Ti voglio bene, mamma!

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Feb 19, 2023

Perché mamma? Quello dovrebbe essere il mio posto. Perché mi sostituisci con lui? Da quel florido seno sono stato nutrito, perché ora c’è la sua bocca attaccata ai tuoi capezzoli?

Mi sveglio di soprassalto. Un incubo. Sempre lo stesso sogno. È un po’ di tempo che lo faccio e tutte le volte mi sveglio di colpo, madido di sudore e con una vergognosa erezione nei pantaloni del pigiama. Mi sento un inetto. Quale figlio si eccita sognando la madre?

Papà se n’è andato con la sua amante e la sua nuova famiglia da un po’ di anni ormai e da allora sono diventato io l’uomo di casa. Anche se ho solo vent’anni, mi sento responsabile per te, per la tua felicità. Credo che questa sia una possibile spiegazione. Per lo meno, pensarci mi fa sentire meno in colpa per questi sogni. Da sveglio non ho mai avuto questo genere di pensiero o di impulso, mamma. Sei una bellissima donna, questo è vero e ti amo da impazzire, ma sei sempre mia madre. Queste giustificazioni mi danno un po’ di sollievo, soprattutto in questo anno che è stato molto impegnativo per me.

Vorrei poterne parlare con te, ma non ci riesco. Mi vergogno. Non voglio farti preoccupare. E… forse è brutto da dire, ma mi sembra che la tua testa sia da un’altra parte in questo periodo. E credo che la colpa principale sia di Claudio, mio cugino. Da quando c’è lui sei diversa, meno attenta a me e questo, mamma, mi fa soffrire.

Mi viene istintivo fare dei paragoni tra me e lui. Siamo coetanei dopotutto. Ti sei gentilmente offerta di ospitarlo a casa nostra con l’inizio dell’università. Io studio medicina, mentre lui giurisprudenza. I primi tempi non è stato così male avere un altro “fratello” in casa, si perché lo tratti proprio come se fosse un altro figlio. Siamo coetanei e abbiamo un bel rapporto. Usciamo insieme, giochiamo a calcetto insieme e commentiamo le ragazze nei locali assieme. Lui è più bello di me, credo. Non sono un gran intenditore di bellezza maschile, ma è alto e dal fisico atletico (questo in realtà è una cosa che ci accomuna), chioma scura e riccia e barba curata. Ha dei bei lineamenti, ma la vera attrattiva di mio cugino sono gli occhi azzurri che ha preso dal padre. Vedi mamma, io non sono un brutto ragazzo, ho preso da te molti tratti e ne vado fiero, eppure lui ha quei piccoli dettagli che elevano la sua attrattiva sopra le stelle. Ammetto che sono geloso di lui.

Vogliamo poi aggiungere il fatto che è un periodo complicato per me, mamma. I primi parziali all’università non sono andati così bene come speravo e Anna, la mia ragazza, mi ha confessato di avermi tradito con uno in discoteca. Ci siamo presi una pausa, mamma. Provo ancora qualcosa per lei, ma al momento voglio capire cosa fare e se riuscirò a superare questa cosa. Quando si tradisce in fondo quello che davvero si rompe è il rapporto di fiducia. Uno sbaglio lo si può perdonare, ma chi mi dice che non accadrà di nuovo? Tutte le volte che sarai via per lavoro o con le amiche, sarai davvero con loro o mi starai tradendo? Sono tutte cose a cui penso di continuo, mamma. Te ne vorrei parlare, ma non credo di farcela. Adesso la tua attenzione è rivolta a Claudio, lo devi far sentire a casa e per i miei problemi ci sarà tempo più avanti.

Sento bisbigliare dal piano di sotto. Siete in cucina. Tu e Claudio. Vi alzate sempre prima di me la mattina. Sono curioso. Mi metto sull’ultimo gradino della scala e origlio. Non sento bene di cosa state parlando. Mi sporgo per sentire meglio, ma i gradini di legno scricchiolano e, come se fosse partito un allarme, smettete di parlare e guardate verso la scala. Non posso far finta di nulla.

         «Andrea, sei tu?».

Mi stai chiamando, mamma. Scendo le scale e con finto fare assonnato vi saluto entrambi. Avete un fare sospetto. Vi scambiate sguardi complici e la cosa non mi piace. Spero solo di riuscire a nascondere il mio malcontento per questa situazione.

Nei giorni successivi ogni volta che passo vicino a voi smettete improvvisamente di parlare. Mi sento tagliato fuori. Devo scoprire assolutamente quale segreto mi nascondete. Mamma, mi fa stare male questa situazione. Possibile che non lo capisci? Sono tuo figlio e mi sento un estraneo in casa. All’inizio non era così, quando è arrivato Claudio le cose non andavano così. Da qualche settimana però… Mi sembra di rivivere il tradimento di Anna. O lo so che mi vuoi bene e anche Anna me ne vuole in fondo, però non sento di essere la persona più importante. È come se non fossi più il tuo figlio preferito. Sento questo vuoto alla bocca dello stomaco ogni volta che vi vedo e per questo, lo ammetto, cerco di stare fuori di casa il più possibile. Cerco di distrarmi, ma spesso mi ritrovo solo ad essere ossessionato da domande su voi due.

Ho iniziato a tenervi d’occhio, mamma. Claudio si muove sempre di nascosto. Sono entrato in camera sua stamattina, tu eri a lavori e lui a dare un esame. E sai cosa trovo nel suo armadio, mamma? Un tuo reggiseno e un paio di mutandine. Hanno il tuo odore. È cotto di te, mamma. E come dargli torto. Hai 43 anni, ma ne dimostri dieci di meno. Sei bella, mamma. Tutto di te è bello. I capelli mori, la carnagione abbronzata, gli occhi castani. Il fisico di chi fa attività ogni mattina. Sei una donna attraente e questo è oggettivo. Non mi sorprendo che lui sia attratto. La vera domanda è: tu sei attratta da lui, mamma? E devo confessarlo! La risposta a questa domanda mi terrorizza. Sai i segnali ci sono tutti. Il più importante è forse quello di ieri, quando hai lasciato la porta del bagno socchiusa mentre facevi la doccia. Lui ti ha spiato, sai?

Vi osservo giorno dopo giorno e tutto diventa sempre più evidente, più preoccupante e la sensazione alla bocca dello stomaco diventa sempre più forte. Sembra quasi che ogni volta mi tiriate un pugno nella pancia. È una cosa spiacevole. E più brutto ancore è quello che provo: gelosia. Vorrei che questa confidenza l’avessi con me, mamma. Non sono più il tuo figlio preferito? Certo, lui non è tuo figlio, ma da quando è arrivato lo tratti come se lo fosse. Anche se… no, prima di fare certe affermazioni devo avere le prove. State in campana! Vi osservo.

È sabato mattina e esco per fare ripetizioni a una ragazza delle superiori. Sono bravo a spiegare le cose e ho un discreto giro. Quando torno vi vedo sul divano, la tv è spenta e parlottate. Non dico nulla. Entro senza fare rumore, voglio sentire di cosa parlate.

         «Quindi come è andata?».

Come è andata cosa, mamma. Perché ti interessi così tanto a lui?

         «Tutto bene il tatuaggio è finito. Lo hai fatto come il mio?».

Come il tuo? Hai un tatuaggio, mamma? Come è possibile che io non l’abbia mai visto? Eppure in costume e in intimo ti ho sempre visto. Vuoi dirmi che lo hai un posto che tuo figlio non può vedere? E perché a lui lo hai detto? E magari lo ha anche visto?

         «No, Clara. Stessa posizione, ma ho scelto qualcosa di diverso. Vuoi vederlo?».

         «Certo! Dopotutto, te l’ho consigliato io il tatuatore.».

