Sulla Porta

Sono le 19.40 l’ultimo cliente se n’è andato, Marta e Anna salutano e se ne vanno nel buio della sera, oggi tocca a me fare la chiusura.

Spengo le luci, controllo il fondo cassa, faccio la chiusura, metto via i soldi incassati, faccio un ultimo giro per controllare che sia tutto a posto e finalmente mi infilo la giacca e mi dirigo verso la porta.

Sto per uscire quando sento il suono di un messaggino, ma non è il mio telefono, viene dal banco cassa, arrivano altri messaggi e vedo la luce di uno schermo nel buio in fondo al negozio.

Sbuffando vado al banco e trovo il telefono di Marta che continua a suonare, chi è che ha tutta questa urgenza!?

Ho la tentazione di leggere i messaggi che compaiono sullo schermo ma… no non si può, però forse è qualcosa di importante…

Ho deciso, glielo porto a casa, tanto so dove abita, è sulla strada di casa mia, non mi costa nulla.

Mi infilo il telefono in tasca, chiudo tutto e salto sul motorino.

Lungo la strada sento che il telefono continua a vibrare, sono quasi arrivato.

Parcheggio sotto il suo palazzo e suono al campanello.

“Quarto piano!”

 Il portone si apre.

Mentre prendo l’ascensore mi chiedo come si possa aprire il portone senza neppure chiedere chi è, se fosse stato un malintenzionato!?

Dovrò fargli un discorsetto alla ragazza!

Quarto piano, esco sul pianerottolo e una porta si apre di scatto.

“Ciao, ti ho …”

“CAZZO!”

SBAM la porta si richiude con una gran botta.

Silenzio.

Ma era nuda!?

Si era indiscutibilmente nuda, certo se escludiamo le calze e le scarpe con il tacco alto…

Ci metto un po’ dal riprendermi dallo shock, poi arrossisco per lei e mi ricordo perché sono lì.

“Scusa hai dimenticato il telefono al lavoro e te l’ho portato!” parlo attraverso la porta.

“Grazie…” è un sussurro appena.

“Te lo lascio qui di fuori!?”

“Sì grazie…”

“Io vado!”

“Ok grazie di nuovo e… scusa…” è un sussurro sempre più basso.

Appoggio il telefono e me ne vado, nell’ascensore non posso fare altro che sistemarmi il pacco, l’erezione è diventata ingombrante…

Neanche il freddo in motorino riesce a placare la mia erezione, l’immagine di lei nuda sorridente sulla porta di casa mi continua a comparire davanti.

 A casa mi spoglio subito sulla porta e mi sego con forza fino a schizzare ovunque, poi finalmente mi rilasso.

Sotto la doccia ripenso a quello che è successo, ma chi l’avrebbe mai detto che Marta sotto la divisa da lavoro nascondeva quel corpo da sballo!? Ok mi sto eccitando di nuovo.

Ma poi chi aspettava!? Mi sembrava di aver capito che non ha più un ragazzo…

Poi quando ha aperto ha detto di salire al quarto piano quindi chiunque fosse non sapeva dove abitava…

Ma quel seno?! Dove lo nascondeva!? E i fianchi, quelle gambe chilometriche… mamma mia che schianto di ragazza!

Ho sempre pensato fosse una ragazza molto carina con quel viso dolce e quella cascata di capelli rossi, ma cavolo uno corpo così non me lo aspettavo proprio…

Mi sono dovuto segare altre due volte prima di riuscire ad andare a dormire e questa mattina mi sono svegliato duro e grosso dopo una notte piena di sogni erotici su di lei.

Quado ci incrociamo al lavoro, lei è imbarazzata, arrossisce e abbassa lo sguardo, peccato che così facendo nota la mia vistosa erezione nascosta malamente dei calzoni.

“Ieri…Scusa aspettavo un’altra persona”

“Perché ti scusi? Io avrei dovuto avvisarti prima di comparire a casa tua così e magari  farmi i fatti miei e non riportarti il telefono”

“Ma che dici? Sei stato molto carino, anche perché altrimenti avrei aspettato inutilmente”

“Andata buca?!”

“Sì…ma forse meglio così” mi guarda in maniera strana, mentre il mio uccello ha uno scatto per quanto gli sia possibile nei pantaloni oramai troppo stretti.

“La prossima volta stai più attenta a non dimenticare in giro il telefono”

Passiamo la giornata a guardarci da lontano, la guardo come non ho mai fatto, ora che so cosa c’è sotto quei vestiti da poco che chiamano divisa…passo tutto il tempo con l’uccello in tiro.

La sorprendo spesso a guardarmi, soprattutto quando pensa che io non la veda…

Lei anche oggi finisce il turno prima di me, quando saluta mi guarda con lo sguardo strano di prima, che sia un invito!?

