La vicina di casa.

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Nov 13, 2022

I vicini dell’appartamento accanto avevano litigato per una buona ora. Niente di grave se non fossero state le 7 del mattino. Andrea era uscito sul balcone per fumare una sigaretta, un vizio che aveva preso nell’ultimo anno con l’inizio dell’università.

         «Ti abbiamo svegliato, vero? Mi dispiace!».

         «Non c’è problema, capita!».

I balconi con le ringhiere in ferro dei due appartamenti adiacenti erano quasi continui; c’era solo uno spazio di circa una spanna a dividerli. La giovane donna dell’altra abitazione era uscita sul balcone a prendere fiato. Era scossa e aveva gli occhi lucidi. Indossava ancora quelli che erano gli indumenti della notte, un paio di calzoncini cortissimi (nemmeno a mezza coscia) e una canotta che nascondeva a malapena il suo seno. Andrea poté notare di sfuggita i capezzoli che premevano sul tessuto bianco. Non portava il reggiseno e quella canotta faticava a contenere la sua quarta.

         «Ne vuoi una? Sembri averne bisogno!».

Andrea aveva un tono fermo e disinteressato, che andava in contrasto con il suo offrire una sigaretta alla donna.

         «Non dovrei. Ho smesso da poco!».

         «Allora…».

         «Solo una. Grazie!».

Non aveva resistito molto. Il ragazzo passò l’accendino e i due ripresero a fumare in silenzio.

         «Comunque mi chiamo Elena, non ci siamo ancora presentati.».

         «Andrea, piacere.».

I due si strinsero una mano dai rispettivi balconi e tornarono a fumare in silenzio.

Lei lo continuava a fissare. Era uscito appena alzato dal letto e non aveva pensato di mettersi una maglietta. Aveva un bel fisico, scolpito da tre allenamenti settimanali in piscina. Non aveva nemmeno pensato di mettere un paio di boxer; tant’è che, da sotto i pantaloncini del pigiama, si poteva notare il profilo del suo membro a riposo.

Elena lo aveva notato, ma non aveva avuto il coraggio di dire nulla. Lo fissava quando lui non guardava verso di lei.

Rischiò di essere beccata, quando il ragazzo si girò di scatto verso la portafinestra ruotando il corpo e mostrando un bel movimento del suo membro da sotto i pantaloncini.

I due si salutarono così. A quella però seguirono altre “riunioni” sul balcone. Elena aveva ripreso a fumare e quando si incontravano, la mattina soprattutto il rituale era sempre lo stesso. Sigaretta e guardatina reciproca; lui ai seni e lei al membro.

La donna aveva 27 anni e si era sposata molto giovane con un uomo che aveva dieci anni più di lei. Aveva confessato in un attimo di sconforto di non essere molto felice. Il suo matrimonio era diventata una gabbia dorata per lei; il marito non le permetteva di accettare lavori più remunerativi del suo e a stare in casa si annoiava a morte.

I due piano piano prendevano sempre più confidenza e così Andrea fece la sua mossa.

Era un lunedì mattina e Diego, il marito di lei, era uscito per andare a lavoro. Quella mattina Andrea non si presentò sul balcone, ma lasciò sotto la porta d’ingresso un bigliettino con una scritta: “Se vuoi vedere di più devi solo chiedere!”. Sotto la scritta era riportato il numero di telefono del ragazzo.

Si era accorto degli sguardi interessati di Elena e aveva agito di conseguenza.

La donna era indecisa sul da farsi. Il bigliettino l’aveva completamente spiazzata, ma al tempo stesso provava una nuova eccitazione mai vissuta prima. Si prese la mattinata per decidere, anche se in realtà cercava solo il coraggio di scrivere.

“Voglio vedere di più! Immagino non sia gratis!”.

La risposta non si fece attendere.

“Vuoi dire che dovrei farmi pagare per vedere?”.

Il volto di Elena si tinse di rosso.

“No, no. Pensavo solo di dover fare qualcosa per meritarmelo”.

“Per ora devi solo venire sul balcone domattina. Al resto si vedrà.”.

