La nuora e la suocera

Posted by admin under Incontri Erotici on Понедельник Янв 9, 2023

Che fra queste due categorie di donne ci siano spesso scintille, è un fatto acclarato. In genere, una suocera considera il figlio sempre il suo cucciolo, il suo bimbo che solo lei sa accudire e, quindi, il sopraggiungere della nuora va ad intaccare questa certezza. La nuora, dal canto suo, sa che combattere contro la suocera genera sempre il malcontento nella coppia e quindi le loro incomprensioni restano chiuse nel loro ambito, in maniera molto labile, senza coinvolgere l’ignaro coniuge, cui vengono profusi solo sorrisi e basta. Ma non è sempre così. Fra mia madre Giulia e mia moglie Pamela, vi è un rapporto magnifico, una quasi simbiosi che rasenta l’amore e sapete il motivo di questa fantastica amicizia? Entrambe sono due zoccole e, ad esse, va aggiunta anche mia sorella Luisa. Sì, mia madre è una zoccola come poche e mia moglie e mia sorella, non sono da meno. Ma badate bene, zoccole non ci si diventa, ce l’hai dentro, quell’esser zoccola ce l’hai nel DNA, e non perché ci si vuol diventare o perché tuo marito ti ci vuole far diventare, lo sei per natura, così, senza forzature. Esse sono zoccole, furbe e consapevoli di questa loro peculiarità. Fra loro non ci sono scontri o competizioni: tutte e tre sanno che, unite, sono davvero insuperabili e, per me e mio padre, esser cornuti è una condizione ed un dato di fatto così ovvio, che non ce ne facciamo certo un cruccio, anzi, spesso ne abbiamo pure usufruito e goduto anche noi. Mia madre, oggi, ha quarantasette anni: è una bella donna, la classica bellezza mediterranea, alta, mora e con un seno rigoglioso, una quarta piena, labbra carnose, gambe lunghe, confluenti in un culo da favola. Sposata con mio padre da ventotto anni, io ne ho ventidue e sono di due più grande di mia sorella Lucia, anche lei una grande zoccola, ma voglio che sia mia madre stessa a raccontarvi, come sia diventata così zoccola.

Giulia
Sono Giulia e son sposata con Carlo da ventotto anni. La descrizione fisica di me l’ha già fatta mio figlio Luca, ma ciò che voglio raccontarvi ora è come è successo che son diventata una grande zoccola. Da ragazza vivevo in una zona popolare della città e, insieme a tre amiche, di cui una più grande, ci divertivamo a far a gara a chi faceva più bocchini. All’epoca avevo diciassette anni e, ben presto, avevo scoperto che c’era gente disposta a pagare per farsi succhiare il cazzo e, se ci sborravano in bocca, il compenso era di gran lunga maggiore. Con questo sistema, in breve tempo, il mio gruzzolo era lievitato di molto. Ero considerata una vera professionista. Ne succhiavo anche sei o sette al giorno e, più mi pagavano, più lì accontentavo. Fu durante lo stesso anno che ricevetti, da parte di Giovanni, la proposta di farmi rompere il culo. Era un amico di famiglia, anzi, direi che fosse più amico di mia madre, al punto tale che, spesso, veniva in casa anche quando mio padre non c’era. Aveva scoperto la mia indole tesa a succhiare cazzi e, quando lo facevo con lui, mi infilava le mani fra i seni, già di quarta misura, e quelle carezze mi mandavano in estasi. Data l’opulenza dei miei seni, avevo già sperimentato la spagnola e, quando quella pratica la facevo a lui, si eccitava davvero tantissimo. Non lo aveva molto grosso, ma lungo e con una bella cappella a punta.
«Brava, così, lecca e stringi per bene il cazzo! Mi fai impazzire! Che seno stupendo! Dai, che sborro!»
Quando me lo mettevo fra i seni, lui sborrava tantissimo e, ovviamente, il regalo era sempre più consistente. Fu durante l’inizio dell’estate che mi chiese di scoparmi nel culo.

«Ti pago una bella somma e ti prometto che sarò delicato.»

Ero combattuta e incerta, così chiesi consiglio a mia madre. Le sue parole mi furono molto utili nel prendere la mia decisione.

«Figlia mia, nella vita di una donna capita sempre uno che, quando meno te lo aspetti, ti sfonda il culo e, in genere, ci va giù di brutto e senza nessuna delicatezza. Se decidi di fartelo rompere da Giovanni, son certa che lui farà un buon lavoro: è bravo, gentile, di lui mi fido. Avrai anche il culo rotto, ma ne avrai guadagnato una bella sommetta e, forse, ci godrai pure.»

Così mi lasciai convincere e una mattina di inizio giugno mia madre entrò in camera mia e mi portò in bagno, dove mi sottopose a due grossi clisteri. Sentire l’acqua tiepida entrare dentro il mio intestino, mi eccitò molto e poi lei aggiunse della crema che, in qualche modo, rese più morbido ed elastico il mio buchetto. Dopo di che, andò ad aprire la porta per andarsene e mi lasciò con Giovanni che, quando lei lo ha salutato, era sulla soglia di casa e gli ha raccomandato di usare dolcezza con me. Lui mi trovò vicino alla porta della mia cameretta, nuda e pronta. Mi prese per mano e, dopo avermi dato un bacio, mi portò vicino al letto e, dolcemente, mi fece distendere e cominciò ad accarezzarmi, portandomi subito ad un buon livello di eccitazione. Si mise disteso sul letto e mi fece allungare su di lui e, per la prima volta, sperimentai un bel 69. Da come glielo succhiavo, lui ne traeva tanto piacere che ricambiava leccandomi la fica, fino a farmi raggiungere un portentoso orgasmo. Tremavo scossa da quel forte piacere e mi concentrai su quel cazzo che avevo succhiato molte volte. Poi mi mise di lato.

«No, piccola! Non voglio sborrare nella tua bocca, anche se mi piace tanto; adesso ti preparo il culetto per poterlo aprire in maniera perfetta!»

Così si mise dietro di me e mi sollevò, facendomi appoggiare il viso sul materasso e cominciò a leccare e succhiare il mio fiorellino, che lentamente si rilassava. Lui, con un dito, lo riempiva di quella stessa crema che mamma aveva lasciato in camera mia e sentivo che, quando lo infilava dentro, scorreva bene senza provocarmi alcun dolore o fastidio. Dopo averlo lubrificato in abbondanza, appoggiò la cappella sul buchetto e si allungò su di me.

«Rilassati e fa un bel respiro; quando, contando, arrivo a tre, non ti irrigidire: sentirai solo un leggero dolore o fastidio, ma passerà presto e poi sarà solo piacere. Dai, comincio a contare. Uno…»

Non arrivò mai a tre, perché appena detto uno me lo spinse dentro tutto di colpo. Dopo un attimo di esitazione ed anche un po’ di paura, l’ho sentito scivolare agevolmente. Mi sentivo allargare e riempire l’intestino. Ho fatto un bel respiro e, dopo poco, avvertivo solo una certa pienezza, oltre un leggero fastidio al culo. Lui ha preso a scorrere dentro e fuori ed io mi rilassavo. Mi ha afferrato per i fianchi e, lentamente, ho incominciato a sentire un piacere diverso, intenso. Lui mi scopava sempre più forte, fin quando, improvvisamente, ho avuto il mio primo orgasmo. Ero sconvolta, non credevo potesse esser così bello. Ne avevo sentito parlare dalle compagne e tutte dicevano che nel culo faceva male, non si gode, mentre, al contrario, io stavo realmente godendo di culo.

«Cazzo! Mi piace! Dai, vengo!»

Lo sentivo scorrere liberamente e mi procurava una bellissima sensazione di pienezza, perciò lo assecondavo spingendo il mio corpo contro il suo cazzo, quando affondava dentro di me e lui, rendendosene conto, me lo spingeva con maggior forza e più velocemente.

«Che bella troietta che sei! Sei meravigliosa! Cazzo, lo prendi in culo come se lo avessi sempre fatto! Se continui così, diventi più zoccola di tua madre! Sì, ti sfondo!»

Poi ha allungato le mani sul mio corpo, ha afferrato i miei seni e mi ha costretto a mettermi dritta. Adesso ero in ginocchio sul letto, con lui che mi impastava i seni e torturava magnificamente i capezzoli, mentre me lo spingeva sempre più forte nel culo.

«Dai, troietta, toccati la fica, che così godi di più!»

Ho aderito a quel suo suggerimento e, appena ho sfiorato il mio bottoncino, un violento orgasmo mi ha fatto fremere tutta.

«Vengo! SI’, VENGO! ORA!»

