Ludovica Capitolo 2: Prima volta con una donna

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Ott 27, 2022

Sono sempre Ludovica, travestita.

Questo racconto riguarda la mia prima esperienza con una donna, non in assoluto, ma come travestita.

Come già descritto nel capitolo precedente, ormai era diverso tempo che appena potevo ed ero sola, approfittavo dell’occasione per prendere gli abiti di mamma per trasformarmi, sperando di avere sempre più tempo libero per approfittarne. Iniziavo ad avere una necessità fisica e mentale di poter dar sfogo a quella parte di me che la maggior parte del tempo era celata a tutti.

Da qualche tempo ero in contatto con una donna di nome Loredana, ci scrivevamo spesso, ed un paio di volte ci eravamo sentite telefonicamente; lei era 10 anni più grande di me, e da quanto raccontava aveva una passione per le trav; i dialoghi ovviamente dopo una breve conoscenza iniziale si erano fatti via via più intimi e spinti, finendo inevitabilmente per confidarci i nostri desideri sessuali e le nostre fantasie, con la velata promessa che alla prima occasione ci saremmo incontrati per vivere realmente le nostre reciproche fantasie. Ovviamente la maggior parte di questi contatti occasionali si riducono sempre ad un nulla di fatto per tanti motivi, non ultimo alcune remore inevitabili ad incontrare estranei oltre che una certa reticenza a realizzare una fantasia dal vivo.

Non molto tempo dopo per una serie di fortunate coincidenze mi ritrovo a sapere che quella settimana sarei stata sola a casa per tre giorni. Appena appresa la lieta novella mi metto in contatto con Loredana proponendole un incontro potendola ospitare da me anche tutta la notte se avesse voluto. Non che avessi chissà quali speranze, ma mi dico, provare non costa nulla….al massimo mi dà un pacco e non ci penso più. Lei quasi sorprendentemente senza indugio acconsente con grande entusiasmo. Ci mettiamo d’accordo e lei mi dice che sarebbe arrivata da me subito dopo cena, verso le 21.

Il giorno dell’appuntamento sono ovviamente tesa come una corda di violino, mi tremano le mani, mille dubbi mi assalgono, da una parte la voglia ma dall’altra non mi sento pronta ad un incontro vero, in cui un reale essere umano in carne ed ossa potesse conoscere davvero Ludovica.

Tra mille pensieri e tribolazioni arriva la sera. Io mi sono preparata di tutto punto cercando di risultare sexy ma non volgare; una bella autoreggente color carne, perizoma in pizzo bianco con reggiseno corredato, un abito corto rosso acceso con un profondo spacco laterale, ai piedi l unico paio di scarpe che avevo trovato della mia misura non senza essere impazzita nella ricerca: un paio di classiche decolletés nere tacco a spillo da 12 centimetri.

Sono seduta sul divano in salotto, la luce soffusa di un’unica lampada accesa, l’agitazione alle stelle, mi sto bevendo il quarto caffè di fila accompagnato dall’ennesima sigaretta. Guardo nervosamente l’orologio che segna le 21.05; con le gambe incrociate agito nervosamente il piede: ho bisogno di bere qualcosa di forte, potessi annullare tutto lo farei all’istante. Penso anche che forse non viene, quasi sarebbe normale, insomma una donna sola come può pensare di presentarsi così a casa di una sconosciuta?! Presa dai mei pensieri: “Sono qui mi apri?” scrive lei.

Oddio!!!! E adesso??? Va bene ormai è andata, speriamo bene!

Le apro, aspettando che arrivi l’ascensore al piano. Apro leggermente la porta di casa nascondendomi dietro. Appena arriva le dico di entrare chiudendo repentinamente la porta dietro di lei. Entra e mi guarda dalla testa ai piedi velocemente: “Sei carinissima” mi dice con un sorriso e dandomi un bacio sulla guancia. Io ricambio non senza un certo imbarazzo. Lei dal vivo è carina, più nei modi che fisicamente, non certo una strafiga, alta 160 cm circa, non propriamente snella anzi direi in carne anche se non grassa, un seno davvero abbondante direi una quarta ad occhio, bei capelli neri corvini ricci lunghi fino a metà schiena, occhi nocciola molto espressivi.

