Il mio amico Amir

Posted by admin under Incontri Erotici on martedì Gen 31, 2023

Mi chiamo Antonio e sono di una regione del Nord Italia. Ho cinquantacinque anni e son sposato da trenta con Simona, che di anni ne ha quarantanove. Abbiamo due figli grandi, che lavorano all’estero. Possiedo una bella fattoria con animali da carne e da latte. Sessualmente parlando, con Simona le cose sono sempre andate bene. Facciamo sesso in maniera sempre soddisfacente, anche se, da tempo mi sento eccitato al pensiero di esser cornuto e, finalmente, ho potuto realizzare questo desiderio. Questa mia particolare ossessione è nata qualche anno fa, quando, d’estate, mentre raccoglievamo il fieno per l’inverno, ho visto uno dei braccianti, che stagionalmente lavorano per noi, che guardava con insistenza il culo di mia moglie. Stranamente mi sono eccitato e da allora, dentro di me, è sempre più aumentato il desiderio di vederla scopata da un altro maschio. Una volta ne ho anche parlato con lei, ma mi ha guardato convinta che stessi scherzando; non mi ha detto nulla e, poiché eravamo a letto, ho allungato una mano fra le sue cosce e l’ho trovata completamente fradicia. La scorsa estate, il comune dove abitiamo ha accolto una decina di ragazzi che scappavano dal loro paese a causa di guerra e fame in cerca di un futuro migliore. Il sindaco ci ha chiesto se potevamo ospitare qualcuno di questi ragazzi e farli lavorare. Noi abbiamo accettato e ci siamo trovati in casa un ragazzo tunisino di ventotto anni. Un bel ragazzo, alto, moro, muscoloso, uno di quelli che per vivere si adattano a fare tutti i lavori che capitano. Amir, questo è il suo nome, è risultato essere un ragazzo per bene, educato, molto tranquillo e volenteroso. Ben presto si è instaurata una bella relazione di amicizia e confidenza, che mi ha portato a fantasticare su di lui e mia moglie, che naturalmente era ignara di tutto. Amir e Simona sono entrati subito in sintonia ed io mi sono accorto di come lui spesso la guardava, cercando di sbirciare nella scollatura o tra le gambe, quando lei si abbassava in cucina per prendere qualche cosa dal mobile. Ho anche notato che mia moglie, ogni qual volta Amir veniva a casa, si faceva trovare sempre truccata, carina e sorridente. Spesso, con la scusa di dover prendere qualcosa nella stalla, mi allontanavo e li lasciavo soli. È stato in uno di questi momenti che, sbirciando in cucina attraverso la finestra aperta, ho potuto sentire i complimenti che Amir rivolgeva a mia moglie, dicendole che, nonostante l’età, era una gran bella donna, sensuale, molto meglio di tante altre italiane che aveva conosciuto e mia moglie, ricambiando il complimento ricevuto con una carezza sulla guancia, gli risponde che anche lui è un bel ragazzo. Dopo aver pronunciato queste parole, vedo Amir bloccare mia moglie contro il frigo e portare la sua bocca alla ricerca di quella di lei. I due si baciano appassionatamente, vedo distintamente le loro lingue che si cercano. Amir continuerebbe cosi per molto tempo, ma lei lo blocca.

«No! Dai, fermati, ti prego! Sono sposata e qui fuori c’è mio marito che potrebbe rientrare da un momento all’altro.»

Così si siedono e io, dopo qualche secondo, facendo un po’ di rumore li raggiungo, facendo finta di niente, senza omettere di notare la patta gonfia di Amir. Doveva avere proprio un bel cazzo, cosa che di sicuro non è sfuggita neanche a mia moglie. Si sa, le donne sono particolarmente brave in queste osservazioni. Ormai la cosa era fatta. Dovevo solo sgombrare il campo per qualche ora e lasciarli soli, ma come fare? L’occasione si presentò durante la fiera annuale tenuta nella festa del patrono. Con Amir andammo alla fiera e, fra un brindisi e l’altro, tornammo a casa che eravamo tutti alquanto brilli. Ci mettemmo seduti sotto il portico ad aspettare i fuochi di artificio. Ad ogni scoppio dei fuochi, esprimevamo la nostra gioia con salti, abbracciandoci e baciandoci. Lasciavo che Amir si strusciasse a mia moglie, per farle sentire tutto il calore del suo corpo. Finiti i fuochi, dissi loro che sarei uscito per far festa con gli amici e che, sicuramente, avrei fatto tardi. Chiesi ad Amir se voleva venir con me, ma lui mi rispose che sarebbe andato a dormire, perché era stanco per la dura giornata di lavoro. Lo salutai con un cenno della mano, baciai mia moglie sulla guancia e feci finta di uscire, sicuro che qualcosa sarebbe successo. Feci un breve giro e, dopo qualche minuto, in silenzio, ritornai sui miei passi. Dopo aver attraversato il giardino, coperto dalle piante, mi appostai alla finestra semi aperta per spiare all’interno. Fu uno spettacolo meraviglioso! Avevano già ripreso quel bacio, interrotto per causa mia. Le mani si frugavano a vicenda, alla ricerca di cazzo e fica. In un minuto mia moglie era già seminuda: Amir le sfilò gli slip, si abbassò tra le sue gambe e prese a leccare con avidità le grandi labbra di mia moglie che implorava e mugolava come una troia, mentre si carezzava il seno.

«humhum… Continua ti prego! Non ti fermare! Non ti fermare!»

Il mio sogno si stava realizzando. Ero felicemente cornuto e arrapato. Amir la leccò per circa dieci minuti.
Poi si alzò in piedi e riprese a baciare mia moglie. Si tolse la maglietta ed abbassò la testa di mia moglie all’altezza del cazzo. Lei, inginocchiata ed a gambe aperte, accarezzava il corpo di Amir dal torace alle gambe, strusciando la bocca sull’enorme cazzo ancora avvolto nei jeans. Erano bellissimi. Ad ogni carezza di mia moglie, Amir chiudeva gli occhi e ansimava dal piacere.

«Sì, brava, continua! Sei stupenda! Ti voglio!»

Lei gli slacciò la cintura e, abbassati pantaloni e slip, tirò fuori, in tutta la sua maestosità, un cazzo con nervature che sembravano scolpite. Mia moglie cominciò a leccare dalle palle. Leccava come un’assatanata. Risaliva con la lingua tutta l’asta per poi avvolgere completamente la grossa cappella, facendola sparire nella sua bocca. Amir era in estasi ed io pure. Quel fantastico bocchino durò per minuti. Mia moglie leccava e succhiava come una puttana, passandosi ogni tanto la mano sulla fica fradicia e lasciando colare dalla bocca al mento la saliva che produceva. Poi Amir si sedette sul divanetto, tenendo il cazzo fermo con la mano sinistra e mia moglie gli si mise sopra cavalcioni, accogliendo nella fica quella grossa mazza che le strappò un sospiro di piacere.

«OOH! Sì! Lo sento tutto! Sì, tutto!»

Simona si godeva Amir, mentre lui la esortava a muoversi come le puttane che era abituato a fottere.

«Sì, troia, sentilo tutto dentro! Ti sfondo la fica! Sei una zoccola e voglio farti godere da matti!»

Lei, con grande maestria, alternava colpi di bacino a baci appassionati. Poi Amir la volle a pecorina. Lui in piedi e lei con una gamba distesa sul divano. Dalla mia posizione potevo vedere distintamente il cazzo che entrava e usciva dalla sua fica, ormai dilatata e slabbrata. Quel cazzo era ben grosso, irrorato degli umori di mia moglie e lei, sotto, godeva e incitava a proseguire.

