Mia figlia si sposa. Seconda parte. Ora la devo ingravidare

Silvia era tornata da due giorni dal suo lungo viaggio di nozze. Io ero fuori per lavoro in auto, ad appena un’ora da casa, quando il mio cellulare prese a squillare. Il tempo di rispondere e la sua voce prese a riempire l’abitacolo della mia auto, mentre mi stavo dirigendo verso un cantiere, in quanto, come architetto, ne sono responsabile.

«Papà! Papà! È negativo! Capisci, NEGATIVO! Quel coglione cornuto, in quindici giorni non è riuscito neanche a mettermi incinta! Accidenti a te! Ma si può sapere dove sei? Io sono in uno dei tre giorni fertili, quindi devi fare il tuo dovere e ingravidarmi prima che lo faccia mio marito! Ricordi, papà, che me lo hai promesso? Ricordi che mi hai detto che se lui non era capace, avresti provveduto tu? Adesso devi fare il tuo dovere! Dove sei?»

Le spiego la situazione e le dico che sarò di ritorno domani sera. Lei urla che è impossibile arrivare a domani sera, deve vedermi per forza oggi. Resta per un lungo istante in silenzio, poi prende la sua decisione: verrà da me. Le invio l’indirizzo del mio albergo e subito chiamo la reception, dicendo che ho bisogno di un’altra camera per mia figlia, che mi deve raggiungere. Loro mi consigliano una piccola suite con due camere e subito li incarico di trasferire la mia valigia nella nuova sistemazione abitativa. Quando ritorno, nel primo pomeriggio, appena entro nella suite, lei mi corre incontro e mi abbraccia. Ha l’aria più felice e radiosa che le avessi mai visto in viso. Mi stringe a sé, mettendomi le braccia intorno al collo, incolla le sue labbra alle mie in un bacio lungo e talmente profondo, da lasciarmi quasi respiro. Infila immediatamente la sua lingua dentro il mio cavo orale, intrecciandosi con la mia e la sua mano ha preso la mia e se l’è portata tra le cosce, dove, con sorpresa l’ho trovata senza mutandine e col sesso depilato, caldo e grondante umori. Limoniamo per alcuni minuti, mentre le mie dita affondano nella sua intimità, che sento bollente.

«Papà! Non potevo resistere, non posso assolutamente accettare che sia quel cornuto ad ingravidarmi! Adesso abbiamo tutta la notte, così potrai fare il tuo dovere e ingravidarmi.»

L’ho guardata e ho potuto constatare che era felice e raggiante. Sprizzava sensualità e desiderio da ogni espressione del suo volto, mentre il corpo mi veniva offerto in maniera libidinosa in forza della sua esuberante sensualità.

In un attimo si è spogliata nuda e la stessa cosa ho fatto anch’io, poi ci siamo sdraiati sul letto e, subito, lei ha iniziato ad ansimare, a contorcersi vogliosa e mi implorava di farla godere.

«Papà, fammi impazzire! Leccami tutta e fammi godere prima di entrare dentro di me, per poi scaldarmi l’utero col tuo fertile seme.»

Ho infilato la mia testa fra le sue cosce e la mia lingua ha preso a muoversi fra le pieghe della sua ostrica che grondava umori in continuazione. Immediatamente ha avuto un orgasmo forte e intenso e, dopo avermi un po’ succhiato il cazzo, mi ha gridato che dovevo possederla.

«Papà…papà…chiavami ora! Fammi godere! Vieni dentro di me fammi sentire il calore della tua sborra! Prendimi e fammi sentire la tua cappella sbattere contro l’utero, riscaldami il ventre con la tua sborra!»

Godeva in preda ad un orgasmo intenso, mentre con le mani spingeva la mia testa sul suo sesso grondante e con le cosce stringeva le mie tempie in una morsa ferrea. Avevo assaporato fino all’ultima goccia di quel nettare sgorgato da quella fonte di piacere, poi, avevo sollevato lo sguardo e, mentre lei si era sdraiata supina a cosce aperte, mi ero allungato su di lei e, subito, le sue mani avevano afferrato il mio viso e mi aveva baciato e leccato il suo piacere che lo ricopriva, come avrebbe fatto una cagnolina che lecca il viso del suo padrone. Avevo appoggiato la punta del cazzo fra le valve di quell’ostrica che ora reclamava imperiosa la mia intrusione. Il suo viso era ansioso, in attesa di sentire il mio cazzo affondare nel suo ventre. La sua bocca ha emesso solo un flebile lamento, il suo corpo era ansioso ed impaziente di sentirmi dentro di lei.

