Ti voglio bene, mamma!

Posted by admin under Incontri Erotici on Воскресенье Фев 19, 2023

Perché mamma? Quello dovrebbe essere il mio posto. Perché mi sostituisci con lui? Da quel florido seno sono stato nutrito, perché ora c’è la sua bocca attaccata ai tuoi capezzoli?

Mi sveglio di soprassalto. Un incubo. Sempre lo stesso sogno. È un po’ di tempo che lo faccio e tutte le volte mi sveglio di colpo, madido di sudore e con una vergognosa erezione nei pantaloni del pigiama. Mi sento un inetto. Quale figlio si eccita sognando la madre?

Papà se n’è andato con la sua amante e la sua nuova famiglia da un po’ di anni ormai e da allora sono diventato io l’uomo di casa. Anche se ho solo vent’anni, mi sento responsabile per te, per la tua felicità. Credo che questa sia una possibile spiegazione. Per lo meno, pensarci mi fa sentire meno in colpa per questi sogni. Da sveglio non ho mai avuto questo genere di pensiero o di impulso, mamma. Sei una bellissima donna, questo è vero e ti amo da impazzire, ma sei sempre mia madre. Queste giustificazioni mi danno un po’ di sollievo, soprattutto in questo anno che è stato molto impegnativo per me.

Vorrei poterne parlare con te, ma non ci riesco. Mi vergogno. Non voglio farti preoccupare. E… forse è brutto da dire, ma mi sembra che la tua testa sia da un’altra parte in questo periodo. E credo che la colpa principale sia di Claudio, mio cugino. Da quando c’è lui sei diversa, meno attenta a me e questo, mamma, mi fa soffrire.

Mi viene istintivo fare dei paragoni tra me e lui. Siamo coetanei dopotutto. Ti sei gentilmente offerta di ospitarlo a casa nostra con l’inizio dell’università. Io studio medicina, mentre lui giurisprudenza. I primi tempi non è stato così male avere un altro “fratello” in casa, si perché lo tratti proprio come se fosse un altro figlio. Siamo coetanei e abbiamo un bel rapporto. Usciamo insieme, giochiamo a calcetto insieme e commentiamo le ragazze nei locali assieme. Lui è più bello di me, credo. Non sono un gran intenditore di bellezza maschile, ma è alto e dal fisico atletico (questo in realtà è una cosa che ci accomuna), chioma scura e riccia e barba curata. Ha dei bei lineamenti, ma la vera attrattiva di mio cugino sono gli occhi azzurri che ha preso dal padre. Vedi mamma, io non sono un brutto ragazzo, ho preso da te molti tratti e ne vado fiero, eppure lui ha quei piccoli dettagli che elevano la sua attrattiva sopra le stelle. Ammetto che sono geloso di lui.

Vogliamo poi aggiungere il fatto che è un periodo complicato per me, mamma. I primi parziali all’università non sono andati così bene come speravo e Anna, la mia ragazza, mi ha confessato di avermi tradito con uno in discoteca. Ci siamo presi una pausa, mamma. Provo ancora qualcosa per lei, ma al momento voglio capire cosa fare e se riuscirò a superare questa cosa. Quando si tradisce in fondo quello che davvero si rompe è il rapporto di fiducia. Uno sbaglio lo si può perdonare, ma chi mi dice che non accadrà di nuovo? Tutte le volte che sarai via per lavoro o con le amiche, sarai davvero con loro o mi starai tradendo? Sono tutte cose a cui penso di continuo, mamma. Te ne vorrei parlare, ma non credo di farcela. Adesso la tua attenzione è rivolta a Claudio, lo devi far sentire a casa e per i miei problemi ci sarà tempo più avanti.

Sento bisbigliare dal piano di sotto. Siete in cucina. Tu e Claudio. Vi alzate sempre prima di me la mattina. Sono curioso. Mi metto sull’ultimo gradino della scala e origlio. Non sento bene di cosa state parlando. Mi sporgo per sentire meglio, ma i gradini di legno scricchiolano e, come se fosse partito un allarme, smettete di parlare e guardate verso la scala. Non posso far finta di nulla.

         «Andrea, sei tu?».

Mi stai chiamando, mamma. Scendo le scale e con finto fare assonnato vi saluto entrambi. Avete un fare sospetto. Vi scambiate sguardi complici e la cosa non mi piace. Spero solo di riuscire a nascondere il mio malcontento per questa situazione.

Nei giorni successivi ogni volta che passo vicino a voi smettete improvvisamente di parlare. Mi sento tagliato fuori. Devo scoprire assolutamente quale segreto mi nascondete. Mamma, mi fa stare male questa situazione. Possibile che non lo capisci? Sono tuo figlio e mi sento un estraneo in casa. All’inizio non era così, quando è arrivato Claudio le cose non andavano così. Da qualche settimana però… Mi sembra di rivivere il tradimento di Anna. O lo so che mi vuoi bene e anche Anna me ne vuole in fondo, però non sento di essere la persona più importante. È come se non fossi più il tuo figlio preferito. Sento questo vuoto alla bocca dello stomaco ogni volta che vi vedo e per questo, lo ammetto, cerco di stare fuori di casa il più possibile. Cerco di distrarmi, ma spesso mi ritrovo solo ad essere ossessionato da domande su voi due.

Ho iniziato a tenervi d’occhio, mamma. Claudio si muove sempre di nascosto. Sono entrato in camera sua stamattina, tu eri a lavori e lui a dare un esame. E sai cosa trovo nel suo armadio, mamma? Un tuo reggiseno e un paio di mutandine. Hanno il tuo odore. È cotto di te, mamma. E come dargli torto. Hai 43 anni, ma ne dimostri dieci di meno. Sei bella, mamma. Tutto di te è bello. I capelli mori, la carnagione abbronzata, gli occhi castani. Il fisico di chi fa attività ogni mattina. Sei una donna attraente e questo è oggettivo. Non mi sorprendo che lui sia attratto. La vera domanda è: tu sei attratta da lui, mamma? E devo confessarlo! La risposta a questa domanda mi terrorizza. Sai i segnali ci sono tutti. Il più importante è forse quello di ieri, quando hai lasciato la porta del bagno socchiusa mentre facevi la doccia. Lui ti ha spiato, sai?

Vi osservo giorno dopo giorno e tutto diventa sempre più evidente, più preoccupante e la sensazione alla bocca dello stomaco diventa sempre più forte. Sembra quasi che ogni volta mi tiriate un pugno nella pancia. È una cosa spiacevole. E più brutto ancore è quello che provo: gelosia. Vorrei che questa confidenza l’avessi con me, mamma. Non sono più il tuo figlio preferito? Certo, lui non è tuo figlio, ma da quando è arrivato lo tratti come se lo fosse. Anche se… no, prima di fare certe affermazioni devo avere le prove. State in campana! Vi osservo.

È sabato mattina e esco per fare ripetizioni a una ragazza delle superiori. Sono bravo a spiegare le cose e ho un discreto giro. Quando torno vi vedo sul divano, la tv è spenta e parlottate. Non dico nulla. Entro senza fare rumore, voglio sentire di cosa parlate.

         «Quindi come è andata?».

Come è andata cosa, mamma. Perché ti interessi così tanto a lui?

         «Tutto bene il tatuaggio è finito. Lo hai fatto come il mio?».

Come il tuo? Hai un tatuaggio, mamma? Come è possibile che io non l’abbia mai visto? Eppure in costume e in intimo ti ho sempre visto. Vuoi dirmi che lo hai un posto che tuo figlio non può vedere? E perché a lui lo hai detto? E magari lo ha anche visto?

         «No, Clara. Stessa posizione, ma ho scelto qualcosa di diverso. Vuoi vederlo?».

         «Certo! Dopotutto, te l’ho consigliato io il tatuatore.».