Loredana è da subito sembrata a suo agio e forse vedendo il mio disagio, ed in effetti mi sento morire, mi prende la mano dicendomi: “Dai sediamoci, mi offri da bere?” Ovviamente ho preparato tutto, bottiglia di prosecco in fresco, due calici di cristallo, ma presa dal panico sono andata in tilt comportandomi da pessima padrona di casa.

“Siediti in salotto prendo tutto ed arrivo!”. Lei si siede sul divano accanto a me ma non troppo vicina, beviamo assieme, parliamo amabilmente per una mezz’ora credo di cazzate varie, un po’ di noi. L’atmosfera, l’alcool ed i discorsi che volgono a cose un po’ più piccanti tendono a scaldarci; lei si fa sempre più vicina, mi carezza la gamba con la mano complimentandosi per la mia scelta delle calze, ormai siamo quasi avvinghiate, quando mi parla si avvicina per sussurrarmi all’orecchio.

Ci guardiamo a pochi centimetri, le nostre labbra quasi si sfiorano arrivando ad un inevitabile bacio che sfocia in una limonata con le lingue che si sfiorano e poi vorticosamente si intrecciano una nella bocca dell’altra. Sento le sue mani che mi carezzano su tutto il corpo e io con le mie faccio altrettanto. Senza preavviso lei si stacca e mi dice: “Aspetta adesso”. Si posiziona di fronte a me spogliandosi lentamente e restando solo in tacchi. Il mio cuore batte senza sosta quella situazione mi sta mandando su di giri. Lei si avvicina alla sua borsa e da li tira fuori una cinghia con un fallo attaccato ad essa, se lo posiziona e mi chiede: “Ti piace amore?”

Ceto che mi piace, mi fai impazzire! Rispondo con la voce spezzata dall’emozione.

“Allora succhialo puttana!” ribatte subito, una frase detta con un misto di durezza ma anche di dolcezza. Non dico nulla lei si fa vicina con quel fallo alle mie labbra. “Dai puttana che aspetti”. Apro la bocca e inizio a leccarlo, passo la lingua lungo tutto quel fallo facendo colare la saliva, poi lo infilo in bocca e lei mi prende la testa da dietro spingendomelo dentro fino a farmi venire un conato. Non molla e quasi a scoparmi la bocca continua a spingerlo dentro e fuori. Il suo tono è deciso, ma sempre molto calmo e dolce. Mi sento dare della puttana come fosse la cosa più normale del mondo. Ad un certo punto mi chiede di girarmi e di mettermi alla pecorina, io mi sistemo in posizione, è ormai chiaro che voglia penetrarmi. Lei prende dalla sua borsa gel lubrificante e dopo aver cosparso il fallo me lo versa sull’ano e poi lo massaggia delicatamente infilandomi un dito dentro. Io ho un sussulto. “Ti piace vero?” mi chiede. Ed io con un filo di voce annuisco. A quel punto mi forza inserendo un secondo dito roteandoli dentro per lubrificarlo bene ma anche per allargarmelo ed agevolare l’entrata del fallo. Senza indugiare ulteriormente si posiziona dietro di me puntando il fallo al mio buchetto e spingendolo dentro con delicatezza ma anche con decisione. Quando sento dolore lei si ferma un attimo, ma poi subito spinge fino ad infilarmelo tutto dentro. Il più ormai era fatto, dopo pochi secondi inizia a scoparmi il culo con decisione, il fallo ormai mi penetra senza problemi e mi fa godere come una pazza sento il piacere che sale. Lei interrompe il suo ritmo ogni tanto per poi riprendere ancora più veloce e con più foga di prima. “Adesso girati e mettiti a gambe all’aria” mi intima con tono deciso, poi si mette sul divano fronte a me e sollevandomi un po’ il culo ed il bacino con un colpo deciso fa entrare di nuovo tutto il fallo dentro. Mi scopa di nuovo con forza e poi prende il mio cazzo in mano stringendolo quasi fino a farmi male; ogni tanto si ferma in quella posizione con tutto il fallo nel mio culo e curvandosi con la lingua viene a cercare la mia bocca talune volte per limonare altre solo per leccarmi le labbra e sbavarmi la sua saliva come volesse sputarmi. Va avanti così per un po’ gestendo sempre lei la situazione ed il ritmo della penetrazione. Poi improvvisamente si ferma con tutto il fallo dentro e mi sega fino a che vengo come una fontana. Sono senza forze e mi sento svuotata da quella incredibile sensazione. Lei sfila il fallo da dentro chiedendomi di risedermi che adesso toccava a lei godere. Si mette di nuovo di fronte a me, ma stavolta di spalle, infilandosi il fallo nella figa ed avvicinandosi con le natiche. “Adesso leccami il buco del culo….io voglio godere così” mi dice ansimante. Prendo le sue chiappe con le mani le allargo e inizio a leccarle il buco del culo insalivandolo e forzando la lingua dentro per quanto riesco. Lei tiene infilato con forza tutto il fallo nella sua figa finche sento che inizia a colare dalla figa sulle mie calze. Lei ansima sempre più esplodendo in un “vengoooooo!!!!””

