Il toro di famiglia

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Ott 17, 2022

Mi chiamo Antonio, sono alto un metro e settanta, capelli e occhi scuri, magro, e sono sposato con Sara, alta uno e cinquanta, bionda con occhi azzurri, belle tette, una seconda piena e soda di seno, bel culo grande e belle labbra carnose. Entrambi abbiamo venticinque anni e, mentre io sto completando gli studi medici, lei lavora come segretaria per un’azienda grafica. Siamo sposati da tre anni, ma, già da fidanzati, sono sempre stato incline a far la parte del cornuto e lei ha sempre favorito questa mia indole, regalandomi delle sontuose corna, sempre più complici. Un’esperienza abbastanza recente mi ha regalato tali e tante belle emozioni, da farmi schizzare direttamente nei calzoni, senza neanche toccarmi l’uccello, ed è capitata quando Sara ha partecipato ad un evento particolare, organizzato in occasione delle nozze d’oro di sua nonna. All’evento non ero presente, perché impegnato in ospedale a sostituire alcuni colleghi risultati positivi al covid. Nei pochi giorni precedenti all’evento, noi due non avevamo avuto molto tempo per noi e ancor meno per fare sesso. Era una situazione che si stava protraendo da oltre una decina di giorni, avendo avuto lei, la settimana prima, un ciclo mestruale particolarmente abbondante, che l’aveva molto debilitata. Eravamo entrambi eccitati e desiderosi di far sesso, ma per una serie di circostanze, abbiamo sempre dovuto rimandare per motivi ancor più impellenti. Quando l’ho sentita la mattina della cerimonia, dentro di me e per l’amore che le porto, l’ho esortata a divertirsi, rilassarsi e, se fosse capitata l’occasione, perché no, anche approfittare per godersi una scopata soddisfacente.

«Mi dispiace, amore, che non sono con te, ma, purtroppo, la situazione la conosci più che bene. Quindi vorrei che tu, oggi, indossassi qualcosa di particolarmente carino e seducente, cosicché, se ti si presentasse l’occasione di rendermi cornuto, devi promettermi che la coglierai senza farti alcuno scrupolo, perché l’ultima cosa che voglio è che tu debba rinunciarvi, per non esser lì con te.»

Lei ha sorriso e, con il melodioso tono della sua vocina languida, mi ha garantito che, se vi fosse verificata anche una remota opportunità di dare una splendida lucidata alle mie corna, non se la sarebbero lasciata sfuggire per niente.

«Tranquillo, amor mio, oggi non sarà facile per la tua puttanella trovare il modo di farti cornuto, perché alla cerimonia dovrebbero esser tutti parenti, ma se dovesse presentarsi qualche occasione, ti assicuro che non me la lascerei sfuggire.»

Prima di lasciarci, mi ha inviato due foto alquanto eloquenti. Nella prima, lei indossava un leggero vestito a fiori, con vaghe trasparenze e, nella seconda, mostrava il suo splendido intimo che, a malapena, copriva lo spacco della fica, mentre il seno era ancor più impreziosito da un indumento sottile, quasi invisibile sotto la stoffa leggera del vestito, ma che lo comprimeva leggermente, facendolo risaltare di più e rendere ancor più desiderabili quelle due splendide sfere. Una volta chiusa la comunicazione, per tutto il resto della giornata non ho avuto modo di poterla contattare, perché, fra emergenze varie e pazienti ordinari, è arrivata la sera senza nemmeno accorgermene. Solo quando il collega del turno di notte mi ha dato il cambio, mi son reso conto di aver trascorso l’intera giornata completamente assorbito dal lavoro. Appena salito in auto, mentre mi stavo dirigendo verso casa, ho esaminato il mio cellulare ed ho trovato un messaggio di Sara, che mi informava che sarebbe tornata a casa molto tardi.

«Amore, ti amo; appena torno ti racconto qualcosa che ti farà immensamente felice, perché ho trovato il modo di renderti meravigliosamente cornuto.»

Ho dovuto inchiodare la vettura sul bordo della strada e prendere velocemente un fazzolettino, perché mi stavo letteralmente sborrando nelle mutande dalla forte eccitazione provata nel leggere quel messaggio. Giunto in casa, ho fatto una doccia e mi son disteso nel letto, in attesa del suo ritorno. Stanco per la pesante giornata, mi sono assopito e, quando ho riaperto gli occhi, le calde labbra di Sara mi stavano succhiando il cazzo che, immediatamente è esploso nella sua bocca. Ho spalancato gli occhi, nel vederla completamente nuda accanto a me e mi son reso conto che era molto tardi. Lei, dopo aver ingoiato la mia sborra, senza dir nulla, è salita sul mio corpo e, dopo aver appoggiato la sua fica sulle mie labbra, mi ha esortato a succhiare la gran quantità di sborra che sgorgava da quella che ora era simile ad una caverna, ben aperta e abbondantemente irrorata di seme maschile.

«Leccami, cornuto! Lecca tutta la sborra che sta sgorgando dal mio ventre, perché ho trovato un maschio che mi ha letteralmente riempito del suo piacere, dopo avermi sfondato ogni buco, con un cazzo veramente stupendo! Leccami tutta e non perdere neanche una goccia, altrimenti non ti racconto nulla e ti lascio con la voglia, fin quando non mi riterrò soddisfatta.»

Inutile dire che mi sono attaccato alle labbra della sua fica e, con la lingua, ho raccolto ogni singola goccia di quel seme che colava, ogni stilla, spingendo con forza la lingua nella sua fica slabbrata, alla ricerca di ogni traccia di quel piacere maschile, che formava un cocktail altamente eccitante mischiato a quello di Sara. L’ho sentita gemere di piacere, mentre mi stavo dissertando a quella fonte poi, dopo averle regalato un incontenibile orgasmo, mi ha gratificato con complimenti e baci, per poi raccontarmi ciò che era successo.

«Che bello, amore! Continua così che vengo! Ancora! Ancor più forte! Bravo, cornuto, leccami forte! Dai che vengo! Ora, VENGO!»

L’ho sentita vibrare mentre la mia bocca si è riempita del suo piacere ancora misto alla sborra di chi le aveva farcito la fica. Poi si è sdraiata al mio fianco ed ha appoggiato la testa appoggiata sulla mia spalla destra e, mentre con la mano masturbava lievemente il mio cazzo ancora duro, ha iniziato a raccontarmi la sua avventura.

«Quando son giunta a casa dei nonni, sono stata accolta con gioia da tutti i parenti che, dal giorno del nostro matrimonio, non avevano più avuto modo di vedermi. È stato bello ridere e scherzare con loro e, quando è giunto il momento, abbiamo festeggiato nonna e nonno che, vestiti in maniera molto elegante, hanno deciso di rinnovare ancora le loro promesse matrimoniali, in una chiesetta che si trova sull’isolotto del fiume, che scorre a sud della città. Poiché il posto ha spazi limitati, abbiamo deciso di andarvi con il minor numero possibile di auto e così, mi sono ritrovata in un’auto con mia cugina, suo marito e lo zio. I nonni, invece, sono stati accompagnati da mia zia e un amico dello zio, che si è presentato con una splendida vettura molto elegante e, quando è sceso per aprire lo sportello alla nonna, io ero lì, che scattavo qualche foto: i nostri occhi si sono incrociati.