Sono nascosto sulle scale che dal box portano al soggiorno. La scena che vedo … Claudio si alza in piedi e slaccia i pantaloni. Abbassa jeans e mutande mostrando il tatuaggio sul suo pube, senza però scoprire il suo pene. O almeno non all’inizio.

         «Ops! Troppo!».

Claudio, figlio di puttana, come odio la tua malizia. Mamma, cosa fai? Perché guardi il suo pacco barzotto e non dici nulla. Non dici di coprirlo. Sorridi.

         «Sistemato che dovrebbe arrivare Andrea da un momento all’altro!».

Sono già qua, mamma, ma tu non lo sai. E non sai che una pugnalata avrebbe fatto meno male.

Da quel momento in poi la tua attenzione è tutta per lui. Io sparisco. Sono come il marito cornuto che non deve scoprire che la moglie ha una tresca, ma in questo caso tu sei mia madre.

“Andrea avrai un fratellino. Sei contento? Claudia ha fatto il suo lavoro egregiamente!”…

Un altro incubo. Perché mi tormentate anche nel sonno. Sono le 2. Mi alzo per fare pipì, passo davanti a camera di Claudio e la porta è aperta. Lui non c’è.

Mi illudo che sia in bagno, ma so già dov’è mamma.

La luce in camera tua è accesa e la porta socchiusa. Indosso le calze e trascino i piedi per fare meno rumore sulle parquet del corridoio. Sbircio dalla fessura della porta. Vi vedo. Vi state baciando, mamma. E non un ingenuo bacio. Le vostre lingue sono una avvolta all’altra. Le vostre bocche sono unite. I vostri corpi sono nudi, mamma. Nudi e abbracciati. Mi sento strano, non saprei come descrivere quello che sento.

         «Ti voglio zia Clara! Voglio la tua bocca. – e intanto ti bacia – il tuo seno, il tuo corpo.».

Claudio.

         «Shh! Non alzare la voce che svegli Andrea! … dove vuoi la mia bocca?».

         «Sul mio cazzo, zia!».

Mia madre si abbassa lentamente baciando piano piano il collo, il petto, la pancia di Claudio. È in ginocchio davanti a lui, con la sue discreta erezione che la fissa.

         «Vedi di non fare rumore!».

Sono le tue parole, mamma. Le tue parole un attimo prima di fare sparire quel membro duro dentro la tua bocca. È un pompino, mamma, gli stai succhiando il cazzo e io sto assistendo incredulo. Vorrei andarmene, ma non riesco. Qualcosa mi incatena qui: un istinto innaturale che vuole vederti così. Mi sento strano. Il mio membro si sta muovendo da solo nei pantaloncini del mio pigiama. Quando dormo indosso solo dei pantaloncini corti e nient’altro, niente canotta, niente mutande. Cosa fai? Così ti strozzi! Sei tutta rossa e ti lacrima un occhio, ma quando te lo togli dalla bocca e prendi aria sei raggiante. Sei bellissima, mamma. Inizi a succhiarlo e segarlo in contemporanea, sembri un’esperta. Ti viene in bocca a tradimento, senza dirti nulla, ma tu non sembri sorpresa. Vedo il gulp della tua gola, mentre il prezioso seme di mio cugino scende nel tuo esofago. Tu sorridi. Ti alzi e vedo i tuoi bellissimi seni grandi che sfidano ancora la gravità e lì sul tuo pube depilato il fiore tatuato che hai nascosto a me, ma che hai mostrato a lui. Ti siedi sul letto. Apri le gambe.

         «Mentre ti riprendi un po’, ricambia il favore. Leccamela!».

Lui si fionda sul tuo sesso. E inizia un lento e pressante movimento di lingua. Scava dentro di te e sembra che ti piaccia, mamma. Inarchi la schiena in modo che lui possa entrare il più possibile con la sua lingua.

La faccia che fai è stupenda e vederti così… provo un misto di emozioni contrastanti. Sono felice per te, triste perché mi sento tradito, arrabbiato e mi vergogno tanto perché sono anche molto eccitato. Da sopra il mio pigiama si può vedere chiaramente la mia erezione che, non per mettersi in competizione, ma è decisamente più evidente di quella di Claudio.

Credo che tu sia appena venuta, mamma. Ma ne vuoi ancora. Prendi la testa di Claudio tra le mani e senza che le sue labbra si stacchino dal tuo corpo, la trascini su fino al tuo bellissimo seno. Hai i capezzoli drittissimi. E sono geloso marcio, perché stai donando a lui quello che un tempo era solo mio. Tu da lì mi hai nutrito. Dal tuo seno è partito il nostro legame. Ho visto i filmini di come mi guardavi mentre mi allattavi e di come io ti fissavo mentre mi nutrivo da quel paradiso. Ora, mamma, stai creando un nuovo legame con lui attraverso di essi. Lui li succhia e ti dà piacere. Sale fino alle labbra. Vi baciate. Cambiate posizione. Sei a quattro zampe sul letto. Lui dietro di te. Non indossa il preservativo, mamma. Lo infila dentro di te e ti sento. I gemiti rotti dai colpi lenti e vigorosi. Il seno che oscilla mostruosamente in avanti e indietro al ritmo degli affondi del suo cazzo. Mamma, non posso resistere. La mia mano parte quasi ipnotizzata dentro il mio pigiama. Lui ti scopa come se fossi una qualunque delle sue conquiste e io, tuo figlio, trovo la scena eccitante al punto di dovermi masturbare.

Ho chiuso gli occhi per qualche attimo e ti trovo sdraiata con lui che se lo sta menando proprio sopra le tue tette. Vederlo schizzare sopra i tuoi seni mi rende impossibile trattenermi di più. Sono venuto nei miei pantaloni del pigiama, mamma.

         «Credevo fossi come un figlio per te!».

         «Andrea è mio figlio. Lui è il mio ometto. Tu sei il mio uomo.».

Scappo in camera mia. Ho le lacrime agli occhi. Provo vergogna per essermi eccitato così e sono triste perché lui ha portato via il mio posto nel tuo cuore.

Sento dei passi che si avvicinano e chiudo gli occhi. Fingo di dormire.

         «Dorme?».

Claudio di risponde.

         «Come un bambino.».

Sento i tuoi passi che si avvicinano.

         «Non dovresti pulirti e vestirti? Se si svegliasse ora e ti vedesse così?».

         «Quando dorme così nulla lo può svegliare, nemmeno sua mamma che scopa col cugino due stanze più in là.».

I passi pesanti di Claudio si allontanano, mentre tu ti avvicini. Ho il cuore che è impazzito. Sento i battiti nelle orecchie, talmente forti che quasi coprono i tuoi passi.

Ti infili sotto le coperte. Sei nuda, mamma. Mi abbracci da dietro. Sento il tuo seno bagnato dal seme di Claudio sulla mia schiena e questo, come il peggiore dei cornuti, mi fa tornare dritto il cazzo nei pantaloni bagnati dal mio seme. Non sono riuscito a cambiarli prima che voi arrivaste, mamma.

         «Continua a fingere di dormire, amore.».

Mi parla dolcemente. Sa che sono sveglio.

         «So quando fingi, amore mio. Sono tua mamma.».

Questo tuo modo di parlarmi, sussurrando le parole all’orecchio, mi rende felice. Come se stessi parlando al me da piccolo.

         «So che hai visto tutto e ho letto il tuo diario. So che cosa hai provato in questo ultimo periodo. E mi dispiace che le mie necessità ti abbiano fatto soffrire e …».

Prendo la sua mano e la porto sui miei pantaloncini.

         «Allora non ti ho fatto solo soffrire. Sei venuto tantissimo, amore mio. E sei ancora eccitato. Vorrei tanto che potessimo fare anche io e te quello che ho appena fatto con lui. Sarebbe più facile e molto più bello e intenso, ma sarebbe sbagliato.».

         «Mamma, va bene così. Se tu sei felice lo sono anche io. Solo, non lasciarmi indietro. Rendimi partecipe della tua felicità, anche solo se guardando nascosto.».

