Mia figlia si sposa, ultima parte. Una famiglia incestuosa

Posted by admin under Incontri Erotici on giovedì Ott 27, 2022

Esco dalla casa di Michele e ritorno alla mia abitazione. Quando entro cerco mia moglie e sento che sta parlando al telefono in giardino: così entro nel mio studio e, mentre lascio una cartella con dei documenti sulla scrivania, dalla finestra aperta mi giunge la sua voce e sento che sta parlando in maniera allegra e felice con qualcuno.

“Certo, amore mio, certo che lo faremo. Si gioia del mio cuore, farò tutto quello che vuoi. Non ti preoccupare, non avremo problemi, tanto lui nemmeno se ne accorge. Ti amo da impazzire!”

Resto basito nel sentire questa conversazione e, silenziosamente, riprendo i miei documenti ed esco di casa. Mi siedo nell’auto tenendo il telefono in mano, simulando una telefonata, mentre in realtà sto cercando di riflettere su ciò che ho appena scoperto. Sono un cornuto! Dopo un attimo di stupore, le mie riflessioni mi portano ad altre considerazioni. Non me ne importa nulla, perché in fondo non ho di che lamentarmi su mia moglie; infatti, in quest’ultima ventina di giorni, si era detta sorpresa dalle mie rinvigorite prestazioni e pretendeva che ogni sera le fornissi la sua razione di sesso, cosa cui ho assolto sempre con estremo impegno e piacere. Inoltre, non posso certo biasimare me stesso per aver continuato ad avere una relazione con mia figlia, fino al punto di ingravidarla, ed ora che si prospetta anche l’ipotesi di ingravidare anche mia nuora, non posso certo pretendere la fedeltà assoluta di mia moglie. L’unica cosa che mi infastidisce un po’, sta nel fatto che, se io l’ho tradita, l’ho fatto all’interno delle mura domestiche, mentre lei lo fa con qualcuno di questa città che, probabilmente, incontrandomi o guardandomi in faccia, potrebbe benissimo darmi del cornuto e, questo, in fondo, è una cosa che mi infastidisce molto. Dopo qualche minuto rientro in casa e lei mi accoglie sempre in maniera dolce e calorosa. Dopo cena, la lascio sul divano a seguire una delle puntate della sua soap preferita e me ne vado a letto. Mi addormento, ma dopo un po’ di tempo vengo destato dalla piacevole sensazione di sentire una bocca che mi sta succhiando il cazzo. Quando apro gli occhi, trovo lei che, nuda, mi sorride e si impala su di me, godendo quasi istantaneamente. Vengo colto da una strana sensazione, come una specie di rabbia che mi spinge a scoparla con vigore. L’afferro per i fianchi e la metto sotto di me, poi inizio a pomparla come un toro scatenato, mentre, nella mia mente, prende forma l’immagine di lei sbattuta da un altro maschio e questo, unito al fatto che la sento godere e urlare di piacere, all’improvviso, mi provoca una eiaculazione che le riverso tutto dentro. Sfinito, mi sdraio al suo fianco, lei appoggia la testa sul mio petto e, dopo avermi dato alcuni baci, solleva lo sguardo incrociando il mio.

«Amore, sei stato magnifico! Cioè lo sei sempre, ma questa sera sembrava che avessi uno stimolo in più. Ho avuto l’impressione come se mi stessi scopando in maniera più forte e vigorosa. Posso sapere cosa ti ha scatenato questa rinnovata vigoria erotica?»

La guardo e, per un attimo, penso di restare in silenzio, poi, al contrario, decido che in fondo vale la pena di azzardare un po’.

«Mi fa piacere sapere che ti è piaciuto il mio modo di scoparti; in effetti avevo in mente una strana idea che scaturisce da un semplice e banale fatto avvenuto oggi. Nel cantiere è venuta una signora per concordare alcuni dettagli e rifiniture del suo appartamento e, mentre parlava con il mio geometra, ho notato che fra di loro vi era una certa complicità. Nulla di particolare, ma questa sera, mentre facevo sesso con te, stranamente ho immaginato che quella signora fossi tu e che, in qualche modo, fossi l’oggetto del desiderio di un’altra persona. Comprendo il tuo stupore, ma ti assicuro che questa cosa mi ha, in qualche modo, eccitato in maniera così evidente che te ne sei accorta anche tu.»

Lei mi guarda, sorride e mi dice che, se le mie fantasie hanno il potere di trasformarsi sempre in momenti di così intenso piacere, son libero di fantasticare su qualunque cosa. L’indomani, mentre sono al lavoro, mi giunge un messaggio di Lucrezia che mi chiede se nel pomeriggio posso passare a prendere un caffè da lei e, quando la raggiungo, mentre siamo seduti a sorseggiare il caffè, lei mi guarda con uno sguardo un po’ teso.

«Scusami, Carlo, se ti ho fatto venire oggi, ma volevo dirti che ieri non sono stata completamente sincera con te. Come ti ho detto, io e Michele abbiamo deciso di avere un altro figlio, ma a lui ancora non ho detto che avrei chiesto il tuo aiuto, mentre ieri ti avevo detto di averlo già fatto e, poiché oggi mi sono arrivate le mestruazioni ed è più di un mese che non uso precauzioni, questo significa che, anche questa volta, non è riuscito a mettermi incinta. Anche se la volta precedente si è dimostrato subito contento di accettare che fosse mio padre ad aiutarlo di ingravidarmi, ora mi son convinta che questo fatto, un po’ lo ha cambiato. Naturalmente adora Lucilla, è un padre meraviglioso, ma questa volta, in qualche modo, vorrei risparmiargli, se possibile, la sensazione che non sia stato in grado di assolvere al suo dovere. Ne consegue che, a partire dai prossimi giorni, cioè il tempo che manca al nostro matrimonio, vorrei che, in qualche modo, fossi tu ad aiutarmi a realizzare questo progetto. Inoltre c’è una cosa che vorrei chiederti, ma forse sto esagerando: poiché non ho più mio padre, mi piacerebbe che fossi tu ad accompagnarmi all’altare. Ne ho parlato con mia madre e, nonostante sia molto dispiaciuta per la perdita, si è detta molto contenta che fossi tu ad assolvere a quest’incombenza. Di questo ne ho già parlato con Michele che si è detto assolutamente contento se ciò avvenisse.»

Rifletto un attimo sulla sua proposta e le confermo che ne sarei immensamente onorato. Per quanto concerne il discorso gravidanza, ritengo che se lei sarà in grado di alternare le mie sborrate con quelle di Michele, difficilmente lui se ne accorgerà e, questo, forse, gli eviterà un possibile trauma. Passano i giorni e fervono i preparativi per il matrimonio; di frequente mi trovo anche in compagnia di Anastasia, la madre di Lucrezia. È una bella donna prossima alla cinquantina, la classica bellezza mediterranea, con capelli neri e le curve tonde, ma non è assolutamente grassa, anzi, potrei dire che è piena nei posti giusti. È leggermente più bassa della figlia, sopperisce a questa carenza calzando scarpe dai tacchi veramente alti e, cosa che non passa inosservata, è il suo splendido seno, sicuramente una quinta abbondante. In più di una occasione l’ho accompagnata a casa ed ho notato come, in qualche modo, la signora si è fatta notare anche da me e, alla fine, ho avuto quasi la sensazione che volesse una bella spazzolata anche lei. Dopo i primi giorni di tranquillità, Lucrezia mi ha comunicato che erano finite le mestruazioni, quindi potevamo dare inizio al nostro progetto. Passano due giorni, durante i quali non riesco a liberarmi dai vari impegni, ma nel terzo lei mi manda un messaggio, dicendomi che mi sta aspettando ed è impaziente di sentire il mio cazzo dentro di lei. L’occasione si prospetta di pomeriggio e, quando entro, resto piacevolmente sorpreso nel vederla davanti a me. Mi stava aspettando dietro la porta di casa già nuda, fresca e profumata, già pronta per farsi montare. Era magnifico constatare che si era preparata per me. Appena chiusa la porta, mi ha tolto la giacca, la cravatta, la camicia ed i pantaloni e mi ha condotto in camera da letto; mi ha obbligato a mettermi seduto sul letto ed ha cominciato a succhiarmi cazzo e testicoli con estrema voracità. Era veramente affamata. Subito mi son ritrovato con la verga bella dura sotto le esperte leccate di questa femmina, che riusciva a infilarsi in gola tutto il mio cazzo con estrema disinvoltura. Poi mi è salita addosso, impalandosi sul mio palo duro e svettante. Ha iniziato a muoversi su e giù, tenendomi le braccia al collo, mentre mi baciava dappertutto ed ha iniziato a gemere e godere.

«Fantastico! È semplicemente meraviglioso sentirlo arrivare fino in fondo. Tuo figlio lo ha grosso come il tuo, ma non ha la stessa lunghezza, forse è superiore in circonferenza, ma il tuo arriva così ben in fondo, che la punta mi accarezza la cervice dell’utero, dandomi sensazioni da impazzire.»

Le ho lasciato assaporare due orgasmi, poi, dopo averla rigirata e messa sotto di me, ho preso a pomparla con vigore e lei ha cominciato ad incitarmi a scoparla più forte ed a riempirle il ventre.

«Voglio che ti svuoti dentro di me e mi riempi col tuo seme! Voglio esser ingravidata da te! Non puoi capire quante volte l’ho sognato, desiderato e voluto.»

La sbatto con più forza e, poi, d’un tratto mi svuoto dentro di lei, fornendole il più suggestivo tra i piaceri. Resto piantato dentro di lei, fin quando sento la mia verga cominciare ad aver qualche cedimento e, solo allora, mi sfilo e lei, prontamente, me lo prende in bocca, lo lecca e lo succhia, lasciandomelo perfettamente pulito. Svolto il mio ruolo di stallone, le do un bacio e me ne vado. Per alcuni giorni abbiamo ripetuto lo stesso copione, mentre lei mi informava che, la sera, al rientro di Michele, si faceva chiavare immediatamente da lui ed inondare il ventre, proprio come avevo già fatto io. Poi mi ha fatto notare di esser giunta nei tre giorni più fecondi del suo ciclo e che sarebbe stata opportuna un’intensa irrorazione di sperma, per poter esser certi di esser fecondata. L’occasione ce l’ha procurata proprio Michele, comunicando di assentarsi per il weekend per seguire una gara motociclistica, sport di cui è molto appassionato. Anche Adele sparisce per tre giorni, dicendo di voler passare il weekend insieme alle sue amiche in quella spa dove sono state l’altra volta, per prepararsi al meglio in vista dell’imminente matrimonio. Lucrezia provvede ad affidare Lucilla a sua madre Anastasia e, quando la raggiungo, nel pomeriggio, del venerdì, inizio un vero proprio “tour de force” sessuale, che mi porta a scoparla fino a domenica pomeriggio, sborrandole dentro per nove volte. Quando rientro, la domenica sera in casa mia, mi siedo nel mio studio e mi organizzo per il giorno successivo, preparando i documenti di cui avrò bisogno l’indomani. Mentre sono intento ad organizzarmi, sento rientrare Adele, che parla allegramente al telefono con qualcuno e sento solo un frammento del loro discorso.

“Certo che è stato bellissimo! Ti assicuro che è stato veramente emozionante! Certo, gioia mia: mi hai fatto avvicinare alle vette del paradiso!”