«Scopami, papà! Spingilo tutto dentro, fino in fondo! Fammi sentire come un vero maschio mi scopa! Dai, ti prego, non farmi aspettare ancora; lo sai che è tutta la vita che aspetto questo momento. Sono anni che sogno di sentire il mio corpo fecondato dal tuo seme.»

Con una spinta decisa, son scivolato tutto dentro il suo corpo e, immediatamente, dalla sua bocca è fuoruscito un grido che ha accompagnato l’istantanea penetrazione e, nello stesso momento, ha sollevato le gambe e le ha annodate dietro la mia schiena, facendosi penetrare quanto più a fondo possibile.

Per un lungo istante son rimasto immobile dentro di lei, mentre sentivo le contrazioni vaginali stimolare il mio cazzo e poi mi sono sfilato un po’, per poi riaffondare ancora dentro di lei, che ha cominciato ad assecondare la monta spingendo sempre più il suo corpo per venire incontro al mio cazzo, che la penetrava in profondità. Ha iniziato a gemere di piacere, aumentando sempre di più le spinte verso di me ed io ho cominciato a muovermi ad un ritmo più veloce, fin quando l’ho sentita godere.

«Papà, vengo! Sto godendo! Vieni anche tu, papà! Godi con me!»

Ero talmente eccitato che le ho scaricato una raffica di schizzi di sborra densi e cremosi, direttamente sulla cervice uterina. Mi sono svuotato in lei, schizzando fino all’ultima goccia e poi siamo rimasti così legati e abbracciati, in silenzio, per lungo istante, con lei che non smetteva di tempestarmi il viso di baci e di lievi carezze, mentre, gioiosamente, ribadiva il suo desiderio.

«Voglio che tu mi metta incinta! Voglio esser ingravidata da te prima che lo faccia mio marito. Sappi che, sino a che non avrò la certezza di esser incinta, non ti darò tregua. Mi dovrai dedicare tutto il tuo tempo, perché non posso rischiare che mi ingravidi prima mio marito o qualcun altro. Ieri, ho detto al cornuto che ero stata dal medico, perché mi sentivo infiammata a causa dell’intensa attività sessuale, cui lui crede di avermi sottoposto durante il viaggio di nozze, e mi ha consigliato un periodo di riposo. In realtà, con lui, durante il viaggio di nozze, il sesso non è stato un granché. Mi scopava due volte al giorno, mattina e pomeriggio, ma non durava più che una decina di minuti ciascuna e, quando ero appena eccitata, lui mi veniva dentro con due schizzetti, che appena percepivo. Quando siamo stati nel secondo albergo, a Venezia, c’era una coppia, nostra vicina di stanza, con il lui che era più o meno della tua età e, per questo, mi piaceva da morire. Il secondo giorno, siamo andati a fare un giro delle isole insieme e lui mi ha scopato nei bagni del traghetto. Era un vero porco e, per tutti i cinque giorni che siamo stati insieme, mi ha scopato ripetutamente, sempre sborrandomi dentro, anche se lo pregavo di non farlo perché non ero protetta, ma l’idea di ingravidare una giovane sposa, lo eccitava così tanto che mi farciva di continuo in maniera così abbondante, che ero sempre costretta a correre al bagno a fare pipì, per cercare di farne uscire il più possibile, altrimenti mio marito avrebbe potuto accorgersene. Sì, lo so, papà, stai pensando che sono una gran troia. È vero, sono una grandissima zoccola, che non sa stare senza cazzo. Una vera puttana, perché è così che mi hai trasformato, e di questo ne sono molto fiera. Però, come vedi, nessuno è riuscito a mettermi incinta, ma da come ora mi sento piena, credo che tu ci riuscirai.»