Quando la mattina dopo la giovane uscì sul balcone ebbe la sorpresa tanto agognata. Andrea era sul suo balcone, sigaretta alla bocca, senza maglia con la pancia piatta illuminata dal sole; indossava un paio di slip molto stretti che lasciavano davvero poco alla fantasia. Il giovane si sporse verso Elena le accese la sigaretta.

         «Se vuoi anche toccare dovrai venire da questa parte!».

Il volto di Elena si illuminò.

         «Dovrei scavalcare?!».

Chiese perplessa.

         «Fai il giro dalla porta!».

In un attimo era sul balcone affianco.

         «Hai proprio voglia di toccarlo, vedo.».

La donna annuì senza parlare.

         «Questo avrà un prezzo, però.».

         «Quale?».

         «Dovrai giocare con me! Ci lanceremo delle sfide a turno e l’altro dovrà affrontarle per forza. Ci stai?».

         «Che tipo di sfide?».

         «Stai per afferrarmi il cazzo. Secondo te?».

Elena era davvero indecisa. Fu Andre a darle lo scossone che le serviva; le prese la mano e la guidò sul suo slip. Il suo membro divenne presto barzotto.

         «Sei annoiata e la tua vita matrimoniale è una prigione per te. Me lo hai detto tu. Credi che un po’ di svago sia così terribile?».

La donna non tolse la mano dal suo pacco, nemmeno dopo che lui l’ebbe lasciata.

         «E’ sbagliato. Sono sposata e … è sbagliato!».

         «Non conta questo. La domanda è: ti rende felice? Se sì, devi farlo.».

La mano di Elena si muoveva e accarezzava il membro sempre più duro.

         «La tua mano ha già dato la sua risposta. Tu cosa mi dici?».

         «Sì! Ci sto!».

La sua mano voleva entrare negli slip, ma Andrea la fermò.

         «Non funziona così il gioco. Devi lanciare la tua sfida.».

         «Pensavo, che potremmo iniziare da domani e oggi… festeggiare il nostro gioco?».

Andrea sorrise.

         «Vuoi proprio scopare eh?! D’accordo. Entriamo e festeggiamo!».

Elena sorrise. Prese il ragazzo per le spalle e lo portò dentro. Lo spinse contro la parete che confinava con la sua abitazione e iniziò a baciarlo. Le loro lingue si attorcigliavano e si assaporavano a vicenda.

Faceva caldo. Era la prima settimana di luglio e i due corpi erano già madidi di sudore ancora prima di entrare nel vivo dell’azione.

Elena scese velocemente in ginocchio davanti agli slip di Andrea che erano in procinto di esplodere. Senza fare complimenti li abbassò di colpo e, dopo aver afferrato il membro duro con una mano, se lo infilò in bocca. Il ragazzo vedeva il suo cazzo entrare ed uscire dalla bocca della donna, e ad ogni affondo lo sentiva andare sempre più in profondità. L’afferrò per i capelli castani e guidò il ritmo degli affondi. Andrea sentiva la saliva calda che avvolgeva la sua asta e colava sui suoi testicoli. Una sensazione stupenda.

         «Ora tocca a me!» disse tirandola su per i capelli e spingendola sul letto.

Le tolse i pantaloncini e le allargò le gambe.

         «E questo triangolino di pelo sopra il clitoride?».

         «Serve a mio marito per indicare dove si trova!».

I due scoppiarono a ridere.

         «E a me cosa indica?».

         «La fontanella per dissetarti?!».

Andrea capì l’invito e in un attimo si tuffò in mezzo alla sue gambe.

La sua lingua esplorava la fessurina fradicia della vicina di casa a cui dava un piacere enorme.

         «Sei fantastico!».

Andrea continuava a leccare la passerina di Elena che in breve tempo raggiunse un orgasmo.

         «Sbagliamo fino in fondo?» chiese.

Si mise a quattro zampe sul letto; un chiaro invito a scoparla. Invito che Andrea non si fece ripetere. Puntò il suo membro duro sulla sua fessurina e con un colpo di reni entrò in lei.

Il ritmo degli affondi era prima lento poi via via più veloce e più rude.

