Sci di fondo

Che giornata fantastica, sole, neve fresca, cielo azzurro, panorama che solo le dolomiti riescono a regalare.

Arranco dietro di te, che sembri volare elegante su quegli sci sottili.

È la prima volta che faccio sci di fondo, mentre tu lo pratichi da sempre e la differenza si vede. Mi hai detto: “Non vestirti da sci, piuttosto come per correre o fare una camminata nella neve!” e così ho fatto, ma non ho mai sudato tanto per camminare.

Tu invece ti sei presentata con dei leggins termici che ti fasciano come un guanto il tuo fantastico culo e le tue gambe lunghissime, una giacchetta stretta che sembra esplodere sul seno, uno zainetto sulla schiena e una fascia di lana sulla fronte.

Abbiamo abbandonato la spianata del passo e la confusione, ci stiamo inoltrando nel bosco, il silenzio è impressionante, si sente solo lo scivolare degli sci e il rumore delle bacchette. Ogni tanto ci fermiamo a guardare il panorama, il bosco immobile, le montagne innevate che brillano al sole.

“Bellissimo!”

“Grazie!”

“Scemo, il panorama!”

“Uff dovevo immaginarlo!” Mi sorridi felice, luminosa.

Mi scivoli vicino e mi dai un bacio veloce, poi riparti, io preso alla sprovvista mi sbilancio, cerco di ripartire ma sfarfallo con le bacchette in alto prima di dare una culata storica. La tua risata cristallina si spande nella valle, mentre io cerco in tutti i modi di tornare in piedi e riconquistare un po’ di dignità.

“Dai tirati su che la strada è ancora lunga!”

“Ci sono! Ci sono! Partiamo!”

Seguo l’ondeggiare del tuo culo per un’altra ora buona, sono caduto solo altre due volte. Passiamo davanti ad un rifugio, una decina di coppie di sci sono appoggiati alla staccionata, un buon profumo nell’aria, sembra accogliente, caldo… Ci avviciniamo veloci, ma tu non ti fermi e sfili via lungo la pista.

“Ma…”

“Tranquillo tra un po’ ci fermiamo a riposarci anche noi!”

“Ma io ho fame!”

“Dopo mangiamo”

“Dopo quando?!”

“Dopo questa!” Davanti a noi una salita impressionante, tu sei già partita veloce, gli sci larghi a spina di pesce.

“Oh porca…” Arranco a fatica, cado un paio di volte ma non cedo, potrei togliermi gli sci e salire a piedi, ma sono troppo orgoglioso.

Ti vedo in cima alla salita che mi aspetti, il sole disegna la tua siluette, sei bellissima, ma non devo distrarmi, devo salire, senza fermarmi, altrimenti lo so che scivolo in dietro e faccio un altro capitombolo, quindi testa bassa e spingere.

Arrivo in cima senza quasi accorgermene, se non fosse che sono sfinito e completamente sudato. Ti trovo seduta ad un tavolino da picnic, gli sci piantati nella neve lì affianco, le gambe lunghe distese, i gomiti sul tavolo e il viso disteso verso il sole, ti sei sfilata la giacchetta, sotto indossi una maglietta termica che ti fascia le curve di quel corpo fantastico.

Arranco fino a te, mi tolgo gli sci rischiando nuovamente di scivolare, poi mi lascio cadere sfinito sulla panca al tuo fianco. Hai un sorrisino compiaciuto, ti diverte mettermi in difficoltà.

Si sta davvero bene qui, il sole scalda, il panorama è bellissimo davvero e non si sente un rumore, solo il mio ansimare che piano piano scompare. Mi sfilo la giacchetta e resto con la maglia termica a maniche lunghe, il sole asciuga il mio sudore. Chiudo gli occhi e mi godo il sole come te, in silenzio.

Sento il rumore di una zip, ti guardo incuriosito, hai abbassato la cerniera della tua maglia per quanto è possibile, arrivi fino a poco sotto il seno, allarghi il colletto per gustarti il più possibile il sole. Resto incantato dal tuo seno, come ogni volta, vorrei allungare le mani o affondarci la faccia, ma non voglio disturbarti, mi rimetto calmo a prendere il sole.

Nel silenzio sento il rumore di uno sciatore che si avvicina, forse sono due, ti guardo, non hai mosso un muscolo, dovrei avvisarti? Possibile non ti sia accorta che sta arrivando qualcuno!? No è impossibile. Ti guardo bene, sei bellissima, rilassata, felice, in effetti non sei così scabrosa, si vede solamente il bordo del reggiseno che contiene il tuo seno, certo maestoso ed invitante. Una scelta curiosa il reggiseno di pizzo per fare fondo, ma conoscendoti… nulla è dato dal caso. Ok chiudo gli occhi e mi godo il sole come te. Sento il rumore degli sci sempre più vicino, tu non ti muovi, io neppure.

Sono quasi alla fine della salita. Il primo arriva e si ferma ad aspettare l’altro rimasto un po’ in dietro. Lo sento a pochi metri da noi, ma non apro gi occhi, non voglio vedere se sta guardando te, non voglio sapere neppure se è una donna o un uomo, aspetto paziente. Arriva anche il secondo, li saluti educatamente, sono due uomini, li sento scivolare via e le loro voci che scherzano e ridono in lontananza.

Non apro gli occhi si sta troppo bene, ma sento la tua mano sfiorarmi, stringermi l’eccitazione evidente, mi stringi con forza l’uccello di marmo eccitato duro teso. Sei rimasta immobile, solo la mano su di me si è mossa ed è comparso quel sorrisino che ben conosco sul tuo viso. Sei tremenda, ti lascio fare, mi rilasso e chiudo nuovamente gli occhi, mi godo il sole, mi godo la tua mano fredda che entra nei pantaloni e mi sega lentamente. Mi sbottoni, esponi il mio uccello al freddo dell’aria, al sole caldo, la tua mano continua il suo lavoro.