Le chiedo cosa ha raccontato al marito per l’attuale sua assenza da casa e lei mi ha risposto che è semplicemente fuori per lavoro, fino a domenica e, poiché siamo nelle vicinanze del mare, potremmo passare il weekend insieme. Chiamo mia moglie e la informo che, per motivi di lavoro, mi dovrò trattenere fino a domenica, ricevendo in risposta che, a sua volta, ne approfitterà per andare con le sue amiche in quella spa, dove, da tempo, si dilettano a passare qualche giorno di relax. Nel sentire questo, Silvia mi guarda e mi dice che questo cambia tutto i suoi programmi e, così, mi prega di raggiungerla il giorno dopo a casa sua. Senza spiegarmi nulla, si riveste velocemente e torna a casa. Il giorno dopo lavoro alacremente e, nel primo pomeriggio, la chiamo avvertendola che sono di ritorno e lei mi prega di passare immediatamente da casa sua.

«Spero che non ti sei stancato molto, al lavoro, perché appena arrivi riprenderemo il discorso che abbiamo interrotto ieri sera e poi, per tre giorni, prenderai il posto di mio marito nel nostro letto matrimoniale!»

Passo velocemente da casa, tempo di una doccia al volo, mi cambio e poi, mentre mi reco a casa di mia figlia, rifletto che, fino ad oggi, non ho mai avuto la possibilità di star da solo con lei, per tanti giorni. Appena entrato in casa, il tempo di chiuder la porta e, quando mi son voltato, ho visto mia figlia con indosso di nuovo il suo abito da sposa, quello con cui l’avevo chiavata il giorno stesso delle sue nozze, prima di accompagnarla all’altare. Sono rimasto un attimo sorpreso e lei, con una vocina languida e sensuale, mi ha invitato ad abbracciarla.

«Papà, fammi rivivere la mia prima notte di nozze insieme a te, come ho sempre sognato fare. Tu mi hai regalato dei momenti bellissimi il giorno delle nozze, quando mi hai portata all’altare completamente farcita del tuo seme, realizzando quel sogno e quella promessa che mi avevi fatto tempo prima, ora sono io che ti chiedo di realizzare questo mio sogno: stringermi tra le tue braccia, come una novella sposa e regalarmi questa mia prima notte di nozze con te.»

Appena finito di parlare, mi ha stretto forte a sé e le sue labbra carnose si sono incollate alle mie, mentre il suo corpo ha aderito al mio, spingendo il bacino contro il mio pacco già duro.

«Papà, prendimi in braccio e portami a letto come farebbe un legittimo sposo nella sua prima notte con l’amata. Devi prendermi così, con indosso il mio vestito bianco, e non come ha fatto quel cretino di mio marito che ha voluto che prima ci spogliassimo, facessimo la doccia, e, appena mi ha visto nuda, si è subito infilato fra le mie cosce e se ne è venuto come un coniglio, prima ancora che io potessi sentirlo dentro.»

L’ho sollevata in braccio e l’ho adagiata sul letto, poi le ho allargato le cosce e la particolare fattura del vestito mi ha subito fatto vedere le sue gambe, fasciate da bianche autoreggenti, oltre la fica, calda e vogliosa, già pronta e resa lucida dagli umori che sgorgavano copiosi. Ho sbottonato i miei pantaloni giusto quel tanto che basta per tirar fuori il cazzo già duro e lei mi ha attirato su di sé e gliene ho appoggiato la punta fra le labbra fradice, poi, con una spinta decisa, son entrato tutto dentro di lei. Le sue mani hanno accarezzato il mio viso, attirandolo verso di sé e la sua lingua è entrata, rigida e vibrante, nella mia bocca alla ricerca della mia, risucchiandola quasi volerla mangiare. Ho preso a sbatterla come un ossesso, con colpi duri e profondi, facendola godere in continuazione, con un orgasmo dopo l’altro, senza soluzione di continuità. L’ho montata senza tregua, per oltre mezz’ora, fino a che lei, spossata dalla fatica e dagli innumerevoli orgasmi, mi ha supplicato di riempirle il ventre con il mio caldo seme.

«Amore, vieni! Sborrami dentro! Voglio sentire il tuo seme scaldare il mio utero! Dai, papà, vieni! Fallo insieme a me, che son pronta a venire!»

