Tutto è bene quel che finisce bene

Mi chiamo Elena, ho 40 anni, sono consapevole di essere una bella donna, sono alta un metro e settantadue, lunghi capelli biondi, occhi azzurri, anche il mio fisico aiuta, peso 49 kg, ho gambe lunghe, un sedere alto, che per ora non necessita di interventi particolari e porto una 3 di seno coppa c. difficile che gli uomini non mi notino, sono divorziata, il mio ex ha scoperto di essere gay, io me ne sono accorta quasi subito dopo il matrimonio, per quello ho sempre cercato di farmi scopare da chiunque avesse una evidente virilità e potesse soddisfare le mie voglie, non ho mai lavorato ma il divorzio mi ha fatto diventare un’imprenditrice, l’unica cosa che ho ottenuto dal mio ex marito è stato un supermercato ed una villa con piscina e campo da tennis in Brianza.

Il mio non era un grande supermercato come quelli nei grossi centri commerciali, più che altro un piccolo supermercato di quartiere, avevo una decina di dipendenti, alcuni bravi, altri meno ma il primo problema che dovevo risolvere era quello della direzione e, quindi incaricai un agenzia per trovarne uno all’altezza. Fecero loro una prima selezione e poi mi mandarono tre pretendenti, non me ne piacque nessuno ma ne presi comunque uno, tanto mi serviva per tenere in ordine i conti, seguire i fornitori e i riordini, al resto avrei pensato da me. Il mio supermercato, nel quartiere, scopersi, aveva una certa nomea, la maggior parte del personale erano donne e, sembrava che nel quartiere, chi più chi meno, fossero molto popolari, forse era per questo che, a parte le solite nonnine, avevamo molti clienti maschi, lo vedevo dalle telecamere che trasmettevano le immagini agli schermi che avevo nel mio ufficio privato, e vedevo anche quale delle mie dipendenti faceva la smorfiosa con i clienti e come lavoravano. Avevo anche fatto piazzare delle telecamere nascoste che solo io potevo attivare e guardare e questo mi faceva passare meglio la giornata.

Un giorno il mio commercialista che, tra parentesi, era anche un bell’uomo che mi sarei passata volentieri, mi telefonò chiedendomi se avevo bisogno di altro personale, gli dissi che , probabilmente avrei dovuto assumere un’altra commessa addetta alle casse ma che non cercavo una di quelle ragazzine giovani giovani che non avevano mai lavorato e lui mi disse che la figlia di un suo cliente sarebbe potuta andare bene e lui, in tutta onestà me l’avrebbe anche raccomandata. Presi la palla al balzo e gli dissi:

“Va bene dai, parliamone a colazione da me uno di questi giorni, magari domenica che siamo chiusi e sono a casa tranquilla, perché non vieni in villa da me verso le 13?”

Accettò, mi aspettavo grandi cose da lui ….. a letto, mi feci trovare in piscina a prendere il sole, avevo
addosso un bikini bianco che risaltava sulla mia abbronzatura e quando Anna, la mia domestica venne ad
annunciarmi il suo arrivo mi annodai un pareo in vita e lo accolsi a bordo piscina, avevo fatto preparare un tavolo sotto una pergola dall’altro lato in posizione abbastanza riservata, apprezzai che fosse vestito in
modo casual ma elegante, Anna portò degli aperitivi e ci sedemmo.

“Ho approfittato per portarti gli f24 da pagare.”

“Ah grazie, bel regalo.”

“Beh, mio compito è anche rammentarti le scadenze.”

“Se se, mi chiami solo quando ci sono cose da pagare, mai un invito a cena.”

“Non potrei, mia moglie è gelosa.”

“Ma io non lo sono di tua moglie.”

Stavo civettando davvero? Sì, volevo proprio portarmelo a letto, cambiò discorso.

“Poi ti ho portato il curriculum vitae della ragazza che ti dicevo, piuttosto ho interrotto il tuo bagno
di sole.”

“Eh si, sei arrivato in anticipo e ho dovuto indossare il costume, non potevo farmi trovare nuda no?”

“Beh forse allora sarebbe stato meglio non mi facessi annunciare.”

Capivo perché la moglie era gelosa, ci provava anche con me ma a me la cosa andava bene.

“Vero, hai perso uno spettacolo.”

“Immagino.”

“Non credo, senti andiamo nello studio a parlare di quella ragazza, così sistemiamo la faccenda e poi
pranziamo.”

