Una zoccola davvero intelligente

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Gen 16, 2023

Pamela
Così ci siamo ritrovate da sole, in una città senza amicizie e fortunatamente mamma ha trovato subito lavoro come commessa in un negozio di cosmetica ed intimo femminile. Io mi sono iscritta in un liceo vicino casa e lì ho fatto la conoscenza di Luisa, una splendida ragazza che è subito diventata mia amica intima. Infatti dopo i primi giorni di scuola, mi ha invitato a studiare a casa sua in quanto era un po’ carente in matematica, materia che a me è sempre piaciuta molto. Così fra un ripasso e un compito, abbiamo cominciato a farci delle confidenze intime e, quando ha scoperto che non ero più vergine, ne è rimasta piacevolmente sorpresa.

«Veramente ti sei fatta sverginare dal tuo ginecologo? Caspita, come sei fortunata! Inoltre ti invidio, in maniera davvero ammirata, per il fatto che hai succhiato una gran quantità di cazzi!»

Le ho confermato che di cazzi ne avevo succhiati tanti e che mi ero fatta sfondare fica e culo dal mio ginecologo, che aveva fatto un lavoro veramente eccellente, facendomi godere moltissimo. Ormai eccitate, ci siamo sdraiate sul letto: io ero a gambe larghe con lei che si è abbassata fra le mie cosce e, improvvisamente, la sua bocca si è incollata alla mia fica e la sua lingua ha preso a giocare con il mio clitoride, facendomi subito impazzire di piacere. Non sono rimasta passiva, mi son girata verso di lei e anch’io ho infilato la testa fra le sue cosce e le ho ricambiato il piacere. Abbiamo goduto intensamente entrambe, molto a lungo. È stato bello scoprire che anche lei non era vergine e, mentre stavamo ancora assaporando il piacere delle nostre leccate, improvvisamente la porta si è aperta ed è entrato suo fratello Luca. Luisa si è girata verso di lui e, con un sorriso, l’ha invitato ad avvicinarsi a noi. All’inizio ero leggermente in imbarazzo per la situazione strana in cui mi trovavo, ma lui si è seduto sul letto e, avvicinatosi a sua sorella, le ha chiesto chi ero e cosa stavamo facendo. Luisa gli ha sorriso e, dopo averci presentato, le ha detto che ero una vera porcellina, che sapevo leccar bene una passera, ma, soprattutto, mi vantavo di esser brava nel succhiare il cazzo e, sinceramente, questa era una cosa che avrebbe voluto verificare con il suo aiuto. Luca mi ha dato un’occhiata e, senza aggiungere altro, ha aperto la patta dei pantaloni ed ha sfoderato una verga veramente stupenda! Sicuramente era uno dei più bei cazzi che abbia mai visto, sia in lunghezza, superiore ai venti cm, ma anche di notevole spessore. Ho sentito un fremito fra le cosce e sono stata assalita dal forte il desiderio di assaggiare quella splendida mazza, non ancora perfettamente in tiro. Mi sono avvicinata a lui e, dopo averlo impugnato con entrambe le mani, mi son impegnata a regalare a quel giovane il più bel pompino della sua vita. L’ho leccato, succhiato e infilato in gola fino in fondo, suscitando lo stupore di entrambi.

«Caspita! Questa puttanella se l’è infilato tutto in gola! Questa sì che di cazzi ne deve aver presi tanti»

Orgogliosa di questa affermazione, ho continuato a pompare quella verga che sembrava lievitare ad ogni affondo nella mia gola. Sentivo proprio forzare il mio esofago al passaggio di quel grosso membro, che volevo far sborrare con tutta me stessa. Ho anche accarezzato le sue grosse palle, piene e dure, immaginando che fossero colme di nettare prelibato. Luisa mi guardava estasiata, fin quando mi sono impegnata a fondo, facendolo sborrare come un cavallo.

«Accidenti come succhia bene! Mi ha fatto schizzare in un attimo! Mai trovata una cosi brava succhiacazzi!»

Conoscere Luca è stato molto bello. Mi ha subito scopato, godendone tantissimo, mentre io, nel trovarmi in mano quello splendido cazzo, ne ero davvero colpita. Le sue dimensioni e la sua bravura mi hanno fatto godere molto. Nello stesso tempo, io pure ho fatto godere lui, succhiandolo e prendendolo dentro ogni buco, lasciandolo molto soddisfatto. Per circa due mesi, abbiamo fatto sesso intensamente, poi, una sera, dopo aver scopato e goduto tanto, mentre ero distesa su di lui, mi ha fatto i complimenti, ma io non mi sentivo soddisfatta.

«Sei stata fantastica! Mi hai fatto davvero godere. Sei una troia stupenda!»

In quel momento non ho detto nulla, ma poi dopo, da sola, nel mio letto, ho riflettuto e son giunta alle mie conclusioni. Per tre giorni non sono andata a scuola e mi son negata al telefono sia con lui che con Luisa. Il giorno che son tornata in classe, Luisa durante la ricreazione mi ha fatto il terzo grado.
«Che ti è successo? Perché sei sparita?»

L’ho guardata e gli ho detto che era meglio che troncavo con Luca. Lei mi guarda sorpresa e mi chiede il motivo.

«Luca è un bravo ragazzo e pure di famiglia benestante, quindi credo che debba trovarsi una brava ragazza, tranquilla e fedele, di buona famiglia e, possibilmente, ricca. Credo che i tuoi genitori non approverebbero una come me. Diciamolo chiaramente: sono una zoccola! Una che non esita a fottere in ogni occasione, mentre lui dovrebbe trovarsi una che non abbia tante fregole.»

Luisa mi guarda stupita e mi chiede se è davvero questo il motivo per cui non mi son fatta sentire per tre giorni e, quando gliel’ho confermato, lei mi ha rivolto uno sguardo davvero adirato.

«Tu non hai capito nulla di cosa desidera mio fratello. Non sa che farsene di una bacia pile. Lui vuole una zoccola come te. E poi, non hai idea di quella che è la mia famiglia. Quindi smetti di farti pippe mentali.»

Detto questo siamo tornate in classe e non ha aggiunto altro. All’uscita mi sono trovata davanti Luca che, guardandomi in faccia, in maniera molto seria, mi ha invitato a salire in auto con lui. Abbiamo percorso la breve distanza dalla scuola fino a casa mia e, una volta dentro, appena chiusa la porta, lui ha sollevato entrambe le mani e le ha appoggiate alle mie spalle. Il suo sguardo era serio, sereno, ma, nello stesso tempo, duro.

«Non so cosa cazzo ti sia preso in questi tre giorni. Mi hai fatto letteralmente impazzire. Mia sorella dice che ti preoccupa il fatto di esserti resa conto di esser una zoccola: è tutto qui il problema? Se questo è il problema, sappi che non esiste, perché io voglio una femmina come te, bella, disponibile e affamata di cazzo. Si, voglio una zoccola, una puttana che mi soddisfi in tutto e per tutto. Non me ne frega un cazzo, se scopa con altre persone, se si farà rompere il culo da chiunque oppure lo succhia, quando ne ha voglia, al primo che passa. Sono più che felice veder la donna che amo che svetta i piedi al cielo mentre si fa chiavare da qualcuno che l’abbia intrigata: ne sarei veramente fiero. L’unica cosa che mi importa è che mi ami, e che desideri passare la sua vita insieme a me. Nella mia famiglia, esser una donna zoccola è un grande privilegio e ti informo che mia madre è una delle più grandi puttane che abbiano mai calcato questa terra. Adesso, dimmi che non mi ami, dimmi che ti sei trovata un altro che ti scopa meglio di me ed io me ne uscirò da quella porta e non ti darò più alcun fastidio, altrimenti, stringimi forte e non farmi più star male, come lo sono stato in questi tre giorni.»

L’ho abbracciato con tutta la forza e l’ho baciato piangendo, mentre lui mi ha spogliato velocemente e ci siamo messi a scopare sul pavimento, con lui che sembrava impazzito, mentre mi sfondava la fica a colpi di cazzo, gridando che mi amava, che ero la sua puttana, e che era orgoglioso di avere una futura moglie troia. Un mese dopo, mi ha portato a casa sua a conoscere i suoi genitori e sua madre ha ascoltato con attenzione tutte le cose che Carlo mi ha chiesto, mentre Luca era raggiante di felicità e Luisa tesseva le mie lodi, soprattutto sulla mia spiccata capacità di destreggiarmi con i numeri. Quando è giunto il momento di salutarmi, Giulia mi ha preso un attimo in disparte e, guardandomi dritto negli occhi, mi ha espresso il suo compiacimento.

«Mi ha fatto molto piacere conoscere la ragazza che ha riempito il cuore di mio figlio e, poiché lo amo come la mia stessa vita, ti prego solo di non farlo più soffrire, come è successo qualche tempo fa, perché non lo sopporterei. Diversamente desidero che tu ti senta fiera ed orgogliosa di far parte di questa famiglia, dove noi donne non abbiamo scrupoli ad aprire le cosce quando il gioco vale la candela, oppure, semplicemente, perché in quel momento sentiamo il desiderio di fare una bella chiavata. Spero che ti diplomerai velocemente, perché ho bisogno di gente come te e come mia figlia Luisa, nella mia azienda.»