Poi vedo il suo telefono sul bancone, qui vicino a me, come ieri…

Suono il citofono come in un déja vu “Quarto piano” il portone si apre.

Quando arrivo al quarto piano ho il cuore in gola e una erezione imbarazzante.

La sua porta come ieri si apre di botto, ma questa volta non si richiude…

È bellissima, vestita solamente con delle calza autoreggenti nere che contrastano con la sua carnagione così chiara, i suoi sfavillanti capelli rossi sono naturali a meno che non si tinga anche quel meraviglioso cespuglietto ben curato…

“Ti ho portato il telefono”

“Grazie!”

Lentamente glielo allungo, senza staccargli gli occhi di dosso, voglio che questa immagine mi si tatui nelle cornee!

Allunga il braccio e prende il telefono poi non si sposta, resta così, immobile, sorridendo mi guarda negli occhi godendosi la mia reazione, poi vedo comparire la pelle d’oca “Hai freddo!?”

“Un po’…” fa un passo in dietro, io ne faccio uno avanti, sorride poi si volta e si allontana nel corridoio, resto pochi istanti a guardare quel culo dondolare, poi la seguo chiudendomi la porta alle spalle.

Quando la raggiungo è in salotto seduta comodamente su una poltrona che mi aspetta, le gambe lunghissime accavallate le braccia incrociate sotto al seno, faccio per avvicinarmi ma lei mi ferma “Spogliati!”

Ok giochiamo, mi spoglio lentamente, metto in mostra il mio corpo, sono a dieta da mesi e anche se non sono altissimo faccio la mia figura. Quando sono completamente nudo mi giro verso di lei e mi mostro apertamente, senza alcuna vergogna, come lei si è mostrata a me.

Mi guarda, mi studia, mi scruta, io resto immobile, poi sorride e lentamente scavalla le gambe e le allarga in un tempo che mi pare infinito, quando si ferma tocca a me, mi inginocchio ai suoi piedi ed affondo la faccia te le sue gambe.

È bagnata, aperta, la mia lingua sguazza tra gli umori felice, quando mi sento tirare per i capelli, vuole comandare lei, vuole impormi dove leccare cosa leccare come leccare, ma io so il fatto mio, non mi faccio sottomettere così facilmente, faccio quello che voglio e lei si arrende in fretta, ora le sue mani non stringono più i miei capelli ma si tengono le gambe sollevate, più aperte che può.

Quando aggiungo le dita alla mia lingua perde il controllo, inizia ad agitarsi, cerca di scapparmi.

“Ti prego smettila! Vieni su ti prego! Ti voglio dentro!”

Si irrigidisce, inizia a tremare, le gambe non gli reggono più mentre mi tira i capelli sempre più forte.

“SEI UNO STRONZO!” esplode in un orgasmo devastante, mi riempie la bocca mentre continua ad insultarmi, poi piano piano si rilassa e si accascia sulla poltrona.

Mi alzo lentamente, devo sgranchirmi le gambe e la mandibola.

La guardo, distrutta, su questa poltrona, gli occhi chiusi, le membra rilassate, quel seno così invitante…

“Sei un maledetto!” mi sta guardando dal basso con i suoi occhini verdi.

Poi si ricompone si solleva e senza distogliere lo sguardo dai miei occhi fa sparire lentamente il mio uccello nella sua bocca. È incredibile, potrei morire così ed essere felice, ma lei si sfila e si alza, con i tacchi siamo alti uguali, siamo vicinissimi, sento i  suoi capezzoli sfiorare i miei, il mio uccello accarezza il suo pelo, i suoi occhi sono piantati nei miei.

Mi bacia, un bacio dolce, un bacio che sa di noi, un bacio affamato che sa di voglia, un bacio feroce che mi spinge che mi mangia.

Con le mani mi spinge via fino a farmi sedere sul divano “Ora stai fermo lì!”

Mi sale sopra, si impala senza tanti complimenti, si sistema comoda sorridendo poi inizia a muoversi prima lentamente poi sempre più veloce, vedo le sue tette ballare davanti ai miei occhi mentre con le mani mi aggrappo alle sue chiappe, cerco di dargli il ritmo ma lei mi prende le mani e me le porta sopra la mia testa, me le tiene ferme così. Affondo la faccia tra le sue tette e la lascio fare.

Ha un ritmo quasi ipnotico, costante, devo concentrarmi, devo distrarmi, ma inizia a borbottare parole senza senso mentre mi stringe forte al petto, aumenta il ritmo, così non reggerò molto…

“Sto per venire!”

“Cosa!?” mi libera dalla presa dei sui seni senza accennare a fermarsi

“Sto per venire!” mi riaffonda tra quei globi perfetti

“Solo quando te lo dico io!”

