio se ben farcita di calda sborra, passione che ha subito contagiato anche Giusy. Per me questo va molto bene, per cui il nostro passatempo preferito è diventato questo: io ne scopo e faccio godere una, poi le inondo la fica, che viene ripulita dall’altra, mentre quella che ha goduto provvede a succhiarmi il cazzo per farlo tornare ben duro per scopare anche l’altra. Con la complicità di Giusy, le ho sfondato anche il culo, che era vergine. All’inizio si è un po’ lamentata per il dolore, ma con Giusy che le succhiava il clitoride, con due dita ben piantate in fica, il piacere ha avuto ben presto il sopravvento ed ora si lascia inculare tranquillamente, ma esige che le sborri sempre in fica. Due mattine fa, mi suonano entrambe alla porta, entrano e sono radiose, felici. Silvia sprizzava contentezza da tutti i pori, mi abbraccia sorridendo ed esclama con entusiasmo.

«Sono incinta!»

Resto un momento stupito. Certo, in questi mesi le ho farcito abbondantemente la fica di sborra, ma credevo usasse delle precauzioni. Lei legge il velo d’inquietudine sul mio volto, mi abbraccia più forte e mi bacia.

«Tranquillo. Non ci son problemi, un cornuto che lo alleva ce l’ho anch’io!»

Ridiamo tutti e tre di gusto e poi ci dedichiamo al nostro passatempo preferito.

💥 CONTINUA A LEGGERE 💥

ADD COMMENTS | Tags : , ,

Bentornata

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Gen 23, 2023

Le vacanze di Natale nel mio paesino pugliese sono finite subito dopo l’Epifania, che come si sa, “tutte le feste porta via”.

Sono sempre combattuta tra due stati d’animo, quando vado via: se da un lato sono triste di lasciare amici e famiglia, dall’altro non vedo l’ora di tornare ai miei spazi, ai miei ritmi, alle mie cose.

Anche se questo vuol dire doversi sparare circa 12 ore di FlixBus.

Non potendo permettermi un volo o un treno, troppo costosi nel periodo natalizio, ho quantomeno preteso di poter godere di due posti su quel pullman verde. 

Così, al secondo piano, sul posto davanti, mi sono goduta il viaggio in santa pace.

Tutto sommato dodici ore scorrono via piuttosto facilmente, quando hai un telefono, il wifi e tre o quattro ragazzi che ti scrivono porcate su Whatsapp. 

Il sexting è da sempre una delle mie più grandi passioni.

Questo scambio di messaggi con il mio ragazzo e contemporaneamente con tre tipi praticamente sconosciuti, non hanno fatto altro che tenermi bella calda lì sotto. 

Ammetto di essermi anche toccata un po’, in alcuni momenti, sotto la giacca che copriva le mie pudenda. Chissà se il tizio nella fila accanto, che mi guardava di continuo, si è accorto di qualcosa.

Al mio arrivo nella piovosa Milano, intorno alle 19, Christian era già lì ad aspettarmi.

Non lo vedevo da due settimane, e le videochiamate (anche zozze, ma non solo) iniziavano a non bastare più. 

Scesa dall’autobus gli salto al collo e lo bacio, racchiudendo tra labbra e lingua tutti quei baci che in quasi venti giorni non ho potuto dargli.

Carichiamo il mio bagaglio e saliamo in macchina, sono esausta, ma siamo entrambi molto felici di rivederci.

O è così oppure ha un pennarello in tasca.

Poggio la testa sulla sua spalla mentre lui guida nel traffico. Le luci delle auto e dei lampioni creano una romantica atmosfera. 

Le sue mani, la sinistra sul volante e la destra che stringe il pomello del cambio, vorrei fossero gia impegnate su di me, ma dovrò aspettare.

Le mie però sono libere, e per fargli capire quanto mi sia mancato decido di slacciargli i jeans e di tastare quel “pennarello”.

Lo bacio sulla guancia, mentre inizio a segarlo piano. “Mi siete mancati un sacco…” gli sussurro. “…lui soprattutto…” mentre mi abbasso, incurante della città, a prenderglielo in bocca.

Non succhio con avidità, non voglio già farlo esplodere, non c’è cosa che desideri di più in quel momento che sentire il suo seme finirmi in gola, ma devo pazientare. 

Quindi lecco l’asta in tutta la sua lunghezza, gli massaggio i testicoli gonfi, succhio la cappella turgida, giusto qualche minuto, poi mi fermo. Rivesto quel tesoro di carne e torno a schioccargli un bacio sulla guancia. 

