La seduta dallo specialista

– Maledetti punti di vista… – dice il  fisioterapista mentre mi manovra le dita. Sono ormai due mesi che faccio terapia. Dopo essermi schiacciato la mano in un incidente le stiamo provando tutte per sistemare queste due dita: medio e anulare.

 Lo guardo con il sorrisetto di qualcuno che non ha capito bene quello che ha detto. Poi fa un sospiro e aggiunge:

– …Ci siamo capiti …! – e stavolta sorride anche lui, un sorriso di intesa. 

Senza nemmeno essermene reso conto sono rimasto a fissare troppo a lungo la tipa nel lettino accanto al mio, e lui se n’è accorto. 

La signora che sta facendo una terapia anche lei. Da quel che ho capito è stata operata al ginocchio, e ora cerca di recuperare facendo il tipico esercizio di potenziamento per  i muscoli delle cosce. Alza e abbassa la gamba, mostrando e celando, come fa il mare con le onde, alla mia vista, l’interno delle chiappe e il bel solco gonfio della sua vaginona. 

– Sta ancora piovendo… – riprende il discorso lo specialista, che oggi mi trova abbastanza distratto.

Fuori piove da qualche giorno, chissà quando smetterà?

– Cerco di guardare fuori dalla finestra per non pensare al dolore – gli dico senza spostare lo sguardo dalla finestra.

– Quella che guardavi prima non mi sembrava la finestra… – dice ridendo sottovoce. Sento che le guance diventano rosse e guardo in basso verso il lettino. Mi tiene la mano con cura, chiudendola e aprendola per drenare le dita.

– Oggi proviamo un nuovo macchinario… sembra faccia miracoli! – dice con entusiasmo. 

– Le abbiamo provate tutte!… – gli dico ironizzando – …ci manca solo questa! – e sorrido.

– Si tratta di una macchina che emette ultrasuoni, serve a disgregare i legami che si sono creati e ti permetterà di rendere più mobili le dita.-  Mi parla mentre il mio sguardo è catturato da quella scena. 

Su e giù, su e giù, ancora una volta su e giù. Le cosce si allontanano, le cosce si avvicinano. 

Provo a immaginare il caldo tepore che c’è là in mezzo fra una cosce e l’altra quando aderiscono. Ci metterei la mia mano fredda. Ad ogni alzata e ad ogni abbassata la carne del suo culo prende pieghe diverse, e la fica si schiude come un fiore. 

– Sei pronto? – mi chiede stringendo più forte le dita, per farmi tornare in me con il dolore.

– Ahi! Che dolore! –  dico imbarazzato capendo cosa voleva. Intanto sotto al lettino il mio pene si sta intostando in una forte erezione ho la tuta speriamo non si veda troppo…

Collega lo strumento, prende il manubrio, che sembra un dildo senza punta, ci spalma sopra uno di quei gel che servono per le ecografie e me lo mette sulle dita. E’ freddo. 

Cosa ci farei adesso con quelle dita così lubrificate! 

Mi alzerei, sbattendo sicuro il pisello sotto al lettino. Mi avventerei da dietro in quella grossa vagina che mi chiama. Ci infilerei dentro due dita con forza, in un istante. Non se ne accorgerebbe neppure che sto entrando. Le sentirebbe solo quando saranno tutte già dentro, e le muoverei velocemente. Andrebbe in estasi, così davanti a tutti, gemendo di un irrefrenabile piacere.

– E’ troppo caldo? – mi chiede cercando di distogliere la mia immaginazione su certe scene.

– Oggi sei proprio distratto, eh – dice alzando la voce.

– No… cioè, non sento niente… – rispondo dopo qualche secondo.

– Maledetta presa! – dice alzandosi di scatto – se non la infili tutta dentro fino in fondo questa presa non funziona mai!- dice sfilandola con forza, mentre fuori si sente il fragore di un tuono. 

– Questo è stato bello forte! – dice mentre armeggia con la spina. 

Per un istante La corrente va via. Subito dopo si riaccendono le luci. Tutti i macchinari ripartono con dei bip sparsi. La spina collegata alla presa fa uno strano ronzio, una specie di sfrigolio.

– Adesso funziona! – dice soddisfatto il fisioterapista rimettendosi a sedere. Armeggia con il macchinario per impostare il programma.

– Sarà sicuro…? – gli chiedo preoccupato – Hai visto che ha fatto poco fa la presa? –

– Sì, sì, tranquillo, lo fa sempre…. – risponde frettolosamente con un sorrisetto evasivo.

-Tu rilassati e …goditi lo spettacolo, alle tue dita ci penso io! – e mi fa un occhiolino.

Io che in questi giorni sono particolarmente arrapato  seguo il suo consiglio e mi godo lo spettacolo e la conseguente forte erezione. 

Ad un tratto, le finestre si illuminano di una luce bianca che invade la stanza, e si sente un forte rumore. Un fulmine è caduto proprio qua fuori. 

Senza nemmeno rendermene conto sento una scossa attraversarmi la mano e il braccio. Giunge fino alla punta dell’uccello duro, eiaculo. Poi come è arrivata torna indietro. Cado, privo di sensi.

Note finali:

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