Elena ansimava e incitava il ragazzo ad andare più forte. Lui la prese per i capelli e la tirava a sé, mentre lei continuava a stimolarsi il clitoride con una mano.

Andrea era al limite, ma lei non voleva ancora che venisse.

Si tolse da lui, lo fece sdraiare e salì a cavalcioni sopra di lui. Iniziò letteralmente a cavalcarlo. Si tolse la canotta, liberando la sua quarta soda che si muoveva sotto i colpi della cavalcata. Andrea da sotto si godeva il piacere che le dava la donna e la vista mozzafiato dei suoi seni perfetti.

Ogni volta che lui stava per raggiungere l’orgasmo lei, che aveva già goduto, si fermava e cambiava posizione. Fu allora che, preso dall’eccitazione del momento, Andrea la spinse sul letto con forza, le infilò il cazzo nella sua fessurina bagnata e, aggrappato con entrambe le braccia ad una gamba, iniziò a penetrarla con foga animalesca.

         «Siii! Continua! Più forte!».

La donna ansimava e gemeva. Il sudore rendeva lucida la sua pelle morbida. Era bella. Perfetta. In quel momento fu solo uno il desiderio del giovane. Lasciò la gambe e, senza smettere di penetrarla, avvicinò la sua bocca a quella di Elena.

         «Posso venire dentro di te?» le chiese con dolcezza.

         «Devi.».

I due si baciarono e, mentre le loro lingue si attorcigliavano nelle loro bocche, il seme abbondante di Andrea si faceva strada nel Sacro Tempio di Elena.

I due si lasciarono andare sfiniti. A breve sarebbero tornati ognuno alla propria abitazione e si sarebbero sentiti solo l’indomani per iniziare finalmente il loro gioco.

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Racconto n. 13 “L’insoddisfatta”

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Nov 10, 2022

Lorenza, al di là di quanto aveva fatto nelle ultime settimane, di cui era molto sorpresa, aveva un lato molto serio, che includeva l’amore per i libri e per la musica, compresa quella classica. Quella sera aveva in programma di andare a sentire un concerto, che includeva diverse sinfonie di Beethoven, che lei adorava. Lorenza sperava di passare una bella serata, anche se, le rompeva che al concerto ci sarebbe andata da sola.

Si vestì non eccessivamente elegante, con pantaloni e giacca, ma non coordinati e con tacco 8, si truccò in modo leggero, come faceva usualmente.

Era in prima fila per fortuna, visto che adorava guardare i musicisti che suonavano. Ovviamente, Lorenza vedeva le spalle del direttore d’orchestra, ma così doveva essere.

L’orchestra si accordò e iniziò la quinta di Beethoven che lei giudicava potente. Il suo sguardo non volendo, distratto dalla musica, cadde sul primo violino, che era veramente un bell’uomo. La sinfonia finì, il direttore si girò e l’orchestra si mise in piedi per i meritati applausi per la sua perfetta esecuzione della sinfonia.

A Lorenza sembrò che il primo violino le facesse l’occhiolino, ma pensò che fosse destinato a una donna dietro di lei.

Poi, l’orchestra esegui la nona di Beethoven che era la sua sinfonia preferita, perché finisce con coro e orchestra. Secondo Lorenza quella sinfonia era la manifestazione di Dio in terra. L’orchestra si mise ad eseguire il quarto movimento, dove c’è anche il coro e a lei si inumidirono gli occhi per la commozione.

Si mise a piangere e per fortuna non era l’unica nella sala a farlo.

Il quarto movimento finì e lei non si alzò per applaudire, perché piangeva troppo e non voleva farsi vedere. Era lì col capo basso quando si sentì chiedere, perché piangeva e lei disse che era commossa dalla musica, che non era successo nulla di grave.

Inoltre, precisò che voleva essere lasciata sola, così da ricomporsi un po’ e andarsene a casa. Non chiese neanche chi fosse, ma l’interlocutore non si arrese e si presentò dicendo che era il primo violino dell’orchestra. Lei lo guardò e gli disse che avrebbe dovuto stare con l’orchestra per godersi i meritati applausi. Lui rispose che lo faceva sempre, ma questa volta era differente, non sapeva perché, ma appena l’aveva vista, si era detto che la doveva conoscere. Lorenza chiarì subito che era sposata, anche se non felicemente e non gli disse delle sue ultime avventure sessuali. Anche lui che si presentò, come Matteo, disse che era sposato e che era la prima volta che abbordava una donna ad un concerto.