Non ho resistito oltre ed ho preso a pomparla più velocemente e, d’improvviso, ho iniziato a schizzare dentro di lei. Le ho riversato dentro un fiume di sborra, che si è mischiata agli umori dei suoi orgasmi, formando un cocktail speciale: ero come impazzito, ad ogni schizzo continuavo a pomparla con lei che era in preda a un raptus erotico e mi incitava a sbatterla ancor più forte, mentre dalla sua fica, ridotta ad una voragine, ad ogni affondo, sprizzavano schizzi del suo piacere che colavano, imbrattando il suo bianco vestito da sposa. Mi ha stretto, abbracciandomi forte, baciandomi in bocca e poi, quando sono uscito da lei, il mio cazzo era gocciolante ed ancora incredibilmente duro. Nonostante il suo aspetto sfatto, con un movimento lento e misurato, ha portato la sua bocca sul mio membro bagnato. Lo ha impugnato come un pennello ed ha cominciato a farselo scivolare sulle labbra, sul viso, sui capelli e sugli occhi, sino a spalmarsi il corpo con la mia sborra. Dopo averlo spennellato su di sé, si è girata verso di me, mostrandomi il suo volto ridotto ad una perfetta maschera di libidine ed amore. Siamo rimasti a lungo sdraiati insieme, poi, insieme, abbiamo fatto la doccia, lavandoci a vicenda e continuando a stuzzicarci. Abbiamo ordinato delle pizze e, poco dopo, quando il ragazzo ce le ha consegnate, lei gli si è presentata indossando una vestaglia di seta trasparente, sotto cui erano visibili le sue stupende forme di dea dell’amore. L’ho osservata mentre pagava quel ragazzo che sembrava inebetito dalla sua bellezza, perché Silvia appariva semplicemente meravigliosa nella sua conturbante bellezza e, quasi immediatamente, ho desiderato di nuovo di possedere quel corpo. Durante quella frugale cena, consumata a lume di candela, lei non smetteva di tessere le mie lodi e denigrare il marito, che riteneva valido solo a mantenere economicamente una moglie, ma assolutamente inadatto sotto il profilo sessuale. Ero letteralmente inorridito, mentre mi raccontava che, prima di far l’amore con suo marito, era costretta a provvedere ad una profonda igiene del proprio corpo, visto che lui era un pignolo e convinto igienista.

«Papà, con lui, prima di far l’amore, ci dobbiamo sempre lavare e sterilizzare completamente. Non ha mai voluto che gli prendessi il cazzo in bocca, dopo che era venuto. Non mi ha mai leccato e nemmeno sfiorato il buchetto anale e tu sai benissimo quanto mi piace quando me lo sfondi con il tuo cazzone. Ora sarebbe inorridito al vedere il mio vestito da sposa completamente ricoperto dei nostri umori e della tua sborra. E poi c’è una cosa che devi sempre tenere a mente: ti amo papà! Ti amo…ti amo con tutta me stessa e devo anche confessarti un’altra cosa: credo che Lucrezia, la compagna di Michele, abbia capito qualcosa, quando ci hanno accompagnato a prendere l’aereo per il viaggio: mi ha detto che io e lei avremmo dovuto parlare. Quando son tornata, era insieme a Michele e mi ha chiesto se ero già incinta e, quando gli ho detto che non lo ero ancora, ha sorriso ed ha detto che sicuramente a breve lo sarei stata e, allora, avremmo fatto quel discorsetto, cui aveva accennato precedentemente.»

La guardo e poi le dico di non preoccuparsi, perché ha la sensazione che anche Lucrezia nasconda qualche segreto. Finito di cenare, siamo tornati di nuovo nel letto, per il secondo round di una nottata che non sarebbe finita mai. L’ho scopata in tutte le posizioni e l’avrei anche inculata a fondo, ma lei non ha voluto, perché non voleva sprecare nessuna opportunità di esser ingravidata.

«Papà lo sai che mi fai impazzire quando mi sfondi il culo, ma non questa volta: adesso no. Adesso voglio solo sentirti davanti e voglio che nemmeno una goccia del tuo seme così prezioso, vada perduto. Avrei una voglia pazzesca di sentirti schizzare nella mia bocca, per riprovare la libidine che mi dà il calore del tuo sperma quando mi inonda il cavo orale e mi scalda l’ugola scendendo verso lo stomaco, ma non voglio rischiare: in questi giorni, ogni singola goccia del tuo seme, deve andare a riempire il mio utero.»

Le ho sorriso mentre mi ha tempestato di baci e poi, con voce un po’ malinconica, ha continuato a parlare.