“Ok, va bene, ti seguo.”

Dissi ad Anna dove andavamo e che non volevamo essere disturbati, lei aveva già capito, mi conosceva
bene, entrammo nello studio e chiusi poi la porta, lo feci accomodare sul divanetto e presi il curriculum per leggerlo, una volta fatto gli dissi:

“Allora mi dici che me la raccomandi?”

“Sì certo, assolutamente.”

“Quindi mi devo fidare.”

“Certo.”

Andandogli davanti gli dissi:

“Beh sei il mio commercialista ma per fidarmi dovrei conoscerti meglio.”

“Ci conosciamo solo da un anno, come potremmo fare?”

Mi inginocchiai davanti a lui sul tappeto e gli misi una mano sulla patta dei pantaloni che, tra parentesi,
sentii ben piena e:

“Potremmo cominciare da questa parte.”

Guardandolo negli occhi gli tirai giù la cerniera, gli infilai la mano nei pantaloni e dai suoi boxer estrassi il
suo pene che già si stava indurendo, lo scappellai e comincia a baciarlo e leccarlo. Lui si era lasciato andare indietro sul divano appoggiandosi allo schienale e teneva gli occhi chiusi; aveva un bel membro,
leggermente storto verso sinistra, guardandolo, ed un po’ nodoso. Pregustai, mentre gli insalivavo la
cappella il momento in cui mi sarei fatta scopare. Era già eccitato, non ci volle molto ancora perché fosse
pronto, allora mi alzai e lasciai cadere a terra il mio costume, rimanendo solo con il pareo trasparente, lui si tirò un po’ più avanti sul sedile del divano ed io lo cavalcai infilandomi, con un sospiro, il suo pene nella mia farfallina che non aspettava altro. Le sue mani percorrevano il mio corpo, le sue dita titillavano i miei
capezzoli, le nostre bocche si incontrarono e le nostre lingue si cercarono, io intanto cavalcavo il mio
stallone di razza. Lui era ancora completamente vestito, aveva solo il cazzo fuori dai pantaloni. Penso che
glieli sporcai con i miei umori, quando stavamo venendo insieme le sue mani passarono sotto le mie cosce per sollevarmi, ma io:

“No no vienimi dentro.”

“Ma non vorrei ……..”

“Non c’è pericolo.”

Gli risposi, poi inarcando la schiena detti un ultimo colpo facendolo affondare fino alla bocca dell’utero e
venni, soddisfatta, la sua sborra bollente mi inondò e, solo allora mi sollevai e mi lasciai andare al suo
fianco. Dopo aver riacquistato il mio respiro normale gli chiesi:

“Allora, fai questo anche con quella Rachel del curriculum?”

“No no, è davvero solo un favore ad un amico cliente.”

“Beh per raccomandarla così dev’essere brava, dai dimmi la verità.”

“Vabbè ma solo una volta, una sveltina nel bagno del mio ufficio, lo giuro.”

“Ok, ti credo, ma adesso spogliati, il tuo lavoro per convincermi a fidarti di te non è ancora finito.”

“Ah ma allora sei proprio una porcellina.”

“Caro, non immagini quanto.”

Era passata solo una mezz’ora ed era già quasi pronto di nuovo, mi piacciono gli uomini con dei tempi di
recupero non troppo lunghi, tolsi anche il pareo e lui tutti i suoi vestiti, si era davvero un bell’uomo, capivo sempre di più la gelosia della moglie.
Andai alla mia scrivania e presi un tubetto di crema ed un piccolo vibratore da un cassetto, poi gli dissi di
avvicinarsi, gli diedi il tubetto di crema lubrificante e gli dissi cosa doveva fare, mi appoggiai alla scrivania, e allargai le gambe. Lui dietro di me fece quello che gli avevo chiesto, nonostante mi disse di non averlo mai fatto fu molto bravo e, con un dito, mi spalmò la crema sul e dentro il buchino, poi ci appoggiò la punta del cazzo e lentamente, molto lentamente iniziò la penetrazione. Lo aiutavo tirando indietro il sedere e dandogli istruzioni su quando spingere e quando fermarsi, per dare anche modo alla mia carne di abituarsi all’ospite. Ci mise un po’ ma riuscì ad arrivare in fondo, così avrebbe sollecitato anche le terminazioni nervose del tessuto che separava, a questo punto, il suo pene dalla mia vagina così da provocarmi un orgasmo anale. Comunque infilai nella mia farfallina il vibratore acceso e lui cominciò a muoversi dentro di me, sempre lentamente ma sempre più deciso:

“Avevi ragione è favoloso, vorrei averlo fatto prima.”