Scoppio a ridere ma non riesco a fermarmi, libero le mani dalla sua presa e le agguanto le chiappe.

Mi muovo contro tempo stringendola a me con tutta la forza che ho, colpi sempre più forti.

“Ok, ok, va bene, vieni!” poi esplode in un urlo, un ruggito, un grugnito che diventa un mugolio dolce, mentre io le esplodo dentro, con uno due tre quattro fiotti caldi e densi.

Restiamo qualche secondo immobili, sento il mio seme che cola fuori da lei, mentre il mio uccello si ammoscia lentamente.

Improvvisamente si solleva e mi guarda, come se mi vedesse per la prima volta, un misto di stupore e turbamento, poi si alza e senza dire una parola esce dalla stanza.

Riprendo fiato poi mi alzo e la vado a cercare, molto bella questa casa, trovo la sua camera, sul letto i vestiti del lavoro, certo con quei mutandoni e il reggiseno sportivo ci credo che non avevo notato le sue curve.

Rumore di acqua dal bagno, la visione di quell’angelo sotto la doccia fa la magia di farmelo tornare duro.

Non ci penso un secondo e mi infilo sotto la doccia con lei.

“Ma…non ne hai avuto abbastanza!?”

“Evidentemente no…”

Sono dietro di lei, l’uccello adagiato tra le chiappe che la stringo a me.

“Mi piace!”

Le stringo il seno mentre muove quel culo fantastico.

La vedo guardare l’orologio, poi allunga le braccia contro il muro, solleva il culo e spinge verso di me.

Affondo nuovamente nelle sue carni calde, perfetto, lascio il seno e mi aggrappo ai suoi fianchi, le mie mani sembrano fatte apposta per stare qui… poi inizio a pompare, lo faccio senza pietà, forte, potente.

Lei urla, mi incita, si regge al muro e spinge contro di me, sempre più forte sempre più potenza.

Potrei durare ore, ho il culo della donna più bella del mondo tra le mani, mi sento forte, potente.

Ma lei inizia a vibrare a perdere il ritmo, un braccio perde la presa, urla insulti sconnessi verso di me poi ha uno spasimo e cade in ginocchio nella doccia.

Poi alza lo sguardo, mi guarda, come prima, come se mi vedesse per la prima volta, un misto di stupore e turbamento.

“Chi l’avrebbe mai detto!?”

“Cosa!?” ma poi non riesco ad articolare altro perché ingoia il mio uccello in un sol boccone.

I suoi occhi verde smeraldo, spalancati verso di me, la sua bocca piena del mio uccello, una visione celestiale una sensazione …

Esplodo nella sua gola urlando mentre affondo le dita nei suo capelli rossi, la tengo contro di me mentre mi svuoto, non si perde una goccia senza battere ciglio,  gli occhi enormi puntati nei miei.

Non interrompe il contatto visivo neppure quando lentamente mi fa uscire dalla sua gola, sono io che abbasso lo sguardo giusto in tempo per vedere quelle labbra sensuali ancora collegate alla mia cappella da un paio si fili bianchicci, il mio uccello ha uno scatto e questo ultimo contatto si pezza.

Lei si alza, infila l’accappatoio e si asciuga i capelli con un asciugamano, mentre io cerco di recuperare il senno sotto l’acqua della doccia, sono distrutto.

Mi sento osservato, mi sta guardando pensierosa, appoggiata allo stipite della porta.

Spengo l’acqua e mi asciugo con un asciugamano che lei mi lancia.

“E’ stato bello, però…”

“Tranquilla ho già capito”

“No, è stato davvero bello, però…”

“Però non è il momento, non cerco nulla di serio, non vorrei ti fossi fatto delle idee… volevi dire questo!?”

“Più o meno…”

“E’ stato bello anche per me comunque”

“Ci vediamo domani al lavoro!?” guarda l’orologio.

“Tranquilla ho capito mi levo dalle scatole”

Mentre mi vesto la guardo, l’accappatoio slacciato, il corpo perfetto, esposto al mio sguardo, così sicura del suo corpo da non avere alcuna timidezza.

Sono pronto e mi avvio lungo il corridoio seguito dai suoi passi leggeri, sulla porta mi chiama, mi volto, è davvero bellissima, le accarezzo il viso, con la mano scendo al collo al seno poi le accarezzo un fianco.

“Ci vediamo domani”

Si sporge verso di me e mi da un bacio leggero sulle labbra, ha gli occhi enormi velati di tristezza.

“A domani”

Scendo le scale lentamente ripensando a questa serata così strana, inaspettata, non ho mai avuto un’intesa così con nessuna ragazza…voglio conoscerla meglio, anche se ha detto che non vuole storie.

Spalanco il portone, c’è un ragazzo che suona al campanello poi una voce “Quarto piano!”.

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