Erica e Anna

Non avevo mai capito come una donna del calibro di Anna, potesse rimanere con un uomo, il cui unico scopo nella vita sembrava quello di metterle le corna. Anna non solo era una bella donna arrivata ai quaranta quasi senza il tempo la segnasse in alcun modo, ma era anche molto intelligente e di gran classe, con come segno distintivo una collana di perle a girocollo che portava quasi tutti i giorni.
C’eravamo conosciute al liceo, diventando subito amiche e restando tali anche quando le nostre vite avevano preso strade differenti, lei come moglie prima e madre poi, io come donna in carriera con nessun tempo da dedicare ad una relazione, preferendo il sesso occasionale senza fare troppa distinzione di chi mi portavo a letto, uomo o donna che fosse.
Mi ero ritagliata un pomeriggio libero per invitare Anna a casa mia, ma soprattutto Clive, il classico mandingo di colore con una mazza da attore porno, al quale spiegai il mio piano e come doveva agire.
“Al limite se scappa rimaniamo in due e ci divertiamo lo stesso.” mi disse ridacchiando prima che lo mandassi a nascondersi nel mio studio.

Anna arrivò in orario col suo impeccabile tailleur firmato, e l’immancabile girocollo di perle che la faceva sembrare ancor di più la classica ‘perfettina’ della buona società.
La feci accomodare sul divano, davanti al quale avevo sistemato alcuni dolcetti ben sapendo quanto fosse golosa, e delle bibite fresche, ma non le diedi quasi il tempo di gustarli che andai dritta al nocciolo della discussione.
“Mi spieghi come fai a vivere con un uomo che ti riempie di corna?” le chiesi facendole andare quasi di traverso quello che aveva in bocca.
“Erica ma cosa dici!” mi rispose indignata.
“Sai benissimo di cosa parlo, così come so che non hai una doppia vita, perché magari avresti almeno un amante, e render pan per focaccia a quello stronzo che hai sposato.”
Lei iniziò a farfugliare senza riuscire a mettere insieme mezzo discorso, sino a quando non decisi di giocare il jolly come a “Giochi senza frontiere”.
Andai a prendere Clive che feci sedere fra Anna e me, mettendola ancora più in imbarazzo, tanto che ebbi paura che scappasse via.
“Vedi amica mia lui è Clive, che sia chiaro non è uno col quel puoi intavolare una discussione di filosofia o di storia dell’arte, ma in compenso ha un gran bell’argomento che definirei universale.” le dissi mettendo una gamba sopra quella del ragazzo che la guardava divertito.
Vedevo la mia amica in lotta con sé stessa fra la voglia d’andare via, e il desiderio nascosto di rimanere e capire sino a che punto mi sarei spinta, ma certamente non s’aspettava un’evoluzione così rapida degli eventi.

Poggiai infatti una mano sul ginocchio di Clive ancora fasciato dai jeans, per risalire lentamente sino a sopra il suo pacco, che anche se coperto era già ben visibile date le notevoli dimensioni. Approfittando del fatto che non portava la cinghia, gli aprii i pantaloni tirandogli fuori la mazza ancora floscia, ma non per questo non invitante.
“Allora Anna che voto daresti a quest’argomento? E dimmi quella merda di tuo marito ce l’ha così grosso?”
“Io non ne ho mai visto uno così.” mormorò incapace di staccare gli occhi da tanta virilità.
A quel punto le presi la mano per portarla proprio sopra il pene del ragazzo, che lei afferrò con fin troppa dolcezza, quasi avesse paura a stringerlo. Anna era di fatto bloccata, quasi ipnotizzata dalla mazza di Clive, che da parte sua aveva paura a prendere qualsiasi iniziativa, così fui io a farlo in modo eclatante.
Presi la testa di Anna e la schiacciai contro il ventre del ragazzo facendo sì che almeno la cappella del mandingo le finisse in bocca. Lei si bloccò di nuovo, ma poco dopo alzò quel tanto la testa per farmi vedere che aveva tirato fuori la lingua, e stava leccando la mazza di Clive.
“Adesso succhialo.” le dissi perentoriamente spingendole di nuovo la mazza in bocca “E non mi dire che non hai mai fatto un pompino perché non ci credo.”

