Il bagno
Posted by admin on sabato Dic 17, 2022 Under Incontri Erotici“Non ti chiedo neanche di pulire il lago che hai fatto, ma solo di toglierti dai piedi perché se non faccio subito un bagno potrei anche uccidere.”
Mio marito Vasco sapeva benissimo che quando usavo quel tono non era per scherzare, e quindi senza dire nulla uscì dal bagno coperto solo dall’asciugamano legato in vita, lasciandomi sola ad armeggiare coi rubinetti della vasca.
Quella non era stata una settimana di lavoro normale, ma una di quelle che ti portano al venerdì sera senza forze, ed in quei casi la miglior cura era un lungo bagno tonificante, ricoperta di schiuma ed il buon odore dei sali al bergamotto, aroma che ho sempre adorato.
Mentre mi spogliavo dai miei vestiti da manager di successo, vedevo il livello dell’acqua salire sulla vasca, pregustando in anticipo il momento in cui mi sarei immersa per cercare d’eliminare ogni traccia di stanchezza. Prima d’infilare il piede nella vasca, mi specchiai giusto il tempo per farmi i complimenti da sola, perché se era vero che avevo da poco passato i quaranta, e che il mio viso tradiva l’età, lo era altrettanto che il mio corpo ne mostrava di meno, grazie anche a ore di palestra e un’alimentazione al limite del rigido. In ogni caso la donna che vedevo riflessa mi piaceva e non poco, col seno non grande ma neppure cadente, così come il sedere, ma soprattutto due gambe lunghe e toniche che sembrava quasi fossero state fatte solo per correre.
Il matrimonio con Vasco qualche anno prima, non aveva in alcun modo intaccato il mio aspetto fisico, anzi forse l’aveva migliorato perché con lui avevo trovato quella serenità mai raggiunta con altri uomini, ed il mio benessere interiore si mostrava anche all’esterno, tanto che in molti mi dicevano che le nozze m’avevano ringiovanita. Lui invece era rimasto sempre lo stesso, con quella sua antiestetica pancetta, che però lo rendeva stranamente simpatico. Era per fortuna rimasta uguale anche l’autoironia, e la voglia di farmi sorridere almeno una volta al giorno, così come il rito del caffè del mattino, sempre accompagnato almeno da una carezza.
Quando entrai nell’acqua lo sentii canticchiare a modo suo un brano dei Depeche Mode, il gruppo che c’aveva fatto conoscere a un loro concerto, e che lui considerava la nostra canzone solo per avere una scusa per poterla tirar fuori quando non sapeva cosa fare.
Quella sera però quella canzone ebbe l’effetto di farmi ricordare non solo il nostro incontro, ma tutto ciò che ne era seguito, lo scambio di biglietti, il primo appuntamento sotto una pioggia che sembrava dover non finire mai, il primo bacio quasi rubato sotto il mio portone.
Fu forse quel ricordo a darmi una piccola scossa, facendo sì che un mio capezzolo divenisse un po’ più turgido dell’altro. Quasi senza rendermene conto, iniziai a toccarli entrambi, facendoli diventare duri allo stesso modo, per poi quasi giocarci passandoci un dito tutto attorno.
Era come se il calore dell’acqua fosse riuscito a togliermi tutta la stanchezza, soprattutto quella mentale e far sì che mi potessi rilassare completamente, lasciandomi andare ad ogni piccolo stimolo che prevenisse dal mio corpo.
Pur non essendo un’amante della masturbazione, trovai eccitante quel giochino quasi innocente, finendo ben presto col portarmi una mano fra le gambe, per poter arrivare direttamente alla fonte del piacere. A quel punto i tocchi divennero sempre meno innocenti e più stimolanti, sino a quando non finii coll’infilarmi due dita dentro, quasi in preda ad un raptus mai provato prima. Girando la testa vidi chiaramente la faccia di Vasco riflessa sullo specchio più grande del bagno, ma invece di venire da me, rimase fermo a gustarsi lo ‘spettacolo’ di sua moglie che si toccava nella vasca da bagno.
A quel punto volli giocare come il gatto col topo, ben sapendo quanto gli piacesse guardarmi quando non ero del tutto vestita, soprattutto se giravo nella camera col solo intimo, indecisa sull’abito da mettere.