Mi stringe ancora più forte.

         «Ti voglio bene, mamma!».

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Rivelazioni

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Gen 19, 2023

Lentamente, a fatica, raggiungo Luisa e gli altri, che mi salutano e se ne vanno lasciandoci da sole. Lei ha l’aria davvero sbattuta, ma è anche abbastanza soddisfatta.

«Accidenti, quei tre maiali erano insaziabili! Ma li ho spremuti fino all’ultima goccia! Inoltre son riuscita a strappare una buona percentuale di profitti: loro puntavano ad avere il 5% di tutto l’affare, mentre io proposto lo 0,5% su ogni appalto e subappalto. Anche tu mi sembri alquanto provata.»

La guardo e confermo che sono anch’io alquanto provata, perché se loro erano in tre, lui, da solo, non era per niente il più scarso. Ce ne andiamo ognuna per proprio conto e, mentre in auto mi dirigo verso casa, ripenso a tutta questa questione e sento dentro di me un profondo sconforto. Mi aspettavo qualsiasi richiesta, anche la più onerosa, sia in termini economici che sessuali, ma non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Quando rientro mi guardano tutti in silenzio, si aspettano da me un resoconto dettagliato su tutta la questione. Spiego i termini dell’accordo ed ometto il fatto che Giorgio mi ha chiesto un figlio. È Giulia che, mentre Carlo e Luca esultano di gioia, mi guarda e, mentre me ne vado in camera e fare una doccia, mi segue fin dentro il bagno.

«Hai detto che Luisa ha strappato un buon accordo in termini di percentuali, ma non mi hai detto quanto ha chiesto Giorgio, come ricompensa.»

La guardo e poi chino il capo cercando di addurre una spiegazione che non ho. Lei mi si avvicina, mi solleva il viso e mi fissa negli occhi.

«Pamela, che succede? Perché non rispondi alla mia domanda?»

Sento dentro di me una profonda tristezza e, alla fine, con un filo di voce le spiego la situazione.

«Il prezzo che ha chiesto come compenso è troppo alto! Cioè, io lo pagherò lo stesso perché voglio che la nostra azienda sia in prima fila in questo progetto, ma tutto questo mi costerà l’amore di Luca.»

Giulia mi guarda sbigottita, mi fissa intensamente e con una voce molto pacata, ma decisa, mi chiede una spiegazione più precisa. La guardo e, alla fine, le dico tutto.

«Il prezzo da pagare per aver l’appalto è che io presti il mio utero a Giorgio, perché vuole un figlio da me. Naturalmente questo significa che non posso accettare che Luca continui a tenermi al suo fianco. Accetterò questo compromesso, ma questo significherà la fine della nostra storia.»

Giulia mi guarda sbigottita, poi, ad un tratto, esplode come un vulcano.

«Assolutamente no! Questo non può pretenderlo! Ci sono tante donne al mondo, perché vuole un figlio proprio da te? Questo no!»

Entro nella doccia e lascio che l’acqua scorra sul mio corpo, ma, nonostante tutto, non riesce a lavare via i miei pensieri e quando esco e li raggiungo per la cena, loro mi guardano in silenzio. Mentre Iniziamo a consumare la cena, Carlo mi chiede se ciò che ha detto Giulia è vero ed io annuisco. L’unico che resta in silenzio è Luca che, con il capo basso, se ne sta in silenzio, fin quando si gira verso sua madre e la guarda in silenzio. Lei scuote il capo e, guardando verso noi due, ci dice che il prezzo è troppo alto e che non si dovrà pagare. Mi alzo e me ne vado a letto, seguita da Luca che, in silenzio, si sdraia accanto a me. Mi giro verso di lui, lo bacio, lo abbraccio, lui mi tiene stretta fra le sue braccia e la sua voce è calma.

«Non voglio rinunciare a te e non m’importa se sarà lui a ingravidarti, gli darai un figlio e poi la cosa finirà lì. Il resto della nostra vita, la voglio passare insieme a te.»

Lo bacio, lo stringo a me e, sfinita, mi addormento. Ad un tratto mi sveglio nel cuore della notte e, nel silenzio della stanza, improvvisamente mi viene in mente una cosa che, in un primo momento, non ho preso in nessuna considerazione. Giorgio ha detto che ero la nipote di Maria, quindi mia nonna deve in qualche modo conoscere quest’uomo. Resto a riflettere per tutto il resto della notte e, all’alba, dopo una doccia veloce, saluto tutti mentre fanno colazione, dicendo che devo appurare una cosa e che ci ritroveremo in ufficio. Prendo l’auto, raggiungo mia nonna che da circa un anno vive nella mia stessa città, dopo che una rovinosa caduta le ha fratturato il femore. Quando mi vede arrivare all’alba, subito si preoccupa, ma io la rassicuro dicendole che ho bisogno di lei per dei consigli.

«Ho bisogno di sapere se ti ricordi una persona di nome Giorgio, che oggi è un importante uomo politico.»

Non ho nemmeno finito di pronunciare le parole che il volto di mia nonna si oscura e subito scatta sulla difensiva.

«Che diavolo vuoi sapere di Giorgio? Quell’uomo devi tenerlo alla larga da te! Stagli lontano, oppure soffrirai moltissimo!»

La guardo sbigottita, ha intuito immediatamente di chi sto parlando e la sua espressione contrariata mi induce ad insistere per avere ulteriori informazioni.

«Nonna, per cortesia, dimmi tutto quello che c’è da sapere su quest’uomo, perché mi serve il maggior numero di informazioni su di lui.»

Lei mi guarda ancor più dura e le sue parole non sono da meno.

«Ti ho detto di lasciar perdere. Non aver nulla a che fare con lui, altrimenti riuscirai solo farti del male. È una persona che tu devi tenere il più possibile lontano da te.»

Faccio un profondo respiro, poi la guardo dritta negli occhi e con un tono molto decisa le chiedo di nuovo delle spiegazioni.

«Ti ho detto che non posso assolutamente ignorarlo. Sto per trattare un affare che comporterà milioni da spendere in un’opera colossale, dove lui è la chiave di tutto il gioco. Non posso rinunciare ad avere informazioni su di lui, perché è una cosa molto importante per me.»

Lei continua a scuotere il capo, poi, per l’ultima volta, ribadisce che devo stare lontano da lui.

«Amore mio, non ci son soldi che possano giustificare il fatto che tu debba stare vicino a lui. È una persona da tenere a distanza e, ancor di più, evita in tutti i modi di andare a letto con lui!»

Mentre pronuncia queste parole io abbasso gli occhi e lei intuisce subito che questo è già avvenuto.

«No, cazzo, no! Con tutti i maschi che ci sono al mondo, proprio con lui dovevi scopare?»

La guardo e cerco di ribattere, ma lei è molto sulla difensiva.

«Cosa vuoi che mi importi una scopata in più o in meno? Ti sto dicendo che sto trattando un affare gigantesco e tu ti preoccupi se mi faccio una scopata con lui? Ti assicuro che mi ha chiesto molto di più. Vuole avere un figlio da me!»

La sua risposta è istantanea e durissima!

«NO! ASSOLUTAMENTE NO! Non puoi dare un figlio a tuo NONNO! Già il fatto che ci hai scopato è una cosa che non sarebbe dovuta succedere.»

La guardo stupita e cerco di mettere a fuoco le sue parole, mentre lei china il capo e continua a scuotere la testa con l’aria affranta e delusa.

«Cosa c’entra che lui sia mio nonno? Come fai a dire una cosa del genere? Ti vuoi decidere raccontarmi tutto, sì o no?»

Lei tiene la testa bassa, e parla con un fil di voce dal tono molto malinconico.