«Continua, Amir, più forte! Sfondami tutta e fammi godere! Vengo! Ora!»

Amir continuò a scoparla così intensamente per circa dieci minuti, facendola venire diverse volte, poi tirò fuori il cazzo e le punto la cappella sul buco del culo.

«Rilassati, troia, che adesso ti apro anche il culo!»

Era più che chiara l’intenzione del maschio e, con un sorriso di piacere, allungò la mano sul cazzo per agevolare il lavoro di Amir, che, delicatamente, cominciò a farlo penetrar dentro sino alle palle.

«Sì, da bravo, sfondami anche il culo! Mi piace nel culo!»

Sinceramente non pensavo potesse riuscirci, ma lei lo aiutò molto, allargandosi le chiappe il più possibile con le mani, mentre emetteva mugoli più di piacere che di dolore, anche perché, ormai, entrava e usciva senza alcuna difficoltà.

«Bravo! Così mi piace! Dai, non ti fermare!»

Amir alternò culo e figa per una mezzoretta, finché lei si accorse che era pronto a venire.

«Aspetta, non mi sborrare dentro. Ti voglio in bocca. Voglio berti tutto!»

Con una mano se lo sfilò delicatamente, si inginocchiò e cominciò a succhiarlo, finché Amir non esplose un fiume di sborra che riempì la bocca di mia moglie. Era talmente abbondante che fuoriusciva e colava sul mento di Simona, sino al collo e sulle tette. Senza rendermene conto, mentre li guardavo, mi stavo segando e, proprio in quel momento, venni anch’io. Fu bellissimo, ma ancor più bello fu veder mia moglie che continuava a tener quel cazzo in bocca per pulirlo di tutti gli umori rimasti e lo fece finche’ non se lo ritrovò moscio; gli diede un bacio come avrebbe fatto se fosse stato un bambino, guardando Amir con un sorriso di soddisfazione. Da allora le cose sono completamente cambiate. Esco spesso la sera e torno tardi. Mi invento sempre impegni di lavoro per dare la possibilità ad Amir di fottere mia moglie, mentre io resto alla finestra a guardare. Poi, una sera, Simona se n’è accorta. Si è girata verso la finestra e mi ha visto. Per un attimo ho pensato che sarebbe scoppiato un casino. Lei è subito corsa in camera e Amir, nel vedermi, è sbiancato. Sono entrato in casa e lui mi ha guardato stravolto.

«Tranquillo, va tutto bene! Vieni con me!»

Lui, ancora mezzo nudo, mi ha seguito in silenzio e, insieme, siamo entrati in camera da letto, dove mia moglie stava seduta sul letto con la testa fra le mani.

«Tranquilla, amore, va tutto bene! Sono stato io che l’ho spinto fra le tue cosce e non ne sono affatto pentito! Non me ne frega niente di quello che può pensare la gente: quello che voglio è che lui continui a fotterti ed a farti godere, come e quando ti va. Sono un gran cornuto e mi piace esserlo, perché non ti ho mai visto così felice da quando lui ti scopa. Se vuoi, adesso, lo facciamo insieme, ma ti prego: smetti di esser preoccupata. Ti amo e voglio solo la tua, ma anche nostra felicità!»

Lei ha sollevato lo sguardo, io l’ho abbracciata e stretta a me, poi mi son girato verso di lui.

«Dai, continuate! Non ti fermare, fa finta che io non ci sia. Starò a guardarvi e, se ne ho voglia, mi unisco a voi, ma tu, adesso, falla godere! Scopala e falla impazzire!»

Da quella sera siamo tutti e tre come una famiglia. Lui dorme con noi nel nostro letto e, a volte, li lascio da soli e vado io a dormire nella sua cameretta; li sento scopare e lei godere. È tutto quello che mi serve per apprezzare la mia condizione di “cornuto” e in questo, per me, consiste la vera felicità.

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La vicina di casa

Posted by admin under Incontri Erotici on sabato Gen 28, 2023

Da tre anni abito in un nuovo appartamento nelle immediate vicinanze del mio lavoro. Sono Mario, ho trentacinque anni, e faccio il conducente di mezzi del sevizio pubblico. Sono alto uno e ottantacinque, moro, occhi scuri, spalle larghe e fisico ben curato; sessualmente mi definiscono ben dotato. Non sono sposato. Il mio lavoro mi offre spesso l’occasione di incontri interessanti, dai quali ricavo avventure che soddisfano appieno la mia insistente voglia di sesso, vissuto nel modo più porco possibile. Nell’appartamento, sopra il mio, vive una coppia. Lei una bella donna, alta, capelli scuri, una terza molto abbondante di seno, belle gambe, ma che conduce una vita alquanto dimessa, quasi a non voler farsi notare, schiva al punto da cercare di non destare attenzioni. Lui è il classico tipo molto serio, riservatissimo e d’indole molto docile. Credo che, in casa, sia lei a “portare i pantaloni.” Con loro ho solo scambiato qualche saluto, quando ci si incontra per le scale e, una sera, son rimasto ad osservar lei che saliva davanti a me, ammirando il suo bel culo, anche se coperto da un abito che lo risaltava poco. Con lui ho scambiato qualche parola in più, alle riunioni di condominio, ma inerenti a quelle sole questioni; mi son convinto che fosse un timido, completamente fuori luogo. Un pomeriggio stavo ritornando a casa dopo il lavoro, e, causa l’immancabile cantiere sulla tangenziale, c’era una fila pazzesca. Decido di fermarmi a bere un caffè nell’area di rifornimento. Quando son giunto davanti al bar, vedo la mia vicina di casa che guarda, sconsolata, dentro il cofano aperto della sua vettura. Il titolare del distributore le spiega che c’è un tubo rotto e che, solo l’indomani, il meccanico dell’officina lì presente, potrebbe aggiustarlo. Lei si gira, mi vede ed io mi avvicino sorridendole.

«Mi scusi, la vedo in difficoltà, le posso esser utile?»

Lei mi guarda come se fossi un soccorritore che la salva dal naufragio.

«Oh, grazie, non saprei come tornar a casa: la mia auto ha fatto i capricci ed il mio cellulare ha la batteria scarica.»

Le offro un caffè, che lei accetta, e ci presentiamo. Scopro che si chiama Giuseppina, ma lei preferisce Giusy, sposata con Claudio; ha un figlio ormai grande, che è un ufficiale di Marina. Si stempera la sua tensione e, lentamente, riprendiamo il cammino verso casa. Immediatamente ci ritroviamo in fila che procede lenta. Si lamenta del traffico.

«Accidenti al solito cantiere: questa strada è diventata impercorribile; sai quando la impegni, ma mai quando la lascerai.»

Le rispondo, rivolgendole un sorriso.

«Sì, è vero, ma, tra le tante volte che sono stato in coda, questa sera è la prima volta che non ho fretta di rincasare.»

Lei intuisce il complimento, sorride, poi si gira verso il finestrino, osservando il tramonto dietro grosse nuvole. Mi incalza con malizia.

«Lei è sempre così gentile con le donne cui da un passaggio?»

Le ribatto sorridendo.

«No, solo con le belle signore che abitano nel mio stesso palazzo ed una, in particolare, che spesso ammiro.»
Lei mi guarda fisso negli occhi, poi sorride.

«Voi uomini: sempre pronti a stuzzicare, quando se ne presenta l’occasione. Come mai un bel ragazzo come te, non ha una moglie e dei figli?»

Mi chiede passando dal lei al tu.

