La moglie pia

Eva era una donna elementare, viveva alla giornata e non riusciva a spiegarsi le mie bizzarre suppliche.

Le avevo chiesto se avesse voglia di tatuarsi le dita dei piedi (come avevo visto in un film Hard) e spesso la pregavo d’indossare una cavigliera colorata per mettere in risalto le sue gambe sensuali.

Di tanto in tanto invitavo a cena dei miei colleghi di lavoro e le chiedevo, per quelle occasioni, d’indossare abiti succinti e truccarsi in modo particolare.

Era riluttante ad accogliere le mie istanze e rimuginava spesso sui motivi che mi spingevano a formulare tali proposte.

Quando andavamo a fare acquisti e capitava che dovesse misurare qualche indumento, mi piaceva lasciare sbadatamente aperta la tenda del camerino mentre Eva era mezza svestita.

Lei percepiva queste mie attenzioni come qualcosa d’incomprensibile ed ogni volta si stupiva come fosse la prima.

Avevo messo a sua insaputa nel bagno delle microcamere per ritrarla nuda mentre faceva la pipì o la doccia, inoltre le chiedevo spesso di posare in completini intimi oppure interamente nuda, ma raramente me lo concedeva.

Avevo un album con queste sue foto e anelavo di mostrarle al più presto ad i miei amici.

Una sera, durante la cena Eva m’interrogò sui perché di questi miei comportamenti, li aveva confidati ad un sacerdote di nostra conoscenza che le aveva consigliato di parlarne apertamente con me.

Sapevo che avrebbe riportato le mie parole all’uomo di chiesa, le dissi che il suo corpo rappresentva per me l’abbondanza e come la religione ci insegna, le gioie vanno condivise con le altre persone, non è forse opera meritoria aiutare i poveri ed i malati?

Lei mi guardò stupita ed ammise che non aveva mai visto le cose sotto questo punto di vista.

Aggiunsi che mostrare le sue grazie a chi non aveva una donna d’ammirare non era peccato ma a ben guardare era opera pia al pari della carità.

Mi guardò commossa, con gli occhi pieni di gratitudine e la stessa sera fu una di quelle rare volte che mi permise di fotografarla completamente nuda.

I discorsi riportati sono sempre intrisi di confusione ed il significato originario viene spesso completamente snaturato.

Sapevo che aveva riparlato con il prete, che secondo Eva, le aveva riferito che nel mio discorso c’erano elementi interessanti ed in un certo modo condivisibili.

Dubito fortemente che il Don avesse detto questo, credo invece che si siano capiti in malo modo ma tutto questo mi dava un enorme vantaggio.

Per poco tempo sospesi le mie lascive richieste e lei ne sembrava quasi delusa.

Aveva preso ad indossare la cavigliera colorata e spesso girava per casa completamente nuda, cosa che non aveva mai fatto prima.

Allora invitai nuovamente i miei amici a cena e quando le proposi d’indossare abiti seducenti ed un trucco accattivante non protestò.

Era un mite settembre e sotto l’arrapante minigonna non indossava le calze ma la vistosa cavigliera su un sandalo luminoso con tacco altissimo.

Aveva un trucco provocante con occhi scuri e labbra viola, sembrava una puttana da strada e mi eccitava da morire.

La cena fu elettrizzante e stavamo eccedendo sia col cibo che con il vino, Eva non era abituata a bere ed era completamente brilla.

Incitavo i miei amici a farle i complimenti e non ci volle molto per convincerli, lei ne era lusingata e complice i fumi dell’alcol improvvisò un balletto tanto inaspettato quanto provocante e dopo un giro su se stessa perse l’equilibrio e cadde rovinosamente in terra.

Aveva gli occhi chiusi e sembrava ansimare. Per facilitare la respirazione le togliemmo il reggiseno e le sbottonammo di un paio di bottoncini la camicetta, le tette furono scoperte fino quasi ai capezzoli.

Slacciai la zip della mini e si vide il filo delle mutandine in pizzo e parte del sul culo morbido e succulento.

Restava ancora con gli occhi chiusi.

Le inarcai la schiena per spogliarla completamente e le rimasero indosso quel mini perizoma che le copriva a malapena la sua fighetta piccola e depilata.

Restava ancora con gli occhi chiusi.

Slacciai tutta la camicetta e misi in mostra quei seni teneri con i capezzoli dritti come due chiodi.

Le mie intenzioni erano chiare e Giovanni iniziò a massaggiarle le tette, ben presto anche Luca e Mario si unirono a palpare le tette il culo e la fica ormai bagnata.

Restava ancora con gli occhi chiusi ma non era morta perché quando mi slacciai i pantaloni e le misi la cappella in bocca, prese a leccare avidamente.

La sua fica era a turno sditalinata dai miei amici e non protestava, pensai che forse credesse di avere il consenso del sacerdote.

Eva era come ipnotizzata e non si oppose nemmeno quando al posto del mio cazzo in bocca ci fu quello di Giovanni.

Le tolsi allora le piccole slip e presi a scoparla con vigore, i cazzi dei miei amici si alternava nella sua bocca ed a uno non riuscì di trattenersi e le sborrò dentro ma non era abituata a ricevere lo sperma e lo sputò con disgusto.

I miei movimenti erano sempre più bestiali, non ero mai stato cosi eccitato in vita mia e volevo farla scopare anche dai miei amici.

Eva non sembrava essere d’accordo ad essere scopata anche da loro e rispettai la sua scelta pensando che si era concessa molto al di sopra delle mie più rosee aspettative.

Mentre continuavo a scoparla anche Luca le venne in bocca ma questa volta sembrò gradire ed ingoiò il liquido, Mario invece non fece in tempo a le sborrò sul viso.

Senza dire una parola si rivestì e andò in doccia, rimanemmo ancora per il tempo di una grappa e i miei amici presero congedo.

Corsi in camera da letto e la trovai nuda a pecorina, dalla pulsazione del suo buchetto capii che voleva essere inculata.

Non me lo feci ripetere due volte.

Con dolce candore e voce mielosa, da donna pia qual era mi chiese:

I tuoi amici se ne sono andati?

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