Avevo davanti a me uno splendido maschio, dall’apparente età di una cinquantina d’anni, spalle larghe, viso squadrato e sguardo molto magnetico, che mi ha scrutato fin dentro l’anima. Mi son sentita come messa a nudo e, per un attimo, ho avuto l’impressione che mi stesse scopando con lo sguardo. Ma è stato solo un attimo, perché, subito dopo, ha fatto salire davanti, al suo fianco, la zia Adele che, quando si è seduta, ha fatto risalire la sua corta gonna oltre il pizzo delle autoreggenti e, dalla mia posizione, ho potuto constatare che la cara zietta era priva di qualsiasi tipo di intimo. La cosa mi ha stupito non poco, ma, nello stesso tempo, mi ha incuriosito così tanto che, una volta salita in auto con mia cugina, entrambe sedute dietro, le ho chiesto, a bassa voce, perché sua madre era salita assieme a quell’uomo ed ai nonni. Lei ha dato un’occhiata davanti e, avendo visto che suo padre era tutto preso nella guida, mentre il suo giovane marito era assorto su un gioco del suo smartphone, a bassa voce mi ha dato una risposta, che mi ha incuriosito ancora di più.

«Di cosa, ti stupisci? È normale, quando nella stalla c’è un altro toro che si prende cura della tua vacca, e non solo di lei, ma anche delle altre giovani giumente, presenti nella stalla.»

L’ho guardato senza capire e lei mi ha fatto un cenno come per dire che, più in là, mi avrebbe spiegato meglio. Giunti a destinazione, siamo arrivati all’isolotto attraverso una piccola passerella in legno e, poiché la chiesetta era davvero piccola, la maggior parte delle persone sono rimaste fuori, appoggiate ad un muretto, sotto una ombrosa pianta che offriva frescura. Mentre tutti i parenti erano intenti a seguire la breve funzione, io e mia cugina ci siamo sedute un po’ in disparte. Siamo state raggiunte da quello splendido maschio che, dopo aver abbracciato e baciato sulla bocca mia cugina, continuando a tenerla stretta, si è rivolto verso di me e, ancora una volta, i suoi occhi mi hanno penetrato fin nel profondo dell’anima.

«Chi è questa giovane puttanella che non conosco, ma che vorrei tanto avere nel letto, insieme a te.»

Ero basita, ma, nello stesso tempo, fortemente eccitata dal tono autoritario e sicuro di quel maschio che, con un arrogante linguaggio, si rivolgeva a lei, parlando di me come se mi conoscesse da sempre. Mia cugina gli ha detto chi ero e lui, con fare ancora più da padrone, mi ha guardato e, dopo essersi avvicinato a me, mi ha stretto a lui, facendomi subito sentire il grosso bozzo che premeva contro la mia pancia. Ero ipnotizzata dal suo sguardo e sentivo che stavo bagnando il perizoma, mentre lui, dopo avermi dato una ulteriore occhiata tipo laser, mi ha baciato, infilandomi, con prepotenza, la lingua in bocca. Stupita da tanto ardire e, soprattutto, da quel suo fare impudente, assolutamente incurante che vi fosse altra gente, ho sentito le gambe venir meno ed un gemito di piacere è uscito dalla mia bocca, mentre la sua lingua giocava con prepotenza con la mia. Inoltre, la sua mano è scivolata lungo la mia schiena e, afferrate con forza le mie chiappe, ha fatto in modo che incollassi ancora più il bacino al suo corpo.

«Come immaginavo, sei una bella puttana e mi piacerebbe farti assaggiare il mio cazzo.»

Poi, senza aggiungere altro, si è girato e se n’è andato, lasciandomi sbalordita, con mia cugina che rideva compiaciuta. L’ho guardata, cercando di capire, e lei mi ha raccontato tutta la storia.

«Circa due anni fa, mio padre è entrato in società con lui e, dopo la seconda settimana che lavoravano insieme, lui lo ha invitato a cena a casa nostra e mia madre ne è rimasta subito affascinata. Inutile dire che, già da quella sera, Mario, così si chiama, si è scopato mia madre sotto lo sguardo estasiato di mio padre e, da quel momento, lui è entrato di diritto nel letto matrimoniale di mia madre e, dopo circa un mese, quando ho chiesto a mia madre perché fosse così felice, lei mi ha risposto che, finalmente, aveva trovato un vero toro che la montava come una vacca. Incuriosita, ho voluto conoscerlo e, come hai visto, il suo comportamento è tale da aver affascinato anche me e, senza quasi rendermene conto, mi son ritrovata a pecora, davanti a lui, che mi scopava con forza, mentre io leccavo la figa a mia madre, che godeva come una troia. Naturalmente, quel cornuto di mio marito ha provato ad obbiettare, ma, anche lui come mio padre, si è ritrovato con l’uccello chiuso dentro una gabbietta, di cui io ho la chiave e, se non fa il bravo, non lo libero. Gli concedo di sborrare solo una volta al mese. Naturalmente, ogni volta che Mario mi monta, sia da sola che insieme a mia madre, farcisce i miei buchi di sborra, che poi faccio leccare al caro cornutello.

Ti posso assicurare che un maschio come lui, non ha nessuna difficoltà a soddisfare due zoccole come noi. Fra non molto, smetto di prendere gli anticoncezionali e mi faccio ingravidare da lui, tanto quel cornuto di mio marito non ha nulla da eccepire. Se posso darti un consiglio, assaggialo, perché di maschi come lui se ne trovano difficilmente. Oltre ad avere una dotazione fuori dal comune, una spranga di carne lunga e grossa, ha una resistenza non indifferente e, solo quando noi due siamo sfinite dal piacere che abbiamo provato, solo allora, ci copre il viso di copiose sborrate che sgorgano da due palle grosse, come quelle di un toro. Ti assicuro, e tu sai benissimo, che non sono stata una santa, come d’altronde non lo sei neanche tu che di cazzi ne ho presi tanti, ma, davanti al suo, mi è sembrato come esser scopata per la prima volta.»

Non ho avuto modo di replicare, perché la cerimonia era finita e, tutti insieme, ci siamo recati poco distante, dove, in uno splendido agriturismo, ci siamo seduti a pranzo. Durante il ricevimento, lui è venuto due volte vicino noi e, assieme a mia zia, si è complimentato per il mio aspetto da splendida puttanella.

«Questa tua nipotina non la conoscevo, ma devo dire che ha proprio l’aria di una bella zoccoletta, cui piace il cazzo. Non vedo l’ora di inebriarmi al sapore della sua fica.»

Mentre parlava, teneva stretta mia zia davanti a tutto il parentato e molti ridevano compiaciuti, essendo, evidentemente, a conoscenza del fatto che quel maschio si scopava mia zia; anche altre delle donne presenti lo guardavano con la speranza di poter godere con quel maschio stupendo. Quando la cerimonia stava per finire, lui mi è venuto vicino e mi ha detto che mi avrebbe accompagnato a casa. Ero affascinata e, nello stesso tempo, un po’ intimorita all’idea di trovarmi sola con lui. Quando tutti hanno cominciato ad andarsene, lui mi ha preso per un braccio e, dopo aver salutato mia zia e mia cugina, mi ha fatto salire in auto con lui. Abbiamo fatto poca strada, perché, dopo una breve deviazione, lui si è fermato in riva al fiume e mi ha fatto scendere; dopo avermi appoggiato al cofano dell’auto, si è abbassato davanti a me e, strappatomi il perizoma completamente inzuppato, ho sentito la sua lingua giocare fra le pieghe della mia fica e subito mi son sentita travolta da un’onda di piacere, perché quella lingua mi stava mandando ai matti. Ho goduto ed urlato a squarciagola il mio piacere. Lui, a quel punto, si è alzato ed io sono scivolata davanti a lui, ai sui piedi, mentre lui ha velocemente estratto il più bel cazzo che abbia mai visto, in vita mia: doveva avere una lunghezza di circa venticinque centimetri ed una circonferenza quasi quanto il mio polso, tant’è che ho provato ad impugnarlo, senza riuscire a congiungere le dita e, ti assicuro, mancava ancora parecchio per poterle unire, ed era sormontato da una grossa cappella, che sembrava una fragola matura.