Stupito, resto in silenzio, mentre lei passa oltre il corridoio ed entra in camera nostra. Avverto, dentro di me, una sensazione contrastante. Come la volta precedente, non è tanto il fatto di sapere di aver le corna che mi dà fastidio, ma la consapevolezza che il suo amante la fa veramente divertire, mentre io, in questi ultimi tempi, non le ho mai fatto mancare il sesso, facendola sempre godere in maniera intensa ed appagante, cosa di cui anche lei si è complimentata con me. Resto ancora un po’ di tempo in silenzio a riflettere e, quando entro in camera, lei sta già dormendo. La settimana successiva scorre veloce fra ultimi preparativi, vari nervosismi degli sposi ed i tanti piccoli dettagli da curare. Durante tutta la settimana, ho comunque sempre trovato il tempo per irrorare il ventre di mia nuora e poi, finalmente, arriva il fatidico giorno delle nozze. Mi vesto di prima mattina e chiedo a mia moglie com’è la situazione: lei mi informa che Michele è abbastanza nervoso, ma sarà lei stessa a farlo calmare. Esco e mi reco a casa di Lucrezia, ma, appena presa l’auto e fatta poca strada, mi rendo conto di aver fatto una grande sciocchezza: ho dimenticato portafogli e cellulare. Torno indietro, e mi accorgo anche di non aver preso le chiavi di casa. Fortunatamente la mia abitazione ha due ingressi, quello anteriore ed un altro, posto sul retro, raggiungibile direttamente dal garage, la cui apertura si aziona con il telecomando che ho nell’auto. Entro in casa e, mentre percorro il corridoio per andare nello studio a prendere ciò che mi serve, sento dei gemiti provenire dalla camera di Michele. Resto un attimo interdetto, poi recupero cellulare e portafogli e, silenziosamente, mi avvicino alla sua camera, dove la porta è appena socchiusa. Guardo attraverso la luce dello stipite e ciò che vedo mi lascia veramente basito: in ginocchio sul letto, c’è Adele che si sta facendo scopare con estremo piacere da Michele. Osservo con quanto vigore scopa sua madre e di come lei lo inciti a farlo, ancor più forte.

«Dai, così più forte! Fammi impazzire! Fammi godere ancora, perché ne avevo proprio bisogno!»

Rimango allibito ad osservare: lui che la sbatte con forza e poi, con un grido quasi soffocato, le viene dentro. Rimane un po’ immobile, poi si sfila, si gira verso il comodino e prende un plug anale, di medie dimensioni; dopo averlo infilato nella fica di Adele, lo estrae completamente ricoperto del suo seme e, con decisione, lo infila nel culo di mia moglie.

«Voglio che lo tieni tutto il giorno, perché mi eccita sapere quanto piacere hai provato lo scorso weekend, quando ti ho sfondato il culo con il mio cazzo.»

Sono stordito da questa rivelazione e, in punta di piedi, me ne vado. Mentre guido metto a fuoco tanti piccoli dettagli e giungo alla conclusione che l’amante di mia moglie non è altri che mio figlio Michele. Quando arrivo a casa della sposa, ci sono già un po’ di parenti e vengo accolto calorosamente da Anastasia, che mi informa che la sposa e già un po’ tesa e nervosa.

«Sta tranquilla: faremo in modo che si rassereni. Anche al matrimonio di Silvia, lei era andata letteralmente nel pallone, ma il mio intervento ha risolto ogni cosa.»

Lei mi guarda, sorride e, in quel momento, arriva il fotografo, che per circa un’oretta monopolizza la sposa, scattando foto alquanto belle e artistiche. Poi Anastasia invita i parenti ad avviarsi alla chiesa e, ben presto, la casa comincia a svuotarsi. Poi si avvicina a me e mi prega di far qualcosa per calmare la sposa.

«È molto tesa e nervosa, quindi, sarà necessario che tu le dica qualcosa che la rassereni.»

Mi guarda con un’aria un po’ particolare, ma subito mi esorta ad entrare nella camera di Lucrezia. Giusto il tempo di chiudere la porta dietro di me e lei mi si avvicina e mi butta le braccia al collo.

«Scommetto che mia madre ti ha detto che son nervosa e, in effetti, un po’ lo sono. Due giorni fa, avrei dovuto aver le mestruazioni, ma non sono arrivate; quindi sono certa di esser incinta, anche se non ho ancora fatto il test. Ora voglio chiederti ancora un piccolo favore: tradizione vuole che la sposa indossi qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di usato. Ebbene io, in questo mese, ho usato la tua sborra per farmi ingravidare, quindi voglio che mi vieni dentro ancora una volta, perché sarà qualcosa di “usato “in abbondanza, e perché, mentre mi accompagni all’altare, la voglio sentir colare lungo le gambe, per avere la stessa meravigliosa sensazione provata anche da Silvia.»

La guardo davvero sorpreso, ma lei mi sorride dicendo che fra di loro vi è una grande complicità e mia figlia non si è trattenuta dal raccontarle quale stupenda sensazione avesse provato nel percorrere la navata della chiesa, avvertendo che la sua sborra le colava fra le cosce. Appena finito di parlare, prima si siede sul letto e, dopo avermi aperto i pantaloni, mi prende il cazzo in bocca che, immediatamente, mi diventa duro, poi si alza, mi volge le spalle, appoggia le mani sul letto e, piegata, mi offre il suo corpo. Sollevo il vestito, la trovo senza slip e le pianto la verga dentro, prendendo a stantuffarla di buona lena. La sento godere di un buon orgasmo e, nello stesso tempo, mi incita ad inondarle ancora una volta il ventre.

«Sei un toro magnifico! Un vero stallone da monta! Dai, fammi sentire ancora una volta quel tuo getto caldo, che per più giorni ha irrorato abbondantemente il mio ventre! Vieni, vieni adesso! Dai, che vengo anch’io!»

Eccitato mi svuoto dentro di lei con una generosa sborrata e, appena mi sono sfilato, lei tampona la fica con una mano, mentre con l’altra afferra il mio membro, se lo porta in bocca e lo lecca e pulisce tutto, poi mi indica un paio di slip appoggiati sul letto, ed io l’aiuto ad indossarli. Giusto il tempo di ricomporci, che entra Anastasia e vedo che, fra lei e sua figlia, si scambiano un gesto d’intesa, dopodiché la madre dice che è ora di andare. Una ventina di minuti e ci troviamo davanti alla chiesa; prima mia moglie, poi io, accompagniamo questi due giovani davanti all’altare. Io e Adele ci sediamo in prima fila e, quando mia moglie si avvicina, a bassa voce, ironizzo un po’ con lei.

«Vedo che Michele è ben sereno e tranquillo, come hai fatto a farlo rilassare?»

Lei sorride e risponde ironicamente che lo ha semplicemente lasciato sfogare.

«Anche Lucrezia mi sembra molto rilassata, le hai forse iniettato una buona dose di autostima?»

La guardo e decido di stare al gioco.

«Sì, credo sia la stessa quantità che è stata iniettata a te.»

Lei mi guarda facendo finta di non capire. Per il resto della giornata, continuo ad osservare il suo comportamento e, sapendo che tiene un cuneo piantato nel culo, mi rendo conto che la cosa mi eccita particolarmente. È sera tardi, quando facciamo ritorno nella nostra abitazione. Appena giunti in camera, prima che lei cominci a spogliarsi, la stringo a me e l’abbraccio con forza. Le nostre bocche si uniscono in un bacio caldo e appassionato, mentre le mani cominciano a spogliarci reciprocamente. In breve siamo entrambi nudi: la guardo negli occhi e la prego di girarsi, cosa che lei fa e, delicatamente, le sfilo il cuneo dal culo.

«Credo che sia stata una bellissima esperienza per te passare un’intera giornata con questo particolare oggetto nel culo, sapendo quanto hai eccitato Michele.»

Lei si gira e mi guarda un po’ sorpresa, poi mi invita a sdraiarmi con lei sul letto; prende il mio cazzo in bocca e lo succhia con forza, facendolo diventare immediatamente duro. Sale su di me e mi cavalca a lungo, godendo quasi immediatamente. Le lascio assaporare il piacere, poi la rigiro, la metto sotto di me e comincio a pomparla con un ritmo molto sostenuto. Lei gode, solleva le gambe e le annoda dietro di me, per assecondare meglio la monta e, soprattutto, per aver la possibilità di spingere il suo corpo in alto per andare incontro al mio e godere più intensamente. Viene urlando e, ad un tratto, la sua voce mi sconvolge.

«Chiavami più forte! Sfondami tutta! E, anche se non è più possibile, ingravidami! Dai, feconda il mio ventre come hai fecondato quello di nostra figlia e di nostra nuora! Lo so che sei un vero toro da monta ed è per questo che ti amo e sono infinitamente orgogliosa di te.»

La guardo negli occhi alquanto stupito, mentre una strana eccitazione mi spinge a sbatterla con una forza inaudita e, improvvisamente, l’orgasmo esplode nella mia testa e, un attimo dopo, le riverso dentro tutta la mia sborra.

«Magnifica troia! Certo che ti sborro dentro! Mi va di ingravidarti di nuovo, perché sei la mia vacca!»

È un orgasmo devastante quello che entrambi proviamo quasi nello stesso tempo. Poi, sfiniti, ci mettiamo sdraiati l’una accanto all’altro: lei è con la testa appoggiata sul mio petto, solleva lo sguardo ed i suoi occhi brillano di gioia.

«È giunto il momento che io e te mettiamo in chiaro alcune cose. Come ti ho detto sono molto orgogliosa del fatto che tu abbia ingravidato le due ragazze. Devo confessarti che, anch’io, a suo tempo, sono stata ingravidata da tuo padre. Ricordi quando volevamo avere un figlio e poi ci fu quel problema in quel cantiere devastato da quel forte temporale e tu eri stato costretto ad assentarti per tre giorni? Durante tutti i giorni precedenti, mi avevi scopato intensamente, per ho subito avvertito la mancanza del tuo cazzo. Dopo il primo giorno, la sera successiva, ero veramente in fregola. Avevo una disperata voglia di cazzo, così forte da non riuscire a ragionare. Mi feci una doccia veloce e quando sono entrata nuda in camera mia, e mi stavo vestendo, all’improvviso, sulla soglia della camera è comparso tuo padre. Mi son girata verso di lui guardandolo e, senza nascondere particolarmente le mie grazie, ho visto che lui mi guardava e la sua voce è stata l’unica cosa che mi ha fatto ragionare.

“Scommetto che hai una voglia matta di uscire a farti sbattere da qualcuno. Vi ho sentito scopare queste sere e, poiché Carlo mi ha detto che vuoi restare incinta, sono fermamente convinto che se esci e ti fai scopare da uno sconosciuto, sicuramente potrebbe ingravidarti. Non voglio che mio figlio allevi un bastardo, perciò, se proprio hai voglia di cazzo, questo è il mio e te lo darò fin quando non sarai sazia.”