Mi ha scopato il culo a lungo ed abbiamo cambiato diverse posizioni: fin quando ero distesa di lato, con lui che mi inculava con violenza, mi teneva la gamba sul suo fianco, mentre, con la mano mi masturbava davanti. È così che ho avuto l’ennesimo orgasmo, che ha scatenato anche il suo.

«Cazzo! Mi fai venire di nuovo! Ora vengo ancora!»

Lui mi ha pompato ancora un po’, poi è esploso nel mio intestino. Ho sentito dilagare dentro di me il suo seme bollente. Ho provato la stessa sensazione di quando, poco prima, mia madre mi aveva fatto il clistere di acqua tiepida, solo che ora non era acqua, ma sborra e questo aumentava la mia libidine.

«Sì, monellina, eccomi, sborro, ti riempio il culo! Cazzo, che meraviglia!»

Ha continuato a muoversi dentro di me al punto da farmi sentire la sua sbroda schizzar fuori dal culetto ridotto ad un cratere, ogni volta che me lo spingeva dentro, poi ho avuto forte il desiderio di venerare quel cazzo che mia aveva fatto godere tanto e, dopo averlo sfilato dal mio martoriato buchetto, mi son rigirata velocemente e l’ho preso in bocca, lasciando Giovanni oltremodo sorpreso.

«Accidenti, che troia! Dai, vediamo se ti riesce di farmi sborrare di nuovo! Mi fai morire con la tua bocca! Sei una perfetta succhia cazzi!»

Inutile dire che ci ho messo l’anima in quel pompino. Volevo dimostrare che ero una zoccola di tutto rispetto e, dopo averlo succhiato e segato con la mano, lui ha preso a godere, finché non mi ha schizzato due bordate di sborra in bocca. Erano solo due, ma per me hanno rappresentato un vero premio.

«Dai, eccomi cazzo! Mi fai sborrare! Sei fantastica! Che troia! Nemmeno a tua madre riesce tutto questo, sei insuperabile e farò di te una vera zoccola, un capolavoro di troia!»
L’ho lasciato pulito e poi mi sono adagiata sul suo petto. Il suo respiro era affannato, ma io volevo delle spiegazioni che lui non ha esitato ad elargirmi, con dovizia di particolari.
«Che volevi intendere quando dicevi che sono più brava di mamma? Che ne sai tu di come succhia mia madre?»

Lui mi ha sollevato il viso e con un sorriso sereno, mi ha confermato ciò che, già da tempo, sospettavo, ma con un particolare in più, che mi ha stupito.

«Scopo tua madre da quando si è sposata con tuo padre, cui ho fatto da testimone. La prima notte di nozze, lui l’ha sverginata davanti ed io dietro. L’abbiamo scopata per tutto il viaggio di nozze e, dopo la prima volta, le abbiamo sborrato dentro insieme, tante di quelle volte, che è possibile che tu possa esser mia figlia. Da allora la scopo regolarmente, con grande soddisfazione di tuo padre, che impazzisce quando le sfondo il culo e poi le inondo la fica. Quando siam tornati dal viaggio di nozze, era già incinta di te. Da allora sono il suo toro fisso e, da alcuni anni, tuo padre nemmeno partecipa più alle nostre scopate, ma non si oppone se la faccio montare anche da due o tre amici fidati, che poi è quanto voglio fare anche con te. Chi credi mi abbia detto che eri diventata una brava succhia cazzi e mi ha consigliato di farti questo servizietto al culo, facendomi giurare che ti avrei lasciato intatta la fica? Secondo il suo volere, la devi dare solo alla persona che diventerà tuo marito, mentre il resto, bocca e culo, li puoi far assaggiare a chiunque ti paghi bene. Spero che un giorno, trovi un bravo ragazzo che sappia apprezzare la tua bravura a godere con un cazzo in bocca e, da adesso, anche in culo. Nel frattempo provvederò che tu ne goda al massimo, se lo vorrai.»

L’ho abbracciato e baciato con le lacrime agli occhi per la gioia. Poi sono andata in bagno per lavarmi, anche perché sentivo che mi colava tutto dal culo. Quando son tornata, lui si era rivestito e, sul comodino, c’era una cospicua somma di danaro, molto più di quanto stabilito. L’ho guardato incredula.

«Tranquilla, te li sei meritati tutti, con quel superbo pompino. Adesso me ne vado, ma ci sentiamo e ti farò provare ancora tanto piacere.»

Quando è tornata mia madre, mi ha chiesto di raccontarle tutto e poi mi ha ispezionato il martoriato culetto, constatando che era tutto a posto. Si è complimentata con me per il mio ingresso nel mondo delle zoccole, rotte in culo. Nei mesi a seguire, sono stata inculata da lui e, per tre volte, anche dai suoi amici, che mi hanno slargato a dovere e farcito bocca e culo a volontà, ma sempre nel rispetto del patto che la fica poteva esser leccata, masturbata, ma mai scopata. L’estate dell’anno dopo, avevo già diciotto anni, eravamo al mare e mia madre aveva subito fatto amicizia con Pietro, il nostro vicino di ombrellone, titolare di una bella impresa edile, con una ventina di operai, che aveva con sé, in vacanza, anche il figlio di nome Carlo, un bel ragazzo di vent’anni, molto timido, mentre invece lui era un gran porco. Al secondo giorno, già scopava con mia madre, con la benedizione di mio padre, che si consumava di seghe a guardare quanto fosse troia la sua dolce mogliettina. Mi son subito innamorata di Carlo e, il secondo giorno che stavamo insieme, gli ho fatto un pompino che lo ha, di fatto, legato a me, in maniera definitiva. La sera stessa, mi son fatta inculare, appoggiata ad una roccia. Lui ha spinto dentro il suo cazzo, di buone proporzioni fra le mie chiappe e poi, con un bell’affondo è entrato tutto dentro. Certo non era come quelli che avevo già preso, ma lui non se ne è reso conto, perché mi ha afferrato per i fianchi ed ha preso a stantuffarmi velocemente, sborrando poco dopo con un gemito di puro piacere, mentre io mi ero solo appena eccitata. Il giorno dopo, avevamo noleggiato un pattino per andare a fare il bagno nudi al largo e, dopo un bel tuffo, mi sono distesa e lui mi è venuto sopra: ho imboccato il suo cazzo fra le labbra della mia fica e l’ho lasciato fare perché avevo deciso che era giunto il momento tanto atteso di sentirlo anche davanti. L’ho solo pregato di esser dolce.

«Ti prego, fa piano, sono vergine.»

Ho letto lo stupore sul suo viso.

«Ma come, succhi l’uccello meglio di una puttana e lo prendi in culo divinamente, e sei ancora vergine?»

Ho annuito e lui, con molta delicatezza, mi ha spinto dentro il suo cazzo durissimo, che mi ha provocato un po’ di dolore solo nell’attimo in cui mi ha sverginato, poi ha preso a scoparmi velocemente e, in breve, quando io non ero ancora venuta, mi ha sborrato dentro tutto il suo piacere.

«Adesso sborro! È bellissimo!»

Ho sentito il suo sperma invadermi l’utero ed io ci sono rimasta un po’ male. Ero abituata a godere molto prima di sentire un maschio schizzarmi dentro e, d’impeto, mi son sfilata da sotto di lui e poi gli ho parlato con tono estremamente deciso.

«Adesso me la lecchi e mi fai godere!»

Lui è rimasto un attimo indeciso, ma io l’ho afferrato per i capelli e l’ho costretto a leccarmi la fica, da cui usciva la sua sborra mista al mio sangue.

«Accidenti, ma questo è sangue?! Allora era vero che eri vergine?!»

Mi ha leccato fin quando non son venuta e, potenza della gioventù, il suo cazzo era di nuovo in tiro: l’ho succhiato un po’ e poi me lo son rimesso dentro e, questa volta, mi ha portato ad avere un vero orgasmo, anche se ben lontano da quelli provati con le inculate. Quella stessa sera, mentre eravamo a cena con i miei genitori e suo padre, lui ha annunciato a tutti che era sua intenzione sposarmi. Pietro si è girato verso mia madre ed ha sollevato il calice per un brindisi.

«Se mi garantisci che diventerà zoccola, almeno quanto te, allora si sposeranno molto presto!»

Mia madre ha sorriso e gli ha garantito che, già da un pezzo, ero più troia di lei e Carlo lo ha confermato.

«Ti assicuro, papà, che ha il culo ben aperto e fa dei bocchini sconvolgenti, ma, cosa insolita era ancora vergine. Oggi ho avuto la sua verginità sul pattino al largo e le son venuto dentro con molto piacere. Le ho anche leccato la fica piena del mio seme e lei ha goduto tanto.»