La sua mano sulla testa mi ha fatto subito capire che quella splendida mazza voleva entrare con prepotenza nella mia bocca. Lo ha spinto dentro con forza, mentre io cercavo di ingoiarne il più possibile. Tu sai che sono una brava succhia cazzi, ma, a malapena, riuscivo ad andare oltre la punta di quel cilindro di carne, che mi stava letteralmente slogando la mandibola.

«Apri bene la bocca, troia! Ti voglio scopare la gola!»

Me lo ha spinto con forza dentro, e mi sentivo veramente usata a suo piacimento e questo mi hai eccitato così tanto che quasi ho raggiunto un orgasmo all’istante. Lui, dopo aver spinto ripetutamente il suo cazzo nella mia bocca, mi ha sollevato di peso e, appoggiatami sul cofano della vettura, ha sollevato le mie gambe e ho sentito quella grossa cappella appoggiarsi tra le labbra della mia fica e, con una spinta decisa, mi è scivolato tutto dentro. Per un attimo, mi è sembrato come se stessi perdendo la verginità per la seconda volta. Sentivo tendere le pareti della mia vagina, che cercavano di contenere quel mostro che, inesorabilmente scivolava sempre più dentro di me. Ad un tratto, l’ho sentito sbattere con forza sul fondo ed ho subito avuto un orgasmo devastante, mentre lui, dopo essersi fermato un attimo, ha allungato le mani, mi ha estratto i seni ed ha cominciato a stringerli e impastarli, mentre, dopo avere sfilato un po’ quell’enorme trave dal mio ventre, ha ripreso a spingerla di nuovo dentro. Ad ogni affondo avevo l’impressione che la mia fica si stesse dilatando, ed ho avuto un forte orgasmo quando, dopo l’ennesimo affondo, ho sentito il suo corpo sbattere contro il mio. Lo avevo tutto dentro! Ho urlato il mio piacere, mentre lui si è abbassato su di me e la sua bocca, afferrato uno dei miei seni, lo ha stretto con rabbia fra i denti, facendomi godere ed impazzire di piacere.

«Sì, più forte! Sfondami più forte! Sbattimi più forte! Spaccami la fica! Lo voglio sentire fin dentro lo stomaco.»

Lui ha preso a sbattermi sempre più forte, mentre urlavo dal piacere e lo incitavo a scoparmi più vigorosamente: era compiaciuto al massimo nel vedermi godere.

«Lo avevo capito subito che eri una cagna! Una bella cagnetta in calore, che non voleva altro che essere montata a dovere. Brava cagna, continua a godere, così che, alla fine, potrò farcire la tua fica con tutto il mio piacere. Brava! Continua a guaire come una cagna, perché farò di te la mia cagnetta personale e ti porterò al guinzaglio ogni volta che avrò voglia di sentire la tua lingua, che mi lecca come una bastardina.»

Ero stordita dal piacere mentre lui continuava a sbattermi sempre più forte, fin quando ho perso il conto di quante volte ho raggiunto l’orgasmo: credo di esser svenuta fra le sue braccia. L’ho sentito sfilarsi da me e, immediatamente, ho avuto la sensazione che la mia fica fosse completamente devastata. Lui, senza nessuna esitazione, mi ha rigirato, fatto appoggiare i piedi per terra e distendere di nuovo sul cofano, mentre ho sentito quella grossa cappella premere contro il buco del culo.

Intimorita ho cercato di dissuaderlo dall’infilare quella trave dentro di me.

«No, ti prego! Cazzo, sei troppo grosso! Ti prego, fa piano! Fa piano che mi laceri il culo!»

Lui non ha detto nulla, mi ha solo assestato due sonore sculacciate e poi, tenendomi le chiappe aperte, ha iniziato a spingere la punta contro il mio buchetto che, di colpo, ha lasciato libero il passaggio a quel mostro. Ho sentito quella trave di carne viva scivolare tutta dentro il mio culo. La sensazione che provavo era quella di esser sventrata ed aperta in due. Ho provato a gridare, ma dalla mia bocca non è uscito alcun suono, mi sono stupita del fatto che, anche in questo caso, quando ho sentito il suo corpo aderire alle mie chiappe, ho avuto un orgasmo devastante che mi ha fatto tremare in maniera incontrollata. Ha preso a limarmi il culo sempre più velocemente, compiaciuto del fatto che ce lo avevo molto stretto.

«Che meraviglia! Che buco stretto! Un culo come il tuo avrebbe dovuto esser aperto da tempo, ma è evidente che quel fesso di tuo marito sicuramente non è capace di godere nello sfondare un culo stupendo come questo. Me lo voglio godere tutto, fino in fondo. Poi ti scarico dentro una sborrata così abbondante che ti sembrerà di aver fatto un clistere.»

Mi pompava il culo così forte, che le mie gambe, per il piacere, hanno quasi ceduto, e lui, nell’afferrarmi per i fianchi, ha fatto un movimento un po’ più brusco e il cazzo è scivolato fuori dal culo ed è entrato di nuovo nella mia fica.

«Va bene anche così! Per ora ti inondo la fica; a farcire il culo ci penserò la prossima volta.»

Piegata davanti a lui, con la testa schiacciata sul cofano, con lui che mi sbatteva sempre più forte, ho raggiunto un altro orgasmo devastante e, improvvisamente, ho sentito un’ondata di calore invadere la mia vagina, mentre lui immobile restava piantato tutto dentro di me.

«Cagna! Senti come ti sto riempendo il ventre! Come le cagne, trattengo il mio cazzo dentro, così il mio seme andrà ad inondare di più il tuo utero.»

Ero come impazzita. Lo sentivo pulsare dentro di me, ad ogni fiotto che riversava nella mia vagina. Siamo rimasti per alcuni istanti attaccati, poi lui ha allungato una mano e, afferrato ciò che restava del mio perizoma, dopo averlo arrotolato tipo tappo, si è sfilato di colpo e me lo ha spinto tutto dentro la fica.

«Tienilo così! Tieni dentro questo tappo come se fosse il nodo di un cane, che ti blocca la fuoriuscita della sborra, perché, come cagna, voglio che resti il mio piacere il più a lungo possibile dentro di te. Poi andrai a casa e lo farai leccare al tuo cornuto, dicendogli che, una di queste sere, verrò a trovarti, per finire ciò che ho appena cominciato.»

«Malferma sulle gambe e con la fica riempita di sborra e di ciò che restava del mio perizoma, sono risalita in auto e lui mi ha lasciato davanti casa.»

Nel sentire quel racconto, mi son ritrovato di nuovo con il cazzo duro e Sara si abbassa e me lo prende in bocca: in un attimo le inondo la gola con il mio ennesimo piacere. Tre giorni dopo, lui è venuto a cena a casa nostra e, appena entrato, ho subito capito che lui era un uomo totalmente diverso da tutti quelli che avevano fino ad oggi scopato Sara: era un vero padrone. Appena entrato, mi ha subito guardato negli occhi e messo in chiaro le sue condizioni.