Ci riprendiamo un po’, finendo la bottiglia che avevamo iniziato, lei poi ha voluto ancora il mio culetto e solo dopo ci siamo addormentate.

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Ludovica Capitolo 1: Le origini

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Ott 24, 2022

Sono Ludovica, una travestita ormai matura. Mi sono scelta questo nome per il mio lato femminile avendo da giovane un’amica di mia madre che mi piaceva moltissimo per il suo charme e la sua femminilità, che si chiamava così. Mi sono decisa a scrivere una serie di racconti, alcuni saranno reali ed altri solamente fantastici, perché in questo momento sento la necessità di esprimere quanto sento dentro di me, forse più per me che per gli altri.

Come da titolo in questo primo racconto vado indietro con la memoria a ormai tanti anni fa a rammentare come, per la prima volta sono diventata Ludovica e, cosa che in quel momento non potevo sapere, come questa parte di me mi avrebbe seguita fino ad oggi.

All’epoca avevo diciassette anni, ovviamente con qualche esperienza sessuale già alle spalle; nulla di eclatante ma le classiche prime esperienze di un adolescente.

Da questo momento in poi mi riferirò sempre a me al femminile, perché questa è la parte di me che voglio dipingere in questi racconti, per cui sarò sempre e solo Ludovica.

La vita scorreva con le normali problematiche di un’adolescente che vive con una madre divorziata in un appartamento posto nella periferia di una grande città del nord Italia. Qualche litigata per lo studio, le uscite serali con gli amici. Insomma nulla di strano o particolare: quella consueta voglia di ribellione tipica di quell’ età, come se ogni nuova esperienza fosse vitale per scoprire la vita. Mia mamma, una bellissima donna di 40 anni, sempre vestita elegante, con intimo sexy e vestiti alla moda, che con un divorzio alle spalle stava piano piano riprendendo la sua vita: uscite con le amiche, qualche flirt occasionale.

Era un venerdì: rientro a casa nel primo pomeriggio come ero solita fare. Trovo un piatto di pasta caldo sul tavolo, mi siedo dopo averla salutata e subito lei inizia a chiedermi com’è andata, se sto bene; insomma si parla del più e del meno.

Mamma: “Nel pomeriggio passa a prendermi Marta, andiamo a fare qualche compera poi ceniamo assieme e andiamo a ballare stasera, quindi non ti preoccupare che magari tardo. Tu esci?”

Io: “ Ma non so ancora, comunque tranquilla mi aggiusto”

Nel miei pensieri dicevo: “Wow casa libera! Stasera organizzo qualcosa di epico!!

Come spesso capita però alla fine le fantasie sono infrante dalla realtà. Dopo un veloce giro di telefonate, scopro tristemente che tra impegni vari e casini degli altri, sarei rimasta sola soletta; va bene, mi dico, comunque mi godo la mia serata anche da sola.