Sono nascosto sulle scale che dal box portano al soggiorno. La scena che vedo … Claudio si alza in piedi e slaccia i pantaloni. Abbassa jeans e mutande mostrando il tatuaggio sul suo pube, senza però scoprire il suo pene. O almeno non all’inizio.

         «Ops! Troppo!».

Claudio, figlio di puttana, come odio la tua malizia. Mamma, cosa fai? Perché guardi il suo pacco barzotto e non dici nulla. Non dici di coprirlo. Sorridi.

         «Sistemato che dovrebbe arrivare Andrea da un momento all’altro!».

Sono già qua, mamma, ma tu non lo sai. E non sai che una pugnalata avrebbe fatto meno male.

Da quel momento in poi la tua attenzione è tutta per lui. Io sparisco. Sono come il marito cornuto che non deve scoprire che la moglie ha una tresca, ma in questo caso tu sei mia madre.

“Andrea avrai un fratellino. Sei contento? Claudia ha fatto il suo lavoro egregiamente!”…

Un altro incubo. Perché mi tormentate anche nel sonno. Sono le 2. Mi alzo per fare pipì, passo davanti a camera di Claudio e la porta è aperta. Lui non c’è.

Mi illudo che sia in bagno, ma so già dov’è mamma.

La luce in camera tua è accesa e la porta socchiusa. Indosso le calze e trascino i piedi per fare meno rumore sulle parquet del corridoio. Sbircio dalla fessura della porta. Vi vedo. Vi state baciando, mamma. E non un ingenuo bacio. Le vostre lingue sono una avvolta all’altra. Le vostre bocche sono unite. I vostri corpi sono nudi, mamma. Nudi e abbracciati. Mi sento strano, non saprei come descrivere quello che sento.

         «Ti voglio zia Clara! Voglio la tua bocca. – e intanto ti bacia – il tuo seno, il tuo corpo.».

Claudio.

         «Shh! Non alzare la voce che svegli Andrea! … dove vuoi la mia bocca?».

         «Sul mio cazzo, zia!».

Mia madre si abbassa lentamente baciando piano piano il collo, il petto, la pancia di Claudio. È in ginocchio davanti a lui, con la sue discreta erezione che la fissa.

         «Vedi di non fare rumore!».

Sono le tue parole, mamma. Le tue parole un attimo prima di fare sparire quel membro duro dentro la tua bocca. È un pompino, mamma, gli stai succhiando il cazzo e io sto assistendo incredulo. Vorrei andarmene, ma non riesco. Qualcosa mi incatena qui: un istinto innaturale che vuole vederti così. Mi sento strano. Il mio membro si sta muovendo da solo nei pantaloncini del mio pigiama. Quando dormo indosso solo dei pantaloncini corti e nient’altro, niente canotta, niente mutande. Cosa fai? Così ti strozzi! Sei tutta rossa e ti lacrima un occhio, ma quando te lo togli dalla bocca e prendi aria sei raggiante. Sei bellissima, mamma. Inizi a succhiarlo e segarlo in contemporanea, sembri un’esperta. Ti viene in bocca a tradimento, senza dirti nulla, ma tu non sembri sorpresa. Vedo il gulp della tua gola, mentre il prezioso seme di mio cugino scende nel tuo esofago. Tu sorridi. Ti alzi e vedo i tuoi bellissimi seni grandi che sfidano ancora la gravità e lì sul tuo pube depilato il fiore tatuato che hai nascosto a me, ma che hai mostrato a lui. Ti siedi sul letto. Apri le gambe.

         «Mentre ti riprendi un po’, ricambia il favore. Leccamela!».

Lui si fionda sul tuo sesso. E inizia un lento e pressante movimento di lingua. Scava dentro di te e sembra che ti piaccia, mamma. Inarchi la schiena in modo che lui possa entrare il più possibile con la sua lingua.

La faccia che fai è stupenda e vederti così… provo un misto di emozioni contrastanti. Sono felice per te, triste perché mi sento tradito, arrabbiato e mi vergogno tanto perché sono anche molto eccitato. Da sopra il mio pigiama si può vedere chiaramente la mia erezione che, non per mettersi in competizione, ma è decisamente più evidente di quella di Claudio.

Credo che tu sia appena venuta, mamma. Ma ne vuoi ancora. Prendi la testa di Claudio tra le mani e senza che le sue labbra si stacchino dal tuo corpo, la trascini su fino al tuo bellissimo seno. Hai i capezzoli drittissimi. E sono geloso marcio, perché stai donando a lui quello che un tempo era solo mio. Tu da lì mi hai nutrito. Dal tuo seno è partito il nostro legame. Ho visto i filmini di come mi guardavi mentre mi allattavi e di come io ti fissavo mentre mi nutrivo da quel paradiso. Ora, mamma, stai creando un nuovo legame con lui attraverso di essi. Lui li succhia e ti dà piacere. Sale fino alle labbra. Vi baciate. Cambiate posizione. Sei a quattro zampe sul letto. Lui dietro di te. Non indossa il preservativo, mamma. Lo infila dentro di te e ti sento. I gemiti rotti dai colpi lenti e vigorosi. Il seno che oscilla mostruosamente in avanti e indietro al ritmo degli affondi del suo cazzo. Mamma, non posso resistere. La mia mano parte quasi ipnotizzata dentro il mio pigiama. Lui ti scopa come se fossi una qualunque delle sue conquiste e io, tuo figlio, trovo la scena eccitante al punto di dovermi masturbare.

Ho chiuso gli occhi per qualche attimo e ti trovo sdraiata con lui che se lo sta menando proprio sopra le tue tette. Vederlo schizzare sopra i tuoi seni mi rende impossibile trattenermi di più. Sono venuto nei miei pantaloni del pigiama, mamma.

         «Credevo fossi come un figlio per te!».

         «Andrea è mio figlio. Lui è il mio ometto. Tu sei il mio uomo.».

Scappo in camera mia. Ho le lacrime agli occhi. Provo vergogna per essermi eccitato così e sono triste perché lui ha portato via il mio posto nel tuo cuore.

Sento dei passi che si avvicinano e chiudo gli occhi. Fingo di dormire.

         «Dorme?».

Claudio di risponde.

         «Come un bambino.».

Sento i tuoi passi che si avvicinano.

         «Non dovresti pulirti e vestirti? Se si svegliasse ora e ti vedesse così?».

         «Quando dorme così nulla lo può svegliare, nemmeno sua mamma che scopa col cugino due stanze più in là.».

I passi pesanti di Claudio si allontanano, mentre tu ti avvicini. Ho il cuore che è impazzito. Sento i battiti nelle orecchie, talmente forti che quasi coprono i tuoi passi.

Ti infili sotto le coperte. Sei nuda, mamma. Mi abbracci da dietro. Sento il tuo seno bagnato dal seme di Claudio sulla mia schiena e questo, come il peggiore dei cornuti, mi fa tornare dritto il cazzo nei pantaloni bagnati dal mio seme. Non sono riuscito a cambiarli prima che voi arrivaste, mamma.

         «Continua a fingere di dormire, amore.».

Mi parla dolcemente. Sa che sono sveglio.

         «So quando fingi, amore mio. Sono tua mamma.».

Questo tuo modo di parlarmi, sussurrando le parole all’orecchio, mi rende felice. Come se stessi parlando al me da piccolo.

         «So che hai visto tutto e ho letto il tuo diario. So che cosa hai provato in questo ultimo periodo. E mi dispiace che le mie necessità ti abbiano fatto soffrire e …».

Prendo la sua mano e la porto sui miei pantaloncini.

         «Allora non ti ho fatto solo soffrire. Sei venuto tantissimo, amore mio. E sei ancora eccitato. Vorrei tanto che potessimo fare anche io e te quello che ho appena fatto con lui. Sarebbe più facile e molto più bello e intenso, ma sarebbe sbagliato.».

         «Mamma, va bene così. Se tu sei felice lo sono anche io. Solo, non lasciarmi indietro. Rendimi partecipe della tua felicità, anche solo se guardando nascosto.».

