In ascensore con la vicina

Mi chiamo Denis e sono un ragazzo di 25 anni. Da qualche mese abito in un appartamento condominiale preso in affitto, per poter seguire le lezioni all’università. È qui che ho conosciuto Roberta, la mia vicina. Lei vive da sola, ha 38 anni e svolge la professione di agente immobiliare.
Roberta è una donna dalla statura un po’ bassa, arriva circa alle mie spalle ed è piuttosto formosa. Ha dei vivaci occhi marroni dallo sguardo magnetico e seducente. I suoi capelli neri e ricci scendono poco oltre le spalle e invitanti sono le sue labbra rosse e carnose. Sebbene non abbia l’aspetto di una ragazza atletica, si lascia ben apprezzare per le sue curve femminili. Il suo seno morbido e prosperoso ha alimentato spesso le mie fantasie. La linea prosegue sinuosa lungo i suoi fianchi evidenziando un sedere tondo e ben pronunciato e contorna armoniosamente le sue cosce calde.

Una domenica mattina, mentre esco per una corsa, mi imbatto in Roberta, anche lei che si appresta ad uscire.

Io: “Buongiorno Roberta!”
Roberta: “Ciao Denis! Ma stai uscendo a correre?”
Io: “Sì, visto che è una bella giornata di sole, pensavo di scaricare un po’ le energie”
Roberta: “Che invidia! Avessi anch’io la voglia che hai tu di allenarti. Sfogati per bene, che sei bello giovane!”
Io: “Faccio del mio meglio, grazie ahah”
Roberta: “Invece io oggi sono alle prese tutto il giorno con le pulizie in casa. Dio santo se penso a quanto devo fare ahah. Ora stavo per buttare la spazzatura, se mi aspetti un attimo prendiamo insieme l’ascensore”.
Io: “Certo! Volentieri”.

Mentre aspettiamo l’ascensore, la mia attenzione è catturata dall’abbigliamento casalingo di Roberta. Indossa dei leggins grigi attillati e una canotta blu che, oltre a lasciare scoperte le spalle, presenta un’ampia scollatura davanti. Le sue tette invitanti richiamano la mia attenzione e con mia sorpresa noto che sotto non indossa il reggiseno.
Squadrandola l’eccitazione prende il sopravvento su di me. Mi sento sull’orlo di una tempesta di ormoni e desiderio. Io indosso solo dei pantaloncini leggeri per la corsa e mi rendo conto che se avessi un’erezione in questo momento, questa sarà ben visibile a lei, complici le mie notevoli proporzioni. Mi sforzo di guardare e pensare ad altro per evitare una simile figuraccia.

Arrivato l’ascensore, Roberta fa: “Mi fai un favore, mi tieni aperta la porta dell’ascensore così sistemo dentro questi sacchi?”.
Io: “Certo nessun problema, tengo io”.

Chinandosi per sistemare i sacchi, Roberta mette in mostra il suo culo meraviglioso verso di me. Non posso fare a meno di notare che i suoi leggins sono un po’ consumati dietro e quando si piega sul bacino in quel modo così provocante, la loro stoffa si distende facendo intravvedere, la pelle delle cosce e del culo di Roberta, quasi come nuda. Si intravvedono chiaramente anche le sue mutandine rosse tipo perizoma che, mentre si china, si infilano piacevolmente tra le sue chiappe. Davanti a questa visione, il mio cazzo non vuole saperne di trattenersi e cresce gradualmente di dimensioni premendo sempre più contro i miei pantaloncini. Un desiderio incontenibile di strapparle di dosso quei dannati leggins, di sfilare le sue mutandine e portarle al mio viso per godermi la travolgente femminilità di Roberta. Non so come riesco ad allentare l’impulso di infilare il mio cazzo, ormai bagnato di liquido preseminale, nella deliziosa figa di Roberta.
Uno dei sacchi dell’immondizia, quello della plastica, è piuttosto ingombrante così, una volta saliti in ascensore, io e Roberta ci troviamo a stare attaccati, uno di fronte all’altra. Siamo talmente stretti che le sue abbondanti tette premono in parte sul mio addome e in parte sul braccio. Sento i suoi capezzoli a contatto con la mia pelle, ricordandomi così che non porta il reggiseno, capezzoli i quali, per qualche motivo, devono essere diventati duri. Tentando di mettersi più comoda, Roberta si gira leggermente e finisce per sfiorare involontariamente il mio cazzo.