«Eravamo entrambi molto giovani, lui appena diciottenne, io ne avevo quasi 25. Eravamo innamorati persi e stavamo insieme da quasi tre mesi. Io però ero già una gran zoccola e lui questo lo sapeva, ma non gliene importava nulla. Lo amavo ero pazza di lui e, quando prese il diploma con ottimi voti, decidemmo di festeggiare a modo nostro, facendo sesso All’epoca, succhiavo già tanti cazzi e li prendevo tranquillamente anche nel culo, perché ero restia a dar la patatina, perché avevo paura di restar incinta. All’epoca non era come oggi ed un figlio era un problema serio. Ma quella notte con lui, non mi sono risparmiata in niente. Mi ha scopato e fatto godere fino allo sfinimento. Ha inondato ogni mio buco ripetutamente ed io ne ho goduto tantissimo. All’alba, mi ha detto che si sarebbe trasferito in un’altra città per studiare giurisprudenza e mi ha chiesto di andare con lui, ma io non ho avuto il coraggio di seguirlo. Ero, come ti ho già detto, una gran zoccola e pensavo che un bravo ragazzo come lui, di buona famiglia, molto benestante, non avrebbe accettato un matrimonio con una come me, così ho preferito che se ne andasse. Gli ho detto che non lo amavo e che mi ero solo divertita a godere con lui, dal momento che scopava molto bene. Lui se n’è andato e, un mese dopo, ho scoperto di esser incinta di tua madre, ma a lui non ho detto nulla. Di lui non ho saputo più nulla, fin quando non ho visto il suo volto nei telegiornali, quando cioè è diventato ministro. Ora capisci perché non voglio che tu gli dia un figlio.»

La guardo e mi rendo conto che tutta questa storia mi sta sconvolgendo, mentre lei mi chiede per quale motivo avrebbe scelto proprio me per voler un figlio. Non riesco a darle nessuna spiegazione, se non il fatto che lui era ben consapevole che io ero sua nipote. Lei ci riflette un momento, poi mi chiede quando dovrei rivedere Giorgio e, scoperto che avverrà nel pomeriggio, scatta in piedi e mi guarda dritto negli occhi con un’aria davvero battagliera.

«Verrò con te, oggi pomeriggio, quando dovrai incontrare Giorgio. Verrò con te e vedremo se riuscirò a fargli cambiare idea. Sta tranquilla che, in un modo o nell’altro, tu l’affare lo farai, ma non darai un figlio a tuo nonno!»

Concordo con lei l’ora dell’appuntamento e poi torno in ufficio, dove trovo ad aspettarmi tutti quanti. Giulia e Luisa mi aspettano nel mio ufficio e, nel vedermi tranquilla e rilassata, Giulia mi chiede che cosa ho in mente di fare.

«Ho in mente di andare all’appuntamento, ma, come avvenuto qualche tempo fa con la madre di Giuliano, anche questa volta credo di avere un piccolo jolly da giocare.»

Giulia mi guarda, ma non le do ulteriori spiegazioni e subito mi metto al lavoro insieme a Luisa per preparare la proposta da inoltrare per la partecipazione alla gara d’appalto. Puntuale, nel primo pomeriggio, passo a prendere mia nonna e la trovo in splendida forma. Indossa un completo azzurro con pantalone elegante, un lungo chiffon di pizzo senza maniche e, ai piedi, dei sandali con tacco 10, che la rendono molto sensuale. Giunte nell’appartamento, abbiamo solo il tempo di accendere le luci che, poco dopo, arriva Giorgio. Io gli apro la porta e mi tiro di lato e lui, entrando, si trova davanti mia nonna. Rimane un attimo stupito nel vederla e, anche lei lo guarda con occhi che brillano per l’emozione. Chiudo la porta, ma il rumore non distrae nessuno dei due che continuano a fissarsi in silenzio. Poi mia nonna si gira e si siede sul divano, invitando lui a fare lo stesso. Anch’io mi siedo accanto a loro, mettendo Giorgio nel mezzo e noto che lui ha solo occhi per lei.

«Sapevo che Pamela era tua nipote, poiché è da tempo che ti cerco: ero sicuro che lei ti avrebbe parlato di me.»

Mia nonna lo guarda e, fissandolo negli occhi, gli parla con voce calma, ma risoluta.

«Non capisco per quale motivo ti interessa ancora una persona come me. In ogni caso, lascia in pace Pamela. Voglio che lei resti fuori dalla nostra storia; qualunque possano esser le ragioni che vi legano, lei ne deve restar fuori.»

Lui la guarda e sorride, poi, si gira verso di me e, continuando a sorridere, parla con un tono ironico.

«Con lei ho delle questioni in sospeso che risolverò presto, anzi, dipende tutto da lei come andranno risolte le nostre questioni.»

Mia nonna lo guarda e gli occhi ora diventano duri e cattivi.

«Non hai bisogno di lei, anzi, non avresti nemmeno dovuto andarci a letto.»

Lui rimane per un attimo stupito nell’apprendere che io le ho raccontato che siamo andati a letto insieme.

«Perché non avrei dovuto? Sapevo che era una femmina calda, stupenda. Quando Amedeo mi ha detto che era la nipote di una che vendeva sigarette e bocchini, ho capito subito che era tua nipote e, poiché volevo di nuovo vederti, l’ho usata per raggiungere il mio scopo. Ora ho altro in mente e lei sarà di nuovo uno strumento nelle mie mani.»

Mia nonna lo guarda dritto negli occhi e, se il suo sguardo è duro, la sua voce lo è ancor di più.

«Non hai nessuna necessità di ingravidare Pamela. Non puoi avere un figlio da tua nipote!»

Il viso di Giorgio è una maschera di stupore, mentre la sua bocca resta aperta, senza emettere alcun suono.

«Non scherzare! Questa volta non ti permetterò di farmi del male. Ho sofferto tanto, quando mi hai cacciato e, adesso, pensi di poter giocare ancora con me?»

Mia nonna lo guarda e continua a parlare con la stessa durezza.

«Ricordi quella sera? Quella notte in cui ci siamo amati intensamente, donandoci l’uno all’altro senza riserve? Quella notte sono stata tua, in maniera totale e completa e, dopo quella notte, ho scoperto di esser incinta della madre di Pamela! Lei è tua nipote!»

Lui rimane decisamente strabiliato. Si guarda in giro e guarda lei, chiedendo conferma di quanto appena sentito dalla sua voce.

«Tu mi assicuri che io ho una figlia?»

Mia nonna gli garantisce che può fare qualsiasi prova, anche quella del DNA. Lui riflette un attimo, poi si gira e mi guarda e mi dice di andarmene, perché, se quello che dice mia nonna è vero, non ha più assolutamente bisogno di me e, comunque, l’affare sarà nostro. Ma se gli ha mentito, noi non avremmo nulla. Guardo mia nonna, che annuisce e mi invita ad andarmene. Esco immediatamente da quella casa, corro in ufficio, ignoro tutti ed entro nell’ufficio di Luca; mi siedo a cosce aperte su di lui, che mi guarda con aria stupita: io lo bacio e poi, quando mi stacco, lo fisso negli occhi.

«Adesso ingravidami! Voglio che riempi il mio ventre con il tuo seme! Voglio un figlio da te!»

I suoi occhi brillano di gioia e stupore e si voltano verso la porta, da dove ci guardano Giulia e Luisa, cercando di capire il significato delle mie parole. Io sorrido e dico loro che l’affare è andato in porto: il jolly che ho giocato è stato vincente! Giulia sorride e, ad alta voce ha un’esclamazione che mi riempie di gioia.

«Siiiii! Ne ero certa. In questa famiglia ogni nuova zoccola è migliore della precedente! Come io lo sono stata per mia suocera, lei lo sarà per me! Guarda Luisa, guarda bene questa donna, perché insieme, voi due farete grandi cose!»