La guardo, sorrido e contrattacco.

«Come mai una bella signora come te, con un fisico da sballo come il tuo, vive una vita defilata, di basso profilo, quasi avesse paura di esser notata, quando potrebbe oscurare il sole, se solo lo volesse?»

Lei sorride, poi con un tono decisamente triste, replica:

«Sono passati i tempi in cui amavo andar fiera della mia bellezza; oggi mi limito a far la moglie. Vivo del mio lavoro e cerco di farmi notare il meno possibile e, poi, non è vero che ho un corpo da sballo: tu, che ne sai?»

La guardo e decido di affondare il colpo.

«Credimi, sei una gran bella donna. Farei carte false per averti fra le braccia. Invidio tuo marito che può averti tutte le notti nel letto; a me è bastato ammirarti una volta, mentre salivi le scale, per eccitarmi, poi, mi son dovuto segare per calmare i bollenti spiriti.»

Lei mi guarda, fingendo stupore o indignazione, ma poi si rilassa e sorride.

«Sì, figurati se una vecchia come me, possa eccitarti! Chissà quante donne più giovani di me, ti porti a letto?»

Insisto e attacco giocando il tutto per tutto.

«Scherzi?! Tu vecchia? Ne vorrei di “vecchie” come te e poi, guarda, il solo averti qui, me lo fa tirare!»

Lei si gira ed osserva stupita la mia mano, che evidenzia il pacco già duro.

«Smettila di dir scemenze e dai, che la fila è finita: andiamo a casa.»

Pochi minuti dopo, siamo nel parcheggio del fabbricato, dove lui ci accoglie preoccupato. Bastano poche parole di lei, per calmarlo. Lui mi ringrazia e, insieme, saliamo le scale di casa, poi, quando arrivo al mio pianerottolo, mi giro e vedo lei che evidenzia, il movimento del corpo per salire, facendo risaltare il suo meraviglioso culo, salendo dietro di lui. In cima, si gira, mi sorride e fa l’occhietto divertita. Passano dei giorni e la vedo solo di sfuggita, quando innaffia le piante sul terrazzo o quando va al lavoro, ed è sempre scambiandoci un breve cenno di saluto. Una mattina che ero di riposo (la sera prima avevo finito il turno molto tardi), mentre facevo la doccia, sento suonare alla porta. Metto un asciugamano legato alla vita e vado ad aprire. Immaginate il mio stupore quando me la trovo davanti. Mi chiede, guardando stupita il mio corpo nudo.

«Puoi prestarmi del caffè?»

Mi rendo subito conto che si tratta di una scusa, la faccio entrare e la invito in cucina, dove inserisco una cialda nella macchina del caffè e ne porgo una tazzina a lei, che lo beve in silenzio, mentre mi osserva. Dopo aver bevuto, mi volto per metter la tazza nel lavandino, quando sento, d’improvviso, le sue braccia cingermi da dietro, sotto le ascelle, e le sue mani stringere i miei pettorali, mentre il suo seno si schiaccia contro la mia schiena. Restiamo un attimo immobili, poi mi giro, la guardo e le nostre bocche si uniscono in un bacio carico di desiderio e passione, mentre le nostre lingue si toccano, s’inseguono, si succhiano facendo presagire la forza del desiderio che si è impossessato di noi. Dopo un lungo attimo, mi stacco da lei e passo le mie labbra sul suo collo. Le succhio il lobo dell’orecchio, le accarezzo la nuca, lei geme, poi si stacca da me, mi fissa, poi, parla con un fil di voce, terribilmente languido:

«Lasciami andar via o non me ne andrò più.»

La mia risposta è eloquente. La prendo in braccio e la porto in camera, dove la depongo sul letto e la spoglio velocemente. Nuda è un vero spettacolo. Il ventre quasi piatto, i seni belli grossi e duri, che non presentano un minimo di cedimento, le cosce lisce e ben tornite, ed un magnifico triangolino di pelo che m’invita a leccarlo tutto. Mi distendo su di lei. Sento il fuoco del suo ventre al contatto del mio cazzo duro sullo spacco della fica, che già si è inumidita. Lecco i seni, li mordo e le strappo un primo gemito di piacere. Poi, lentamente, scivolo verso il basso, indugio sull’ombelico e lei, al limite, mi afferra i capelli e mi spinge verso lo spacco: esito ancora un attimo ed ora è lei ad implorarmi.

«Dai, ti prego: non resisto!»

Incollo la mia bocca sulle sue fradice labbra, da cui sta già sgorgando nettare prelibato. Lecco, succhio e raccolgo tutto con la lingua, insinuandomi fra le pieghe del suo sesso, ormai ridotto ad un lago. Afferro con le labbra il clitoride durissimo e molto pronunciato, lo succhio e lei parte in un primo folle orgasmo.

«ODDIO! vengo!»

Trema scossa da brividi di piacere. Il suo corpo s’inarca e poi crolla di colpo, per poi tendersi ancora, mentre io continuo a lappare il nettare che sgorga copioso. Mi tiene la testa schiacciata sulle sue labbra. Lecco e succhio come un dannato, strappandole un nuovo orgasmo. Gode, geme ed urla di non fermarmi. Tende di nuovo il suo corpo ad arco, poi cade di colpo immobile, quasi svuotata di ogni energia. Resto stupito dalla facilità con cui l’ho fatta godere. Improvvisamente lei ha un guizzo, si gira e si distende al rovescio, s’impossessa con decisione del mio cazzo durissimo e prende a succhiarlo, leccarlo e segare a due mani. Scorre la lingua lungo l’asta, poi si infila le palle in bocca. Le succhia, poi risale ed imbocca la cappella, tenendola ben stretta fra le labbra, mentre la lingua si muove come un serpente impazzito. Subito mi rendo conto che la tipa sa il fatto suo. Ne ho conosciute poche di donne capaci di succhiare il cazzo così, da vera ed esperta, consumata, bocchinara. Poi di colpo sale su di me e lo imbocca fra le labbra del suo fradicio sesso. Resto immobile e lei s’impala da sola; scopro che è strettissima. Resto stupito da questa scoperta. Sento il mio cazzo aprirsi letteralmente la strada dentro di lei, che spinge in basso il suo corpo, mentre la bocca si apre per gridare, senza però emettere alcun suono. Scivolo profondamente dentro di lei. Quando sbatto con la punta sul fondo, lei gode e vibra scossa da una scarica di piacere che mai ho visto invadere una donna. Le lascio assaporare fino in fondo l’orgasmo, poi le afferro i seni e le torturo i capezzoli durissimi. Lei, dopo un momento, mi fa inarcare le gambe, si appoggia su di esse con la schiena e comincia ad ondeggiare avanti/indietro, senza sfilarsi un solo millimetro di cazzo da dentro. Ben presto gode, trema e si scuote per il piacere. La guardo estasiato. Perdo il conto di quante volte ha gridato “vengo”. Poi la distendo di lato. Lei si stringe a me, mentre io la scopo con un movimento lento, ma costante, deciso, vibrato e lei gode ancora. Cambiamo spesso posizione, poi lei s’inginocchia e m’invita a prenderla da dietro.

«È da tanto che non mi montano da dietro. Un tempo era la mia posizione preferita.»

Mi piazzo dietro di lei ed infilo lentamente tutto il mio cazzo fino in fondo. L’afferro per i fianchi e incomincio un lento, ma costatante pompaggio, che le procura subito altro piacere. Gode, si dimena e sculetta, assecondando i miei affondi, poi, scossa dall’ennesimo orgasmo, si lascia afferrare da me per i seni. La sollevo, in ginocchio, le impasto le mammelle con i capezzoli duri come chiodi. Al massimo della porcaggine, le porto una sua mano sulla fica e le ordino perentorio, con tono severo:

«Toccati, che godi di più.»