Nel sentire quelle parole Pietro ha sorriso e poi ci siamo messi tutti sul divano.
Pietro giocava con le tette di mia madre, mentre Carlo mi masturbava con una mano sotto la gonna. Ad un tratto, ero così eccitata che ho aperto i suoi pantaloni, gli ho estratto il cazzo e me lo sono infilato in gola, sotto lo sguardo estasiato di mio padre e di Pietro, che ammirava la splendida tecnica che avevo nel succhiarlo. Carlo era troppo eccitato ed ha sborrato quasi subito. Allora Pietro si è spostato e mi ha fatto mettere vicino a lui, ha estratto un bel cazzo grosso e duro e mi ha invitato a succhiarlo, assieme a mia madre. Dopo averlo reso ben duro, lui mi ha chiesto di potermi inculare.

«Ci tengo a verificare che sei una gran zoccola. Nella mia famiglia, una puttana sfondata c’è sempre stata e mia moglie era fenomenale. Dai, solo per questa volta, poi non ti sfiorerò più, nemmeno con un dito.»

Mi sono inginocchiata sul divano e lui, dopo che mi aveva fatto colare della saliva fra le chiappe, me lo ha appoggiato al culo e poi, con un affondo deciso, è entrato di colpo fino in fondo.

«Accidenti! Che bel culo sfondato! Di certo lo prendi meglio che in fica! Che bello! Ti scopo il culo e ci sborro dentro, pure io!»

Poi, rivolto a mia madre:

«Dai, zoccola, mettiti sotto e lecca la fica, mentre le scopo il culo e tu, che aspetti a fartelo succhiare? Così vedremo se è veramente una che sa scopare per bene, e, soprattutto, se è zoccola al punto da goderne per il nostro piacere!»

Mi ha afferrato per i fianchi e, dopo che mia madre si è distesa sotto di me ed ha cominciato a leccarmi la fica, e Carlo mi ha infilato il cazzo in gola, lui ha preso a pomparmi come un toro scatenato, dandomi dei colpi fortissimi che mi hanno portato quasi subito a godere. Mi ha scassato il culo per una buona mezzora e poi ha sborrato, un po’ dentro ed il resto sul viso di mia madre, che lo ha ripulito tutto.

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Io, Valeria e Mario

Posted by admin under Incontri Erotici on Пятница Янв 6, 2023

La mattina successiva io mando un whatsapp sia a Tiziano che a Mario dicendo che non posso andare al capanno.

Loro non rispondono, forse hanno capito che al momento la mia attenzione è rivolta verso Valeria.

Valeria e ripenso ai suoi seni che avrò l’occasione di vedere e toccare tra qualche ora quando lei mi manderà il messaggio di via libera.

Sono un poco sconvolta per questa svolta lesbo anche se sono convinta che mi piacciono ancora moltissimo gli uomini.

Vado a fare la passeggiata facendo però un altro giro in modo da non passare da vicino il capanno.

Sto tornando a casa e mi arriva un whatsapp di Valeria se posso andare subito e io le rispondo che debbo tornare a casa perché debbo aspettare che mio marito esca per il lavoro.

Lei è un po’ dispiaciuta come mi scrive, ma mi risponde che va bene.

Io torno a casa, mio marito si alza, deve fare la doccia così potrò uscire di casa alle 8 e 30 invece che alle 8 come pensavo.

Alle 8 e 30 mi metto in strada in tuta con sotto dell’ intimo molto carino, che spero , piaccia a Valeria.

Arrivo a casa sua, lei è in vestaglietta, sotto è nuda perché fa capolino sia un seno nudo che la sua fica.

Lei mi prende una mano e se la mette al seno mentre camminiamo per andare in camera da letto.

Lì mi spoglia in maniera rapida, mi guarda il completino intimo e mi dice che è davvero sexy, ma che non vede l’ora di rivedermi nuda.

Lei me lo toglie e ci troviamo nude davanti all’armadio che è specchiato così ci baciamo e con la coda dell’occhio ci possiamo guardare.

Lei mi porta sopra il letto che è proprio davanti all’armadio e mi dice che lei e il marito avevano scelto quell’armadio per potersi guardarsi mentre facevano sesso.

Valeria mi fa mettere in ginocchio e si mette a masturbarmi mentre mi dice di guardarmi mentre sto venendo.

Io lo faccio, non mi è mai successo e vengo di brutto e le dico che ora voglio farlo a lei e toccarle i seni che adoro.

Lei si mette davanti allo specchio io la masturbo e contemporaneamente le titillo i capezzoli, le stringo i seni e mi dice che la faccio sentire bella cosa che con il marito ormai non le capita più.

Io arrossisco, ma lei mi dice di non preoccuparmi che non ce l’ha con me, se Mario è venuto a letto con me, anzi le piacerebbe fare un incontro a tre.

Io le dico che ci debbo pensare, lei mi risponde che c’è di male, considerato che ad es. sono andata a letto con due uomini.

Io le rispondo che debbo pensarci, anche perché dico a Valeria che deve considerare che il marito magari non prenderà bene quella proposta.

Lei mi ribatte che Mario ha sempre avuto il sogno di farlo con due donne e cosa di meglio che farlo con due donne complici e che amano fare sesso tra di loro?

Io non rispondo dico che voglio fare l’amore con lei, che ci penserò e che ora voglio solo godere come non mai.

Valeria tira fuori un dildo enorme e me lo infila nella fica, all’inizio urlo perché mi fa un po’ male, poi gradualmente mi abituo finché non ho il primo orgasmo, seguito da innumerevoli altri.

Valeria vuole che glielo infili io, vuole provare la differenza rispetto a quando lo usa da sola.

Io lo faccio, lei mi dice di fare più rapidamente, di non preoccuparmi che non si farà male e inizia a godere come una cagna in calore.

Siamo lì a godere e non ci accorgiamo che non siamo più sole in camera, in quanto è entrato Mario.

Mario che in maniera silenziosa ci guarda e si sta segando.

Sono io a vederlo per primo, gli faccio cenno di avvicinarsi e lui senza dirmi nulla mi mette il cazzo in bocca da succhiare.

Valeria non dice nulla, è un po’ arrabbiata perché Mario non ha dato il cazzo a lei e mi dice di darci dentro con il dildo così da farla godere di più.

Io non posso rispondere, ma eseguo l’ordine finché non posso che concentrarmi solo sul cazzo di Mario perché sta sborrando e devo ingoiare.

Mario è soddisfatto e mi dice di ripurirgli il cazzo con la lingua e così faccio mentre Valeria ha preso a guardarci e si sta masturbando.

Mario ci dice che siamo delle birichine, ma lui lo sa che ci piace il cazzo.

Valeria gli ribatte che non ama più il suo cazzo e che ama infinitamente la mia fica.

I due si mettono a litigare, io non so che fare, visto che, sono un pessimo paciere.

Allora, io decido di vestirmi sia pure a malincuore perché avrei ancora voglia e faccio un cenno ai due che continuano a urlare ad alta voce.

Torno a casa un po’ rattristata.

Dopo ore mando un whattsapp a Valeria che mi risponde dopo ore dicendo che ha trascorso la giornata a letto con suo marito, cosa che non accedeva da moltissimi anni.

Io dico che sono contenta per loro, ma lei mi dice che questo non cambia le cose tra noi e mi dà appuntamento per l’indomani mattina appena mi libero da mio marito.

Io le rispondo che sono felice e che non vedo l’ora di rivederla e le mando una foto della mia fica bagnata.

Lei mi manda una foto dei suoi seni e io mi metto a masturbarmi guardandoli.

Viene l’ora di cena, poi al solito mi addormento presto, non vedendo l’ora di essere alla mattina seguente con Valeria.

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Parenti serpenti: la cognata

Posted by admin under Incontri Erotici on Среда Янв 4, 2023

Ciao a tutti sono Marco 43 anni vivo a Lecco su “quel” ramo del lago di Como, sono sposato e ho due figli
Famiglia, figli, lavoro, spesa, nonni, compere, aperitivi, amici. Insomma tutto nella norma e come me milioni di persone.
Ah già dimenticavo, giusto per darvi un’idea, sono alto 1,80, corporatura nella media, capelli cortissimi quasi rasato, castano chiaro, occhi verdi. No tatuaggi. Non mi considero assolutamente uno “per cui ci si gira” per strada ma non credo di essere neanche un cesso a pedali per capirci.
Quello che vi racconterò è una storia che non svelerò se è di pura fantasia o reale o metà e metà, poco importa, diciamo che la verità sta nel mezzo.