Gli risposi un po’ ansimando:

“Quando vuoi.”

Il leggero dolore che sentivo amplificava il mio piacere, non ci sarebbe stato neppure bisogno del vibratore che, comunque, svolgeva diligentemente il suo compito. Adesso la velocità era aumentata ma la profondità era sempre quella, sentivo il suo scroto che ad ogni colpo accarezzava le mie chiappette e l’orgasmo mi sorprese violento un attimo prima che lui mi inondasse l’intestino e la sua sborra calda colasse sulle mie cosce.
Poi andammo nel bagno dello studio a ricomporci, mi piacque anche vederlo pisciare, corsi a prenderglielo in mano ed a scrollarglielo:

“Elena, adesso devo proprio andare.”

“E se tua moglie oggi volesse fare l’amore?”

“Ce la faccio, ce la faccio e poi proverò a metterglielo nel culo, vediamo come reagisce.”

“Ahahah fammi sapere caro, ricordati che il prossimo f24 me lo devi portare qui, non in ufficio,
chiaro?”

“Chiarissimo e ricordati la mia Raccomandata.”

“Si si la chiamo domani e la metto subito alla prova ma sarò indulgente, visto chi l’ha raccomandata.”

Mi baciò sulla bocca e, dopo essersi rivestito se ne andò, così dovetti fare colazione da sola ma ero,
comunque, decisamente soddisfatta. Il mattino dopo chiamai in ufficio il mio nuovo direttore e gli passai il curriculum di Rachel dicendogli di chiamarla e di assumerla con il solito periodo di prova e che, comunque, mi era stata raccomandata da un amico e, quindi, ero abbastanza sicura della riuscita. La giornata passò senza intoppi ed il mattino dopo trovai al suo posto dietro una cassa la nuova assunta con la sua divisa immacolata, tutto il personale aveva una divisa, certo che d’estate era difficile che, sia le ragazze che gli uomini portassero qualcosa oltre la biancheria sotto l’uniforme e li capivo, del resto, quando le avevo scelte avevo verificato che il tessuto non fosse troppo leggero e non consentisse trasparenze, proprio pensando all’estate.

Ormai era un anno che gestivo direttamente il supermercato e, grazie alle telecamere, soprattutto quelle nascoste, conoscevo bene i miei dipendenti: c’era, ad esempio Giacomo, il responsabile del reparto gastronomia che non ha ancora 40 anni che ogni volta che passa vicino ad Alessandra che è un po’ più grande e lavora con lui, le palpa tranquillamente il sedere e lei, di contro, fa di tutto per provocarlo, soprattutto quando il supermercato è ancora chiuso e loro due stanno preparando qualcosa in cucina, ma la settimana scorsa Giacomo ha colpito. Loro arrivano sempre un ora prima, Alessandra tiene sempre uno o due bottoni del camice slacciato in modo che, anche i clienti, quando si china sul banco, possano intravedere l’attaccatura dei seni ed anche qualcosa di più, inoltre slaccia anche l’ultimo bottone in modo che camminando il camice si apra leggermente e mostri le gambe, poi adesso, d’estate è ancora più evidente, le piace provocare ma Giacomo, immagino, sia arrivato al limite della sopportazione. Io l’ho visto dalle registrazioni, una mattina. L’ha spinta contro il muro piastrellato, le ha dato un bacio, poi le ha slacciato altri due bottoni del camice mettendo a nudo il reggiseno e, tirandone giù le spalle le ha bloccato le braccia lungo il corpo, poi l’ha sbattuta contro uno dei tavoli d’acciaio e, mentre la teneva con una mano bloccata in avanti, con l’altra le ha alzato il camice dietro ed abbassato le mutandine, poi ha armeggiato un po’ con il suo di camice e ho avuto solo una fugace visione del suo pene che estraeva e puntava tra le cosce di Alessandra cominciando poi a spingerla contro il tavolo ad ogni colpo. Lei non la sentivo, le telecamere non hanno il sonoro, ma da quella che li riprendeva di fronte immagino urlasse ad ogni affondo di Giacomo che, ad un certo punto si raddrizzò, inarcò la schiena ed immagino la riempì perché solo dopo si staccò da lei, le diede uno schiaffo sul sedere e passò in negozio, nel video la vidi tirarsi su, mettersi a posto le mutandine che aveva alle caviglie, riallacciarsi il camice sistemandosi anche il reggiseno e poi, con un sorrisino sul volto raggiungere Giacomo in negozio. Mi sa che lei aveva sempre voluto che lui facesse quello che, quella mattina, aveva fatto.