Lei scorre la sua mano sulle labbra, sfrega con le dita il grilletto e scivola fino a sentire le mie palle, che massaggia lentamente. Dopo aver goduto, si distende supina, alza le gambe fino a toccare le spalle con i talloni.

«Prendimi così! Voglio vederti mentre godi, sborrami dentro! Dai, è da tanto che non sento il piacere di un caldo schizzo di sborra, dentro di me!»

Sono al limite anch’io, ma voglio strapparle l’ennesimo orgasmo. La pompo con decisione e, al suo grido, le sborro dentro.

«Eccomi! Sborro! Ora!»

«Che bello! Ti sento! Sei bollente!»

Lentamente ci distendiamo e riprendiamo fiato. Lei nota, dalla radiosveglia, che sono quasi tre ore che la sto scopando.

«Devi andare a casa?»

Lei mi sorride.

«No, oggi non viene a casa. In albergo hanno un convegno e resterà fuori fino a sera.»

Le offro di mangiare insieme qualcosa, accetta. Prima ci infiliamo sotto la doccia, dove riprendiamo a baciarci, toccarci. Lei mi sega, mi succhia e si strofina su di me come una gatta in calore. Quando son di nuovo in tiro, mi porta in cucina, dove prepariamo, fra baci e toccamenti vari, un piatto di pasta da mangiare, restando sempre nudi. Lei mi fa sedere, poi s’impala sul mio cazzo e volgendomi le spalle prende, con una forchetta due rigatoni, uno per lei e uno per me, mentre continua a muovere i fianchi, ben piantata sul mio cazzo. Mentre mangiamo scopando, mi racconta un po’ di lei.
A diciassette anni si era innamorata del socio di suo padre, un maschio molto fascinoso, che l’ha iniziata al piacere del sesso. Le aveva insegnato tutto, sverginandole sia la fica che il culo. Ne era stata così presa da lui, che lo assecondava in ogni desiderio. Scopavano in ogni luogo o momento possibile e, per non aver problemi, lui le sborrava solo in culo o in bocca, perché era estasiato dalla sua bravura nel succhiare il cazzo. La tresca, però, non era sfuggita alla moglie dell’amante, che aveva minacciato un casino e, poiché era la moglie a finanziare la loro impresa, i suoi genitori non trovarono di meglio che farle sposare Claudio, uno di sei anni più grande, che già lavorava qui come cuoco. Per dispetto, lei, nell’ultimo mese prima di sposarsi, si era fatta ingravidare dal suo amante. Con Claudio si era trovata davvero male. Ottimo marito, ma una frana a letto. Lui, non appena appoggiava il cazzo sul suo pelo, schizzava senza nemmeno darle il tempo di un minimo di godimento. Per un po’, aveva pensato di tradirlo, ma aveva da poco ottenuto una cattedra come insegnante e non voleva far nascere casini. Una sera, stanca della solita schizzata di lui, si è ribellata:

«Così non si può continuare! Tu hai appena goduto ed ora è il caso che mi lecchi e fai goder anche me, altrimenti domani la darò al primo che passa!»

Lui aveva esitato un attimo, ma, vista la sua determinazione, aveva eseguito un perfetto lavoro. Per molto tempo era diventato il loro “gioco.” Tu vieni, allora pulisci ed io godo. Col tempo si era dedicata sempre più alla cura del figlio, che era cresciuto sano e forte, fino a diventare ufficiale di Marina. Poi smette di mangiare, si solleva e mi trascina di nuovo in camera e mi dice, sorridendo:

«Ho ancora fame di te.»

Torniamo a letto. Ora siamo entrambi consapevoli che sarà diverso, siamo più calmi, rilassati, ora vogliamo più il piacere che sfogar la nostra voglia. Lei si diverte a succhiarmi. È fantastica. Lo infila tutto in gola con estrema facilità, poi mi guarda e mi sorride.

«Dai, fammi il culo! Ma, ti prego, fa piano: sono davvero tanti anni che nessuno me lo sfonda più.»

Mi metto dietro di lei, lo lecco, succhio e umetto con la lingua. Infilo dentro un dito, poi due. Lo avverto solo un attimo rigido, poi, lentamente, si rilassa e lei insiste affinché la prenda. Infilo la punta e, pian pianino, cercando di non farle male, spingo dentro il mio palo. Lei mi fa fermare un momento, poi, inaspettatamente spinge con forza il suo corpo all’indietro e s’impala di colpo.

«Hhaaiiii…fermo…cazzo, come sei grosso…mi spacchi! No…dai, muoviti, ma piano…»

Limo lentamente quel buco, che si dilata sempre più, fin quando la sento godere. Ci distendiamo di lato. Le metto una mano davanti e le torturo il bottoncino, che serve a procurarle altro piacere. Infilo l’altro braccio sotto di lei e le metto due dita in bocca, mentre ne pianto uno anche in fica e le sussurro all’orecchio.

«Immagina che tre maschi ti stiano scopando!»

Lei ha un violento orgasmo, indice di una fervida fantasia che l’ha subito eccitata.

«…uumuhmhh…sì, porci, depravati, sfondatemi…vengo!»

Trema e gode in maniera completa. Mi fa distendere e, salita su di me di spalle, mi fa inarcare le ginocchia, vi si appoggia e muove lentamente il culo, scopandosi da sola, facendo restare me immobile. Mi guarda e si masturba con la destra, mentre, con l’altra mano, si tocca il seno. Mi guarda vogliosa e si passa la lingua sulle labbra, in maniera da perfetta porca. Poi, con me disteso, lei si gira tenendo sempre il cazzo infilato nel culo e, usandolo come perno, mi attira su di sé e mi chiede di venire ancora. Io le sorrido con falsa modestia.

«Credo che sarà un po’ difficile: mi hai spremuto a dovere.»

Lei mi guarda maliziosamente e poi si sfila, si distende e comincia una delle pompe più fantastiche che abbia mai ricevuto. Mi succhia incavando le guance. Lo infila in fondo alla gola, poi lo sfila lentamente, facendomi sentire i denti che lo “rigano”. Mi procura un mix di dolore/piacere sconvolgente. Per ben due volte si ferma e, quando sento che sto per venire, le afferro il viso fra le mani e prendo a scoparle la bocca, affondando tutto il cazzo in gola. Mi ferma, poi sorride:

«Ce ne hai messo di tempo per deciderti a scoparmi in bocca? Avvertimi quando vieni, che voglio gustarmi per bene tutta la tua sborra.»

Lascio libera la sua testa, lei appoggia le mani ai miei fianchi e detta il ritmo. Poi quando sto per venire la blocco e mi permette di schizzarle in bocca. Lo succhia, spreme e munge le palle con la mano, fino a che non esce anche l’ultima goccia. Apre la bocca e mostra orgogliosa la sua lingua ricoperta della mia semenza, l’assapora e poi l’ingoia. Si distende su di me e mi bacia. Restiamo per circa un’ora distesi a parlare del futuro, che ci riguarda, poi se ne va. Per tre giorni il mio lavoro mi tiene lontano da lei, poi al ritorno, m’invita a cena. Resto un momento incerto. Lei mi assicura che non ci sono problemi, lui sa tutto e non ha nessun pregiudizio nei miei confronti, anzi, mi reputa una persona a modo. Quando suono alla sua porta, mi apre lui, mi saluta cordialmente e trovo la casa immersa in un’atmosfera romantica, con luci soffuse, tavola imbandita con candele accese. Lei appare bellissima, mi bacia in bocca con trasporto, poi ci sediamo a tavola e lui ci serve una cena buonissima. Ci scambiamo coccole e, una volta finito di mangiare, andiamo in camera, senza che lui ci dia il minimo disturbo; lei, spogliandosi, mi propone:

«Scopami qui, nel mio letto.»