La vicenda la possiamo posizionare pre-Covid, sarà stata l’estate 2019, luglio, un caldo torrido di questo ne sono sicuro.
Weekend classico tra compere, giri qua e là, impegni dei figli e in quel weekend anche nipoti.
Sì, perché nello stesso palazzo in cui vivo abita anche mia cognata con suo marito e due figlie più grandi dei miei.
Spesso ci si incrocia o ci si trova per pranzare o cenare o semplicemente per fare qualcosa assieme. Nello specifico quel weekend c’era una grossa e importante manifestazione a Milano di cosplay dedicato a Star Wars e al mondo Marvel. Essendo mia figlia e sua cugina molto appassionate avevamo deciso tutti di andare un po’ per accompagnarle un po’ per curiosità.

Arriva la Domenica e l’orario di partenza era verso le h10, tutti bene o male pronti, ma in box non vedo mia cognata e chiedendo a suo marito ci riferisce che stava chiudendo e scendeva. Aspettiamo parlando del più e del meno, commentando i vestiti indossati dalle ragazze e da quello che avremmo visto, nessuno era mai stato ad un evento di quel tipo.
I minuti passano ma non ci si fa gran caso, finche dopo più di 20 minuti abbondanti, non vedendo ancora Stefania (mia cognata) la chiamiamo al cellulare.
Sento dalle risposte che suo marito le dà che deve esserci stato un contrattempo ma a breve sarebbe scesa.
Dopo altri 10 minuti ancora nulla così Matteo (mio cognato) mi fa un cenno di seguirlo per andare su a casa sua vedere come mai ci mette così tanto.
In ascensore mi dice che Stefania gli ha detto che stava litigando con una perdita del lavandino del bagno ma forse la cosa era più grave del previsto.

Entriamo in casa e sentiamo delle imprecazioni che provengono dal bagno ed entrando la troviamo con dei catini che cerca di convogliare la perdita per non far allagare in giro. Per fortuna non è una perdita forte ma comunque il suo danno lo fa.
Mio cognato non è avvezzo a questi lavori domestici e ho capisco perché mi ha chiesto di andare su in casa con lui.
Provo a guardare: io ogni tanto mi diletto in queste cose, e alla bell’e meglio sembra che il mio intervento abbia quanto meno tamponato; aspettiamo qualche minuto per verificare ma piano piano riprende. Per farla breve tutti assieme decidiamo che non possiamo far perdere la fiera e, in concomitanza anche dell’indisponibilità della mia auto, decidiamo che tutti i figli, mia moglie e Matteo andranno alla manifestazione io e Stefania cercheremo di capire il da farsi; in caso li avremmo raggiunti dopo.

Fa caldissimo, stiamo cercando di mettere una toppa e intanto chiamiamo qualche idraulico/ferramenta per capire se qualcuno fosse disponibile. Siamo lì che armeggiamo e ad un certo punto “paac” e uno schizzo d’acqua ci lava; Stefania indossa un abito estivo di quelli leggeri e si bagna praticamente tutta. Il vestito bagnato si appiccica come una seconda pelle e praticamente la mette a nudo nel senso che mostra quei pochi indumenti che indossa; il reggiseno gli slip e segna ogni curva del suo corpo. Il suo viso (stranamente asciutto) è molto eloquente su come si sente in quel momento e io nel guardarla scoppio in una risata fragorosa. Stefania è una donna piccolina 1,60 magra, un bel culo. Tettine, una prima o seconda ma appena appena. Da poco passati i 50 mora capello corto. Ci vado d’accordo, è piacevole, di compagnia e secondo me, anche se non lo mostra, sotto sotto è una porcellina.
Ridiamo molto e scherziamo quando siamo assieme, c’è feeling.

Tornando all’incidente, per quanto mi riguarda, non ne sono uscito incolume anzi t-shirt fradicia e fronte dei pantaloncini, proprio sul pacco, lavati pure loro.
Ci guardiamo e dopo il momento iniziale, dove ci si muove come se ci fossero dei fili che inducano il movimento, ci asciughiamo alla bell’e meglio, io mi tolgo la maglietta e Stefania l’abito.
“Non dovevo? Ti imbarazza? Dai alla fine è come quando siamo al mare”. Io rispondo: “No, no figurati quale imbarazzo” e allora di contro rimango in boxer e lei in intimo.
“Sembra che ti sei fatto la pipì addosso” e ghigna sbirciando e guardando di sfuggita il mio pacco che ha proprio la macchia d’acqua lì. E mi segna l’uccello e le palle, così in bella mostra.
Non nascondo che con quel caldo non era una brutta sensazione.
Di contro le dico: “Svuota le coppe del reggiseno perché l’acqua occupa gli spazi vuoti”, lei si gira con faccia divertentemente imbruttita si mette le mani sul seno e preme. Gocciolano un poco ma nulla di che e piccata mi risponde: “Mi saranno cresciute stanotte è scesa solo qualche goccia d’acqua” e scoppiamo a ridere.

La situazione sta prendendo una piega un po’ erotica siamo entrambi praticamente nudi, un po’ bagnati, il caldo, siamo soli. Non so da parte di entrambi ci continuiamo a guardare mentre, dopo esserci asciugati, sistemiamo e cerchiamo di mettere a posto. In quei primi istanti non diciamo più una parola.
Mentre siamo lì che proviamo a sistemare, vedo Stefania che si china piegandosi a 90° dandomi le spalle e non posso che notare due cose:
1) “Non ricordavo che al mare indossassi il tanga” dico tra me e me come se mi stessi rivolgendo a lei.
2) Ammiro e vedo un rigonfiamento molto pronunciato dove lo slip accoglie le grandi labbra.
Davvero notevole. “Che labbroni! Chissà il resto” mormoro tra me e me. Stefania sente che bisbigliavo qualcosa e non sente più rumori, in effetti mi ero fermato, e sempre da chinata gira lo sguardo e mi dice “Hai visto la Madonna??? Hai finito che ti sei fermato?”
All’inizio pensavo non avesse fatto caso alla situazione ma invece nel momento in cui si è rigirata ho intravisto una smorfia furbetta sul suo volto. Aveva capito tutto che la stavo ammirando e mi ero imbambolato a vedere il suo pacco vaginale. Le piaceva questa cosa degli occhi addosso e da lì a poco avrei avuto la conferma.

Proseguiamo nel sistemare alla bell’e meglio il bagno e la perdita, in un qualche modo, nell’attesa di trovare un idraulico. Passato i minuti e ci buttiamo al telefono cercando qualcuno che possa venire nella giornata stessa. Missione impossibile. Mentre telefoniamo siamo sempre mezzi nudi e mentre parlo con tale Dimitri, sovrappensiero, mi sistemo l’uccello e le palle che con il boxer bagnato mi si era attaccato come una seconda pelle; l’ambaradan era finito come in sotto vuoto. Non mi ero accorto che Stefania mi stava osservando, incrociamo gli sguardi mi blocco, lei ghigna e spostando il microfono mi scandisce una frase muta “sei un depravato”; ride, butta l’occhio sul pacco mi guarda e, senza distogliere lo sguardo, si gira. Una volta di spalle piega la testa per bloccare il cellulare alla spalla, per liberarsi le mani, si accarezza le cosce prende lo slip e lo sistema.

Ma non finisce qui ovviamente, vedo che le mani si incontrano sulla schiena e slaccia il reggiseno; si gira di 3/4 per accertarsi che la stia guardando e completa il tutto. Riprende il telefono in mano, con l’altro braccio fa roteare in aria l’indumento e lo lancia facendo un paio di passi ballando; poi si gira, sempre al telefono, mi guarda e lentamente con l’avambraccio si copre le tettine.
Diventa seria, abbassa lo sguardo fissando il seno poi mi guarda come se non fosse successo nulla e sempre senza emettere suono mi dice, scandendo con la bocca “fa caldo ed è tutto bagnato”, mi rivolge uno sguardo intenso e poi prende a parlare con tale Dino l’idraulico che conferma che viene per sistemare ma non prima di 2/3 ore.
Chiude la chiamata salutando Dino alza le braccia al cielo grida “Evvai!!!! Idraulico trovato! “; chiude provocandomi ancora, si prende i capezzoli, li pizzica, li tira un poco, alza la gamba e mi manda un bacio e poi tira fuori la lingua e se ne va verso la camera da letto.
Io impietrito, tenete presente che è avvenuto tutto in una manciata di minuti, ma soprattutto con il pacco in mano. Un po’ barzotto a questo punto.

