Consulenza

Dopo che la più grande delle tragedie greche si era consumata sul pianerottolo di quell’infausto condominio, si ebbero tre giorni di pace, privi di schiamazzi e stranezze. Ma la bucolica quiete non era destinata a durare. Daryna si sfondò di vodka per due giorni di fila, prima di riuscire a tirarsi vagamente insieme. Rasentava a stento standard socialmente accettabili, ma tutto sommato l’edificio aveva visto passare persone in condizioni peggiori: chi si schiantava in bici totalmente ubriaco contro un cancello, chi dava da bere vino alle aloe dei vicini, chi correva per le scale in slip mentre insultava la figlia…
Insomma Daryna non era certo al gradino più basso del degrado, ma bisognava ammettere che nell’ultimo periodo aveva raggiunto il fondo del barile.

Fu con questa consapevolezza che, in un momento di accecante lucidità, ebbe la geniale idea di andare dalla sua così disponibile vicina per chiedere un consiglio sul da farsi. Suonò quindi alla porta e la vicina le aprì preoccupata.

“Ciao. Tutto bene? E’ successo qualcos’altro con Walter?”

“No, no, non è più venuto, ma senti, volevo chiederti una cosa.”

“Certo, dimmi”

“Secondo te, che cosa dovrei fare in questa situazione? Dovrei andare dai carabinieri? Denunciarlo?”

“Guarda, non sono la persona migliore per chiedere una consulenza legale, ma non credo sia necessario. Insomma Walter è un idiota, ma è per lo più innocuo. Secondo me faresti meglio ad ignorarlo e alla fine tornerà a farsi di crack senza pensare più a te.”

“Può darsi. Grazie per l’altro giorno, avevo così tanta paura. Sai, aveva cominciato a seguirmi a lasciarmi messaggi di continuo. Io non sapevo cosa fare, per fortuna poi sei intervenuta tu, non sono proprio il tipo che regge bene queste situazioni, insomma…” bla bla bla.

E fu così che Daryna ammorbò la vicina per mezz’ora con inquietanti storie di stalking e ossessioni al limite dello psichiatrico. In tutta onestà forse la ragazza avrebbe dovuto dirle di chiamare i carabinieri davvero, ma anche Daryna era così socialmente disadattata, che anche loro avrebbero faticato a capire chi dei due avesse più torto.

Terminata la consulenza legale e psicologica, Daryna rientrò in casa e ovviamente non fece assolutamente niente per seguire i saggi consigli della ragazza. Ma come sappiamo cosa fosse passato per la sua testa?

Beh…

Il giorno dopo la povera crista della vicina, tornava a casa dall’università e appena fuori dal cancello del condominio, incontrò Walter.

“Ciao” lo salutò distrattamente.

“Ciao, senti, hai un minuto”

“Ma porca…” pensò la vicina fra sé e sé. “Sì, dimmi” disse voltandosi con un sorriso fintamente cortese.

“Volevo scusarmi per il mio comportamento di qualche giorno fa.”

“Ah sì, non preoccuparti, sono cose che capitano” e fece per andarsene. In tutta onestà, l’aspetto di Walter l’aveva sempre inquietata. Non si capacitava di come Daryna potesse scoparlo. Non che non ci volesse un bello stomaco anche a scoparsi lei eh, ma lui non era solo disgustoso per l’alcol, era proprio ripugnante in generale.

Walter la bloccò sul gradino però.

“No sai, devi sapere che non ho fatto quella scenata per niente.”

“Oh no!” pensò lei. “Ecco, anche lui comincia con la storia della sua vita.”

E infatti. Fu così che la ragazza per sua rovina psichica, ma anche diletto spirituale, venne a conoscenza dei dettagli dell’antefatto della scenata.

In buona sostanza, Daryna aveva finto per due volte il suo suicidio. Aveva chiamato Walter per dirgli che stava andando ad ammazzarsi e lui fuori di sé per la preoccupazione, l’aveva cercata ovunque per poi scoprire che in realtà Daryna aveva solo comprato dei biglietti del treno per tornare in Ucraina. Perché non l’abbia fatto rimane un mistero, ma sta di fatto che, al secondo tentativo, Walter imbestialito aveva dato inizio alla scena apocalittica. Come giudicare chi fosse più malato?

Comunque, naturalmente, anche Walter si avvalse del servizio di consulenza gratuita per problemi mentali, legali e varie. Infine la vicina riuscì a svincolarsi e sperò che fosse finita lì. Povera illusa.

Qualche giorno più tardi si sentì del nuovo trambusto sul solito pianerottolo. La vicina andò a controllare che nessuno si stesse pestando e vide… Giovanni e Walter che si stavano pestando. O meglio Giovanni che con la sua imponente mole era nell’atto di scaraventare e appendere al muro il rinsecchito Walter. Ma facciamo un passo indietro.