«Ciao cornuto, spero che avrai concesso a Sara il riposo di cui aveva bisogno, perché questa sera la voglio montare a mio piacimento. Naturalmente, da oggi in poi, tu dovrai astenerti da aver rapporti con lei e, a tal proposito, ti ho portato un regalo che voglio che tu indossi, immediatamente.»

Mentre parlava, era in piedi davanti a me e Sara che era seduta sul divano e, dopo aver scartato il regalo, mi son trovato tra le mani, due cose: una gabbietta di castità ed un collare con il guinzaglio. Ho guardato cercando di capire e lui, senza tanti giri di parole, mi ha ordinato di indossare la gabbietta e di mettere il guinzaglio al collo di Sara, perché, da quel momento, era da considerarsi sua cagnetta personale. Il resto della serata, io nudo con addosso solo la gabbietta, l’ho servito a tavola, mentre Sara stava accucciata ai suoi piedi e lui, di tanto in tanto, le elargiva qualche carezza sulla testa. Dopo cena, tenendola al guinzaglio, l’ha fatta procedere a quattro zampe fino alla camera da letto e, dopo che lei lo ha spogliato completamente, ho potuto ammirare la sua enorme dotazione. Subito sono stato invitato a darmi da fare per farlo eccitare leccando quelle grosse palle e quel cazzo che stava già danno segni di eccitazione. Mentre con la bocca ero intento ad eccitare quel toro, lui, utilizzando la cintura del guinzaglio, si divertiva a frustare il culo di Sara. Naturalmente mia moglie, ad ogni colpo, sembrava godere sempre di più e, quando ha avuto un orgasmo, lui, con un gesto, mi ha spinto di lato e, dopo averla afferrata da dietro, le ha spinto con forza l’enorme palo tutto dentro di lei. Sara ha inarcato la schiena e lui, dopo aver tirato il guinzaglio, le ha ordinato di guaire come una cagna.

«Godi cagna! Senti come ti sfondo? Poi ti farcirò sia il culo che la fica, così che questo cornuto avrà ancora parecchio da leccare.» Ero così eccitato che, senza rendermene conto, sono venuto senza toccarmi, e quando lui se ne reso conto, mi ha frustato con il guinzaglio, mentre continuava a sfondare mia moglie, che godeva all’impazzata. È stata la prima volta di un lungo periodo, durante il quale lui ha goduto con Sara nel trattarla come una cagna e, una sera, ha voluto tenere la sua stalla al completo: le due vacche, zia e nipote, oltre la cagna Sara, mentre io facevo semplicemente il cornuto. Ora, ogni volta che vuole, dispone di Sara a suo piacimento ed io, ogni volta, vengo, senza neanche toccarmi.

