Una vacca in fiera.

Mi chiamo Olga, 46 anni, alta 1,70, bionda, occhi azzurri, una buona quarta di seno, un bel fisico snello dalle cosce lunghe e un bel culo a mandolino. Da 24 anni sono sposata con Piero, bel maschio, alto, forte, spalle larghe, capelli e occhi scuri, e una bella dotazione fra le gambe, che sa usare benissimo, perché sessualmente parlando è un vero maiale! Dalla nostra unione è nata Lucia, che ha 22 anni, anche lei una bella ragazza e, fisicamente, mi assomiglia molto.

Io e mio marito abbiamo un grande negozio di antiquariato, abbastanza conosciuto sia su internet, che nella nostra città; spesso e volentieri partecipiamo a fiere o mostre, dove esponiamo gli oggetti di antiquario più pregiati e otteniamo sempre un buon successo, sia di pubblico che di gradimento per la merce. Come già detto mio marito è un vero porco e, ritrovandosi una moglie decisamente avvenente, si dà da fare per esibirla e, riconosco, la cosa non mi dispiace affatto. Fin da subito, da quando ci sposammo, lui ha voluto che indossassi abiti molto succinti, tacchi molto alti e, soggettivamente, la cosa mi ha sempre eccitato molto. A letto non gli ho mai negato nulla, ogni mio buco è stato oggetto del suo desiderio ed io ne ho tratto sempre molto piacere nel sentirmi riempire dalle ondate di sperma che lui mi ci riversava dentro. Circa un mese fa, però, mi sono accorta che c’era una cliente che veniva sempre in negozio, soprattutto ogni volta che io ero assente, e la cosa mi ha un po’ insospettita: non sono gelosa, diciamo, però, che non mi piace esser trattata da stupida. Apparentemente è una donna che veste in maniera banale e semplice, nulla che attiri l’attenzione di un maschio, ma la sua aria ingenua, non mi ha convinto per niente e così, una mattina, ho finto di essere assente e, dopo essermi appostata nelle vicinanze del mio negozio, l’ho vista arrivare ed entrare dentro rapidamente. Ho fatto il giro dell’isolato e sono entrata dal retro del negozio dove abbiamo un grande magazzino e, silenziosamente, mi sono addentrata all’interno del locale: non ho dovuto fare molta strada, perché ho visto Piero, seduto su un grosso divano ricoperto da un telo, con i pantaloni abbassati e la zoccola che, inginocchiata fra le sue gambe, gli succhiava avidamente il cazzo. Devo ammettere che ci sapeva veramente fare, perché prendere in bocca tutto il cazzo di mio marito non è cosa facile, non solo perché piuttosto lungo, ma anche abbastanza largo, laddove la tizia se lo infilava in gola con una certa disinvoltura, che faceva pensare quanto la puttana fosse allenata. Dopo averlo leccato e succhiato, la troia si è sollevata la gonna e inginocchiata sul divano, volgendo le spalle a Piero, lo ha esortato a penetrarla.

«Dai, prendimi! Spingimi il tuo cazzone tutto dentro nel culo! Sei un porco! Lo so che ti piace, sfondarmi il culo perché tua moglie non te lo concede mai!»