Verso metà pomeriggio mia mamma esce, ci salutiamo cordialmente. Aspetto una mezz’ora giusto per non avere un rientro improvviso da parte sua a causa di qualche dimenticanza. Vado a recuperare nel mentre un paio di film porno che tenevo ben celati dietro un armadio nello sgabuzzino; le tipiche pellicole amarcord italiane di fine anni ’80 di cui non ricordo i titoli: il primo era un film con protagonista un’attrice, Petra, che interpretava una moglie annoiata che decideva di andare a fare la prostituta in un bordello per placare i suoi desideri sessuali, ovviamente come da prassi trova quasi subito uno dei clienti che è l’amico del marito, che la ricatta, il resto direi una conseguenza inevitabile; il secondo un classico film con Moana che fa di tutto.

Dopo aver inserito la prima videocassetta, mi spoglio e mi metto sdraiata sul letto, trovando subito che non mi sento appagata da quella situazione, le scene di sesso continuano a scorrere sullo schermo sempre più coinvolgenti, ma non riesco ad eccitarmi. Non è una situazione nuova, è già capitato altre volte, e come sempre ho la soluzione considerando la mia innata passione per l’intimo femminile ed in particolar modo per le calze da donna, la definirei una vera e propria ossessione. Mi alzo e vado in camera di mamma, apro il suo cassetto della biancheria intima e qui prendo un suo paio di calze autoreggenti nere. Ritornata sul letto inizio a strusciarmele sul pene, solitamente questo tipo di operazione produce in me un effetto eccitante che definirei perfino superiore al viagra; ……… ma niente!! Mi sento davvero fuori di me: non era mai successo.

Passo così qualche minuto senza capacitarmi di quanto stesse accadendo; mi alzo dopo aver stoppato il video e torno in camera di mamma, riprendo a spulciare dentro i suoi cassetti, tutta la sua biancheria lavata e profumata, ma che, nonostante ciò, emanava un sottile profumo di femminilità. Quasi senza accorgermi mi ritrovo con addosso un suo completino intimo, perizoma e reggiseno, di pizzo nero, sono inebriata, mi siedo sul suo letto, infilo ad una ad una le calze autoreggenti. Mi alzo e vado allo specchio, mi sento sexy e desiderabile. Torno verso l’ armadio cercando qualche abito rendendomi però quasi subito conto che non avrei potuto indossarne nessuno, sarebbero stati tutti troppo stretti e se li avessi rotti avrebbe finito per accorgersene. In quel momento mi cade l’occhio su un abito che non le avevo visto indossare da tanto, un tubino nero corto a manica lunga, ed al tatto pareva anche abbastanza elastico: decido di provarci. Certo era molto aderente e ci stavo dentro al pelo, ma meglio di nulla. Vado a riguardami allo specchio, mi sentivo una favola e sentivo dentro di me crescere un piacere e sensazioni diverse dal solito; giro per casa così, in cucina a prepararmi un caffè fumando una sigaretta, era veramente una sensazione bellissima. Decido a qual punto di riprendere la visione del film. Un turbinio di sensazioni nuove mi pervade, e riprendo a toccarmi, non come prima solo intimamente…ma le gambe velate dalle calze, tutto il corpo, il mio sesso risponde come mai prima: bellissimo. Sento l’irrefrenabile impulso di portare le dita ed accarezzare il buchino dietro, con le dita inizio a massaggiarlo, l’eccitazione era grandiosa. Guardo le immagini del porno e contrariamente a quanto è sempre capitato, di desiderare esser lì con l’attrice di turno possedendola, inizio a guardare con voluttà anche i grossi piselli degli attori. Mi sento strana e sbagliata, ma al contempo non riesco a smettere, è più forte di me. Vedo quei cazzi grossi e duri che mi invogliano a spingere dentro il dito forzando il mio ano vergine immaginando di essere scopata da loro. Ormai sono partita di testa, fuori di me sento un bisogno irrefrenabile, ormai il mio dito medio è tutto dentro di me, ma non basta, voglio di più. Ho scoperto casualmente che mia mamma nasconde un vibratore di dimensioni più giuste alla mie esigenze di quel momento. Vado a prenderlo, ma sapendo che già col dito avevo fatto fatica, così a secco non entrerà mai; entro febbrilmente in bagno alla ricerca alla ricerca di qualcosa di appropriato: un botticino di olio per il corpo, spero vada bene, ma ho troppa voglia per farmi problemi adesso. Torno sul letto e riprendo nuovamente la visione, scosto il perizoma, verso l’ olio sulla mano iniziando a massaggiarmi il culetto, con quel trattamento adesso il dito entra senza problemi. Prendo il vibratore in mano e come se gli facessi una sega lo cospargo d’olio, lo punto al buchetto e inizio a spingerlo. Nonostante tutto faccio fatica a farlo entrare e seppur non sia ancora dentro quasi nulla sento un po’ di dolore, ma ormai non riesco più a fermarmi. Passano molti minuti in cui lo spingo dentro un pochino alla volta fermandomi per abituarmi e poi riprendendo la penetrazione ormai ci sono quasi e il mio ano si sta piano piano abituando, manca poco ma l’ ultima spinta fa male…mi fermo, è tutto dentro. Lo attivo, sento dentro di me che sta vibrando, piano piano il dolore scompare lasciando posto ad un piacere intenso. Mi rilasso adesso riesco a farlo entrare ed uscire bene, vedo sullo schermo le scene più spinte fantasticando che sia il cazzo dell’attore a penetrarmi e dopo poco arrivo ad una copiosissima sborrata. Ormai è passato tra tutto un sacco di tempo, allora veloce rimetto tutto a posto e mi lavo velocemente.