Senza aggiungere altro, ha sfoderato un membro di media lunghezza, ma di notevole circonferenza, anzi, poteva benissimo esser definita esagerata. Mi ha scopato per tutta la notte, facendomi impazzire di piacere e inondando il mio ventre con il suo seme. Sembrava insaziabile e, dopo ogni orgasmo, continuava ancora a sbattermi ed a farmi godere ancora, e ancora, fin quando, stremata, mi sborrava dentro generose bordate del suo seme. Ovviamente ero nei fatidici tre giorni fertili e son rimasta incinta. Dopo la nascita di Michele, ho continuato, per alcuni anni, ad esser la sua troia. Sì, lui con me aveva un particolare rapporto: me lo piantava dritto nel culo. All’inizio è stato un po’ difficile ricever dentro quel grosso membro, ma, ben presto, mi sono abituata ed ho cominciato a godere con lui, come una vera puttana. Evitava di proposito di scoparmi nella fica, perché diceva che quello era compito tuo e, siccome tu lo assolvevi in maniera perfetta, lui ribadiva che era tuo dovere soddisfare la moglie, mentre il suo era quello di dar sfogo alla mia indole da puttana. Una volta ho anche desiderato avervi entrambi insieme, ma son giunta alla conclusione che lui non avrebbe mai accettato e, fin quando è rimasto in vita, ho goduto con lui come una vera zoccola, come la sua puttana. Quando è venuto a mancare, e ti assicuro che ho sentito tanto la sua mancanza, dentro di me qualcosa mi ha spinto a non cercare, in nessun modo, di sostituirlo con qualche altro cazzo fuori casa. Col tempo, mi son abituata al nostro menage ed ho sempre più apprezzato le scopate che facevo con te, perché, in ogni caso, sono sempre state molto soddisfacenti. Quando, cinque anni fa, mi son accorta che Silvia era diventata la tua amante, all’inizio, ho provato una lieve gelosia, poi, ripensando alle parole di tuo padre, dentro di me son giunta alla conclusione che era meglio che nostra figlia facesse esperienza con te. Son fiera del lavoro che hai fatto nel trasformare una puttanella adolescente in una donna matura, consapevole delle proprie scelte, e sufficientemente zoccola per godersi la vita. Il fatto che facesse esperienza in casa, in qualche modo, mi ha trovato assolutamente d’accordo, ed è per questo che non ho mai ostacolato il vostro gioco. Poi, tre anni fa, c’è stato un piccolo cambiamento, quando Michele è venuto da me ed era molto depresso, perché, nonostante i ripetuti sforzi non riusciva ad ingravidare Lucrezia. Gli ho consigliato di far degli esami e lui mi ha mostrato il risultato delle analisi sullo sperma, che evidenziavano che era tutto regolare, ma, forse, c’era un fattore stressante che gli impediva di rendere al massimo. Quando mi ha detto che Lucrezia aveva chiesto aiuto a suo padre per farsi ingravidare, ho visto un po’ di tristezza nei suoi occhi e, stringendolo a me, ho sentito premere, contro la mia pancia, qualcosa di veramente duro e poderoso. Quando la mia mano lo ha stretto, subito mi son resa conto che Michele era veramente figlio di tuo padre, perché il suo membro era esattamente la copia di quello che mi aveva fatto godere per tanto tempo. Non ho saputo resistere alla tentazione e, così, son diventata l’amante di mio figlio, nella stessa misura in cui tu lo eri di Silvia. Anche con lui, ho ripreso ad assaporare il piacere di farmi slargare il culo fino a farlo diventare una vera voragine. Anche se ad ingravidarmi è stato tuo padre, son fiera del fatto che lo hai allevato come figlio tuo e Michele è, di fatto, veramente tuo figlio. Poi, quando circa due mesi fa, hanno ripreso il discorso di avere un altro figlio, lui ne ha parlato con me, soprattutto del fatto che aveva notato la tua auto spesso parcheggiata nei presi di casa sua e subito ne ha dedotto che, questa volta, Lucrezia, non avendo più il padre, si era rivolta a te per farsi ingravidare e, insieme, abbiamo concordato che la cosa era la più giusta a farsi. Insieme abbiamo fatto in modo che tu avessi campo libero, soprattutto nei tre giorni in cui lei era nel periodo più fertile, ci siamo inventati la gara delle moto, anche se, in realtà, abbiamo trascorso tre giorni chiusi nella camera della spa a farmi inculare ed a godere in una maniera pazzesca. Oggi posso dirmi felice per avere un uomo come te che, nonostante tutto, ha sempre mantenuto il suo impegno, anche nei miei confronti, facendomi provare le stesse emozioni che devi aver provato con tua nuora, ma, soprattutto, con tua figlia. Ricordo ancora la mattina del matrimonio, quando siamo usciti e, fingendo di aver dimenticato qualcosa, son rientrata silenziosamente e, attraverso, la porta socchiusa, ho visto Silvia inginocchiata davanti alla patta dei tuoi pantaloni, che ti succhiava il cazzo, e, quindi, ho capito che tutto faceva parte di un contesto che io ho assecondato con estremo piacere. Oggi sono orgogliosa, perché insieme a te abbiamo allevato due figli che ci amano e ci vogliono molto bene, e spero che le giovani creature, che le due donne partoriranno, saranno in qualche modo la nostra gioia. Mi ha sempre eccitato molto, sapere che mio marito era un vero toro da monta, che ha ingravidato le sue vacche ed è per questo che, prima, ti ho chiesto di ingravidare anche me, ben sapendo che questo non è possibile, ma, in ogni caso, questa semplice fantasia mi ha veramente eccitato. Ora sai tutta la verità, resta solo un piccolo dettaglio, un desiderio che un giorno mi piacerebbe realizzare: esser posseduta da te e Michele contemporaneamente.»

La guardo provando un misto di stupore ed eccitazione nello stesso tempo e, poiché il mio cazzo è tornato di nuovo duro, le salgo sopra e la scopo facendola godere ancora in maniera intensa e molto coinvolgente. Il suo corpo trema scosso dai brividi di piacere, mentre la sua voce mi incita a farla godere ancora.

«Sì, toro meraviglioso, sfondami tutta! Fammi sentire la tua vigorosa forza che mi sbatte come ti sei sbattuto quelle due troiette che hai generosamente ingravidato. Più forte! Chiavami più forte! E poi, se lo ritieni di tuo gradimento, vorrei essere scopata da te, anche nel culo!»

Non ho permesso che ripetesse la richiesta: in un attimo l’ho fatta girare e le ho infilato la mia verga, tesa e dura, tutta nel culo. Ha emesso un lungo gemito di piacere e mi ha esortato a sfondarle quel buco, che si è subito aperto al passaggio del mio cazzo, per poi stringersi su di esso ed ha iniziato a contrarsi ritmicamente, risucchiando il mio cazzo e masturbandolo con i muscoli anali, finché ho concluso riversandole nel culo quel poco di sborra che era ancora presente nelle mie palle.

Sfiniti ci siamo addormentati e, un attimo prima di chiudere gli occhi, ho ripensato a mio padre, alla sua saggezza, che ci aveva permesso di tenere intatta la famiglia e di realizzare tutto quanto senza ricorrere ad interferenze esterne, ma godendoci le nostre donne senza esclusione di colpi. Ho avuto un affettuoso sentimento di riconoscenza per lui:

 «Grazie papà!»

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Il sottile piacere del tradimento. Seconda parte

Posted by admin under Incontri Erotici on martedì Ott 18, 2022

 Esco dalla clinica e percorro un breve tratto di strada, dove avevo notato un piccolo centro commerciale, con negozi di abbigliamento. Una volta entrata in uno di questi, cerco qualcosa di provocante da indossare per la serata, non avendo nel mio bagaglio nulla di adatto. La mia scelta cade su di un vestito di lino bianco, con nove bottoni davanti, che lo tengono chiuso e la solerte commessa mi consiglia di abbinarvi uno dei tre tipi di scarpe di quello stesso tessuto. La differenza fra le scarpe è costituita solo dal tacco: basso, medio e alto. Naturalmente scelgo quello alto e prendo anche un reggiseno a fascia, molto sottile, assieme ad un perizoma veramente striminzito. Quando torno in clinica, trovo mio suocero che sta parlando con Roberto, il quale ci informa che il giorno successivo sarà il primo ad esser operato, poi mi lancia solo un’occhiata e se ne va, mentre io resto ancora un po’ con Pietro, che però non fa che parlare dell’imminente intervento. Quando si fa ora di uscire, lui mi sorride e mi dice di non disattendere le sue parole. Uscendo trovo ad aspettarmi Roberto, che mi chiede se è sufficiente una mezz’ora per prepararmi e mi dà appuntamento davanti alla mia residenza. Entro in camera, faccio una doccia, poi massaggio il mio corpo con una crema per la pelle che la rende ancora più morbida e vellutata, poi indosso l’intimo, che mi soddisfa molto, soprattutto il perizoma che, dietro, sparisce completamente nel solco delle mie natiche e, quando indosso il vestito di lino bianco, sembra quasi che il mio culo sia completamente nudo. Mi inerpico sui sandali a zeppa che si legano alla caviglia con un fiocco dello stesso tessuto del vestito e, quando mi guardo allo specchio, decido che, dei nove bottoni, i primi due in alto, vanno lasciati aperti, così da mostrare il solco del mio florido seno. Lascio aperti anche gli ultimi tre in fondo, in modo che la mia coscia sia visibile ben oltre la metà, ad ogni passo. Un leggero filo di trucco e un po’ di lucidalabbra completano il mio outfit e, soddisfatta, scendo e trovo Roberto appoggiato ad una splendida Maserati. Sorride compiaciuto nel vedermi e, quando apre lo sportello per farmi salire, faccio in modo che abbia un completo panorama delle mie cosce. Parte velocemente e guida in maniera sicura e tranquilla. Durante il percorso, parliamo solo di cose banali, fin quando vedo che lui, lasciata la tangenziale, si inerpica su per la collina ed entra nel piazzale di una casa colonica, dove ci sono solo altre tre auto parcheggiate. Entrati in quel particolare ristorante, attraversiamo un piccolo salone, per uscire dall’altro lato, dove ci troviamo su uno splendido terrazzo con davanti, in forma degradante, si delinea l’intera città illuminata. Appena seduti, un’anziana signora si avvicina, ci sorride e subito inizia a servire bevande e cibo, senza che nessuno di noi due abbia ordinato nulla. Mangiamo assaporando con estremo piacere il gusto di quelle pietanze veramente squisite; intanto guardo Roberto con occhi carichi di desiderio e noto che anche lui non riesce a non indugiare sul mio corpo. Lui mi offre un pezzo di carne di agnello veramente squisita, ma io ho voglia di lui, e quando lui mi chiede il mio giudizio sulla pietanza, le mie parole sono pervase da un chiaro e lampante doppio senso.

«Decisamente molto buona, ma io, questa sera, ho fame di carne di “porco”, possibilmente cruda.»