Cosa? Ma che diavolo sta raccontando? Io non gli do il culo? Ma se è la prima cosa che si è preso da quando stiamo assieme. Quando l’ho conosciuto ero vergine e, per timore di restare incinta, gli ho subito concesso il culo e lui racconta a questa sciacquetta da due soldi, che non gli do il culo? Mi viene quasi voglia di uscire dal mio nascondiglio e dirgliene quattro! Invece resto in silenzio e, nonostante il furore e la rabbia che provo, osservo compiaciuta mio marito, che monta quella vacca e le sfonda il culo con un certo ardore; la cosa mi riempie stranamente d’orgoglio, perché vedo la vacca che subisce la monta di mio marito e la cosa mi fa illanguidire, con conseguente lago fra le cosce, perché conosco a menadito quello che lei sta provando in quel momento. Silenziosamente me ne vado e rimugino, dentro di me, come fare per pareggiare il conto. Volutamente, da brava carogna, dal giorno che l’ho visto scopare dentro il magazzino con quella zoccola, gli sono stata praticamente sempre appiccicata addosso, facendo in modo che non avesse mai un momento libero per potersi dedicare a quella puttana, che si gode il mio uomo e, nello stesso tempo, gli ho negato sia fica che culetto, adducendo, di volta in volta, una scusa sempre diversa ed ho potuto notare che questa sua forzata astinenza lo ha fatto un po’ innervosire e questo mi è piaciuto molto, perché, fin quando non avrò l’occasione di pareggiare il conto, cercherò di farlo soffrire il più possibile. L’occasione giunge qualche settimana dopo, quando finalmente viene pubblicato il calendario delle varie mostre e fiere antiquarie, che si svolgeranno fra le varie città della nazione, e dobbiamo decidere a quale partecipare. In particolare ce n’è sono due a cui abbiamo sempre partecipato, ottenendo un grande successo sia come vendite, che come ricaduta di presenze nel nostro negozio. L’unico problema però è che, entrambe, avvengono praticamente nello stesso giorno o periodo e questo ci crea qualche problema. La prima è una mostra di mobili d’antiquariato per la quale abbiamo già preparato una bella raccolta di pezzi, che sicuramente susciteranno l’interesse di chi li vedrà esposti, mentre la seconda è una vera e propria fiera antiquaria, dove, lo scorso anno, abbiamo venduto tanti piccoli oggetti, ricavandone un cospicuo profitto.

«Potremmo dividerci e partecipare ad entrambe le fiere. Io potrei andare con il camion carico di mobili alla mostra, mentre tu con il furgone potresti andare alla fiera e, poiché la mia dura un giorno in meno rispetto alla tua, l’ultimo giorno potrei raggiungerti e tornare insieme a te.»

Lo guardo e, dentro di me, sento un moto di rabbia che soffoco, perché il porco, avrà sicuramente un paio di giorni da passare insieme a quella zoccola che si sta scopando alle mie spalle. In effetti io dovrò partire il venerdì mattina, per tornare il lunedì sera, mentre lui partirà il sabato mattina per tornare la domenica e questo veramente mi suscita rabbia, che però domino senza lasciarla trasparire.

«Certo, potremmo fare così, l’unica cosa è che, guidare il furgone, mi rimane sempre un po’ difficoltoso.»

Lui sorride e mi dice che in fondo è come guidare la mia smart, con l’unica differenza che è semplicemente più lungo è più grande. Lascio perdere e decido di meditare vendetta. Ci organizziamo e, quando viene il giorno della partenza, il venerdì mattina mi alzo molto presto e, dopo una breve doccia, esco in camera nuda, sotto lo sguardo di lui che subito mi mostra il suo cazzo teso e duro, ma che io ignoro volutamente, tanto sono consapevole che appena uscita, lui chiamerà la zoccola per potersi finalmente sfogare dopo la lunga astinenza cui l’ho sottoposto. Apro l’armadio ed indosso una mini di jeans molto corta, sotto uno string assolutamente invisibile e, sopra, un reggiseno sottilissimo, che viene coperto da una camicetta bianca, tenuta chiusa con solo due bottoni.

«Accidenti! Ma sei sicura che vai alla fiera e non a portare “Olga in fiera!” Mi sembra quasi che la merce da esporre sia più la tua che quella che abbiamo nel furgone.»

Mi giro e lo fulmino con uno sguardo.

«Di cosa ti lamenti? Non è così che mi son sempre vestita ogni volta che siamo andati insieme in fiera? Non ti è sempre piaciuto mostrare quella troia di tua moglie, per far accrescere l’interesse verso il nostro banco ed aumentare i ricavi? In ogni caso, quando deciderò di mettere “Olga in fiera “, sta tranquillo che sarò io a stabilire, sia il prezzo, che a scegliere l’acquirente e, in ogni caso, ci sarà un toro che avrà delle corna veramente spettacolari, degne di quelle che porta quella vacca di sua moglie!»