“È mia cognata e sempre la sorella si mia moglie, dai stiamo giocando adesso vado di là e le faccio capire che dobbiamo moderare questa situazione” mi dico tra me e me. Non faccio in tempo ad entrare in camera che la vedo davanti al comò sempre con i soli slip addosso e alzando le braccia mi mostra due reggiseni e mi dice: “Carini questi non trovi? Potrebbero andare bene anche ad Elena tanto siamo “messe male” entrambe abbiamo la stessa dotazione in fatto di tette” (anche se non particolarmente dotate le sorelle hanno una buona dose di autoironia). “Mmhh che sexy questo con il pizzo nero, ahhhh già è quello con l’apertura frontale” e avvicinandosi fino ad essere attaccato a me continua “chissà che porcate fareste tu e mia sorella se lei lo indossasse”.
La sua mossa di avvicinamento non è stata casuale, ovviamente, e il fatto che sia arrivata addosso praticamente come se ci stessimo abbracciando è fortemente voluto; eh sì perché ha ben notato che il mio cazzo si sta gonfiando e dai boxer bagnati si nota ( e non so come nasconderlo) facendo così il mio uccello era schiacciato sulla sua pancia e lo sapeva bene, voleva provocarmi e intanto capire il grado di eccitazione.

A questo punto però devo fare qualcosa, siamo ad un punto di non ritorno, le prendo entrambe le mani, siamo sempre attaccati, le mi guarda dal basso in alto e ci fissiamo negli occhi e le dico: “Stefania cosa stiamo facendo? Forse sarebbe il caso che ci ricomponiamo e attendiamo l’idraulico, magari andiamo a fare aperitivo ingannando l’attesa, cosa ne dici?”
Lei continua a fissarmi prima con sguardo preoccupato, non se l’aspettava questa reazione, poi con sguardo serio e poi torna con quel fare da gatta morta porcella. Da lì ho capito che il pomeriggio avrebbe preso una piega “diversa” e non c’era modo di distoglierla dal suo piano ormai era in modalità “faccio la troia” come più tardi ha confermato, ma andiamo per gradi. Mi fissa e lentamente si struscia su di me in particolare muove il busto, la vita per stuzzicare il mio cazzo che è sempre lì schiacciati sul suo ventre, si libera le mani prende le mie e me le fa appoggiare sui suoi seni.
Come vi dicevo precedentemente c’è poco da toccare, una prima forse a mala pena una seconda ma parliamo di poca “ciccia” ma la cosa che mi ha stupito sono i capezzoli nonostante siano ancora coperti dalla stoffa del reggiseno. Io rimango serio (cerco di mantenere la parte di quello razionale ma sto per cedere) lei sguardo da gatta morta, si muove sinuosa e il mio glande non rimane indifferente e contemporaneamente muove le mie mani massaggiandosi le tette. Chiude gli occhi tira un po’ indietro la testa e fa un piccolo sospiro di piacere, riapre gli occhi mi fissa e dice: “Gioca con le mie tette come fai con Elena, slacciami il reggiseno e palpamele, provocami del piacere, ne sei capace?”

La razionalità è andata e da buon uomo tutti i neuroni si spengono rimane solo quello collegato al cazzo… per questo dicono che l’uomo ragiona con il pisello, ed è vero!
Sto al gioco, promettendomi di non andare oltre anche perché sono curioso di stuzzicare quei capezzoli e studiarli meglio sono diversi da quelli di sua sorella.
Con uno scatto la giro di spalle e l’abbraccio, nel girarsi il mio cazzo si decomprime dal suo ventre ed essendo che l’eccitazione è aumentata è discretamente duro e da dentro i box si tira dritto. Stringo Stefania e abbracciandola appoggio il mio cazzo alla sua schiena e le mani le porto sul suo seno.
Quando la schiena si è appoggiata a me ha avuto un sussulto forse per il fresco del boxer bagnati o forse non si aspettava il cazzo in tiro; non credo per le dimensioni, sono normo dotato niente di speciale, ma non so Matteo come è messo. In ogni caso di sfuggita si è girata di 3/4 prima di istinto guardando dietro la schiena per vedere il mio membro forse e poi velocemente per incrociare lo sguardo.
Le mie mani intanto stanno massaggiando le sue piccole tettine, decido quindi slacciarlo con l’apertura frontale e le prendo nel palmo dolcemente accogliendo il capezzolo tra le dita.
Eh sì vi dicevo dei capezzoli, Stefania ha due areole grosse rispetto alla prima di seno e la pelle in quel punto è più spessa rispetto alla media di quelle delle ragazze/donne che ho potuto ammirare. Sull’areola ha poche ma grosse ghiandole areolari (quei punti intorno al capezzolo per intenderci) più grosse della media, ma la cosa che non potevo immaginare è il capezzolo vero e proprio.
Un cilindro 1cm o anche 1.5 cm di altezza e 1,5 cm di diametro.. duro e direi, solo allo sfioramento, mooolto sensibile. Elena ha due palline piccoline e morbide come capezzoli intendo, anzi quando non eccitata, quasi si perdono nell’areola. Al tatto quel capezzolo mi provoca un sussulto del pene che Stefania avverte e sento che ghigna un misto tra l’eccitato e il divertito.

Massaggio dolcemente le tettine di mia cognata e percepisco che le piace, mollo la presa con pollice e indice di entrambe le mani afferro da sotto i seni e piano piano che salgo e stringo mi avvicino al capezzolo fino ad afferrarli entrambi; dolcemente li roteo e Stefania ad ogni leggera torsione ansima più forte. Non mi accorgo subito, ma solo dopo noto che le intanto fa su e giù con la schiena, piccoli movimenti, come per segarmi l’uccello e forse dal tatto della schiena ha percepito che manca poco e la cappella esce dai boxer. Decido quindi di aumentare il piacere e strizzo con forza i capezzoli e intanto li tiro in avanti, posiziono le gambe intorno alle sue per immobilizzarla e di istinto comincio a dimenare il cazzo sulla sua schiena e palpo e strizzo i seni e capezzoli con foga. Lei bisbiglia qualcosa ma non ci faccio caso, ansima si dimena, le piace. A furia di strusciare il pene esce un po’ dai boxer e la cappella comincia a sfregare tra le sue scapole, lo percepisce ed emette un “mmhhhhh che testa calda” girandosi verso di me e poi chinando la testa di lato mostrandoli il collo invitandomi ad approfittarne. Le mie mani continuano a stimolare il seno e i capezzoloni. Le piace, vedo il ventre che ansima e sento il suo fiato che aumenta di ritmo. Le sue mani, che sono libere, ad un certo punto afferrano i miei boxer e li abbassano fino a farli arrivare dopo la vita e scivolano a terra; sono nudo sto toccando mia cognata, le sto strusciando il cazzo sulla schiena. Mi stacco di colpo! Realizzo nuovamente che stiamo facendo una cazzata, mi fermo guardando fisso un punto imprecisato nel vuoto.

Lei si gira di scatto e come “tradita” con sguardo severo mi dice: “Ma cosa c’è? che ti ha preso?”. Io non dico una parola mille pensieri mi girano in testa ma contemporaneamente sento l’odore della sua pelle, mi inebria e mi distrae. Ho ancora quella sensazione al tatto dei capezzoli duri sul palmo. Il cuore continua a pompare il sangue al cazzo e a intervalli regolari sussulta. E’ bello turgido, scappellato e duro.
Stefania, chissà perché si è coperta il seno con l’avambraccio e si avvicina ammorbidendo il suo fare più dolce e comprensivo. “Sai” mi dice “capisco questa tua reazione e in effetti sono perplessa anche io, ma sai che vuoi dopo i 50 certi discorsi morali si assottigliano e quasi spariscono. E poi cosa stavamo facendo di male dai?”. “Cosa stavamo facendo?! Ma ti sei accorta che sono nudo, tu, quasi, ti stavo scopando la schiena e giocavo con il tuo seno?! Secondo te è nulla di male?!”. Sto vivendo sensazioni contrastanti: da un lato la butterei fuori di casa, anzi andrei fuori di casa sono nella sua, dall’altra la prenderei e la scoperei facendola gridare quel misto dolore/piacere. Attimi di silenzi e imbarazzi al che, ancora una volta, mi stupisce in quello che dice e riprende: “Vedi Marco, tu lo vedi come un tradimento. La sorella di tua moglie ci prova è in atteggiamenti intimi con me. Uuuuhhhhh. (mi prende anche in giro incredibile) che scandalo; ma tu devi sapere che per me ed Elena questa cosa è stata la normalità da ragazze.”
“Scus.. no, aspetta. Cioè? In che senso?” balbetto e molto candidamente chiedo ulteriori spiegazioni, non capisco cosa mi stia dicendo.
“Eh sì vedi io ed Elena abbiamo sempre avuto un gran rapporto ed essendo io quella maggiore ho avuto un occhio di riguardo per la sua incolumità e che non si trovasse a vivere certe cose come successo a me perché primogenita”.