Lui mi guarda, sorride e mi prende per mano; insieme, dopo aver pagato il conto, ce ne andiamo velocemente. Nessuno di noi due parla e, ad un tratto, mi trovo davanti all’ingresso di una villetta molto carina, dove lui mi invita ad entrare. Appena dentro, mi stringe a sé e mi bacia con trasporto. Poi, si siede sul divano, lasciandomi in piedi davanti a sé e, mentre penso che vorrà spogliarmi, lui ha altre idee e, per me, in quel momento, inizia un vero percorso di piacere mai provato prima. Allunga le mani e mi accarezza le gambe, partendo dalle ginocchia per poi risalire, lungo l’esterno coscia, fino al culo. Poi, sempre quelle mani, hanno preso a salire lungo i miei fianchi, portandosi al seno, pizzicandomi i capezzoli, attraverso la sottile stoffa. Poi è sceso di nuovo sotto il mio vestito, mi ha sfilato il perizoma ed ha iniziato ad accarezzarmi la fica, passando le dita della mano destra, lungo le labbra della mia vagina, pronta ed offerta. Dopo avermi fatto divaricare le cosce, ha iniziato a dedicare tutte le sue attenzioni al clitoride, perché con le gambe così aperte lo lasciava totalmente esposto. Lo massaggiava con l’indice e il medio facendo dei cerchi con la punta delle dita e altre volte. con l’indice e il pollice, lo strizzava. Non ci vollero che pochi minuti per avere il primo orgasmo. Tutto il mio corpo tremava al punto che ho dovuto appoggiarmi alle sue spalle, per non cadere. Ho serrato di colpo le gambe, cercando di stringere la sua mano fra le mie cosce, perché il piacere che provavo era forte e intenso. Stavo urlando di piacere, mentre lui continuava a strofinare le dita molto lentamente, sul clitoride. Non mi ero ancora ripresa dall’orgasmo, quando mi ha sollevato facendomi tornare dritta e aperte di nuovo le gambe mi ha infilato ancora due dita dentro la figa. Le muoveva dentro senza portarle fuori, fin quando io, in preda ad un orgasmo, ho iniziato a muovere i fianchi, abbassandomi sulle ginocchia per cercare di far entrare quelle dita ancora più in profondità dentro di me. Ero totalmente in preda al piacere con le gambe aperte, muovendo i fianchi avanti e indietro, accarezzandomi il seno con le mani, mentre mi lasciavo scopare dalle dita di quest’uomo, che mi stava sconvolgendo con il piacere che mi stava procurando. Ho avuto un altro orgasmo, mentre lui continuava imperterrito a muovere le dita dentro di me, poi a tirarle fuori e inserirle di nuovo dentro, molto lentamente, utilizzando il suo pollice per strofinare di nuovo il clitoride. Di tanto in tanto aumentava il ritmo di quel dentro e fuori, facendolo molto velocemente, cosa che mi faceva impazzire perché dosava sapientemente il piacere e, quando si rendeva conto che ero prossima ad un orgasmo lui rallentava il ritmo facendomi arrivare sull’orlo della follia. Ad un tratto, mentre stavo per avere un ulteriore, ancor più forte e intenso del precedente, ho afferrato la mano di Roberto in modo che non smettesse di muovere le sue dita dentro di me. Lui ha assecondato il gioco ed io ho avuto un orgasmo così forte che lui ha dovuto sorreggermi, per poi adagiarmi delicatamente sul divano. Non mi aveva neanche spogliato e nemmeno scopato, e già avevo avuto alcuni orgasmi devastanti. Ora lo desideravo, lo volevo con tutta me stessa, al punto che, allungate entrambe le mani, l’ho afferrato per i fianchi e ho tirato il suo corpo davanti alla mia faccia, cercando velocemente di aprire i suoi pantaloni, perché volevo il suo cazzo in bocca. Lui ha indugiato ancora qualche secondo per aumentare ancor di più il mio desiderio, poi ho visto davanti ai miei occhi uno splendido membro di ottime dimensioni, sicuramente sopra la media, sia in lunghezza che in circonferenza, con un bel glande. Quando l’ho avuto praticamente vicino alle mie labbra, l’ho bagnato sulla punta passandoci sopra la lingua e, chiusi gli occhi, ho iniziato a succhiarlo molto lentamente, facendo scorrere la lingua tutt’intorno, mentre muovevo la mano su e giù, segandolo lentamente. Lui ha appoggiato la mano sopra la mia testa e mi ha spinto quello splendido membro tutto in bocca. Ho appoggiato le mani sui suoi fianchi ed ho deciso che ora volevo esser io a fare impazzire lui. Lo lasciavo scivolare dentro lentamente e quando lo avevo tutto in bocca lo tenevo immobile, tutto piantato in gola, fin quando non ho avuto diversi conati di vomito; solo allora ho deciso di tirarlo fuori e poi, di nuovo, l’ho affondato tutto in gola, ripetendo questo gioco diverse volte, facendolo gemere di piacere. Solo quando quello splendido membro scivolava agevolmente lungo tutta la mia gola e io lo pompavo in maniera veloce e costante, consapevole che così l’avrei fatto sborrare, lui di colpo mi ha fermato, mi ha afferrato per le ascelle e, muovendoci velocemente, in pochi passi siamo entrati nella sua camera da letto. Rapidamente ci siamo spogliati completamente e lui mi ha messo supina sul letto. Mi ha preso per i fianchi, tirandomi a sé, facendo in modo che le mie gambe fossero appoggiate sul letto e le cosce oscenamente aperte, con la fica in bella vista. Si è inginocchiato ai piedi del letto e con l’indice ed il medio di una mano, ha aperto le labbra vaginali e così, con la fica completamente aperta ed esposta al suo sguardo, ha iniziato a leccarla. Se con le dita mi aveva già fatto impazzire, con la lingua è stato un autentico delirio. Ho avuto un orgasmo così forte e intenso, che ho abbassato le mani, gli ho afferrato la testa, l’ho schiacciata contro la fica, perché non volevo in nessun modo che smettesse di succhiarmi il clitoride. Era sconvolgente, mi stava facendo impazzire e ancora non mi aveva scopato! Dopo aver goduto intensamente, l’ho trascinato su di me con la speranza di sentire quel membro dentro la mia vagina e l’ho anche implorato di scoparmi.

«Fottimi! Per favore, prendimi! Voglio sentirti dentro di me, adesso! Spingimelo tutto dentro, fammelo sentire fino in fondo!»

Lui ha avuto un sorriso sornione e, reggendo il suo cazzo, ha preso a scorrere con la cappella lungo lo spacco, colpendo con la punta il mio clitoride. Quella manovra mi procurava fitte di piacere incredibili, che aumentavano sempre più il desiderio di averlo dentro. Ha giocato ancora un po’ con me, poi ha iniziato a spingermelo dentro, lentamente. Ha messo dentro solo il glande e lo ha tirato fuori, poi lo ha di nuovo affondato e così via, fino a quando, d’improvviso, l’ha messo tutto dentro ed allora ho sentito le sue palle sbattere contro le chiappe. Senza muoversi lo ha tenuto dentro per alcuni secondi, finché non ha iniziato a pomparmi lentamente, ma, ogni volta, il ritmo delle spinte aumentava sempre più. Ho provato un piacere infinito che andava aumentando sempre di più e, quando il mio corpo si è teso, pronto ad esplodere in un ennesimo orgasmo, lui, in maniera sadica, l’ha tirato fuori dalla fica per alcuni secondi, per poi rimetterlo dentro, prima lentamente, e poi sempre più velocemente. Follia pura! Mi stava facendo impazzire con questo gioco incredibilmente erotico, ma tremendamente sadico. Lo ha ripetuto un sacco di volte. Ero sull’orlo della follia. A suo piacimento lui smetteva di pomparmi, cioè si fermava ed ero io a muovere i fianchi avanti e indietro sempre più velocemente mi infilavo e mi toglievo il cazzo dalla fica. Gli piaceva restare immobile, facendo in modo che fossi io ad imprimere il ritmo all’amplesso e, di nuovo, quando stavo per venire, l’ha tirato fuori e ha aspettato qualche secondo prima di rimettermelo dentro. Ho urlato tutta la mia libidine.

«Basta, ti prego! Fammi godere! Voglio venire! Fammi impazzire! Non ti fermare! Sto venendo! Non ti fermare, ti prego!»

Lui, improvvisamente, l’ho messo dentro in un colpo solo. Ha preso a sbattermi molto velocemente ed io, guardandolo negli occhi, ho desiderato con tutta me stessa che non si fermasse, e lui, con il suo ego appagato, ha continuato a pomparmi in maniera bestiale, facendomi godere così tanto che quasi sono svenuta. Mi ha lasciato immobile, facendomi assaporare l’orgasmo devastante che mi aveva assalito e così a lungo desiderato, poi sue labbra si sono unite alle mie in un bacio sconvolgente e passionale. La cosa che mi stupiva era che io avevo già goduto moltissimo, mentre lui ancora non era venuto. L’ho lasciato scivolare di lato e, sdraiato supino, mi sono impalata su di lui. Leggevo nei suoi occhi l’immensa soddisfazione per la prova cui mi aveva sottoposto, così ho deciso che non poteva finire così. Ho preso a muovermi avanti/indietro, facendo scivolare quel membro tutto dentro di me; lui ha sollevato le mani ed ha afferrato i miei seni, strizzandoli con forza, mentre io godevo un orgasmo dopo l’altro, impalata su di lui. Alla fine, sfinita, mi sono adagiata sul suo petto e, con un filo di voce, l’ho supplicato di venire.

«Sei fantastico! Non ho mai goduto così tanto, anche se il mio unico punto di confronto è mio marito che, in ogni caso, fino ad oggi, mi ha sempre soddisfatto. Con te mi sto rendendo conto che il vero piacere è tutt’altra cosa. Ora voglio il tuo piacere, voglio bere il tuo nettare, lo voglio dentro il mio corpo, nella mia bocca, per apprezzare il sapore che ha il seme del maschio che, questa notte, mi ha fatto letteralmente impazzire.»

Lui mi ha spinto di lato e, dopo avermi fatto girare, mi ha penetrato da dietro, sollevando una gamba, mentre con le dita è tornato a stimolare il mio clitoride, facendomi nuovamente impazzire. Il ritmo ora era diverso, molto più veloce e più profondo e, all’improvviso, ho sentito il suo corpo rimanere attaccato al mio e un’onda di calore ha invaso la mia vagina, mentre lui, con un gemito, quasi soffocato, ha preso a godere dentro di me. Ho lasciato che mi inondasse la vagina, poi mi sono girata di scatto e con la bocca sono andata a cercare quel membro stupendo, che continuava ad emettere schizzi sborra bollente. L’ho preso tutto in bocca, succhiandolo avidamente e continuando ad ingoiare fino all’ultima stilla di quel nettare prelibato, che sgorgava da quella verga che, dopo avermi fatto impazzire, continuava ad esser duro e potente, come se fino a quel momento non avesse goduto. Sorpresa da tanta vigoria, ho deciso che volevo esser sua fino in fondo e, guardandolo dritto negli occhi, mi sono inginocchiata davanti a lui e, senza dire una parola, con entrambe le mani ho dilatato le mie natiche e, praticamente, l’ho invitato a penetrarmi anche analmente. Quando lui ha lubrificato la cappella lungo lo spacco della mia fica, da cui sgorgava ancora sborra, ho aperto ancor più il buco del culo, consentendogli di affondare quel grosso membro dentro il mio culo che, non senza qualche dolore l’ha inglobato tutto, fino in fondo. Mi è sembrato che mi stesse sfondando le reni da quanto mi sembrava dilatare il mio buco, ma, nonostante ciò, la cosa mi piaceva moltissimo e, dopo aver allungato una mano sotto di me, ho preso ad accarezzarmi la fica impastata del suo seme e, ben presto, il ritmo della pompata cui mi ha sottoposto, mi ha procurato un altro orgasmo, mentre insistevo nel pregarlo di inondarmi anche quel buco. Mi ha scopato a lungo tenendomi ferma per i fianchi, fin quando, con un gemito, non si è svuotato completamente dentro di me. Siamo crollati entrambi abbracciati ed il sonno ci ha sorpreso. All’alba, il suono della sveglia ci desta e, rapidamente, recupero il mio vestito e, in un attimo. sono pronta ad uscire con lui che, lungo la strada, mi lascia davanti al mio residence. Entro in camera, mi metto stessa nel letto e rifletto su quello che è avvenuto durante la notte. È stato qualcosa di fantastico, di sconvolgente e, nello stesso tempo, sono presa a pensare quali spiegazioni potrò dare a mio suocero. All’orario convenuto, entro in clinica, ma lui ancora non è tornato in camera sua e devo aspettare più di un’ora. Fine seconda parte.