La scopo con ardore e passione, le faccio urlare ripetutamente il suo piacere. Le sfondo anche il culo e le riempio la bocca di sperma. Quando è sazia, mi rivesto sommariamente e lui mi accompagna alla porta, ringraziandomi per il piacere che ho procurato a sua moglie. Da quella sera, sono passati otto mesi, in un crescendo d’intense emozioni. Ha cambiato il suo look, in particolare, quando esce con me. Abbigliamento molto succinto e tacchi vertiginosi. Al suo primo carsex, è rimasta sconvolta. Piegata a novanta, appoggiata al cofano dell’auto con me dietro che le sfondavo il culo, mentre lei succhiava e faceva godere cinque maschi. Un’altra volta, sull’autostrada, l’ho fatta scopare da tre camionisti, contemporaneamente, che l’hanno sbattuta come una puttana, facendola godere tantissimo. Poi le ho fatto conoscere i prive’. La prima volta ha passato due ore a godere fra le braccia di una donna, esperienza che l’ha veramente affascinata. Le è piaciuto così tanto, che la volta successiva ha voluto provare anche il Gloryhole. È impazzita dal piacere a succhiare più di dieci cazzi che spuntavano dai buchi nel muro, per poi farsi sborrare in viso e sulle tette. Non contenta si è fatta scopare da due tipi MOLTO dotati, che l’hanno realmente aperta. In estate siamo andati in Corsica insieme, solo io e lei. Provare a star nuda fra la gente l’ha fatta eccitare tantissimo. A volte ci dovevamo trovare un posto appartato per scopare da quanto si bagnava. Prima del ritorno, le ho organizzato una Gang, con altri cinque maschi. Siamo stati un pomeriggio intero a scoparla, per poi ricoprile il corpo di calda sborra. Tutto documentato da relative foto, che poi lei ha mostrato a lui, che ne è rimasto molto compiaciuto. Col tempo ho capito quale sia il rapporto fra loro. Con me lei fa sesso, forte, trasgressivo, a volte estremo, ma con lui ha un’intesa fortissima. Me ne son reso conto, dopo alcune volte, quando la scopo a casa sua e, mentre lei gode sul mio cazzo, lui ci osserva in silenzio, nella penombra della camera e, quando lei gode, volge lo sguardo verso di lui, che annuisce soddisfatto. È innegabile l’amore che ha per questa donna che venera come una dea. Circa tre mesi fa, è giunta, nel nostro condominio, una giovane coppia. Lui un ragazzone sempre impegnato a far mille sport, mentre lei un tipino dall’aria timida. Di media statura, bionda con due labbra molto invitanti, seno piccolo, forse meno di una terza, due gambe snelle e ben tornite, sormontate dal suo pezzo forte: un culo perfetto, che lei evidenzia con indumenti che ne risaltano la procacia. Giusy mi fa notare che la ragazza indugia a lungo con lo sguardo, quando mi vede passare. Io ammetto che un bel pensierino su quel culetto l’ho fatto. Poi una volta mi ha chiesto all’improvviso.

«Ti piacerebbe averla nel letto con noi?»

Colto alla sprovvista son rimasto sul vago.

«Ammetto che non mi dispiacerebbe, ma son giovani e sposati da poco, dubito che si possa realizzare.»

Lei mi sorride maliziosa.

«Lascia fare a me: è una donna e fra donne l’intesa è più rapida.»

Non so come abbia fatto, ma dopo una settimana era nel letto in mezzo a noi. Silvia, questo è il suo nome ha una passione profonda per leccare le donne, in particolare la fica, meglio se ben farcita di calda sborra, passione che ha subito contagiato anche Giusy. Per me questo va molto bene, per cui il nostro passatempo preferito è diventato questo: io ne scopo e faccio godere una, poi le inondo la fica, che viene ripulita dall’altra, mentre quella che ha goduto provvede a succhiarmi il cazzo per farlo tornare ben duro per scopare anche l’altra. Con la complicità di Giusy, le ho sfondato anche il culo, che era vergine. All’inizio si è un po’ lamentata per il dolore, ma con Giusy che le succhiava il clitoride, con due dita ben piantate in fica, il piacere ha avuto ben presto il sopravvento ed ora si lascia inculare tranquillamente, ma esige che le sborri sempre in fica. Due mattine fa, mi suonano entrambe alla porta, entrano e sono radiose, felici. Silvia sprizzava contentezza da tutti i pori, mi abbraccia sorridendo ed esclama con entusiasmo.

«Sono incinta!»

Resto un momento stupito. Certo, in questi mesi le ho farcito abbondantemente la fica di sborra, ma credevo usasse delle precauzioni. Lei legge il velo d’inquietudine sul mio volto, mi abbraccia più forte e mi bacia.

«Tranquillo. Non ci son problemi, un cornuto che lo alleva ce l’ho anch’io!»

Ridiamo tutti e tre di gusto e poi ci dedichiamo al nostro passatempo preferito.

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Un colloquio particolare

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Gen 22, 2023

Alessio mi ha completamente stregato. Quella notte dormo come una neonata: pacifica, serena e senza la necessità di darmi piacere per prendere sonno.

A lavoro Alessio è assolutamente professionale, preciso e rispettoso dei nostri ruoli. Sembra quasi distaccato, come se le nostre sfide sono solo una cornice alla sua vita, e forse è così. Forse per lui è solo un gioco, mentre io inizio a sentirne il beneficio. Sento il fermento e l’impazienza di scoprire quella che sarà la prossima sfida e devo resistere a fare la prima mossa e chiedere direttamente a lui che cosa devo fare.

È passata una settimana e delle mie mutandine nessuna traccia. Come le altre volte, tra una sfida e l’altra, fa finta di nulla. Siamo solo due persone che lavorano insieme, anche se l’ultima volta ho provato qualcosa che mi ha spaventato: gelosia. Ero gelosa della brunetta che stava avendo le attenzioni del mio assistente e questa emozione è molto pericolosa. Il nostro è un gioco in cui i sentimenti dovrebbero stare fuori. Io ho una famiglia, un marito, una figlia e un figlio e non posso permettermi di mandare tutto all’aria.

Sono confusa e sono convinta di dover fare chiarezza nella mia vita. Voglio capire cosa fare e dovrei farlo senza le sue continue tentazioni. Dovrei smettere con le sue sfide, ma sento che il mio corpo e la mia testa ne hanno bisogno.

Sono le 19 di venerdì e l’ufficio sta per chiudere. Siamo rimasti in pochi, tra cui c’è anche lui.

         «Alessio, lunedì pomeriggio ricordati che abbiamo un colloquio io e te.».

         «Sì, capo. Ho ricevuto la mail con l’avviso. E a proposito di lunedì… oramai abbiamo le nostre sfide da un mesetto, mi sembra giusto che la prossima sia speciale. Voglio che tu mi dica cosa desideri. Pensaci. Hai tutto il weekend. A lunedì, capo.».

Torno a casa più confusa che mai.

“Cosa desidero?”, la domanda mi echeggia nella testa, diventando quasi un’ossessione.