Finalmente, Lorenza smise di piangere, lo guardò e lo trovò ancora più attraente. Lui era attraente, senza essere troppo consapevole di esserlo. Era moro, alto, con gli occhi verdi, proprio il tipo che piaceva a lei.

Lei lo guardò un po’ troppo e lui ricambiò con uno sguardo assassino di interesse sessuale. Lei, da un lato, voleva scappare, dall’altro era attratta da lui, che le propose di andare a cena con l’orchestra. Lei gli rispose, che si sarebbe sentita come un pesce fuor d’acqua. Allora, lui propose una pizzeria lì vicino che, disse lui, faceva una pizza favolosa. Lei rispose che andava bene. Lui andò ad avvertire i colleghi che non andava a cena con loro.

Andarono alla pizzeria che era a due passi dalla sala concerto. Lui parlò molto e chiese molte cose a Lorenza. Era totalmente differente, dagli uomini incontrati ultimamente da lei. Lorenza temeva che con lui, non sarebbe stato solo sesso, ma amore. Era spaventata e persa nei suoi pensieri. Lui se ne accorse e le chiese che cosa ci fosse che non andasse e lei rispose che si era distratta. Lorenza non gli poteva dire la verità, l’avrebbe presa per pazza.

Il cameriere poi venne a chiedere se volevano i dolci, disse che c’era una buonissima torta al cioccolato ed entrambi la presero. Lui si disse contento che non avesse pensato alla linea e lei rispose che forse era bene che ci pensasse. Lui disse che era stupenda così e lei arrossì per il complimento.

Le fette di torta furono spazzolate in men che non si dica, tant’è che ne presero un’altra. Matteo disse che era un piacere vederla mangiare con così tanta goduria. Lei non rispose, perché sennò avrebbe detto che uno mangia come fa sesso e non le sembrava il caso.

A questo punto, i due terminarono la cena prendendo il caffè e Matteo pagò il conto e lei lo ringraziò dicendogli che avrebbe preferito pagare la sua parte. Lui rispose che quella cena era stata una cosa inaspettata e piacevole.

I due andarono all’auto di Matteo, anche se, in realtà, Lorenza voleva prendere un taxi. Lei non voleva salire in auto con lui, ma lui insistette e in auto parlarono della comune passione per la musica, finché arrivarono a casa di Lorenza. Lui disse che voleva rivederla, anche se sapeva che era sbagliato. Lei disse che era lo stesso anche per lei e si scambiarono il numero di telefono e anche un bacio veramente erotico, con la lingua di lui che le esplorò tutta la bocca, facendola ardere di desiderio.

Però, Matteo che era un gentiluomo la lasciò andare in casa, dicendole che l’avrebbe contattata molto presto. Matteo la contattò appena arrivato a casa, visto che tanto la moglie dormiva tranquillamente. Le disse che il loro bacio era stato qualcosa di stupendo e che non vedeva l’ora di rivederla. Lorenza rompendo gli indugi disse che anche per lei era lo stesso. Lui, allora propose di fare una videochiamata, così da farle vedere quanto fosse eccitato.

Lui le fece vedere il suo cazzo notevole e ben eretto e lei la sua fica umida.

Si masturbarono insieme e vennero nello stesso momento, dicendosi che non vedevano l’ora di farlo davvero.

Lorenza, per stuzzicarlo, disse che anche se era la prima volta che lo faceva, gli sembrava assai pratico e lui rispose che era lei che lo eccitava come mai gli era successo. Gli fece vedere anche i suoi seni e il suo lato b che lui apprezzò molto, mentre lei si masturbava alla pecorina.

La videochiamata andò avanti per due ore e i due si dissero che dovevano vedersi l’indomani. Matteo disse che era libero la mattina visto che aveva le prove con l’orchestra nel pomeriggio e Lorenza gli propose di andare a casa sua, visto che il marito era fuori per lavoro.