Mi stringe ancora più forte.

         «Ti voglio bene, mamma!».

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A cena da mia cugina

Posted by admin under Incontri Erotici on Воскресенье Фев 19, 2023

Mi chiamo Viola, ho trentasei anni e sono una single cui piace molto il sesso fatto con intelligenza e massima libertà. Non voglio, legami, gente gelosa o possessiva, perché a me, se piace un maschio o, anche, una bella femmina, voglio esser libera di giocare e godere a mio piacimento. Sono una bella ragazza, alta e con i capelli scuri, il seno una quarta abbondante, ventre piatto ed un culo che non passa inosservato, posto al colmo di lunghe gambe ben tornite. Amo molto succhiare un bel cazzo e, per questo, molti dicono che ho la bocca perfetta per i pompini e, di questo, vado davvero fiera e, soprattutto, sono convinta di saperli fare davvero bene.
Recentemente la banca in cui lavoro, mi ha chiesto di coprire un posto con delle responsabilità nuove e di molto interesse e, per questo, ho dovuto recarmi in un’altra città per un corso di aggiornamento. In questa città vi abita Lucrezia, mia cugina. Lei ha due anni più di me e, fin quando non si è sposata, eravamo inseparabili. Eravamo due puttanelle che si divertivano a scopare e succhiare tutti i cazzi che entravano nella nostra sfera d’interesse. Se sono quella che son diventata, lo devo sicuramente al fatto che, entrare in competizione con lei per decidere chi di noi due fosse più troia, mi ha sempre stimolato tantissimo e, fino ad oggi, non è ben chiaro chi lo sia fra noi due. Non la vedo dal suo matrimonio, avvenuto sei anni fa, quando ha deciso che Giulio era il maschio con cui voleva legarsi. Non ho mai ben capito il motivo di questa scelta, anche perché ho conosciuto lui molto poco, ma ho rispettato la sua decisione ed ora che sono nella sua città l’ho contatta per vederci, e lei mi ha invitato a cena a casa sua, per festeggiare non so bene quale ricorrenza. Ho accettato e, puntuale, mi son presentata al suo indirizzo. Per l’occasione, essendo una serata non troppo fredda, ho indossato una mini gonna e magliettina aderente, stivaletti bassi alla caviglia con tacco dodici, ed un giacchetto di pelle nera.
Quando sono entrata in casa sua, sono stata accolta da Giulio.
«Ciao, benvenuta! È un piacere averti con noi.»
Pochi passi nel breve corridoio e, quando entro nel salone, vedo che ci sono altre persone, anzi, per la precisione sette maschi dall’aspetto veramente macho. Li guardo per un attimo e subito un brivido percorrere il mio corpo al solo pensiero che, se gioco bene le mie carte, questa sera uno di questi maschioni potrebbe anche finire nel mio letto. Lui con un sorriso, mi presenta agli altri.
«Ragazzi, lei è Viola, l’amica più intima di Lucrezia.»

