Colloquio d’assunzione

«Busto 81cm, vita 61 cm e fianchi 89 cm. Porta una 4 coppa E. Capelli castani, alta 1,60 e pesa 49 kg. Età 42 anni. Sposata, senza figli. Il marito vive lontano per lavoro e si vedono solo nei weekend, almeno fino a quando non finirà il progetto all’estero. Cerca compagnia h24, qualsiasi tipo di prestazione. Vuole uno giovani che la segua sempre, sia a casa che a lavoro. Posso dare la tua disponibilità per un colloquio conoscitivo?».

«Hai una foto? Vorrei vederle il volto.».

«La vedrai di persona. Ti assicuro che merita.».

Così inizia la mia storia con Eva, una vita di avventure e sesso, molto sesso.

Sono seduto in una stanza d’attesa dell’agenzia. Il mio capo e la signora sono nel suo ufficio. La porta è aperta e mi permette di cogliere alcuni frasi del loro discorso.

         «Abbiamo trovato un ragazzo che pensiamo possa fare al caso suo, signora. Si chiama Leonardo, 22 anni e corrisponde alla descrizione fisica che lei ha richiesto: 1,80 m per 82 kg, fisico molto atletico. Non è stato facile trovare un uomo con capelli neri e occhi chiari, ma soddisfa anche questa caratteristica. Le abbiamo trovato un modello, praticamente.».

         «Molto bene. E a dotazione? Come è messo?».

         «Direi bene. Se acconsente, lascerei che sia lei di persona a giudicare.».

         «Si! Un’ultima cosa. Come mai è libero? Uno come lui credo abbia un gran mercato. Crea problemi?».

         «No, non si è mai lamentato nessuno. L’ultima cliente che ha pagato i suoi servigi, purtroppo, è deceduta. Possiamo dire che lui l’abbia ammazzata a colpi di cazzo.».

         «In che senso?».

         «Era una signora che viveva la sua vita abbastanza al limite. Alcol, sesso e cocaina. Il cuore non ha retto. È morta a pecora sotto i colpi del “pastore”, diciamo così.».

Non sento controbattere. Il che può significare solo due cose: o si è spaventata e si tirerà indietro, o è attirata dalla cosa.

Non devo aspettare molto per scoprirlo, dato che sono subito invitato ad entrare.

Il capo aveva ragione; il viso della donna è stupendo. Carnagione abbronzata, capelli scuri e occhi nocciola. Un naso leggermente pronunciato, ma perfetto se combinato alle labbra fini e agli zigomi ben delineati.

         «Buongiorno, madame.».

Mi risponde con un cenno della testa.

         «Bello è bello. Voglio vederlo nudo!».

Il mio capo ci guida in una stanza diversa dove c’è un divano.

         «Qui potrà provare il prodotto.».

Non mi abituerò mai ad essere trattato come un prodotto, ma non avendo troppa scelta ed, essendo la paga molto buona, lascio che mi scivoli tutto addosso.

Restiamo da soli io e la signora.

         «Su su. Spogliati!».

Il suo tono di sufficienza mi fa incazzare. Mi paga, ma non sono un oggetto.

         «Perché non si spoglia prima lei?».

         «Come ti permetti?! Tu mi appartieni.».

         «Tecnicamente non abbiamo ancora firmato nessun contratto. In secondo luogo, lei sta comprando le mie prestazioni, non me. Io non sono un normale gigolò. Di quelli che paghi e scopi ce ne sono a migliaia. Io non sono così. Lei non mi paga per obbedire e scopare, lei mi paga perché vuole qualcosa di più. Vuole il piacere in ogni sua forma, vuole qualcuno che stia con lei e che non la faccia sentire sola; qualcuno che la faccia sentire desiderata e che la faccia godere. Lei cerca qualcuno che la capisca, che comprenda ciò di cui ha bisogno e che glielo dia. Io sono quella persona.».

Mi avvicino a lei. Sono a pochi centimetri dalla sua faccia.

         «Si fidi di me e mi tratti con rispetto; e vedrà che avrà tutto ciò che desidera senza nemmeno dover chiedere!».

La bacio con passione. Ha un sapore buono, sento un retrogusto di ciliegia.

         «Andiamo in un’altra stanza, dove c’è un letto. Mettiamoci comodi.».

La prendo per mano e lei mi segue senza parlare.

Entriamo in ascensore, diretti verso l’ultimo piano del palazzo.

         «Quando entriamo in stanza vai in bagno e togliti questo stupendo abito rosso che indossi. Resta in intimo e poi torna da me.».

         «Ti piace comandare eh!?».

         «Non ti sto comandando. Ti sto dando quello che di cui hai bisogno.».

         «Solo un altro modo per dirlo. Se davvero ci riuscirai ti assumerò. Non come gigolò, ma come mio assistente e mi affiderò a te per la gestione della mia vita sessuale. Avrai carta bianca per farmi avere quello che voglio.».

Le porte si aprono e io la guido alla stanza senza rispondere.