Lorenza quasi non dormì e la mattina si svegliò molto presto per farsi una depilazione completa. Poi si mise della biancheria intima nera che contrastava con la sua pelle bianco latte e una piccola vestaglietta e si mise ad aspettarlo.

Si erano dati appuntamento alle otto e lui venne puntualmente e la baciò e le mise una mano sul culo. Poi le fece togliere la vestaglietta e si infiammò vedendola con la biancheria intima nera e allora le pose la mano sul suo cazzo già in erezione. In realtà, Matteo si era svegliato con l’alzabandiera ed era dovuto andare a farsi una sega in bagno, per buttarlo giù.

Lei lo spogliò velocemente e fu sorpresa dal suo fisico tonico che non si aspettava da un musicista, ma lui le disse che faceva sport regolarmente.

Matteo le tolse il reggiseno e anche le mutandine e si mise a succhiare con foga i suoi capezzoli grandi e turgidi e gli mise una mano sul suo sesso umido per lui. La fece sdraiare sul tavolo e lui, in piedi, la penetrò fino in fondo alla fica grande e vogliosa, facendola gemere come una gatta in calore, finché esplose in un orgasmo stellare e lui venne sulle sue tette in maniera copiosa.

Lei birichina gli fece vedere che le piaceva la sborra e la prendeva dal seno e la ingoiava dalle sue dita. Lui la baciò in bocca in maniera via via sempre più appassionata, poi la prese e la portò in camera da letto.

Li la fece mettere a pecorina e senza alcuna lubrificazione la inculò con la sua potente verga, mentre lei urlò prima dal dolore e poi dal piacere via via sempre più grande, finché lui venne dentro di lei.

Si sdraiarono, lei andò giù al suo cazzo che riuscì a mettersi in bocca in quanto non era in erezione. Lo leccava, lo sentì crescere finché riuscì a tenere dentro solo la cappella che leccò fino a quando lui le venne in bocca con potenti getti di sperma che lei ingoiò.

Matteo le disse che nessuna donna l’aveva mai fatto. Lorenza gli rispose che gli sembrava scafato per uno che diceva di tradire per la prima volta la moglie. Matteo le confessò che aveva avuto parecchie donne prima di sposarsi. Lei stette zitta e non gli disse nulla delle sue avventure sessuali perché temeva che lui se ne andasse.

Si fece l’ora del pranzo e lui dovette tornare a casa dalla moglie.

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Il guasto meccanico

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Nov 10, 2022

Sono Giulia, ho 39 anni e sono sposata con Alfredo da oltre vent’anni. Sono considerata una bella donna, mora, occhi scuri, un bel seno, un bel culo che, forse, è un po’ troppo grosso ed una bella bocca ampia, con labbra carnose. Mio marito è un bell’uomo e, come ho potuto constatare spesso, quando gli capita l’occasione non disdegna di fare qualche scopata extra, specie se occasionale. All’inizio mi sentivo offesa dal suo comportamento, poi, un giorno, mentre ero al lavoro, ho sentito una collega che, parlando al telefono, precisava alla persona, con cui stava comunicando, che per lei valeva l’adagio “Occhio per occhio”.