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Il sottile piacere del tradimento. Prima parte

Posted by admin under Incontri Erotici on martedì Ott 18, 2022

Mi chiamo Carla, ho 47 anni e sono sposata da 27 con Paolo, che ha la mia stessa età. Oltre noi due, la nostra famiglia è costituita anche da Michele, nostro figlio di 25 anni e nostra figlia Giulia, che di anni ne ha 23. Abitiamo in una splendida villa di proprietà di Pietro, mio suocero che, da oltre 15 anni è vedovo. Lui è una persona molto autoironica, simpatica, allegra e divertente, che, però, cambia quando entra nella fabbrica, da lui messa su nel settore della lavorazione del vetro che, col tempo, è diventata molto rinomata. Anch’io lavoro all’interno dell’azienda e mi occupo del settore amministrativo, mentre mio marito si occupa del settore produttivo ed è aiutato da nostro figlio Michele che, con il tempo, dovrà sostituire il padre. Giulia, invece, dopo aver completato gli studi di ragioneria, è entrata a far parte del mio staff e si occupa con me della contabilità. Fisicamente parlando, sono la classica bellezza mediterranea, abbastanza alta, con una folta capigliatura nera, le curve un po’ morbide, ma non grassa, a causa delle due gravidanze portate a termine. Curo il mio aspetto in maniera quasi maniacale, perché mi piace molto esser sempre in perfetta forma. Anche nel vestire, amo l’eleganza e la raffinatezza, fino a sfiorare il provocante: trovo insostituibili per me, indossare, d’inverno, autoreggenti con scarpe dal tacco impossibile. Giulia, invece, è ancora più pignola di me nel suo aspetto. Nella nostra immensa abitazione, abbiamo ricavato uno spazio dove è stata creata una fornitissima palestra, dove, ogni mattina, io e lei ci alleniamo in maniera intensa, allo scopo di mantenere il nostro fisico sempre tonico. Anche mio marito e nostro figlio praticano diversi sport e anche il loro aspetto è assolutamente gradevole e ben curato. Sessualmente parlando, quando ho conosciuto Paolo, ero ancora vergine, ma non illibata, perché qualche bel cazzo lo avevo già succhiato alla grande, considerando questa pratica tra le mie preferite. Lo stesso Paolo, quando eccitato, non perde occasione di infilare il suo bel randello nella mia bocca, godendosi alla grande il piacere che possono dare le mie labbra. La nostra vita matrimoniale è stata simile a quella di tante altre coppie, con alti e bassi, con momenti di intensa felicità, alternato ad altri costellati da tensioni e/o piccoli conflitti, tipici di chi vive e lavora insieme. Come ho detto, anche a letto dà il meglio di sé, scopandomi bene ed a lungo e, quasi sempre raggiungo il piacere, anche se, in questi ultimi mesi, il sesso è andato un po’ calando a causa del fatto che la nostra azienda è un po’ troppo sotto pressione per la produzione di contenitori in vetro per uso medico. Non c’è dissapore tra noi, ma, la sera, siamo talmente stanchi che difficilmente riusciamo a far del buon sesso e, onestamente, questo mi manca un po’ troppo. Quando sembrava che tutto fosse tornato nella normalità, abbiamo dovuto far fronte ad un’altra esigenza che, nel tempo, era stata sempre rinviata. Pietro, mio suocero, da oltre due anni soffriva per una fastidiosissima discopatia che, da ultimo, era diventata veramente insopportabile e gli procurava dolori così forti che, alla fine, ha deciso di farsi operare. Il nostro medico di base, una persona molto esperta e competente, ci ha consigliato una clinica privata dove, a suo dire, sono molto esperti in questo tipo di interventi, anche perché, dovendosi intervenire a ridosso della spina dorsale, è bene che chi esegua l’intervento sia davvero competente, onde evitare problemi ancora più gravi. Non potendo abbandonare la fabbrica a sé stessa, Paolo mi ha chiesto se potevo occuparmi io della faccenda, seguendo Pietro in questa sua, non certo semplice, avventura. Dopo svariati contatti telefonici, siamo riusciti a fissare un appuntamento per una visita specialistica in quella clinica, che però si trova ad alcune centinaia di km da casa, comportando un viaggio di alcune ore che, naturalmente, non sono state per niente piacevoli né per me, che ho dovuto guidare, ma nemmeno per lui che comunque è dovuto stare alcune ore seduto, cosa che, per la sua schiena, è stato un vero calvario. Giunti a destinazione, ci siamo trovati nei pressi di una clinica moderna e molto bella. Dopo un’attesa di alcuni minuti, siamo stati ricevuti da Roberto, il medico che si sarebbe preso cura di mio suocero. Entrati nel suo ufficio mi sono trovata davanti un bell’uomo, sulla quarantina: alto, spalle larghe, occhi scuri e profondi, molto penetranti ed una voce pacata che ha subito messo mio suocero a suo agio, in quanto era alquanto teso e nervoso. Lui, dopo aver consultato tutti i risultati dei vari esami clinici, radiografie e quant’altro c’era nella cartella, gli ha spiegato esattamente tutto quello che avrebbe fatto per alleviare il suo dolore e risolvere definitivamente il suo problema. Mentre parlava, io ero seduta di fianco a mio suocero, lo osservavo attentamente e, dentro di me, ho provato uno strano brivido, ogni qualvolta lui, girando lo sguardo, incrociava i miei occhi che, seppur nascosti dietro i miei immancabili occhiali da sole, lo scrutavano intensamente. Dopo la sua esauriente spiegazione, ha comunque visitato Pietro e, mentre mio suocero era disteso prono, Roberto, nel muovere le mani sulla schiena di mio suocero, teneva gli occhi fissi su di me che, seppur non indossavo niente di provocante, avevo in qualche modo stimolato la sua attenzione, perché, in più di un’occasione, ho notato con quanto interesse cercava di fissare lo sguardo all’interno della mia camicetta che, con qualche difficoltà, riusciva a contenere la mia splendida quarta misura di seno. Finita la visita, lui ci ha congedato, dicendo che la direzione ci avrebbe contattato a breve per fissare la data dell’intervento. Ci ha congedati, facendo in modo che Pietro uscisse dall’ufficio avanti a me e, mentre mi accingevo ad uscire, ancora una volta i nostri sguardi si sono per un lungo istante incrociati, facendomi provare uno strano brivido che, in qualche modo, mi ha fatto inumidire il perizoma. Circa una settimana dopo, fu fissato l’appuntamento per il ricovero ed il relativo intervento chirurgico, che avrebbe messo fine alle sofferenze di mio suocero. Naturalmente, anche in questa occasione, sono stata io che l’ho condotto lì, alla clinica, e giunti in tarda mattinata, lui è stato immediatamente ricoverato. Qualche minuto dopo che aveva preso possesso della sua camera, è arrivato Roberto che indossava dei pantaloni blu scuro, con sopra una casacca da medico, sempre dello stesso colore, e, in testa, una strana bandana dai colori sgargianti. Mi ha quasi ignorato per tutto il tempo che è stato in quella camera, poi, mentre io me lo bevevo con gli occhi, prima di uscire, si è girato verso di me e mi ha chiesto come mi ero organizzata per l’alloggio e, scoperto che avevo prenotato nel vicino Bed & Breakfast, mi ha consigliato, per il pranzo, di recarmi poco distante, dove c’era un grazioso ristorante, che preparava piatti tipici del posto ma, soprattutto, ad un prezzo abbastanza contenuto, poi è uscito per completare il suo giro di visite. Sistemato mio suocero, mi son recata nella palazzina posta a poca distanza dalla clinica, dove avevo prenotato una camera, ne ho preso possesso, e mi sono recata nel ristorante indicato da Roberto. Il proprietario, un uomo molto alto, dall’aspetto imponente, con una pancia prominente, dopo avermi spogliato con gli occhi, mi ha fatto sedere e mi ha subito elencato i vari piatti del giorno. Io ho consumato un pasto breve e mi sono informata sugli orari del ristorante.

«Generalmente siamo aperti a pranzo e cena, tranne che domani, martedì, che è il nostro giorno di chiusura.»

Ho preso atto che il giorno successivo avrei dovuto, in qualche modo, arrangiarmi; ho consumato un veloce pasto e poi son tornata da mio suocero. Quando sono arrivata, ho constatato che già avevano provveduto a fare i vari accertamenti ed esami propedeutici per operarlo il successivo mercoledì, ma lui sembrava abbastanza sereno, perché Roberto aveva conquistato la sua piena fiducia e questo lo faceva ben sperare per la perfetta riuscita dell’intervento. Alle 20:00, una solerte infermiera, con tono garbato ma deciso, mi ha fatto uscire, perché era finito l’orario delle visite e così ho deciso di andare al ristorante per consumare una cena, prima di ritirarmi in camera mia. Quando son giunta nel locale, l’ho trovato completamente pieno e il proprietario, quando mi ha visto, mi è subito venuto incontro e mi ha assicurato che, in pochi minuti, mi avrebbe in ogni caso procurato un tavolo. Stavo osservando la variegata moltitudine di avventori di quel locale, costituito da alcune famiglie con bambini molto piccoli oppure da giovani ragazzi che stavano festeggiando qualcosa, quando, inaspettatamente, dietro di me, ho sentito una voce che, per un attimo, mi ha fatto trasalire.

«Scommetto che è tutto pieno!»

Mi son girata, mi son trovata davanti Roberto, che mi ha sorriso e, dopo avermi preso garbatamente per un braccio, mi ha invitato a sedermi al suo tavolo, che era riservato esclusivamente per lui. Il proprietario del locale, quando ci ha visto insieme, ha subito sorriso compiaciuto e, quando si è avvicinato a noi, ci ha dato un suggerimento per il menù della serata.

«Caro dottore, questa sera, che è in compagnia di questa splendida signora, mi permetta di consigliare delle linguine all’astice, che mi è stato consegnato proprio fresco questa mattina dal mio pescatore di fiducia.»

L’ho guardato un po’ stupita, ma Roberto mi ha assicurato che, essendo a poca distanza dal mare, il pesce che cucina il titolare del ristorante è assolutamente di prima qualità, anche perché il pescatore che glielo fornisce è suo cugino. Poco dopo, una giovane cameriera ci ha portato acqua e vino, mentre lui continuava a non togliermi gli occhi di dosso.

«È ammirevole la dedizione e l’affetto che lei nutre per suo padre, assistendolo in questo momento così delicato.»

L’ho guardato e sorriso, mentre lui mi versava del vino in di un calice.

«Mettiamo subito in chiaro due cose: Pietro è mio suocero e, poiché è titolare, insieme a mio marito, di una prestigiosa azienda nel settore del vetro e non ha figlie femmine, ha chiesto a me di assisterlo, non potendo, mio marito, lasciare la fabbrica che, in questo momento, è nel pieno della produzione.»

Lui mi guarda un po’ sorpreso e si complimenta per il fatto che una nuora si prenda così cura del proprio suocero, avendo, per anni, visto, con il lavoro che fa, spesso molte tensioni in quel genere di rapporto parentale. Decido che voglio conoscere meglio questo giovane, che ho davanti.

«Piuttosto, visto che ora il lavoro in sala operatoria è finito e, non dovendo indossare altro che i guanti durante le operazioni chirurgiche, non le sembra sia giunto il momento di rimettere la fede nunziale?»

Ora è lui che ride e scuote il capo, in senso di diniego.

«Non c’è assolutamente nessuna fede nunziale da rimettere: non sono sposato e nemmeno fidanzato.»

Sono incuriosita e, in maniera discreta, gli chiedo maggiori spiegazioni.

