Caffè

Eric è un ragazzo di 20, frequenta la facoltà di arte e architettura presso la città di Mantova e il suo passatempo preferito è trascorrere i pomeriggi a disegnare sorseggiando una buona tazza di caffè in una delle caffetterie vicino all’Ateneo, Da Lizzy. Era un pomeriggio come tanti altri, Eric sedeva su una delle poltroncine di fianco al finestrone che dava sulla piazza del centro, con una tazza fumante in una mano e nell’altra una matita, aspettava che gli si accendesse una scintilla di ispirazione.

L’attesa fu breve, l’immagine piano piano si costruiva davanti ai suoi occhi, o meglio gli passò davanti. Era di una ragazza, non poco più grande di lui, alta e slanciata, con i capelli che cascavano morbidi sulle sue spalle. Non ci volle molto per capire che era lì per incontrare le sue amiche, infatti tutto ad un tratto la vide sorridere calorosamente e andare loro incontro. Ecco l’ispirazione! Si mise a disegnare, linee sottili, sfumature e ombre ed eccola: ora lo sguardo della ragazza era intrappolato nella carta. Sospirò soddisfatto del risultato, ritoccò qualche piccolo dettaglio sorseggiando la bevanda calda.

Non si accorse però di una figura che lo osservava in un angolino opposto del locale. Non era la prima volta che lo vedeva, quel ragazzo riccioluto che passava il pomeriggio a disegnare, fin dal primo momento aveva suscitato in lui interesse e attrazione. Era un pomeriggio come tanti eppure questo prese una svolta diversa. La figura si alzò e cominciò ad avvicinarsi al tavolino di Eric. Questi percependo un movimento con la coda dell’occhio alzò lo sguardo, non era la prima volta che lo vedeva: occhi verde bosco, volto scolpito e qualche capello bianco che spuntava tra le sue ciocche castane. Non si erano mai presentati eppure era da qualche giorno che si osservavano l’un l’altro, una curiosità reciproca.

“Posso sedermi qui?” – chiese la figura indicando il posto di fronte ad Eric. “Certo, certo” – rispose il giovane facendogli spazio sul tavolino. La figura era quella di un uomo sulla trentina, indossava un trench color cammello e portava un paio di occhiali da vista che gli incorniciavano il viso. “piacere mi chiamo Tommaso, puoi chiamarmi anche Tommy” – si presentò l’uomo con un sorriso. “Piacere, io sono Eric. Desideri un caffè? Pensavo di prenderne un altro” – il ragazzo non si fece troppi scrupoli, preferiva essere diretto.

La risposta non tardò ad arrivare. “Con piacere. Cosa stavi disegnando?” – Eric guardò un secondo il disegno dimenticato per poi riposare gli occhi su di lui. “Disegno qualsiasi cosa sia fonte d’ispirazione”. Tommaso si chinò in avanti poggiando i gomiti sul tavolo. “Sono una fonte di ispirazione?” – chiese scherzoso ma con una punta di provocazione : stava flirtando con lui. Eric preso alla sprovvista arrossì abbassando lo sguardo sulla tazza ormai vuota, fece segno al cameriere e ordinò altri due caffè. Per un po’ i due rimasero in silenzio.

Tommy continuava a tenere lo sguardo fisso sul ragazzo, era attratto da lui e non ne capiva il motivo, dopotutto era la prima volta che parlavano faccia a faccia. Lo stesso valeva per il ragazzo di fronte a lui che, nonostante la timidezza, alzò lo sguardo incontrando quello di Tommy: la prima volta. Entrambi provarono la sensazione viscerale di essere arrivati alla meta, di aver trovato quello che stavano cercando da tutta una vita.

“Hai qualche impegno domani?” – chiese Tommy rompendo il silenzio. La risposta non si fece attendere. “Nel pomeriggio sono libero, solitamente lo passo qui.” Ormai lo sai meglio di me. Pensò Eric. I loro sguardi erano incatenati. Tommaso si sporse in avanti: “hanno appena allestito una mostra su Kandisky al teatro comunale, ti andrebbe di andarci insieme?”. Eric, non appena sentì la parola “mostra”, si illuminò: -“mi piacerebbe molto, a che ora pensavi di andare?”- chiese il corvino.

Aveva già sentito parlare della mostra ma nessuno voleva accompagnarlo, inoltre con gli esami alle porte l’intenzione era scivolata in secondo piano.

Tommy, vedendo l’eccitazione del ragazzo, sorrise divertito. Voleva conoscere meglio quel ragazzo, scoprire le sue passioni, cosa gli piaceva e cosa non sopportava: per la prima volta provava il desiderio di conoscere una persona, in tutte le sue sfaccettature, fare esperienze con lei, vivere con lei.

“Pensavo di incontrarci qui al locale nel primo pomeriggio, così da andare poi insieme”- propose Tommy. “Sono d’accordo, potremmo prendere un caffè d’asporto da bere lungo il tragitto.” – Eric era su di giri, sia per la mostra sia per il fatto che aveva appena accettato di uscire per un appuntamento.

I due decisero quindi di vedersi l’indomani. Parlarono del più e del meno. Eric venne a sapere che Tommaso lavorava presso uno studio di architettura vicino l’università e anche lui si era laureato lì; adorava la cucina thailandese.

Lui, dal canto suo, parlò degli esami e dei nuovo progetti e delle mostre che stava organizzando con alcuni suoi compagni. Entrambi amavano la musica classica. Eric suonava il violino come autodidatta, non se la cavava pe niente male. Tommy gli chiese se un giorno gli avrebbe fatto ascoltare un pezzo. Il corvino acconsentì rimanendo sul vago.

Il cielo era ormai scuro quando i due uscirono dalla caffetteria e si separarono. L’aria era fredda, una leggera nebbia abbracciava gli edifici della piazza, la quiete regnava sovrana ad eccezione del rumore lontano del traffico stradale in periferia. Due figure su chiaro oscuro si separavano legate da un piccolo filo rosso.

💥 CONTINUA A LEGGERE 💥