Un saluto generale mi viene rivolto da tutti e noto, nei loro sguardi, non poco interesse nei miei confronti e mi sento ancor più inumidire il perizoma. Chiedo dove sia mia cugina e lui mi risponde che è in cucina. Mi indica la strada, faccio dei passi e mi ritrovo con lei, che è semplicemente adorabile. Indossa un tubino nero elasticizzato che, a malapena, copre le sue grazie e, anche lei, calza ai piedi delle scarpe con tacco dodici, che le fanno inarcare il suo prominente quanto bellissimo culo. Quando mi vede si gira e mi abbraccia e, stringendomi a sé, mi bacia direttamente in bocca. Rispondo al suo bacio con passione, perché fra noi, anche in passato, abbiamo avuto momenti molto intimi, dove ci siamo goduti a vicenda l’un l’altra. Quando mi stacco, la guardo negli occhi e chiedo spiegazioni.
«Scusa la mia curiosità, ma potresti spiegarmi da chi sarebbe costituito quello splendido campionario di maschi, tutti veramente molto belli, che sono nel salone?»
Lei sorride e poi aggiunge che manca ancora una persona, che deve ancora arrivare, assieme a suo marito. La guardo cercando di capire ed insisto per avere spiegazioni e lei, ridendo, ma con l’aria più innocente del mondo, mi dà una risposta che mi lascia alquanto basita.
«Sono i miei amanti!»
La guardo e cerco di capire come mai ha radunato in casa sua i suoi amanti. Lei sorride, mentre continua a tenermi abbracciata e, stretta a sé, mi racconta come tutto ciò è cominciato.
«Quando ho incontrato Giulio, me ne sono subito innamorata. Lui è dolce, premuroso, molto attento alle mie esigenze e, a letto, è un’amante abbastanza completo, che si preoccupa molto del mio piacere. Tu sai, però, che io ho un’indole da vera zoccola e, se all’inizio pensavo che un solo cazzo mi sarebbe bastato, dopo circa sei mesi, non ho resistito al forte desiderio di sentire la mia patatina irrorata da un altro cazzo. Così ho ceduto alle lusinghe di un collega di lavoro, che, una sera, mi ha scopato in maniera divina.
Dopo quell’esperienza di intenso piacere, però, sono cominciati i sensi di colpa nei confronti di Giulio e così, dopo alcuni giorni, gli ho confessato il mio tradimento. Lui mi ha ascoltato in silenzio, senza nessuna reazione e, quando ho finito di raccontare e gli ho detto che, se voleva, poteva benissimo sciogliere il nostro rapporto, visto che non ero in grado di essergli fedele, lui mi ha sorriso, mi ha baciato, mi ha stretto a sé e la sua voce mi ha veramente commosso. Mi ha detto che, sapere che ero una zoccola era una cosa che gli era già nota fin dall’inizio e contava proprio sul fatto che, in qualche modo, lo avrei cornificato, gli rendeva il rapporto perfettamente come lo desiderava. Lui amava esser cornuto, perché consapevole del fatto di avere una moglie bella, che ama alla follia e che è in grado di regalargli momenti di intenso piacere, quando si fa possedere da altri maschi sotto i suoi occhi o, come in tante occasioni, con la sua attiva partecipazione.
Capisci Viola? Il fatto che io lo cornifichi è per lui motivo di vanto ed immenso piacere e, questa sera, festeggiamo il nostro settimo anniversario della prima volta che l’ho reso cornuto. Per tal motivo ho invitato tutti i maschi che, in questi anni, sono stati i miei tori da monta più intimi, quelli con cui ho goduto di più e, con i quali, ho passato momenti indimenticabili. Ora manca la mia ultima conquista: Linda, la mia collega di lavoro, con la quale, da oltre un mese, ho un rapporto intimo che mi travolge completamente. La tua presenza, non solo questa sera è particolarmente gradita, ma rende il gioco ancor più interessante, perché, tenere a bada tutti quei maschioni, per noi due, sarebbe stato alquanto complicato, mentre, con la tua presenza, il gioco sarà ancora più interessante. Ti assicuro, amore mio, che sono tutti molto ben dotati, molto resistenti e, soprattutto, quando ti scopano, non hanno nessuna pietà, vogliono tutto e ti danno tutto.»
Guardo mia cugina davvero sorpresa. È pazzesco! Lucrezia si era sbattuta tanti maschi sotto gli occhi del marito ed ora si dava e chiavava con un’altra donna, senza alcuna remora?! Ora mi era chiaro il grande amore per Giulio. Non avevo mai preso in considerazione il fatto che potesse esserci un maschio che accetti l’idea che la sua donna sia una gran puttana. Decisamente questa rivelazione mi ha aperto immensi orizzonti. Ad un tratto sentiamo delle voci provenire dal salone e, insieme, usciamo portando dei vassoi con degli stuzzichini e, subito, siamo aiutate da tutti a distribuirli e finalmente mi trovo davanti Linda. Subito mi rendo conto che è una gran bella donna, alta, snella, con un corpo molto bello, valorizzato da una magliettina aderente, tacco dodici ed un paio di pantaloncini in jeans che lasciava scoperto tre quarti del suo bellissimo culo, messo in risalto da cosce lunghe e dritte. Subito lei mi abbraccia e mi guarda con occhi molto vogliosi.
«Lucrezia mi ha raccontato delle sue esperienze e, in particolare, con te. Non vedo l’ora di assaporare il tuo piacere.»
Sentire che le aveva raccontato le nostre esperienze, non fece altro che far aumentare lo stato di eccitazione di tutti, che avevano ascoltato le sue parole in silenzio, ma che si erano scambiati una certa occhiata d’intesa. Dopo alcuni brindisi ed ulteriori presentazioni, durante le quali ho conosciuto anche il marito di Linda, ad un tratto, Lucrezia baciò in bocca Linda che, con una mano, stava massaggiando il cazzo di uno dei maschi presenti, che lo aveva oramai durissimo. Le due donne cominciarono a baciarsi e leccarsi reciprocamente ed io fui spinta da Giulio verso di loro e, così, mi trovai a condividere il loro abbraccio ed i loro baci. In un attimo ci ritrovammo tutte nude, circondate da tutti quei maschi che, spogliatisi, mettevano in mostra dotazioni veramente notevoli. Linda, che stava a pecora sopra Lucrezia, sdraiata sotto di lei che la leccava, fu infilata da dietro da un cazzo direttamente in figa, da uno dei presenti ed io stessa, mi ritrovai inginocchiata e circondata da alcuni maschi, che mi offrivano le loro verghe già turgide e dure. In breve l’orgia prese forma. Ad un tratto, mi trovai anch’io sdraiata supina e, un attimo dopo, Linda venne a mettersi sopra di me e prese a leccarmi la fica, mentre lei era ancora penetrata da un altro maschio, che la sfondava. Vedere quell’enorme cilindro di carne scivolare dentro e fuori dalla sua fica, mi fece venir voglia di mettermi a succhiar le palle ed a leccare il buco del culo di quel maschio possente, che la sfondava facendola godere. Raggiungemmo entrambe l’orgasmo, diverse volte: io, per la esperta bravura di Linda e lei, per la forte scopata a cui era sottoposta; poi, ad un tratto, il maschio le scarico dentro un fiume di sborra. Era rimasto per un lungo istante immobile, piantato dentro di lei, poi, quando se ne uscì dalla fica di Linda, le colò fuori e leccai tutta la sborra che lui vi aveva riversato. La leccavo avidamente, mentre lei veniva di nuovo in quanto posseduta da un altro maschio. Questi, dopo averla penetrata con forza, si allungò su di lei, la fece sollevare in ginocchio e la trascinò, sdraiandosi sul tappeto, sopra di sé. Lei si ritrovò a cosce aperte e, subito, altri maschi erano lì pronti ad offrire i loro cazzi da succhiare. Mentre vedevo Lucrezia posseduta da tre maschi contemporaneamente, me compresa che, d’improvviso, fui oggetto delle attenzioni di altri maschi che mi sollevarono e mi fecero impalare di spalle sopra un bel cazzo, che mi penetrò il culo in maniera rapida e decisa. Giusto il tempo di sentirlo arrivare in fondo, che mi ritrovai sdraiata sul corpo di quel maschio che mi sfondava il culo e subito un altro iniziò a penetrarmi davanti, mentre Giulio mi offriva il suo cazzo da succhiare. Era qualcosa di indicibilmente sublime sentirmi sfondare in ogni buco da quelle mazze possenti, che dilatavano i miei orifizi, riempiendoli e, nello stesso tempo, facendomi godere moltissimo. Ero in preda ad un vero raptus erotico e presi ad incitarli, mentre ero stretta tra loro.
«Più forte! Scopatemi più forte!»
Ad un tratto uno di quei maschioni, per vero uno molto dotato, mi ha trascinato su di sé e mi ha infilato la sua verga nella fica, da dietro. Era davvero enorme! L’ho sentito arrivarmi fino dentro la pancia ed aprirmi quasi fossi ancora vergine. Ero distesa su di lui di spalle, con le gambe aperte e sorrette da altri due, che agevolavano quello che sarebbe successo da lì a breve. Infatti un altro si è inginocchiato davanti ed ha puntato la sua mazza fra le labbra della mia fica. L’ho guardato un attimo stupita, ma lui ha sorriso e spinto il cazzo dentro.
«Lucrezia non riesce a prenderne due insieme davanti, allora ha detto di provare con te. Vediamo se sei più troia di lei!»
Ho sentito le pareti della vagina dilatarsi al massimo, mentre lui affondava il suo palo di carne, assieme all’altro, molto lentamente. Ho spalancato la bocca per urlare, ma sono stata subito infilzata fino alla gola da un altro cazzo, che non mi ha permesso di gridare. Ero sconvolta ed eccitata da tutto questo. Quando si son fermati ho avuto un orgasmo, mi son sfilata il cazzo dalla bocca ed ho urlato tutto il mio piacere.
«ODDIO! Vengo! Mi state lacerando la fica, ma vengo! Vengo! Non vi fermate!»
Io stessa non mi rendevo conto di quello che mi stavano facendo, perché ero fuori di testa da quanto stavo godendo. Lucrezia nel sentirmi urlare, si è avvicinata, mi ha guardato ed ha sorriso, compiaciuta.
«Bravi, ragazzi! Sfondatela tutta questa zoccola! Ve lo avevo detto che lei è più puttana di me!»
Mi hanno fatto impazzire! Non ho capito più nulla, tranne il fatto che godevo a ripetizione. Ero come in trance. I suoni, le voci e le persone erano confusi, mentre godevo e basta! Ho sentito schizzi bollenti inondare il mio ventre, poi la bocca avida di Lucrezia che mi leccava, mentre venivo rigirata e messa distesa su di lei. Ad un tratto ho sentito aprirmi il culo e, anche in questo caso, due cazzi si sono infilati dentro di me. Ho urlato di dolore, mentre mi slargavano il buco senza pietà.
«No! Cazzo, no! Mi sgarrate il culo! No, vi prego!»
Inesorabili sono entrati fino in fondo, mentre sotto di me, Lucrezia mi succhiava il clitoride facendomi provare un piacere molto forte, che ha lenito il dolore iniziale e, poi, ho incominciato a godere ed urlare il mio piacere.
«Cazzo, vengo! Non è possibile! Sto godendo! Vengo!»
Un ulteriore delirio si è impadronito del mio corpo. Ho ripreso a godere, senza soluzione di continuità, un orgasmo dopo l’altro fin quando, sfinita, li ho pregati di sborrare. Mi hanno inondato anche il culo e poi, quando si sono sfilati, ho sentito come se mi stessero portando via un pezzo di me. Avevo il culo sfasciato, aperto in modo osceno, ma, intanto, avvertivo brividi di piacere scorrere lungo il mio corpo. Stremata, mi hanno adagiato sul divano e Linda mi ha accolto fra le sue braccia, mentre Lucrezia era infilzata da tre maschi, che la facevano urlare ancora di paciere.
«Ho sentito così tanto parlare di te, che mi hai davvero stupito. Lucrezia era convinta che tu ci riuscivi a farti sfondare da questi maschioni così possenti e, ora, mi piace averti fra le braccia, sfinita, ma felice. Mi fa piacere aver potuto vedere quanto sei troia. Amo Lucrezia ed ero un po’ gelosa di come parlava di te. Ero convinta che ti avesse, in parte, idolatrata, mentre ora mi rendo conto che sei davvero straordinariamente puttana! Grazie.»
Per circa tre ore l’orgia è proseguita con tutte le donne sfondate e godute intensamente, poi, alla fine, loro se ne sono andati e siamo rimaste solo io Lucrezia e Giulio. Lui era molto contento di come era andata la serata e mi ha fatto i complimenti.
«Tua cugina ha parlato spesso di te e, a volte, credevo che esagerasse, ma, vederti all’opera, mi ha convinto che sei davvero una gran maiala, forse ancor più di lei. Complimenti!»
Guardo mia cugina che mi sorride, mi bacia e mi aiuta a raggiungere il suo letto, dove crolliamo insieme e ci lasciamo avviluppare da un sonno ristoratore. Prima di addormentarmi, mi son girata verso di lei e, dopo averle dato un bacio, le ho detto che ero felice di esser stata alla sua festa, anche se, ora era chiaro chi di noi due fosse per davvero la più troia.
Lei mi ha baciato, sorriso e mi ha detto che vuole la rivincita.