«Papà fai presto ad ingravidarmi che anch’io non vedo l’ora che tutto torni come prima. Muoio dal desiderio di sentire il sapore così intenso della tua sborra che stimola le papille sulla mia lingua. Le tue mani che tengono ferma la mia testa mentre mi scopi in bocca e mi inciti a succhiarti e bere fino all’ultima goccia del tuo prezioso nettare. Mi manca la tua irruenza, che sento quando mi monti come una cagna e impazzisco quando mi sfondi il culo e lo riempi coi tuoi fiotti bollenti. Tutto questo mi manca da morire, per questo ti chiedo ingravidarmi prima possibile. Per questo voglio che, ogni singola goccia del tuo seme sia utilizzata per fecondare il mio ventre.»

Sentirla pronunciare quelle parole mentre continuavo a pomparla con un ritmo sempre più forte, hanno montato ancora più la mia libidine e mi hanno eccitato, facendo gonfiare ancor più il mio cazzo che sentivo stimolato dalle sue mucose, dalle sue contrazioni vaginali, fino al punto in cui son riuscito di nuovo ad esplodere ancora nel suo utero, con interminabili fiotti caldi ed abbondanti. Stremati, ci siamo addormentati e, all’alba, l’ho trovata ancora abbracciata a me. L’ho lasciata distesa nel letto, mi sono alzato e, mentre mi vestivo, l’ho guardata dormire ancora: aveva il viso sereno ed appagato. Sembrava un angelo. Era la mia bambina e, al tempo stesso, era il mio demonio, capace di sconvolgere la mia mente e sollecitarmi alle più sfrenate perversioni. Anche questa idea di farsi ingravidare da me era qualcosa di veramente folle, ma, nello stesso tempo, così eccitante da sconvolgere qualsiasi pensiero razionale. Non avevo rimorsi e nemmeno scrupoli, perché io stesso l’avevo portata a questo livello di perversione ed il massimo lo avevo raggiunto quando, farcita del mio seme, l’avevo accompagnato all’altare, ed ora era il suo momento di reclamare la mia perversione e la cosa, in qualche modo, compensava il nostro rapporto. Durante la giornata ho ricevuto diversi messaggi da lei che mi implorava di tornare più in fretta possibile, perché aveva estrema necessità di sentire il suo ventre ancora scaldato dal mio seme. Appena giunto in casa, si è stretta a me e di nuovo ha voluto esser scopata, cosa che ho fatto, facendola distendere sul tavolo della cucina. È stata una bella scopata, intensa e forte e, quando le ho riversato dentro il mio piacere, i suoi occhi si sono illuminati di gioia. Abbiamo fatto una doccia, poi abbiamo deciso di uscire a cena con lei che si è preparata con una mise veramente sexy. Me la sono trovata davanti che indossava una camicia bianca modello slim, con i tre bottoni più alti volutamente sbottonati, tette prive di reggiseno, minigonna nera, autoreggenti appena velate, un paio di decolleté con tacco 12; un leggero trucco intorno agli occhi e pochissimo rossetto. Siamo andati a cena in un piccolo ristorante dall’altro lato della città e, per tutta la serata, è stata oggetto di sguardi da parte di tutti i maschi presenti nella sala da pranzo. Al ritorno era così eccitata che, appena giunta in camera, si è seduta sul letto e subito ha allargato le cosce e mi ha invitato a leccarla.

«Papà, sfilami il perizoma e leccami: fammi impazzire dal piacere, ti prego!»

L’ho leccata e fatta impazzire, fino a portarla all’orgasmo. Ho assaporato e raccolto ogni singola traccia dei suoi abbondanti umori vaginali, che sgorgavano copiosi da quell’ostrica profumata, mentre lei ora mi incitava a possederla con forza.

«Chiavami, papà! Spingimi dentro il tuo arnese meraviglioso fino in fondo e inondami il ventre!»

Giusto il tempo di tirarlo fuori dai pantaloni e l’ho penetrata con forza, chiavandola a lungo e nel profondo. Ad ogni cambio di posizione, ci siamo parzialmente denudati e, alla fine, mi son ritrovato disteso, sdraiato sotto di lei che, impalata su di me, ondeggiava con il suo corpo scosso da molteplici orgasmi. Il fatto di averla scopata appena rientrato in casa, rendeva la mia resistenza pressoché infinita. L’ho chiavata per una buona mezz’ora e, alla fine, le son venuto dentro, con lei che impazziva di gioia nel sentire il suo ventre riempito dal mio seme.