Mi ha abbracciato e baciato e, da quel momento, spesso e volentieri, insieme a Luisa siamo andate a trovarla sul posto di lavoro, iniziando a renderci conto di quale avrebbe potuto essere il nostro futuro. Come promesso, appena ci siamo diplomate, siamo state assunte direttamente nell’azienda di Giulia e Carlo. Fin da subito, siamo state inserite nell’amministrazione, mentre Luca ormai si occupava, insieme a suo padre, della parte operativa. Per un certo periodo, abbiamo lavorato per acquisire pratica e subito ci siam rese conto di quanto fosse complesso, ma, nello stesso tempo, bello il lavoro che stavamo facendo. Giulia era molto entusiasta di noi che non avevamo scrupoli nell’usare il nostro corpo per avere le stesse agevolazioni che aveva lei, ma, soprattutto, arrivò un momento in cui c’era in ballo un grosso progetto diviso in due parti. La prima parte era la costruzione di un nuovo centro commerciale, adiacente una zona di case popolari. L’unico problema era che avevamo contro la nostra storica rivale: un’altra società di costruzioni, diretta da un uomo che era un vero e proprio squalo negli affari. Giulia era alquanto preoccupata, perché il proprietario, Amedeo, un bell’uomo sulla cinquantina, alto ed imponente, dal fisico snello, era molto ben introdotto negli ambienti politici ed era in grado di aggiudicarsi l’eventuale gara di appalto, quando, riflettendo un istante, le proposi un’idea e lei, dopo averci pensato su, trovò che era talmente innovativa che poteva anche funzionare. Fissai un appuntamento con il proprietario dell’altra azienda e così andai all’appuntamento. Quando lui mi vide arrivare, si guardò intorno e si disse sorpreso del fatto che ero io a rappresentare la nostra azienda.

«Giulia deve esser arrivata alla frutta, se manda una giovane puttanella come te a trattare i suoi affari!»

Io mi son seduta e guardandolo dritto negli occhi, gli ho risposto sorridendo.

«Se ha mandato me, è evidente che avrò la capacita di trattare un affare che andrebbe realizzato insieme.»

Lui mi ha guardato scrutandomi dalla testa ai piedi e mi ha chiesto di esporre la mia idea.

«La nostra proposta è molto semplice: noi potremmo unire le nostre due aziende e vincere entrambi i due appalti, in maniera da realizzare entrambe le strutture a vantaggio delle nostre due aziende unite, in una semplice ATI “associazione temporanea di imprese” e questo sarebbe molto vantaggioso per entrambi.»

Lui mi guarda e sorride, poi con tono sprezzante mi chiede per quale motivo avrebbe dovuto accettare, considerando che di sicuro aveva già in tasca uno dei due appalti e buone probabilità di vincere anche il secondo. Io l’ho guardato negli occhi e, con un tono molto calmo e pacato, gli ho spiegato che grazie alla nostra unione quel “quasi” poteva diventare certezza.

«Ammesso e non concesso che questa possa essere una buona idea, voglio in cambio qualcos’altro: se vincessimo l’appalto, io voglio scegliere quello migliore e tu dovrai venire a letto con me.»

Io l’ho guardato e sorriso, convinta che ormai il gioco era fatto, così ho alzato ancora di più il tiro.

«Non ha nessuna importanza, quando si sceglierà il lavoro, chi avrà l’appalto più grosso e sostanzioso; l’importante è vincere ed insieme vinceremo!»

Poi, senza aggiungere altro, mi sono alzata in piedi e l’ho invitato a seguirmi all’interno del bar; appena entrata nel bagno, mi son girata e mi sono abbassata davanti a lui, gli ho aperto la patta dei pantaloni e subito mi sono trovata davanti un bel cazzo, non lungo come quello di Luca, neanche dello stesso spessore, ma comunque degno di rispetto e, senza nessuna esitazione, l’ho preso in bocca e l’ho succhiato in maniera rapida e veloce. Lui, dopo un attimo di stupore, ha assecondato la mia pompa e, ben presto, mi sono ritrovata in bocca una copiosa sborrata, che ho ingoiato fino all’ultima goccia. Poi mi sono alzata in piedi e, guardandolo negli occhi, gli ho detto:

«Ci vediamo domani mattina nei nostri uffici per definire l’accordo: considera questo solo un anticipo, perché se vinciamo l’appalto, saranno due le puttanelle nel tuo letto e non ti sarà facile soddisfarci.»

Me ne sono andata lasciandolo sbigottito. Il mattino successivo lo vediamo arrivare nei nostri uffici insieme a suo figlio Giuliano, un bel ragazzo dell’età di Luca e, appena ci siamo seduti nella sala riunioni, subito ho notato che Giuliano aveva occhi solo per Luisa che, a sua volta, lo guardava in maniera alquanto interessata. Amedeo ha chiesto subito a Giulia se era veramente convinta di voler fare questa cosa insieme e lei, senza rispondere, si è girata verso di me e mi ha invitato ad esporre l’intero progetto. Ho iniziato a parlare del lavoro elencando tutte le varie cose che si sarebbero potute fare insieme ed i vantaggi di questa operazione che stavamo organizzando. Lui ha ascoltato in silenzio, mentre Giuliano prendeva appunti in continuazione e, quando è stato il momento di decidere, lui si è girato verso suo figlio e si è consultato un poco con lui, fin quando, tornando a guardare verso di me, ha detto che l’idea era buona, ma c’erano tante cose da aggiustare.
Subito Giulia ha specificato che effettivamente la cosa andava definita fin nei minimi dettagli e, per fare questo, ha indicato noi quattro: io, Luisa, Luca e suo figlio Giuliano e ci ha invitati a lavorare tutti e quattro insieme per l’intera settimana, allo scopo di definire i minimi dettagli per perfezionare la proposta da inviare, in modo da poter vincere l’appalto. Subito dopo ho presentato il foglio dove dovevano apporre la firma per la formazione della società temporanea, ma Amedeo si è alzato in piedi e, guardando sia Carlo che Giulia negli occhi, ha allungato la mano tenendo a precisare che, per lui, una stretta di mano era come una parola data e valeva più di mille firme. Per tutto il resto della settimana abbiamo lavorato insieme a Giuliano, che si è rivelato esser un ragazzo veramente speciale e abbiamo capito che era succube della madre, una donna estremamente acida e schiva, che rendeva la vita difficile sia ad Amedeo che a suo figlio. Subito mi sono resa conto che Giuliano era follemente innamorato di Luisa, che lo ricambiava dello stesso affetto già dalla seconda sera; erano andati a letto insieme e, in quell’occasione, lei aveva potuto constatare che il ragazzo era ben dotato e questo mi ha lasciato un po’ stupito, considerando che il padre non aveva poi una così grande dotazione. Questa riflessione mi ha portato anche a farne un’altra: Amedeo aveva troppo potere nella nuova società e dovevo in qualche modo limitare la sua arroganza. Ho preso ad analizzare la sua famiglia, e, considerato il fatto che Giuliano era ormai era succube di Luisa, ho cercato di capire che razza di moglie fosse la madre di questo ragazzo che, quando parlava di lei, i suoi occhi si velavano di tristezza. Una mattina presto ho iniziato a seguirla, dopo aver avuto da Giuliano l’informazione che la signora ogni mattina andava a messa. La prima mattina ho aspettato due ore fuori dalla chiesa e mi son stupita del fatto che, alla fine, ne era uscita solo lei, dopo che gli altri parrocchiani erano usciti già da un pezzo. Così ho fatto una breve ricognizione intorno la chiesa e, il giorno successivo, mi sono appostata nelle vicinanze e, quando lei arrivata, ho visto che ha assistito alla veloce funzione mattutina, officiata da un prete dall’aspetto imponente, di vecchio stampo, uno di quelli che indossano quella lunga tunica piena di bottoni. Finita la funzione religiosa, lei e il parroco si sono recati in sagrestia ed io, entrando da una porta laterale, li ho seguiti e, nascosta dietro un pesante tendaggio, ho potuto vedere la madre di Giuliano, inginocchiata davanti al prete, che gli aveva estratto il cazzo e, presolo in bocca, lo ingoiava a fatica, trattandosi di una nerchia di notevoli dimensioni. Immediatamente ho preso il mio cellulare e, in modalità video, ho ripreso tutta la scena. La vacca gemeva, mentre il porco le spingeva in gola quella grossa verga e, ad un tratto, lui l’ha fatta sollevare e, appoggiatala ad un tavolo, le ha sollevato il vestito ed ho potuto notare che la troia non aveva indossato nessun tipo di intimo, ma solo delle calze autoreggenti, di modo che lui, con un solo affondo, ha potuto prenderla da dietro, infilando quella maestosa verga tutta dentro di lei. La donna ha avuto un sussulto, ha cercato di inarcare un po’ il corpo per reggere l’impatto di quella monta bestiale ed ha subito preso ad emettere gemiti.

«No, ti prego, fa piano: mi sfondi tutta. E poi ti ho detto di non scopami. Lo sai che ho paura di restare di nuovo incinta. Dai, ti prego, mettimelo nel culo!»

Il porco ha grugnito mentre la pompava con affondi sempre più violenti.

«Sei una vacca sfondata! Ti scopo e ti sborro dove voglio! E se ho voglia di ingravidarti di nuovo, lo faccio senza nessun problema, tanto poi la domenica osservo quella faccia da stronzo di tuo marito che mi guarda, senza sapere che sta allevando mio figlio!»

Sono rimasta senza fiato nel sentire quelle parole, mentre lei ha continuato a lamentarsi e a pregarlo di metterglielo nel culo. Lui, ad un tratto, si è sfilato da lei e, con una spinta decisa, lo ha infilato tutto nel culo della zoccola che ha urlato di dolore.

«Aaahhii! Fa piano, me lo sfondi!»

Lui le ha assestato una sonora pacca sul sedere ed ha preso a sbatterla sempre più forte, poi, ad un tratto, si è sfilato e l’ha fatta girare e inginocchiare davanti a lui e, con una mano sul capo, mentre teneva il cazzo con l’altra, le ha infilato la grossa cappella in bocca e, con un grugnito da vero porco, ha cominciato a schizzare il suo piacere nella gola della troia, che faticava ad ingoiarlo. Soddisfatta del risultato, me ne sono andata e, giunta in ufficio, sono andata direttamente da Giulia e, quando le ho mostrato il filmato, lei mi ha guardato e alzatasi in piedi, mi ha abbracciato e baciato sulla bocca.

«Amore mio, questo sì che è un colpo da maestro. Avevo capito che eri una persona estremamente intelligente e magnificamente puttana! Io e te faremo diventare quest’azienda la più importante del mondo!»