«La storia è un po’ lunga, ma, poiché abbiamo tempo, te la voglio raccontare. Fin da ragazzo, sono stato al fianco di mio nonno, che era un bravissimo chirurgo ortopedico. A volte mi faceva indossare un camice e mi teneva al suo fianco in sala operatoria, perché ero molto affascinato dal suo lavoro. In casa, oltre a lui, anche mio padre era chirurgo ortopedico, mentre mia madre era cardiologa, quindi, quando pranzavamo tutti insieme, era per me normale sentir parlare di interventi chirurgici. Quando mi sono diplomato, mio nonno mi ha pagato gli studi all’estero, perché voleva che diventassi un bravo chirurgo. In effetti, studiare, per me, era come fare un ripasso di tante nozioni che avevo visto nel reale e sentito per tanto tempo, quindi la laurea è stata solo una formalità e l’ho ottenuta con il massimo dei voti. Ovviamente in quella nazione, quando una scuola sforna gente veramente brava, subito la segnala ad aziende che sono interessate ad assumere personale giovane da inserire nei loro quadri. Io ho ricevuto tre offerte, due tramite e-mail ed una terza mi è stata consegnata a mano da una splendida signora, dal fisico veramente bellissimo, e questo mi ha convinto ad andare a lavorare in una clinica privata, dove avevano la necessità di specializzare un giovane laureato in nuove tecniche ortopediche. Dopo solo tre mesi, ero già l’amante di quella splendida signora che, seppur sposata, impazziva fra le mie braccia quando facevamo sesso. Per cinque anni, sono stato il suo amante e lei, ogni giorno, ogni volta che godeva con me, sembrava non esser mai sazia e, contemporaneamente, diventava sempre più gelosa e ossessivamente protettiva. La sua estrema gelosia era diventata qualcosa di veramente soffocante, così, quando son tornato nella mia città per il funerale di mio nonno, mio padre ha colto l’occasione per farmi conoscere il proprietario di questa clinica specializzata, che aveva bisogno di un nuovo ortopedico. Ho accettato e subito mi sono trovato al fianco di un medico molto esperto che, quando ha scoperto di chi ero il nipote, mi ha preso sotto la sua ala protettrice e mi ha insegnato a diventare quello che, credo oggi, io sia diventato: un bravo chirurgo specializzato in interventi molto delicati, come quello cui dovrò sottoporre tuo suocero. Naturalmente, dopo l’esperienza vissuta con quella donna, dall’appetito sessuale insaziabile, paragonabile solo alla sua intransigente gelosia, ho sempre cercato solo avventure sporadiche: il classico sesso mordi e fuggi, ma, soprattutto, nulla di serio ed impegnativo.»

Appena finito di parlare ci portano le linguine e, devo ammettere che erano buonissime, poi lo guardo e mi rendo conto che un maschio così, di fatto, meriterebbe di avere al fianco una donna veramente in gamba.

«Caspita! Hai avuto proprio ragione: queste linguine all’astice sono davvero una delizia. Domani sarà dura pranzare e cenare con un tramezzino consumato al bar!»

Lui mi guarda e, dopo aver sorseggiato un po’ di vino, risponde con tono calmo e pacato alla mia battuta.

«Ma quale tramezzino?! Domani, a pranzo ci può anche stare, ma a cena ti porto in un ristorante che prepara della carne alla griglia in maniera squisita.»

Lo guardo con aria cattiva.

«Giovanotto, forse ti è sfuggito il fatto che io sono qui per assistere mio suocero, non per fare vita mondana!»

Lui scuote il capo e sorride.

«Non mi è sfuggito nulla, soprattutto il fatto che, ad una certa ora, ti fanno uscire dalla clinica e, poiché tuo suocero lo opero il giorno successivo, domani sera non avrai nessun problema a venire a cena con me. Non si tratta di fare vita mondana, ma semplicemente passare un momento tranquillo, assieme ad una persona che, spero, goda della tua fiducia.»

Lo guardo e son sempre più convinta che questo maschio mi intriga moltissimo, ma non voglio che la sua estrema sicurezza gli faccia credere di avere buon gioco con me. Rimango sul vago e gli rispondo che, a domani, ci dobbiamo arrivare. Finita la cena, lui mi offre di fare due passi, ma io ho bisogno di riflettere su questa strana situazione che si sta creando, perché avverto, dentro di me, il forte desiderio di spezzare, in qualche modo, la monotonia che si è creata nel rapporto fra me e mio marito e, nello stesso tempo, ero decisamente lusingata perché, alla mia età, ancora riuscivo a suscitare l’interesse di un giovane maschio

«No, grazie, non faccio nessuna passeggiata, perché adesso torno in camera mia, mi distendo e mi riposo, perché la giornata è stata particolarmente lunga e faticosa, e una “vecchietta” come me comincia ad avvertirne gli effetti.»

Lui, che mentre io parlo cammina al mio fianco, si gira di scatto e, guardandomi dritto negli occhi, mi parla con un tono di voce che mi fa bagnare le mutandine.

«Vecchietta tu? Accidenti, ma ti sei guardata bene? Guarda dietro di te, osserva le persone che sono ancora sedute dentro il ristorante, e dimmi quante di loro non vorrebbero esser belle come te, alla tua età. Oppure, guarda quelle giovani madri con i bimbi piccoli, che già sembrano molto più vecchie di te. Per non parlare di quelle ragazzette sedute a quel tavolo, che sembrano così libere e spigliate, ma se le metti davanti un maschio, ne ottieni solo due cose: o che si chiudono a riccio, per paura di un confronto, oppure bastano quattro carezze e cinque minuti di sesso per renderle stremate. Quindi, togliti dalla testa lo stereotipo della vecchietta, perché tu sei una bella donna, con un fisico prorompente e invidio tuo marito solo per il fatto che può averti nel letto tutte le sere, mentre io, onestamente, vorrei tenerti fra le braccia anche solo un ora, per farti impazzire di piacere.»

Scuoto il capo, cercando di fingere che la cosa non mi abbia in qualche modo lusingato e, nello stesso tempo, lo saluto cordialmente e mi ritiro in camera mia. Sdraiata sul letto, cerco, in qualche modo, di riflettere su tutta questa situazione, quando vengo interrotta dal telefono. Vedo che è mio marito che mi sta chiamando. Parlo con lui di tutte le cose che son successe durante il giorno, tranne del fatto che ho cenato con il medico che poi dovrà operare suo padre. Stranamente questa cosa mi eccita, perché, in vita mia, non ho mai tradito mio marito. Lavoriamo insieme e, fra i nostri dipendenti, nessuno di essi ha mai fatto delle avances nei miei confronti, né tantomeno altre persone che conosco nella vita di tutti i giorni. Però la stessa cosa non posso dire di mio marito che, sicuramente, qualche anno fa, durante una vacanza, era diventato molto intimo della giovane ragazza che prendeva il sole in topless, sdraiata accanto al nostro ombrellone. Non ho mai avuto la certezza del suo tradimento, anche se il sospetto è stato fortissimo; ora però sento, dentro di me, il sottile piacere provocato da questa situazione e decido che mi va di viverlo molto intensamente. Il giorno successivo, lo trascorro assieme a mio suocero, che continuava ad esser oggetto di esami e verifiche per l’imminente operazione, che avverrà il giorno dopo. Nel pomeriggio, riceviamo la videochiamata di mio marito, con il quale parliamo di tante cose, fin quando non siamo interrotti da un giovane infermiere, che entra e controlla alcuni dettagli della sua scheda. Appena uscito, mio marito fa una battuta che mi irrita terribilmente.

«Accidenti! Che bei ragazzi ci sono in questa clinica: mia moglie avrà modo di divertirsi moltissimo!»

Offesa gli rispondo a tono, all’istante.

«Stai insinuando che son venuta qui a far la puttana? Se non sbaglio sei stato tu a chiedermi di seguire tuo padre in questo momento così delicato.»

Restano entrambi in silenzio, mentre mi guardano sorpresi dal mio scatto e, solo allora, mi rendo conto che lui aveva semplicemente fatto una battuta, mentre io, decisamente tesa e nervosa, ho reagito in malo modo. Torniamo a parlare subito di lavoro, ma, chiusa la comunicazione, è Pietro che mi guarda dritto negli occhi.

«Ragazza mia, che cosa c’è che non va fra voi due?»

A testa bassa, farfuglio una scusa, cui naturalmente lui non crede.

«Carla, ti conosco da tanto tempo ed ammiro e apprezzo la tua serietà, la tua intelligenza, soprattutto la tua onestà intellettuale, quindi, non offendere la mia intelligenza. Tua suocera, buonanima, ti adorava e io stesso ho sempre pensato che mio figlio avesse trovato una donna veramente speciale, e sono molto orgoglioso di come curi gli interessi della nostra azienda, ma, lasciamelo dire, adesso voglio che mi parli liberamente: forse mio figlio ti crea dei problemi o, più semplicemente, ti trascura? Perché, se così fosse, ne avrei molto dispiacere.»

Lo guardo, sono irritata e così decido di sputare il rospo con lui, senza omettere di difendere mio marito.

«Non è che mi trascura; è che stiamo vivendo un momento un po’ troppo difficile, in cui il lavoro ci logora e, a volte, penso che non abbiamo un solo momento per noi.»

Lui mi guarda e la sua voce è calma e risoluta.

«Mi stai dicendo che mio figlio ti trascura? Che antepone il lavoro alla vostra intimità? Oppure, in breve, tanto per esser chiari, ti scopa poco, oppure, quando lo fa, non ti fa godere?»

Sono sbalordita dalla sua franchezza: è quel che si dice “dar a Cesare quel che è di Cesare”. Non avevamo mai affrontato argomenti così intimi e, senza dire nulla, abbasso la testa e la muovo in senso negativo.

«Accidenti a me! Ho un figlio che è un bravo industriale, ma un fesso di prima categoria?! Ora, non ho nessuna intenzione di star a spiegarti certe cose, ma voglio che tu mi prometta una cosa: se, ne avrai l’occasione, durante questo periodo che stiamo in questa città, dove non ti conosce nessuno, voglio che tu ti diverta o, meglio, tanto per esser più chiari, desidero che tu ti faccia una magnifica scopata. Non mi chiedere perché ti dico questo, ne riparleremo a tempo debito, per ora promettimi che esaudirai questo mio desiderio.»

Ho appena il tempo di annuire, che viene un infermiere e lo porta via con sé, per completare la preparazione per l’imminente intervento del giorno successivo. Mi ritrovo con un po’ di tempo libero, così propendo ad assecondare il volere di mio suocero.

Fine prima parte.

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Il toro di famiglia

Posted by admin under Incontri Erotici on lunedì Ott 17, 2022

Mi chiamo Antonio, sono alto un metro e settanta, capelli e occhi scuri, magro, e sono sposato con Sara, alta uno e cinquanta, bionda con occhi azzurri, belle tette, una seconda piena e soda di seno, bel culo grande e belle labbra carnose. Entrambi abbiamo venticinque anni e, mentre io sto completando gli studi medici, lei lavora come segretaria per un’azienda grafica. Siamo sposati da tre anni, ma, già da fidanzati, sono sempre stato incline a far la parte del cornuto e lei ha sempre favorito questa mia indole, regalandomi delle sontuose corna, sempre più complici. Un’esperienza abbastanza recente mi ha regalato tali e tante belle emozioni, da farmi schizzare direttamente nei calzoni, senza neanche toccarmi l’uccello, ed è capitata quando Sara ha partecipato ad un evento particolare, organizzato in occasione delle nozze d’oro di sua nonna. All’evento non ero presente, perché impegnato in ospedale a sostituire alcuni colleghi risultati positivi al covid. Nei pochi giorni precedenti all’evento, noi due non avevamo avuto molto tempo per noi e ancor meno per fare sesso. Era una situazione che si stava protraendo da oltre una decina di giorni, avendo avuto lei, la settimana prima, un ciclo mestruale particolarmente abbondante, che l’aveva molto debilitata. Eravamo entrambi eccitati e desiderosi di far sesso, ma per una serie di circostanze, abbiamo sempre dovuto rimandare per motivi ancor più impellenti. Quando l’ho sentita la mattina della cerimonia, dentro di me e per l’amore che le porto, l’ho esortata a divertirsi, rilassarsi e, se fosse capitata l’occasione, perché no, anche approfittare per godersi una scopata soddisfacente.