Ogni tanto uscivo dall’ufficio e facevo un giro in negozio, tenevo molto all’ordine ed alla pulizia ed il mio personale lo sapeva e collaborava. Quella mattina trovai Marika sullo scaleo che sistemava alcuni articoli su uno scaffale, era con noi da poco, molto giovane, mi sembra 21 anni, stava facendo uno stage, comunque retribuito, uno dei programmi del governo per introdurre i giovani nel mondo del lavoro, un nostro cliente abituale le stava passando i pacchetti da un carrello. Immagino fosse un po’ attratto dalla ragazza che era sempre bella in ordine, e ben truccata, anche lui, però, non era male, avrà avuto una trentina d’anni, abbastanza alto, almeno 1,85, come piacciono a me, robusto. Passando loro vicino feci una battuta:

“Buongiorno, abbiamo un nuovo assunto e non lo sapevo?”

“No no signora, stavo facendo la spesa e ho visto questa ragazza fare su e giù dalla scala e mi sono
fermato a darle una mano, comunque piacere, io sono Marco, sono amico di Karim, lui si che lavora
qui, io, purtroppo no.”

Karim era un ragazzo di colore, anche lui giovane, che avevamo assunto da circa 3 mesi, sempre preciso e
puntuale, era di origine somala ed aveva, chiaramente, un regolare permesso di soggiorno, ero molto
soddisfatta del suo lavoro.

“Quindi lei non lavora per me.”

“Ah no no, mi piacerebbe.”

“Purtroppo non siamo alla ricerca di altro personale, se mai capitasse glielo farò sapere.”

Ero abbastanza incuriosita da questo cliente e, quando tornai in ufficio mi misi a guardare le registrazioni
delle telecamere, posso andare indietro al massimo di tre mesi, Ed è quello che feci. Scoprii così qualcosa di interessante, sembrava che questo Marco avesse avuto una tresca con Eleonora, l’altra mia
commessa/cassiera. Sempre dalle riprese ho visto il ragazzo venirla a prendere in macchina dopo il lavoro e salutarla con un bacio, lei doveva essere più grande di lui e, sicuramente, era l’oggetto del desiderio di diversi miei clienti, perché era una tipa abbastanza provocante, anche lei con qualche bottone slacciato di troppo ed era anche svelta di lingua. Le telecamere regolari avevano anche il sonoro e l’avevo vista e sentita civettare diverse volte con i clienti, poi arrivai ad una registrazione particolarmente istruttiva, una sera Marco era venuto a prenderla, ma dopo una mezz’ora, il video andava anche di notte, vidi la macchina di Marco ritornare e girare dietro al supermercato, le telecamere regolari registravano sempre anche l’esterno. Aveva parcheggiato nascosto in mezzo alle file di bancali, dovetti usare lo zoom per vedere meglio, c’era lui appoggiato al sedile con una mano sulla testa di lei che aveva tra le gambe. Beh immaginai quello che stava facendo la signora Eleonora, mi venne addirittura da toccarmi mentre guardavo, poi Marco scese dalla macchina e passò dalla parte del passeggero, aprì lo sportello e fece scendere Eleonora, lei aveva ancora addosso il camice di lavoro, lei si stese sul cofano e lui le sollevò le gambe portandole sopra le sue spalle, ebbi anche una fugace visione del suo membro, non male, poi la penetrò e cominciò a scopare. Il livello del sonoro era buono e riuscì a capire molto delle sue parole:

“Dai dai, così, più forte dai, fammi godere.”

Il tutto tra i vari sospiri e gemiti, durò anche molto, sempre più interessante questo Marco, quando finirono lei quasi scivolò giù dal cofano, trattenuta solo dalle mani di Marco che le avevano artigliato il seno, si sistemarono e risalirono in macchina. Andarono via prima che arrivasse la vigilanza.