Con tutta la malizia di cui ero capace mi sistemai carponi dentro la vasca, facendo sì che non solo il sedere fosse ben scoperto, ma di girarmi in modo che lui lo potesse vedere benissimo. Con estrema calma feci passare una mano da sotto sino a raggiungere nuovamente la passera, e poterci giocare sfiorandola in continuazione, ma senza mai penetrarmi neanche con una falange.
Quel gioco perverso eccitò sia lui che me, ma mentre io potevo rallentare quando sentivo salire troppo l’eccitazione, lui non poteva che rimanere fermo a guardarmi, col membro che di certo gli stava esplodendo sotto l’asciugamano.
Pur non essendo mio marito un guardone, era noto che gli piacevano le situazioni un po’ particolari come quella, così continuai a toccarmi aggiungendo la mano sinistra a quella destra, che già era sul monte di Venere. Per aumentare la temperatura usai due dita della mano sinistra per aprirmi il più possibile le grandi labbra, e metter ancora più in risalto il clito gonfio, intorno al quale facevo girare un dito dell’altra mano, sino a quando non mi resi conto che Vasco non mi stava più guardando.
Stupita nel non vedere più la sua immagine riflessa, presi un asciugamano e me lo legai sopra il seno, ma non feci in tempo ad uscire dal bagno che entrò lui con una bottiglia di vino appena stappata e due calici.
“Ho pensato che avevi voglia di qualcosa di fresco.” mi disse con estrema naturalezza dandomi uno dei due calici che riempì quasi sino all’orlo.
“Effettivamente un po’ di vino ci sta proprio bene, l’importante è che qualcos’altro rimanga ben al caldo.” gli risposi aspettando per bere che anche il suo bicchiere fosse pieno.
Più che sorseggiare il vino pensai solo ad eccitarlo ancora di più, passando più volte la lingua sul bordo del calice, ma soprattutto un dito proprio sopra il mio asciugamano, quasi a sfidarlo a resistermi in quel gioco di seduzione che non poteva che vedermi vincitrice.
Vasco non finì il suo vino così come non feci io, ma prese i due bicchieri per poggiarli sul mobile prima di prendermi dolcemente la testa e baciarmi con tutta la passione di cui era capace.
Fu come se attraverso le labbra ci scambiassimo tutta l’eccitazione che avevamo accumulato, col risultato di non riuscire a staccarci l’un l’altro, se non dopo un tempo che mi parve infinito, durante il quale lui mi fece anche ben sentire le sue mani sul mio corpo nudo.
“Quando vuoi sai farmi impazzire.” mi disse dopo aver fatto cadere il mio asciugamano per terra per poi farmi sedere sul mobile del bagno.
“Se è per quello non sai come sto io.” gli risposi spalancandogli le cosce, quasi avesse bisogno di guardarmi la passera fradicia dei miei stessi umori.
Vasco riprese a baciarmi, ma questa volta fu quasi violento, non tanto con la bocca, che lentamente scese fino al centro del piacere, quanto con la mano che se ne impossessò per palparla con una decisione che non era da lui. Se le mie dita avevano giocato col clito, le sue entrarono dentro quasi subito, per poi iniziare un lento dentro e fuori accompagnato da una piccola rotazione che mi mandò in estasi.
Quando poi la sua lingua arrivò sulla mia passera, c’infilò dentro nuovamente anche due dita, come se volesse portare fuori tutto quel nettare che producevo in preda all’eccitazione, sino a farmi raggiungere un orgasmo piacevole quanto inaspettato, un po’ da ragazzina alle prime armi più che donna vissuta. La semplice realtà era che pensando solo ad eccitarlo, masturbandomi davanti a lui pur senza mai penetrarmi con un dito, avevo finito per arrivare io al limite dell’orgasmo, col risultato che era bastato sentirmi un po’ la passera piena per venirgli in faccia.
Lui cercò di dirmi qualcosa, ma io lo bloccai poggiandogli l’indice proprio a metà bocca, per poi slegargli l’asciugamano che subito dopo usai come cuscino per le mie ginocchia. Sapevo quanto Vasco adorasse farselo prendere in bocca, e del resto anche a ma piaceva vederlo godere mentre gli lavoravo la nerchia con tutta la mia maestria, e quel rapporto orale fu forse breve, ma certamente intenso come pochi altri.