«Mi dispiace, amore, che non sono con te, ma, purtroppo, la situazione la conosci più che bene. Quindi vorrei che tu, oggi, indossassi qualcosa di particolarmente carino e seducente, cosicché, se ti si presentasse l’occasione di rendermi cornuto, devi promettermi che la coglierai senza farti alcuno scrupolo, perché l’ultima cosa che voglio è che tu debba rinunciarvi, per non esser lì con te.»

Lei ha sorriso e, con il melodioso tono della sua vocina languida, mi ha garantito che, se vi fosse verificata anche una remota opportunità di dare una splendida lucidata alle mie corna, non se la sarebbero lasciata sfuggire per niente.

«Tranquillo, amor mio, oggi non sarà facile per la tua puttanella trovare il modo di farti cornuto, perché alla cerimonia dovrebbero esser tutti parenti, ma se dovesse presentarsi qualche occasione, ti assicuro che non me la lascerei sfuggire.»

Prima di lasciarci, mi ha inviato due foto alquanto eloquenti. Nella prima, lei indossava un leggero vestito a fiori, con vaghe trasparenze e, nella seconda, mostrava il suo splendido intimo che, a malapena, copriva lo spacco della fica, mentre il seno era ancor più impreziosito da un indumento sottile, quasi invisibile sotto la stoffa leggera del vestito, ma che lo comprimeva leggermente, facendolo risaltare di più e rendere ancor più desiderabili quelle due splendide sfere. Una volta chiusa la comunicazione, per tutto il resto della giornata non ho avuto modo di poterla contattare, perché, fra emergenze varie e pazienti ordinari, è arrivata la sera senza nemmeno accorgermene. Solo quando il collega del turno di notte mi ha dato il cambio, mi son reso conto di aver trascorso l’intera giornata completamente assorbito dal lavoro. Appena salito in auto, mentre mi stavo dirigendo verso casa, ho esaminato il mio cellulare ed ho trovato un messaggio di Sara, che mi informava che sarebbe tornata a casa molto tardi.

«Amore, ti amo; appena torno ti racconto qualcosa che ti farà immensamente felice, perché ho trovato il modo di renderti meravigliosamente cornuto.»

Ho dovuto inchiodare la vettura sul bordo della strada e prendere velocemente un fazzolettino, perché mi stavo letteralmente sborrando nelle mutande dalla forte eccitazione provata nel leggere quel messaggio. Giunto in casa, ho fatto una doccia e mi son disteso nel letto, in attesa del suo ritorno. Stanco per la pesante giornata, mi sono assopito e, quando ho riaperto gli occhi, le calde labbra di Sara mi stavano succhiando il cazzo che, immediatamente è esploso nella sua bocca. Ho spalancato gli occhi, nel vederla completamente nuda accanto a me e mi son reso conto che era molto tardi. Lei, dopo aver ingoiato la mia sborra, senza dir nulla, è salita sul mio corpo e, dopo aver appoggiato la sua fica sulle mie labbra, mi ha esortato a succhiare la gran quantità di sborra che sgorgava da quella che ora era simile ad una caverna, ben aperta e abbondantemente irrorata di seme maschile.

«Leccami, cornuto! Lecca tutta la sborra che sta sgorgando dal mio ventre, perché ho trovato un maschio che mi ha letteralmente riempito del suo piacere, dopo avermi sfondato ogni buco, con un cazzo veramente stupendo! Leccami tutta e non perdere neanche una goccia, altrimenti non ti racconto nulla e ti lascio con la voglia, fin quando non mi riterrò soddisfatta.»

Inutile dire che mi sono attaccato alle labbra della sua fica e, con la lingua, ho raccolto ogni singola goccia di quel seme che colava, ogni stilla, spingendo con forza la lingua nella sua fica slabbrata, alla ricerca di ogni traccia di quel piacere maschile, che formava un cocktail altamente eccitante mischiato a quello di Sara. L’ho sentita gemere di piacere, mentre mi stavo dissertando a quella fonte poi, dopo averle regalato un incontenibile orgasmo, mi ha gratificato con complimenti e baci, per poi raccontarmi ciò che era successo.

«Che bello, amore! Continua così che vengo! Ancora! Ancor più forte! Bravo, cornuto, leccami forte! Dai che vengo! Ora, VENGO!»

L’ho sentita vibrare mentre la mia bocca si è riempita del suo piacere ancora misto alla sborra di chi le aveva farcito la fica. Poi si è sdraiata al mio fianco ed ha appoggiato la testa appoggiata sulla mia spalla destra e, mentre con la mano masturbava lievemente il mio cazzo ancora duro, ha iniziato a raccontarmi la sua avventura.

«Quando son giunta a casa dei nonni, sono stata accolta con gioia da tutti i parenti che, dal giorno del nostro matrimonio, non avevano più avuto modo di vedermi. È stato bello ridere e scherzare con loro e, quando è giunto il momento, abbiamo festeggiato nonna e nonno che, vestiti in maniera molto elegante, hanno deciso di rinnovare ancora le loro promesse matrimoniali, in una chiesetta che si trova sull’isolotto del fiume, che scorre a sud della città. Poiché il posto ha spazi limitati, abbiamo deciso di andarvi con il minor numero possibile di auto e così, mi sono ritrovata in un’auto con mia cugina, suo marito e lo zio. I nonni, invece, sono stati accompagnati da mia zia e un amico dello zio, che si è presentato con una splendida vettura molto elegante e, quando è sceso per aprire lo sportello alla nonna, io ero lì, che scattavo qualche foto: i nostri occhi si sono incrociati.

Avevo davanti a me uno splendido maschio, dall’apparente età di una cinquantina d’anni, spalle larghe, viso squadrato e sguardo molto magnetico, che mi ha scrutato fin dentro l’anima. Mi son sentita come messa a nudo e, per un attimo, ho avuto l’impressione che mi stesse scopando con lo sguardo. Ma è stato solo un attimo, perché, subito dopo, ha fatto salire davanti, al suo fianco, la zia Adele che, quando si è seduta, ha fatto risalire la sua corta gonna oltre il pizzo delle autoreggenti e, dalla mia posizione, ho potuto constatare che la cara zietta era priva di qualsiasi tipo di intimo. La cosa mi ha stupito non poco, ma, nello stesso tempo, mi ha incuriosito così tanto che, una volta salita in auto con mia cugina, entrambe sedute dietro, le ho chiesto, a bassa voce, perché sua madre era salita assieme a quell’uomo ed ai nonni. Lei ha dato un’occhiata davanti e, avendo visto che suo padre era tutto preso nella guida, mentre il suo giovane marito era assorto su un gioco del suo smartphone, a bassa voce mi ha dato una risposta, che mi ha incuriosito ancora di più.

«Di cosa, ti stupisci? È normale, quando nella stalla c’è un altro toro che si prende cura della tua vacca, e non solo di lei, ma anche delle altre giovani giumente, presenti nella stalla.»

L’ho guardato senza capire e lei mi ha fatto un cenno come per dire che, più in là, mi avrebbe spiegato meglio. Giunti a destinazione, siamo arrivati all’isolotto attraverso una piccola passerella in legno e, poiché la chiesetta era davvero piccola, la maggior parte delle persone sono rimaste fuori, appoggiate ad un muretto, sotto una ombrosa pianta che offriva frescura. Mentre tutti i parenti erano intenti a seguire la breve funzione, io e mia cugina ci siamo sedute un po’ in disparte. Siamo state raggiunte da quello splendido maschio che, dopo aver abbracciato e baciato sulla bocca mia cugina, continuando a tenerla stretta, si è rivolto verso di me e, ancora una volta, i suoi occhi mi hanno penetrato fin nel profondo dell’anima.

«Chi è questa giovane puttanella che non conosco, ma che vorrei tanto avere nel letto, insieme a te.»

Ero basita, ma, nello stesso tempo, fortemente eccitata dal tono autoritario e sicuro di quel maschio che, con un arrogante linguaggio, si rivolgeva a lei, parlando di me come se mi conoscesse da sempre. Mia cugina gli ha detto chi ero e lui, con fare ancora più da padrone, mi ha guardato e, dopo essersi avvicinato a me, mi ha stretto a lui, facendomi subito sentire il grosso bozzo che premeva contro la mia pancia. Ero ipnotizzata dal suo sguardo e sentivo che stavo bagnando il perizoma, mentre lui, dopo avermi dato una ulteriore occhiata tipo laser, mi ha baciato, infilandomi, con prepotenza, la lingua in bocca. Stupita da tanto ardire e, soprattutto, da quel suo fare impudente, assolutamente incurante che vi fosse altra gente, ho sentito le gambe venir meno ed un gemito di piacere è uscito dalla mia bocca, mentre la sua lingua giocava con prepotenza con la mia. Inoltre, la sua mano è scivolata lungo la mia schiena e, afferrate con forza le mie chiappe, ha fatto in modo che incollassi ancora più il bacino al suo corpo.

«Come immaginavo, sei una bella puttana e mi piacerebbe farti assaggiare il mio cazzo.»

Poi, senza aggiungere altro, si è girato e se n’è andato, lasciandomi sbalordita, con mia cugina che rideva compiaciuta. L’ho guardata, cercando di capire, e lei mi ha raccontato tutta la storia.

«Circa due anni fa, mio padre è entrato in società con lui e, dopo la seconda settimana che lavoravano insieme, lui lo ha invitato a cena a casa nostra e mia madre ne è rimasta subito affascinata. Inutile dire che, già da quella sera, Mario, così si chiama, si è scopato mia madre sotto lo sguardo estasiato di mio padre e, da quel momento, lui è entrato di diritto nel letto matrimoniale di mia madre e, dopo circa un mese, quando ho chiesto a mia madre perché fosse così felice, lei mi ha risposto che, finalmente, aveva trovato un vero toro che la montava come una vacca. Incuriosita, ho voluto conoscerlo e, come hai visto, il suo comportamento è tale da aver affascinato anche me e, senza quasi rendermene conto, mi son ritrovata a pecora, davanti a lui, che mi scopava con forza, mentre io leccavo la figa a mia madre, che godeva come una troia. Naturalmente, quel cornuto di mio marito ha provato ad obbiettare, ma, anche lui come mio padre, si è ritrovato con l’uccello chiuso dentro una gabbietta, di cui io ho la chiave e, se non fa il bravo, non lo libero. Gli concedo di sborrare solo una volta al mese. Naturalmente, ogni volta che Mario mi monta, sia da sola che insieme a mia madre, farcisce i miei buchi di sborra, che poi faccio leccare al caro cornutello.

Ti posso assicurare che un maschio come lui, non ha nessuna difficoltà a soddisfare due zoccole come noi. Fra non molto, smetto di prendere gli anticoncezionali e mi faccio ingravidare da lui, tanto quel cornuto di mio marito non ha nulla da eccepire. Se posso darti un consiglio, assaggialo, perché di maschi come lui se ne trovano difficilmente. Oltre ad avere una dotazione fuori dal comune, una spranga di carne lunga e grossa, ha una resistenza non indifferente e, solo quando noi due siamo sfinite dal piacere che abbiamo provato, solo allora, ci copre il viso di copiose sborrate che sgorgano da due palle grosse, come quelle di un toro. Ti assicuro, e tu sai benissimo, che non sono stata una santa, come d’altronde non lo sei neanche tu che di cazzi ne ho presi tanti, ma, davanti al suo, mi è sembrato come esser scopata per la prima volta.»