Un’altra delle mie dipendenti era Christine quella che Rachel doveva sostituire fissa alla casse, lei sarebbe
passata di grado diventando la responsabile con 2 cassiere sotto il suo controllo. Era un po’ più grande di
me, sempre in ordine, capelli perfetti, unghie laccate, un bel viso, sapeva di essere una donna piacente,
secondo i miei canoni di bellezza avrebbe dovuto perdere una decina di kg ma, anche così, attirava gli
uomini, soprattutto quelli più anziani e, a detta del mio nuovo direttore, era particolarmente vanitosa. Chissà se la nuova arrivata Rachel, si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da lei oppure l’avrebbe
osteggiata, avevano tutte e due più o meno la stessa corporatura ed erano carine entrambe, solo che
Rachel aveva quasi 20 anni di meno. Tornando a Karim sapevo che aveva una ragazza, lei veniva spesso a
fare la spesa e si scambiavano un bacio fugace; una volta che li vidi uscii dall’ufficio per fare in modo di
conoscerla, si chiamava Erica, forse più grande di lui ma carina.
Passò qualche mese e notai una certa tensione tra Eleonora e Rachel, l’ultima assunta, il mio direttore non
mi seppe spiegare perché allora chiesi aiuto alle mie solite Telecamere e, finalmente, capii.
Il ragazzo che avevo conosciuto mesi prima ogni volta che veniva a fare la spesa non si fermava più alla
cassa di Eleonora ma a quella di Rachel ed Eleonora lanciava occhiatacce a tutti e due che sembravano non farci caso e ridacchiavano alle battute che si scambiavano. Rachel era anche molto apprezzata da altri
clienti anche se ogni tanto arrivava in ritardo, dimenticava il camice ed altre cosette del genere, del resto si sentiva al sicuro per la raccomandazione che aveva, raccomandazione di cui avevo approfittato anch’io già altre due volte.

Altra sorpresa fu Christine, lei era l’unica, a parte il direttore e me ad avere le chiavi del locale. Un mattino,
guardando le telecamere private che avevo installato, soprattutto nel magazzino, vidi che la notte prima
Christine era entrata in magazzino e, subito dietro di lei i due ragazzi della vigilanza notturna. Vidi loro
lasciare su una pila di pacchi le loro ricetrasmittenti e le pistole e poi, Christine mettere per terra un vecchio tappeto che era arrotolato in magazzino da un sacco di tempo e poi, tutti e tre togliersi tutti i vestiti. Ah però, vedi Christine, e, mentre lei si metteva in ginocchio, gli altri due si piazzavano in piedi tenendosi il cazzo in mano e posizionandosi davanti a lei che, non se lo fece dire due volte, li impugnò e cominciò a segarli e a lavorarli con la bocca e la lingua mentre tutti e due le tenevano una mano sulla testa. Sentii anche qualche parola di sonoro da una telecamera regolare che però non era in posizione tale da permettere la ripresa, uno dei due diceva:

“Adesso ho capito dove sparivi per ore e non ti si sentiva per radio, per questo ti ho seguito.”

“E vabbè adesso me ne fai una colpa?”

“No no visto che partecipo anch’io.”

“Però paghi pegno, scopo prima io.”

Intanto Christine si interruppe un attimo:

“Non mi aspettavo questo, ma ormai ci siamo e facciamolo.”

“Ah perché ti dispiace?”

“No ma è stata una sorpresa.”

“E non sarà l’unica.”

“Cosa vuoi dire?”

“Non ti preoccupare e continua, che poi a te ci pensiamo noi.”

Continuai a guardare mentre loro smisero di parlare e, devo dire che, nonostante fosse mattina la mia
mano corse sotto la mia gonna e le dita spostarono le mie mutandine raggiungendo la mia farfallina.
Intanto uno dei due si era steso sul tappeto e Christine gli si mise sopra a cavalcioni e lo aiutò con la mano ad inserire il suo pene nella sua vagina, l’espressione di Christine era estremamente eloquente mentre cominciava a cavalcarlo, l’altro invece le si mise sempre davanti facendole continuare il pompino ed io ero già bagnata.
Poi sentii Christine che urlava:

“Cosa stai facendo?! No, non voglio!”

Guardai bene e vidi che l’altro che adesso era sicuramente pronto era dietro di lei e le aveva infilato un dito nel culo.

“Tranquilla, vedrai che ti piacerà.”

Lei cercava di alzarsi ma tutti e due la tennero giù incastrata nel cazzo di quello steso sul tappeto, poi quello dietro di lei vidi che era passato ad infilarle due dita e poi sentii che diceva

“Adesso devi stare tranquilla, se ti agiti ti farà più male.”