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Pausa pranzo al mare

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Ott 16, 2022

È primavera, c’è un sole bellissimo, il cielo e terso, azzurro perfetto.
E io sono in ufficio…
Avrei voglia di fare una passeggiata al mare con te.
Perché no!?
Ti chiamo.
“Vieni a fare un giro al mare con me!?”
“Adesso!? Ma sto lavorando, anzi anche tu dovresti essere al lavoro!!”
“E va beh a che ora finisci oggi?”
“Alle 13 dovrei chiudere il negozio”
“Ok allora prendo qualcosa da mangiare e ti passo a prendere”
“Ma tu non devi lavorare?!”
“Sì … ma… dai c’è il sole… è caldo… ho deciso che per oggi basta, ci vediamo tra poco!”
“Tu sei matto!”
Mi infilo nell’ufficio del capo
“Ho un’urgenza in famiglia, mi tocca scappare di corsa a casa!”
“È successo qualcosa di grave?!”
“Non lo so non ho capito, scusa te lo dico domani ora devo scappare davvero!!”
Raccatto le mie cose in ufficio e scappo letteralmente dal lavoro.
Per domani mi dovrò inventare una scusa plausibile per questa fuga, intanto mi complimento da solo per la mia performance di recitazione improvvisata, che poi ho tante di quelle ferie che bastava chiedere.
Alle 13 in punto sono da te con un pacchetto di pizzette al taglio fumanti e una bottiglia d’acqua.
In pochi minuti siamo al mare, lasciamo le scarpe in macchina e ci incamminiamo a piedi nudi sulla sabbia calda.
È bello il silenzio del mare fuori stagione, gli stabilimenti chiusi, la sabbia liscia, non viene calpestata dall’ultima volta che ha piovuto, ci sono solo le nostre impronte.
Si vedono in lontananza sul bagnasciuga un paio di persone che portano a spasso il cane, per il resto è tutto deserto.
Mettiamo la nostra coperta esattamente a metà strada tra le cabine chiuse e il mare, in un punto in cui la sabbia è perfettamente liscia.
Stiamo in silenzio, non vogliamo rovinare questo silenzio surreale, solo i gabbiani o l’abbaiare lontano di un cane ogni tanto lo rovinano.
Ci sediamo uno davanti all’altro con le gambe incrociate e mangiamo le nostre pizzette guardando il paesaggio e sbirciandoci a vicenda.
Hai un vestito largo colorato chiuso sul davanti da grandi bottoni, sedendoti hai sollevato la gonna e scoperto una buona porzione di cosce bianchissime.
Mi guardi con un misto di sorpresa, curiosità e preoccupazione, le sorprese o gesti impulsivi del genere non sono la mia specialità.
“Avevo solo voglia di stare qui adesso con questo sole con te”
“Sicuro che al lavoro vada tutto bene!?”
“Sì sì non ti preoccupare, tutto benissimo!”
Mi avvicino e ti bacio.
Mi sorridi finalmente tranquilla.
Ti guardo finire di mangiare, adoro quelle labbra carnose.
Raccolgo le cartacce delle pizzette e mi dirigo verso il bidone, potevo farlo dopo, ma mi disturbavano il panorama e poi volevo vederti da lontano.
Quando torno resto un pochino a guardarti da dietro, sei un punto colorato, sulla vastità della sabbia con il mare a fare da cornice.
“Sei bellissima”
“Tutto questo romanticismo oggi!?”
“A dire la verità da qui in piedi ti sto guardando le tette!”
“Ecco il solito scemo!”
Mi siedo davanti a te, ti sorrido e ti slaccio un bottone del vestito
“Fa caldo!”
Mi guardi con la faccia dubbiosa, sai già dove voglio arrivare
Infatti la mia mano non si ferma ad un solo bottone, ma continua, tu mi lasci fare dopo aver controllato che non ci sia nessuno in vista.
Mi fermo solo quando finisco i bottoni.
“E ora?!”
E ora faccio vagare la mia mano sul tuo corpo, accarezzo ogni centimetro di pelle scoperta, girando attorno a quel reggiseno bianco tanto bello, senza toccare neppure quelle mutandine in tinta con il reggiseno, ne sfioro solo i bordi.
Hai la pelle d’oca
Distendi le gambe per permettermi di accarezzarle meglio e piano piano le allarghi.
Ma io faccio finta di non capire la tua richiesta.
Ti distendi del tutto e spalanchi il vestito, sei in mutande e reggiseno, completamente esposta al sole e agli sguardi dei passanti, se ce ne fossero, perché qui non c’è assolutamente nessuno.
“Da lontano potrebbe sembrare un costume no!?”
Ma tu hai gli occhi chiusi e non sembra proprio che sia un problema in questo momento.
Continuo ad accarezzarti tranquillamente mentre tu inizi a muoverti, non riesci a stare ferma.
Vedo che le mutande iniziano a bagnarsi.
Mi devo infilare una mano nei pantaloni per sistemarmi quest’erezione così scomoda nei jeans.
Mi sorridi sorniona.
Le mie mani iniziano ed essere più impertinenti ed iniziano ad accarezzarti da sopra queste mutandine candide, poi stringono quei capezzoli che duri stanno spingendo attraverso il reggiseno, sospiri felice mentre allunghi una mano sul mio pacco.
Torno alle mutandine e strofino dove vedo che si sta allargando piano piano una macchia, sospiri ti piace.
Le scosto e faccio sparire un dito dentro di te.
Mi stringi la mano tra le cosce e mi guardi con ferocia: “Ho voglia!”
Ti alzi, raccatti tutto, ti allacci due bottoni, mi prendi la mano e mi trascini verso le cabine.
Se qualcuno ti vedesse adesso credo non potrebbe mai equivocare le tue intenzioni, il vestito che non nasconde le tue lunghe gambe che quasi corrono e il tuo seno che sta per esplodere dal reggiseno completamente a vista.
Ci guardiamo attorno, le cabine sono tutte sprangate, provi anche a spingere su alcune con la spalla, ma non c’è nulla da fare.
Sul retro vediamo una fila di pedalò, dei pali degli ombrelloni e delle vecchie reti da pesca, sono qui ad aspettare l’estate.
“Lì!”
Raccogli le reti e le lanci tra i pedalò e il retro delle cabine.
“ma non ci copre abbastanza”
“Sì se stai steso!”
Mi spingi sulle reti e mi fai stendere non mi pare il caso di protestare.
Da in piedi ti sfili le mutande poi ti chini su di me e mi togli calzoni e mutande in un solo colpo.
Poi ti siedi su di me e ti impali.
Parti subito con un ritmo forsennato che quasi mi fai male, sono costretto a fermarti perché stai facendo davvero troppo rumore, è vero che non c’è nessuno in giro, ma non si sa mai.
Rallenti e con calma vedo che ti guardi in giro “Sì non siamo del tutto coperti in effetti”
“Cioè ci vedono?!”
“Se ci fosse qualcuno forse vedrebbe me, ma è davvero deserto qua”
Rincominci a muoverti, ti godi la scopata ora, con il sole che ci scalda e questo silenzio irreale.
Ti sfili il vestito e lo metti su un palo affianco a noi senza smettere questo movimento lento quasi ipnotico.
Hai gli occhi chiusi ti stai assaporando questo momento.
Sentiamo dei fischi, qualcuno che richiama il cane, non ci facciamo caso sono lontani.
Sei bellissima, ad occhi chiusi, la bocca socchiusa, le mani sul mio petto e queste tette ancora imprigionate nel reggiseno proprio qua davanti ai miei occhi.
Con un gesto esperto allungo una mano dietro la tua schiena e ti slaccio i gancini facendo cadere il reggiseno lungo le tue braccia.
Apri gli occhi di scatto e mi guardi male poi prendi il reggiseno e lo lanci sul vestito.
Ridiamo ed aumenti il ritmo ma poco dopo sentiamo dei rumori e ci fermiamo di scatto.
Ti schiacci su di me e guardi in giro, non si vede nessuno, ma si sentono dei rumori molto vicini.
Intanto il tipo che richiamava il cane si fa sempre più vicino.
“Deve essere quel cane di merda”
“Non lo vedo!”
Ti stai agitando sopra di me facendomi godere come un matto, te ne accorgi e riprendi a muoverti con più ritmo.
Sentiamo lo zampettio del cane deve essere una robina piccola anche se il padrone sta richiamando Zeus.
“Ecco Zeus!”
Il cane è comparso alle tue spalle è un bastardino brutto e magro con la lingua fuori e gli occhi puntati verso il tuo culo che si muove con sempre più foga, sei schiacciata sopra di me e muovi solo il culo.
Mi viene da ridere pensando a Zeus e Apollo i cani di Magnun P.I.
Credo che il cagnino si stia eccitando perché non si muove di un pelo, sembra ipnotizzato.
Sento che il padrone è sempre più vicino, ma il cane non si muove, agito un piede e gli faccio cenni con le mani ma non si muove.
Cerco qualcosa con le mani da lanciargli, visto che tu non hai nessuna intenzione di fermarti o tanto meno aiutarmi, trovo un pezzo di stoffa lo appallottolo e lo lancio contro il cane che si spaventa e scappa, solo quando le vedo in volo capisco che ho lanciato le tue mutandine.
Il cane continua a comparire e scomparire, lo sento che corre eccitato qua attorno, mentre sento la voce del padrone avvicinarsi, poi il silenzio, il tuo ansimare nelle mie orecchie e lo sbattere del tuo bacino sul mio non mi fanno sentire bene, sono schiacciato sotto di te e non vedo nulla se non il cielo azzurro e questa catasta di pali.
Sento del parlottare basso intuisco delle parole come “scappato” “dispettoso” ”si bravo cucciolo, grazie è un bel regalo” “dai andiamo via” deve essere il padrone che è riuscito ad agguantare il cane e lo sta portando via, infatti si sente il suo guaito di protesta che si allontana sempre di più.
“Credo non ci sia più nessuno” te lo bisbiglio nell’orecchio.
Ti sollevi su di me, guardi in giro ed inizi una cavalcata inarrestabile, allarghi le braccia e ti aggrappi dove puoi le faccia arrossata dall’eccitazione verso il sole, le tette che ballano libere.
Una visione celestiale, inizio a spingere senza pietà anche io e basta poco per farci raggiungere un orgasmo sconvolgente. Restiamo ancora qualche secondo così nudi a goderci il sole poi incominciamo a vestirci.
Sono curioso di capire cosa ha visto il padrone del cane e guardo per terra le orme lasciate sulla sabbia, il cane ha fatto un gran casino tutto intorno, la sabbia è tutta smossa, ma si vedono anche delle orme di scarpe da tennis che arrivano dal mare e spariscono poi dietro le cabine, provo a ripercorrere il suo percorso guardando il posto dove eravamo noi…
Mi guardi interrogativa: “Allora David Crockett che dici? Abbiamo dato spettacolo!?”
“Se il tipo era più basso di me non ha visto nulla”
“Se era alto come te? quindi abbondantemente nella media nazionale…”
“Ecco in questo caso… se non ha visto noi ha intuito che succedeva anche perché il tuo reggiseno e il vestito si vedevano benissimo… ma se era anche solo un pochino più alto di me…”
Mi metto in punto di piedi per sottolineare la cosa.
“Capito in questo caso come minimo si è goduto lo spettacolo del mio culone bianco…”
“Come minimo…”
“Ma invece le mie mutandine dove sono!?”
“Non sono lì?!”
“No non le trovo”
“Ecco allora possiamo escludere che il padrone non si sia accorto di nulla”
“Figura di merda!”
“Beh in fondo non abbiamo mica dato un brutto spettacolo anzi il tuo culo è di per se uno spettacolo!”
“Sì fai lo scemo tu, dai andiamo a prendere un gelato!?”
Siamo seduti al tavolino della gelateria
“Zeus buono, dai fermo!” è una voce dietro di me.
Vedo che ti blocchi e diventi tutta rossa, poi piano piano rincominci a mangiare il gelato con lo sguardo basso.
Non mi volto, “È alto?”
“Molto!”
“Ti ha riconosciuta!?”
”Direi proprio di si”
“Sei sicura!?”
“Certo mi ha sorriso e poi secondo te quante donne ci sono con un vestito così in questo posto desolato!?”
“Hai ragione”
Sento che esce dalla gelateria e lo vedo passare affianco alla vetrina, è un signore distinto vestito abbastanza elegante sarà alto poco meno di due metri in una mano il guinzaglio di Zeus nell’altra stringe un fazzoletto bianco che si porta al viso sorridendo.
Tu sbianchi vedendo quel gesto.
“Non era un fazzoletto vero!?”
“No…”

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Una vacca in fiera.