Passo tutto il sabato con la mia famiglia. Andiamo in un agriturismo fuori porta, mangiamo lì e nel pomeriggio i bambini fanno un giro sui pony. Una giornata stupenda che mi fa capire quanto i miei figli siano la priorità assoluta nella mia vita. È questa è la prima vera certezza che ho.

Ma questa era una certezza già in precedenza, il vero nodo da sciogliere è il rapporto con mio marito. Non ricordo più nemmeno l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore. Viviamo per i figli, ma tra di noi qualcosa non va. La riprova la ho di nuovo quella sera quando, messi a letto i nostri figli, mi avvicino a lui con fare da gatta – questo mio modo di fare lo eccitava parecchio. Inizio a baciargli il collo e poi mi dirigo verso la bocca. Ricambia il bacio, ma con un distacco che mi ferisce. Le mie mani scendono sul suo petto e si dirigono verso il suo sesso, ma lui mi ferma.

Si nega attingendo alle solite scuse. Litighiamo. Una volta ancora ho la convinzione che tra noi si sia rotto qualcosa e questo mi chiarisce molto le idee.

Non voglio buttare via nulla, ma rispettando il benessere dei miei figli, ho diritto a soddisfare le mie necessità.

Il colloqui di lunedì è sorprendentemente normale. Parliamo di lavoro, della sua posizione di mio assistente e della pubblicazione del suo manoscritto rielaborato.

Nessuno dei due tira fuori la “questione desiderio” ed io ho un po’ paura a farlo.

Credo che la percepisca e un po’ la rispetti, oppure è solo stronzo e vuole che sia io a fare il primo passo. Dopotutto ha ancora le mie mutandine dalla sera del locale e nessuna sfida mi è ancora stata lanciata. Il colloquio finisce e lui sta per uscire dalla porta.

         «Alessio!».

Si ferma e mi guarda.

         «Ecco, mi avevi chiesto una cosa venerdì. Non ti interessa la risposta?».

Non risponde. Continuo comunque a parlare.

Per l’occasione indosso una camicetta bianca, una gonna nera e delle autoreggenti. Lui non lo sa, ma da quando mi ha tolto le mutandine, sono sempre venuta a lavoro senza. Mi siedo sulla scrivanie e accavallo le gambe con fare seducente.

         «La mia priorità assoluta sono i miei figli e questo devi sempre averlo in mente. Non farò nulla che distruggerà il mio rapporto con loro e che tolga loro la priorità assoluta. Però… voglio essere felice. Voglio sentirmi appagata, desiderata. Voglio godere. Io desidero affidarmi a te per questo. Rispetta i miei figli e le loro necessità e accetterò qualsiasi sfida. Ne ho bisogno. Ho bisogno di te.».

Alessio chiude a chiave la porta dell’ufficio.

         «Vuoi me?» mi chiede.

Io non rispondo. Apro solo le gambe e mostro la mia patatina esposta sulla scrivania. Il pelo leggermente arruffato e la gonna che è salita fino alla vita.

Sorrido.

Lui si avvicina e si ferma a pochi centimetri dalla mia bocca.

         «Vuoi me?».

         «Ti voglio!».

Iniziamo a baciarci. Le nostre lingue si attorcigliano e si incontrano in una danza umida. Mi mordicchia le labbra e intanto la sua mano si poggia sul mio sesso umido. Mi piacerebbe rimanere così per sempre, ma siamo in ufficio e non abbiamo molto tempo.

Porto la mia mano sul suo pacco. È duro. Mentre accarezzo il suo membro da sopra i pantaloni, le sue dita si fanno strada tra le mie grandi labbra ed entrano in me. Dio, se è piacevole!

Sbottono i suoi pantaloni e libero quell’uccello in gabbia.

Le sue dita vengono sostituite dal suo sesso. Mi penetra lentamente ed è fantastico sentire qualcosa di vivo dentro di me. Sono mesi che non entra nessuno ed è una sensazione che mi è mancata tantissimo.

Bussano alla porta.

         «Capo, ti aspettano nella sala riunioni tra 10 minuti!».

Cerco di non sembrare affannata.

         «Va bene, 5 minuti e arrivo».

Guardo Alessio.

         «Hai cinque minuti per finire!».

Lui sorride e inizia una vera a propria monta. So che non è molto romantico da dire, ma è così. Mi mette a 90 appoggiata alla scrivania e inizia penetrarmi molto velocemente e con vigore. Il mio respiro viene continuamente rotto dagli affondi del mio amante.

Dopo poco tempo vengo. Ho un bellissimo orgasmo, che viene coronato dagli schizzi impetuosi del suo sesso che si fanno strada dentro il mio tempio del piacere.

Mi alzo e lo bacio con passione. Poi mi inginocchio e pulisco il suo pene con la mia lingua. L’ho visto fare in un porno e da un sacco ti tempo volevo provarlo.

         «Sistemiamoci che devo andare!».

Lui si tira sù i pantaloni e dalla tasca prende le mie mutandine di quella sera. Me le mette.

         «Non vorrai lasciare tracce in giro?».

Sorrido.

         «Dovrò prendere qualcos’altro per la prossima sfida.».

Mi guardo addosso. Mi tolgo la fede nuziale e gliela affido.

         «Non ti sembra eccessivo?».

         «Mio marito non se ne accorgerà nemmeno! Questo ti dice quanto tu sia importante per me. Non perderla!».

La mette subito al sicuro. Mi bacia. E se ne va.

Dopo un po’ esco anche io soddisfatta e alleggerita verso la sala riunioni. Felice e curiosa di sapere cosa comporterà la prossima sfida.

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Rivelazioni

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Gen 19, 2023

Lentamente, a fatica, raggiungo Luisa e gli altri, che mi salutano e se ne vanno lasciandoci da sole. Lei ha l’aria davvero sbattuta, ma è anche abbastanza soddisfatta.

«Accidenti, quei tre maiali erano insaziabili! Ma li ho spremuti fino all’ultima goccia! Inoltre son riuscita a strappare una buona percentuale di profitti: loro puntavano ad avere il 5% di tutto l’affare, mentre io proposto lo 0,5% su ogni appalto e subappalto. Anche tu mi sembri alquanto provata.»

La guardo e confermo che sono anch’io alquanto provata, perché se loro erano in tre, lui, da solo, non era per niente il più scarso. Ce ne andiamo ognuna per proprio conto e, mentre in auto mi dirigo verso casa, ripenso a tutta questa questione e sento dentro di me un profondo sconforto. Mi aspettavo qualsiasi richiesta, anche la più onerosa, sia in termini economici che sessuali, ma non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Quando rientro mi guardano tutti in silenzio, si aspettano da me un resoconto dettagliato su tutta la questione. Spiego i termini dell’accordo ed ometto il fatto che Giorgio mi ha chiesto un figlio. È Giulia che, mentre Carlo e Luca esultano di gioia, mi guarda e, mentre me ne vado in camera e fare una doccia, mi segue fin dentro il bagno.

«Hai detto che Luisa ha strappato un buon accordo in termini di percentuali, ma non mi hai detto quanto ha chiesto Giorgio, come ricompensa.»

La guardo e poi chino il capo cercando di addurre una spiegazione che non ho. Lei mi si avvicina, mi solleva il viso e mi fissa negli occhi.

«Pamela, che succede? Perché non rispondi alla mia domanda?»

Sento dentro di me una profonda tristezza e, alla fine, con un filo di voce le spiego la situazione.

«Il prezzo che ha chiesto come compenso è troppo alto! Cioè, io lo pagherò lo stesso perché voglio che la nostra azienda sia in prima fila in questo progetto, ma tutto questo mi costerà l’amore di Luca.»