Ora so che quando saremo a casa farà fede a tutto quello che mi ha promesso nei messaggi. E la mia passerina non vede l’ora, già umida e bollente.

La casa dove abitiamo l’abbiamo soprannominata “Hotel Trainspotting”. Tre stanze da letto, due bagni, una cucina. Sei persone, un cane, due gatti, più le teche con i serpenti di uno dei coinquilini.

La fortuna è che siamo tutte coppie e tutti abbastanza accondiscendenti e amichevoli. E libertini. Ma questa è un’altra storia.

Appena tornati saluto tutti e mollo zaino e trolley nella mia stanza. Sono davvero sfinita dal viaggio, ma non andrò a dormire senza prima aver soddisfatto il mio appetito. E non quello dello stomaco.

Christian è in camera con me, si sta togliendo la giacca. Mi pongo davanti a lui, lo afferro per la felpa e sulla punta dei piedi cerco di raggiungere le sue labbra. Mentre mi bacia spingo il mio corpo contro il suo costringendolo ad arretrare fino al letto. 

Si siede sulle coperte e io mi metto a cavalcioni sulle sue gambe: “Avevi fatto una promessa…” gli dico. “Io mantengo sempre le promesse” risponde.

Abbasso così la zip della felpa e con un sorriso voglioso gli libero il petto tatuato. Gli bacio le labbra tenendo il suo viso tra le mani. Anche lui inizia a spogliarmi del cappotto e del maglioncino rosa. Mi solleva la magliettina sotto di esso e in un attimo le mie ciliegine dai capezzoli turgidi si offrono alla sua bocca. 

Mi lecca, succhia, morde i miei capezzoli donandomi piccole scosse elettriche di piacere. Mi accorgo che mi sto strusciando come una lurida sul suo pacco, già duro sotto i jeans. Non resisto. Lo spingo. Si stende sul letto. 

Mi alzo in piedi e mi tolgo i pantaloni, abbandonandoli insieme ai miei slip sul pavimento. Solo allora chiudo la porta, per evitare sguardi indiscreti (non che non mi abbiano mai vista nuda), e come una gattina vado verso di lui. 

Vedo il mio uomo, quello che da un annetto mi sono scelta come compagno di vita, di giochi e di porcate, liberarsi dei jeans e dei boxer, ora nudo e col cazzo perfettamente perpendicolare al suo corpo disteso in attesa di me.

Salgo in piedi sul letto e senza dire nulla mi metto a cavalcioni sul suo viso. Mi siedo sulla sua faccia e separandomi le grandi labbra offro la mia fighetta bagnata alla sua lingua. Lo sento leccare i miei umori, strusciarsi contro il mio sesso, lo sento torturarmi il clitoride e poi infilarmi la lingua dentro più che può, ed io ansimo, muovendo il bacino.

Afferro con entrambe le mani il mio cazzo preferito e con gli occhi chiusi dal piacere adagio il corpo sul suo. Inizio a succhiarlo, a baciarlo, come se tutto il mondo ora fosse ridotto in quel pezzo di carne dura. Mi schiaffeggio le guance e le labbra col suo cazzo, passo la lingua sulla cappella, raccolgo la mia stessa saliva che si mescola ai suoi umori, la guardo scivolare verso la base dell’asta e scomparire nello spazio tra le sue gambe e i suoi testicoli.

La sua lingua intanto mi fruga la passera come se stesse cercando un tesoro sepolto, mentre con le mani mi separa le chiappette e mi infila un dito nel sesso fradicio.

Mugolo, ansimo con la bocca piena. Ho una voglia assurda e più passano i minuti e più mi incendio. Mi sollevo, abbandonando quel cazzo solo temporaneamente, e mi rimetto seduta sul viso di Christian. Mi lascio andare a dei lamenti di piacere e mentre la sua lingua mi penetra, due delle sue dita, ben lubrificate dai miei stessi umori, si sono fatti strada nel mio buchino posteriore.

Mi masturbo il clitoride, mi muovo e godo, liberando un orgasmo che mi squassa proprio lì sul viso del mio uomo.

Com’è soddisfatto, lui, mentre io tremo e mi sollevo per stendermi accanto a lui. “E uno…” mi dice. Me ne aveva promessi diversi. Questo varrebbe due, ma non glielo dico. Sorrido e ricomincio a masturbarlo. La mia mano avvolge quel cazzo umido e lo sega piano. Mentre recupero le forze mi piego su di lui per spompinarlo ancora un pochino, lo sento ansimare. Poverino, crede che lo farò venire così. Mi fermo. Sono pronta.