Continuo a non capire e nudo con il cazzo in tiro rimango in ascolto del suo racconto: “Come posso dirti… ho voluto sempre proteggerla inizialmente e quindi l’ho iniziata io al piacere del sesso prima facendole conoscere il suo corpo e poi interagendo con gli uomini”.
“Ma cosa mi stai raccontando? Ma non è vero non mi ha mai fatto cenno a questa cosa? Cosa mi vuoi dire che al momento gli hai trovato un “bull”, un “toy boy” per farle scoprire il magico mondo del sesso??? Ma dai.. Ahahah. Cioè… incredibile. Ahha”. La butto sul ridere me mentre rido alla mia affermazione, vedo che Stefania mi osserva con un sorriso e fa una smorfia come per dire “è beh sì, ci sei arrivato” “ahh un toy boy.. ma mica dirai. No aspetta ma stai dicendo sul serio?”. Divento serio e attonito la guardo. “Cioè l’hai fatta sverginare con una persona di tua fiducia?? Ma ho capito bene?”. Continuo.
Stefania fa un sospiro e prosegue: “Sì, quando c’è stato il momento che si sentiva pronta per un rapporto completo, non avendo un ragazzo in quel momento, parlando con il mio ragazzo dell’epoca abbiamo convenuto che fosse giusto così… sua sorella l’avrebbe “accompagnata” e guidata in questa iniziazione non con il primo che passava… ma con…”
Non faccio in tempo a farle finire la frase che grido “MATTEOOOOOOOOO!!! Cioè Matteo ha sverginato mia moglie??? Quello che è diventato tuo marito?? E non ne sapevo un cazzo?? Ma perché avete ritenuto che non dovessi sapere questa cosa e la scopro così oggi, con te praticamente nuda, con un neon sulla fronte che dice “voglio il tuo cazzo”???”
Ero tra lo sbigottito e l’incredulo… non capivo più nulla.

“Vedi perché non potevamo dirtelo? Avresti reagito così e magari davanti a tutti noi, creando imbarazzo e chissà dicendo anche cose che non si pensano veramente”.
“Lascia stare che di cose che meglio non dire, me ne stanno passando per la testa troppe”. “Riferite a me intendi?” continua Stefania.
“Anche” dico io “però spiegami perché oggi e perché vuoi provocarmi per scopare? Almeno questo l’ho indovinato?”
“Ah ah sì certo è da diverso tempo che mi piacerebbe fare un giro con te, vedi avevo un patto con mia sorella dopo quel fatto con Matteo lei mi ha sempre ringraziato, perché ha potuto capire meglio e affrontare il sesso con i partner successivi in maniera più consapevole. Non dirmi che non sa scopare perché da quello che mi racconta anche lei è una golosa di cazzo? O sbaglio? Eh, dovresti ringraziarmi”.
“Beh sì ci sa fare e godiamo molto quando scopiamo… sì vabbè ora devo pure ringraziarti.. boh, forse.. sì. Beh in ogni caso grazie!” sussurro un po’ intimidito.
“Ok ma cosa c’entro io?” chiedo. “Per ringraziarmi Elena mi ha promesso che il suo prossimo ragazzo l’avrebbe condiviso con me e non avrebbe ostacolato una mia relazione, prettamente sessuale, con il fortunato”.
“Ah dunque, ora qualcosa mi si sta chiarendo… mah aspetta quindi… oddio ma ho capito. Io ed Elena ci siamo messi assieme e mi ha sempre detto che sono il suo vero e unico ragazzo, prima solo una storia fugace e dopo ci sono stato solo io. Già solo io. Maaaa…sono io il prossimo vero? E’ così?”.

Stefania scoppia in una risata fragorosa: “Sì è proprio così.. ahahah solo che tra una cosa e l’altra l’occasione non si è mai creata e quindi…”. ” E quindi cosa..?” dico io. “Eh quindi l’abbiamo creata!” dice Stefania abbassando lo sguardo. “La perdita del lavandino quella no è una pura coincidenza, se no sembra che, ma invece, cioè hai capito…no?”. Silenzio, non so cosa dire praticamente a mia insaputa avevano architettato questa farsa per rispettare il patto. Durante la chiacchierata intanto ci eravamo seduti a bordo del letto la foga e l’eccitazione era svanita e il mio pene si era rimesso in stand by.
Anche Stefania era lì seduta vicino a me, in silenzio rispettava questo momento veramente particolare, aspettando un mio cenno. E’ stato complicato metabolizzare il tutto e velocemente riorganizzare le idee, riprendere la lucidità necessaria e affrontare la situazione, ma ce l’ho fatta.
Tra me e me pensavo: “Vabbè le cose stanno così. tutti lo sanno ora anche io.. perché tirarmi indietro.. d’altronde non sto tradendo, mi stanno autorizzando a farlo. E poi Stefania mi ha sempre incuriosito, me la sono immaginata qualche volta in una di quelle perversioni maschili “sulla sorella”.

Di colpo mi alzo, non guardo Stefania, mi dirigo verso la finestra e appoggiando le braccia guardo un punto non precisato fuori (devo creare l’atmosfera) con la coda dell’occhio vedo Stefania che ha perso la sua verve, percependo che questa situazione mi ha infastidito e innervosito e che, oltre ad aver rovinato qualcosa, quella storia stava per finire lì.
Lei non sa ancora cosa ho deciso di fare ma questa volta la sorpresa gliela faccio io; di colpo tiro giù la tapparella e mia cognata fa un balzo spaventandosi, mi giro stile “Benito” braccia ad anfora con il cazzo ancora moscio e la guardo severo.
Lei è lì seduta gambe socchiuse, vedo il ciuffetto di pelo che spunta dallo slip, le sue tettine e i suoi capezzoli in bella mostra e il suo corpo con con quel sedere che mi ha sempre ingriffato che anche da seduto si capisce essere un gran bel culo.
“Stefania! Alzati per favore”. Lei guardandomi con aria molto perplessa si alza e sta lì in piedi di fronte a me. “Ora sdraiati”. In quel preciso frangente il mio cazzo ha un sussulto il cuore ha cominciato a pompare sangue. Lei lo nota abbassa velocemente lo sguardo e poi torna a fissarmi. Si morde il labbro, cercando di stare seria ma ha capito. Sembra una ragazzina le prime volte a letto mentre è una donna di 10 anni più grande, ma la voglia di scopare la ringiovanisce.

“Come mi sdraio? Cosa preferisci che lo faccia?” come un soldato attende ordini; “Vedi cognata” le dico ” ora hai un compito arduo, vuoi essere scopata ma prima devi riaccendere la voglia, il mio cazzo e un forte desiderio di sbatterti”. Mentre sale sul letto per posizionarsi si sfila gli slip e posso ammirare un ciuffo di peli sul monte ma sotto, se vedo bene, è completamente rasata.
Sale sul letto e pur non avendo impartito nessuna indicazione si posiziona perpendicolare al mio corpo con il viso rivolto verso di me, si spinge un po’ più indietro in modo che il collo segua la curvatura del materasso e sempre fissandomi mi dice “Sono pronta!”.
Non so come abbia fatto a leggermi nel pensiero, è quello che volevo chiederle, probabilmente è un dono di famiglia, Elena già sa che leccarmi le palle e succhiarmi il cazzo e poi farmi scopare la sua bocca è un gran inizio per una buona scopata.. ma forse glielo avrà detto proprio lei.
“Stefania una cosa sola?”. “Dimmi” mi dice. “Ma ti piace averla rasata, è una richiesta di Matteo o l’hai fatto per l’occasione?”. Lei un po’ si intimidisce distoglie lo sguardo e mi dice: “vedi Elena mi ha detto che ti piace la figa tutta rasata come una bambina. Non potevo farlo perché a Matteo un po’ di peletti piacciono e per non farlo sentire trascurato ho fatto mezzo e mezzo”.
Continuando a reggere la parte del finto offeso e del “padrone” le dico: “Bene, comunica a tua sorella che la prossima volta voglio trovare la sua figa toelettata allo stesso modo, mi piace!!!”.