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L’ufficio delle donne

Posted by admin under Incontri Erotici on Суббота Фев 18, 2023

Quella che consideravo l’unica fortuna della mia vita, si era rivelata alla lunga un mezzo incubo, soprattutto durante la pandemia. L’abitare a meno di cento metri dal proprio posto di lavoro, era sì una grandissima comodità, oltre che una notevole fonte di risparmio visti i prezzi dei carburanti, ma anche la principale motivazione per la quale il mio direttore mi faceva portare il lavoro a casa.
“Dai Laura, tu ti porto le scartoffie a casa e io chiudo l’ufficio, però stai tranquilla che gli straordinari te li pago lo stesso.” era la classica frase che mi sentivo dire poco prima delle cinque, quando il lavoro giornaliero no nera ancora stato finito.
Col tempo avevo imparato che potevo anche chiedere un aiuto, col risultato di coinvolgere sempre Amalia, una mia collega sulla quarantina, dichiaratamente lesbica, con la quale finito il lavoro intrattenevo una relazione che credevo clandestina, anche se non c’era alcun legame sentimentale.
Amalia era il prototipo della perfetta Milf, un corpo più che perfetto per la sua età, un modo di vestire classico, ma allo stesso tempo con quel pizzico di femminilità che non gusta mai, un trucco che sembrava ad una prima occhiata molto leggero, ma che in realtà era ben costruito proprio per sembrare tale, e che non faceva altro che far risaltare la sua bellezza di tipo scandinavo. Con lei la scintilla era scattata un pomeriggio nei bagni, dove c’eravamo ritrovate per caso, per poi finire a baciarci come due ragazzine. La paura però d’esser sorprese c’indusse ad aspettare le cinque, per poi quasi correre a casa mia e finire per ore sul letto, sino a ritrovarci esauste. Da quel giorno eravamo diventate una coppia aperta, col comune desiderio d’inserire una terza persona nel nostro ménage, più per curiosità che altro.
Quel giovedì era successo di tutto, da una serie di brevi ma fastidiosi black-out, al blocco delle due stampanti principali, sino ad un interminabile aggiornamento del sistema operativo.
Ero già pronta a scappare visto che la mole di lavoro arretrato era notevole, che il mio direttore mi bloccò proprio quando mancavano dieci minuti alla fuga, chiamando altre due colleghe.

“Laura so che oggi è stato un inferno e non certo per colpa tua, però domani dobbiamo consegnare tutto entro mezzogiorno e sai meglio di me che non ci riusciremo mai. Quindi che ne dici di prenderti Amalia e Gloria per finire tutto da te? So che in tre ci metterete un paio d’ore, ma sia chiaro che ve ne pago quattro a testa se accettate.”

Guardai non tanto Amalia, che ero sicura avrebbe accettato visto che era sempre a corto di soldi, quanto Gloria una delle neo assunte che non avevo mai degnato di uno sguardo.
In realtà la ragazza non era neanche brutta, al limite insignificante e vestita in modo sciatto, però era di una timidezza quasi da caso clinico, tanto che in quel momento non ricordavo il tono della sua voce.
Com’era fin troppo facilmente prevedibile accettammo tutte e tre, col risultato di ritrovarci a casa mia poco dopo le cinque, con una cartella di lavoro da finire. Nonostante fosse la meno esperta, Gloria seppe dividere i compiti alla perfezione, facendo sì che nessuna delle tre si trovasse mai indietro rispetto alle colleghe, col risultato di concludere ben prima delle sette.

“Cavolo devo ammettere che sei un genio.” dissi a Gloria rimettendo a posto tutti i documenti con Amalia “Non credevo di finire così presto, insomma si può ancora pensare d’uscire per una pizza.”
“Magari voi, io credo che tornerò a casa, anche perché non altro da fare.” mi rispose un po’ sconsolata la ragazza.

Non so perché ma vederla così abbattuta mi fece venir una gran voglia d’aiutarla, il problema era caso mai come, con, fra l’altro, Amalia che non vedeva l’ora che se ne andasse per saltarmi addosso.

“E poi voi due state insieme, o qualcosa del genere, quindi è meglio che tolga il disturbo così potete fare quello che volete.”

Quelle parole mi bruciarono non poco, non tanto perché in fondo erano la verità, quanto per il fatto che se anche una come lei sapeva di noi due, era chiaro che era una notizia di dominio pubblico.

“Perché tu hai qualcosa in contrario al fatto che due donne lo facciano fra loro?” le chiese Amalia, forse ancora sorpresa dal fatto che lei sapesse di noi due.
“No anzi per me potete farlo anche adesso, non è che mi scandalizzi, solo non lo capisco anche se devo ammettere che con gli uomini non è che abbia dei grandissimi ricordi.”
“Se è così può anche essere che cambi idea.” le dissi prima di dare un lungo bacio ad Amalia che lo ricambiò con fin troppo ardore.

In un misto fra esibizionismo puro, e liberazione per poter fare ciò che più amavamo, la mia compagna ed io ci spogliammo a vicenda, senza quasi staccare le labbra dall’altra. Una volta tolti i vestiti Amalia mi scivolò dietro la schiena per potermi slacciare il reggiseno, ed avere così campo libero sulle mie tette, mentre io mi toccavo languidamente sopra le mutandine, davanti allo sguardo sempre più allibito di Gloria, che sicuramente non stava credendo ai suoi occhi.
Fra la mia compagna e me non ci fu bisogno di dire nulla, visto che entrambe avevamo la stessa idea, quella di far eccitare il più possibile la giovane collega, per poi coinvolgerla nei nostri giochi.
Muovendoci nel modo più sensuale possibile, feci sedere Amalia sul bracciolo del divano, per poterle togliere prima il reggiseno, e subito dopo le mutandine, per infilarle la testa fra le gambe arrivando così alla sua passera già umida. Per far salire intormentente la temperatura allungai una mano fra le mie cosce, e quindi due dita dentro la fica, messa in bella mostra dal fatto che ero carponi proprio davanti a Gloria.
La ragazza mostrava chiari segni d’inquietudine, e del resto non poteva essere diversamente con due donne che amoreggiavano davanti a lei, ma cercò di mantenere un certo contegno sino a quando l’eccitazione che era in lei non prese il sopravvento, col risultato che aprì le gambe per potersi toccare anche lei. A quel punto Amalia mi spinse quasi via, e così potei vedere anch’io che eravamo arrivate al punto desiderato, e non mi rimase altro che invitarla ad unirsi a noi.

“Invece d’infilarti due dita nella fica, vieni a sentire quant’è dolce quella di Amalia.” dissi a Gloria prendendole una mano per poi tirarla verso di me.
“Ma io non l’ho mai fatto!” protestò la giovane collega.
“Poco importa, fai quello che piace venga fatto a te.” le rispose quella più matura.

Vedere Gloria fra le gambe della mia quasi compagna mi fece all’inizio un certo effetto, non dico che fossi gelosa, ma l’avrei cacciata seduta stante per rimanere sola con Amalia. D’altro canto era quasi comica con quel suo leccare a più non posso, più da uomo arrapato, che da donna vogliosa di dare piacere, così alla fine mi misi al suo fianco per farle da ‘insegnante’.
Con calma feci scorrere la lingua dall’inizio dello spacco di Amalia sino al buchetto, per poi risalire con la stessa velocità, fermandomi però un po’ sul clito, che succhiai come se fosse un piccolo pene.