Questa è stata la mia prima volta, davvero nulla di epico o di speciale, ma per me è stato qualcosa che ha segnato una parte importante della mia vita, da allora molte volte l’ho rifatto nel corso degli anni a venire ma questa è un’altra storia.

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Come una puttana

Posted by admin under Incontri Erotici on venerdì Ott 21, 2022

Essere scopato da tre uomini mi aveva eccitato molto. Eppure, il giorno seguente, vedendo le autoreggenti lacerate e mettendo a lavare il vestitino pieno di macchie di sperma e saliva, provai una certa vergogna. Negli ultimi tempi mi ero comportata da vera troia. Mi feci una doccia calda per rilassarmi.

Ero persa nei miei pensieri, quando qualcuno suonò al campanello. Andai ad aprire frettolosamente, si trattava di Mauro. S’introdusse furtivamente nel mio appartamento e disse:

“Ho parlato di te a un mio amico, vorrebbe conoscerti”.

Capii immediatamente l’antifona.

“Cosa intendi quando dici che vuole conoscermi?”.
“Quando ti fingi innocente, me lo fai venire duro come il marmo – rispose il maschione – intendo che vuole scopare. Ma stai tranquilla, è uno che paga bene”.
“Mauro, ma sei impazzito?! Io non sono mica una puttana”.
“Abbassa la voce troietta. A non fare la puttana fai male, quando ti travesti sembri una ragazza pin up, faresti un sacco di soldi”.

Tirando fuori il tema dalla prostituzione, Mauro aveva toccato un tasto sensibile. L’idea di scopare per soldi mi faceva pulsare la fichetta anale.

“Francesco, se vuoi, ti passa a prendere questo fine settimana alle 22. Va bene?”.

Non dissi nulla.

“Intuisco che va bene. Ti avviso: è un dominatore”, disse, e se ne andò.

Il fine settimana successivo ero pronta. Siccome Mauro mi aveva detto che Francesco era un dominatore, optai per un trucco e un abbigliamento da bambola: abbondante fondotinta, ombretto rosa sulle palpebre, ciglia finte molto lunghe, blush rosa sulle guance, labbra a cuore, lentiggini finte per darmi un’aria fanciullesca, autoreggenti bianche, come la camicetta, tacchi plateau rosa in tinta con la gonna. Decisi, per l’occasione, di infiocchettarmi il cazzo con un nastro, sempre rosa.

Infine, indossai un trench in pelle rosa shocking e andai ad aspettarlo sotto casa. Un Suv mi affiancò e salii. Il mio fottitore indossava un completo grigio e, per la prima volta, notai che assomigliava, in viso, al primo ministro ungherese Viktor Orbán. Il maschione, come immaginavo, fece una serie di commenti sarcastici:

“Mauro mi ha detto che sei uno studente, ops, studentessa universitaria. I tuoi genitori ti credono una brava ragazza”.
“Sì”, risposi.
“Potrei essere tuo padre”, disse lui.
“Lo so e la cosa mi eccita”, controbattei con aria maliziosa.