Basta parole fletto un poco le gambe e appoggio palle e pisello sulla sua faccia, lei di contro apre la bocca tira fuori la lingua e comincia a leccare tutto quello che trova. Con le mani si stuzzica il seno intanto divarica leggermente le gambe piegandole confermandomi che sotto è molto ben rasata e che all’interno di quel gran pacco vaginale, con le grandi labbra appena appena socchiuse, si notano due belle piccole labbra ( che di piccolo hanno poco) insomma un bello spacco vaginale di una donna matura che l’ha usata per godere alla grande e in cima un bel clitoride discretamente gonfio.
Ah inutile dire che in men che non si dica mi sono ritrovato pene e palle completamente ricoperte di saliva e ammirando la sua figa piano piano capivo che si stava inumidendo, il tutto con i suoi occhi fissi che mi puntano senza mai mollare l’intesa visiva. Il mio pene comincia a indurirsi e mentre guardo come lavora con la bocca noto che con una maestria particolare lavora palle e glande come non ho mai visto fare, compaiono e riappaiono dalla sua bocca è tutto molto piacevole.

Non voglio stare con le mani in mano e voglio darmi da fare, le tolgo la mano dal seno sinistro e riprendo a stuzzicare il capezzolo massaggiando la tettina. Con la mano destra mi prendo il cazzo per inumidire le dita, le spingo in bocca simulando un ditalino le estraggo e grondanti le faccio scorrere lungo il suo corpo, arrivo al cespuglietto che tiro un po’ per darle un po’ di dolore ( mi rimane qualche pelo tra le dita) ed emette un “Ahi!” ma continua a lavorare di bocca.
Quando sente che con la mano passo il monte di Venere spalanca ancora di più le gambe divaricando bene le cosce lasciandomi scorrere con il palmo l’intera vulva e con il dito medio il suo profondo solco.
Gioco con il clitoride tutto bagnato e poi affondo le dita, le estraggo scorro tra le grandi e poi le piccole labbra e di nuovo affondo.
Ad ogni affondo, essendo il mio cazzo ormai inturgidito completamente, lo spingo dentro la sua bocca e lei lascia fare assecondandolo e continuando a lavorare di lingua con l’asta che scorre in bocca.

Ricapitolando sto scopando mia cognata in bocca, intanto le massacro i capezzoli e la masturbo? Basta? Tutto ok? Direi di sì, ormai la situazione è completamente metabolizzata e sono dentro a questa nuova strana storia.
Continuo così per qualche minuto spingendo fino in fono alla gola il mio cazzo, sostando per qualche istante e soffocandola leggermente che provoca in lei quel misto sofferenza e goduria che nonostante tutto piace alle donne; ecco questo Elena non lo fa ma la “ricatterò” mettendola in competizione con la sorella.

A Stefania piace vedere che mi piace e le piace essere toccata, ma ora la sua voglia ha raggiunto l’apice appoggia i palmi delle mani sulle mie cosce e mi fa capire di estrarre il cazzo dalla sua bocca e obbedisco senza indugio.
Si ferma fa un grosso respiro con una mano si accarezza la figa stringendola forte tra le gambe, la stimolazione deve aver dato parecchio piacere, mi guarda con due begli occhioni mi sorride si passa la lingua selle labbra e si mette in ginocchio su letto davanti a me.
Ci guardiamo per un attimo poi lei allunga il braccio, con la mano mi prende il cazzo e piano piano lo sega, credo che non voglia che perda di vigore per lei il bello deve ancora arrivare e poi… e poi… fa una cosa che non pensavo. Tira il cazzo verso di sé, mi sbilancia verso di lei e mi bacia… Ci baciamo. Mi mette una mano dietro la nuca e dopo qualche istante ci stacchiamo e fronte a fronte ci fissiamo. “No scusa ma che faccia fai?”. Mi dice con sguardo interrogativo: “Mi ficchi il cazzo in bocca e me la scopi, mi palpi e accarezzi dappertutto, giochi con la mia figa e rimani con quella faccia per un bacio???”. E finisce: “Ma tu sei strano” ride e mi butta indietro la testa.

Onestamente non stavo pensando a nulla, non avevo giudicato niente di quello che stava succedendo e che mi stavo solo facendo travolgere dal momento evidentemente il mio sguardo non esprime questo ma un che di interrogativo; in ogni caso non le rispondo la fisso e faccio un cenno.
A questo punto cambio marcia e mi riprendo, afferro dolcemente ma con fermezza il suo collo e la spingo con energia sul letto, lei si lascia cadere distendendosi a stella gambe e braccia.
Salgo sul letto a carponi, afferro le caviglie unisco le gambe le alzo fino a fargli fare la candela.. mi fermo.
Ruoto le mani portandole all’interno della caviglia e scendendo piano piano percorrendo tutto l’interno divaricando piano piano fino alla massima estensione delle gambe.
Smetto di guardarla in viso e ammiro la sua figa, devo dire che per una 50enne, a parte essere molto curata, si capisce che le piace farsi trovare presentabile chissà quanto spende per l’intimo ma per quello che vedo sono spesi benissimo. Arrivo con le mani fino all’inguine e Stefania, immaginando il mio desiderio, afferra le sue caviglie per tenere ben divaricate al massimo le gambe.
Con le mani stringo le grandi labbra scendo con il viso, a questo punto, e con entrambi le mani divarico dolcemente le grandi labbra e affondo la mia lingua nel suo spacco e comincio un minuzioso lavoro di lingua, labbra e saliva tra clitoride e piccole labbra. Le mie mani non serve più che la dilatino, ci pensa il piacere che le provoco e posso così accompagnare il mio lavoro di bocca penetrandola con le dita.
Cerco di stimolarla nella parte superiore della sua vagina vorrei farla squirtare mentre continuo a dedicarmi al clitoride con la lingua.

Da quel punto di vista ammiro il godimento, vedo il suo ventre che ansima sempre più forte, la sua figa sembra indemoniata dalla mia sollecitazione, e avendo una mano libera, una tettina e relativo capezzolo vuoi non stuzzicarlo?
Mugola, ansima credo mi voglia dire qualcosa ma il godimento è troppo alto che spezza le parole, io continuo e anzi la masturbo sempre più velocemente.
Nel mentre la chiamo “Stefania.. Stefania, ti piace?” e in trance da godimento è come se non mi sentisse e forse è proprio così. Decido che è il momento e con una veloce e vigorosa sditalinata ecco che, accompagnato da un urlo, parte uno squirt pazzesco che ovviamente mi centra la faccia in pieno ma così ho modo di assaggiare il suo nettare.
Sa di donna, di donna matura, alla quale piace godere e far godere, sa di figa che ne ha visti e sentiti ma non è ancora sazia.
Finito lo squirt comincia a tremare è lo spasmo dell’utero e della cavità vaginale, io prendo il cazzo e me lo sego guardando questa scena. Passata questa cascata di emozioni Stefania è un po’ stremata mi accarezza una coscia e mi dice: “Sai che non ero mai riuscita a squirtare? Grazie è stata una cosa assurda”. Allora io un po’ stronzetto rispondo: “Pensa che tua sorella è da quando la conosco che viene squirtando. Sembra una fontana, e se non glielo provoco si incazza”. Mia cognata allora coglie il guanto di sfida e con fare disinteressata dice: “Sì, beh ma ci sono cose che Elena non fa e ti mostrerò cosa fa una donna con la mia esperienza”.

Suona come una minaccia ma da come l’ha messa giù sono proprio curioso a capire a cosa si sta riferendo ma credo che fra non molto lo scoprirò.
Io sono lì in ginocchio con il cazzo in mano che per tenerlo in tensione continuo a segarmi, aspetto che lei si riprenda e intanto la osservo; i capezzoli già normalmente grossi hanno aumentato il loro volume, la sua vagina è fradicia ed è lì che pulsa, come se stesse respirando affannosamente dopo una corsa. “Ehi” mi dice “porco che non sei altro” ridendo “credi che sia finita qua?”. Le rispondo: “Spero proprio di no cara la mia troietta.” Questa cosa la indispettisce ma sempre scherzando mi dice: “Ah sì sono troia?? Bene allora sodisfami…”
Si alza sulle ginocchia mi volta le spalle con tutto il busto si piega in avanti inarcando la schiena come se volesse imitare i gatti che si stirano.
Porta le sue mani sulle chiappe e divarica il più possibile mettendo in bella mostra il suo perineo e mi offre i suoi due magnifici orifizi.

Se avessi avuto uno specchio sarei stato curioso di guardare la mia espressione, credo di aver avuto la stessa espressione di un bambino il giorno di Natale, che non solo riceve quello che desiderava fortemente ma addirittura la versione migliore e più costosa di quella che aveva richiesto. Appoggio le mani sulle natiche tese, osservo ogni cm di pelle di quello che vedo, la sua vagina leggermente aperta e bagnata mi fa intravedere sulle piccole labbra, quella di sinistra per la precisione, una goccia del suo umore che è pronta a cadere. Non so se è qualche prodotto intimo o il suo profumo ma ogni volta che sono nei pressi della sua figa vengo inebriato da un forte odore; non saprei descriverlo so solo che mi eccita ancora di più. Con i palmi appoggiati sui glutei scorro i pollici prima sul perineo su e giù, alternandoli, sfiorando vagina e ano successivamente con il dito medio della mano destra. Scorro in basso per tutto il solco della sua figa fino al clitoride, risalgo percorrendo lo stesso percorso una volta uscito mi riporto su perineo e noto il dito completamente bagnato; decido quindi di giocare con il buchino del suo culetto e appoggio il dito proprio sopra e comincio a girarci intorno.