Aspetto qualche minuto mentre è in bagno; attimi in cui mi preparo. Sbottono la camicia e tolgo la cintura dai pantaloni.

Eccola che rientra. Indossa un intimo abbinato in pizzo nero. Un paio di mutandine quasi trasparenti e un bel reggiseno che contiene i suoi morbidi seni.

Indossa solo quel completino e un paio di scarpe con il tacco nere. Viene verso di me con fare innocente.

         «Vuoi farmi male?».

Ha l’aria preoccupata. Credo si aspetti che la domini; cosa che non mi dispiacerebbe fare, ma non è quello che vuole lei. Non è quello che desidera e io sono qui per lei, non per me. E’ questo il mio lavoro.

Mi avvicino e la bacio. La stringo a me, mentre le nostre lingue si intrecciano.

         «No. Tu non vuoi che io lo faccia. Sarò dolce con te. Perché è quello che desidero fare con te.».

Riprendiamo a baciarci. Ci fissiamo negli occhi e sento le sue mani che si fanno strada sul mio petto e sui miei addominali attraverso l’apertura della camicia.

         «Dio, quanto sei bello!».

Mi balza addosso e io l’afferro per le natiche. La accompagno sul letto, su cui sale in piedi. Ho il suo seno davanti agli occhi. Lei abbassa il reggiseno e libera davanti ai miei occhi la sua quarta abbondante. Inizio a baciarle il collo e scendo piano piano verso il solco dei suoi seni. Con le mani stimolo i capezzoli prima di succhiarli.

Si sdrai sul letto con il reggiseno che le sostiene le tette. Mi inginocchio e le allargo le gambe. Bacio l’interno coscia. A destra, poi a sinistra fino ad arrivare ai suoi slip. Lecco dal suo buchetto al clitoride da sopra le sue mutandine.

Respira in modo affannato; le scosto le mutandine e mi avvento sul suo sesso depilato. Inizio a leccarle le grandi labbra, ma ben presto mi concentro su quelle piccole. Sono leggermente sporgenti. Le apro (sembrano le ali di una farfalla) e inizio un dovizioso lavoro di lingua. Mentre io la lecco, lei si stuzzica i capezzoli e li lecca. Quando mi dedico al suo clitoride, succhiandolo e scuotendo velocemente la testa, con la coda dell’occhio vedo la sua testa cadere all’indietro sul cuscino, le gambe si allargano il più possibile e il bacino preme sulla mia faccia. Sento i gemiti fortissimi che emette; si inarca in avanti all’improvviso, mi preme la testa sul suo sesso e viene, facendomi assaporare i suoi umori.

         «Vuoi che ti faccia un pompino?».

         «Non importa quello che voglio io. Non mi paga per questo!».

Le tolgo le mutandine e slaccio il reggiseno. Ora è sdraiata sul letto, con le gambe divaricate. È chiaro quello che vuole.

Slaccio i pantaloni e libero il mio membro con una notevole erezione.

         «Soddisfi proprio tutti i requisiti!» commenta euforica.

Mi avvicino a lei che, senza indugi, mi afferra con forza l’asta e la guida verso il suo sesso.

         «Penetrami lentamente, voglio sentire ogni centimetro dentro di me.».

Soddisfo la sua richiesta. Sento il ventre caldo che accoglie il mio membro, lo bagna e lo fa sentire a casa. Entro ed esco molto lentamente mentre sono sopra di lei. Ci guardiamo negli occhi. Mi sposto di lato; lei sempre a pancia in su. Alza la gamba destra in alto. La afferro e la uso come perno per penetrarla di lato. Le nostre facce sono una attaccata all’altra; sento il suo respiro sul mio volto. Ci baciamo; le nostre lingue si cercano di continuo. Non sembriamo un signora con il suo gigolò, ma una coppia di amanti che cercano il piacere reciproco.

         «Vieni dentro di me!».

Me lo sussurra all’orecchio, quasi fosse una preghiera. Io, veramente al limite, non posso far altro che accoglierla e donarle il mio seme.

Si mette seduta sul letto. Mi fissa con uno sguardo gentile.

         «Sei assunto!».

Sorride e si lascia cadere sul letto. Sfinita. I nostri corpi luccicano alla luce per il sudore. La sua carnagione abbronzata, sudata è fantastica da vedere. Il suo seno si alza e si abbassa al ritmo del fiato che piano piano torna regolare. Mi avvicino e la bacio.

         «Sei stupenda! Sono felice di lavorare per te!».

Si avvicina. Mi abbraccia e poggia la sua testa sul mio petto sudato.

         «Non ti dà fastidio che sia bagnato!».

         «Non essere sciocco. Ho comprato anche il sudore. Voglio tutto di te!».

Dicendo così lecca il mio pettorale depilato e assaggia il mio sudore salato.

         «Delizioso! Spero presto di assaggiare altro. Ora, per favore, fammi riposare un po’ qui sul tuo petto. Sono sfinita!».

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