Lasciai la testa di Anna per potermi sistemare vicino a Clive, per gustarmi la scena della classica signora della buona società che scopre il cazzo nero, ma per quanto quell’immagine fosse eccitante volevo di più. Così mi alzai per andare da Anna e tirala per un braccio giù dal divano, facendola finire in ginocchio mentre Clive le si piazzò in piedi con la mazza proprio davanti alla bocca.
“Non mi dire che non ti piace succhiare questo gran cazzo.” le dissi dopo averle messo una mano fra i capelli per poterle spingere la testa costringendola di fatto a spompinare il ragazzo “E se proprio hai ancora dei dubbi pensa a tutte le sciacquette che s’è scopato tuo marito.”
La mia mano fu presto sostituita da quella di Clive che però non forzo troppo il ritmo, ma quando lui le tirò fuori la mazza dalla bocca per darla a me, Anna abbassò la testa quel tanto che bastava per leccargli i testicoli. Non so perché ma feci finta che il pene del ragazzo mi scivolasse dalla bocca, per poterle dare un veloce bacio in bocca, e quando vidi che non diceva nulla, le infilai la lingua in bocca.
Iniziammo così a scambiarci languidi baci mentre leccavano e succhiavamo insieme o a turno lo scettro del colored, in modo talmente naturale che sembrava l’avessimo fatto da sempre. Con quella temperatura il solo tenere il vestito addosso diventò una mezza tortura, inoltre non volevo certo fermarmi ad un semplice rapporto orale.
“Che ne dici d’andare sul letto?” le sussurrai all’orecchio “Ho una gran voglia di godere con te.”
“Sì anch’io.” mi rispose alzandosi e prendendomi una mano.

Anna ed io ci spogliammo nel breve tragitto che divide il salotto dalla camera, arrivando a varcare la porta di questa col solo intimo, e appena entrate spinsi Clive sul letto per sdraiarmi vicino a lui e baciarlo con passione. La mia amica però non rimase a guardare, anzi senza dire nulla gli prese in bocca la mazza quasi a rimarcare il fatto che fosse anche un po’ sua.
“Ma guarda un po’ la porcellina, non ha mai visto un cazzo come si deve e ora non lo molla più.” dissi a me stessa prima di mettermi vicino a lei.
Com’era successo prima non ci fu bisogno di dire nulla, ed era come se ognuna delle due sapesse cosa fare in quel preciso momento con bocca, lingua e mani, facendo sì che la mazza di Clive diventasse ancora più dura di prima.
Anna a tratti sembrava quasi indemoniata, soprattutto quando aveva quel ben di Dio in bocca, lo succhiava senza mai prender fiato, e quel suo girocollo di perle le dava un’aria a dir poco perversa.
“Scommetto che non vedi l’ora di saltarci sopra non è vero?” le chiesi già sapendo la risposta.
“Sì ma se vuoi vai prima tu.” mi rispose anche se era chiaro che voleva esser lei la prima a scoparsi Clive.
“Muovi il culo o ti faccio rimanere a secco.”

Anche se Anna comprese che la mia più che una vera minaccia era una battuta di spirito, scattò come una molla e si mise sopra il ragazzo che la guardava divertito. Clive però smise di ridere quando lei gli prese la mazza con una mano per infilarsela nella passera, e nonostante non fosse certo una che ce l’aveva sfondata, quel grosso pene sparì più in fretta di quanto avessi mai potuto pensare.
La donna iniziò subito a godere, e del resto non poteva essere altrimenti, ma da parte mia non potevo certamente restare a guardare senza fare nulla, così m’inginocchiai al suo fianco per poterla baciare e toccarle le grandi labbra, che erano tanto gonfie che quasi sembrava che dovessero scoppiare da un momento all’altro.
Quello che però mi stupì è che anche in quel momento Anna manteneva un non so che di signora per bene, dove i capelli tagliati alla perfezione tanto che non se ne muoveva uno, facevano da contraltare al suo sguardo che trasudava piacere.
Forse fu una fortuna che lei venne dopo pochi minuti, ma del resto quel mix d’inesperienza nel gestire veri stalloni, con una fame di sesso che andava avanti da non so quanto, le fecero avere un orgasmo che di certo non dimenticò in fretta.