Giulia mi guarda sbigottita, mi fissa intensamente e con una voce molto pacata, ma decisa, mi chiede una spiegazione più precisa. La guardo e, alla fine, le dico tutto.

«Il prezzo da pagare per aver l’appalto è che io presti il mio utero a Giorgio, perché vuole un figlio da me. Naturalmente questo significa che non posso accettare che Luca continui a tenermi al suo fianco. Accetterò questo compromesso, ma questo significherà la fine della nostra storia.»

Giulia mi guarda sbigottita, poi, ad un tratto, esplode come un vulcano.

«Assolutamente no! Questo non può pretenderlo! Ci sono tante donne al mondo, perché vuole un figlio proprio da te? Questo no!»

Entro nella doccia e lascio che l’acqua scorra sul mio corpo, ma, nonostante tutto, non riesce a lavare via i miei pensieri e quando esco e li raggiungo per la cena, loro mi guardano in silenzio. Mentre Iniziamo a consumare la cena, Carlo mi chiede se ciò che ha detto Giulia è vero ed io annuisco. L’unico che resta in silenzio è Luca che, con il capo basso, se ne sta in silenzio, fin quando si gira verso sua madre e la guarda in silenzio. Lei scuote il capo e, guardando verso noi due, ci dice che il prezzo è troppo alto e che non si dovrà pagare. Mi alzo e me ne vado a letto, seguita da Luca che, in silenzio, si sdraia accanto a me. Mi giro verso di lui, lo bacio, lo abbraccio, lui mi tiene stretta fra le sue braccia e la sua voce è calma.

«Non voglio rinunciare a te e non m’importa se sarà lui a ingravidarti, gli darai un figlio e poi la cosa finirà lì. Il resto della nostra vita, la voglio passare insieme a te.»

Lo bacio, lo stringo a me e, sfinita, mi addormento. Ad un tratto mi sveglio nel cuore della notte e, nel silenzio della stanza, improvvisamente mi viene in mente una cosa che, in un primo momento, non ho preso in nessuna considerazione. Giorgio ha detto che ero la nipote di Maria, quindi mia nonna deve in qualche modo conoscere quest’uomo. Resto a riflettere per tutto il resto della notte e, all’alba, dopo una doccia veloce, saluto tutti mentre fanno colazione, dicendo che devo appurare una cosa e che ci ritroveremo in ufficio. Prendo l’auto, raggiungo mia nonna che da circa un anno vive nella mia stessa città, dopo che una rovinosa caduta le ha fratturato il femore. Quando mi vede arrivare all’alba, subito si preoccupa, ma io la rassicuro dicendole che ho bisogno di lei per dei consigli.

«Ho bisogno di sapere se ti ricordi una persona di nome Giorgio, che oggi è un importante uomo politico.»

Non ho nemmeno finito di pronunciare le parole che il volto di mia nonna si oscura e subito scatta sulla difensiva.

«Che diavolo vuoi sapere di Giorgio? Quell’uomo devi tenerlo alla larga da te! Stagli lontano, oppure soffrirai moltissimo!»

La guardo sbigottita, ha intuito immediatamente di chi sto parlando e la sua espressione contrariata mi induce ad insistere per avere ulteriori informazioni.

«Nonna, per cortesia, dimmi tutto quello che c’è da sapere su quest’uomo, perché mi serve il maggior numero di informazioni su di lui.»

Lei mi guarda ancor più dura e le sue parole non sono da meno.

«Ti ho detto di lasciar perdere. Non aver nulla a che fare con lui, altrimenti riuscirai solo farti del male. È una persona che tu devi tenere il più possibile lontano da te.»

Faccio un profondo respiro, poi la guardo dritta negli occhi e con un tono molto decisa le chiedo di nuovo delle spiegazioni.

«Ti ho detto che non posso assolutamente ignorarlo. Sto per trattare un affare che comporterà milioni da spendere in un’opera colossale, dove lui è la chiave di tutto il gioco. Non posso rinunciare ad avere informazioni su di lui, perché è una cosa molto importante per me.»

Lei continua a scuotere il capo, poi, per l’ultima volta, ribadisce che devo stare lontano da lui.

«Amore mio, non ci son soldi che possano giustificare il fatto che tu debba stare vicino a lui. È una persona da tenere a distanza e, ancor di più, evita in tutti i modi di andare a letto con lui!»

Mentre pronuncia queste parole io abbasso gli occhi e lei intuisce subito che questo è già avvenuto.

«No, cazzo, no! Con tutti i maschi che ci sono al mondo, proprio con lui dovevi scopare?»

La guardo e cerco di ribattere, ma lei è molto sulla difensiva.

«Cosa vuoi che mi importi una scopata in più o in meno? Ti sto dicendo che sto trattando un affare gigantesco e tu ti preoccupi se mi faccio una scopata con lui? Ti assicuro che mi ha chiesto molto di più. Vuole avere un figlio da me!»

La sua risposta è istantanea e durissima!

«NO! ASSOLUTAMENTE NO! Non puoi dare un figlio a tuo NONNO! Già il fatto che ci hai scopato è una cosa che non sarebbe dovuta succedere.»

La guardo stupita e cerco di mettere a fuoco le sue parole, mentre lei china il capo e continua a scuotere la testa con l’aria affranta e delusa.

«Cosa c’entra che lui sia mio nonno? Come fai a dire una cosa del genere? Ti vuoi decidere raccontarmi tutto, sì o no?»

Lei tiene la testa bassa, e parla con un fil di voce dal tono molto malinconico.

«Eravamo entrambi molto giovani, lui appena diciottenne, io ne avevo quasi 25. Eravamo innamorati persi e stavamo insieme da quasi tre mesi. Io però ero già una gran zoccola e lui questo lo sapeva, ma non gliene importava nulla. Lo amavo ero pazza di lui e, quando prese il diploma con ottimi voti, decidemmo di festeggiare a modo nostro, facendo sesso All’epoca, succhiavo già tanti cazzi e li prendevo tranquillamente anche nel culo, perché ero restia a dar la patatina, perché avevo paura di restar incinta. All’epoca non era come oggi ed un figlio era un problema serio. Ma quella notte con lui, non mi sono risparmiata in niente. Mi ha scopato e fatto godere fino allo sfinimento. Ha inondato ogni mio buco ripetutamente ed io ne ho goduto tantissimo. All’alba, mi ha detto che si sarebbe trasferito in un’altra città per studiare giurisprudenza e mi ha chiesto di andare con lui, ma io non ho avuto il coraggio di seguirlo. Ero, come ti ho già detto, una gran zoccola e pensavo che un bravo ragazzo come lui, di buona famiglia, molto benestante, non avrebbe accettato un matrimonio con una come me, così ho preferito che se ne andasse. Gli ho detto che non lo amavo e che mi ero solo divertita a godere con lui, dal momento che scopava molto bene. Lui se n’è andato e, un mese dopo, ho scoperto di esser incinta di tua madre, ma a lui non ho detto nulla. Di lui non ho saputo più nulla, fin quando non ho visto il suo volto nei telegiornali, quando cioè è diventato ministro. Ora capisci perché non voglio che tu gli dia un figlio.»

La guardo e mi rendo conto che tutta questa storia mi sta sconvolgendo, mentre lei mi chiede per quale motivo avrebbe scelto proprio me per voler un figlio. Non riesco a darle nessuna spiegazione, se non il fatto che lui era ben consapevole che io ero sua nipote. Lei ci riflette un momento, poi mi chiede quando dovrei rivedere Giorgio e, scoperto che avverrà nel pomeriggio, scatta in piedi e mi guarda dritto negli occhi con un’aria davvero battagliera.