Mi giro a cavalcioni e mi trafiggo la patata con quel cazzone. Non fa fatica alcuna, ad aprirmi le pareti della vagina, bagnata e vogliosa come sono. 

Inizio a cavalcarlo, le sue mani dapprima mi cingono i fianchi accompagnando i movimenti, poi una sale e mi afferra il collo. Mi stringe, di fatto concedendomi meno aria di quanto il mio ansimare necessiti. Sento le lacrime scivolare sul mio viso e sorrido, felice come una puttana eccitata. La sua puttana. Oggi solo sua.

Mi abbandono sul suo petto continuando a cavalcarlo e a farmi scopare, con dei movimenti che sembrano perfettamente coreografati. Lui mi rigira neanche fossi di pezza, mi viene sopra e mi penetra con foga. Sento quella musica splendida del suo corpo che schiaffeggia il mio, quel cazzo affondarmi dentro, i miei umori come pozzanghere calpestate dagli stivaletti dei bambini, le mie urla e i suoi rantoli da animale. 

Si stacca da me, con un gesto del braccio mi rivolta a pancia in giù e in un attimo è di nuovo dentro di me. Il mio culetto bianco come il latte si schiaccia contro il suo inguine mentre mi scopa. Ansimo e godo contro il cuscino, porto una mano sul clitoride che struscia contro la coperta e mi masturbo ancora. Vengo. Ora urlo. Non so quanto frenata dal cuscino, ma libero la mia voce mentre Christian non accenna a rallentare.

Ho le gambe che fremono, la fighetta ipersensibilizzata. Lui sembra percepirlo e piano si tira fuori. 

Con entrambe le mani mi solleva appena il bacino. Giro la testa verso di lui, lo guardo, mi sorride: “…due?” chiede. Non rispondo.

Sento una delle sue mani aprirmi le chiappe, uno sputo e la saliva che cola tra le natiche. La sua cappella bollente si affaccia alle porte del mio culetto e lentamente entra. 

Dolore e piacere si mescolano. Ogni volta è sempre così, con lui.

Scivola nel mio culetto finché può, resta immobile un attimo e ricomincia a pompare. 

Io lascio andare il mio piacere e stringo le coperte nei pugni. Lui mi scopa il culo e io godo forte. La mia mano è di nuovo sul mio sesso che mi accarezzo e mi penetro con indice e medio. Probabilmente ho un altro orgasmo. 

Lo sento aumentare il ritmo e ansimare sempre più forte. “Sì… sì… che bello…” gli dico. Vorrei essere più porca ma ho la testa svuotata dal piacere di quel momento.

Mi sbatte come se volesse smontarmi, sempre più forte. “Oh sì… oh sì, sto per venire…” mi dice una frazione di secondo prima che io senta l’ultimo colpo entrarmi tipo fino al cuore e il suo seme esplodermi dentro. Sento il suo sperma caldo inondarmi dentro e il suo corpo cadere sul mio. Sembriamo due cani che si ingroppano, luridi e felici. 

Si sfila dal mio buchetto che come un tortino ora lascia colare fuori tutto il suo sperma. 

Mi volto, scivolo sul suo cazzo e lo ripulisco, infilandomelo in bocca. 

Ci prendiamo un attimo di pausa restando stesi sul letto. Non diciamo nulla, facciamo parlare solo le nostre mani che si accarezzano.

“Avrei un po’ fame…” dico.

“Vado a prepararti qualcosa…” dice trasformandosi in un attimo nell’uomo perfetto.

“Sì, ma prima rivestiti, o finisce come l’altra sera…”

Ride. Si infila un paio di pantaloni della tuta che comunque mostrano il barzotto. Rido.

Esce dalla porta. 

Bentornata a casa, Mimì.

💥 CONTINUA A LEGGERE 💥

ADD COMMENTS | Tags : , ,

Marika trova lavoro in libreria

Posted by admin under Incontri Erotici on martedì Gen 17, 2023

Marika inaspettatamente trovò lavoro rapidamente in una libreria e si trasferì nella cittadina dove era questa, grazie al titolare che le diede un anticipo e garantì presso il suo amico che era il padrone di casa.

Il titolare della libreria l’aveva assunta per il suo amore per i libri, ma anche perché le piaceva.