***

Quella mattina Daryna si era svegliata di umore migliore del solito e Giovanni ne aveva subito approfittato per fare quattro scatti. Aveva cominciato a baciarla prima ancora che Daryna si alzasse dal letto, prima che si tirasse insieme dal misto di sonno, sbornia e disagio permanente, insomma il momento nel quale si mostrava nel suo più fulgido splendore. Ma chi siamo noi per giudicare il gusto dell’orrido di Giovanni? Dopotutto anche lui era un perfetto ed edificante esempio di umanità. Come quella volta che era rientrato a casa così ubriaco a merda da cercare di aprire la porta a insulti, invece di usare le chiavi. Ma torniamo alla nostra “scena erotica”. Essendo un individuo di siffatte altissime qualità, ovviamente non si curava dell’alito di morte che esalava dalla bocca di Daryna (probabilmente il suo non era migliore). Che bello incontrarsi e confortarsi nella comune disgrazia. Comunque Giovanni aveva cominciato a spogliarla del babydoll (che chic) disordinatamente, mentre Daryna gli infilava brutalmente le mani nei boxer e gli tirava fuori il cazzo già in tiro. Giovanni si liberò finalmente dell’indumento e ficcò la faccia tra le tette di Daryna che rideva come una cretina mentre segava il suo membro già turgido. Nel frattempo le mani di Giovanni erano già volate a lavorarsi la sua figa, già bagnata per deformazione professionale e aveva cominciato a pomparle dentro tre dita, mentre con i denti torturava i suoi capezzoli. Andò avanti per un po’ finché non la ritenne pronta per la monta. Stava lì col cazzo in mano, già pronto a infilarglielo dentro con violenza…

DRIIIIIIIIN!

Il suono insistente del campanello e la voce di Walter, fecero ammosciare all’istante il cazzo di Giovanni.

“PORCA PUTTANA! ADESSO LO AMMAZZO!” gridò furioso mentre si rimetteva in fretta e furia i boxer e spalancava la porta con così tanta foga, da farla cigolare perigliosamente.

Walter, colto di sorpresa, era rimasto immobile con gli occhi spalancati per qualche istante di troppo, perché Giovanni, con una mossa fulminea, impressionante per un uomo della sua stazza ed età, lo spinse contro il muro, gli mise l’avambraccio destro sulla gola e cominciò ad urlargli addosso:

“Devi piantarla di scendere qui, A CASA MIA, e rompere il cazzo di continuo. Vaffanculo! Vattene da qui e non tornare!”

Mentre gli gridava queste cose, Daryna era uscita trafelata e mezza scosciata dalla porta e aveva cominciato a pregare Giovanni di lasciarlo andare. Giovanni afferrò Walter per il bavero e lo spinse lontano da sé, insultandolo.

“Quella stronza mi ha denunciato!” urlò Walter.

“Anche tu mi hai denunciata!”

“Sì e tu hai pensato bene di mandare i tuoi scagnozzi a minacciarmi di lasciarti in pace!”

“E tu nonostante questo sei ancora qui, pezzo di coglione! Ti spacco la faccia! Sparisci!”. Giovanni lo spinse per le scale e Walter se andò imprecando.

Non si può nemmeno dare troppo torto a Giovanni; Walter era diventato così assillante che non si riusciva nemmeno più a scopare in pace. Finita l’ennesima sceneggiata, Giovanni e Daryna tornarono in casa e si versarono un paio di shottini di whisky per calmare i nervi (lo shottino alle 8 del mattino è un toccasana). Rimasero così per un po’, poi Giovanni la prese per mano e la riportò a letto: aveva bisogno di sfogarsi. Buttò sgraziatamente Daryna sul letto e le montò addosso, togliendole nuovamente i vestiti e scendendo sulla figa per gustare un po’ di sapore di donna mischiato a whisky (quanta poesia). Dal canto suo a Daryna non dispiaceva lasciare il lavoro a qualcun altro per una volta, quindi rimase lì immobile a godersi le rozze attenzioni al suo clitoride, anche quando Giovanni le infilò non proprio galantemente il cazzo fino alla cervice. Giovanni la scopò energicamente, durò anche più del solito, doveva essere seriamente incazzato, e la portò impeccabilmente all’orgasmo, sguazzando tra le sue labbrone dilatate, mentre Daryna gridava il suo nome estasiata e lui pompava il suo sperma dentro il suo utero come un iniettore pompa gasolio nella camera di combustione. Giovanni le collassò addosso sgraziatamente, ansimando come un cinghiale sudato. Daryna ormai non ci faceva nemmeno più caso, restava lì a godersi un po’ di calore, prima di tirargli una manata e dirgli che la stava soffocando. Dopo un po’ si alzarono entrambi grugnendo e si prepararono per la giornata.

***

Quella sera Daryna andò a letto con la testa pesante e non solo per l’alcol. Le parole che Giovanni aveva gridato a Walter le risuonavano nella mente. Forse non era Walter a doversene andare, ma lei. Forse era tempo di cambiare aria. Prese così la sua decisione: sarebbe andata via, si sarebbe lasciata alle spalle quel paese del cavolo.

Note finali:

Il mio sarcasmo comincia a prendere a badilate nella schiena persino me, devo darmi una calmata.

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