Mi guarda stupito, cercando di capire il doppio senso della mia affermazione, ma non gli concedo la possibilità di approfondire, perché gli concedo giusto il tempo di indossare un paio di sandali a zeppa, che inarcano ulteriormente il mio culo per poi salutarlo e andarmene. Durante il tragitto decido di verificare se il mio outfit è tale da attirare lo sguardo di qualche maschio e così mi fermo ad una stazione di servizio con annesso bar e, dieci minuti dopo, quando esco ho lo string completamente zuppo dal piacere che ho provato nel costatare che, nel raggio di un centinaio di metri, tutti i maschi che hanno posato il loro sguardo su di me, mi hanno praticamente ingravidata. Giungo a destinazione e mi reco nel punto dove si svolgerà la fiera e scopro che è posta in una zona nuova, di recente costruzione, appositamente creata per fiere ed esposizioni, con degli enormi capannoni, al cui interno possiamo creare i nostri stand. Un solerte vigile urbano, dopo aver registrato i miei dati ed incassato la tassa d’iscrizione, con gli occhi incollati al mio culo, mi indica il posto dove dovrò parcheggiare il mio veicolo, all’interno dell’enorme capannone. Quando giungo nello spazio a me assegnato, scopro che mi troverò in mezzo a due altri espositori: sul mio lato destro, un bel numismatico sulla cinquantina, mentre, sul lato sinistro ci sono due giovani ragazzi sulla trentina, che vendono dischi in vinile e, quando mi vedono parcheggiare il veicolo, in mezzo al loro, tutti e tre si danno un’occhiata veramente compiaciuta e subito mi aiutano a sistemare i miei espositori e, ogni volta che mi piego per prendere una scatola di oggetti da esposizione, vedo con piacere che le mie splendide cosce, viste da dietro, così come le mie chiappe, che si intravedono sotto la mini, provocano esattamente l’effetto che mi ero proposta: far gonfiare i loro pacchi! Abbiamo giusto il tempo di sistemare la nostra merce che subito comincia ad arrivare gente e, per tutta la giornata, è un continuo via vai di visitatori che, ben presto, si interessano molto all’oggettistica da me esposta. Il numismatico, che si chiama Andrea, è il primo che mi offre il caffè, dopo che, ripetutamente, gli ho cambiato banconote per dare il resto, in quanto lui è a corto di moneta contante. Invece i due ragazzi, Luca e Matteo, mi offrono il pranzo. Riusciamo a consumare solo un paio di tramezzini, perché per tutto il giorno, l’affluenza della gente ci tiene impegnati. Giunti alla fine della giornata, posso constatare di aver fatto ottimi affari e, mentre la mostra chiude i battenti del primo giorno, Andrea mi chiede dove passerò la notte.

«In genere dormo nel furgone, perché, abitualmente, queste fiere si tengono in zone molto aperte, dove non c’è sorveglianza, ma credo che questa sera dovrò trovarmi un albergo, perché dormire qui dentro significherà soffocare dal caldo e, inoltre la nostra merce è al sicuro, in quanto questo centro fieristico, oltre ad essere idoneamente recintato, è anche munito di un sistema di sorveglianza, da quanto ho capito.»

Mentre parlavo con lui, si è avvicinato anche Matteo e subito mi propone di dormire laddove loro hanno prenotato una camera. Accetto volentieri, ma, dopo aver prenotato la camera, chiedo come fare per chiamare un taxi per poter raggiungere la struttura, ma Luca propone di andare tutti insieme, perché lui è munito di un’autovettura. Sistemate le nostre mercanzie, tutti e quattro usciamo dal centro fieristico e Andrea, con una certa galanteria, prende il mio trolley e lo porta fino all’auto.

«Conosco un ristorantino da queste parti, dove si mangia della carne alla griglia davvero ottima. Che ne dite di andarci tutti e quattro, dopo esserci dati una bella rinfrescata.»

Naturalmente tutti abbiamo accettato e, giunti in albergo, ho notato che la mia camera era posta esattamente come in fiera, fra quella di Andrea, e quella dei due ragazzi. Ho fatto una rapida doccia e, poiché era abbastanza caldo, ho indossato un vestito di lino bianco, sotto cui si intravedeva solo un sottile perizoma dello stesso colore. Ai piedi ho calzato dei sandali con tacco 12, un filo di trucco, un lieve tratto di rossetto sulle labbra, e sono uscita ad aspettare i miei amici. Quando sono uscita dall’albergo, li ho trovati tutti e tre appoggiati all’auto che mi aspettavano e, subito, si sono complimentati con me per la mia bellezza. Anche in quest’occasione son salita davanti ed ho notato che Luca, alla guida, ha indugiato a lungo con lo sguardo sulle mie cosce in bella mostra. Mi son sentita subito fiera del risultato ottenuto e, una volta giunti nel ristorante, abbiamo dovuto aspettare che si liberasse qualche tavolo, per cui ci siamo seduti al bar ed abbiamo consumato un aperitivo. Andrea era molto incuriosito dal fatto che ero sola, perché si ricordava di me ad una procedente fiera, dove c’era anche mio marito.