«Verrò con te, oggi pomeriggio, quando dovrai incontrare Giorgio. Verrò con te e vedremo se riuscirò a fargli cambiare idea. Sta tranquilla che, in un modo o nell’altro, tu l’affare lo farai, ma non darai un figlio a tuo nonno!»

Concordo con lei l’ora dell’appuntamento e poi torno in ufficio, dove trovo ad aspettarmi tutti quanti. Giulia e Luisa mi aspettano nel mio ufficio e, nel vedermi tranquilla e rilassata, Giulia mi chiede che cosa ho in mente di fare.

«Ho in mente di andare all’appuntamento, ma, come avvenuto qualche tempo fa con la madre di Giuliano, anche questa volta credo di avere un piccolo jolly da giocare.»

Giulia mi guarda, ma non le do ulteriori spiegazioni e subito mi metto al lavoro insieme a Luisa per preparare la proposta da inoltrare per la partecipazione alla gara d’appalto. Puntuale, nel primo pomeriggio, passo a prendere mia nonna e la trovo in splendida forma. Indossa un completo azzurro con pantalone elegante, un lungo chiffon di pizzo senza maniche e, ai piedi, dei sandali con tacco 10, che la rendono molto sensuale. Giunte nell’appartamento, abbiamo solo il tempo di accendere le luci che, poco dopo, arriva Giorgio. Io gli apro la porta e mi tiro di lato e lui, entrando, si trova davanti mia nonna. Rimane un attimo stupito nel vederla e, anche lei lo guarda con occhi che brillano per l’emozione. Chiudo la porta, ma il rumore non distrae nessuno dei due che continuano a fissarsi in silenzio. Poi mia nonna si gira e si siede sul divano, invitando lui a fare lo stesso. Anch’io mi siedo accanto a loro, mettendo Giorgio nel mezzo e noto che lui ha solo occhi per lei.

«Sapevo che Pamela era tua nipote, poiché è da tempo che ti cerco: ero sicuro che lei ti avrebbe parlato di me.»

Mia nonna lo guarda e, fissandolo negli occhi, gli parla con voce calma, ma risoluta.

«Non capisco per quale motivo ti interessa ancora una persona come me. In ogni caso, lascia in pace Pamela. Voglio che lei resti fuori dalla nostra storia; qualunque possano esser le ragioni che vi legano, lei ne deve restar fuori.»

Lui la guarda e sorride, poi, si gira verso di me e, continuando a sorridere, parla con un tono ironico.

«Con lei ho delle questioni in sospeso che risolverò presto, anzi, dipende tutto da lei come andranno risolte le nostre questioni.»

Mia nonna lo guarda e gli occhi ora diventano duri e cattivi.

«Non hai bisogno di lei, anzi, non avresti nemmeno dovuto andarci a letto.»

Lui rimane per un attimo stupito nell’apprendere che io le ho raccontato che siamo andati a letto insieme.

«Perché non avrei dovuto? Sapevo che era una femmina calda, stupenda. Quando Amedeo mi ha detto che era la nipote di una che vendeva sigarette e bocchini, ho capito subito che era tua nipote e, poiché volevo di nuovo vederti, l’ho usata per raggiungere il mio scopo. Ora ho altro in mente e lei sarà di nuovo uno strumento nelle mie mani.»

Mia nonna lo guarda dritto negli occhi e, se il suo sguardo è duro, la sua voce lo è ancor di più.

«Non hai nessuna necessità di ingravidare Pamela. Non puoi avere un figlio da tua nipote!»

Il viso di Giorgio è una maschera di stupore, mentre la sua bocca resta aperta, senza emettere alcun suono.

«Non scherzare! Questa volta non ti permetterò di farmi del male. Ho sofferto tanto, quando mi hai cacciato e, adesso, pensi di poter giocare ancora con me?»

Mia nonna lo guarda e continua a parlare con la stessa durezza.

«Ricordi quella sera? Quella notte in cui ci siamo amati intensamente, donandoci l’uno all’altro senza riserve? Quella notte sono stata tua, in maniera totale e completa e, dopo quella notte, ho scoperto di esser incinta della madre di Pamela! Lei è tua nipote!»

Lui rimane decisamente strabiliato. Si guarda in giro e guarda lei, chiedendo conferma di quanto appena sentito dalla sua voce.

«Tu mi assicuri che io ho una figlia?»

Mia nonna gli garantisce che può fare qualsiasi prova, anche quella del DNA. Lui riflette un attimo, poi si gira e mi guarda e mi dice di andarmene, perché, se quello che dice mia nonna è vero, non ha più assolutamente bisogno di me e, comunque, l’affare sarà nostro. Ma se gli ha mentito, noi non avremmo nulla. Guardo mia nonna, che annuisce e mi invita ad andarmene. Esco immediatamente da quella casa, corro in ufficio, ignoro tutti ed entro nell’ufficio di Luca; mi siedo a cosce aperte su di lui, che mi guarda con aria stupita: io lo bacio e poi, quando mi stacco, lo fisso negli occhi.

«Adesso ingravidami! Voglio che riempi il mio ventre con il tuo seme! Voglio un figlio da te!»

I suoi occhi brillano di gioia e stupore e si voltano verso la porta, da dove ci guardano Giulia e Luisa, cercando di capire il significato delle mie parole. Io sorrido e dico loro che l’affare è andato in porto: il jolly che ho giocato è stato vincente! Giulia sorride e, ad alta voce ha un’esclamazione che mi riempie di gioia.

«Siiiii! Ne ero certa. In questa famiglia ogni nuova zoccola è migliore della precedente! Come io lo sono stata per mia suocera, lei lo sarà per me! Guarda Luisa, guarda bene questa donna, perché insieme, voi due farete grandi cose!»

E così è stato. Abbiamo fatto grandi cose. Da quel momento, è iniziata una nuova era, dove io e Luisa ci siamo impegnate su due fronti molto importanti: il lavoro e la famiglia. Luca mi ha ingravidato ed ho messo al mondo Lucrezia, una bimba stupenda, mentre anche Luisa si è fatta ingravidare ed ha messo al mondo Silvia. Le due fanciulle son subito diventate la ragione di vita di Giulia, che ha lasciato l’amministrazione dell’azienda a noi, per dedicarsi a crescere quelle che lei stessa ha definito le nuove zoccole, che, un giorno, prenderanno il nostro posto. Per quanto riguarda il lavoro, è stato un vero successo. Grazie al contributo di tutti, abbiamo condotto a compimento quell’affare colossale, durante il quale abbiamo conosciuto tanta gente, aperto le cosce ancora a tanti altri maschi e succhiato tanti cazzi, ma, alla fine, la nostra azienda è stata riconosciuta all’avanguardia sul mercato. Mia nonna e Giorgio stanno insieme, dopo che lui si è ritirato dalla politica e mia madre ha trovato loro un bell’appartamento nella nostra città. Io son diventata la moglie di Luca e, con fierezza, oggi posso dire che, se sono una gran zoccola, capace di dirigere quest’azienda con la stessa bravura e determinazione di mia suocera, devo tutto a lei, che ha saputo infondere in me la forza ed il coraggio di andare sempre avanti a testa alta. Spero che mia figlia, da grande, sia la nuova zoccola che prenderà il mio posto e, quando deciderà di sposarsi, abbia la fortuna di imbattersi in una suocera altrettanto zoccola da apprezzare le sue qualità.

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