E così è stato. Abbiamo fatto grandi cose. Da quel momento, è iniziata una nuova era, dove io e Luisa ci siamo impegnate su due fronti molto importanti: il lavoro e la famiglia. Luca mi ha ingravidato ed ho messo al mondo Lucrezia, una bimba stupenda, mentre anche Luisa si è fatta ingravidare ed ha messo al mondo Silvia. Le due fanciulle son subito diventate la ragione di vita di Giulia, che ha lasciato l’amministrazione dell’azienda a noi, per dedicarsi a crescere quelle che lei stessa ha definito le nuove zoccole, che, un giorno, prenderanno il nostro posto. Per quanto riguarda il lavoro, è stato un vero successo. Grazie al contributo di tutti, abbiamo condotto a compimento quell’affare colossale, durante il quale abbiamo conosciuto tanta gente, aperto le cosce ancora a tanti altri maschi e succhiato tanti cazzi, ma, alla fine, la nostra azienda è stata riconosciuta all’avanguardia sul mercato. Mia nonna e Giorgio stanno insieme, dopo che lui si è ritirato dalla politica e mia madre ha trovato loro un bell’appartamento nella nostra città. Io son diventata la moglie di Luca e, con fierezza, oggi posso dire che, se sono una gran zoccola, capace di dirigere quest’azienda con la stessa bravura e determinazione di mia suocera, devo tutto a lei, che ha saputo infondere in me la forza ed il coraggio di andare sempre avanti a testa alta. Spero che mia figlia, da grande, sia la nuova zoccola che prenderà il mio posto e, quando deciderà di sposarsi, abbia la fortuna di imbattersi in una suocera altrettanto zoccola da apprezzare le sue qualità.

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Mia figlia si sposa, ultima parte. Una famiglia incestuosa

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Ott 27, 2022

Esco dalla casa di Michele e ritorno alla mia abitazione. Quando entro cerco mia moglie e sento che sta parlando al telefono in giardino: così entro nel mio studio e, mentre lascio una cartella con dei documenti sulla scrivania, dalla finestra aperta mi giunge la sua voce e sento che sta parlando in maniera allegra e felice con qualcuno.

“Certo, amore mio, certo che lo faremo. Si gioia del mio cuore, farò tutto quello che vuoi. Non ti preoccupare, non avremo problemi, tanto lui nemmeno se ne accorge. Ti amo da impazzire!”

Resto basito nel sentire questa conversazione e, silenziosamente, riprendo i miei documenti ed esco di casa. Mi siedo nell’auto tenendo il telefono in mano, simulando una telefonata, mentre in realtà sto cercando di riflettere su ciò che ho appena scoperto. Sono un cornuto! Dopo un attimo di stupore, le mie riflessioni mi portano ad altre considerazioni. Non me ne importa nulla, perché in fondo non ho di che lamentarmi su mia moglie; infatti, in quest’ultima ventina di giorni, si era detta sorpresa dalle mie rinvigorite prestazioni e pretendeva che ogni sera le fornissi la sua razione di sesso, cosa cui ho assolto sempre con estremo impegno e piacere. Inoltre, non posso certo biasimare me stesso per aver continuato ad avere una relazione con mia figlia, fino al punto di ingravidarla, ed ora che si prospetta anche l’ipotesi di ingravidare anche mia nuora, non posso certo pretendere la fedeltà assoluta di mia moglie. L’unica cosa che mi infastidisce un po’, sta nel fatto che, se io l’ho tradita, l’ho fatto all’interno delle mura domestiche, mentre lei lo fa con qualcuno di questa città che, probabilmente, incontrandomi o guardandomi in faccia, potrebbe benissimo darmi del cornuto e, questo, in fondo, è una cosa che mi infastidisce molto. Dopo qualche minuto rientro in casa e lei mi accoglie sempre in maniera dolce e calorosa. Dopo cena, la lascio sul divano a seguire una delle puntate della sua soap preferita e me ne vado a letto. Mi addormento, ma dopo un po’ di tempo vengo destato dalla piacevole sensazione di sentire una bocca che mi sta succhiando il cazzo. Quando apro gli occhi, trovo lei che, nuda, mi sorride e si impala su di me, godendo quasi istantaneamente. Vengo colto da una strana sensazione, come una specie di rabbia che mi spinge a scoparla con vigore. L’afferro per i fianchi e la metto sotto di me, poi inizio a pomparla come un toro scatenato, mentre, nella mia mente, prende forma l’immagine di lei sbattuta da un altro maschio e questo, unito al fatto che la sento godere e urlare di piacere, all’improvviso, mi provoca una eiaculazione che le riverso tutto dentro. Sfinito, mi sdraio al suo fianco, lei appoggia la testa sul mio petto e, dopo avermi dato alcuni baci, solleva lo sguardo incrociando il mio.

«Amore, sei stato magnifico! Cioè lo sei sempre, ma questa sera sembrava che avessi uno stimolo in più. Ho avuto l’impressione come se mi stessi scopando in maniera più forte e vigorosa. Posso sapere cosa ti ha scatenato questa rinnovata vigoria erotica?»

La guardo e, per un attimo, penso di restare in silenzio, poi, al contrario, decido che in fondo vale la pena di azzardare un po’.

«Mi fa piacere sapere che ti è piaciuto il mio modo di scoparti; in effetti avevo in mente una strana idea che scaturisce da un semplice e banale fatto avvenuto oggi. Nel cantiere è venuta una signora per concordare alcuni dettagli e rifiniture del suo appartamento e, mentre parlava con il mio geometra, ho notato che fra di loro vi era una certa complicità. Nulla di particolare, ma questa sera, mentre facevo sesso con te, stranamente ho immaginato che quella signora fossi tu e che, in qualche modo, fossi l’oggetto del desiderio di un’altra persona. Comprendo il tuo stupore, ma ti assicuro che questa cosa mi ha, in qualche modo, eccitato in maniera così evidente che te ne sei accorta anche tu.»

Lei mi guarda, sorride e mi dice che, se le mie fantasie hanno il potere di trasformarsi sempre in momenti di così intenso piacere, son libero di fantasticare su qualunque cosa. L’indomani, mentre sono al lavoro, mi giunge un messaggio di Lucrezia che mi chiede se nel pomeriggio posso passare a prendere un caffè da lei e, quando la raggiungo, mentre siamo seduti a sorseggiare il caffè, lei mi guarda con uno sguardo un po’ teso.

«Scusami, Carlo, se ti ho fatto venire oggi, ma volevo dirti che ieri non sono stata completamente sincera con te. Come ti ho detto, io e Michele abbiamo deciso di avere un altro figlio, ma a lui ancora non ho detto che avrei chiesto il tuo aiuto, mentre ieri ti avevo detto di averlo già fatto e, poiché oggi mi sono arrivate le mestruazioni ed è più di un mese che non uso precauzioni, questo significa che, anche questa volta, non è riuscito a mettermi incinta. Anche se la volta precedente si è dimostrato subito contento di accettare che fosse mio padre ad aiutarlo di ingravidarmi, ora mi son convinta che questo fatto, un po’ lo ha cambiato. Naturalmente adora Lucilla, è un padre meraviglioso, ma questa volta, in qualche modo, vorrei risparmiargli, se possibile, la sensazione che non sia stato in grado di assolvere al suo dovere. Ne consegue che, a partire dai prossimi giorni, cioè il tempo che manca al nostro matrimonio, vorrei che, in qualche modo, fossi tu ad aiutarmi a realizzare questo progetto. Inoltre c’è una cosa che vorrei chiederti, ma forse sto esagerando: poiché non ho più mio padre, mi piacerebbe che fossi tu ad accompagnarmi all’altare. Ne ho parlato con mia madre e, nonostante sia molto dispiaciuta per la perdita, si è detta molto contenta che fossi tu ad assolvere a quest’incombenza. Di questo ne ho già parlato con Michele che si è detto assolutamente contento se ciò avvenisse.»