Dopo una decina di giorni, Amedeo entra trionfante in ufficio e ci annuncia che abbiamo vinto l’appalto e vuole scegliere quello più favorevole. Giulia lo guarda con assoluta tranquillità e lo invita a festeggiare insieme a tutti noi la domenica successiva a casa nostra e, durante il pranzo, saranno definiti i dettagli di tutta l’operazione. Lui accetta volentieri, si gira verso di me e, guardandomi dritto negli occhi, mi parla in tono sarcastico.

«Adesso tu, e la tua amica puttanella, preparatevi, perché vi sfondo tutte e due!»

Io annuisco sorridendo e la domenica successiva lui si presenta a casa di Giulia assieme ad Eleonora, quella troia di sua moglie, che se la fa con il prete. Durante tutto il pranzo, lei ci guarda con occhi carichi di alterigia e, a malapena assapora alcune delle pietanze che le vengono servite, mentre osserva, con sussiego, le occhiate e le coccole d’amore che Giuliano scambia con Luisa. Come concordato tra me e Giulia, sollevo il calice e propongono un brindisi.

«Brindo alla realizzazione di questa impresa, che darà lustro alle nostre due aziende.»

Eleonora nemmeno solleva il calice e, con un tono sprezzante, a mezza voce, dice soltanto che di “risaputo e noto” c’è soltanto la nostra fama di puttane. Giulia finge di non sentire e, guardando Amedeo, solleva anche lei il calice e rincara la dose.

«È veramente un piacere avere al tavolo una persona come te, che ha subito capito l’importanza di unire le nostre forze per ottenere un maggior risultato e, fra persone che si rispettano, è un piacere averti qui in mezzo a noi.»

Eleonora ci guarda con disprezzo, non riesce a reggere la tensione che si è creata e, alla fine, sbotta pesantemente.

«Rispetto? Di quale rispetto parli, se tutti sanno che razza di donna sei e di come gestisci i tuoi affari in maniera tanto spudorata. Inoltre ho notato che tua figlia sta cercando di circuire mio figlio, ma ti assicuro che non ti riuscirà di trascinarlo in questo ambiente così lascivo ed immorale. Per lui ci vuole una donna seria, rispettosa e timorata di Dio!»

Era esattamente giunta al punto in cui volevamo arrivasse. Improvvisamente Giulia estrae il suo cellulare e avvia il video di lei inginocchiata davanti al prete e con un tono duro, le ribatte ogni parola.

«Dici a me che sono una zoccola? Certo che lo sono: lo sono sempre stata e sempre lo sarò. Ma io almeno l’ho fatto alla luce del sole, rendendo consapevole mio marito che aveva al fianco una cui piaceva fottere, non credo che Amedeo possa dire lo stesso di te. Guardate tutti come questa puttana cerca di ammantarsi di perbenismo, laddove se la spassa con quel bastardo del prete. Io, con il prete, non ci sono mai andata a letto!»

Amedeo prende il cellulare e guarda il filmato in silenzio, mentre lei sbianca e cerca in qualche modo di riprendersi dal colpo. Lui si alza in piedi, si gira verso di lei e la sua ira è incontenibile: temo quasi che possa ucciderla.

«Grandissima baldracca! Maledetta puttana! Sei una sudicia bagascia! Per tutti questi anni ci hai frantumato i coglioni a me e Giuliano, con la scusa che dovevamo esser persone moralmente oneste e, adesso, vedo invece che tu sei la più puttana delle puttane: una zoccola che se la fa con il parroco? Da oggi si cambia! Per prima cosa, Giuliano, anche se non è figlio mio, sarà libero di sposare chi vuole e se ritiene che questa ragazza, che so essere una stupenda puttanella, vorrà esser sua moglie, io ne sarò più che felice, così uniremo definitivamente le nostre aziende una volta per tutte. Quanto a te, troia, da oggi in poi si cambia e ti assicuro che, o farai esattamente tutto quello che vorrò io, oppure te ne puoi anche andare, altrimenti renderò la tua vita un inferno.»

È stato un cambiamento radicale veramente unico. Due mesi dopo, Giuliano e Luisa si sono sposati e le due aziende si sono fuse in una solo, dove Carlo, Amedeo e Giulia erano i tre dirigenti, mentre noi quattro, ci siamo divisi i compiti. Io e Luisa ci occupavamo dell’amministrazione, mentre Luca e Giuliano della parte operativa. Quanto ad Eleonora, Amedeo le ha reso la vita veramente difficile. Un cambiamento radicale del look è stato l’inizio di una nuova vita. Da quel momento in poi doveva esser lei ad inginocchiarsi davanti a clienti e fornitori, succhiare i loro cazzi e farsi inculare, per ottenere sconti o agevolazioni, e, ben presto, si è resa conto dell’errore commesso nell’essere una troia fedifraga e traditrice, quando invece avrebbe potuto esser una puttana ottenendo da quella vita tutti gli agi possibili. Al matrimonio di Giuliano e Luisa è stata invitata anche mia madre, perché Giulia ha in mente una certa idea che vuole mettere in pratica. A margine della cerimonia, Giulia e mia madre scambiano un lungo momento di confronto insieme.

«Pamela mi ha raccontato che sei una donna molto in gamba, che sa trattare affari e, soprattutto, non disdegna aprire le cosce quando sia opportuno per il bene di tutti. Ogni volta che costruiamo delle abitazioni, c’è una agenzia immobiliare che si occupa della loro vendita, ma il proprietario è stanco ed ha deciso di lasciare, così mi ha proposto di acquistare l’agenzia e di farla diventare il nostro punto vendita. Per far questo ho bisogno di una persona di cui mi fidi ciecamente e, siccome tua figlia è diventata molto importante per me, son sicura che anche tu potresti dare il tuo contributo: ti considero persona decisamente affidabile e per questo avrei pensato di affidare a te la gestione di questa operazione.»

Mia madre la guarda e sorride e precisa solo che, per anni, ha venduto sigarette e bocchini. Giulia ride e fa notare che anche a vendere bocchini non è per niente facile, come non lo è a vendere una casa e, in ogni caso, il vecchio proprietario la affiancherà per fornirle tutta l’esperienza accumulata negli anni, poiché è uno che ama le belle donne e, sicuramente, sarà prodigo di consigli nei suoi confronti. Mia madre accetta e, da quel momento, anche lei entra a far parte della famiglia.
Per prima cosa, cerco per lei un piccolo appartamento più adatto al nuovo corso della sua vita e questo è per me motivo di orgoglio. Per circa un anno le cose son procedute in maniera fantastica, poi, tramite un contatto che aveva Amedeo, è emerso che un’importante opera avrebbe riguardato la nostra città. Era qualcosa di colossale, un lavoro che sarebbe durato come minimo cinque o sei anni, con un importante giro di affari che avrebbe coinvolto tante aziende. Abbiamo fatto una riunione, cui eravamo presenti oltre ad Amedeo, Giulia e Carlo, anche io e Luisa. È stato proprio Amedeo, ad esporre il progetto.

«Il mio contatto mi ha fatto sapere che ci sarà un’importante assegnazione per lo svolgimento di un lavoro per la costruzione di un immenso raccordo anulare, che circonderà la città al fine di alleggerire il traffico urbano. Sarà un lavoro per svariati milioni, dove, oltre noi, saranno coinvolte anche tante aziende, ma per fare questo occorre agire in maniera preventiva e molto discreta, per questo ho bisogno di voi due, ragazze, perché spetterà a voi il compito più onerosa di tessere i contatti, sia con il mio contatto al parlamento, sia con altri esponenti delle varie commissioni. Tutto dovrà avvenire in maniera molto discreta e prudente, priva di scalpore, ed è per questo che non posso mandare Eleonora, perché lei è solo una bagascia, non è una femmina intelligente come voi due, capaci di agire sul filo del rasoio ma in maniera efficace.»

Ci espone tutti i dettagli dell’operazione e subito noi due ci mostriamo disponibili per condurre in porto questo che sarà un lavoro talmente importante che sancirà definitivamente l’ascesa della nostra azienda ad altissimi livelli. Dopo una decina di giorni, Amedeo ci informa che ha fissato un appuntamento con quattro persone, che avverrà in un luogo molto particolare: un minuscolo appartamento situato in un palazzo che è munito di un immenso parcheggio sotterraneo, da cui è possibile entrare ed uscire, senza esser notati. Io e Luisa ci rechiamo all’appuntamento, indossando delle mise molto sexy: io, un tubino elasticizzato con sotto le mie sole autoreggenti e scarpe tacco 12; lei, una mini gonna con camicetta bianca e, ai piedi, anche lei delle scarpe con il tacco molto alto. Dopo circa 10 minuti che stiamo ad aspettare nell’appartamento, vediamo arrivare quattro persone: il primo, più carismatico di tutti, è un uomo dall’età non ben definita, ma, in ogni caso, dall’aspetto molto giovanile. Si presenta dicendo di chiamarsi Giorgio e, quando scopre che io sono Pamela, mi prende per mano e, lasciando Luisa in compagnia degli altri tre, subito mi porta in una delle due camere. Una volta dentro, mi fa spogliare e anche lui si spoglia mettendo in mostra un bel membro ancora in posizione di riposo ma di ottime dimensioni, sia in lunghezza che in circonferenza. Insieme ci sdraiamo sul letto e lui mi guarda dritto negli occhi e mi parla con una velata malinconia.

«Sono due anni che questo cazzo non tira. Hanno provato in tante a farlo indurire, senza riuscirci. Vediamo se la tua fama di succhiacazzi straordinaria è corretta.»

Lo guardo un po’ intimorita e, dentro di me, sento che dovrò dare il massimo della mia esperienza per fare ergere quella verga, che, presa in mano, sento piuttosto flaccida. Comincio a leccarla e a succhiarla, ma sembra proprio che su di essa la mia abilità non sortisca alcun effetto. Allora scivolo con la lingua fin giù verso le palle e ne lecco e succhio una per volta, continuando a segare con la mano la verga, che proprio non dà segno di indurirsi. Mentre prendo la punta in bocca, con la mano continuo ad accarezzare le palle e, con la punta del dito, sfioro il suo forellino anale e, subito, sento un lieve sussulto nella verga. Quindi bagno la falange del dito indice e torno a stuzzicare il suo buchetto e, immediatamente, sento la verga che inizia ad indurirsi in bocca. Continuo a titillare il culo di quel maschio, che ora mi osserva meravigliato perché il suo cazzo sta diventando grosso e duro.