“Ma io non l’ho mai fatto,”

“Vedrai che ti piacerà.”

Vidi che appoggiava la punta del pene al suo buchino tenendoselo con una mano mentre con l’altra cercava di allargarle le chiappe, poi altre urla e nel video lui che aveva cominciato ad introdurre il suo membro per qualche centimetro. Sentivo lei come se iperventilasse e intanto lui entrava, l’altro, come lei del resto, era fermo poi sentii:

“Fatto adesso ci sono.”

Poi lui cominciò a muoversi e lei di riflesso lo stesso, sempre lanciando urletti ad ogni colpo, poi, dopo
qualche minuto la sentii:

“Dio mio, Dio mio siii siii.”

“Ah adesso ti piace, hai visto?”

“Sì sì.”

Dopo poco li vidi di nuovo in piedi con i cazzi in mano e lei in ginocchio che riceveva in bocca e sulla faccia tutto il loro sperma mentre io ricevevo sulla mano il risultato del mio orgasmo mattutino
Hai capito Christine?
Guardando poi ancora vidi che non avevano finito e dopo un ulteriore lavoro di bocca della stessa i due vigilantes si scambiarono di posto, beh un altro culetto che non era più vergine. Bisognava che controllassi un po’ il mio nuovo direttore, Flavio si chiamava. Che fosse gay? Strano che con tante donne intorno non ci avesse mai provato con nessuna, vidi che, praticamente usciva sempre per ultimo, quando gli altri se ne erano già andati. Il suo cartellino era sempre quello con l’orario più tardo e durante il giorno, guardando le registrazioni non lo vidi mai girare intorno a nessuna, poi, guardando le registrazioni del suo ufficio, ebbene sì avevo una telecamera nascosta anche nel suo ufficio, lo beccai, o meglio li beccai, lui e la stagista molto carina e sensuale, la giovanissima Marika.

A me aveva sempre dato l’impressione di essere una che aspettava il vero amore, illusa, probabilmente era ancora vergine, o almeno lo era prima dei quel pomeriggio. Noi avevamo una pausa pranzo di due ore, dalle 13 alle 15, anche per la pausa si doveva timbrare il cartellino, per quello non me ne ero accorta. Lei, quel giorno aveva sicuramente timbrato l’uscita ma non era uscita affatto era andata nell’ufficio del mio direttore che, aveva fatto altrettanto. Il video dove non avevo il sonoro iniziava con una discussione tra i due e poi lui la baciò, si baciarono per un bel quarto d’ora e le mani di lui la palpavano un po’ dappertutto e lei, devo dire, lo lasciava fare, poi vidi che le slacciava il camice e lei faceva cenno di no con la testa. L’aveva spinta contro la scrivania, una mano sui seni e l’altra che non vedevo era nascosta ma, sicuramente era sulle sue mutandine, lei continuava sicuramente a dire di no perché scuoteva la testa e lui allora si tirò fuori il cazzo dai pantaloni e lei allora fece cenno di sì e si chinò a prenderlo in bocca, beh era quello che facevano le ragazzine a scuola, pratica di bocchini, ed era anche brava me ne accorsi subito e Flavio non era neanche mal fornito, altro che gay, però vidi che lui insisteva a volerle togliere le mutandine e lei lo bloccava. Poi lui la baciò e mentre lo faceva le slacciò il reggiseno scendendo poi con la bocca a suggerle i capezzoli eh, quello le piaceva, si tirava indietro e aveva gli occhi chiusi, si capiva che le piaceva, però lui insisteva con le mutandine e alla fine gliele tolse. Lei aveva ancora addosso il camice completamente slacciato ma non aveva più addosso la biancheria che giaceva sul pavimento. Una mano di Flavio vidi che scendeva ad accarezzarle la fighetta e lei con la testa faceva sempre di no, intanto si vedeva bene il membro di Flavio che svettava e che voleva entrare da qualche parte. Pensai che doveva essere più deciso, quasi mi sentì perché ad un certo punto la prese e la fece girare ed appoggiare le mani alla scrivania, le tirò su il camice e cominciò a leccarle la figa ed il buchino e lei teneva gli occhi chiusi, si era convinta. Invece no, quando lui le strofinò la cappella sulle grandi labbra lei lo respinse con la mano, allora lui ci riprovò e lei ancora una volta lo respinse, allora lui si chinò ancora a leccare ma stavolta solo il buchino, ci infilò anche un dito mentre lei fece una smorfia ma non lo respinse stavolta, poverina, la prima volta nel culetto e senza neppure un po’ di lubrificante, a questo punto Flavio gli allargò le chiappe e ci appoggiò il suo pene dopo averlo fatto ancora una volta strisciare sulle grandi labbra di Marika che doveva essere bagnata, poi cominciò un millimetro per volta ad entrare nel suo sederino. Lei soffiava e, sicuramente urlava anche un po’ non credo forte per non farsi sentire e, lui piano piano entrava, sarà entrato circa per metà quando cominciò lentamente a tirarlo un po’ fuori e poi a rientrare. I soldi spesi per le mie telecamere erano stati spesi bene, con lo zoom avevo una visione nitidissima, e così continuò mentre Marika teneva la schiena inarcata. Beh adesso la stava davvero scopando nel culetto i suoi movimenti erano lenti ma continui ed era entrato molto di più e poi lo fece, disgraziato, uscì dal suo sedere e d’un colpo spostò la mira e si ficcò tra le sue grandi labbra, un colpo solo. Lei cercò di andare più avanti ma lui ormai era dentro, riuscivo anche a vedere un rivoletto di sangue scendere sulle cosce di lei, lui ormai stava andando a tutta birra ma, ad un certo punto uscì dalla sua vagina e le rimise il pene nel culetto, e lì rimase per gli ultimi colpi prima di godere, Marika invece aveva già goduto, eccome. Lui, sempre da dietro, cominciò a baciarle il collo e dietro le orecchie e lei si tirò indietro permettendogli anche di metterle le mani su tutti e due i seni, poi sempre, ogni tanto scambiandosi qualche bacio si ricomposero. La pausa pranzo era quasi finita e così anche Marika ebbe la sua prima razione di cazzo.