Rifletto un attimo sulla sua proposta e le confermo che ne sarei immensamente onorato. Per quanto concerne il discorso gravidanza, ritengo che se lei sarà in grado di alternare le mie sborrate con quelle di Michele, difficilmente lui se ne accorgerà e, questo, forse, gli eviterà un possibile trauma. Passano i giorni e fervono i preparativi per il matrimonio; di frequente mi trovo anche in compagnia di Anastasia, la madre di Lucrezia. È una bella donna prossima alla cinquantina, la classica bellezza mediterranea, con capelli neri e le curve tonde, ma non è assolutamente grassa, anzi, potrei dire che è piena nei posti giusti. È leggermente più bassa della figlia, sopperisce a questa carenza calzando scarpe dai tacchi veramente alti e, cosa che non passa inosservata, è il suo splendido seno, sicuramente una quinta abbondante. In più di una occasione l’ho accompagnata a casa ed ho notato come, in qualche modo, la signora si è fatta notare anche da me e, alla fine, ho avuto quasi la sensazione che volesse una bella spazzolata anche lei. Dopo i primi giorni di tranquillità, Lucrezia mi ha comunicato che erano finite le mestruazioni, quindi potevamo dare inizio al nostro progetto. Passano due giorni, durante i quali non riesco a liberarmi dai vari impegni, ma nel terzo lei mi manda un messaggio, dicendomi che mi sta aspettando ed è impaziente di sentire il mio cazzo dentro di lei. L’occasione si prospetta di pomeriggio e, quando entro, resto piacevolmente sorpreso nel vederla davanti a me. Mi stava aspettando dietro la porta di casa già nuda, fresca e profumata, già pronta per farsi montare. Era magnifico constatare che si era preparata per me. Appena chiusa la porta, mi ha tolto la giacca, la cravatta, la camicia ed i pantaloni e mi ha condotto in camera da letto; mi ha obbligato a mettermi seduto sul letto ed ha cominciato a succhiarmi cazzo e testicoli con estrema voracità. Era veramente affamata. Subito mi son ritrovato con la verga bella dura sotto le esperte leccate di questa femmina, che riusciva a infilarsi in gola tutto il mio cazzo con estrema disinvoltura. Poi mi è salita addosso, impalandosi sul mio palo duro e svettante. Ha iniziato a muoversi su e giù, tenendomi le braccia al collo, mentre mi baciava dappertutto ed ha iniziato a gemere e godere.

«Fantastico! È semplicemente meraviglioso sentirlo arrivare fino in fondo. Tuo figlio lo ha grosso come il tuo, ma non ha la stessa lunghezza, forse è superiore in circonferenza, ma il tuo arriva così ben in fondo, che la punta mi accarezza la cervice dell’utero, dandomi sensazioni da impazzire.»

Le ho lasciato assaporare due orgasmi, poi, dopo averla rigirata e messa sotto di me, ho preso a pomparla con vigore e lei ha cominciato ad incitarmi a scoparla più forte ed a riempirle il ventre.

«Voglio che ti svuoti dentro di me e mi riempi col tuo seme! Voglio esser ingravidata da te! Non puoi capire quante volte l’ho sognato, desiderato e voluto.»

La sbatto con più forza e, poi, d’un tratto mi svuoto dentro di lei, fornendole il più suggestivo tra i piaceri. Resto piantato dentro di lei, fin quando sento la mia verga cominciare ad aver qualche cedimento e, solo allora, mi sfilo e lei, prontamente, me lo prende in bocca, lo lecca e lo succhia, lasciandomelo perfettamente pulito. Svolto il mio ruolo di stallone, le do un bacio e me ne vado. Per alcuni giorni abbiamo ripetuto lo stesso copione, mentre lei mi informava che, la sera, al rientro di Michele, si faceva chiavare immediatamente da lui ed inondare il ventre, proprio come avevo già fatto io. Poi mi ha fatto notare di esser giunta nei tre giorni più fecondi del suo ciclo e che sarebbe stata opportuna un’intensa irrorazione di sperma, per poter esser certi di esser fecondata. L’occasione ce l’ha procurata proprio Michele, comunicando di assentarsi per il weekend per seguire una gara motociclistica, sport di cui è molto appassionato. Anche Adele sparisce per tre giorni, dicendo di voler passare il weekend insieme alle sue amiche in quella spa dove sono state l’altra volta, per prepararsi al meglio in vista dell’imminente matrimonio. Lucrezia provvede ad affidare Lucilla a sua madre Anastasia e, quando la raggiungo, nel pomeriggio, del venerdì, inizio un vero proprio “tour de force” sessuale, che mi porta a scoparla fino a domenica pomeriggio, sborrandole dentro per nove volte. Quando rientro, la domenica sera in casa mia, mi siedo nel mio studio e mi organizzo per il giorno successivo, preparando i documenti di cui avrò bisogno l’indomani. Mentre sono intento ad organizzarmi, sento rientrare Adele, che parla allegramente al telefono con qualcuno e sento solo un frammento del loro discorso.

“Certo che è stato bellissimo! Ti assicuro che è stato veramente emozionante! Certo, gioia mia: mi hai fatto avvicinare alle vette del paradiso!”

Stupito, resto in silenzio, mentre lei passa oltre il corridoio ed entra in camera nostra. Avverto, dentro di me, una sensazione contrastante. Come la volta precedente, non è tanto il fatto di sapere di aver le corna che mi dà fastidio, ma la consapevolezza che il suo amante la fa veramente divertire, mentre io, in questi ultimi tempi, non le ho mai fatto mancare il sesso, facendola sempre godere in maniera intensa ed appagante, cosa di cui anche lei si è complimentata con me. Resto ancora un po’ di tempo in silenzio a riflettere e, quando entro in camera, lei sta già dormendo. La settimana successiva scorre veloce fra ultimi preparativi, vari nervosismi degli sposi ed i tanti piccoli dettagli da curare. Durante tutta la settimana, ho comunque sempre trovato il tempo per irrorare il ventre di mia nuora e poi, finalmente, arriva il fatidico giorno delle nozze. Mi vesto di prima mattina e chiedo a mia moglie com’è la situazione: lei mi informa che Michele è abbastanza nervoso, ma sarà lei stessa a farlo calmare. Esco e mi reco a casa di Lucrezia, ma, appena presa l’auto e fatta poca strada, mi rendo conto di aver fatto una grande sciocchezza: ho dimenticato portafogli e cellulare. Torno indietro, e mi accorgo anche di non aver preso le chiavi di casa. Fortunatamente la mia abitazione ha due ingressi, quello anteriore ed un altro, posto sul retro, raggiungibile direttamente dal garage, la cui apertura si aziona con il telecomando che ho nell’auto. Entro in casa e, mentre percorro il corridoio per andare nello studio a prendere ciò che mi serve, sento dei gemiti provenire dalla camera di Michele. Resto un attimo interdetto, poi recupero cellulare e portafogli e, silenziosamente, mi avvicino alla sua camera, dove la porta è appena socchiusa. Guardo attraverso la luce dello stipite e ciò che vedo mi lascia veramente basito: in ginocchio sul letto, c’è Adele che si sta facendo scopare con estremo piacere da Michele. Osservo con quanto vigore scopa sua madre e di come lei lo inciti a farlo, ancor più forte.

«Dai, così più forte! Fammi impazzire! Fammi godere ancora, perché ne avevo proprio bisogno!»

Rimango allibito ad osservare: lui che la sbatte con forza e poi, con un grido quasi soffocato, le viene dentro. Rimane un po’ immobile, poi si sfila, si gira verso il comodino e prende un plug anale, di medie dimensioni; dopo averlo infilato nella fica di Adele, lo estrae completamente ricoperto del suo seme e, con decisione, lo infila nel culo di mia moglie.

«Voglio che lo tieni tutto il giorno, perché mi eccita sapere quanto piacere hai provato lo scorso weekend, quando ti ho sfondato il culo con il mio cazzo.»