«Cazzo, che portento! Finalmente una troia che sa succhiare il cazzo! Continua, ti prego, non smettere assolutamente! Dai, che voglio sborrare!»

Lo succhio e lo lecco, sentendolo lievitare nella mia bocca e, quando mi rendo conto che è all’apice della sua erezione, con occhi languidi mi giro verso di lui e lo provoco in maniera da esperta puttana.

«Ma come? Mi dici che non scopi da due anni e adesso che ti faccio diventare il cazzo duro, ti accontenteresti solo di un pompino?»

Lui mi guarda abbastanza stupito ed io, senza dir nulla, con la fica già fradicia al pensiero di sentirmi dentro quella splendida verga, salgo su di lui e tenendolo ben dritto inserisco la punta fra le labbra della mia vagina e mi impalo su di lui. Vedo il suo sguardo estasiato dal piacere che prova nel sentire il suo cazzo affondare dentro di me e, sollevate le mani, mi afferra per i fianchi e ruota su sé stesso, ponendomi sotto di lui. Ora mi sovrasta con tutta la sua mole: prende a pomparmi la fica sempre più forte, facendomi gemere di piacere.

«Dai, toro meraviglioso, sfondami tutta! Scopami più forte! Dai goditi questa vacca, che è riuscita a farti diventare il cazzo duro!»

Mi pompa con un ritmo molto sostenuto ed io ho un orgasmo dopo l’altro, fin quando mi rendo conto che non resisterà ancora molto, così decido di lanciargli una nuova provocazione.
«Sei meraviglioso! Un vero toro da monta! Adesso voglio sentirti anche nel culo! Dai, sfondami anche il culo!»

Non si fa pregare, si sfila e mi rigira e, un attimo dopo, lo sento entrare dentro di me con una spinta decisa, finché il suo corpo non aderisce al mio. Mi prende per i fianchi e mi pompa sempre più energicamente, eccitato dal gioco.

«Fantastica! Sei una vacca stupenda! Ti sfondo il culo! Ti voglio sfondare tutta!»

Mi sbatte come un ossesso. Mi scopa con colpi durissimi, ed io ho un altro orgasmo, che gli urlo a piena voce. Poi di colpo mi spingo in avanti, mi sfilo, mi rigiro e lo guardo dritto negli occhi.

«Adesso, adesso che ho goduto come una troia, voglio bere il tuo seme. Voglio sentire la tua sborra scivolare giù per la mia gola!»

Lui non accetta, mi trascina di nuovo sotto di sé e prende a pomparmi ancora più forte, fin quando io ho un nuovo orgasmo e, improvvisamente, rimane immobile: sento il mio ventre riempirsi del calore del suo piacere, mentre emette un grido che non ha nulla di umano.

«Troia, sto sborrando. Che femmina magnifica che sei!»

Si sfila da me ed uno schizzo colpisce il mio corpo, mentre io allungo la mia faccia ed apro la bocca per ricevere in gola gli ultimi due schizzi di sborra. Lui rimane disteso supino, sfinito, mentre io continuo a leccare quel cazzo che mi ha fatto godere e, quando torno a sfiorare ancora la sua rosetta anale, lui mi blocca.

«No, fermati. Basta così. Sapevo che eri una speciale, ma non immaginavo fino a questo punto. D’altronde non avrebbe potuto esser diversamente, da una che è la nipote di Maria.»

Lo guardo un attimo stupita e gli chiedo cosa c’entra mia nonna Maria. Lui scuote il capo e, senza aggiungere altro, si alza in piedi e comincia a rivestirsi. Io lo imito e, mentre sto finendo di indossare i miei abiti, lui si gira verso di me e detta le condizioni.

«Perfetto! È stato tutto veramente perfetto ed è per questo che la vostra azienda avrà l’appalto e sarà la capofila di questo lavoro che coinvolgerà un sacco di gente e che frutterà a tutti un sacco di soldi. I tre che sono di là con la tua amica avranno una lauta percentuale, che sarà quantificata al momento dell’appalto.»

Lo guardo e mi rendo conto che non ha finito il discorso.

«Ok, questo lo sapevo, ma non mi hai ancora detto quanto sia la percentuale che spetta a te.»

Lui scuote il capo e non risponde, poi mi si avvicina e mi guarda dritto negli occhi: la sua voce è calma, ma nello stesso tempo stentorea.

«Io non voglio soldi, di quelli ne ho anche troppi. Quattro anni fa è morta mia moglie ed io mi sono ritrovato ad esser solo, perché lei era sterile e, quindi, non ho nessuno cui lasciare la mia eredita, per cui il mio compenso me lo dovrai dare tu: dovrai lasciarti ingravidare da me e darmi un figlio. Questi sono i termini dell’accordo, che non è discutibile: prendere o lasciare e, domani pomeriggio, alle 18:00, voglio una risposta definitiva.»

Senza aggiungere altro esce, mentre io sono costretta a sedermi sul letto, perché le gambe non mi reggono.

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La nuora e la suocera

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Gen 9, 2023

Che fra queste due categorie di donne ci siano spesso scintille, è un fatto acclarato. In genere, una suocera considera il figlio sempre il suo cucciolo, il suo bimbo che solo lei sa accudire e, quindi, il sopraggiungere della nuora va ad intaccare questa certezza. La nuora, dal canto suo, sa che combattere contro la suocera genera sempre il malcontento nella coppia e quindi le loro incomprensioni restano chiuse nel loro ambito, in maniera molto labile, senza coinvolgere l’ignaro coniuge, cui vengono profusi solo sorrisi e basta. Ma non è sempre così. Fra mia madre Giulia e mia moglie Pamela, vi è un rapporto magnifico, una quasi simbiosi che rasenta l’amore e sapete il motivo di questa fantastica amicizia? Entrambe sono due zoccole e, ad esse, va aggiunta anche mia sorella Luisa. Sì, mia madre è una zoccola come poche e mia moglie e mia sorella, non sono da meno. Ma badate bene, zoccole non ci si diventa, ce l’hai dentro, quell’esser zoccola ce l’hai nel DNA, e non perché ci si vuol diventare o perché tuo marito ti ci vuole far diventare, lo sei per natura, così, senza forzature. Esse sono zoccole, furbe e consapevoli di questa loro peculiarità. Fra loro non ci sono scontri o competizioni: tutte e tre sanno che, unite, sono davvero insuperabili e, per me e mio padre, esser cornuti è una condizione ed un dato di fatto così ovvio, che non ce ne facciamo certo un cruccio, anzi, spesso ne abbiamo pure usufruito e goduto anche noi. Mia madre, oggi, ha quarantasette anni: è una bella donna, la classica bellezza mediterranea, alta, mora e con un seno rigoglioso, una quarta piena, labbra carnose, gambe lunghe, confluenti in un culo da favola. Sposata con mio padre da ventotto anni, io ne ho ventidue e sono di due più grande di mia sorella Lucia, anche lei una grande zoccola, ma voglio che sia mia madre stessa a raccontarvi, come sia diventata così zoccola.

Giulia
Sono Giulia e son sposata con Carlo da ventotto anni. La descrizione fisica di me l’ha già fatta mio figlio Luca, ma ciò che voglio raccontarvi ora è come è successo che son diventata una grande zoccola. Da ragazza vivevo in una zona popolare della città e, insieme a tre amiche, di cui una più grande, ci divertivamo a far a gara a chi faceva più bocchini. All’epoca avevo diciassette anni e, ben presto, avevo scoperto che c’era gente disposta a pagare per farsi succhiare il cazzo e, se ci sborravano in bocca, il compenso era di gran lunga maggiore. Con questo sistema, in breve tempo, il mio gruzzolo era lievitato di molto. Ero considerata una vera professionista. Ne succhiavo anche sei o sette al giorno e, più mi pagavano, più lì accontentavo. Fu durante lo stesso anno che ricevetti, da parte di Giovanni, la proposta di farmi rompere il culo. Era un amico di famiglia, anzi, direi che fosse più amico di mia madre, al punto tale che, spesso, veniva in casa anche quando mio padre non c’era. Aveva scoperto la mia indole tesa a succhiare cazzi e, quando lo facevo con lui, mi infilava le mani fra i seni, già di quarta misura, e quelle carezze mi mandavano in estasi. Data l’opulenza dei miei seni, avevo già sperimentato la spagnola e, quando quella pratica la facevo a lui, si eccitava davvero tantissimo. Non lo aveva molto grosso, ma lungo e con una bella cappella a punta.
«Brava, così, lecca e stringi per bene il cazzo! Mi fai impazzire! Che seno stupendo! Dai, che sborro!»
Quando me lo mettevo fra i seni, lui sborrava tantissimo e, ovviamente, il regalo era sempre più consistente. Fu durante l’inizio dell’estate che mi chiese di scoparmi nel culo.

«Ti pago una bella somma e ti prometto che sarò delicato.»

Ero combattuta e incerta, così chiesi consiglio a mia madre. Le sue parole mi furono molto utili nel prendere la mia decisione.

«Figlia mia, nella vita di una donna capita sempre uno che, quando meno te lo aspetti, ti sfonda il culo e, in genere, ci va giù di brutto e senza nessuna delicatezza. Se decidi di fartelo rompere da Giovanni, son certa che lui farà un buon lavoro: è bravo, gentile, di lui mi fido. Avrai anche il culo rotto, ma ne avrai guadagnato una bella sommetta e, forse, ci godrai pure.»