Intanto una mia pazza idea cominciava a prendere forma, chissà se ci sarei riuscita. Tra tre settimana sarebbe stato un anno esatto dall’inizio della mia gestione del supermarket, volevo organizzare una festa in villa da me invitando tutti i dipendenti ma volevo fosse una cosa un po’ particolare. Ormai conoscevo i loro segreti, almeno quelli dal punto di vista sessuale, certo io non mi sarei mai mischiata a loro, mi sarei organizzata diversamente ma volevo qualcosa che, probabilmente, oltre a fargli piacere, avrebbe fatto in modo che la squadra fosse più unita che mai.

Avevo un amico che aveva un locale dove si faceva lo scambio di coppie, gli raccontai quello che volevo fare e lui si disse pronto ad aiutarmi, anche fornendomi il catering ed il personale di servizio che avrebbe coadiuvato la mia Anna che, comunque era anche lei un bel tipino, giovane, ucraina e un po’ puttana, avrebbe partecipato volentieri. Invitai quindi tutti i miei dipendenti ed estesi l’invito anche a Marco ed alla ragazza di Karim, il mio amico organizzò davvero bene, avevo un ricco buffet, tre camerieri ben piantati di colore, ed una cameriera russa che, comunque, si sarebbe sicuramente intesa con Anna. Arrivarono tutti, chiaramente in costume, era estate e la festa era in piscina, io stessa misi un costume intero bianco, tutti mangiarono, bevvero qualcuno anche si tuffò in piscina, poi fu il momento del brindisi, e allora che feci il mio discorso, alcune coppie si erano già formate: Karim con Erica, Marco con Rachel, il mio direttore Flavio con Marika, Giacomo con Alessandra, solo Christine ed Eleonora erano senza cavaliere, poi arrivarono in piscina anche Anna ed il personale del catering.

Esordii con un ringraziamento per essere venuti, ed esposi quali erano i miei progetti per il futuro auspicando che la squadra lavorasse unita per il bene comune e poi, dissi a tutti delle telecamere nascoste e di quello che avevo visto, cominciò il brontolio e intanto si guardavano tra di loro quindi conclusi:

“Visto che tutti, chi più chi meno, avete dimostrato una particolare predisposizione per il sesso
perché non rinforzare la nostra unione facendolo tutti insieme?”

E così dicendo mi tolsi il costume, Marco fu il più veloce e mi seguì a ruota, Rachel fece lo stesso e via e via tutti gli altri, fu anche la volta di Anna e del personale del catering ed io mi appoggiai subito ad uno dei camerieri di colore, poi completai il mio discorso:

“Ragazze e ragazzi che la vera festa inizi e che non ci siano limitazioni, è solo sesso.”