Non ho avuto modo di replicare, perché la cerimonia era finita e, tutti insieme, ci siamo recati poco distante, dove, in uno splendido agriturismo, ci siamo seduti a pranzo. Durante il ricevimento, lui è venuto due volte vicino noi e, assieme a mia zia, si è complimentato per il mio aspetto da splendida puttanella.

«Questa tua nipotina non la conoscevo, ma devo dire che ha proprio l’aria di una bella zoccoletta, cui piace il cazzo. Non vedo l’ora di inebriarmi al sapore della sua fica.»

Mentre parlava, teneva stretta mia zia davanti a tutto il parentato e molti ridevano compiaciuti, essendo, evidentemente, a conoscenza del fatto che quel maschio si scopava mia zia; anche altre delle donne presenti lo guardavano con la speranza di poter godere con quel maschio stupendo. Quando la cerimonia stava per finire, lui mi è venuto vicino e mi ha detto che mi avrebbe accompagnato a casa. Ero affascinata e, nello stesso tempo, un po’ intimorita all’idea di trovarmi sola con lui. Quando tutti hanno cominciato ad andarsene, lui mi ha preso per un braccio e, dopo aver salutato mia zia e mia cugina, mi ha fatto salire in auto con lui. Abbiamo fatto poca strada, perché, dopo una breve deviazione, lui si è fermato in riva al fiume e mi ha fatto scendere; dopo avermi appoggiato al cofano dell’auto, si è abbassato davanti a me e, strappatomi il perizoma completamente inzuppato, ho sentito la sua lingua giocare fra le pieghe della mia fica e subito mi son sentita travolta da un’onda di piacere, perché quella lingua mi stava mandando ai matti. Ho goduto ed urlato a squarciagola il mio piacere. Lui, a quel punto, si è alzato ed io sono scivolata davanti a lui, ai sui piedi, mentre lui ha velocemente estratto il più bel cazzo che abbia mai visto, in vita mia: doveva avere una lunghezza di circa venticinque centimetri ed una circonferenza quasi quanto il mio polso, tant’è che ho provato ad impugnarlo, senza riuscire a congiungere le dita e, ti assicuro, mancava ancora parecchio per poterle unire, ed era sormontato da una grossa cappella, che sembrava una fragola matura.

La sua mano sulla testa mi ha fatto subito capire che quella splendida mazza voleva entrare con prepotenza nella mia bocca. Lo ha spinto dentro con forza, mentre io cercavo di ingoiarne il più possibile. Tu sai che sono una brava succhia cazzi, ma, a malapena, riuscivo ad andare oltre la punta di quel cilindro di carne, che mi stava letteralmente slogando la mandibola.

«Apri bene la bocca, troia! Ti voglio scopare la gola!»

Me lo ha spinto con forza dentro, e mi sentivo veramente usata a suo piacimento e questo mi hai eccitato così tanto che quasi ho raggiunto un orgasmo all’istante. Lui, dopo aver spinto ripetutamente il suo cazzo nella mia bocca, mi ha sollevato di peso e, appoggiatami sul cofano della vettura, ha sollevato le mie gambe e ho sentito quella grossa cappella appoggiarsi tra le labbra della mia fica e, con una spinta decisa, mi è scivolato tutto dentro. Per un attimo, mi è sembrato come se stessi perdendo la verginità per la seconda volta. Sentivo tendere le pareti della mia vagina, che cercavano di contenere quel mostro che, inesorabilmente scivolava sempre più dentro di me. Ad un tratto, l’ho sentito sbattere con forza sul fondo ed ho subito avuto un orgasmo devastante, mentre lui, dopo essersi fermato un attimo, ha allungato le mani, mi ha estratto i seni ed ha cominciato a stringerli e impastarli, mentre, dopo avere sfilato un po’ quell’enorme trave dal mio ventre, ha ripreso a spingerla di nuovo dentro. Ad ogni affondo avevo l’impressione che la mia fica si stesse dilatando, ed ho avuto un forte orgasmo quando, dopo l’ennesimo affondo, ho sentito il suo corpo sbattere contro il mio. Lo avevo tutto dentro! Ho urlato il mio piacere, mentre lui si è abbassato su di me e la sua bocca, afferrato uno dei miei seni, lo ha stretto con rabbia fra i denti, facendomi godere ed impazzire di piacere.

«Sì, più forte! Sfondami più forte! Sbattimi più forte! Spaccami la fica! Lo voglio sentire fin dentro lo stomaco.»

Lui ha preso a sbattermi sempre più forte, mentre urlavo dal piacere e lo incitavo a scoparmi più vigorosamente: era compiaciuto al massimo nel vedermi godere.

«Lo avevo capito subito che eri una cagna! Una bella cagnetta in calore, che non voleva altro che essere montata a dovere. Brava cagna, continua a godere, così che, alla fine, potrò farcire la tua fica con tutto il mio piacere. Brava! Continua a guaire come una cagna, perché farò di te la mia cagnetta personale e ti porterò al guinzaglio ogni volta che avrò voglia di sentire la tua lingua, che mi lecca come una bastardina.»

Ero stordita dal piacere mentre lui continuava a sbattermi sempre più forte, fin quando ho perso il conto di quante volte ho raggiunto l’orgasmo: credo di esser svenuta fra le sue braccia. L’ho sentito sfilarsi da me e, immediatamente, ho avuto la sensazione che la mia fica fosse completamente devastata. Lui, senza nessuna esitazione, mi ha rigirato, fatto appoggiare i piedi per terra e distendere di nuovo sul cofano, mentre ho sentito quella grossa cappella premere contro il buco del culo.

Intimorita ho cercato di dissuaderlo dall’infilare quella trave dentro di me.

«No, ti prego! Cazzo, sei troppo grosso! Ti prego, fa piano! Fa piano che mi laceri il culo!»

Lui non ha detto nulla, mi ha solo assestato due sonore sculacciate e poi, tenendomi le chiappe aperte, ha iniziato a spingere la punta contro il mio buchetto che, di colpo, ha lasciato libero il passaggio a quel mostro. Ho sentito quella trave di carne viva scivolare tutta dentro il mio culo. La sensazione che provavo era quella di esser sventrata ed aperta in due. Ho provato a gridare, ma dalla mia bocca non è uscito alcun suono, mi sono stupita del fatto che, anche in questo caso, quando ho sentito il suo corpo aderire alle mie chiappe, ho avuto un orgasmo devastante che mi ha fatto tremare in maniera incontrollata. Ha preso a limarmi il culo sempre più velocemente, compiaciuto del fatto che ce lo avevo molto stretto.

«Che meraviglia! Che buco stretto! Un culo come il tuo avrebbe dovuto esser aperto da tempo, ma è evidente che quel fesso di tuo marito sicuramente non è capace di godere nello sfondare un culo stupendo come questo. Me lo voglio godere tutto, fino in fondo. Poi ti scarico dentro una sborrata così abbondante che ti sembrerà di aver fatto un clistere.»

Mi pompava il culo così forte, che le mie gambe, per il piacere, hanno quasi ceduto, e lui, nell’afferrarmi per i fianchi, ha fatto un movimento un po’ più brusco e il cazzo è scivolato fuori dal culo ed è entrato di nuovo nella mia fica.

«Va bene anche così! Per ora ti inondo la fica; a farcire il culo ci penserò la prossima volta.»

Piegata davanti a lui, con la testa schiacciata sul cofano, con lui che mi sbatteva sempre più forte, ho raggiunto un altro orgasmo devastante e, improvvisamente, ho sentito un’ondata di calore invadere la mia vagina, mentre lui immobile restava piantato tutto dentro di me.

«Cagna! Senti come ti sto riempendo il ventre! Come le cagne, trattengo il mio cazzo dentro, così il mio seme andrà ad inondare di più il tuo utero.»

Ero come impazzita. Lo sentivo pulsare dentro di me, ad ogni fiotto che riversava nella mia vagina. Siamo rimasti per alcuni istanti attaccati, poi lui ha allungato una mano e, afferrato ciò che restava del mio perizoma, dopo averlo arrotolato tipo tappo, si è sfilato di colpo e me lo ha spinto tutto dentro la fica.

«Tienilo così! Tieni dentro questo tappo come se fosse il nodo di un cane, che ti blocca la fuoriuscita della sborra, perché, come cagna, voglio che resti il mio piacere il più a lungo possibile dentro di te. Poi andrai a casa e lo farai leccare al tuo cornuto, dicendogli che, una di queste sere, verrò a trovarti, per finire ciò che ho appena cominciato.»

«Malferma sulle gambe e con la fica riempita di sborra e di ciò che restava del mio perizoma, sono risalita in auto e lui mi ha lasciato davanti casa.»

Nel sentire quel racconto, mi son ritrovato di nuovo con il cazzo duro e Sara si abbassa e me lo prende in bocca: in un attimo le inondo la gola con il mio ennesimo piacere. Tre giorni dopo, lui è venuto a cena a casa nostra e, appena entrato, ho subito capito che lui era un uomo totalmente diverso da tutti quelli che avevano fino ad oggi scopato Sara: era un vero padrone. Appena entrato, mi ha subito guardato negli occhi e messo in chiaro le sue condizioni.

«Ciao cornuto, spero che avrai concesso a Sara il riposo di cui aveva bisogno, perché questa sera la voglio montare a mio piacimento. Naturalmente, da oggi in poi, tu dovrai astenerti da aver rapporti con lei e, a tal proposito, ti ho portato un regalo che voglio che tu indossi, immediatamente.»

Mentre parlava, era in piedi davanti a me e Sara che era seduta sul divano e, dopo aver scartato il regalo, mi son trovato tra le mani, due cose: una gabbietta di castità ed un collare con il guinzaglio. Ho guardato cercando di capire e lui, senza tanti giri di parole, mi ha ordinato di indossare la gabbietta e di mettere il guinzaglio al collo di Sara, perché, da quel momento, era da considerarsi sua cagnetta personale. Il resto della serata, io nudo con addosso solo la gabbietta, l’ho servito a tavola, mentre Sara stava accucciata ai suoi piedi e lui, di tanto in tanto, le elargiva qualche carezza sulla testa. Dopo cena, tenendola al guinzaglio, l’ha fatta procedere a quattro zampe fino alla camera da letto e, dopo che lei lo ha spogliato completamente, ho potuto ammirare la sua enorme dotazione. Subito sono stato invitato a darmi da fare per farlo eccitare leccando quelle grosse palle e quel cazzo che stava già danno segni di eccitazione. Mentre con la bocca ero intento ad eccitare quel toro, lui, utilizzando la cintura del guinzaglio, si divertiva a frustare il culo di Sara. Naturalmente mia moglie, ad ogni colpo, sembrava godere sempre di più e, quando ha avuto un orgasmo, lui, con un gesto, mi ha spinto di lato e, dopo averla afferrata da dietro, le ha spinto con forza l’enorme palo tutto dentro di lei. Sara ha inarcato la schiena e lui, dopo aver tirato il guinzaglio, le ha ordinato di guaire come una cagna.

«Godi cagna! Senti come ti sfondo? Poi ti farcirò sia il culo che la fica, così che questo cornuto avrà ancora parecchio da leccare.» Ero così eccitato che, senza rendermene conto, sono venuto senza toccarmi, e quando lui se ne reso conto, mi ha frustato con il guinzaglio, mentre continuava a sfondare mia moglie, che godeva all’impazzata. È stata la prima volta di un lungo periodo, durante il quale lui ha goduto con Sara nel trattarla come una cagna e, una sera, ha voluto tenere la sua stalla al completo: le due vacche, zia e nipote, oltre la cagna Sara, mentre io facevo semplicemente il cornuto. Ora, ogni volta che vuole, dispone di Sara a suo piacimento ed io, ogni volta, vengo, senza neanche toccarmi.

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