Così mi lasciai convincere e una mattina di inizio giugno mia madre entrò in camera mia e mi portò in bagno, dove mi sottopose a due grossi clisteri. Sentire l’acqua tiepida entrare dentro il mio intestino, mi eccitò molto e poi lei aggiunse della crema che, in qualche modo, rese più morbido ed elastico il mio buchetto. Dopo di che, andò ad aprire la porta per andarsene e mi lasciò con Giovanni che, quando lei lo ha salutato, era sulla soglia di casa e gli ha raccomandato di usare dolcezza con me. Lui mi trovò vicino alla porta della mia cameretta, nuda e pronta. Mi prese per mano e, dopo avermi dato un bacio, mi portò vicino al letto e, dolcemente, mi fece distendere e cominciò ad accarezzarmi, portandomi subito ad un buon livello di eccitazione. Si mise disteso sul letto e mi fece allungare su di lui e, per la prima volta, sperimentai un bel 69. Da come glielo succhiavo, lui ne traeva tanto piacere che ricambiava leccandomi la fica, fino a farmi raggiungere un portentoso orgasmo. Tremavo scossa da quel forte piacere e mi concentrai su quel cazzo che avevo succhiato molte volte. Poi mi mise di lato.

«No, piccola! Non voglio sborrare nella tua bocca, anche se mi piace tanto; adesso ti preparo il culetto per poterlo aprire in maniera perfetta!»

Così si mise dietro di me e mi sollevò, facendomi appoggiare il viso sul materasso e cominciò a leccare e succhiare il mio fiorellino, che lentamente si rilassava. Lui, con un dito, lo riempiva di quella stessa crema che mamma aveva lasciato in camera mia e sentivo che, quando lo infilava dentro, scorreva bene senza provocarmi alcun dolore o fastidio. Dopo averlo lubrificato in abbondanza, appoggiò la cappella sul buchetto e si allungò su di me.

«Rilassati e fa un bel respiro; quando, contando, arrivo a tre, non ti irrigidire: sentirai solo un leggero dolore o fastidio, ma passerà presto e poi sarà solo piacere. Dai, comincio a contare. Uno…»

Non arrivò mai a tre, perché appena detto uno me lo spinse dentro tutto di colpo. Dopo un attimo di esitazione ed anche un po’ di paura, l’ho sentito scivolare agevolmente. Mi sentivo allargare e riempire l’intestino. Ho fatto un bel respiro e, dopo poco, avvertivo solo una certa pienezza, oltre un leggero fastidio al culo. Lui ha preso a scorrere dentro e fuori ed io mi rilassavo. Mi ha afferrato per i fianchi e, lentamente, ho incominciato a sentire un piacere diverso, intenso. Lui mi scopava sempre più forte, fin quando, improvvisamente, ho avuto il mio primo orgasmo. Ero sconvolta, non credevo potesse esser così bello. Ne avevo sentito parlare dalle compagne e tutte dicevano che nel culo faceva male, non si gode, mentre, al contrario, io stavo realmente godendo di culo.

«Cazzo! Mi piace! Dai, vengo!»

Lo sentivo scorrere liberamente e mi procurava una bellissima sensazione di pienezza, perciò lo assecondavo spingendo il mio corpo contro il suo cazzo, quando affondava dentro di me e lui, rendendosene conto, me lo spingeva con maggior forza e più velocemente.

«Che bella troietta che sei! Sei meravigliosa! Cazzo, lo prendi in culo come se lo avessi sempre fatto! Se continui così, diventi più zoccola di tua madre! Sì, ti sfondo!»

Poi ha allungato le mani sul mio corpo, ha afferrato i miei seni e mi ha costretto a mettermi dritta. Adesso ero in ginocchio sul letto, con lui che mi impastava i seni e torturava magnificamente i capezzoli, mentre me lo spingeva sempre più forte nel culo.

«Dai, troietta, toccati la fica, che così godi di più!»

Ho aderito a quel suo suggerimento e, appena ho sfiorato il mio bottoncino, un violento orgasmo mi ha fatto fremere tutta.

«Vengo! SI’, VENGO! ORA!»

Mi ha scopato il culo a lungo ed abbiamo cambiato diverse posizioni: fin quando ero distesa di lato, con lui che mi inculava con violenza, mi teneva la gamba sul suo fianco, mentre, con la mano mi masturbava davanti. È così che ho avuto l’ennesimo orgasmo, che ha scatenato anche il suo.

«Cazzo! Mi fai venire di nuovo! Ora vengo ancora!»

Lui mi ha pompato ancora un po’, poi è esploso nel mio intestino. Ho sentito dilagare dentro di me il suo seme bollente. Ho provato la stessa sensazione di quando, poco prima, mia madre mi aveva fatto il clistere di acqua tiepida, solo che ora non era acqua, ma sborra e questo aumentava la mia libidine.

«Sì, monellina, eccomi, sborro, ti riempio il culo! Cazzo, che meraviglia!»

Ha continuato a muoversi dentro di me al punto da farmi sentire la sua sbroda schizzar fuori dal culetto ridotto ad un cratere, ogni volta che me lo spingeva dentro, poi ho avuto forte il desiderio di venerare quel cazzo che mia aveva fatto godere tanto e, dopo averlo sfilato dal mio martoriato buchetto, mi son rigirata velocemente e l’ho preso in bocca, lasciando Giovanni oltremodo sorpreso.

«Accidenti, che troia! Dai, vediamo se ti riesce di farmi sborrare di nuovo! Mi fai morire con la tua bocca! Sei una perfetta succhia cazzi!»

Inutile dire che ci ho messo l’anima in quel pompino. Volevo dimostrare che ero una zoccola di tutto rispetto e, dopo averlo succhiato e segato con la mano, lui ha preso a godere, finché non mi ha schizzato due bordate di sborra in bocca. Erano solo due, ma per me hanno rappresentato un vero premio.

«Dai, eccomi cazzo! Mi fai sborrare! Sei fantastica! Che troia! Nemmeno a tua madre riesce tutto questo, sei insuperabile e farò di te una vera zoccola, un capolavoro di troia!»
L’ho lasciato pulito e poi mi sono adagiata sul suo petto. Il suo respiro era affannato, ma io volevo delle spiegazioni che lui non ha esitato ad elargirmi, con dovizia di particolari.
«Che volevi intendere quando dicevi che sono più brava di mamma? Che ne sai tu di come succhia mia madre?»

Lui mi ha sollevato il viso e con un sorriso sereno, mi ha confermato ciò che, già da tempo, sospettavo, ma con un particolare in più, che mi ha stupito.

«Scopo tua madre da quando si è sposata con tuo padre, cui ho fatto da testimone. La prima notte di nozze, lui l’ha sverginata davanti ed io dietro. L’abbiamo scopata per tutto il viaggio di nozze e, dopo la prima volta, le abbiamo sborrato dentro insieme, tante di quelle volte, che è possibile che tu possa esser mia figlia. Da allora la scopo regolarmente, con grande soddisfazione di tuo padre, che impazzisce quando le sfondo il culo e poi le inondo la fica. Quando siam tornati dal viaggio di nozze, era già incinta di te. Da allora sono il suo toro fisso e, da alcuni anni, tuo padre nemmeno partecipa più alle nostre scopate, ma non si oppone se la faccio montare anche da due o tre amici fidati, che poi è quanto voglio fare anche con te. Chi credi mi abbia detto che eri diventata una brava succhia cazzi e mi ha consigliato di farti questo servizietto al culo, facendomi giurare che ti avrei lasciato intatta la fica? Secondo il suo volere, la devi dare solo alla persona che diventerà tuo marito, mentre il resto, bocca e culo, li puoi far assaggiare a chiunque ti paghi bene. Spero che un giorno, trovi un bravo ragazzo che sappia apprezzare la tua bravura a godere con un cazzo in bocca e, da adesso, anche in culo. Nel frattempo provvederò che tu ne goda al massimo, se lo vorrai.»

L’ho abbracciato e baciato con le lacrime agli occhi per la gioia. Poi sono andata in bagno per lavarmi, anche perché sentivo che mi colava tutto dal culo. Quando son tornata, lui si era rivestito e, sul comodino, c’era una cospicua somma di danaro, molto più di quanto stabilito. L’ho guardato incredula.

«Tranquilla, te li sei meritati tutti, con quel superbo pompino. Adesso me ne vado, ma ci sentiamo e ti farò provare ancora tanto piacere.»

Quando è tornata mia madre, mi ha chiesto di raccontarle tutto e poi mi ha ispezionato il martoriato culetto, constatando che era tutto a posto. Si è complimentata con me per il mio ingresso nel mondo delle zoccole, rotte in culo. Nei mesi a seguire, sono stata inculata da lui e, per tre volte, anche dai suoi amici, che mi hanno slargato a dovere e farcito bocca e culo a volontà, ma sempre nel rispetto del patto che la fica poteva esser leccata, masturbata, ma mai scopata. L’estate dell’anno dopo, avevo già diciotto anni, eravamo al mare e mia madre aveva subito fatto amicizia con Pietro, il nostro vicino di ombrellone, titolare di una bella impresa edile, con una ventina di operai, che aveva con sé, in vacanza, anche il figlio di nome Carlo, un bel ragazzo di vent’anni, molto timido, mentre invece lui era un gran porco. Al secondo giorno, già scopava con mia madre, con la benedizione di mio padre, che si consumava di seghe a guardare quanto fosse troia la sua dolce mogliettina. Mi son subito innamorata di Carlo e, il secondo giorno che stavamo insieme, gli ho fatto un pompino che lo ha, di fatto, legato a me, in maniera definitiva. La sera stessa, mi son fatta inculare, appoggiata ad una roccia. Lui ha spinto dentro il suo cazzo, di buone proporzioni fra le mie chiappe e poi, con un bell’affondo è entrato tutto dentro. Certo non era come quelli che avevo già preso, ma lui non se ne è reso conto, perché mi ha afferrato per i fianchi ed ha preso a stantuffarmi velocemente, sborrando poco dopo con un gemito di puro piacere, mentre io mi ero solo appena eccitata. Il giorno dopo, avevamo noleggiato un pattino per andare a fare il bagno nudi al largo e, dopo un bel tuffo, mi sono distesa e lui mi è venuto sopra: ho imboccato il suo cazzo fra le labbra della mia fica e l’ho lasciato fare perché avevo deciso che era giunto il momento tanto atteso di sentirlo anche davanti. L’ho solo pregato di esser dolce.