Sono stordito da questa rivelazione e, in punta di piedi, me ne vado. Mentre guido metto a fuoco tanti piccoli dettagli e giungo alla conclusione che l’amante di mia moglie non è altri che mio figlio Michele. Quando arrivo a casa della sposa, ci sono già un po’ di parenti e vengo accolto calorosamente da Anastasia, che mi informa che la sposa e già un po’ tesa e nervosa.

«Sta tranquilla: faremo in modo che si rassereni. Anche al matrimonio di Silvia, lei era andata letteralmente nel pallone, ma il mio intervento ha risolto ogni cosa.»

Lei mi guarda, sorride e, in quel momento, arriva il fotografo, che per circa un’oretta monopolizza la sposa, scattando foto alquanto belle e artistiche. Poi Anastasia invita i parenti ad avviarsi alla chiesa e, ben presto, la casa comincia a svuotarsi. Poi si avvicina a me e mi prega di far qualcosa per calmare la sposa.

«È molto tesa e nervosa, quindi, sarà necessario che tu le dica qualcosa che la rassereni.»

Mi guarda con un’aria un po’ particolare, ma subito mi esorta ad entrare nella camera di Lucrezia. Giusto il tempo di chiudere la porta dietro di me e lei mi si avvicina e mi butta le braccia al collo.

«Scommetto che mia madre ti ha detto che son nervosa e, in effetti, un po’ lo sono. Due giorni fa, avrei dovuto aver le mestruazioni, ma non sono arrivate; quindi sono certa di esser incinta, anche se non ho ancora fatto il test. Ora voglio chiederti ancora un piccolo favore: tradizione vuole che la sposa indossi qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di usato. Ebbene io, in questo mese, ho usato la tua sborra per farmi ingravidare, quindi voglio che mi vieni dentro ancora una volta, perché sarà qualcosa di “usato “in abbondanza, e perché, mentre mi accompagni all’altare, la voglio sentir colare lungo le gambe, per avere la stessa meravigliosa sensazione provata anche da Silvia.»

La guardo davvero sorpreso, ma lei mi sorride dicendo che fra di loro vi è una grande complicità e mia figlia non si è trattenuta dal raccontarle quale stupenda sensazione avesse provato nel percorrere la navata della chiesa, avvertendo che la sua sborra le colava fra le cosce. Appena finito di parlare, prima si siede sul letto e, dopo avermi aperto i pantaloni, mi prende il cazzo in bocca che, immediatamente, mi diventa duro, poi si alza, mi volge le spalle, appoggia le mani sul letto e, piegata, mi offre il suo corpo. Sollevo il vestito, la trovo senza slip e le pianto la verga dentro, prendendo a stantuffarla di buona lena. La sento godere di un buon orgasmo e, nello stesso tempo, mi incita ad inondarle ancora una volta il ventre.

«Sei un toro magnifico! Un vero stallone da monta! Dai, fammi sentire ancora una volta quel tuo getto caldo, che per più giorni ha irrorato abbondantemente il mio ventre! Vieni, vieni adesso! Dai, che vengo anch’io!»

Eccitato mi svuoto dentro di lei con una generosa sborrata e, appena mi sono sfilato, lei tampona la fica con una mano, mentre con l’altra afferra il mio membro, se lo porta in bocca e lo lecca e pulisce tutto, poi mi indica un paio di slip appoggiati sul letto, ed io l’aiuto ad indossarli. Giusto il tempo di ricomporci, che entra Anastasia e vedo che, fra lei e sua figlia, si scambiano un gesto d’intesa, dopodiché la madre dice che è ora di andare. Una ventina di minuti e ci troviamo davanti alla chiesa; prima mia moglie, poi io, accompagniamo questi due giovani davanti all’altare. Io e Adele ci sediamo in prima fila e, quando mia moglie si avvicina, a bassa voce, ironizzo un po’ con lei.

«Vedo che Michele è ben sereno e tranquillo, come hai fatto a farlo rilassare?»

Lei sorride e risponde ironicamente che lo ha semplicemente lasciato sfogare.

«Anche Lucrezia mi sembra molto rilassata, le hai forse iniettato una buona dose di autostima?»

La guardo e decido di stare al gioco.

«Sì, credo sia la stessa quantità che è stata iniettata a te.»

Lei mi guarda facendo finta di non capire. Per il resto della giornata, continuo ad osservare il suo comportamento e, sapendo che tiene un cuneo piantato nel culo, mi rendo conto che la cosa mi eccita particolarmente. È sera tardi, quando facciamo ritorno nella nostra abitazione. Appena giunti in camera, prima che lei cominci a spogliarsi, la stringo a me e l’abbraccio con forza. Le nostre bocche si uniscono in un bacio caldo e appassionato, mentre le mani cominciano a spogliarci reciprocamente. In breve siamo entrambi nudi: la guardo negli occhi e la prego di girarsi, cosa che lei fa e, delicatamente, le sfilo il cuneo dal culo.

«Credo che sia stata una bellissima esperienza per te passare un’intera giornata con questo particolare oggetto nel culo, sapendo quanto hai eccitato Michele.»

Lei si gira e mi guarda un po’ sorpresa, poi mi invita a sdraiarmi con lei sul letto; prende il mio cazzo in bocca e lo succhia con forza, facendolo diventare immediatamente duro. Sale su di me e mi cavalca a lungo, godendo quasi immediatamente. Le lascio assaporare il piacere, poi la rigiro, la metto sotto di me e comincio a pomparla con un ritmo molto sostenuto. Lei gode, solleva le gambe e le annoda dietro di me, per assecondare meglio la monta e, soprattutto, per aver la possibilità di spingere il suo corpo in alto per andare incontro al mio e godere più intensamente. Viene urlando e, ad un tratto, la sua voce mi sconvolge.

«Chiavami più forte! Sfondami tutta! E, anche se non è più possibile, ingravidami! Dai, feconda il mio ventre come hai fecondato quello di nostra figlia e di nostra nuora! Lo so che sei un vero toro da monta ed è per questo che ti amo e sono infinitamente orgogliosa di te.»

La guardo negli occhi alquanto stupito, mentre una strana eccitazione mi spinge a sbatterla con una forza inaudita e, improvvisamente, l’orgasmo esplode nella mia testa e, un attimo dopo, le riverso dentro tutta la mia sborra.

«Magnifica troia! Certo che ti sborro dentro! Mi va di ingravidarti di nuovo, perché sei la mia vacca!»

È un orgasmo devastante quello che entrambi proviamo quasi nello stesso tempo. Poi, sfiniti, ci mettiamo sdraiati l’una accanto all’altro: lei è con la testa appoggiata sul mio petto, solleva lo sguardo ed i suoi occhi brillano di gioia.

«È giunto il momento che io e te mettiamo in chiaro alcune cose. Come ti ho detto sono molto orgogliosa del fatto che tu abbia ingravidato le due ragazze. Devo confessarti che, anch’io, a suo tempo, sono stata ingravidata da tuo padre. Ricordi quando volevamo avere un figlio e poi ci fu quel problema in quel cantiere devastato da quel forte temporale e tu eri stato costretto ad assentarti per tre giorni? Durante tutti i giorni precedenti, mi avevi scopato intensamente, per ho subito avvertito la mancanza del tuo cazzo. Dopo il primo giorno, la sera successiva, ero veramente in fregola. Avevo una disperata voglia di cazzo, così forte da non riuscire a ragionare. Mi feci una doccia veloce e quando sono entrata nuda in camera mia, e mi stavo vestendo, all’improvviso, sulla soglia della camera è comparso tuo padre. Mi son girata verso di lui guardandolo e, senza nascondere particolarmente le mie grazie, ho visto che lui mi guardava e la sua voce è stata l’unica cosa che mi ha fatto ragionare.

