In tre

Le stimolazioni che Debra si è procurata con il vibratore, nell’eccitazione voyeuristica, l’hanno portata all’orgasmo ma non le hanno dato ulteriore soddisfazione. Perciò in questo momento è quella di noi più vogliosa, direi davvero assatanata. Vuole a tutti i costi rieccitare Michele e non vede niente di meglio, a quello scopo, che sollecitare le mie residue energie erotiche. Vuole dargli uno show indimenticabile, fargli vedere quanto può essere troia per lui e per il suo piacere.

Si appoggia sul letto sulle ginocchia e sulle mani, a braccia tese. Le gambe sono stese all’indietro, unite fino ai piedi, ancora serrati dalle sue scarpe bellissime. Come a tutte le donne, le braccia si piegano leggermente in dentro, formando un angolo ottuso sul gomito. I capelli scuri le piovono sulle spalle e sulle braccia, mentre ci fissa con due occhi da belva.

– Adesso, Michele, ti mostro cosa abbiamo fatto Matilde e io oggi pomeriggio. Avevamo due vibratori, uno più grosso di questo, grande come quello che mi hai regalato tu.

E così dicendo si alza e va a prendere un cazzo di lattice, di dimensioni appena superiori a quelle del mio, di colore blu.

– Ora, Michele, ci leccheremo la figa come due troie, poi quando te lo dico, tu farai quello che ti chiederò.

Queste parole con un tono che non ammetteva alcuna replica, da parte di nessuno. Io provo a dire che sono sfinita, che sono a pezzi. Ma lei, con un sorriso da gran vacca, mi si avvicina, mi apre le cosce che si erano chiuse a inconscia difesa, e mi ficca la lingua nella figa, come aveva fatto in macchina: ma qui siamo più comode, perciò me la sbava tutta e mi lecca dal clitoride al buco del culo. Mi succhia anche un bel po’ di sborra del suo uomo, con rumore, e la inghiotte. Poi mi offre alla bocca la sua, di figa, fradicia. Mi si strofina sul mento, si mette un dito sul clitoride, si agita come un’ossessa. Non l’avrei mai detto possibile, ma le sue leccate in breve mi eccitano, così dolci e vigorose. Credevo, per oggi, di avere dato abbastanza. Ma sentendo lei che si sta degustando la sborra di Michele, che cola ancora dalla mia figa, ridivento una furia, ed era esattamente quello che lei voleva. Voglio che goda ancora questa superdonna, voglio che mi sborri in bocca, che mi lavi la faccia con i suoi orgasmi. E che tutto questo sia davanti a Michele, il «marito». E non ci vuole molto: in breve, con mugolii e urla, veniamo entrambe all’indirizzo di Michele.

– Sì, così, guarda Michele, guarda come ci piace. Così ci piace. Mi sento la sua troia, la vostra troia…

– Debra, mi fai venire, sono tua. Aah, aah, vengo…

Non mi dà tempo di respirare, perché lei si rivolge ancora a Michele: – Per favore, dalle il vibratore piccolo, che se lo metta nel culo, come ha già fatto oggi. E a me dammi quello blu!

Sembra che abbia indovinato il mio desiderio più recondito, non avrei più potuto accettare altri cazzi perché mi sento davvero usata e dolorante. Invece sentirsi il culo pieno di cazzo è un piacere diverso: e poi lei sta continuando a leccarmi, mentre me lo agita piano dietro. Io allora le introduco il cazzo blu nella figa, acceso, mentre con la lingua le ripasso, spingendo, il buchetto del culo.

La scena è difficilmente descrivibile: si sentono rumori osceni, leccate, mugolii. Due porche in calore. Abbiamo appena modo di vedere che il cazzo di Michele è tornato duro, se lo sta anche accarezzando, affascinato dal grandioso spettacolo della sua donna che gode a ripetizione su un cazzo finto manovrato dall’amica. Amica che, non faccio per vantarmi, deve appena avergli regalato una delle trombate migliori della sua vita.

Michele non dice nulla, si avvicina a Debra che è sopra di me, le si pone dietro, le toglie con gentilezza il cazzo finto e lo sostituisce con il suo, alla pecorina. Poi, quando è ben sicuro di essere dentro fino in fondo, comincia a montare come un pazzo. Io sento a poco a poco svanire le attenzioni di Debra alla mia figa, perché si sta concentrando sul cazzo che la spacca in due, che le toglie la possibilità di fare qualunque altra cosa che non sia quella di sentirsi piena di cazzo. Vedo a pochi centimetri da naso e bocca il cazzo di Michele, non provo neppure a leccargli i coglioni, da tanto che il movimento è violento. La sua non è una scopata, è una sfuriata.

– Debra, così ti volevo prendere. Ti amo, ti scopo il cervello, sei splendida, sei meravigliosa. Ti sento il fondo della figa, spero di sfondarti, adesso…

– Amore – gli risponde lei – anch’io volevo questo, esattamente questo. E poi voglio che Matilde ci veda, che capisca quanto e come ci amiamo.

– Matilde – Michele si rivolge a me – lo sai che vorrei poter trombare entrambe così? Lo sai che mi sei piaciuta dal primo istante, che vorrei avere due cazzi per voi che siete le donne della mia vita? Sto scopando lei e sto pensando a te, come prima fottevo te e pensavo a lei.

Io ascolto, poi i due non parlano più, pian piano mi ritraggo per guardarli meglio. Sono splendidi, animali meravigliosi. Forse li amo davvero entrambi. E quando dopo parecchi minuti si lasciano andare a un orgasmo violento e rumoroso, capisco che è giunto il momento di chiamarla una “giornata” e di finirla qui.

Li bacio entrambi mentre sono immobili, poi mi abbandono vicino a loro, sognando un domani di dolcezza e amore con i miei nuovi compagni.

💥 CONTINUA A LEGGERE 💥