«Ti prego, fa piano, sono vergine.»

Ho letto lo stupore sul suo viso.

«Ma come, succhi l’uccello meglio di una puttana e lo prendi in culo divinamente, e sei ancora vergine?»

Ho annuito e lui, con molta delicatezza, mi ha spinto dentro il suo cazzo durissimo, che mi ha provocato un po’ di dolore solo nell’attimo in cui mi ha sverginato, poi ha preso a scoparmi velocemente e, in breve, quando io non ero ancora venuta, mi ha sborrato dentro tutto il suo piacere.

«Adesso sborro! È bellissimo!»

Ho sentito il suo sperma invadermi l’utero ed io ci sono rimasta un po’ male. Ero abituata a godere molto prima di sentire un maschio schizzarmi dentro e, d’impeto, mi son sfilata da sotto di lui e poi gli ho parlato con tono estremamente deciso.

«Adesso me la lecchi e mi fai godere!»

Lui è rimasto un attimo indeciso, ma io l’ho afferrato per i capelli e l’ho costretto a leccarmi la fica, da cui usciva la sua sborra mista al mio sangue.

«Accidenti, ma questo è sangue?! Allora era vero che eri vergine?!»

Mi ha leccato fin quando non son venuta e, potenza della gioventù, il suo cazzo era di nuovo in tiro: l’ho succhiato un po’ e poi me lo son rimesso dentro e, questa volta, mi ha portato ad avere un vero orgasmo, anche se ben lontano da quelli provati con le inculate. Quella stessa sera, mentre eravamo a cena con i miei genitori e suo padre, lui ha annunciato a tutti che era sua intenzione sposarmi. Pietro si è girato verso mia madre ed ha sollevato il calice per un brindisi.

«Se mi garantisci che diventerà zoccola, almeno quanto te, allora si sposeranno molto presto!»

Mia madre ha sorriso e gli ha garantito che, già da un pezzo, ero più troia di lei e Carlo lo ha confermato.

«Ti assicuro, papà, che ha il culo ben aperto e fa dei bocchini sconvolgenti, ma, cosa insolita era ancora vergine. Oggi ho avuto la sua verginità sul pattino al largo e le son venuto dentro con molto piacere. Le ho anche leccato la fica piena del mio seme e lei ha goduto tanto.»

Nel sentire quelle parole Pietro ha sorriso e poi ci siamo messi tutti sul divano.
Pietro giocava con le tette di mia madre, mentre Carlo mi masturbava con una mano sotto la gonna. Ad un tratto, ero così eccitata che ho aperto i suoi pantaloni, gli ho estratto il cazzo e me lo sono infilato in gola, sotto lo sguardo estasiato di mio padre e di Pietro, che ammirava la splendida tecnica che avevo nel succhiarlo. Carlo era troppo eccitato ed ha sborrato quasi subito. Allora Pietro si è spostato e mi ha fatto mettere vicino a lui, ha estratto un bel cazzo grosso e duro e mi ha invitato a succhiarlo, assieme a mia madre. Dopo averlo reso ben duro, lui mi ha chiesto di potermi inculare.

«Ci tengo a verificare che sei una gran zoccola. Nella mia famiglia, una puttana sfondata c’è sempre stata e mia moglie era fenomenale. Dai, solo per questa volta, poi non ti sfiorerò più, nemmeno con un dito.»

Mi sono inginocchiata sul divano e lui, dopo che mi aveva fatto colare della saliva fra le chiappe, me lo ha appoggiato al culo e poi, con un affondo deciso, è entrato di colpo fino in fondo.

«Accidenti! Che bel culo sfondato! Di certo lo prendi meglio che in fica! Che bello! Ti scopo il culo e ci sborro dentro, pure io!»

Poi, rivolto a mia madre:

«Dai, zoccola, mettiti sotto e lecca la fica, mentre le scopo il culo e tu, che aspetti a fartelo succhiare? Così vedremo se è veramente una che sa scopare per bene, e, soprattutto, se è zoccola al punto da goderne per il nostro piacere!»

Mi ha afferrato per i fianchi e, dopo che mia madre si è distesa sotto di me ed ha cominciato a leccarmi la fica, e Carlo mi ha infilato il cazzo in gola, lui ha preso a pomparmi come un toro scatenato, dandomi dei colpi fortissimi che mi hanno portato quasi subito a godere. Mi ha scassato il culo per una buona mezzora e poi ha sborrato, un po’ dentro ed il resto sul viso di mia madre, che lo ha ripulito tutto.

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Il nipote di Saliou

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Gen 1, 2023

Dopo quell’incredibile nottata di sesso, avevo riportato Saliou a casa sua poco prima dell’albeggiare, poi feci ritorno a casa, mi chiusi in stanza esausta e rimasi tutto il giorno dormendo, non risposi nemmeno alle numerose chiamate di mio marito Pierluigi perché non avevo il minimo stimolo di parlargli. Mi sentivo triste perché mi rendevo conto che stavo perdendo il controllo della situazione, non volevo ammettere a me stessa, che non riuscivo più farne a meno di quel cazzo senegalese e così per sfuggire alle mie responsabilità, incolpavo mio marito per avermi indirettamente indotto a fare in modo e maniera che questo accadesse. Immersa tra i tanti dubbi, scelsi la strada più semplice, rimanere tranquilla e godermi la vita tenendo il piede in due scarpe. Da un lato avevo un ottimo marito, che mai avrei voluto perdere, perché oltre a comandarlo a bacchetta, lui mi amava, mi trattava da regina, insieme avevamo un’intesa totale di come gestire la casa, le nostre spese e le amicizie, dei nostri problemi in 5 minuti sempre trovavamo la soluzione. Questa soluzione però non l’avevamo trovata riguardo al sesso; a dire il vero ne avevamo discusso poco o niente e probabilmente era anche colpa mia, ma credo che sia veramente difficile per una donna, trovare le parole giuste da dire al proprio marito, per fargli capire che ha bisogno di sesso, che con il sesso una donna si sente desiderata, viva, femmina, eppure Pierluigi stando insieme a me da oltre vent’anni, sa che mi è sempre piaciuto il cazzo, non può nemmeno minimamente pensare che, evitandomi sempre nel letto, a me vada bene così e che mi possa accontentare sempre con la semplice masturbazione. Sa anche che quando usciamo insieme a cena o per fare una semplice passeggiata, io attiro parecchio gli sguardi famelici di altri uomini, me ne accorgo io, ma sicuramente se ne accorge anche lui. Se da un lato avevo questa situazione matrimoniale, dall’altro, avevo trovato in Saliou l’uomo che soddisfaceva meravigliosamente bene tutte le mie voglie sessuali, l’avevo scelto come se fosse un semplice giocattolo sessuale, forse sottratto anche per invidia, alla mia cara amica Laura. Saliou, dal mio punto di vista è l’amante perfetto! Ha il vero stile gigolò, mi fa sentire desiderata, è sempre gentile, disponibile, riservato, sottomesso e servile come se fossi la sua padrona, fino poi a portarmi nel letto, lì, ostentando forza e sicurezza, si trasforma in un maschio dominatore, mi prende, mi possiede, mi fa sentire la sua puttana scopandomi senza pietà. All’inizio pensavo di poter gestire la situazione a mio piacimento, invece le cose si sono complicate, adesso non riuscirei proprio a rinunciare al piacere sessuale che genera in me quell’uomo africano, Saliou percepiva questa mia dipendenza sessuale e dopo aver visto con quegli occhietti furbi la mia bella casa, con piscina e giardino1 sognava di migliorare la propria vita. Mi chiese più volte, se in caso di separazione dal marito, io sarei rimasta proprietaria della casa, ma io da lui volevo solo due cose, la più totale discrezione ed il suo cazzo a disposizione delle mie esigenze ed entrambe le cose non mi sono mai venute a mancare. In questa maniera, con un bravo marito ma monotono ed un amante straordinario che compensava le lacune sessuali di Pierluigi, la mia vita è andata avanti senza troppe novità degne di nota fino a circa metà ottobre 2015, periodo che mio marito viveva estremamente stressato per il lavoro e per questo litigava spesso con suo figlio. Con me non litigava tanto, perché al minimo sentore di tempesta, lo lasciavo parlare da solo e me ne uscivo in giardino. Nonostante fosse ottobre, le temperature erano ancora buone, in una domenica pomeriggio me ne giravo scalza nel giardino, rilassata tra i miei fiori ed il cinguettìo degli uccellini, l’unica nota stonata era la voce di Pierluigi che litigava al telefono con suo figlio. Finito la litigata, Pierluigi mi raggiunse imbufalito, io cercai solo di tranquillizzarlo un po’:

“Rilassati Pier, tuo figlio non è più un ragazzino, ormai sa badare a se stesso, tu piuttosto è ora che ti prendi un po’ di relax, vieni con me a passeggiare per il giardino”

Lo presi per una mano, lui mi seguì a ruota e cercando di stemperare un po’ la situazione, con una mano mi alzai il largo vestito e gli mostrai il mio bel lato-b, ma la sua reazione fu scomposta, da puro deficiente.

“Tu Giulia se avessi dei figli, non penseresti sempre a scopare!”

Io rimasi completamente sbigottita da questa sua reazione, anche perché in passato, tutte le volte che Pierluigi aveva un problema si sfogava facendo sesso con me.

