La moglie del mio capo

Chi di voi ha esperienza nel mondo dell’editoria, sa che non è facile per uno scrittore emergente farsi strada tra gli scaffali ed è molto difficile poter vivere di scrittura, almeno all’inizio. Ho 27 anni e ho pubblicato il mio primo racconto ancora prima di laurearmi. A quello ne sono seguiti altri due e poi il blocco. Un intero anno senza riuscire a scrivere nulla di buono.

Nell’attesa di ritrovare il giusto spunto, ho iniziato a lavorare per una rivista di viaggi. Un lavoro discreto, buona paga e tanti viaggi da fare, posti da visitare e persone da incontrare. Manna dal cielo per trovare la giusta ispirazione.

La scrittura è la mia grande passione, ma ne ho almeno un’altra, altrettanto grande anche se un po’ più “oscura”.

Ho ereditato da qualche mese una villetta in una zona tranquilla. Una bella casetta con un fantastico seminterrato perfetto per le mie attività segrete.

Sono un amante del bondage e della dominazione, pratiche che ho studiato durante gli anni dell’università da professionisti e che ho provato con diverse partner.

La nostra storia inizia con una mail inviata alla persona sbagliata. Un file contente un diario di una “seduta” con una graziosa signorina finisce allegato ad una mail di lavoro diretta al mio capo.

Ancora prima di poter scrivere una mail di scuse, ricevo una convocazione per la mattina seguente nell’ufficio del capo. Mi preparo ad essere licenziato seduta stante.

La mattina seguente mi presento in anticipo con una faccia da funerale. Busso alla porta dell’ufficio e resto sorpreso. Trovo il mio capo e una donna sui 35 anni, capelli rossi tinti, fisico prosperoso e carnagione chiara.

         «Alessio, ti presento mia moglie Lauren.».

Non capisco bene cosa stia accadendo, ma saluto per educazione.

         «Io e mia moglie abbiamo letto il tuo scritto di ieri.».

         «A proposito, volevo…».

         «Fantastico!».

Non mi lascia finire.

         «Mia moglie Lauren ha sempre voluto provare certe sensazioni, ma non abbiamo mai avuto il modo. Quindi…».

Il suo tono si fa un po’ più timido.

         «Volete che sia io a guidarvi?».

         «Più che guidarci, dovresti essere tu a fargliele provare.».

         «Mi scusi, signore, non ho ben capito. Io dovrei sottomettere sua moglie e lei nel frattempo…».

         «Io non sarò presente, non riuscirei a restare impassibile. Ti chiederei di registrare la cosa e guarderei poi il video con lei.».

         «E in cambio cancellerà la mail e io avrò il mio posto di lavoro salvo?».

         «Sì, l’accordo è questo! Non devi rispondere subito, prenditi qualche giorno.».

Ci rifletto bene, anche se c’è ben poca scelta: sottomettere la moglie del capo o essere licenziato. Sono praticamente obbligato ad accettare – non che la cosa vada a mio svantaggio, Lauren è una bella donna.

Il giorno seguente busso alla porta del suo ufficio.

         «Accetto.».

Sembra contento.

         «Inizieremo sabato. Ci troveremo qui in ufficio.».

La settimana scorre veloce e la mattina di sabato ci troviamo in redazione. Il capo mi consegna sua moglie tutto eccitato, io la bendo e la carico in macchina.

La porto nel seminterrato di casa mia, che ho preparato per l’occasione.

Su un tre piedi c’è una telecamera che riprenderà la sessione. Faccio accomodare Lauren su uno sgabello nel centro della stanza e io mi metto dietro la telecamera.

         «Bene Lauren, inizieremo con una breve intervista. Facciamo un po’ conoscenza, visto che ci siamo visti sì e no una mezz’oretta prima di oggi.».

         «Va bene.».

         «Presentati e raccontaci un po’ quali sono state le tue esperienze finora.».

         «Mi chiamo Lauren, ho 34 anni e sono originaria degli USA. Esperienze di questo tipo è la prima volta che le provo. Io e mio marito abbiamo un matrimonio aperto, siamo una coppia cuckold. Lui gode nel vedermi tra le braccia di altri e credo che questo genere di esperienza sarà forte per me quanto per lui.».

         «Non hai esperienze di bondage, dominazione, sadomaso? Uso della violenza durante il rapporto lo hai mai provato?».

         «No, l’ho solo visto nei porno e lì ho iniziato a fantasticare di provarlo. Ho avuto dei rapporti hard, penetrazione con forza, qualche sculacciata e solo un paio di volte l’anale. Mi affido completamente a te, voglio provare nuove sensazioni.».

Inizio a spiegarle brevemente cosa faremo oggi.