Sento in lontananza il rumore di altri sci, la tua mano non da segni di voler smettere. Sento delle voci e il rumore di qualcuno che ha iniziato la salita. Mi fido di te, ti lascio fare, aumenti il ritmo, questo gioco ti piace, vai sempre più veloce, sei eccitata tanto quanto me, sento gli sci e le voci sempre più vicini, poi improvvisamente ti fermi, mi togli la berretta e la usi per coprirmi. Non apro gli occhi, sento delle persone scivolare davanti a noi, mi sembra appena passata l’ultima che mi lanci via il berretto e sento la tua bocca calda su di me. Spalanco gli occhi e mi guardo attorno allarmato, giusto in tempo per vedere l’ultima persona sparire dietro la curva, vedo la tua testa agitarsi tra le mie gambe, sento il caldo della tua bocca avvolgere completamente il mio uccello. Sei assatanata, sei eccitata, stai ingoiando il mio uccello come se da questo dipendesse la tua vita.

Mi guardo attorno, silenzio, calma, bianco, natura…

Ti guardo, passione, calore, frenesia, colore…

Ti prendo per i capelli e lentamente ti sfilo dal mio uccello, fai resistenza, è come staccare una ventosa, mi guardi ansimante, la bocca aperta, dei sottili fili di bava ci collegano, gli occhi enormi, un misto di desiderio e paura.

“Arriva qualcuno!?”

“No!”

Mi alzo e ti costringo a fare lo stesso, ci guardiamo qualche secondo negli occhi poi ti costringo a girarti, ti faccio chinare sul tavolo, strattono i leggins stretti, faccio fatica, te li abbasso con forza, cadi in ginocchio sulla panca, sotto hai un filo sottile rosso, le “mutande” di capo d’anno, le scosto e spingo il mio uccello dentro di te.

Un lungo sospiro accompagna lungo la strada il mio uccello.

Resto qualche secondo immobile a godermi il silenzio, la pace.

Poi senza alcun preavviso inizio a pomparti con forza, un urletto di sorpresa poi assecondi i miei colpi, mi vieni in contro, ne vuoi sempre di più.

Mi guardo attorno, cerco di tener d’occhio la pista, cerco di tenere le orecchie aperte, ma tu inizi a fare un leggero grugnito per ogni colpo, il rumore dello schiaffo della mia pancia sul tuo culo.

“Zitta che non sento se arriva qualcuno!” Il grugnito diventa un mugolio appena più forte.

“Vuoi che qualcuno passi di qui e ti veda mentre ti scopo con forza!?” Il suono sale di intensità

“E’ così allora, vuoi essere vista, vuoi che la gente veda quanto ti piace scopare, quanto ti piace il mio cazzo?!” Aumento il ritmo, aumento la forza, il mugolio diventa un urletto ad ogni botta che ricevi, ti schiaccio il busto sul tavolo coperto di neve, urli per il freddo del contatto, urli per i colpi che ricevi.

Vedo in lontananza un puntino che si avvicina.

“Arriva qualcuno davvero!” Ti contrai tutta, mi vieni in contro con forza mentre ti aggrappi al tavolo.

“Lo vedo, sta per iniziare la salita!” Ti metto una mano sulla bocca per coprire l’urlo dell’orgasmo che ti attraversa mentre mi scarico dentro di te con tre, quattro spruzzi violenti.

“E’ a metà della salita! E’ veloce” te lo dico con fatica mentre mi scarico dentro di te.

Ti sollevi velocissima e ti sistemi i pantaloni, mentre il mio uccello spruzza ancora il suo seme nell’aria. Faccio in tempo a dare le spalle alla pista che sento lo sciatore passare. Ti guardo, hai il decolleté rosso per il contatto con la neve che ti è rimasta nel reggiseno, tra le tette, il viso è rosso pure lui, stravolto ancora eccitato, i capelli scarmigliati, chissà cosa ha pensato vedendoti in questo stato.

Scoppiamo a ridere come due ragazzini, ma mi blocco subito quando riprendi il mio uccello in bocca per pulirmi, ti guardo stupito, hai ancora voglia, questa sveltina è stato solo l’antipasto.

Mi guardi dal basso con gli occhioni spalancati.

“Io ho fame!”

Scoppiamo a ridere poi ci ricomponiamo e mangiamo i nostri panini, continuando a guardarci e sghignazzando.

Dopo pranzo, è la pace dopo la tempesta, nessun rumore solo la meraviglia della natura, la tua bellezza assorta nei pensieri, nel panorama, ti sei ricomposta, ma rimani bellissima.

Mi domando se veramente ti sarebbe piaciuto essere scoperta, essere vista, l’eccitazione è stata massima, ma poi all’ultimo secondo sei scappata. Io avrei continuato?! Sarei rimasto a scopare mentre quella persona sciava affianco a noi!? Si forse si, ma sono un’incosciente, il rischio di una denuncia è altissimo, eppure solo il pensiero me l’ha fatto tornare duro.

“Riprendiamo la pista?!” la tua voce mi strappa dai miei pensieri.

“Ok anche perché non vedo l’ora di provare la sauna che ho adocchiato in albergo!”

Mentre mi aggancio gli sci vedo passare il solito sorrisetto sul tuo viso poi ti volti, ti sistemi i leggins tirandoli su, fino a tendere la stoffa al massimo, il tuo culo fantastico fasciato e stretto è uno spettacolo incredibile, allungo una mano ma tu riparti veloce senza aspettarmi, sento la tua risata cristallina in lontananza mentre arranco cercando di raggiungerti.

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