Ci ho messo un po’ di tempo per giungere anch’io a questa conclusione e così, quando mi capita l’occasione, non disdegno di pareggiare in qualche modo il conto. Mi piace così tanto cornificare mio marito che credo che, a questo punto, sono io quella che ha collezionato più scopate extraconiugali. L’ultima è avvenuta casualmente, circa due settimane fa. Per lavoro, dovevo recarmi ad un incontro d’affari e, per l’occasione, mi ero messa particolarmente in tiro. Dovendo confrontarmi con una decina di maschi, che sapevo già molto porci e volendo ottenere il risultato che mi ero prefissa, avevo indossato una mini gonna nera, camicetta bianca e l’intimo bianco, che modellava ulteriormente il mio seno. Indossavo anche una giacca dello stesso colore della gonna, inoltre autoreggenti e tacco alto, completavano il mio outfit. Avevo passato sulle labbra una matita scura e il rossetto amaranto, che le hanno rese cariche di promettenti voluttà. Per due ore sono stata l’oggetto del desiderio dei maschi presenti alla riunione e, quando me ne sono andata, avevo le mie mutandine completamente fradicie. Mi ero eccitata moltissimo a leggere, nei loro sguardi, tutto il desiderio che quei maschi nutrivano per me: mi avrebbero senz’altro sbattuta sul tavolo e scopata fino allo stremo delle forze. Risalita in auto, stavo tornando verso casa, quando, improvvisamente, ho avuto un guasto meccanico: il motore si è spento e non è stato possibile poterlo riavviare. Ciliegina sulla torta, è scoppiato un terribile temporale ed il cellulare non aveva campo. Quando sono uscita fuori, mi sono bagnata tutta. Rientrata in auto, avevo la camicetta completamente inzuppata, così l’ho tolta assieme al reggiseno, da strizzare per quanto era bagnato. Ho indossato la sola giacca e, quando per qualche minuto il temporale è cessato, sono scesa di nuovo, cercando di attirare l’attenzione delle auto che passavano per poter ricevere un aiuto. Ad un tratto si è fermato un furgone e due persone sono scese e sono venute verso di me. Gli ho spiegato che la mia auto era in panne e proprio non sapevo come tornare a casa. Erano due bei maschi, apparentemente sulla quarantina. Quello che sembrava il più anziano, ha detto di chiamarsi Lucio, mentre quello un po’ più giovane si è presentato come Michele. Hanno accertato che non vi era nessuna possibilità di riavviare il motore, quindi abbiamo accostato l’auto in uno spazio fuori dalla carreggiata e mi hanno invitato a salire con loro sul furgone, onde raggiungere la più vicina officina meccanica. Appena salita bordo, mi sono trovata seduta fra loro due. Dentro di me, avevo ancora tutta l’eccitazione provata durante la riunione e, vedendo questi due uomini che subito hanno preso a scrutarmi, ho deciso che potevo anche trarre qualche beneficio da questa disavventura. Ho preso ad accavallare le gambe, mentre i miei seni ballonzavano liberi da costrizioni e seguiti, nel loro agitarsi, con la coda dell’occhio dei due uomini. Seduta in mezzo a loro, non avevo bisogno di voltare la testa per capire quello che essi stavano guardando, né di allungare le mani: nei loro calzoni, qualcosa si stava attivando, diventando duro, sempre più duro. Ad un tratto, ho scavallato le gambe ed allargato un po’ le cosce. La gonna, già di per sé corta, è salita vertiginosamente verso l’inguine a seguito di una buca sul fondo stradale, che ci ha fatto sobbalzare. Poi il veicolo è stato costretto a fermarsi perché il traffico era completamente bloccato. Me li sono ritrovati addosso, con due bocche avide che mi baciavano tra spalle e capelli, e quattro mani che esploravano sotto le mutandine, fica, cosce e zinne.

«Calma ragazzi! Questo non è il posto adatto per divertirci con calma e per bene. Fatemi chiamare l’officina e poi andremo a casa mia, perché voglio che mi sfondiate tutti i buchi, ma al riparo da sguardi indiscreti.»

Circa una ventina di minuti dopo, siamo giunti a casa mia. Durante il resto del tragitto, le loro mani hanno continuato ad esplorare il mio corpo. Le dita hanno indugiato a lungo fra le pieghe della mia fica, che si è rivelata essere un vero lago. Entrati in casa, ci siamo rapidamente spogliati e subito Michele si è disteso a terra ed io, con la sorca più che irrorata, sono scesa a smorzacandela sul suo cazzo, mentre spompinavo l’altro, centimetro dopo centimetro, facendolo arrivare alle tonsille. Entrambi ne hanno gioito.

«Accidenti! Questa vacca ha davvero la fica in fiamme!», cui l’altro ha aggiunto:

«Dovresti sentire la bocca! Mi sta ingoiando il cazzo fino in fondo!»

Sentirmi sfondata dal basso e chiavata in bocca dall’alto, mi ha provocato un fortissimo orgasmo. Ormai in pieno delirio di godimento, mi giro verso Lucio e lo imploro di farmi godere ancor di più.