“Vai in casa a calmarti Pier, tu stai diventando pazzo”

Lui praticamente mi dava della irresponsabile, che pensa solo al cazzo e la cosa che mi offendeva veramente, era il fatto di aver toccato la mia corda dolente, che era appunto quella di non aver potuto fare figli… ma voi ditemi che colpe ne avevo io se il Signore ha scelto questo per me? Io, se offesa senza motivo, so essere molto vendicativa e come mi diceva mia nonna “Le cose io me le lego al dito”, se in quel momento avessi avuto Saliou nel giardino, mi sarei fatta scopare come una troia dietro una pianta solo per fare dispetto a mio marito. Né la sera, né tantomeno la notte Pier mi chiese scusa, al mattino seguente si fece la sua colazione e se ne andò al lavoro senza salutarmi, poco importa, la mia crudele vendetta era già pronta. Da circa 20 giorni mi vedevo con Saliou solo a casa sua, perché nel negozietto ospitava suo nipote Assane, figlio di suo fratello. Assane che era appena arrivato in Italia dal Senegal, si trovava solo di passaggio perché voleva andare in Francia da suo padre, lui è giovanissimo, ha 22 anni ma parecchio bruttino, alto circa 180, molto magro, con una faccia quasi da adolescente ed un paio di baffetti che gli davano del ridicolo, non parlava nemmeno una parola di italiano ma dai suoi grossi e dolci occhi si capiva che era parecchio affamato di figa. Mi aveva visto due volte e per due volte quasi sbavava dalla bocca, persino Saliou me lo aveva fatto notare

“Giulia, hai visto come ti guarda mio nipote, ahaha, non è mai stato con una donna italiana e credo nemmeno con un’europea, una signora come te gli fa perdere la testa, prima che se na va in Francia dovresti fargli un regalino”

“Ma smettila Saliou, mi sembra un ragazzino”

“Ma quale ragazzino, è già promesso sposo, quando arriva in Francia ha una fidanzata senegalese che lo aspetta per sposarsi”

La storia e le battutine di Saliou erano morte lì…c’è voluto tutto l’impegno di mio marito Pierluigi per farle resciuscitare, infatti come vendetta mi ero proposta proprio questo:

“Domani voglio fare un’opera di beneficienza, farò assaggiare un po’ di figa italiana ad Assane”

Lunedì verso le 11.30 telefono a Saliou.

“Tra poco vengo a farvi una sorpresa nel negozio, a te e a tuo nipote”

“Hahaha, vieni che alle 12 chiudo tutto”

Esco profumatissima, capelli raccolti, indosso un vestito color avorio fino alle ginocchia, autoreggenti nere e perizoma in pizzo, anch’esso nero. Quando entro, c’è una coppia di clienti che hanno appena pagato e stanno uscendo, Saliou ride già da sotto i baffi, io saluto Assane con un bel bacio nella guancia, Saliou si affretta a chiudere il negozio e mi porta nel retro, poi senza dire niente, sotto lo sguardo incredulo di Assane, mi alza la parte bassa del vestito, mostrandogli il mio culo, gli dice qualcosa nella loro lingua ed Assane si avvicina velocemente, incomincia a toccarmi tutta con le sue mani piene di desiderio, poi si inginocchia ed incomincia a leccarmi le cosce e le natiche, Saliou gentilmente mi aiuta a togliere il vestito e mi sfila il perizoma prima che Assane con la sua foga me li possa rovinare, rimango nuda solo con le autoreggenti. Mi siedo sul divano letto a gambe aperte, mentre Saliou si spoglia, Assane si butta in ginocchio e me la lecca disperatamente, gli metto un piede sul petto e lo spingo indietro, con una mano gli faccio segno di abbassare i pantaloni. Se Saliou ha un cazzo più tozzo, meno lungo ma molto largo, Assame ha un cazzo molto lungo ma di circonferenza normale, eccitato all’inverosimile ce l’ha duro come l’acciaio, appena lo prendo in po’ in bocca, si sforza per non venire. Saliou probabilmente gli dice di mettersi il preservativo, lui con quelle gambette secche e quel lungo cazzone penzolante saltella fino ad un cassetto, si mette il preservativo, poi un po’ goffamente mi viene sopra e senza pensarci troppo, mi infilza con quella lunga spada d’ebano. Anche se questa lunghezza spropositata mi da un po’ fastidio, il duro cazzo di Assane mi fa gemere di piacere.
“Ahhh ahhhh bravo Assane, mi sta facendo godere ahhh!”
Ma proprio quando sto per venire, lui non si trattiene più e sborra… Saliou prende subito il suo posto, la mia figa già surriscaldata accoglie con piacere il suo cazzo preferito, passano pochi minuti e vengo! Saliou sopra di me, continua a scoparmi incessantemente, poi in un orecchio mi dice:
“Sandwich?”
Assane con la forza da ventenne è di nuovo in piena erezione, sono eccitata ad avere due cazzoni così duri a disposizione ed ormai voglio provare anche questa esperienza.
Spingo Saliou a schiena in giù, salgo sopra e mi infilo il suo cazzone in figa, mi preparo dietro con un gel, faccio segno ad Assane, che velocemente lo appoggia nel mio bel culetto e duro come una pietra me lo spinge su. Wow!! Incredibile il piacere che mi fanno sentire questi due porci.
“Dio mio quanto mi fate godere!!!”
Saliou con un sorriso beffardo è immobile con quel suo cazzone che mi allarga la figa, Assane sempre affamato, mi scopa da dietro facendomi gridare ad ogni colpo.
Proprio quando questi due cazzoni africani mi stanno facendo venire, nella mia mente dedico un maligno pensiero di vendetta a mio marito:
“Pierluigi, guarda come godo!!! Questa mia goduta è per l’offesa di ieri!”
Assane da dietro sbuffa come un toro e spinge costantemente.
“Ahhhhh ahhhhh ahhhhhhhhhh Goooooodooooooooooooo!”
In questa posizione sono completamente dominata, stretta nella morsa di questi due impietosi africani, non riesco più a trattenermi ed urlo come una dissennata, i miei umori continuano ad allagare il cazzo di Saliou e vengo ancora.
“Godo!!! Godoooooooo!”
Nel frattempo viene anche Saliou riempendomi la figa di sperma, io completamente stremata da questi orgasmi a ripetizione, scappo da questa morsa brutale e mi corico supina, nemmeno il tempo di rifiatare un po’ ed Assane mi salta sopra e me lo sbatte nella figa, mamma mia speriamo venga presto e per eccitarlo di più gli dico:
“Ti piace scopare la mia figa? Dai Assane, è tua, scopami con il tuo cazzo”
Non so se capisce quello che gli ho detto ma lui si morsica con i denti il suo labbro inferiore e col suo cazzo mi percuote la figa con maggior irruenza. Personalmente non ho mai avuto particolare attrazione per i ragazzi giovani perché li trovo troppo infantili, ma devo ammettere che non posso resistere alla forza della sua gioventù e la durezza del cazzo di Assane mi fa venire ancora..
“Mamma mia, Assane sto godendo di nuovo, vengo!!!!!!!!!!!!”
Pochi secondi dopo, anche Assane viene e finalmente ho il tempo per riposarmi mezzoretta.
“Mi avete fottuto e fatto godere come una troia, la mia figa ha bisogno di riposo, ma voglio farvi un regalino con la mia bocca se volete”
Nemmeno il tempo di dirlo, che in bocca ho già il cazzo di Assane, pronto a venire per la terza volta, finito lui, faccio un bel pompino anche a Saliou e poi me ne ritorno a casa soddisfatta.

Continua…

Note finali:

Sarò molto lieta di rispondere a tutte le persone che, con educazione commenteranno sia nel bene che nel male o avranno domande da pormi sul racconto. Bacioni

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Adesso sono un cornuto!

Posted by admin under Incontri Erotici on venerdì Dic 30, 2022

Mi chiamo Marco, ho 35 anni e da tre sono sposato con Milena. Sono di media statura, capelli neri, occhi marroni; lavoro come consulente finanziario in una banca. Milena ha la mia stessa età, è una bella donna alta 1,70, bionda, occhi chiari, seno una buona terza piena, cosce lunghe, ed un bel culo tondo e sodo. Da quando siamo sposati, ho iniziato a sospettare sulla sua fedeltà. Non ci sono stati fatti specifici, ma avevo notato, qua e là, indizi significativi: uscite la sera con amiche che non conoscevo, oppure qualche chiamata, cui non aveva risposto, dopo aver fatto squillare a lungo il telefono, insolite distrazioni, un tono distratto in certe nostre conversazioni telefoniche, come se stesse con qualcuno. Infine la svolta qualche giorno più tardi. Quella mattina l’ho chiamata dal lavoro e quella sensazione che potesse essere con qualcuno si è ancor più rafforzata. Qualche frase spezzata, un’esclamazione inspiegabile, insomma segnali che portavano ad un’unica conclusione: non era sola! Ho interrotto la comunicazione, avvertendo che al lavoro sarei stato impegnato fino al pomeriggio, così da non farle sospettare che io potessi interrompere quello che stava facendo. Ho lasciato l’ufficio con un pretesto: in piena estate, c’era poco lavoro e poca gente, quindi la mia assenza non sarebbe stata notata. Son corso a casa che non dista molto dal mio posto di lavoro: solo circa 15 minuti d’auto. Era necessario arrivare velocemente, per scoprire cosa stava succedendo. Il mio cuore batteva forte, in un misto di angoscia ed eccitazione. Quando son arrivato a destinazione, ho lasciato la vettura nel parcheggio sotterraneo e questo mi ha permesso di raggiungere direttamente il nostro appartamento, senza esser visto da nessuno e, senza indugio, sono entrato silenziosamente in casa. Sono andato verso la nostra camera, ho aperto la porta e lì l’ho travata, sul nostro letto matrimoniale, tutta presa a gustarsi i suoi giochi erotici. La prima cosa che ho visto, è stato un culo peloso rivolto verso di me, che si muoveva ritmicamente, su e giù, su e giù. Ero paralizzato. Non è che non me lo aspettassi, ovviamente, ma constatare che i miei sospetti erano brutalmente confermati, era qualcosa di troppo forte. La mia irruzione non è passata inosservata, nonostante il detentore del culo peloso e la mia Milena, sotto di lui, se la stessero godendo alla grande. Milena mi guardò con un misto tra sorpresa e shock. Non se lo aspettava, era ovvio, e avrebbe preferito non farsi trovare in quella posizione, anche questo era evidente. Io ero senza parole ed anche Milena. Mentre il “culo peloso”, si tolse da Milena e, appoggiatosi accanto, sul gomito destro, mi guardò con un’espressione tra il sorpreso ed il malizioso.