A quel punto non le rimase che lasciare il posto a me, che lo presi di tutta fretta forse temendo che tornasse in sé troppo presto. Anna invece dopo qualche momento in cui era davvero senza fiato, fece esattamente quello che avevo fatto poco prima io con lei, e anche se i suoi movimenti furono meno naturali dei miei, apprezzai non poco la sua iniziativa.
Iniziai a cavalcare Clive con tutte le mie forze, come se non vedessi l’ora di pareggiare il numero degli orgasmi con lei, anche se ciò a tratti mi sembrava folle, se non altro perché avrebbe voluto dire lasciarle il posto. Quella che si era creata era però una situazione al di fuori di ogni logica, e anche se ero stata una poco amante dei rapporti con più donne, proprio perché volevo sempre il massimo piacere per me, con lei non volevo esser la solita egoista, ma quasi una maestra del buon sesso.
“Mi piace vederti godere.” mi sussurrò vicino l’orecchio quasi si vergognasse di quel che diceva.
“Anche a me.” le risposi alzandomi in piedi “Quindi ora scopatelo di nuovo, ma questa volta guardandolo in faccia.”

Lei non comprese il perché di quella mia richiesta, ma s’impalò nuovamente su Clive, che invece aveva ben compreso quello che avevo in mente. Infatti non appena la mazza del ragazzo sparì dentro di lei, iniziai a colpirle le chiappe fin troppo bianche, con degli scapaccioni non certo dolorosi, ma che avevano lo scopo di farla sentire un po’ meno signora e un po’ più puttana.
“Allora dimmi ti piace il cazzo del mio amico?” le dissi palpandole con forza il culo.
“Sì sì.” mi rispose con una vocina appena percettibile.
“Non ho sentito, hai detto?” le domandai dandole questa volta una forte manata sulla chiappa.
“E cosa ne pensi adesso di quello stronzo di tuo marito che si scopa le ragazzine?”
“Che da oggi è un gran cornuto e lo sarà sempre di più!”
Continuai a far uscire il peggio di sé da Anna che insultò il coniuge in tutti i modi, arrivando a dire che sperava un giorno di scopare davanti a lui solo per poter ridergli in faccia.
Alla fine la spinsi in modo da farla cadere di schiena sul letto, per poi mettermi sopra di lei quasi sbattendole la passera in faccia.
“Invece di parlare leccami la fica.” le dissi come se fosse un ordine, per poi rivolgermi a Clive “E tu scopami come si deve che sinora non hai fatto niente.”
“Con vero piacere e poi messa a pecora sei troppo invitante.” mi rispose il ragazzo piazzandosi dietro di me.
Non so se godessi di più grazie alle bordate di Clive, che quando ne aveva la possibilità sapeva essere un vero toro da monta, o per la lingua di Anna, che nonostante non fosse lesbica, sapeva usarla fin troppo bene, senza dimenticare il fatto che il solo saperla sotto di me mi donava un sottile piacere.
Clive ogni tanto tirava fuori la sua mazza dalla mia passera per infilarla nella bocca della mia compagna di giochi, e andò avanti così sino a quando non fece mettere anche lei al mio fianco nella mia stessa posizione.

A quel punto prese a scopare entrambe da vero stallone, mentre noi due ci scambiavamo languidi baci e dolce carezze sui sessi sempre più bagnati.
Alla fine fu lui a mettersi davanti a noi per spararmi in bocca il suo orgasmo, ma non appena finì di schizzarlo, lo condivisi con Anna che sembrava non aspettare altro, col risultato di ritrovarci in un lungo bacio che sembrò non finire mai.
“Oh mio Dio, ma s’è fatto tardissimo!” esclamò Anna che sembrò quasi preda di una crisi di panico “Devo andare a prendere mio figlio all’uscita della scuola calcio o chissà dove va a finire.”
Non le dissi nulla, ma anzi l’aiutai a rivestirsi per poi accompagnarla alla porta, ma prima che potessi aprire bocca, fu lei a prendermi in contropiede.
“Non vorrei sembrare maleducata, ma poi mi dai il numero di Clive, sai com’è vorrei incontrarlo da sola, ma se vuoi anche con te.”
“Te lo mando sul cellulare, io l’ho memorizzato come centro equitazione.”
“E perché questo nome?”
“Perché con lui è sempre un cavalcare.” le risposi facendola ridere non poco.
Anna più che andare via, si dileguò per andare a prendere il figlio, mentre io tornai da Clive che era ancora tranquillamente sdraiato sul letto.
“E per fortuna che avevi paura che scappasse, pensa un po’ se dicevi che era una mezza troia…”
“Ma va a…” gli risposi prima di mettermi a ridere, ben sapendo che in fondo aveva ragione lui.

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(quelli volgari saranno subito cestinati)

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