«Sì, è bellissimo! Schizzami ancora dentro! Dai, ingravidami!»

Sfiniti ci siamo addormentati. All’alba la sua bocca calda mi ha destato, mentre succhiava avidamente il cazzo. L’ho guardata dicendole che avevo bisogno di un po’ di riposo altrimenti non ci sarebbe stato più nulla da spremere. Lei ha sorriso, e mi ha detto che era l’ultimo giorno in cui era fertile e, quindi, anche una sola goccia poteva esser utilizzata per il raggiungimento dello scopo. Il giorno successivo Luigi, il marito di Silvia, è rientrato e la mia bambina gli aveva confermato che l’infiammazione era passata e, quindi, avrebbero potuto riprendere a far l’amore, perché lei desiderava ardentemente che lui la ingravidasse. Naturalmente era semplicemente una giustificazione, perché nei dieci giorni successivi è stata sempre a tempestarmi di telefonate e richieste di sesso.

«Paparino, sono già pronta! Sono tutta bagnata. La mia patatina piange, aspettando l’arrivo del tuo cazzone! Dai che ci siamo quasi. Forse sono già gravida, ma fino a che non farò di nuovo il test, dovrai continuare a inondare il mio ventre.»

Naturalmente quelle telefonate avevano il potere di farmi correre da lei e scoparla come un toro impazzito e, quasi immediatamente dopo il mio passaggio, lei si faceva scopare anche dal cornuto, che nemmeno si rendeva conto di quanto fosse bagnata, perché la zoccoletta, si faceva fottere da lui ancora fradicia del mio sperma. Improvvisamente, una mattina, il mio cellulare ha preso a vibrare per una serie di messaggi.

«Papà! È fatta! Sono incinta, finalmente. Trova una scusa con la mamma e stasera portami a cena, così, poi, finalmente, mi potrai sfondare anche il culo.»

Non avevamo una casa disponibile per quella sera e, dunque, siam dovuti andare in un motel a ore, dove, come mi aveva promesso, oltre al sesso sfrenato mi ha dato ancora il tanto agognato culo, che mi aveva negato per tutto il periodo. Quella sera ha preteso che le sborrassi sempre e solo nel culo, sino al completo prosciugamento dei miei testicoli. Una settimana dopo, eravamo tutti insieme a pranzo e seduti a tavola anche con Michele e Lucrezia ed i genitori di Luigi, Silvia con orgoglio ha annunciato di esser finalmente gravida. Naturalmente tutti si sono complimentati con Luigi e mentre sollevavano i calici per un brindisi benaugurante, ho visto lo sguardo di Lucrezia che, dopo aver fatto un cenno d’intesa a Silvia, si è girata verso di me e mi ha sorriso in maniera maliziosa. Nel pomeriggio, mentre eravamo tutti seduti in veranda a sorseggiare un liquore, Lucrezia si è avvicinata a me con finta indifferenza e, senza farsi notare dagli altri, mi ha parlato a bassa voce.

«Congratulazioni! Finalmente hai accontentato tua figlia! Sono molto felice per te, soprattutto, son felice del fatto che sei veramente un bel toro da monta!»

Mi son girato e l’ho fissata, cercando di capire dove voleva andare a parare, ma lei ha sorriso e sempre con tono pacato, mi ha chiesto di poterci incontrare in maniera riservata. Ero un po’ titubante, ma considerando il fatto che aveva intuito che ad ingravidare Silvia ero stato io, ho deciso di stare al suo gioco. Abbiamo fissato un incontro per il pomeriggio del giorno successivo a casa sua e di mio figlio. Quando sono arrivato in casa loro, mi son trovato davanti questa splendida donna di 24 anni, dalla figura alta e slanciata, con i capelli neri lunghi che le arrivavano oltre le spalle, un bel seno florido di una quarta misura piena che, pur avendo allattato, era ancora più gonfio, fianchi un po’ larghi, e un bel culo posto sopra due cosce lunghe e snelle. Indossava una minigonna nera di pelle ed una camicetta bianca, con ai piedi dei sandali dal tacco alto, che le facevano inarcare la schiena, mettendo in evidenza il suo splendido culo. Ci siamo accomodati sul terrazzo di casa, da cui si gode un’ottima vista della città e, seduti ad un tavolino, lei mi ha servito delle bibite fresche. Mentre le sorseggiavamo, cerco di capire le sue intenzioni.

