8.5 Trasferimento in ambulanza

Ciao sono Alessio, da qualche tempo lavoro come infermiere presso la clinica De Luca , un posto molto particolare. Per potere avere un’appuntamento con l’affascinante primaria Dottoressa Giulia Botrugno devo affrontare delle prove. Me ne sono capitate di tutti i colori: abusato da dei manutentori, ho fatto sesso con una paziente a fine vita, vissuto 24 ore di passione con una mia sottoposta, sottomesso dalla caposala, conosciuto un’affascinante scrittrice di racconti erotici.

Nonostante tutto questo sono anche concentrato sul mio lavoro e oggi mi aspetta un’incarico piuttosto delicato: dobbiamo trasferire d’urgenza un nostro paziente, il signor Colussi, per un’operazione che viene effettuata solo in alcune cliniche specializzate. L’ambulanza che ci porterà all’ospedale arriva a metà mattinata. L’equipaggio è composto dalla dottoressa Melissa Palmieri e l’autista Francesca Gardioli. Due donne sulla trentina, muscolose e possenti, una bionda e l’altra bruna. Sono molto superiori a me fisicamente, mi mettono un po’ soggezione ma il trasporto va a buon fine e si crea una certa complicità. Il signor Colussi dopo l’intervento rimarrà in ospedale alcuni giorni per la riabilitazione, quindi prima di riportarmi alla clinica De Luca mi invitano a pranzo in una trattoria di zona. Nonostante i modi un po’ burberi sono delle donne molto in gamba, il cibo è buono e c’è feeling. Dopo il pasto sento che mi sale l’abbiocco, quindi faccio per ordinare il caffè ma all’improvviso non mi ricordo più nulla. Mi sveglio totalmente nudo legato al lettino dell’ambulanza. Le due donne troneggiano su di me vestite con completini sadomaso di pelle nera.

“Buon giorno dolcezza! Visto che sei stato così bravo vogliamo divertirci con te, la tua primaria ci ha raccontato che sei uno schiavetto ubbidiente…”.
La dottoressa mora mi sputa in faccia e sale sul lettino, prima mi punzecchia con il tacco delle scarpe, poi inizia a camminarmi sopra. Fa malissimo, però il mio corpo non trattiene l’eccitazione e mi va in tiro. L’autista bionda inizia a ridere e a masturbarmi con irruenza, strizzandomi le palle con forza. Si danno il cambio calpestandomi più volte sotto i loro tacchi a spillo come fossi uno zerbino. Sinceramente non mi va di fare lo schiavetto a queste due marcantonie, devo trovare un modo per ribaltare la situazione ma purtroppo sono bloccato. La mora mi schiaccia il viso con la suola e mi obbliga a succhiare il tacco della scarpa, devo essere stato piuttosto ubbidiente infatti sembra parecchio eccitata e si siede sulla mia faccia, mentre la bionda continua a torturarmi palle e pisello: è la mia occasione. Inizio a leccarla con più dedizione possibile, come mi ha insegnato Ramona (Vedi l’episodio precedente “Gita al lago con Ramona). La dottoressa perde il controllo e mi stringe le sue cosce muscolose attorno al collo, perdo di nuovo i sensi.

Quando mi riprendo sono ancora sdraiato sul lettino, ma slegato, le due donne mi guardano con aria preoccupata. “Scusami Alessio ma sei stato così bravo che ho perso il controllo, era da tanto che non venivo così. Per farci perdonare siamo a tua completa a disposizione… “. Entrambe si piegano a 90 davanti a me con i loro buchi in bella vista. Ultimamente sono stato lo schiavetto di tante persone, senza neanche rendermene conto scatta qualcosa in me: agisco ma non sono io, come se stessi guardando un film in cui il protagonista è un mio sosia.
“Ora che mi avete liberato il privilegio di venire ve lo dovete guadagnare…”.

Le trascino per i capelli fuori dall’ambulanza: come pensavo siamo in un bosco isolato vicino a un ruscello. Prendo una di quelle sonde che si usano per l’aspirazione, un piccolo tubo di gomma flessibile e inizio a frustarle. Sono entrambe di carnagione molto chiara e il loro corpo si riempie di segni che è un piacere. Dopodiché le lego in una posizione a 69 ma di lato, faccio a entrambi un mini-clistere. Mentre aspetto che faccia effetto continuo con la frusta e a riprenderle con il telefono. Stimolate in questo modo non resistono molto e sono costrette a svuotarsi ognuna in faccia all’altra.
“Se volete che vi sleghi dovete ripulire tutto con la lingua”.
Ubbidiscono senza fiatare, le due amazzoni sono diventate docili agnellini. Non piangono, non protestano, sembrano completamente inebetite, come in trance.
Quando hanno finito di ripulirsi nel ruscello, metto la dottoressa a 90 e la inculo con forza obbligando la bionda a tenerle la testa sott’acqua scegliendo io quando poter lasciarla respirare. Poi le faccio scambiare, se una sta raggiungendo l’orgasmo mi blocco e la frusto con forza. A un certo punto non ce la fanno più e mi supplicano di poter venire. 

Le faccio salire di nuovo nell’ambulanza e inizio a leccarle e toccarle come meglio posso, senza fretta ma lento e costante. Stremate dalle torture e dall’attesa, vengono con forza, la bionda squirta persino. Non le do tregua e mi scopo la bocca e le tettone di entrambe, finché non mi svuoto sulle loro facce stravolte. Ci accasciamo tutti e tre sul lettino, ma non è finita qui. Il viaggio di ritorno è piuttosto movimentato: mentre una guida, l’altra mi cavalca sul sedile passeggero mentre io sditalino chi è al volante. Ogni tot chilometri si danno il cambio, quando arriviamo a destinazione siamo distrutti. Mi salutano con un bacio caloroso e mentre collasso nella mia stanza del convitto, inizio a realizzare che cosa voglio realmente.

Prossimo capitolo
LA CLINICA DELL’AMORE 9.5
L’ALLIEVA IMBRANATA

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