Se da un lato volevo ‘vendicarmi’ e farlo venire in tutta fretta, anche a costo di ritrovarmi la bocca piena del suo sperma, cosa che non amavo più di tanto, dall’altra parte avevo un gran voglia di farmi fottere seduta stante, a costo di farlo anche lì sulle fredde mattonelle del bagno.
Vasco leggendomi forse nel pensiero, mi fece alzare per farmi sedere sul mobile basso del bagno, e con mio grande stupore, riprese a leccarmi la passera. Lo lascia fare anche perché avevo compreso che era troppo eccitato per avere subito un rapporto completo, ma ben presto fui io a chiedere di più.
“Vuoi scoparmi o vuoi che prima ti mandi l’invito?” gli dissi con non poca ironia, aprendomi però la passera con le dita.
“Vuoi il mio cazzo? Eccotelo.” mi rispose infilandomi con violenza la sua mazza dentro, ben sapendo che in quel modo m’avrebbe fatto male.
Per tutta risposta gli feci sentire le mie unghie sulla schiena, piantandogliele sulla pelle come a volergli dire di fare più piano, ma Vasco era come impazzito ed iniziò a spingere come un ossesso. A quel punto il rapporto divenne quasi di una sorta sadismo reciproco, anche se ero io a fargli più male con le mie unghie quasi dentro la sua carne, tanto che gli feci uscire un po’ di sangue, che lui quasi simile ad un cavallo imbizzarrito. Nonostante ciò nessuno dei due aveva la minima intenzione di fare un passo indietro, anche perché al di là del dolore reciproco, era chiaro anche entrambi godevamo più di quanto stavamo soffrendo.
Anche gli insulti divennero sempre più violenti, con Vasco che mi dava della puttana pronta a tutto pur d’avere un orgasmo, ed io che gli rispondevo che a letto valeva poco perché non durava abbastanza per soddisfarmi, pur sapendo che non era affatto vero.
Ovviamente non passò nella sua mente né nella mia di cambiare posizione, anche perché sistemati in quel modo riuscivamo a guardarci in faccia e allo stesso tempo continuare il nostro gioco sadomaso.
Quando però s’avvicinò il momento dell’orgasmo, arrivò anche una certa tregua, tanto che più che usare le unghie presi a massaggiargli la schiena appena martoriata, e lui a baciarmi invece di dirmene di tutti i colori. Questo cambio di direzione fece sì che anche l’apice del piacere fosse meno irruento, ma non per questo non poco appagante, anzi fu quasi il raggiungere una nuova forma di godimento reciproco, tanto che una volta che mi venne dentro, lo strinsi a me con ancora più forza, come ad averlo ancora mio.
Fu come sentire ogni pulsazione della sua nerchia, mentre mi schizzava dentro il frutto dell’orgasmo, rallentando il suo muoversi sino a bloccarsi del tutto stretto fra le mie gambe.
Senza dire nulla c’infilammo tutte e due sotto la doccia, dove una volta aperta l’acqua, si riprese a coccolarci come prima, ma più per rilassarci che come preliminare a un nuovo rapporto, lavandoci l’un l’altro con la nostra consueta complicità.
Solo una volta fuori dalla doccia vidi i segni che gli avevo lasciato sulla schiena, ma lui non solo non protestò, ma ci rise sopra dicendomi che credeva che avessi fatto peggio.
“Vorrà dire che venerdì prossimo prima di tornare a casa passo dalla manicure, così me le faccio affilare come quel tipo che vedi sempre in televisione, e poi vediamo se ridi ancora.” gli dissi uscendo dal bagno per andarmi a vestire in camera “Intanto stasera mi porti a cena fuori perché non ho voglia di cucinare, però se fai il bravo poi te la faccio vedere, ma da distante.” conclusi ridendo.
Lui mi corse dietro per poi buttarmi sul letto e fingere così una lotta che non potevo vincere, se non rifacendo l’amore con lui.
Note finali:
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(quelli volgari saranno subito cestinati)
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