«Mi ha un po’ sorpreso, ieri, la tua affermazione, soprattutto quando ti sei complimentata con me per la gravidanza di Silvia.»

Lei mi ha guardato ed ha sorriso continuando ad annuire e, dopo aver sorseggiato un po’ la sua bibita, ha appoggiato il bicchiere sul tavolo e sollevando i suoi occhiali da sole, mi ha fissato dritta negli occhi.

«È inutile che cerchi di negarlo: so riconoscere quando una figlia è innamorata del proprio padre e ti posso assicurare che ho invidiato Silvia per il fatto che ha avuto la possibilità di farsi ingravidare da te. Come sai, io e Michele stiamo insieme da cinque anni e da tre abbiamo Lucilla, che, insieme, abbiamo così tanto desiderato, ma che, in realtà, non riuscivamo ad avere. Per quanto ci avessimo provato, non riuscivo mai a restare incinta di Michele e, poiché anch’io, da tempo, intrattenevo una relazione con Giulio mio padre, ne ho parlato con lui e, insieme, abbiamo deciso che forse era il caso che anche lui potesse collaborare alla realizzazione del progetto. Non posso dire con certezza se Lucilla e figlia di Michele, perché, da quel momento, mi facevo inondare il ventre sia da lui che da tuo figlio. A differenza di Silvia, io a Michele questa cosa non l’ho nascosta e, dopo un primo momento in cui lui è rimasto un po’ titubante, quando ha capito che tutto ciò era teso alla realizzazione del nostro progetto di avere un figlio, si è detto disposto a condividere il mio ventre con il cazzo di mio padre. Addirittura, una sera, mi hanno scopato in doppia, anzi, per esser più sicuri, me li hanno infilati tutti e due nella fica e, insieme son venuti inondando il mio ventre con le loro generose sborrate. Vedo nei tuoi occhi un certo stupore, ma ti assicuro che per me e Michele è stato un momento di intenso piacere e, nello stesso tempo, anche di gioia, perché il mese successivo ero incinta. Per tutta la gestazione, ho continuato a farmi scopare da entrambi, ed enorme è stata la nostra gioia, quando è nata questa bimba, che ha, di fatto, sancito la nostra complicità come coppia, ma, soprattutto, ci ha riempito di gioia per aver realizzato un progetto un po’ particolare. Purtroppo, come sai, mio padre è morto due anni fa e, poiché io e Michele, fra un mese ci sposiamo, abbiamo preso in seria considerazione anche l’ipotesi di avere un altro figlio ed è per questo che lui sa benissimo che in questo momento sono qui a parlare con te, perché non avendo più mio padre che collabora ad ingravidarmi, vorrei che prendessi il suo posto.»

Sono senza parole. La guardo e, nello stesso tempo, ammiro questa femmina stupenda che mi sta rivelando che anche mio figlio, in qualche modo, ha accettato di esser un cornuto; intanto il suo racconto mi ha così eccitato che mi ritrovo il cazzo teso e duro. Ad un tratto si è alzata e poi si è inginocchiata fra le mie gambe e, dopo avermi slacciato i pantaloni, ha estratto il mio membro già turgido e quasi completamente duro e, guardandomi solo un attimo negli occhi, con voce languida ha concluso:

«Cosa ne pensi se mi occupo un po’ anch’io, di lui?»

Senza attendere la mia risposta, ha cominciato a succhiarmelo, infilandoselo tutto in gola. L’ha leccato e succhiato a lungo, assaporando bene anche le palle, sino a farselo sciogliere in bocca come un ghiacciolo. Dopo aver ingoiato tutto ed avermi ben ripulito con la lingua, mi ha ricomposto lei stessa, poi mi ha guardato dritto negli occhi e la sua voce era calda e sensuale:

«Buonissima! Hai una sborra buonissima! Mi ricorda quella del mio defunto padre; spero che vorrai aiutarci in questo nostro nuovo progetto.»

L’ho guardata e le ho sorriso, dichiarandomi disponibile ad assecondare questo suo progetto.

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