Stefania è sempre lì con le mani a tirare le sue chiappe viso appoggiato al materasso sul lato sinistro, occhi chiusi e bocca semi aperta, emette dei sibili molto bassi credo che stia dicendo: “Siiiiiiiii” seguiti da ansimate molto profonde. Non appena mi avvicino con il dito al buchino però lascia improvvisamente una natica e mi colpisce la mano spostandola, la guardo e con gli occhi aperti ma senza muoversi di un millimetro mi dice: “Senti porcellino ho capito che la cosa adesso ti sta prendendo ma sai che il tutto e subito non esiste? Il culo oggi no! Se sarai bravo… Chissà se ci saranno altre occasioni”. Io la ascolto immobile faccio un cenno di sorriso e annuisco e accetto senza null’altro dire. A questo punto la voglio montare e lei non aspetta altro, mi alzo in piedi sul letto sempre con le mani appoggiate sul suo culo fletto e piego le ginocchia per avvicinarmi e penetrarla. Mi fermo e con grande mira faccio cadere dalla mia bocca un po’ di salva direttamente sulla vulva, di sfuggita guardo il suo visto. Sorride e sussurra: “Montami porco”. Non me lo faccio dire due volte e con un colpo secco lo infilo di colpo finché il mio ventre non sbatte con forza sul suo culo.

“Siii Marco era ora” dice stringendo i denti e inspirando energicamente. “Fammi gridare e godere, scopami forte come piace a me”. Ovviamente lo scopro solo ora questo suo piacere ma non attendo oltre e spostando il baricentro in avanti comincio a stantuffarla con foga. Mentre la monto un po’ a singhiozzo Stefania mi dice: “Vie..ni. Pu..re. Dentroooooo. Siiiiiii, oddio sì continua dai!!”. Ormai è da un po’ che la pompo e ho voglia di svuotarmi; è stato un pomeriggio intenso, sotto tanti punti di vista, e ora ho proprio voglia di venire. Mentre penso questo sento Stefania che mi grida: “Sì, dai! Sto per venire. Ancora!! Dai!! Siii”. “Aahhhhhhh” tiro un urlo abbastanza forte e fermandomi la riempio sento che ne avevo un bel po’ sarà anche stata la situazione ma ho veramente goduto. E mia cognata? E’ lì che mi sorride e con una mano mi fa un “pollice su”. Guardo la sua figa e lentamente sta uscendo il mio sperma e le faccio segno, lei con un filo di voce e leggermente sudata mi fa: “Le prime gocce che escono non sono un gran che preferisco quelle interne”.

Divarica leggermente le gambe si infila due dita le estrae e “glassate” di sborra le infila in bocca con una gestualità tipica di un imperatore romano che si gusta dell’uva. Mentre le succhia e piano piano le estrae mugola di piacere come se al posto dello sperma ci fosse Nutella (probabilmente le piace di più la prima). La guardo e scoppiamo a ridere, nel mentre suona il citofono. “Nooo è Dino l’idraulico.. Apri tu” mi dice. Vado ad aprirgli e in un qualche modo ci rivestiamo. Negli ultimi istanti da soli mi dice: “Vedi che non è stata una cosa così pazzesca? Alla fine mi sembra che ti sia piaciuto scoparmi?”. E conclude: “Come inizio non c’è male, la prossima volta chissà magari facciamo una bella orgia tutti e quattro, eh cosa ne pensi?”. Io basito la guardo annuisco, sto per dire qualcosa, ma Dino suona il campanello. Meglio così, sarebbe stata una cosa senza senso. Saluto Dino, Stefania lo fa entrare e gli dice di seguirlo lei mi passa fianco mi sorride, passa la lingua sulle labbra mi fa l’occhiolino e prosegue verso il bagno.

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La porca perbene

Posted by admin under Incontri Erotici on Понедельник Янв 2, 2023

Milena era una grande porca e al tempo stesso una donna perbene e seria, ma non religiosa.

Aveva scoperto di essere porca sull’orlo dei cinquant’anni. Aveva scoperto di essere multi-orgasmica, che godeva tantissimo da sola e che quando stava anche pochi giorni senza masturbarsi diventava nervosissima.

La masturbazione era la sua sola consolazione. Ma consolazione maggiore era quando faceva i video a uomini, ad “amici” che conosceva online.

Quello che non le piaceva era che questi “amici” non ricambiassero o considerassero un dovere il fatto che lei ogni giorno avesse voglia.

Lei non voleva essere obbligata, voleva essere libera di masturbarsi, di fare video.

Quando aveva voglia, poteva anche giungere a degli estremi come una mattina, in cui, per il suo amico fece diciannove video e continuava a masturbarsi, mentre questi si caricavano nell’app.

Insomma, una porca non voleva sentirsi chiamata in altra maniera. Che ci poteva fare se era molto vogliosa?

Certo, gli uomini non sapevano che a volte, le prendeva male, di essere considerata tale e allora stava un po’ per conto suo.

La cosa durava poco in genere, perché Milena aveva bisogno di sesso, visto che, con suo marito, non faceva praticamente nulla e quel poco, anzi pochissimo, che faceva la lasciava parecchio insoddisfatta.

Certo, lei sapeva che così tradiva il marito, ma rivendicava il suo diritto al sesso, al piacere. Non era decrepita, non aveva settant’anni accidenti.

Era bello sentire il piacere anche quando non si masturbava. Era bello che gli uomini le dicessero che era eccitante.

Milena razionalmente sapeva che con quegli uomini non ci sarebbe stato nulla di più e di questo ne soffriva un po’ ed ecco perché alla fine con loro rompeva sempre.

Milena era confusa perché da una parte avrebbe voluto di più, ossia incontrarli, però dall’altro lato era frenata per quattro ordini di motivi. Il primo era che era casalinga e stava praticamente sempre in casa. Il secondo: abitava in un piccolo paese. Il terzo: non guidava. Il quarto: non aveva esperienza con gli uomini, visto che il marito era stato il solo con cui fosse mai andata a letto.

Non aveva alcun termine di paragone, ma era insoddisfatta dal fare l’amore con lui.

Probabilmente lo era sempre stata, visto che si masturbava sempre al termine di ogni rapporto sessuale e, cosa che la stupiva, il marito non ne era disturbato.

Lei si chiedeva perché il marito non facesse altro, come ad esempio leccarla, ma lui non sembrava gradire molto farlo.

Il marito era un amante tiepido o forse addirittura un po’ freddo, mentre lei era diventata una porca e ambiva almeno ad un amante appassionato, se non addirittura a un altro porco.

Il suo desiderio sessuale non le lasciava tregua e stava male se non si masturbava almeno una volta al giorno.

Sentiva che la fica diventava calda e anche i capezzoli, specie il destro desiderava sempre essere toccato.

Questo non le succedeva da giovane, anche se si masturbava da quando era adolescente, se non prima.

Inoltre, gli orgasmi che provava adesso erano nettamente più piacevoli, di quelli che provava da giovane.

Milena aveva raggiunto la maturità sessuale da “vecchia”, alla soglia dei cinquant’anni.

Aveva letto che ciò era possibile, anche se, ovviamente, riguardava una minoranza di donne.

Era combattuta tra il suo grande desiderio e il suo matrimonio, che certo non godeva di buona salute e non solo dal punto di vista sessuale, visto che il marito la faceva sentire sola, anche quando era in casa.

In verità, Milena si sentiva ancora più sola col marito in casa. Lei aveva provato a parlargli, ma lui le aveva semplicemente risposto che doveva accettarlo così com’era, altrimenti avrebbe potuto chiedere il divorzio.

Questa parola era stata pronunciata dal marito già due volte ultimamente.

Lei ci pensava al divorzio, ma sapeva che sarebbe rimasta col marito, anche se era molto infelice.

Era una sognatrice; sognava di innamorarsi e di trovare un uomo, con cui parlare e con cui scopare alla grande a letto.

Milena si rendeva conto di chiedere troppo e preferiva non cambiare nulla, anche se soffriva e si rendeva conto, che la sua vita aveva ben poco senso.

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