A parte Karim che stava baciando la sua Erica vidi che gli altri si stavano già adeguando, vidi Eleonora
disputarsi con Rachel il cazzo di Marco. Christine si era attaccata ad uno dei camerieri, Anna e la sua collega russa si stavano baciando ed io mi occupavo degli altri due camerieri. Beh, anche Giacomo ricevette le attenzioni di Alessandra, praticamente stavamo facendo pompini a tutto spiano, io avevo due bei bastoni d’ebano da succhiare e pregustavo già il momento in cui mi avrebbero preso entrambi, Marco vidi se la godeva un mondo, aveva il cazzo che svettava alto leccato da due ragazze devo dire molto attive, chissà se ce l’avrebbe fatta con entrambe ma voglio andare con ordine: Christine, che ormai non aveva più limitazioni di alcun genere si era messa di pecora e si stava facendo trapanare da uno dei camerieri. Io mi distrassi un attimo mentre leccavo i miei due maschietti per vedere che il suo glielo aveva infilato alternativamente sia davanti che dietro e la cosa le piaceva parecchio. Giacomo era quello più tranquillo, stava scopando Alessandra nel modo più classico possibile, Karim non lo vedevo, sicuramente si era appartato da qualche parte con Erica. Il mio direttore, invece stava inculando Marika alla grande , e come gemeva ed urlava Marco intanto si scopava con impegno Rachel con Eleonora che la baciava e si auto gratificava da sola. I due ragazzi, intanto si davano da fare con me, avevo i loro bastoni piantati nel mio corpo e mi facevano ballare, il piacere era incredibile, erano davvero bravi e dotati, Dio come mi piaceva.

Ormai tutti ci eravamo scatenati e nel proseguo della serata le coppie si sfaldavano e se ne formavano di nuove, Eleonora ebbe la sua dose di cazzo perché Marco, mentre lei si calava sul suo membro decise di cambiare obiettivo. Me ne accorsi perché sentii un urlo che si affievolì mano a mano che Marco portava i suoi colpi e lei si abituava all’ospite indesiderato nel suo culetto. Io mi volli far passare uno sfizio e, catturato Karim gli feci un pompino che se lo sarebbe ricordato per sempre, mentre erica. Da sua fidanzata si faceva scopare da Giacomo che aveva lasciato Alessandra alle cure dei miei due camerieri, Karim mi venne in bocca, sembrava un idrante.

Non finimmo ancora perché dopo essere entrati tutti in piscina che, a quel punto avrei dovuto far ripulire fummo tutti pronti per un altro round. Facemmo un gioco che si chiamava tana, noi ragazze ci mettemmo alla pecorina e tutti i maschietti dovevano fare il giro dando 5 colpi ad ognuna fino a che non fossimo venute tutte. Solo Anna e la sua nuova amica russa non parteciparono perché troppo impegnate a lesbicare sul canapè sotto il portico. Poi fu la volta dei maschietti ed i 5 colpi dovettero darli nei nostri culetti finché non venivano, devo dire che anche io e qualcun’altra godemmo anche delle inculate, poi ci riposammo sui teli da bagno intorno alla piscina. Eravamo davvero una bella squadra e, con qualche aiutino, i tre camerieri, ci eravamo divertiti abbastanza. Io, però dovetti farmi passare un ultimo sfizio, presi per mano Marco e lo portai in casa nella mia camera da letto, iniziai a leccargli le gambe, poi l’interno delle cosce ed infine arrivai al suo membro che presi con una mano, imboccai il suo scroto, leccandolo, poi l’asta a lingua aperta, gli mordicchiai il filetto e a piccoli e veloci colpi di lingua gli scolpii la cappella che poi insalivai e succhiai con cura e gli dissi:

“Se mi fai godere tre volte di fila ti assumo.”

Lunedì mattina chiamai il mio commercialista mandandogli la copia dei documenti di Marco per l’assunzione e la stessa cosa feci con Erica. Adesso l’atmosfera nel supermarket è molto più rilassata. Il fatto di venir ripresi anche da altre telecamere oltre a quelle ufficiali non rappresenta un problema per i miei dipendenti che, anzi mi sono sembrati più attivi di prima, non ci sono gelosie tra di loro ed anch’io contravvengo spesso al mio principio di non fare sesso con i miei dipendenti e, ogni tanto, nelle pause qualcuno di loro mi viene a trovare in ufficio.

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