Ruppe il silenzio, chiedendo: «Chi sei?»

Che sfacciato! Non ho potuto rispondere a nulla, ma la cagna ha recuperato la calma ed ha risposto per me: «È Marco, mio marito.»

E, come se ci trovassimo nella più innocente delle situazioni, ha completato la presentazione dicendomi:

«Questo è Massimo… Un mio amico.»

Tanta sfrontatezza aumentò il mio stupore, inibendomi di proferir parola. Un senso di dolore ed umiliazione mi aveva paralizzato, ma, da qualche altra parte, nel mio intimo, quella scena mi aveva eccitato al massimo. A poco a poco sono stato in grado di realizzare la situazione che avevo davanti agli occhi. Erano entrambi completamente nudi. Il corpo bello ed esuberante di Milena era sdraiato sulla schiena, con le gambe divaricate e le grandi tette che le svettavano sul petto. L’uomo che se la godeva era un individuo alto, magro, piuttosto peloso, che mi guardava con curiosità e un cenno soddisfatto. Sicuramente si godeva il fatto che io ero il cornuto e lui era colui che me le aveva appena fatte. Il suo cazzo era ancora teso, proprio come l’aveva tirato fuori dalla fica di Milena quando ero entrato. Ho notato subito che aveva un arnese di generose dimensioni, più grande del mio in spessore e in lunghezza. Visto che ancora non pronunciavo parola, Milena ha ripreso:

«Non so cosa vorresti fare: potremmo continuare a stare insieme o potremmo divorziare, ma, in ogni caso, io non smetterei di andare a letto con Massimo.»

Il fatto che abbia messo le cose in modo così chiaro, mi ha aiutato a superare la mia perplessità e dire quello cui facevo fatica a credere che fosse uscito dalla mia bocca.

«No, Milena. Non voglio divorziare. Voglio continuare ad esser tuo marito e mi farò una ragione se hai bisogno di qualcun altro per esser chiavata in maniera così energica ed appagante.»

Il bull si è fatto una risata piena di soddisfazione. Milena mi guardò attonita e, come se quella soluzione fosse la più bella del mondo, si voltò verso di lui e lo baciò appassionatamente sulla bocca. Hanno limonato per alcuni minuti, mentre io guardavo sempre più ferito ed umiliato, ma, nello stesso tempo, sempre più eccitato, come dimostrato dal gonfiore nei miei pantaloni. Quando finalmente decisero di separare le loro bocche, Milena mi guardò di nuovo con lui davvero incuriosito. Di nuovo, il suono delle mie stesse parole mi sorprese, perché io stesso facevo fatica a credere a quello che dicevo.

«Non voglio perderti. Voglio stare con te, anche se devo abituarmi a vederti scopare con un altro.»

Era una totale soggezione alla libertà di decidere della vita sua e mia, senza limiti e/o condizioni.

«Chiudi la porta e goditi lo spettacolo!»

Molto lentamente si chinò sull’uomo, abbassò la testa e cominciò a baciargli il membro duro. Fece scorrere la lingua su e giù sul tronco, leccò delicatamente il glande, scese con le labbra e la lingua lungo il palo rigido, si dedicò a baciare, leccare e succhiare le palle dure e piene, risalì il tronco fino a ingoiarlo tutto con gioia. Massimo giaceva supino, con chiara espressione di soddisfazione, ed emetteva eloquenti gemiti di piacere, senza esimersi dal sottolineare:

«Brava, zoccola! Fa vedere al cornuto come si succhia e lecca un bel cazzo come questo! Dai, continua. che ti voglio inondare la gola di sborra. Dai, troia, succhia!»

Milena proseguì in quel compito, mentre io ero ben consapevole della sua maestria nel portare a termine quel gioco, finché lui le chiese di farlo sborrare:

«Dai, vacca, succhia che sborro!»

Un suo grido, da vero porco, rese evidente il momento in cui, a seguito del succhiare di lei, le stava riversando in gola tutta la sua sborra. Milena ha proseguito nella sua azione, fino a spremere tutto il succo che poteva ottenere e, solo allora, ebbe a lasciare il grosso randello con la lentezza di chi abbandona qualcosa che in realtà avrebbe voluto ancora tenere per sé.

Poi si alzò sul letto, mi guardò di nuovo e mi disse con fermezza:

«Se vuoi vedere quanto son troia e come ti faccio cornuto, devi farne parte. Vieni a baciarmi!»

Mi avvicinai a lei e premetti la mia bocca contro la sua. Le ho fatto scorrere la lingua dentro, avvertendo subito il sapore acre di sperma e succhi vaginali di cui era inzuppato quel cazzo, prima che lei lo pulisse con il pompino. Quando ha ritenuto che avessi già assaporato abbastanza i sapori del sesso nella sua bocca, si è staccata e mi ha inflitto un nuovo ordine:

«Ora leccami e succhiami la figa, quella dove, fino a poco fa, ha scopato un altro! Me l’ha farcita bene già una volta e, quindi, la trovi ben ricca di crema!»

Ancora una volta ho obbedito, senza chiedermi perché mi stavo sottoponendo a questa ulteriore umiliazione. Mi inginocchiai accanto al letto, affondai la testa tra le sue gambe e presi a leccarla a fondo. Il mio stato d’animo era ridotto ad uno straccio, mi sentivo umiliato, deriso, ma la situazione mi eccitava terribilmente. Senza muover le gambe, affinché continuassi a succhiare, lei avvicinò il busto al corpo di Massimo e prese a baciarlo sulla bocca, sul collo, dietro le orecchie e sul petto peloso. Dalla mia posizione li sentivo parlare appassionatamente.

Lui non smetteva a prodigarle lodi e complimenti.

«Sei la mia femmina, la mia vacca da letto, la mia puttana dolce e succhiacazzi, che voglio sfondare tutta!»

Lei mugolava e gongolava compiaciuta, ricambiando.

«Tu sei il mio toro, un maschio fantastico, una vera fonte di sborra calda!»

Si baciavano con passione e piacere con tutto il trasporto possibile.

Alla fine la mano di Massimo mi separò dal sesso di mia moglie.

«Togliti, cornuto, che la voglio scopare ancora!»

Le salì di nuovo addosso e, dalla mia posizione più bassa, ho notato che il suo cazzo era di dimensioni davvero notevoli e, con un affondo deciso, le sprofondò di nuovo in quella grotta che, almeno finora, avevo considerato solo mia, mentre lei, gemendo di piacere, tornò a circondandogli la vita con le sue gambe.

«Dai, sfondami! Sei un toro meraviglioso! Guarda, cornuto, come mi sfonda!»

Mi son seduto per terra a guardare come scopavano. E devo ammettere che è stato un vero spettacolo. Subito le sue grida ed i gemiti di piacere di Milena hanno riempito la stanza, fin quando, dopo diversi minuti che scopavano intensamente, sono venuti insieme. Lui si è svuotato di nuovo dentro mia moglie, e ancora io ho avuto il compito di pulirle la fica da ogni traccia della sborrata, mentre la bocca di Milena faceva lo stesso con il cazzo del suo amante.

Massimo mi ha toccato scherzosamente la fronte, chiamandomi cornuto in tutte le varianti che gli venivano in mente. Quando Milena ha finito il suo lavoro di pulizia, ha voluto che io l’ascoltassi attentamente.

«Sia ben chiaro che, d’ora in poi, continuerò a scopare con Massimo. Lo sai vero? Ho deciso che gli affido, in maniera incondizionata, figa, bocca e culo, e, per quel che ti riguarda, potrai vederci quando scopiamo, a condizione che tu esegua quanto ti chiediamo. Se sarai bravo ed ubbidiente, poi continuare ad esser mio marito e scopare con me, quando Massimo è lontano, altrimenti me ne vado con lui.»

L’ho guardata, cercando di capire.

«Ma… come siamo arrivati a tutto questo? E perché hai deciso così?»

Lei mi ha sorriso in maniera ironica.

«E me lo chiedi? Al matrimonio di tua cugina, c’era un vecchio che, per tutto il giorno, non ha fatto altro che sbirciare fra le mie cosce e tu, che hai fatto, quando mi ha toccato ripetutamente il culo? Mi hai detto che le mie recriminazioni erano esagerate, perché lui era solo un po’ sbronzo! Io, però, ho notato come ti eri eccitato, né più e né meno come ti è successo ora! Ma guardati! Hai il cazzo duro pure ora che mi hai visto chiavata da questo toro stupendo!»

Effettivamente tutti abbiamo abbassato lo sguardo per dare un’occhiata al famigerato rigonfiamento dei miei pantaloni. La sua voce ha risuonato molto dura.

«Per questa volta, ti puoi fare una sega, ma appena torni in ufficio, non qui; però, in futuro, te la devi meritare! Inoltre fammi un piacere: Prima di tornare al lavoro, scendi in farmacia e prendimi del lubrificante, perché lui mi vuole sfondare anche il culo e me lo voglio godere per bene, senza aver dolore.»

Sono sceso e risalito velocemente e, dopo avergli consegnato il flacone di lubrificante, lei mi ha imposto di tornare al lavoro, tanto al resto avrebbe pensato lui. Mentre me ne andavo, Milena mi ha dato un bacio e ha detto una cosa che mi ha davvero fatto eccitare tantissimo:

«Ho deciso che condurrò la mia vita con te in questo modo, perché è così che mi piace, quindi fa la tua parte ed aiutami a godermela. Sei un buon cornuto e, per questo, ti amo di più. Non preoccuparti, Massimo non sarà il solo, ce ne saranno altri che semineranno nel mio giardino, in modo tale che tu possa godere di corna sempre ben fresche e lucide.»

Non sono riuscito ad arrivare in ufficio; appena in auto, mi son segato ed ho schizzato immediatamente.

Cazzo, sono un cornuto e mi sento soddisfatto.

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