         «Ricorda che se sarà troppo per te ci fermeremo. Ricorda la parola d’emergenza che abbiamo pattuito e mi fermerò. Ora iniziamo!».

La faccio alzare in piedi. In mezzo alla stanza ci sono due pali di ferro ancorati al pavimento in legno. Lei è nel mezzo.

         «Spogliati!» le ordino.

Si toglie in fretta e furia la camicetta bianca e i jeans scuri. Resta in intimo. Un bel paio di mutandine bianche di cotone, abbinate con un reggiseno bianco.

         «Togli anche il reggiseno!».

La misuro.

         «102-64-97! Complimenti!».

Sorride.

Dalle estremità dei due pali a cui è quasi allineata partono delle catene che terminano con dei polsini e delle cavigliere in cuoio. Le lego polsi e caviglie a mo’ di X.

Indosso dei guanti in lattice neri e inizio a massaggiarle il corpo. È tesa come una corda di violino. Quando la mia mano passa sui punti più sensibili si fa scappare dei gridolini acuti.

         «Quella che ti metterò ora è una crema che ridurrà la sensibilità ai tuoi capezzoli. Te ne metterò poca e l’effetto non durerà a lungo.».

Prendo delle mollette per capezzoli con dei pesetti. Strizzo forte i capezzoli.

         «Senti male?».

Scuote la testa. Applico le mollette.

         «Ora non senti nulla, ma piano piano mentre tornerà la sensibilità inizierai a sentire un leggero fastidio e poi, finalmente, il dolore.».

Prendo un frustino in pelle e inizio a battere sulla pancia e sulle natiche. Pochi colpi e diventano belle rosse, complice la carnagione chiarissima.

Ha il respiro affannato.

         «Tutto bene?».

         «Siii! Continua ti prego!».

Aumento il ritmo delle frustate.

         «Ah! AH! Le sento… le sento… il… AH… formicoliooo…».

I capezzoli stanno riprendendo sensibilità.

Prendo un vibratore e inserisco la testa rotate nelle sue mutandine già zuppe. Accendo e spengo alla massima velocità. Ha un sussulto accompagnato da un gridolino di piacere.

Faccio la stessa cosa un altro paio di volte e poi le strappo le mutandine di dosso.

         «Ah! Bruto!».

         «Zitta, cagna!» le dico tirandole le mollette sui capezzoli.

         «Ah… AH … ora fanno male! Fanno male!».

Accendo ancora il vibratore e lo premo sul clitoride, mentre con le dita inizio a masturbarla. Urla come una matta in preda a un mix tra piacere e dolore che la scuote. Tira le catene a cui è legata in preda agli orgasmi. Piccoli rivoli di umori colano lungo il suo interno coscia.

Tolgo dita e vibratore di colpo.

         «Ahh!».

Le tolgo le mollette dai capezzoli.

         «AHI! Ahi! Fanno ancora più male ora che me li hai tolti!».

Ha due ciliegie scure e dure. Li sfioro con l’indice e delle scosse la scuotono.

Mi avvicino da dietro. La abbraccio e con una mano riprendo a masturbarla velocemente, mentre con l’altra le tiro i folti peli rossicci che le coprono il pube.

         «Basta! Basta! Ti prego!».

Grida.

         «Se vuoi che mi fermi devi dire la parolina magica, altrimenti continuo!».

         «Si fermati! Anzi no… continuaaaaaa».

Uno spruzzo di umori imbratta il pavimento, mentre le sue gambe sembrano cedere. La sorreggo.

         «Sei stata brava!», le sussurro.

         «Cazzo! È stato fantastico!».

Le libero i polsi e le caviglie. E’ un bagno di sudore. Respira affannosamente.

Le metto una vestaglia e la faccio accomodare su un divanetto in ecopelle.

         «Ora ti passo questa crema sui capezzoli. Sentirai subito beneficio!».

Le massaggio le ciliegie dure e doloranti con la crema lenitiva. Si bagna subito di nuovo.

         «Già fradicia vedo!».

Mi sorride imbarazzata.

         «Resta solo una cosa prima che ti riporti a casa!».

Slaccio i pantaloni e libero il mio membro duro come il marmo.

         «Succhia!».

Inizia a prendere in bocca la mia asta e lavorarla come una vera professionista.

Le afferro la testa e spingo sempre più in profondità. Il suono della sua gola è pura sinfonia e la sua saliva attorno al mio sesso è piacevolissimo.

Arrivo presto al dunque. Le vengo sui rossi e scombussolati capelli.

         «Puliscimelo per bene!».

Lecca via ogni gocciolina di seme dal mio membro e poi si riveste. Pronta per tornare a casa.

       

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