Una nuova epopea di disagio

Che vita di merda! Che esistenza ingiusta e crudele! Come aveva potuto tradirlo e abbandonarlo così?! Lui che le aveva dato tutto sé stesso!

Seh…

Che strazio…

Quasi quanto quello che devo sopportare io a scrivere di tutto ciò. Ma, ops, non dovrei comparire tanto presto. Mi eclisso.

La disperazione pervadeva ogni fibra di Walter. Sì, aveva assistito quasi con un ghigno malevolo alla partenza di Daryna, ma appena l’auto era sparita dietro la prima curva, l’orrore aveva afferrato la sua anima e lui si era gettato sull’unica cosa, che avrebbe potuto cullarlo in un dolce oblio: il crack.

E così si era steso sul suo giaciglio (definirlo letto pare inopportuno), aveva preso il suo alambicco e si era sbombolato qualche grammo di coca, prima di infilare la mano nei pantaloni della tuta e cominciare a tastarsi il cazzo, che già si stava risvegliando. Niente di meglio di una sega pensando alla propria ex psicopatica per tirarsi su di morale. Walter si lasciò andare all’estasi del crack, la sua mente finalmente libera da pensieri e dopo circa dieci minuti, si ritrovava con i pantaloni completamente abbassati oltre le inesistenti chiappe e la mano che si muoveva velocemente sulla cappella. Mentre le sue dita si muovevano con dimestichezza sulla sua asta rigida, pensava alle morbide curve smagliate e lattescenti di Daryna, la sensazione sotto le sue mani scabre, la goduria nel toccarle con esse i capezzoli e vederla gemere di piacere. All’idea di lei, l’altra mano andò velocemente alle palle e cominciò a massaggiarle ritmicamente. La mano sul suo cazzo si muoveva sempre più lesta, come la coca nel suo sangue, mentre dalla sua bocca ansante uscivano gemiti che parevano di dolore. D’un tratto la mano rallenta e il seme caldo dipinse un bel Pollock sul suo addome, la maglietta tirata su appena in tempo per non sporcarla.

Walter si rilassò, mollò il cazzo, che si afflosciò da un lato e si lasciò cullare nel pisolino post pippa, senza preoccuparsi di pulire.

***

Qualche mese dopo, Walter si svegliò per l’ennesima volta appiccicoso e affranto. Daryna non voleva proprio andarsene dalla sua testa. Dopo la sua veloce routine mattutina, tirò su gli attrezzi da lavoro e si diresse verso la casa del suo cliente per sistemare una siepe incolta. Il lavoro era tedioso, ma fruttava quel tanto che bastava per comprare crack e non morire di fame (non che questa la sentisse spesso). Ovviamente per pagare l’affitto non rimaneva niente, ma va beh, sono inezie queste.

Sta di fatto che, mentre si scioglieva sotto il sole di luglio, ebbe la grande idea di andare a farsi un bagno nella piscina del suo amico. Ahi fero giorno! Chiamando Massimo, il suo amico, scoprì che era stato pure bandito dalla proprietà, perché le altre proprietarie non lo volevano in mezzo alle scatole durante i loro pomeriggi liberi (come dar loro torto) e il suo amico si scusava, ma aveva convenuto che era stato avventato da parte sua dargli il suo consenso, dato che non era l’unico proprietario della villa. Sicché inviperito e amareggiato per il tradimento, il nostro eroe cominciò a meditare vendetta contro il suo amico.

Riflettè per giorni su quello che avrebbe potuto fargli, finché in un languido pomeriggio, mentre lasciava cadere a terra la quarta bottiglia di birra in mezzo allo schifo attaccaticcio della sua casa, ebbe la l’empia illuminazione. C’era un buon motivo dopotutto, se il suo amico era suo amico e Walter non aveva forse notato delle sospette sparaflashose luci fucsia uscire prepotenti, sfavillanti dal tetto del magazzino, dove Massimo teneva i suoi attrezzi? E non sapeva forse lui, da buon drogato, cosa questo comportasse? Certo che sì! Dan dan daaan!

Si prospettava una settimana densa di elucubrazioni e progettazione di piani malvagi.

Note finali:

Goethe ha il permesso di sputarmi in faccia.

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