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Ott 16, 2022

Mi chiamo Olga, 46 anni, alta 1,70, bionda, occhi azzurri, una buona quarta di seno, un bel fisico snello dalle cosce lunghe e un bel culo a mandolino. Da 24 anni sono sposata con Piero, bel maschio, alto, forte, spalle larghe, capelli e occhi scuri, e una bella dotazione fra le gambe, che sa usare benissimo, perché sessualmente parlando è un vero maiale! Dalla nostra unione è nata Lucia, che ha 22 anni, anche lei una bella ragazza e, fisicamente, mi assomiglia molto.

Io e mio marito abbiamo un grande negozio di antiquariato, abbastanza conosciuto sia su internet, che nella nostra città; spesso e volentieri partecipiamo a fiere o mostre, dove esponiamo gli oggetti di antiquario più pregiati e otteniamo sempre un buon successo, sia di pubblico che di gradimento per la merce. Come già detto mio marito è un vero porco e, ritrovandosi una moglie decisamente avvenente, si dà da fare per esibirla e, riconosco, la cosa non mi dispiace affatto. Fin da subito, da quando ci sposammo, lui ha voluto che indossassi abiti molto succinti, tacchi molto alti e, soggettivamente, la cosa mi ha sempre eccitato molto. A letto non gli ho mai negato nulla, ogni mio buco è stato oggetto del suo desiderio ed io ne ho tratto sempre molto piacere nel sentirmi riempire dalle ondate di sperma che lui mi ci riversava dentro. Circa un mese fa, però, mi sono accorta che c’era una cliente che veniva sempre in negozio, soprattutto ogni volta che io ero assente, e la cosa mi ha un po’ insospettita: non sono gelosa, diciamo, però, che non mi piace esser trattata da stupida. Apparentemente è una donna che veste in maniera banale e semplice, nulla che attiri l’attenzione di un maschio, ma la sua aria ingenua, non mi ha convinto per niente e così, una mattina, ho finto di essere assente e, dopo essermi appostata nelle vicinanze del mio negozio, l’ho vista arrivare ed entrare dentro rapidamente. Ho fatto il giro dell’isolato e sono entrata dal retro del negozio dove abbiamo un grande magazzino e, silenziosamente, mi sono addentrata all’interno del locale: non ho dovuto fare molta strada, perché ho visto Piero, seduto su un grosso divano ricoperto da un telo, con i pantaloni abbassati e la zoccola che, inginocchiata fra le sue gambe, gli succhiava avidamente il cazzo. Devo ammettere che ci sapeva veramente fare, perché prendere in bocca tutto il cazzo di mio marito non è cosa facile, non solo perché piuttosto lungo, ma anche abbastanza largo, laddove la tizia se lo infilava in gola con una certa disinvoltura, che faceva pensare quanto la puttana fosse allenata. Dopo averlo leccato e succhiato, la troia si è sollevata la gonna e inginocchiata sul divano, volgendo le spalle a Piero, lo ha esortato a penetrarla.

«Dai, prendimi! Spingimi il tuo cazzone tutto dentro nel culo! Sei un porco! Lo so che ti piace, sfondarmi il culo perché tua moglie non te lo concede mai!»

Cosa? Ma che diavolo sta raccontando? Io non gli do il culo? Ma se è la prima cosa che si è preso da quando stiamo assieme. Quando l’ho conosciuto ero vergine e, per timore di restare incinta, gli ho subito concesso il culo e lui racconta a questa sciacquetta da due soldi, che non gli do il culo? Mi viene quasi voglia di uscire dal mio nascondiglio e dirgliene quattro! Invece resto in silenzio e, nonostante il furore e la rabbia che provo, osservo compiaciuta mio marito, che monta quella vacca e le sfonda il culo con un certo ardore; la cosa mi riempie stranamente d’orgoglio, perché vedo la vacca che subisce la monta di mio marito e la cosa mi fa illanguidire, con conseguente lago fra le cosce, perché conosco a menadito quello che lei sta provando in quel momento. Silenziosamente me ne vado e rimugino, dentro di me, come fare per pareggiare il conto. Volutamente, da brava carogna, dal giorno che l’ho visto scopare dentro il magazzino con quella zoccola, gli sono stata praticamente sempre appiccicata addosso, facendo in modo che non avesse mai un momento libero per potersi dedicare a quella puttana, che si gode il mio uomo e, nello stesso tempo, gli ho negato sia fica che culetto, adducendo, di volta in volta, una scusa sempre diversa ed ho potuto notare che questa sua forzata astinenza lo ha fatto un po’ innervosire e questo mi è piaciuto molto, perché, fin quando non avrò l’occasione di pareggiare il conto, cercherò di farlo soffrire il più possibile. L’occasione giunge qualche settimana dopo, quando finalmente viene pubblicato il calendario delle varie mostre e fiere antiquarie, che si svolgeranno fra le varie città della nazione, e dobbiamo decidere a quale partecipare. In particolare ce n’è sono due a cui abbiamo sempre partecipato, ottenendo un grande successo sia come vendite, che come ricaduta di presenze nel nostro negozio. L’unico problema però è che, entrambe, avvengono praticamente nello stesso giorno o periodo e questo ci crea qualche problema. La prima è una mostra di mobili d’antiquariato per la quale abbiamo già preparato una bella raccolta di pezzi, che sicuramente susciteranno l’interesse di chi li vedrà esposti, mentre la seconda è una vera e propria fiera antiquaria, dove, lo scorso anno, abbiamo venduto tanti piccoli oggetti, ricavandone un cospicuo profitto.

«Potremmo dividerci e partecipare ad entrambe le fiere. Io potrei andare con il camion carico di mobili alla mostra, mentre tu con il furgone potresti andare alla fiera e, poiché la mia dura un giorno in meno rispetto alla tua, l’ultimo giorno potrei raggiungerti e tornare insieme a te.»

Lo guardo e, dentro di me, sento un moto di rabbia che soffoco, perché il porco, avrà sicuramente un paio di giorni da passare insieme a quella zoccola che si sta scopando alle mie spalle. In effetti io dovrò partire il venerdì mattina, per tornare il lunedì sera, mentre lui partirà il sabato mattina per tornare la domenica e questo veramente mi suscita rabbia, che però domino senza lasciarla trasparire.

«Certo, potremmo fare così, l’unica cosa è che, guidare il furgone, mi rimane sempre un po’ difficoltoso.»