Roberta: “Oddio scusami stavo cercando di girarmi un po’”
Io: “Ah non ti preoccupare, tranquilla”. Non faccio in tempo a rassicurarla che lei abbassa lo sguardo per sincerarsi che sia tutto a posto e così si accorge finalmente della mia erezione. Mentre io non so che dire per la vergogna, lei si mette a ridere, portando la mano alla bocca per cercare di controllarsi.
Io: “Chiedo scusa…sono davvero imbarazzato”
Roberta scoppia in una risata più chiassosa e a momenti le lacrimano gli occhi.
Roberta: “No figurati ahahahah, solo non credevo che bastasse così poco per farti diventare duro ahahahah”.

Seguito un primo momento di imbarazzo da parte mia, ritrovo il contatto con gli occhi di Roberta e una risata più contenuta sfugge anche a me.
Ricomponendosi, le risa giocose di Roberta lasciano spazio piano piano a un sorriso malizioso mentre i nostri sguardi si incrociano più volte. Dopo qualche secondo di silenzio, sfiorandosi i capelli Roberta si volta, dandomi la schiena. Davanti a noi lo specchio dell’ascensore permette comunque di continuare a fissarci e la scarsa luce presente contribuisce all’atmosfera eccitante che si stava creando. A un tratto è lei a prendere l’iniziativa e, prese le mie mani, le porta lentamente sulle sue tette. Mi induce a palparle gentilmente e a massaggiarle con ampi movimenti circolari. Io inizialmente incredulo per quella situazione surreale, mi lascio guidare come ipnotizzato a soddisfare le sue voglie, i suoi capricci. Dopo qualche istante mi riprendo, la perversione si fa strada in me e mi trovo a infilare una mano sotto la sua maglietta. Porto a scoprire dalla canotta una delle tette di Roberta e mentre la stringo con più vigore rispetto a prima, stuzzico anche il capezzolo con le mie dita ruvide. Dall’espressione confusa e abbandonata alla lussuria di Roberta, capisco che è un buon momento per far scendere l’altra mia mano giù, passandola delicatamente sul suo ventre fino a raggiungere la sua figa. Al contatto e per la sorpresa lei tira indietro i fianchi, portando il suo culo morbido e caldo contro il mio cazzo. Comincio a massaggiare delicatamente la micia di Roberta al punto che inizia ad ansimare e le sue cosce fanno pressione sulla mia mano. Quasi immediatamente percepisco che a poco a poco la passerina di Roberta si sta bagnando sempre più e vani sono i suoi tentativi di trattenere con le cosce l’orgasmo di cui è preda. Il profumo dei capelli di Roberta si mescola con i suoi feromoni di donna in un alone inebriante che riaccende i miei istinti ormai incontrollabili. Scorro con la punta del naso sul suo collo, coprendola di baci e lei tira un sospiro che diventa un grido strozzato di piacere. Alza sensualmente un braccio, scoprendo l’ascella e con la mano mi stringe per i capelli. Mi avvicino all’orecchio e le dico: “Mi fai impazzire piccola”. Lei sorridendo: ” Mi sento una zoccola in questo momento”. E io con tono più brusco: “Bene, è così che ti devi sentire quando sei con me. Voglio che ti senta una troia”. Infine ricerco le sue labbra, le nostre lingue finiscono intrecciate in un bacio appassionato e così ci abbandoniamo al piacere più intenso.

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