“Ora fallo tu, senza fretta ma soprattutto con la voglia di farla godere.” le dissi prima di darle un bacio in bocca.

Gloria imitò alla perfezione i miei movimenti, e dopo alcuni sali e scendi Amalia iniziò a gemere per poi quasi schiacciarle la testa contro la sua passera.

“La troietta impara in fretta.” disse la più anziana del terzetto “Ora però falle vede come usare anche le dita.”

La ragazza di fece da parte così potei infilare due dita nella passera di Amalia, che poi feci roteare il più possibile mentre le falangi entravano e uscivano da quel piccolo paradiso.

“Tu torna a leccare.” dissi a Gloria mentre mi mettevo al fianco della mia collega preferita “Poi usa le dita, e se vuoi davvero vederla godere usano anche tre o quattro.”

Se c’è qualcosa che ho sempre amato di Amalia sono i suoi capezzoli, quasi sproporzionati per quanto erano grandi rispetto al seno, con le auree che quasi non vi vedevano, ed i capezzoli che invece erano due grossi chiodi. Me ne impossessai come un neonato che vuole il latte materno, usando le dita su quello che non avevo in bocca per tenerlo turgido, finendo col baciarle tutto il seno per arrivare inevitabilmente alla bocca.
Gloria stava facendo bene la sua parte, ed i gemiti strozzati di Amalia ne erano la miglior prova, facendole alzare il volume quando prese ad usare le dita come le avevo detto io.
Nonostante l’eccitazione collettiva, ci spogliammo senza troppa fretta, mettendo Amalia carponi sul divano, così mentre Gloria la baciava in modo fin troppo delicato, io mi sistemai dietro di lei per poterle leccare passera e buchetto, raccogliendo la saliva lasciata dalla giovane collega. La donna però era abituata a ben altro, ed io lo sapevo benissimo avendo fatto l’amore con lei per mesi, così presi a masturbarla ora una porta del piacere ora l’altra, chiamando a me l’ultima arrivata.

“Mettile due dita nel culo e falla godere con me.” dissi a Gloria che non perse un secondo per ubbidirmi.

Con dietro due diavolesse vogliose solo di farla godere, Amalia si sciolse come neve al sole, e anche se cercò di rimandare l’orgasmo, questo la raggiunse quando le infilai quattro dita nella passera, riempiendogliela quasi del tutto.

“Cazzo così mi sfondi!” mi gridò fingendo che non le piacesse quello che le stavo facendo.
“Zitta e godi che dopo voglio godere anch’io.” le risposi roteando le dita che le avevo messo dentro.

Amalia venne riempendo la mia mano del suo orgasmo, che leccai avidamente con Gloria, prima di prendere il posto della più anziana delle tre.
Non ebbi quasi il tempo di sistemarmi carponi, che le mie colleghe m’aprirono le chiappe per passare ovunque la lingua, per finire a leccarmi una la passera e l’altra l’ano, senza sapere chi si occupasse dell’una e dell’altro. In poco tempo mi portarono alla soglia dell’orgasmo, ma proprio quando stavo per averlo, Amalia andò a prendere un dildo piuttosto grosso, da quel cassetto che lei chiamava la sala giochi.
Mi ritrovai così la micia piena di silicone, con lei che iniziò a scoparmi con insolito vigore, mandandomi in estasi dopo pochi affondi.

“Puoi anche stare zitta tanto lo so che ti piace.” mi disse dandomi un piccolo schiaffo sul sedere “E del resto prima di conoscere me prendevi cazzi a metri.”
“E’ vero però poi ho scelto te.” le risposi sapendo quanto le piacesse sentirsi importante.

Amalia non rallentò affatto, ma del resto non volevo neppure che lo facesse, in modo da poter arrivare dritta a quell’orgasmo che tanto volevo. Per un attimo fu come se qualcuno avesse spento la luce nel mio cervello, per diventare subito dopo dura come il marmo, e quindi crollare senza più forze.

“Tu sdraiati che adesso pensiamo a te.” disse Amalia a Gloria indicandole il divano, sul quale la ragazza si distese sapendo che era il suo turno per godere.

Io però avevo idee ben diverse, e lo stesso valeva per la mia compagna, così mentre m’andai a sedere col sedere sulla sua faccia, lei gli alzò le gambe per arrivare dritta al suo buchetto.

“Secondo te ha il culo vergine?” mi chiese Amalia puntando il dildo contro il suo ano.
“Forse, tu intanto mettiglielo dentro, ma senza fare la stronza come tuo solito.” le risposi ridacchiando.

Lei prese dell’olio col quale cosparse il dildo, prima d’iniziare a sodomizzare la ragazza, mentre io le leccavo la passera fradicia d’umori.
Gloria non solo non protestò in alcun modo, ma mi riempì la faccia col suo piacere, muovendo tanto le gambe che non fu semplice tenerla ferma. La ragazza sembrava avere un orgasmo dopo l’altro nonostante Amalia non forzasse in alcun modo il ritmo, che anzi teneva molto blando, stupita anche lei dalla reazione della collega.

“Ora la scopo io.” dissi andando a prendere uno strap-on senza cinghie, per far entrare subito la parte stimolante nella mia passera.

Presi Gloria per le gambe e le penetrai l’ano, facendo entrare tutto il fallo senza dover quasi spingere, per poi fotterla con quell’irruenza che era mancata ad Amalia, che si dedicò a stimolarle la passera con le sue abili dita.
La ragazza divenne quasi incontrollabile, tanto che dovetti usare tutta la mia forza per poterla scopare, sino a quando non crollò all’improvviso, dopo aver avuto un orgasmo a dir poco devastante.

“Ma tu godi sempre così?” le chiesi con una certa curiosità.
“Sì e no, se mi fai perdere la bussola posso fare anche peggio, e con voi due non so proprio dove l’ho lasciata.” mi rispose facendoci ridere.
“Ordiniamo una pizza e poi riprendiamo da capo?” propose quindi Amalia trovando unanimità nel consenso.

Da quella sera se c’è da fare dello straordinario siamo sempre in tre, e si finisce sempre col mangiare la pizza.

Note finali:

Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/

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Nuove inaspettate amicizie

Posted by admin under Incontri Erotici on Суббота Фев 18, 2023

È appena suonata la campanella della ricreazione che mi si para davanti Pietro, una spanna più alto di me, maglietta attillata a mostrare i muscoli, sguardo sornione… insomma il duro della classe.

“Tu sei con noi!”

“Cosa!?”

“Sei scemo?! Sei con noi a fare quella cosa che ha detto prima la prof”

“Ah intendi la ricerca di gruppo che ha chiesto la Professoressa di italiano!?”

“Eh si quella roba lì”

“Ma noi chi!?”

“Come chi!? Ma non avevi scelto lui perché è il più intelligente!?”

Mi volto e alle mie spalle c’è Jenny dovevo intuirlo, la sua “dolce” metà. Mi sforzo di guardarla in viso e basta, mi sforzo di non far cadere lo sguardo su quel seno a stento nascosto dalla canotta stretta…

“Ma io pensavo…”

“Bravo inizia a pensare ci vediamo a casa di Jenny questo pomeriggio”

“Ma io …”

“Non mi dire, hai Judo!?” Scoppia a ridere e se ne vanno a limonare nel corridoio. Resto inebetito a guardare quel culo fantastico smanacciato dalle mani dell’energumeno fino a che non scompare dietro la porta.

Speravo di poter fare la ricerca con Luca e Marco come sempre, certo anche loro non posso chiamarli amici però… siamo una buona squadra, io il cervello, Luca svelto con il computer e Marco pratico ed efficiente, invece… Quei due… So già che mi toccherà fare tutto a me e loro passeranno il tempo a baciarsi e fare chissà cos’altro.