Arrivammo a casa sua, un villino in una rinomata zona residenziale. Mi tolsi il trench e Francesco iniziò a schiaffeggiarmi chiamandomi “troia” e “puttanella”. Mi sbattè contro il muro e mi disse di tirare fuori il “cazzetto”. Quando vide il fiocco si mise a ridere:

“Non so se mi fa più ridere il fiocchetto o le dimensioni. Sei proprio una checca”. Poi, iniziò a darmi degli schiaffi al cazzetto e a pizzicarmi le cosce. Per farlo eccitare emisi dei gridolini e con una voce in falsetto dissi: “non mi fare male”. La cosa, ovviamente, lo eccitò ancora di più e a quel punto mi chiese d’inginocchiarmi e di slacciargli i pantaloni. Cosa che feci con studiata lentezza.

Mi trovavo genuflesso sul tappeto di un salotto, tra le cosce di un uomo leggermente sovrappeso. L’ennesimo al quale mi sarei sottomessa con godimento.

Francesco mi chiese di tirargli giù i boxer con la bocca. Cosa che feci immediatamente, portandoli fino alle caviglie. A quel punto, mi afferrò la nuca e mi premette il viso contro i coglioni gonfi, dicendo: “Annusami le palle, mignotta”. Poi, mi schiaffò il cazzo in gola, spingendolo in fondo e facendomi lacrimare. Lo estrasse e iniziò a sbattarmelo sulla faccia. Me lo rimise in bocca, tenendolo premuto contro la parte interna di una guancia e disse:

“Ripeti: mi piace il cazzo, scopami papà”. Ripetei la frase; poi mi chiese di dire: “Sono una puttana senza dignità” e di nuovo replicai la frase, che uscì strozzata per via del cazzo nella bocca. Ancora più infoiato di prima, riprese a sbattermi con violenza la cavita orale. La saliva colava schiumosa e il trucco, che avevo preparato con cura, si stava disfacendo. Francesco mi venne sul viso, schizzandomi tutta la faccia di sperma –  una goccia mi colpì in pieno occhio destro –, poi ringhiò:

“Non ho finito con te, zoccola”. Mi afferrò per i capelli, corti ma prensili, mi sollevò e con un calcio in culo mi disse di andare in fondo al corridoio, nella sua camera da letto. Lì, con strattoni e schiaffi, mi mise una paio di manette, una ball-gag e mi fece collocare “a pecorina”. M’infilò nel culo delle palline anali. Lo fece con lentezza, facendomi godere. Se il mio ano ne respingeva una, lui la spingeva dentro insieme a mezzo dito indice. Nel frattempo, con un frustino mi dava dei colpetti sui coglioni, chiamandomi “finocchietto” e “femminuccia”.

Stancatosi di giocare col mio buchetto e la palline, passò alla penetrazione vera e propria, durante la quale non smise mai di ripetere frasi come “ti riempio di sborra”. Dopo l’inculata, lo sentii armeggiare alle mie spalle, poi avvertii una scossa attraverso il retto e la pancia. Emisi un verso simile a uno squittio e caddi in avanti. Francesco mi aveva messo nel culo una bacchetta elettrificata, di quelle che, a volte, si vedono nei film porno. Eccitato dalla mia reazione, mi diede la scossa sulle gambe, i capezzoli e sul cazzetto. La sua minchia era tornata dura. Mi tolse manette e la ball-gag e mi chiese un nuovo pompino, che gli feci con piacere.

Pochi minuti dopo mi stava riaccompagnando a casa. Mi disse che era proprietario di un nightclub, che gli sarebbe piaciuto avermi come “attrazione”. Arrivati a destinazione, mi mise in mano una banconota da cento euro e quasi mi spinse giù dall’auto. Non ero andato da lui per soldi né avevo intenzione di chiederli. Averli ricevuti, come una vera puttana, mi soddisfece. Entrai in casa ed ero distrutta: le gambe mi dolevano, il culo mi bruciava, la bocca era irrigidita, la camicetta lacerata. Ma come sempre ero felice.

P.S. se ti sono piaciuti i miei racconti, sarei felice di avere la tua opinione. Puoi scrivermi anche a questo indirizzo email: prettylola@libero.it
P.P.S non è un annuncio. Non faccio incontri.

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