«Presto, ficcami qualcosa nelle chiappe! Un cazzo! Si, voglio il tuo cazzo! Dai piantamelo nel culo!»

Lui mi fa distendere sopra Michele e, dopo essersi posizionato dietro di me, mi spinge dentro tutto il suo cazzo, con un affondo ben deciso.

«Cazzo, che meraviglia! Questa vacca ha il culo così aperto che per un attimo ho creduto di essere entrato nella fica. Dai, facciamola godere! Una vacca così deve essere montata fino allo sfinimento.»

Mi sbattono all’unisono. Godo e urlo il mio piacere, mentre essi continuano a pomparmi con un ritmo molto sostenuto. Si scambiano anche di posto e mi ritrovo il cazzo di Lucio, che è più grosso di quello di Michele, dentro la fica che viene sottoposta ad una maggiore dilatazione. Michele invece mi pompa il culo, sempre più in fretta. Urlo un ennesimo orgasmo, per poi sentire che Michele mi sta letteralmente riempiendo il culo.

«Troia stupenda! Senti come ti sto riempiendo il culo?»

Un’ondata di calore, mi riempie l’intestino, mentre Lucio, da sotto, adesso mi scopa con più forza. Michele si sfila da me e, in piedi, mi presenta il suo cazzo davanti alla bocca.

«Succhiacazzi! Prendilo tutto in bocca, perché voglio ancora godere con una troia come te.»

Allungo le mani e la bocca verso la nerchia grondante e, senza ritegno, ne slinguo avida lo sperma. Il mio seno sobbalza su e giù ad ogni affondo di Lucio che, quando vede il cazzo del suo amico tornato bello duro, si sfila da sotto e, mentre l’altro mi sdraia a cosce all’aria e mi penetra di nuovo con forza, lui me lo fa succhiare ancora un po’. Godo e urlo quando raggiungo un altro orgasmo, poi cambiamo di nuovo posizione. Ora sono impalata sul cazzo di Michele e Lucio afferra i miei seni, li stringe con forza fra le mani, facendomi ancora godere, poi lascia i seni e appoggia una mano sulla mia testa, mentre con l’altra impugna con forza il suo cazzo e se lo mena velocemente davanti alla mia bocca.

«Troia, apri la bocca! Apri questa fogna di bocca, perché adesso te la voglio riempire di sborra!»

Un attimo dopo, una serie di schizzi incontrollabili cominciano a colpire il mio viso. Alcuni vanno in bocca, altri sulle guance, altri ancora sul collo, sui seni, mentre anche Michele mi scarica nella fica un’ennesima sborrata.

«Cazzo, che maiala! Guarda come la stai coprendo di sborra! Adesso completo l’opera: le sborro anch’io nella fica!»

Mi pompa ancora velocemente e poi mi scarica dentro altra sborra. Ho appena finito di leccare il cazzo di Lucio che Michele mi presenta anche il suo da pulire fino all’ultima goccia. Alla fine i due, soddisfatti, mi salutano lasciandomi un loro recapito telefonico. Resto seduta, sfinita, con la testa appoggiata al divano e senza rendermene conto mi assopisco. Sono destata dalle parole di mio marito.

«Sapevo che eri una troia, ma vederti così, coperta di sborra, mi fa pensare che ti sei scopata un plotone di soldati!»

Lo guardo stupita con un certo terrore per essermi fatta sorprendere in quello stato, ma subito mi rendo conto che lui non è affatto arrabbiato e, anzi, un attimo dopo mi trovo in bocca il suo cazzo.

«Succhialo e ingoialo tutto, maiala!»

Me lo tiene piantato in gola, mentre mi blocca il capo e mi scopa in bocca. Non resiste molto e improvvisamente mi riempie la gola del suo piacere.

«Ingoialo tutto, troia! Succhia fino all’ultima goccia! Perché da oggi in poi, si cambia: da oggi, andremo a scopare insieme, perché mi fa impazzire l’idea di vederti come ti ho vista oggi: magnificamente coperta di sborra!»

Sento un fremito scorrere lungo tutto il mio corpo al solo pensiero di poter scopare con altri maschi sotto gli occhi di mio marito e, dentro di me, benedico il fatto che la mia auto abbia avuto quel guasto.