Devo trovare una via d’uscita… la luce del neon viene coperta improvvisamente da qualcosa… “Non ci pensare neppure ad inventarti una scusa!” Il tono è a dir poco minaccioso, ok non ho vie di scampo.

Jenny mi apre la porta di casa scalza, con un toppino che mette in risalto le tette e un paio di shorts minimi, è sorridente, bellissima senza il trucco pesante che usa per venire a scuola e con i capelli raccolti con una semplicissima molletta.

“Pietro arriva tra un po’, mettiamoci subito al lavoro, che poi lui…”. Ci mettiamo al tavolo, io tiro fuori i libri che mi sono portato da casa lei il suo computer nuovo fiammante e siamo subito operativi.

Mi stupisce, è brava, intelligente, ma perché a scuola va così male!?

“Che c’è!?” Devo essermi incantato.

“No niente, ma non capisco…”

“Sei come i miei genitori, stai pensando che sono intelligente, che se studiassi di più sarei bravissima a scuola e bla bla bla!”

“Sssii lo ammetto, pensavo a questo”

“Io studio, ma non mi interessa che voto prendo a scuola, io studio quello che mi pare quando mi pare”

“Ok discutibile ma va bene, perché ora invece ti stai impegnando!?”

“Perché mi dispiacerebbe se per colpa di quel prepotente di Pietro prendessi un brutto voto!”

“Grazie lo apprezzo molto e questa versione di te mi piace tantissimo!” Arrossisco immediatamente consapevole di cosa ho detto, le orecchie mi scottano mentre lei mi guarda seria.

DIN DON

“E’ Pietro, lui… non è come credi” corre verso la porta felice.

Salvato da Pietro chi l’avrebbe mai detto!? Già sulla porta, lei gli butta le braccia al collo e iniziano a baciarsi come se non si vedessero da mesi, le sue mani a percorrerne il corpo sinuoso, bellissimo, fino a piazzarsi sulle chiappe per stringerle, strizzarle. Lei è in punta di piedi, lui gli stringe le chiappe, i calzoncini si insinuano tra le chiappe, lo spettacolo di quei piedini sottili, quelle gambe lunghissime, quelle chiappe che compaiono prepotentemente… ho un’erezione da paura, faccio in tempo a sistemarmi i calzoni prima che si voltino verso di me. “E’ stato bravo il ragazzo!?”

“Certo, abbiamo iniziato e siamo già a buon punto!”

“Bravi”

Vengono a sedersi al tavolo e cerchiamo di andare avanti nel lavoro, ma Jenny è tornata quella di sempre e Pietro sembra avere gli ormoni a palla. Non vedo le sue mani sotto al tavolo, ma dai movimenti e dagli urletti, che a volte scappano a lei, credo di sapere cosa stiano facendo.

Sono in imbarazzo, mi sento di troppo e mi sto … arrabbiando.

“Sei vergine?!”

“Ma cosa…!?” scoppiano a ridere entrambi

“Hai mai visto una tetta!?” con una mano sta abbassando lentamente la spallina del top di Jenny che ridacchia.

“Non mi sembra il caso…” lentamente il top scivola sulla pelle abbronzata fino a fermarsi al limitare del capezzolo, il seno, quel meraviglioso seno è quasi del tutto scoperto. Devo essere paonazzo, lei mi guarda seria mentre lui ride sguaiato.

“Forse è il caso che io vada” inizio a raccogliere i miei libri.

“Perché non ti piace Jenny!?”

“Sì no cioè…”

“Sei forse gay? Preferisci questo!?” si alza di scatto, l’uccello già fuori dai pantaloni della tuta, duro e teso. Vedo il braccio di Jenny scattare, forse per fermarlo, forse perché la sua mano era proprio lì sopra poco prima.

“No io…”

“Dai quattrocchi preferisci le tette di Jenny o il mio uccello!?” abbassa del tutto il top di Jenny mettendo in mostra un seno davvero notevole, mentre fa l’elicottero con il suo uccello.

“Io…”

“Io, io, io …” ride sempre più forte.

“Preferisco lei, anche perché…” questa volta è lei a scoppiare a ridere mentre si copre il seno, lui rimane di gesso. Ancora una volta devo essermi tradito con l’espressione della faccia. Lui inizia a gonfiarsi tutto, il viso diventa rosso peperone, ci manca solo che esca fumo dalle orecchie.

“Dai andiamo di la, lascia stare questo sfigato!” si è messa davanti a lui e lo sta spingendo verso il corridoio, verso la sua camera, lui è furioso indeciso tra lo spaccarmi la faccia e le tette di Jenny.

“Dai lascialo stare, tu hai me, stai tranquillo” scompaiono otre la porta.

Io finisco di mettere via i libri, prendo un foglietto e scrivo due righe prima di andarmene. “Se proprio devo scegliere però preferisco la Jenny di prima”

Nell’ascensore scoppio a ridere ripensando al quel cazzetto che fa l’elicottero, chi l’avrebbe mai detto che quel prepotente, pallone gonfiato, avesse quel cosino tra le gambe. Avrei voglia di sputtanarlo a scuola, rendergli pan per focaccia per tutte le angherie subite, ma poi mi torna in mente Jenny, bellissima ed intelligente, chi l’avrebbe mai detto…

Trovo la Jenny studiosa molto più eccitante di quella sexy e provocatrice… com’è finita a stare con quel energumeno? Non di certo per le doti amatorie! Continuo a ridacchiare fino a che non arrivo a casa.

Il giorno dopo a scuola mi rendo conto che tira una brutta aria, Pietro mi guarda con gli occhi duri, mentre Jenny è più melensa del solito, cerca di distrarlo, devo stare attento a non rimanere nella stessa stanza da solo con lui. Durante l’ora di matematica mi arriva un bigliettino, è di Jenny. “Ci vediamo domani pm da me, oggi cerco di farlo calmare, scusa per ieri” Mi volto a guardala, ha occhi solo per lui, gli accarezza una mano mentre lui continua a guardarmi male, non mi stupirei di vederlo ringhiare e sbavare come un doberman arrabbiato. Aggiungo una riga sotto al suo bigliettino e lo rimando al mittente. “Ok per domani, oggi ho judo!”

Il giorno dopo sono puntualissimo davanti alla sua porta di casa. Jenny mi apre “vestita” con un vestitino davvero mini, scollatissimo e cortissimo, vede il mio sguardo. “Scusa ma è caldo”

“Scusa tu per il mio sguardo, non ho resistito” mi guarda stupita. Come l’altro giorno lui non c’è ancora, ma sappiamo entrambi che arriverà a rovinare tutto. Lavoriamo veloci ed efficienti, siamo in sintonia, lavoriamo bene insieme, abbiamo anche tempo per qualche battuta e scherzare un po’. È anche simpatica oltre che bellissima ed intelligente! Come ho fatto a non accorgermene in 5 anni!?

Ma la nostra bolla di pace esplode con il suono del campanello. Vedo il suo volto cambiare, la postura, i movimenti, è un’alta ragazza quando va ad aprire la porta al suo uomo.

Pietro entra furibondo, lancia la sacca sportiva sul pavimento. “Abbiamo perso!”

Lei cerca di baciarlo, stringerlo, calmarlo, ma lui non riesce a fermarsi è un ciclone di parolacce e bestemmie mentre pesta per terra come un bambino.

“Che cazzo hai da ridere tu!?”

“Io!?”

“Io? Io? Sei scemo? Ci siamo solo noi qui!”

“Io non stavo ridendo!”

“Togliti subito quel sorrisetto del cazzo dal viso o ti strappo i denti!”

Si avvicina minaccioso mentre lei cerca di tenerlo buono, ma è troppo arrabbiato, la spinge via.