Lui sorride e mi dice che in fondo è come guidare la mia smart, con l’unica differenza che è semplicemente più lungo è più grande. Lascio perdere e decido di meditare vendetta. Ci organizziamo e, quando viene il giorno della partenza, il venerdì mattina mi alzo molto presto e, dopo una breve doccia, esco in camera nuda, sotto lo sguardo di lui che subito mi mostra il suo cazzo teso e duro, ma che io ignoro volutamente, tanto sono consapevole che appena uscita, lui chiamerà la zoccola per potersi finalmente sfogare dopo la lunga astinenza cui l’ho sottoposto. Apro l’armadio ed indosso una mini di jeans molto corta, sotto uno string assolutamente invisibile e, sopra, un reggiseno sottilissimo, che viene coperto da una camicetta bianca, tenuta chiusa con solo due bottoni.

«Accidenti! Ma sei sicura che vai alla fiera e non a portare “Olga in fiera!” Mi sembra quasi che la merce da esporre sia più la tua che quella che abbiamo nel furgone.»

Mi giro e lo fulmino con uno sguardo.

«Di cosa ti lamenti? Non è così che mi son sempre vestita ogni volta che siamo andati insieme in fiera? Non ti è sempre piaciuto mostrare quella troia di tua moglie, per far accrescere l’interesse verso il nostro banco ed aumentare i ricavi? In ogni caso, quando deciderò di mettere “Olga in fiera “, sta tranquillo che sarò io a stabilire, sia il prezzo, che a scegliere l’acquirente e, in ogni caso, ci sarà un toro che avrà delle corna veramente spettacolari, degne di quelle che porta quella vacca di sua moglie!»

Mi guarda stupito, cercando di capire il doppio senso della mia affermazione, ma non gli concedo la possibilità di approfondire, perché gli concedo giusto il tempo di indossare un paio di sandali a zeppa, che inarcano ulteriormente il mio culo per poi salutarlo e andarmene. Durante il tragitto decido di verificare se il mio outfit è tale da attirare lo sguardo di qualche maschio e così mi fermo ad una stazione di servizio con annesso bar e, dieci minuti dopo, quando esco ho lo string completamente zuppo dal piacere che ho provato nel costatare che, nel raggio di un centinaio di metri, tutti i maschi che hanno posato il loro sguardo su di me, mi hanno praticamente ingravidata. Giungo a destinazione e mi reco nel punto dove si svolgerà la fiera e scopro che è posta in una zona nuova, di recente costruzione, appositamente creata per fiere ed esposizioni, con degli enormi capannoni, al cui interno possiamo creare i nostri stand. Un solerte vigile urbano, dopo aver registrato i miei dati ed incassato la tassa d’iscrizione, con gli occhi incollati al mio culo, mi indica il posto dove dovrò parcheggiare il mio veicolo, all’interno dell’enorme capannone. Quando giungo nello spazio a me assegnato, scopro che mi troverò in mezzo a due altri espositori: sul mio lato destro, un bel numismatico sulla cinquantina, mentre, sul lato sinistro ci sono due giovani ragazzi sulla trentina, che vendono dischi in vinile e, quando mi vedono parcheggiare il veicolo, in mezzo al loro, tutti e tre si danno un’occhiata veramente compiaciuta e subito mi aiutano a sistemare i miei espositori e, ogni volta che mi piego per prendere una scatola di oggetti da esposizione, vedo con piacere che le mie splendide cosce, viste da dietro, così come le mie chiappe, che si intravedono sotto la mini, provocano esattamente l’effetto che mi ero proposta: far gonfiare i loro pacchi! Abbiamo giusto il tempo di sistemare la nostra merce che subito comincia ad arrivare gente e, per tutta la giornata, è un continuo via vai di visitatori che, ben presto, si interessano molto all’oggettistica da me esposta. Il numismatico, che si chiama Andrea, è il primo che mi offre il caffè, dopo che, ripetutamente, gli ho cambiato banconote per dare il resto, in quanto lui è a corto di moneta contante. Invece i due ragazzi, Luca e Matteo, mi offrono il pranzo. Riusciamo a consumare solo un paio di tramezzini, perché per tutto il giorno, l’affluenza della gente ci tiene impegnati. Giunti alla fine della giornata, posso constatare di aver fatto ottimi affari e, mentre la mostra chiude i battenti del primo giorno, Andrea mi chiede dove passerò la notte.

«In genere dormo nel furgone, perché, abitualmente, queste fiere si tengono in zone molto aperte, dove non c’è sorveglianza, ma credo che questa sera dovrò trovarmi un albergo, perché dormire qui dentro significherà soffocare dal caldo e, inoltre la nostra merce è al sicuro, in quanto questo centro fieristico, oltre ad essere idoneamente recintato, è anche munito di un sistema di sorveglianza, da quanto ho capito.»

Mentre parlavo con lui, si è avvicinato anche Matteo e subito mi propone di dormire laddove loro hanno prenotato una camera. Accetto volentieri, ma, dopo aver prenotato la camera, chiedo come fare per chiamare un taxi per poter raggiungere la struttura, ma Luca propone di andare tutti insieme, perché lui è munito di un’autovettura. Sistemate le nostre mercanzie, tutti e quattro usciamo dal centro fieristico e Andrea, con una certa galanteria, prende il mio trolley e lo porta fino all’auto.

«Conosco un ristorantino da queste parti, dove si mangia della carne alla griglia davvero ottima. Che ne dite di andarci tutti e quattro, dopo esserci dati una bella rinfrescata.»

Naturalmente tutti abbiamo accettato e, giunti in albergo, ho notato che la mia camera era posta esattamente come in fiera, fra quella di Andrea, e quella dei due ragazzi. Ho fatto una rapida doccia e, poiché era abbastanza caldo, ho indossato un vestito di lino bianco, sotto cui si intravedeva solo un sottile perizoma dello stesso colore. Ai piedi ho calzato dei sandali con tacco 12, un filo di trucco, un lieve tratto di rossetto sulle labbra, e sono uscita ad aspettare i miei amici. Quando sono uscita dall’albergo, li ho trovati tutti e tre appoggiati all’auto che mi aspettavano e, subito, si sono complimentati con me per la mia bellezza. Anche in quest’occasione son salita davanti ed ho notato che Luca, alla guida, ha indugiato a lungo con lo sguardo sulle mie cosce in bella mostra. Mi son sentita subito fiera del risultato ottenuto e, una volta giunti nel ristorante, abbiamo dovuto aspettare che si liberasse qualche tavolo, per cui ci siamo seduti al bar ed abbiamo consumato un aperitivo. Andrea era molto incuriosito dal fatto che ero sola, perché si ricordava di me ad una procedente fiera, dove c’era anche mio marito.

«Lui è impegnato nella mostra antiquaria e, così, quest’anno abbiamo deciso che sarei venuta da sola alla fiera che si tiene in questo paese, in onore del loro patrono. Però, se vi dispiace che manca mio marito, posso chiedere a lui di venire qui, al posto mio.»

La mia battuta è servita ad instillare una certa ilarità nel gruppo che, dopo le risate, ha fatto loro affermare che andavo benissimo io, anzi, Luca ha detto che, essendo la prima volta che veniva a questo genere di manifestazioni, si sentiva molto onorato di aver fatto la mia conoscenza. Abbiamo iniziato a cenare e l’atmosfera conviviale si è ancor più accresciuta con parole dai doppi sensi, quando io ho ordinato un filetto di manzo, quasi al sangue, cui è seguita la sottolineatura di Matteo.

«Occhio ragazzi! Alla signora piace il filetto di manzo, quasi al sangue.»

Andrea ha sorriso, dicendo che, per una bella signora come me, di filetti poteva trovarne tanti, più o meno cotti, a suo piacimento. Abbiamo continuato a scherzare su questa battuta, con Luca che ha detto che anche a lui piaceva la carne di manza, perché la vacca matura, era di gran lunga meglio della giovane vitellina tenera, ma con poco sapore.