“Scommetto che hai una voglia matta di uscire a farti sbattere da qualcuno. Vi ho sentito scopare queste sere e, poiché Carlo mi ha detto che vuoi restare incinta, sono fermamente convinto che se esci e ti fai scopare da uno sconosciuto, sicuramente potrebbe ingravidarti. Non voglio che mio figlio allevi un bastardo, perciò, se proprio hai voglia di cazzo, questo è il mio e te lo darò fin quando non sarai sazia.”

Senza aggiungere altro, ha sfoderato un membro di media lunghezza, ma di notevole circonferenza, anzi, poteva benissimo esser definita esagerata. Mi ha scopato per tutta la notte, facendomi impazzire di piacere e inondando il mio ventre con il suo seme. Sembrava insaziabile e, dopo ogni orgasmo, continuava ancora a sbattermi ed a farmi godere ancora, e ancora, fin quando, stremata, mi sborrava dentro generose bordate del suo seme. Ovviamente ero nei fatidici tre giorni fertili e son rimasta incinta. Dopo la nascita di Michele, ho continuato, per alcuni anni, ad esser la sua troia. Sì, lui con me aveva un particolare rapporto: me lo piantava dritto nel culo. All’inizio è stato un po’ difficile ricever dentro quel grosso membro, ma, ben presto, mi sono abituata ed ho cominciato a godere con lui, come una vera puttana. Evitava di proposito di scoparmi nella fica, perché diceva che quello era compito tuo e, siccome tu lo assolvevi in maniera perfetta, lui ribadiva che era tuo dovere soddisfare la moglie, mentre il suo era quello di dar sfogo alla mia indole da puttana. Una volta ho anche desiderato avervi entrambi insieme, ma son giunta alla conclusione che lui non avrebbe mai accettato e, fin quando è rimasto in vita, ho goduto con lui come una vera zoccola, come la sua puttana. Quando è venuto a mancare, e ti assicuro che ho sentito tanto la sua mancanza, dentro di me qualcosa mi ha spinto a non cercare, in nessun modo, di sostituirlo con qualche altro cazzo fuori casa. Col tempo, mi son abituata al nostro menage ed ho sempre più apprezzato le scopate che facevo con te, perché, in ogni caso, sono sempre state molto soddisfacenti. Quando, cinque anni fa, mi son accorta che Silvia era diventata la tua amante, all’inizio, ho provato una lieve gelosia, poi, ripensando alle parole di tuo padre, dentro di me son giunta alla conclusione che era meglio che nostra figlia facesse esperienza con te. Son fiera del lavoro che hai fatto nel trasformare una puttanella adolescente in una donna matura, consapevole delle proprie scelte, e sufficientemente zoccola per godersi la vita. Il fatto che facesse esperienza in casa, in qualche modo, mi ha trovato assolutamente d’accordo, ed è per questo che non ho mai ostacolato il vostro gioco. Poi, tre anni fa, c’è stato un piccolo cambiamento, quando Michele è venuto da me ed era molto depresso, perché, nonostante i ripetuti sforzi non riusciva ad ingravidare Lucrezia. Gli ho consigliato di far degli esami e lui mi ha mostrato il risultato delle analisi sullo sperma, che evidenziavano che era tutto regolare, ma, forse, c’era un fattore stressante che gli impediva di rendere al massimo. Quando mi ha detto che Lucrezia aveva chiesto aiuto a suo padre per farsi ingravidare, ho visto un po’ di tristezza nei suoi occhi e, stringendolo a me, ho sentito premere, contro la mia pancia, qualcosa di veramente duro e poderoso. Quando la mia mano lo ha stretto, subito mi son resa conto che Michele era veramente figlio di tuo padre, perché il suo membro era esattamente la copia di quello che mi aveva fatto godere per tanto tempo. Non ho saputo resistere alla tentazione e, così, son diventata l’amante di mio figlio, nella stessa misura in cui tu lo eri di Silvia. Anche con lui, ho ripreso ad assaporare il piacere di farmi slargare il culo fino a farlo diventare una vera voragine. Anche se ad ingravidarmi è stato tuo padre, son fiera del fatto che lo hai allevato come figlio tuo e Michele è, di fatto, veramente tuo figlio. Poi, quando circa due mesi fa, hanno ripreso il discorso di avere un altro figlio, lui ne ha parlato con me, soprattutto del fatto che aveva notato la tua auto spesso parcheggiata nei presi di casa sua e subito ne ha dedotto che, questa volta, Lucrezia, non avendo più il padre, si era rivolta a te per farsi ingravidare e, insieme, abbiamo concordato che la cosa era la più giusta a farsi. Insieme abbiamo fatto in modo che tu avessi campo libero, soprattutto nei tre giorni in cui lei era nel periodo più fertile, ci siamo inventati la gara delle moto, anche se, in realtà, abbiamo trascorso tre giorni chiusi nella camera della spa a farmi inculare ed a godere in una maniera pazzesca. Oggi posso dirmi felice per avere un uomo come te che, nonostante tutto, ha sempre mantenuto il suo impegno, anche nei miei confronti, facendomi provare le stesse emozioni che devi aver provato con tua nuora, ma, soprattutto, con tua figlia. Ricordo ancora la mattina del matrimonio, quando siamo usciti e, fingendo di aver dimenticato qualcosa, son rientrata silenziosamente e, attraverso, la porta socchiusa, ho visto Silvia inginocchiata davanti alla patta dei tuoi pantaloni, che ti succhiava il cazzo, e, quindi, ho capito che tutto faceva parte di un contesto che io ho assecondato con estremo piacere. Oggi sono orgogliosa, perché insieme a te abbiamo allevato due figli che ci amano e ci vogliono molto bene, e spero che le giovani creature, che le due donne partoriranno, saranno in qualche modo la nostra gioia. Mi ha sempre eccitato molto, sapere che mio marito era un vero toro da monta, che ha ingravidato le sue vacche ed è per questo che, prima, ti ho chiesto di ingravidare anche me, ben sapendo che questo non è possibile, ma, in ogni caso, questa semplice fantasia mi ha veramente eccitato. Ora sai tutta la verità, resta solo un piccolo dettaglio, un desiderio che un giorno mi piacerebbe realizzare: esser posseduta da te e Michele contemporaneamente.»

La guardo provando un misto di stupore ed eccitazione nello stesso tempo e, poiché il mio cazzo è tornato di nuovo duro, le salgo sopra e la scopo facendola godere ancora in maniera intensa e molto coinvolgente. Il suo corpo trema scosso dai brividi di piacere, mentre la sua voce mi incita a farla godere ancora.

«Sì, toro meraviglioso, sfondami tutta! Fammi sentire la tua vigorosa forza che mi sbatte come ti sei sbattuto quelle due troiette che hai generosamente ingravidato. Più forte! Chiavami più forte! E poi, se lo ritieni di tuo gradimento, vorrei essere scopata da te, anche nel culo!»

Non ho permesso che ripetesse la richiesta: in un attimo l’ho fatta girare e le ho infilato la mia verga, tesa e dura, tutta nel culo. Ha emesso un lungo gemito di piacere e mi ha esortato a sfondarle quel buco, che si è subito aperto al passaggio del mio cazzo, per poi stringersi su di esso ed ha iniziato a contrarsi ritmicamente, risucchiando il mio cazzo e masturbandolo con i muscoli anali, finché ho concluso riversandole nel culo quel poco di sborra che era ancora presente nelle mie palle.

Sfiniti ci siamo addormentati e, un attimo prima di chiudere gli occhi, ho ripensato a mio padre, alla sua saggezza, che ci aveva permesso di tenere intatta la famiglia e di realizzare tutto quanto senza ricorrere ad interferenze esterne, ma godendoci le nostre donne senza esclusione di colpi. Ho avuto un affettuoso sentimento di riconoscenza per lui:

 «Grazie papà!»

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