Mi arriva una manata in faccia che mi fa cadere dalla sedia, neanche il tempo di capire cosa succede che me lo ritrovo sopra, non riesco a muovermi mentre lui mi urla in faccia, sputando saliva ovunque. Lei gli salta sulla schiena, cerca di fermalo ma lui se la scrolla di dosso come un moscerino.

“Perché lo difendi!? Ti piace il secchione!? Ti sei vestita da troia per lui oggi!?”. Lei sgrana gli occhi, mentre lui continua ad insultarla, poi mi prende su di peso e mi rigira un braccio dietro la schiena.

“Ti piace questa puttana!? TI PIACE?? Ma lei è MIA! È la MIA puttana!”

“Ma come ti perm…” lei non riesce a finire la frase che le arriva uno spintone che la ribalta sul divano, il vestito si alza, si vede un perizoma in pizzo bianco, un seno esce dalla scollatura.

“Ti piace? Ti eccita?! Ti sta venendo duro!? Dai faccelo vedere facci vedere che bestione nascondi tra le gambe, vediamo dai!”. Mi strattona i calzoni della tuta, cerco di impedirglielo ma mi strige il braccio dietro la schiena mi fa male, poi improvvisamente la sua presa si allenta e mi lascia libero. Sono fermo in mezzo alla sala con i calzoni alla caviglia, mi massaggio il braccio dolorante mentre loro mi guardano allibiti. Lui si accascia in ginocchio come svuotato, mentre lei inizia a singhiozzare piano piano fino a scoppiare in una risata fortissima, cristallina, non l’avevo mai sentita ridere così. Ho l’uccello barzotto, ne gonfio ne sgonfio, ma anche così è molto più grosso del cazzetto di Pietro.

Jenny smette di ridere, il suo sguardo si fa serio, mi guarda con uno sguardo diverso, il mio uccello si sente in dovere di fare bella figura e lentamente inizia a gonfiarsi, allungarsi.

Pietro mi guarda con gli occhi sgranati, non c’è più rabbia in quegli occhi, c’è meraviglia, eccitazione direi quasi. “Cazzo!” lo bisbiglia piano.

Jenny si alza e lentamente si avvicina, si avvicina a Pietro, lo bacia delicatamente poi si inginocchia al suo fianco ed allunga una mano verso il mio uccello ormai duro. Ha la mano fresca, sottile, delicata, il tocco è leggero. È incantata dal mio uccello, dalle sue linee, dalle sue vene, la sua mano ne prende le misure mentre gli occhi lo stanno già mangiando, deglutisce piano, poi guarda Pietro.

Pietro è come stregato dal movimento della sua mano, ne segue il percorso senza perdersi un attimo. Quando lei avvicina la lingua a me, lo vedo deglutire e aprire appena la bocca, come se…

La lingua che mi accarezza la cappella delicatamente mi fa perdere il filo del pensiero, non c’è spazio per altro se non per quella linguetta che mi percorre l’asta pulsante, mi esplora le palle…

Quando la mia cappella viene avvolta dalle sue labbra calde spalanco gli occhi di scatto, non mi ero neppure reso conto di averli chiusi, Jenny è in ginocchio davanti a me e mi sta facendo un pompino!!

Jenny la più figa della scuola mi sta facendo un pompino!

A me!

O almeno ci prova, no va molto oltre la cappella in verità…

Tutt’un tratto Pietro si sblocca, non so cosa è successo, ma inizia a baciare Jenny delicatamente, sul collo, poi risale verso il viso, le morde l’orecchio, le bacia le guance gonfie della mia cappella, le accarezza le labbra aperte sul mio uccello, lei mi lascia andare un momento per baciarlo con passione. Si baciano mentre il mio uccello è qui puntato verso di loro, poi si staccano, si guardano negli occhi qualche secondo poi lui la spinge di nuovo verso di me.

La spoglia delicatamente, baciando ogni porzione di pelle che scopre, mentre le sue mani insospettabilmente delicate percorrono quel corpo meraviglioso, lo fa con amore, dedizione. Poi si stende a terra e si infila tra le sue gambe, vedo la sua testa sparire e il ritmo del pompino cambiare, non riesce più a concentrarsi, si ferma, chiude gli occhi e si gode quella lingua che immagino essere bravissima. Inizia a sospirare, si tiene stretta a me, la bocca aperta, il mio uccello appoggiato alla guancia, muove le anche sopra di lui, poi esplode in un rantolo, viene scossa da un tremito e si ferma stringendo con forza le cosce sulla faccia di Petro che ridacchia la sotto. Si stacca da me e ridendo guarda Pietro, lo bacia, lo riempie di baci mentre lui ride felice.

Non l’ho mai visto con quel sorriso, con quello sguardo. Mi accascio sul divano mentre li guardo baciarsi, sono belli.

“Posso?!”

Lui mi guarda un attimo. “Sì!”

Lei si alza, viene da me, sale sul divano e si posiziona a cavalcioni sopra di me.

Prende il mio uccello, duro, gonfio e se lo punta contro. Scende piano piano, gli occhi chiusi, concentrata, lentamente entro dentro di lei, si deve abituare ma è bagnata, molto bagnata. Quando arrivo in fondo si ferma, sbuffa, riapre gli occhi e guarda tra le sue gambe stupita, poi guarda Pietro che nel frattempo ci è venuto affianco e guarda anche lui meravigliato, estasiato.

Faccio per muovermi ma lei mi blocca. “No!”

Inizia lei piano piano a muoversi, senza farmi uscire, muove appena le anche, guarda Pietro negli occhi mentre inizia a prendere confidenza con il mio uccello piantato dentro.

Compare un sorriso, poi inizia ad aumentare il ritmo, muove i fianchi in una maniera fantastica, mentre le mani di lui la accarezzano.

La accarezzano ovunque, sa dove toccare come toccare, la schiena, il seno, le chiappe, la pancia, le gambe, si insinua anche tra di noi, le solletica il clitoride, percorre i bordi della sua figa aperta dal mio uccello, accarezza anche la parte del mio uccello che esce da lei, lo fa con delicatezza, mi sfiora pure le palle gonfie, mi viene istintivo spalancare le gambe, lasciare spazio alle sue mani di esplorare, è fantastico il suo tocco, poi torna a dedicarsi a lei. Lei che sta godendo su di me mentre si baciano con passione, le mani di lei lo spogliano frenetico, accarezzano quel fascio di muscoli, quel corpo scolpito, quel cazzetto pieno di voglia. Ha davvero un fisico bellissimo, un dio greco se non fosse per quel cazzetto. Cazzetto che scompare completamente nella sua bocca mentre lei non smette di cavalcarmi. Lo sento grugnire mentre le prende la testa e la tiene ferma contro di se, le scarica in gola tutto il suo liquido mentre lei continua a cavalcarmi senza pietà.

Quando si sfila da lei e si lascia cadere sul divano, lei ride felice, una grossa goccia bianca cola da quelle splendide labbra, ne seguo la scia lungo quel corpo meraviglioso.

Ma lei mi artiglia i capelli, stringe fortissimo, viene in un orgasmo devastante, squassata dalle contrazioni, aumenta il ritmo, sempre più forte, sto per venire il ritmo è insostenibile.

La sollevo di peso e mi sfilo da lei giusto in tempo per spruzzare tutto il mio seme su di lei su di me…

Restiamo qualche secondo immobili a riprendere fiato poi si accascia al mio fianco e guarda il mio uccello ridursi lentamente, lui è dietro di lei che la accarezza dolcemente, lo sguardo perso nel vuoto poi improvvisamente si scuote. “Ho fame! Facciamo merenda!?”. Si alza in piedi e nudo com’è si incammina verso la cucina.

Lo guardiamo sparire oltre la porta.

Lei mi guarda come per scusarsi come per dirmi qualcosa poi si alza e lo segue. “Ci deve essere qualcosa nella credenza!” guardo quel culo meraviglioso, prima di sparire si volta. “Dai vieni anche tu!”.

Penso sia nata una grande amicizia. “Aspettatemi arrivo!”

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