«Lui è impegnato nella mostra antiquaria e, così, quest’anno abbiamo deciso che sarei venuta da sola alla fiera che si tiene in questo paese, in onore del loro patrono. Però, se vi dispiace che manca mio marito, posso chiedere a lui di venire qui, al posto mio.»

La mia battuta è servita ad instillare una certa ilarità nel gruppo che, dopo le risate, ha fatto loro affermare che andavo benissimo io, anzi, Luca ha detto che, essendo la prima volta che veniva a questo genere di manifestazioni, si sentiva molto onorato di aver fatto la mia conoscenza. Abbiamo iniziato a cenare e l’atmosfera conviviale si è ancor più accresciuta con parole dai doppi sensi, quando io ho ordinato un filetto di manzo, quasi al sangue, cui è seguita la sottolineatura di Matteo.

«Occhio ragazzi! Alla signora piace il filetto di manzo, quasi al sangue.»

Andrea ha sorriso, dicendo che, per una bella signora come me, di filetti poteva trovarne tanti, più o meno cotti, a suo piacimento. Abbiamo continuato a scherzare su questa battuta, con Luca che ha detto che anche a lui piaceva la carne di manza, perché la vacca matura, era di gran lunga meglio della giovane vitellina tenera, ma con poco sapore.

«Ora basta ragazzi! Se continuate a prendermi in giro così, finirò con l’offendermi: mi state dando della vecchia, anzi, della vecchia vacca!»

Tutti e tre si sono guardati in faccia e, sollevato il calice, Andrea ha proposto un brindisi.

«Non sei affatto vecchia e, sul fatto della “vacca”, senza offesa: tutti e tre speriamo proprio che tu possa esserlo, perché sei talmente seducente da indurci a sperare che almeno uno di noi, questa notte, possa avere il piacere di condividere il letto con te, letto che, diversamente, sarebbe sciaguratamente vuoto.»

Li ho guardati tutti e tre in faccia, mentre sorseggiavo il mio vino e, dentro di me, ho avvertito un impulso inarrestabile: non sapendo chi scegliere dei tre, ho deciso che li avrei avuti tutti e tre insieme. Finita la cena, li ho pregati di riportarmi in albergo, perché mi sentivo alquanto stanca e brilla, così loro, senza nessuna obiezione, sono tornati con me in hotel. Giunti davanti alle nostre camere, poiché io avevo una matrimoniale, li ho invitati ad entrare ed a farmi compagnia. Appena dentro, Andrea ha aperto il minibar e, mentre continuavamo a scherzare briosamente, abbiamo dato fondo ai liquori che vi erano e, questo, ha sciolto un po’ i miei freni inibitori, perché, dentro di me, sapevo che avevo tutto il diritto di pareggiare il conto con mio marito. Dal momento che lui mi cornificava da tempo, non trovavo affatto sconveniente di trovarmi con tre maschi insieme: sentivo che questo mi rendeva, in qualche modo, giustizia. L’unica cosa è che, essendo loro in tre, potevo apparire effettivamente “vacca”. Ad un tratto, Andrea si è trovato in piedi dietro di me ed ha allungato le sue braccia ai miei fianchi e mi ha stretto a lui, sempre voltata di spalle. Ho avvertito qualcosa di duro premere sul solco delle mie natiche e, subito, mi sono sentita bagnare, perché doveva esser qualcosa di veramente notevole. Luca lo ha imitato e abbracciandomi da davanti, mi ha fatto sentire il suo pacco abbastanza consistente, premere contro la mia pancia, e quel contatto è bastato a farmi sentire le gambe molli: ho sentito forte il desiderio di godere con loro. Senza dir nulla, in un attimo, ci siamo spogliati, e mi sono trovata seduta sul letto con loro tre in piedi, davanti a me. Andrea al centro, Luca a destra, e Matteo a sinistra. Andrea è sicuramente il più dotato dei tre, il suo cazzo è grosso sicuramente come quello di mio marito, mentre Luca sembra averlo il più lungo di tutti, ma anche quello di Matteo non è da meno. Me li offrono da succhiare, con Andrea che appoggia la mano sulla mia testa e la spinge in modo che la mia bocca si alterni sulle loro cappelle.