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Racconto n. 12 “L’insoddisfatta”

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Nov 5, 2022

Lorenza era assai pensierosa perché da un lato le era piaciuto farlo con i due uomini, dall’altro lato, si sentiva sporca. Decise di prenotare un massaggio e riuscì a trovare il posto per il giorno stesso con la sua massaggiatrice preferita, Silvia. Purtroppo, quando Lorenza arrivò al centro estetico le dissero che Silvia era dovuta andare via urgentemente a causa di sua figlia. Al suo posto, se avesse voluto ci sarebbe stato Alberto. Lei era perplessa non si era mai fatta massaggiare da un uomo perché pensava che si sarebbe sentita a disagio. Comunque, disse che si sarebbe fatta fare il massaggio da Alberto, visto che, ormai, era lì.

Alberto la fece andare a spogliare nel camerino e a mettersi la biancheria monouso, lei si sdraiò nel lettino e lui prese a massaggiarle le spalle che erano molto contratte. Le sue mani erano davvero calde e sapienti e a Lorenza, non volendo scappò un gemito. Era davvero in imbarazzo, ma Alberto disse che alle volte succedeva e di non preoccuparsi. Lui continuò a massaggiare andando via via sempre più in basso fino ad arrivare al suo lato b e le tolse le mutandine monouso e le massaggiò il culo e poi glielo baciò, affermando che era bellissimo. Lei gli disse che non era un comportamento professionale e lui le disse brutalmente che le sembrava una donna che avesse bisogno di molte “attenzioni” maschili. Lei gli rispose che ultimamente le aveva avute da differenti uomini.

La risposta era evidentemente sbagliata, in quanto, lui si sentì in diritto di farle sentire il suo cazzo in erezione sul culo. Lei sentì che era bello grosso e lui disse che non vedeva l’ora di scopare con lei. Lorenza rispose che non le sembrava il luogo adatto, ma Alberto disse che l’aveva già fatto diverse volte. Inoltre, lui aggiunse che non era il solo dei massaggiatori del centro estetico a farlo. Lei avrebbe voluto prendere e andarsene, perché lui le sembrava molto arrogante e sicuro di sé e stava per farlo, quando lui la baciò in bocca, con la lingua, strappandole il reggiseno monouso. Lorenza, allora, spogliò Alberto, che aveva un bellissimo fisico oltre che un cazzo di discrete dimensioni. Si sentiva in balia delle proprie sensazioni mentre lui le succhiava i capezzoli e le metteva un dito nella fica bagnata.

Le disse che era in calore e non capiva perché prima sembrava che non volesse dargliela. Lei rispose che ultimamente l’aveva data un po’ troppo via. Alberto rispose che non si sarebbe pentita di fare sesso con lui. Alberto la fece sdraiare sul lettino con il culo in su, mentre lui senza neanche un lubrificante la inculò strappandole un grido che si sentì poco, perché lui le aveva messo una mano sulla bocca.

Le fece sentire dentro quanto fosse grosso e lungo il suo cazzo, poi prese a muoversi lentamente strappandole gemiti di piacere sempre smorzati dalla mano di lui, finché le venne dentro e lei ebbe il suo orgasmo.

Siccome Alberto conosceva molto le donne, capiva che Lorenza ne aveva ancora molta voglia, quindi la fece sdraiare e prese da un armadietto un vibratore che le infilò dentro e la fece venire molte volte. L’ultima volta venne squirtando per la gioia di lui, che aveva visto poche donne riuscire a farlo. Le disse che era proprio una gran soddisfazione vederla godere.

Le mostrò che era ancora pronto con il suo cazzo ben in erezione e quindi lei lo prese in bocca e prese a succhiarlo, succhiarlo, succhiarlo. Lui le disse che era una gran pompinara e venne nella sua bocca con potenti e abbondanti getti di sperma che lei ingoiò.

Alberto disse che era in ritardo che aveva un altro massaggio da fare, la baciò le disse di mettersi l’accappatoio, poi rivestirsi e uscire, come niente fosse. Si scambiarono il numero di telefono per rivedersi poi con tutta calma.

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