«Ora basta ragazzi! Se continuate a prendermi in giro così, finirò con l’offendermi: mi state dando della vecchia, anzi, della vecchia vacca!»

Tutti e tre si sono guardati in faccia e, sollevato il calice, Andrea ha proposto un brindisi.

«Non sei affatto vecchia e, sul fatto della “vacca”, senza offesa: tutti e tre speriamo proprio che tu possa esserlo, perché sei talmente seducente da indurci a sperare che almeno uno di noi, questa notte, possa avere il piacere di condividere il letto con te, letto che, diversamente, sarebbe sciaguratamente vuoto.»

Li ho guardati tutti e tre in faccia, mentre sorseggiavo il mio vino e, dentro di me, ho avvertito un impulso inarrestabile: non sapendo chi scegliere dei tre, ho deciso che li avrei avuti tutti e tre insieme. Finita la cena, li ho pregati di riportarmi in albergo, perché mi sentivo alquanto stanca e brilla, così loro, senza nessuna obiezione, sono tornati con me in hotel. Giunti davanti alle nostre camere, poiché io avevo una matrimoniale, li ho invitati ad entrare ed a farmi compagnia. Appena dentro, Andrea ha aperto il minibar e, mentre continuavamo a scherzare briosamente, abbiamo dato fondo ai liquori che vi erano e, questo, ha sciolto un po’ i miei freni inibitori, perché, dentro di me, sapevo che avevo tutto il diritto di pareggiare il conto con mio marito. Dal momento che lui mi cornificava da tempo, non trovavo affatto sconveniente di trovarmi con tre maschi insieme: sentivo che questo mi rendeva, in qualche modo, giustizia. L’unica cosa è che, essendo loro in tre, potevo apparire effettivamente “vacca”. Ad un tratto, Andrea si è trovato in piedi dietro di me ed ha allungato le sue braccia ai miei fianchi e mi ha stretto a lui, sempre voltata di spalle. Ho avvertito qualcosa di duro premere sul solco delle mie natiche e, subito, mi sono sentita bagnare, perché doveva esser qualcosa di veramente notevole. Luca lo ha imitato e abbracciandomi da davanti, mi ha fatto sentire il suo pacco abbastanza consistente, premere contro la mia pancia, e quel contatto è bastato a farmi sentire le gambe molli: ho sentito forte il desiderio di godere con loro. Senza dir nulla, in un attimo, ci siamo spogliati, e mi sono trovata seduta sul letto con loro tre in piedi, davanti a me. Andrea al centro, Luca a destra, e Matteo a sinistra. Andrea è sicuramente il più dotato dei tre, il suo cazzo è grosso sicuramente come quello di mio marito, mentre Luca sembra averlo il più lungo di tutti, ma anche quello di Matteo non è da meno. Me li offrono da succhiare, con Andrea che appoggia la mano sulla mia testa e la spinge in modo che la mia bocca si alterni sulle loro cappelle.

«Brava! Succhiali e leccali bene, perché questa notte ti facciamo impazzire!»

Mi sento un lago fra le cosce. La mia fica schiuma e si contrae ritmicamente, ad ogni affondo dei loro membri nella mia bocca. Dopo averle leccate tutte, Luca mi spinge sul letto e, una volta distesa, mentre continuo a leccare gli altri due inginocchiati ai miei fianchi, lui infila la sua testa fra le mie cosce e subito mi fa gemere di piacere, quando affonda la lingua fra le labbra della mia fica, leccandomi in maniera appassionata. Godo a ripetizione e, ben presto, raggiungo un orgasmo che mi fa tremare tutta, urlando a bocca piena del cazzo di Andrea.

«Ragazzi è stupenda! Questa vacca è veramente fantastica! Me la voglio godere subito!»

Le parole di Andrea mi eccitano ancora di più. Lui si distende supino e mi trascina su di sé per farsi cavalcare. Sento la punta di quel meraviglioso palo di carne infilarsi con forza dentro di me e scivolare fino in fondo, mentre lui afferra con forza i miei seni e me li strizza, donandomi ancora altro piacere.

«Che meraviglia! Questa troia è talmente bagnata che mi sembra di avere infilato il cazzo nel burro!»

Gli altri due sono in piedi ai miei lati e alternano i loro cazzi nella mia bocca, mentre io prendo a galoppare su e giù sopra quella verga che mi scopa alla grande. Ben presto, un nuovo orgasmo scuote il mio corpo e, sfilatomi il cazzo dalla bocca, urlo il mio piacere a pieni polmoni.

«Vengo! Oddio sto godendo ancora! Scopatemi ancora più forte!»

Sono in preda ad un raptus erotico che stravolge il mio corpo e abbatte ogni ulteriore remora o titubanza: ora voglio godere, voglio assaporare il piacere che questi tre maschi sapranno darmi. Dopo l’orgasmo, Luca, mi spinge a sdraiarmi sul corpo di Andrea e, inginocchiato dietro di me, sento che lascia colare un po’ di saliva nel solco delle natiche e poi, con la punta del cazzo, la spalma sul mio buco del culo, per poi, lentamente, affondare il suo lungo randello dentro di me. Lo sento scivolare nel mio culo senza troppa difficoltà e anche lui ne è piacevolmente stupito.

«Caspita, ragazzi! Questa vacca ha il culo così aperto che sono entrato senza nessuna difficoltà! Dev’esser così abituata a prenderlo nel culo che sicuramente ci gode anche tantissimo.»

Ora mi pompano con forza i loro cazzi nei miei buchi, facendomi godere moltissimo, mentre Matteo continua ad offrirmi il suo cazzo da succhiare. Godo e urlo il mio piacere, sia a bocca piena che a voce alta e, dopo un ennesimo orgasmo, si scambiano di posto. Ora è Andrea che, dopo essersi sfilato da me, mi ha fatto girare e, pur restando sdraiato, mi ha infilato il suo randello in culo. Nonostante fosse già abbastanza aperto, ho sentito quella grossa mazza entrarmi con decisione fino in fondo e poi è stata la volta di Matteo che, inginocchiato fra le mie cosce, mi ha spinto il suo cazzo tutto in fondo alla fica, facendomi urlare per il godimento provato. Si sono alternati altre due volte nei miei buchi e, alla fine, tutti e tre, dopo avermi fatto sdraiare in mezzo a loro, hanno ricoperto il mio corpo di sborra calda. Dopo che sono venuti, li ho alternati fra le mie labbra, succhiando e raccogliendo il loro nettare fino all’ultima goccia. Per le tre sere successive, abbiamo ripetuto questo gioco con estremo piacere per tutti e, quando son tornata casa, mi sentivo davvero soddisfatta per quello che avevo fatto, ma non ho detto niente a mio marito, ma lo farò presto, perché abbiamo in programma, fra un paio di settimane, un’ennesima fiera dove saranno presenti anche i miei tre amici e, a quel punto, informerò mio marito che la sua adorabile vacca ha avuto molto successo in fiera.

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Age Is Just A Number After All?

Posted by admin under Incontri Erotici on domenica Lug 17, 2022

I am very serious looking and just looking for someone I can share everything with. So I'm looking for a man, age and appearance are not important, I am from the inside, after all what good is a beautiful outside if the inside is just not good? By the way, my name is Lindy, I am 30 years old and I come from Heemskerk. Are you someone who really wants to build something serious and look to the future with me? Love Lindy

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