Marika non se lo filava perché gli disse chiaramente che finché non aveva chiarito con il marito, non voleva farlo ulteriormente arrabbiare.

Il titolare che si chiamava Alberto le disse che la capiva, ma dall’altro lato non smetteva di stuzzicarla finché un giorno in magazzino, i due si baciarono.

I due non si staccavano più finché non sentirono che qualcuno era entrato in libreria.

I due si rimisero in ordine e andarono a servire il cliente.

Marika era scombussolata perché il bacio le era piaciuto moltissimo e non vedeva l’ora che si ripetesse.

La giornata trascorse in maniera frenetica anche perché era il periodo natalizio e la libreria, la più grande della cittadina, era sempre piena.

Alberto alla sera chiese se poteva mangiare con lui lì vicino, Marika era tentata, ma gli disse che era molto stanca e preferiva andarsene a casa.

Il giorno dopo Alberto si presentò con una rosa per Marika, lei lo ringraziò con un bacio sulla guancia, ma Alberto la prese tra le braccia e il bacio si trasformò in qualcosa di molto passionale, con i due avvinghiati.

I due erano ancora una volta in magazzino, ma Marika non voleva cedere lì, le sembrava molto squallido.

Marika riuscì a divincolarsi, disse che doveva sistemare dei libri arrivati il giorno precedente.

Marika lavorò duramente e alla sera era uno straccio, ma Alberto insistette per mangiare con lei, visto che, sicuramente non aveva voglia di cucinare.

Lei rispose che era vero, lei si sentì meglio dopo aver mangiato e lui l’accompagnò a casa, dove i due cedettero alla passione.

Tra i due c’era molta attrazione fisica, molta chimica.

Marika si lasciò trattare come una puttana e godette moltissimo grazie all’attrezzo di Alberto. Alberto amava comandare a letto e a Marika inaspettatamente piaceva moltissimo, si bagnava come non mai, anche se, razionalmente, si chiedeva perché accadesse ciò.

Queste cose le pensò dopo che Alberto ad esempio le fece succhiare le proprie mutandine ad es.

Alberto però la fece godere moltissimo, facendola mettere con le gambe sulle proprie spalle, mentre lui le sfondava la fica.

Marika si chiese se dopo ciò, poteva godere con un uomo non porco come Alberto.

Alberto la penetrò anche analmente e lei dopo un iniziale dolore veramente acuto, godette come una porca a detta di lui.

I due dormirono addirittura insieme come una coppia di amanti collaudata.

Il giorno dopo andarono alla libreria insieme e nei pochi momenti di vuoto in libreria, si baciavano appassionatamente in magazzino.

Lui la costrinse a stare tutto il giorno senza mutandine, con lei che da un lato era imbarazzata, dall’altro lato era bagnatissima e temeva che si potesse vedere dai

pantaloni.

Alberto le assicurava che ciò non sarebbe accaduto. Lui le ordinò anche di togliersi il reggiseno e lei non voleva perché aveva capezzoli grandi e dalla maglia si sarebbe capito che sotto non aveva l’intimo.

Alberto la costrinse anche a fare ciò, con lei che era contenta anche perché lui oltre a baciarla la toccava e verificava il suo stato di eccitazione.

Marika si sentiva in balia di lui e non vedeva l’ora che la scopasse.

Alberto però voleva farla scoppiare, infatti la sera aveva in programma il calcetto con gli amici, a cui non intendeva rinunciare.

Quando Alberto lo disse a Marika, lui le disse che poteva masturbarsi, anzi glielo ordinava e doveva mandargli un video di ciò.

Lei disse che non voleva, ma lui in maniera dura, le disse che non l’avrebbe più scopata.

Arrivò la sera e Marika era un lago non ce la faceva ad arrivare a casa per masturbarsi così chiuse la libreria, si chiuse in magazzino e fece il video con Alberto.

Alberto da vero bastardo condivise il video di lei con tutti gli amici del calcetto.

Marika lo seppe solo la mattina dopo quando le arrivarono molte congratulazioni da sconosciuti.

Lei capì che era stato Alberto perciò andò in libreria e disse che voleva licenziarsi, non volendo più avere a che fare con lui.

Alberto le disse che sarebbe stata dura per lei trovare un altro lavoro, così Marika almeno per il momento desistette anche se promise a se stessa che si sarebbe guardata intorno per cercare un’altra occupazione.

💥 CONTINUA A LEGGERE 💥

ADD COMMENTS | Tags : , , ,