«Brava! Succhiali e leccali bene, perché questa notte ti facciamo impazzire!»

Mi sento un lago fra le cosce. La mia fica schiuma e si contrae ritmicamente, ad ogni affondo dei loro membri nella mia bocca. Dopo averle leccate tutte, Luca mi spinge sul letto e, una volta distesa, mentre continuo a leccare gli altri due inginocchiati ai miei fianchi, lui infila la sua testa fra le mie cosce e subito mi fa gemere di piacere, quando affonda la lingua fra le labbra della mia fica, leccandomi in maniera appassionata. Godo a ripetizione e, ben presto, raggiungo un orgasmo che mi fa tremare tutta, urlando a bocca piena del cazzo di Andrea.

«Ragazzi è stupenda! Questa vacca è veramente fantastica! Me la voglio godere subito!»

Le parole di Andrea mi eccitano ancora di più. Lui si distende supino e mi trascina su di sé per farsi cavalcare. Sento la punta di quel meraviglioso palo di carne infilarsi con forza dentro di me e scivolare fino in fondo, mentre lui afferra con forza i miei seni e me li strizza, donandomi ancora altro piacere.

«Che meraviglia! Questa troia è talmente bagnata che mi sembra di avere infilato il cazzo nel burro!»

Gli altri due sono in piedi ai miei lati e alternano i loro cazzi nella mia bocca, mentre io prendo a galoppare su e giù sopra quella verga che mi scopa alla grande. Ben presto, un nuovo orgasmo scuote il mio corpo e, sfilatomi il cazzo dalla bocca, urlo il mio piacere a pieni polmoni.

«Vengo! Oddio sto godendo ancora! Scopatemi ancora più forte!»

Sono in preda ad un raptus erotico che stravolge il mio corpo e abbatte ogni ulteriore remora o titubanza: ora voglio godere, voglio assaporare il piacere che questi tre maschi sapranno darmi. Dopo l’orgasmo, Luca, mi spinge a sdraiarmi sul corpo di Andrea e, inginocchiato dietro di me, sento che lascia colare un po’ di saliva nel solco delle natiche e poi, con la punta del cazzo, la spalma sul mio buco del culo, per poi, lentamente, affondare il suo lungo randello dentro di me. Lo sento scivolare nel mio culo senza troppa difficoltà e anche lui ne è piacevolmente stupito.

«Caspita, ragazzi! Questa vacca ha il culo così aperto che sono entrato senza nessuna difficoltà! Dev’esser così abituata a prenderlo nel culo che sicuramente ci gode anche tantissimo.»

Ora mi pompano con forza i loro cazzi nei miei buchi, facendomi godere moltissimo, mentre Matteo continua ad offrirmi il suo cazzo da succhiare. Godo e urlo il mio piacere, sia a bocca piena che a voce alta e, dopo un ennesimo orgasmo, si scambiano di posto. Ora è Andrea che, dopo essersi sfilato da me, mi ha fatto girare e, pur restando sdraiato, mi ha infilato il suo randello in culo. Nonostante fosse già abbastanza aperto, ho sentito quella grossa mazza entrarmi con decisione fino in fondo e poi è stata la volta di Matteo che, inginocchiato fra le mie cosce, mi ha spinto il suo cazzo tutto in fondo alla fica, facendomi urlare per il godimento provato. Si sono alternati altre due volte nei miei buchi e, alla fine, tutti e tre, dopo avermi fatto sdraiare in mezzo a loro, hanno ricoperto il mio corpo di sborra calda. Dopo che sono venuti, li ho alternati fra le mie labbra, succhiando e raccogliendo il loro nettare fino all’ultima goccia. Per le tre sere successive, abbiamo ripetuto questo gioco con estremo piacere per tutti e, quando son tornata casa, mi sentivo davvero soddisfatta per quello che avevo fatto, ma non ho detto niente a mio marito, ma lo farò presto, perché abbiamo in programma, fra un paio di settimane, un’ennesima fiera dove saranno presenti anche i miei tre amici e, a quel punto, informerò mio marito che la sua adorabile vacca ha avuto molto successo in fiera.

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